Se Questo È Amore

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Se Questo È Amore
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SE QUESTO È AMORE
AMANDA MARIEL
Se questo è Amore
Oggi Autrice Bestselling USA
AMANDA MARIEL
Traduzione di Patrizia Barrera
Copyright © 2019 – Amanda Mariel
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, organizzazioni, luoghi, eventi ed avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in modo fittizio.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, o archiviata in un sistema digitale o utilizzata e trasmessa in qualsiasi forma o a mezzo elettronico, fotocopie, meccanico, audio, senza l’espressa autorizzazione dell’autrice e dell’editore.
PUBBLICATO da TEKTIME

A MIO PADRE

Sei sempre nel mio cuore e sei la prima persona a cui penso al mattino o quando scrivo di cavalli e di giochi di carte, come in questa storia.
Sei stato un giocatore corretto e il miglior padre del mondo.

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Strappare un bacio a un rubacuori ( Amanda Mariel)
Il bacio di Natale di uno zingaro (Dawn Brower)
Il bacio di Natale di un Duca ( Tammy Andresen)
Disponibili cofanetti e Antologie delle intere Serie
Per maggiori info o per rimanere aggiornati sui prossimi lavori dell’autrice visita il sito
www.amandamariel.com

CAPITOLO PRIMO

Londra, 1813

Lady Hannah Blakey era in piedi dietro ad un tavolo da gioco all’Aquila Reale. Capiva benissimo il pericolo nel quale si era cacciata. Avventurarsi in quegli squallidi vicoli Londinesi ed entrare in quella sala da gioco per soli uomini, dalla non invidiabile fama, avrebbe potuto essere la sua rovina. O peggio. Ma non aveva potuto evitarlo. Non quando la posta in gioco era così alta.

Stasera si stava giocando la partita del secolo, tra quelle brutta mura. C’era Talon, un giocatore mitico. Si sussurrava che non faceva una partita da circa dodici anni, anche se la sua fama era rimasta immutata.

Hannah voleva solo essere in grado di testimoniare quello che stava vedendo. Pertanto aveva preso delle misure che qualsiasi donna di cervello avrebbe fatto, e si era procurata un consunto vestito da uomo e un brutto e floscio cappello. Per buona misura, si era anche sporcata di carbone la camicia e la faccia. Stava lì, per i fatti suoi, e fino a quel momento nessuno l’aveva neanche notata. Tutti gli occhi erano puntati su Talon e su come maneggiava le carte.

Ma a un tratto sentì il peli della nuca drizzarsi, come per un segnale di pericolo. Qualcuno la stava guardando? Si guardò lentamente in giro, nella stanza in penombra, prima di riportare l’attenzione su Talon. No, doveva esserselo immaginato, magari era solo ansia. Nervosismo. A volte la mente giocava brutti scherzi! E perché non avrebbe dovuto sentirsi in ansia, quando stava rischiando così tanto?

Hannah cercò di scrollarsi di dosso quella brutta sensazione. Non era andata lì per starsene a guardare in giro e agitarsi! Voleva osservare Talon mentre giocava ed essere testimone delle sue magie, e questo avrebbe fatto! Anzi, allungò il collo per vedere meglio, mentre Talon chiedeva carta.

“Lady Hannah…quasi non vi riconoscevo…” le sussurrò all’orecchio una voce maschile alle sue spalle.

Il sangue le si ghiacciò nelle vene e il cuore prese a batterle a mille. Riconobbe benissimo quella voce bassa e paziente! Maledizione, era stata scoperta e riconosciuta proprio da Lord Ramsbury, il miglior amico di Seth, suo fratello! Fece un sospiro profondo e poi gli sussurrò di rimando:

“Parlate piano, o mi farete scoprire!”

“Vi farò scoprire comunque, se non mi seguite immediatamente! “ esclamò lui, sempre a bassa voce, facendo cenno alla porta d’uscita.

“State scherzando!“ rispose Hannah, con tono di sfida. Ramsbury l’afferrò per un gomito: “ Niente affatto!”

Lei si liberò dalla sua stretta: “ Io non vado da nessuna parte!”

Alcuni uomini si voltarono a guardarli e il cuore di Hannah cominciò a battere più veloce. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che la gente si accorgesse di lei. Si rivolse a Ramsbury: “Guardate che state combinando!“ gli sussurrò, con violenza. Gli indicò le teste voltate verso di loro, e abbassò il capo, per celarsi meglio dietro il cappello.

“Che ci guardino pure!” le rispose, sempre in un sussurro, Ramsbury. Provò ad afferrarla di nuovo per un braccio, ma lei si spostò.

Hannah fece un profondo respiro, si voltò verso Ransbury e lo fissò negli occhi per un attimo, prima di cedere: “Va bene, vi seguirò!” disse.

Lui le fece un sorriso di vittoria: “Venite con me.”

Mai e poi mai avrebbe desiderato andarsene, ma ormai Hannah non aveva altra scelta. Quell’uomo era esasperante! Avanti, sferragli un pugno! Sembrò sussurrarle una vocina dentro di sé. Guardò con intenzione la testa bionda dell’uomo, che ora le mostrava la nuca.

Ramsbury aprì la vecchia porta di legno ed uscì in strada. Hannah lo seguì nell’attimo preciso in cui la porta stava già per chiudersi.

“Ma che diavolo c’è che non va, in voi?” lo aggredì con furia.

Ramsbury sgranò gli occhi per quell’attacco: “In me? In Voi, vorrete dire!” La scrutò da capo a piedi: “Siete tutta sporca, indossate un vestito da uomo e un cappello invaso dai pidocchi, e vi ho pescato in una sala gioco per soli uomini nella zone del Seven Dials! Oh, mio Dio, Blackmore dovrebbe sculacciarvi di santa ragione, per questo!”

Al pensiero del fratello, gli occhi di Hannah s’incupirono. Sarebbe andato su tutte le furie, se avesse scoperto quello che aveva fatto! Seth era capace di chiuderla in convento o di obbligarla a sposare un pretendente qualsiasi! NO, non poteva permetterlo!

Scoccò all’uomo un ciò che sperava risultasse un dolce sorriso: “Ma non c’è bisogno che mio fratello venga a saperlo!”

“Al contrario. Blackmore DEVE sapere quello che combinate!” Fece un passo avanti verso di lei: “A proposito, chi vi ha informata della partita di stasera?”

Hannah avrebbe tanto voluto mandarlo al diavolo! Pestare i piedi a terra e mettersi ad urlare! Ma sapeva che così avrebbe solo peggiorato le cose. Per ora, aveva assoluto bisogno della sua amicizia e della suo silenzio. “Ho assunto un informatore” rispose.

Lui l’afferrò per un braccio e cominciò a trascinarla verso un vicolo più o meno illuminato: “Andiamo, la mