Ritorno a casa

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“Venite. Il corpo è pronto, ma potete dare un’occhiata, prima che inizi ufficialmente l’autopsia.”

La seguirono fuori dall’atrio e lungo un corridoio. Quando giunsero nella sala esami dove si trovava il corpo di Luntz, Holloway tenne aperta la porta per loro con un sorriso, come se stesse organizzando una cena con gli amici, invece che prepararsi a esaminare il cadavere di una persona assassinata.

Entrarono e Chloe si prese un momento per abituarsi alle luci forti e alle superfici sterili. Ogni volta che entrava nella sala esame di un coroner, le sembrava di mettere piede in un altro mondo. Quando però vedeva il cadavere sul tavolo, tornava nel mondo reale.

Fu quello che accadde in quel momento, con Bo Luntz. Era lì sul tavolo, con gli occhi chiusi e senza vita. Se non fosse stato per la ferita sulla fronte, sarebbe sembrato normale. Holloway si prese un momento per permettere alle agenti di ambientarsi, prima di avvicinarsi al tavolo con un tablet in mano.

“Come potete vedere, la lesione al cranio è stata procurata da un corpo contundente. Non c’è modo di sapere con certezza di cosa si tratti, ma considerando l’angolazione, la profondità della ferita e il fatto che il cranio sia come collassato, scommetterei su qualcosa di semplice come una roccia, o di più complesso come un qualche elemento decorativo da giardino.”

“Possiamo ricavare qualcosa sull’assassino da una di queste informazioni?” chiese Chloe.

“Beh, come potete vedere, la ferita sembra avere una leggera inclinazione verso l’alto. Quindi il colpo è stato inferto verso l’alto. Ci sono molti fattori che potrebbero causare questa situazione, ma la più probabile è che l’assassino fosse più basso della vittima.”

“Secondo il dossier” intervenne Rhodes, “Bo Luntz era alto un metro e ottantacinque. Il che significa che moltissime persone sono più basse di lui.”

“Sono d’accordo” replicò Holloway. “Tuttavia, se si guarda attentamente il margine della rientranza sul cranio, ci sono anche prove che suggeriscono che non è stato inferto un colpo solo, bensì due. E il secondo sembra essere stato più forte, ma non lo ha preso in pieno.”

Chloe si avvicinò al tavolo e vide precisamente quello che intendeva Holloway. Lungo il lato sinistro dell’incavo sulla fronte di Luntz, la ferita era più profonda di cinque centimetri. Inoltre, la pelle lì intorno sembrava leggermente più scura, come se fosse stata colpita con più forza. Chloe inclinò la testa, cercando di immaginare se fosse possibile che si trattasse semplicemente di un corpo contundente dalla forma strana.

“La mia teoria” proseguì il medico legale, “È che sia stato colpito una prima volta e poi una seconda subito dopo, quindi due rapidi colpi successivi. Questo spiegherebbe la mira imprecisa, un colpo dietro l’altro. Ma poiché il secondo colpo sembra averlo ferito a malapena, presumo sia stato inferto mentre lui stava già cadendo.”

“Ed entrambi i colpi sono proprio al centro” notò Chloe. “Se qualcuno lo avesse colto di sorpresa, magari arrivandogli alle spalle, un colpo così perfetto sarebbe improbabile, giusto?”

“Sì. Non impossibile, badate bene. Ma molto improbabile.”

“Quindi potrebbe trattarsi di qualcuno che sapeva si trovasse in casa?” suggerì Rhodes.

“È proprio quello su cui scommetterei dei soldi” disse Holloway.

Chloe pensò ai dettagli che Johnson aveva condiviso con loro e a quel poco che Anderson gli aveva riferito. Nessun segno di effrazione, nessun segno di lotta, ed era il giorno dell’anniversario dei coniugi. La semplice deduzione e l’esperienza di Chloe sembravano indicare la moglie.

“Gli ha trovato altro in gola, oltre al calzino?” chiese Chloe.

“No. Ma probabilmente è stato messo lì dopo l’omicidio. Sembrava essere stato posizionato con grande cura. La lingua era stata spinta indietro. Se fosse stato infilato in bocca mentre era ancora vivo, i muscoli della lingua avrebbero immediatamente premuto contro la stoffa.”

Il particolare del calzino rendeva tutto più strano. Era il tipo di peculiarità a cui Chloe di solito si aggrappava, poiché doveva essere sicuramente un gesto simbolico. E di solito dove c’era simbolismo, si nascondeva anche un movente.

Chloe osservò il cadavere ancora un po’, cercando di trovare qualche altro elemento che puntasse in una direzione diversa da quella della moglie. Quando fu chiaro che non avrebbe trovato nulla, lei e Rhodes ringraziarono Holloway, prima di andarsene.

“Anche tu pensi alla moglie?” chiese Rhodes mentre tornavano verso la parte anteriore dell’edificio.

“Già. Se non come potenziale indiziata – cosa che secondo me al momento è – vorrei parlarle per chiederle se ha la minima idea del perché qualcuno possa avergli ficcato un calzino in gola.”

Rhodes annuì, d’accordo con lei, mentre attraversavano il parcheggio e salivano in macchina. Prima che fossero fuori dal parcheggio, Chloe era al telefono con il detective Anderson, per farsi dire dove trovare Sherry Luntz. Quando aveva preso il telefono per effettuare la chiamata, non aveva potuto evitare di provare un barlume di speranza, pensando magari di trovare una notifica di chiamata persa da parte di Danielle.

Naturalmente, non c’era nulla del genere, così Chloe non ebbe altra scelta se non immaginare il peggio e cercare di seppellire tutto con il caso Luntz.

CAPITOLO SEI

In un primo momento, Anderson era sembrato titubante a mandare loro per parlare con Sherry Luntz. Secondo i rapporti della polizia, era così emotivamente instabile che era svenuta due volte dopo aver scoperto il corpo. Chloe, però, non ne voleva sapere. Aveva già avuto a che fare con vedove in lutto, molte delle quali nascondevano segreti e ostacolavano inconsapevolmente l’avanzamento delle indagini per evitare di trovarsi in imbarazzo.

“È l’unica vera indiziata che abbiamo, a questo punto” replicò Chloe mentre si avvicinavano a casa Luntz. “Con tutto il dovuto rispetto, o ci dice dove alloggia, oppure ci basterà fare una telefonata a Washington per scoprirlo da noi.”

Anderson alla fine cedette e disse loro che Sherry era ospite da alcuni parenti in città. “Però statemi a sentire. Ci tengo a sottolineare ancora una volta che quella donna è distrutta. Potrebbe almeno essere solo una di voi a parlare con lei?”

Non era l’approccio tipico di Chloe, ma sapeva anche che non valeva la pena discutere su quel punto. Inoltre, se solo una di loro fosse andata a trovare Sherry Luntz, l’altra avrebbe potuto passare al setaccio la via dei Luntz, per vedere se i vicini avessero informazioni.

Fu così che Chloe finì per arrivare da sola a casa di Tamara Nelson, la sorella di Sherry, venti minuti più tardi. Rhodes era sembrata piuttosto soddisfatta di occuparsi dei vicini, mentre Chloe aveva deciso di parlare con Sherry. Sebbene a Chloe non piacesse parlare con le persone recentemente colpite da lutto, sia lei che Rhodes sapevano che era Chloe ad avere un lato compassionevole molto più spiccato. Non era qualcosa di cui Rhodes andasse particolarmente orgogliosa, ma l’aveva accettato.

Anderson aveva telefonato a Tamara per farle sapere che un agente dell’FBI era in arrivo. Così, quando Chloe bussò alla porta, qualcuno venne ad aprire quasi subito. Entrambe le donne erano lì per accoglierla, ed era facile capire chi fosse Sherry Luntz. Era quella che stava leggermente dietro la sorella, con i capelli rossi scompigliati e un colorito pallido, ad eccezione delle occhiaie marcate. Aveva gli occhi iniettati di sangue per il troppo piangere e, nonostante sembrassero sul punto di chiudersi da un momento all’altro, nel suo sguardo si annidava una minaccia latente che spinse Chloe a pensare che quella donna non sarebbe riuscita a dormire ancora per molto.

“Sherry Luntz?” chiese Chloe.

La donna esausta annuì, anche se non si mosse. Sua sorella rimase davanti a lei, come a proteggerla.

“Sono l’agente Fine. Il detective Anderson dovrebbe avervi avvisato per telefono del mio arrivo.”

“È così” disse Tamara. “La prego di non prenderla nel modo sbagliato, ma io rimarrò seduta con voi mentre parla con Sherry.”

“Certo” disse Chloe. Stava iniziando a chiedersi se Sherry avrebbe spiccicato parola. Sembrava assolutamente distrutta, quasi al punto da sembrare in stato comatoso.

Tamara si voltò e si avviò in casa senza invitare esplicitamente Chloe a seguirla. Chloe lo fece comunque, chiudendosi la porta alle spalle. Tamara la condusse in un soggiorno splendidamente arredato. Un odore dolce si diffondeva da un’altra stanza della casa: doveva trattarsi di qualche tisana, suppose Chloe.

“Capisco quanto deve essere difficile per lei, signora Luntz” disse Chloe. “Cercherò di essere il più breve e delicata possibile.”

“No, non importa” disse Sherry. Aveva la voce di una donna che si era appena svegliata da un sonno di dodici ore, dopo una notte di bevute. “Voglio andare fino in fondo a questa storia. Non abbia riguardi per me.”

Chloe guardò Tamara, come in cerca di approvazione. La sorella alzò le spalle e da quel gesto sembrava che avesse tutto il peso del mondo su di sé.

“Signora Luntz, conosco i dettagli relativi a quel pomeriggio, perciò possiamo saltare alcune parti. Quello che devo sapere sono aspetti più specifici della vita di suo marito. C’erano persone che potrebbe considerare suoi nemici, o semplicemente persone che lo avevano in antipatia?”

“Ci ho pensato a lungo, cercando di capirlo. L’unica persona che mi è venuta in mente è un vecchio rivale in affari, ma vive da qualche parte in California. So che sembra che voglia tessere le lodi del mio defunto marito, ma davvero, Bo piaceva a tutti.”

 

“Aveva accennato a qualche difficoltà sul lavoro, di recente?”

“Assolutamente no. Niente di niente. Ho persino fatto chiamare il suo capo da Tamara per vedere se mi avesse nascosto qualcosa, ma non è saltato fuori nulla.”

“Avete un figlio, vero?” chiese Chloe.

“Sì. Luke. Quest’anno ha iniziato il college. Anche lui è qui. Adesso sta dormendo, nella camera per gli ospiti. È un po’... svuotato in questo momento.”

“Gli ha fatto queste stesse domande?”

“Sì, anche se non in modo così schietto. Abbiamo cercato di capire chi possa essere stato. Ho l’impressione che potrebbe trattarsi semplicemente di una rapina casuale, ma...non manca nulla. Non è stato preso niente.”

“Ho chiamato ieri le compagnie di carte di credito per Sherry” intervenne Tamara. “Tutte le carte erano ancora nel portafoglio di Bo, ma ho pensato che potesse esserci il rischio di qualche frode digitale. Invece tutto sembrava a posto. Se è opera di uno psicopatico, l’ha fatto solo per il gusto di togliere la vita a qualcuno.”

“Abbiamo controllato e ricontrollato ieri sera, Luke ed io” disse Sherry. “Non siamo riusciti a trovare nulla che mancasse.”

Chloe sapeva cosa voleva chiedere dopo, ma era una domanda difficile da porre. Tanto più che si stava già facendo l’idea che Sherry non avesse assolutamente nulla a che fare con l’omicidio del marito. Si poteva fingere di piangere, si poteva anche fingere una crisi di nervi. Ma svenire per il troppo dolore in presenza della polizia e non dormire al punto da sembrare uno zombie uscito da un film... era roba autentica.

“Invece ha notato se qualcosa in casa, oppure nel cortile o nel portico sul retro, sia stato lasciato fuori posto? Magari qualcosa che sembrava fosse stato spostato solo di pochi centimetri?” Era il suo modo di chiedere se avessero inavvertitamente trovato l’oggetto usato per colpire Bo.

“Non abbiamo notato nulla del genere.”

“C’è qualcuno che potrebbe avere una copia delle chiavi per entrare in casa vostra?”

“Nessuno. Non abbiamo mai avuto bisogno di fare copie. Non abbiamo mai avuto una domestica o una donna delle pulizie, né parenti che hanno vissuto da noi. Niente del genere.”

“E le telecamere di sicurezza? Non ne ho viste quando io e la mia collega abbiamo perlustrato la casa.”

“Non ce ne sono. Continuavamo a dire che dovevamo fare questo investimento e prenderne almeno una, ma il quartiere è così sicuro...così non facevamo che rimandare.”

“Un’altra cosa, signora Luntz...e mi dispiace, ma potrebbe essere una domanda difficile.”

“Non importa.”

“Un dettaglio molto strano sul corpo di suo marito era...”

“Il calzino in bocca” terminò lei. Disse che sembrava uno scherzo di pessimo gusto.

“Esatto. Ha idea di cosa potrebbe significare?”

“No, nessuna” disse Sherry, con voce incrinata. “Quando l’ho trovato così, ho capito che aveva qualcosa in bocca, ma non sapevo cosa fosse. L’ho scoperto soltanto ore dopo, quando me ne sono ricordata e ho chiesto alla polizia. Il detective Anderson mi ha detto che era un calzino. Quando l’ho sentito, ho pensato che forse ero ancora svenuta e che stavo facendo qualche bizzarro sogno, invece... no. Era proprio un calzino. Mi ha persino mostrato una foto, ieri sera, dopo che... insomma, dopo che il medico legale...”

“Va tutto bene” la interruppe Chloe. “Possiamo fermarci qui, signora Luntz.”

“Non so se possa essere d’aiuto in qualche modo” disse Sherry “Ma non era uno dei suoi calzini. Odiava i calzini neri e spessi, anche in inverno. Sudava molto ai piedi, ed era terribile con quel tipo di calze.” L’ombra di un sorriso le sfiorò le labbra mentre ricordava quella fissazione del marito.

Chloe prese uno dei suoi biglietti da visita dalla tasca della giacca e lo consegnò a Tamara, non volendo dare altri pensieri o responsabilità a Sherry. “Per favore... se vi viene in mente qualsiasi altro dettaglio, anche se piccolo, chiamatemi.”

“Naturalmente” disse Tamara. Tuttavia, guardò a malapena Chloe. Era concentrata sulla sorella, valutando le sue forze. Dopo un silenzio imbarazzato, Tamara si tirò su per riaccompagnare Chloe alla porta.

Tamara uscì sul portico con lei, chiudendo la porta dietro di loro. Incrociò le braccia sul petto e rivolse a Chloe uno sguardo quasi di scuse.

“Non sta solo dipingendo un bel quadro. Bo era davvero uno dei buoni, sa? Umile, gentile, amava sua moglie e suo figlio. Non credo di aver mai sentito nessuno dire una sola parola negativa su di lui; nemmeno nostra madre, e questo la dice lunga.”

“Sì, sto cominciando a capire questo di lui. C’è una cosa che vorrei chiederle... ed è puramente per ragioni di formalità.”

“Se credo che possa essere stata Sherry?”

Chloe aggrottò la fronte, annuendo. “Sono praticamente certa che non sia stata lei, ma devo sentirlo dire da qualcuno che la conosce bene, per metterlo a verbale.”

“Non è possibile che sia stata Sherry. E anche se pensassi che possa aver pensato a una cosa del genere, può verificare il suo alibi al lavoro. Però la polizia l’ha già fatto. L’hanno vista nelle riprese di una telecamera di sicurezza mentre usciva dal lavoro alle diciassette e due minuti di quel pomeriggio. Considerata l’ora in cui pensano sia stato ucciso... non è possibile che sia stata lei.”

Chloe era tentata di insistere un po’, chiedendo se Bo avesse scheletri nascosti nell’armadio. Tuttavia, non solo aveva la sensazione che non avrebbe ottenuto nulla da Tamara, ma anche che se la sarebbe inimicata. E, per il momento, le faceva comodo avere la moglie e la sorella disposte ad aiutare nelle indagini, se ce ne fosse stato ancora bisogno.

“Grazie per il vostro tempo” disse Chloe. “E dico davvero... Contattatemi anche per la cosa più insignificante.”

“Lo faremo.”

Chloe si affrettò giù dal portico e tornò alla macchina, sperando che Rhodes avesse avuto trovato qualcosa. Rhodes era bravissima a non mollare senza risultare scortese e, visto che aveva interrogato solo vicini di casa senza profondi legami emotivi con la vittima, magari aveva avuto più fortuna di lei. Chloe tornò verso il quartiere dei Luntz, con la pioggia che cadeva ancora incerta, tingendo la giornata di grigio.

Chloe non credeva ai presagi o alle superstizioni, ma non poteva fare a meno di sentire che la pioggia, che adesso sembrava aumentare di intensità, potesse essere un segnale di quello che la aspettava.

CAPITOLO SETTE

Rhodes sembrava di buon umore quando Chloe passò a prenderla. Quando salì dal lato del passeggero, l’unica cosa che sembrava infastidirla era il fatto di essersi bagnata sotto la pioggia. Chloe ripartì subito, prima ancora di confrontarsi con lei. Voleva trovare riparo dalla, magari in una tavola calda o in una caffetteria. Lì, avrebbero potuto confrontare i loro appunti e decidere la strada migliore da seguire. “Hai avuto fortuna?” chiese una volta arrivate in fondo alla strada dei Luntz, che si intersecava con l’arteria centrale del quartiere.

“Beh, ho scoperto che da queste parti manca poco perché fondino un fan club per Bo Luntz” disse Rhodes. “Non solo piace a tutti, ma alcune persone hanno anche espresso rammarico per non averlo conosciuto meglio.”

“Con quanti sei riuscita a parlare?”

“Ho setacciato tutte le case sulla via; quasi tutti erano al lavoro, naturalmente, ma sono riuscita a parlare con quattro persone, in tre case diverse. Hanno parlato tutti molto bene di lui. Una signora anziana, che abita a poche case dai Luntz, ha detto che Bo le aveva prestato la sua auto per tre settimane, dopo che lei aveva distrutto la sua e la sua compagnia di assicurazione le aveva fatto un tiro mancino. Così, senza tante storie, e la conosceva a malapena.”

“E nessuno ha sentito o visto niente?” chiese Chloe.

“Niente.”

“Sembra un tema ricorrente, ormai” disse Chloe, pensando a quanto facilmente Danielle e suo padre fossero svaniti apparentemente nel nulla.

Entrambe rimuginarono su questo, finché non arrivarono ad una semplice tavola calda a qualche chilometro di distanza, che a quanto pareva era specializzata in muffin senza glutine. Avevano lavorato insieme abbastanza a lungo ormai da avere la loro routine: entravano, ordinavano, andavano in bagno, poi si mettevano al tavolo per esaminare gli appunti del caso. Chloe a volte si meravigliava dei progressi che avevano fatto. Le sembrava ieri che Rhodes dava l’impressione di essere stizzita per essere stata assegnata a Chloe come partner. Questo, naturalmente, era stato prima che Chloe le avesse salvato la vita quando le avevano sparato, durante il loro primo caso insieme.

Chloe sorseggiò il suo caffè nero, mentre Rhodes prese un sorso del suo latte al tè Chai. Insieme, iniziarono ad immergersi negli appunti, confrontandoli e aggiungendo il fatto che quella mattina non avevano ottenuto nulla dai vicini di casa e dai parenti.

L’unica nuova certezza che Chloe aveva sembrava solida, ma le riusciva difficile spiegarla. “Mi sembra che possiamo escludere la moglie. Sua sorella dice che la polizia ha verificato il suo alibi e l’hanno vista lasciare il posto di lavoro alle diciassette e due minuti. La tempistica non è compatibile con l’omicidio.”

Rhodes annuì, sfogliando i documenti che avevano sul caso. “Stimano che sia stato ucciso fra le quindici e trenta e le sedici e quarantacinque. I colleghi di Bo hanno riferito di averlo visto in ufficio fino alle quindici e trenta. Uno di loro ha riferito che Bo aveva accennato al fatto che sarebbe uscito prima, per fare qualcosa di speciale per il suo anniversario.”

“Questo è strano. Sembra che l’assassino sapesse che sarebbe tornato a casa presto.”

“Già, oppure l’assassino era già lì per qualche altra ragione e ha ucciso Bo perché spaventato e colto di sorpresa.”

Si presero un momento per digerire quell’ipotesi. Chloe guardò la pioggia fuori dal locale, che ora cadeva con più costanza. “Sherry Luntz dice che nessuno al di fuori di lei o Bo aveva le chiavi di casa. Nessun parente, nessuna donna delle pulizie, nessun amico fidato, nessuno.”

“E visto che non ci sono segni di effrazione...”

Chloe sapeva dove voleva andare a parare. Era la conclusione più ovvia, ma, per qualche motivo, non era quella giusta. Tuttavia, lo disse comunque. “Dev’essere stato Bo a far entrare l’assassino. Anzi, forse sono arrivati a casa insieme.”

“Un’amante, forse?”

“L’hai detto tu, non io. Però... se quel pomeriggio aveva in mente qualcosa per il loro anniversario, mi sembra un po’ audace, non trovi?”

“Oppure stupido.”

“Sai, mi è appena venuto in mente qualcos’altro. Tutto quello che sappiamo sull’omicidio della prima vittima, Richard Wells, è una copia del caso di Bo Luntz. Calzino in bocca, colpito sulla testa. E gli omicidi sono avvenuti a due soli giorni di distanza l’uno dall’altro. Quindi, se facciamo i conti...”

“Se facciamo i conti” completò Rhodes, “E non sono episodi isolati, ma collegati, e abbiamo a che fare con un serial killer, potrebbe esserci un’altra vittima nelle prossime ventiquattro ore.”

“Forse è arrivato il momento di smettere di indagare su Luntz e vedere cosa riusciamo a scoprire sulla vittima numero uno.”

“Sì, ma Anderson ha detto che non ha nessuno qui vicino” sottolineò Rhodes. “Né familiari né amici, nessuno.”

“Esatto” disse Chloe, alzandosi. “Se vuoi la mia opinione, mi sembra il perfetto esempio di un uomo che sarebbe bravissimo a mantenere i segreti.”

***

Telefonarono alla centrale prima di raggiungere Eastbrook. Poiché si trattava di un centro abitato così piccolo con un corpo di polizia limitato, una donna molto disponibile addetta all’archivio riuscì a inviare semplicemente via e-mail le copie digitali dei fascicoli del caso, senza che Chloe e Rhodes dovessero incontrare alcun agente. Per quanto riguardava Chloe, questa era un’ottima notizia. Preferiva di gran lunga lavorare a un caso senza l’aiuto della polizia locale. Certo, spesso si rivelava molto utile, ma i poliziotti tendevano anche ad essere fin troppo comprensivi con i loro concittadini, specialmente in sobborghi tanto piccoli.

Erano a sei chilometri di distanza da Eastbrook, quando ricevettero i documenti. Rhodes li lesse mentre Chloe guidava. La pioggia si stava calmando, e il sole faceva capolino attraverso le nubi che si andavano diradando. Una nebbiolina fine si sollevava dall’asfalto davanti a loro.

 

“Richard Wells, cinquantadue anni, residente a Eastbrook per la maggior parte della sua vita. La sua fedina penale è molto breve: due fermi per guida in stato di ebbrezza e un caso di mancata comparizione in tribunale. Come risultato, gli è stata sospesa la patente tre anni fa. La polizia locale ha contattato la sua ex moglie e, anche se è stata disponibile a rispondere alle domande, non è sembrata particolarmente turbata per l’omicidio. È l’unico nome nell’elenco delle persone da contattare in caso di emergenza.”

“E vive a Rhode Island?”

“Esatto.”

“Wells era un appaltatore privato, giusto? Sappiamo il nome della sua società?”

“Sì, e non è molto creativo. Wells Construction and Design, situata a Eastbrook.”

Chloe stava per chiedere a Rhodes di inserire il nome nel navigatore, ma Rhodes lo stava già facendo. Questo le fece ricordare come Johnson avesse assicurato che una delle ragioni per cui aveva affidato a loro il caso era perché riteneva che sarebbe stato perfetto per loro. Chloe riteneva che lei e Rhodes stessero crescendo, come coppia di agenti, più di tutti gli altri usciti insieme a loro dall’accademia. Quando, come in quel momento, erano talmente in sintonia da sembrare telepatiche, non era difficile crederlo.

Quando arrivarono nel piccolo ufficio della Wells Construction and Design, erano da poco passate le 11. L’ufficio era situato sula strada principale di Eastbrook, una cittadina che Chloe presumeva esistesse solo perché si trovava nelle immediate vicinanze di Baltimora. Era il tipo di centro urbano in cui la gente poteva fermarsi se aveva bisogno di fare benzina o di mangiare qualcosa prima di finire il viaggio. Chloe parcheggiò davanti all’edificio, preoccupata che potesse essere chiuso a causa della morte del proprietario. Invece trovò la porta d’ingresso aperta. L’ufficio consisteva in un grande spazio principale che era stato diviso con pareti in cubicoli. Una grande scrivania si trovava nella parte anteriore, posizionata a forma di L, in modo che la donna che stava dietro di essa potesse accogliere le persone che entravano dalla porta.

Quest’ultima alzò lo sguardo su Chloe e Rhodes, con sguardo annoiato. Chloe immaginava che dovesse essere strano per una piccola impresa provare a tirare avanti dopo che l’omonimo fondatore era stato brutalmente assassinato.

“Posso esservi d’aiuto, ragazze?” chiese la donna.

“In effetti, sì” disse Chloe. Fece le presentazioni e sia lei che Rhodes mostrarono il tesserino di riconoscimento. “Stiamo indagando sull’omicidio di Richard Wells. Non ha parenti da queste parti, perciò le persone a lui più vicine sembrerebbero i suoi dipendenti.”

“È vero. È un peccato, però. Ti rendi conto di queste cose solo dopo che quella persona è scomparsa, vero?”

“Può dirci se l’azienda ha intenzione di andare avanti senza di lui?”

La donna scrollò le spalle, un gesto indolente che sembrava suggerire che non solo non lo sapesse, ma non le importasse. “Stiamo aspettando che i suoi avvocati ci saltino fuori. Richard a quanto pare non aveva fatto testamento. Quindi l’azienda non è stata lasciata a nessuno. Abbiamo tre costruttori che lavorano qui e, in questo momento, si trovano in due cantieri diversi, intenti a fare del loro meglio per finire alcuni progetti prima che questi casini burocratici si mettano in mezzo.”

“Le dispiace dirci il suo nome?” chiese Chloe.

“Niente affatto. Mi chiamo Patty Marsh.”

“Signora Marsh, lavora qui da molto tempo?”

“Da sei anni, ormai.”

“E qual era la sua opinione generale su Richard Wells? Non solo come capo, ma come persona?”

“Beh, era un gran lavoratore, questo è sicuro. Ma penso che fosse uno di quei tipi che alle superiori erano al massimo della popolarità e, in un certo senso, hanno continuato a rivivere quegli anni anche da adulti. Beveva parecchio e flirtava di continuo, nonostante fosse sposato, fino a sei mesi fa. Era il tipo che aveva sempre qualche aneddoto da raccontare sui suoi giorni di gloria, quando giocava a football al liceo. Era una cosa triste, davvero, ma lo rendeva felice.”

“Ha mai perso le staffe con lei o gli altri dipendenti?”

“Oh, sono sicura che con i costruttori sia successo. Ma erano tutti buoni amici. Loro sono un po’ più giovani di Richard, ma più o meno gli somigliano... nelle loro vite non accade granché, così ricorrono a storie del liceo e dell’università per darsi più importanza. Signore... così sembro una stronza.”

“Per niente” disse Rhodes. “Mi chiedo, data la natura del suo lavoro, se Richard si sia mai fatto dei nemici? Magari dei clienti insoddisfatti?”

“I poliziotti ci hanno chiesto la stessa cosa e non siamo riusciti a trovare nulla. Certo, Richard aveva i suoi demoni, ma era un gran lavoratore. Beveva molto e in realtà non ne faceva un gran mistero. Ma in qualche modo, riusciva a bilanciare quel suo lato con la vita lavorativa. Era molto orgoglioso del suo lavoro. Non credo di ricordare alcun cliente sul piede di guerra da quando lavoro qui.”

“Quando dovrebbero tornare i costruttori?” chiese Chloe.

“Non fino alla fine della giornata. Ma, a rischio di sembrare scortese, vi diranno esattamente le stesse cose che ho appena fatto io.”

“Ad ogni modo, sarebbe meglio parlare anche con loro, non si sa mai.”

“Certo” disse Patty. Aprì un cassetto e frugò tra i biglietti da visita. Ne consegnò tre a Chloe, uno per ogni operaio, e con ciò la conversazione si concluse.

Chloe controllò tutti i biglietti, tornando in macchina, poi se li mise in tasca mentre Rhodes saliva sul sedile del passeggero. Aveva già il cellulare in mano, e stava scorrendo il registro delle ultime chiamate. Chloe sorrise, supponendo che avesse avuto la sua stessa idea: dovevano ispezionare la casa di Richard Wells, e avevano bisogno dell’aiuto del detective Anderson per entrare.

Mentre Chloe avviava l’auto, la sua supposizione si rivelò corretta quando sentì Rhodes dire: “Detective Anderson, sono l’agente Rhodes. È disponibile per aiutarci ad entrare in casa di Richard Wells?”

Sentendosi incoraggiata dal fatto che lei e Rhodes fossero così ben sincronizzate, Chloe continuò a guidare, provando finalmente la prima scarica di entusiasmo per le indagini. Danielle era ancora nei suoi pensieri, ma con il passare dei minuti si allontanava sempre di più.

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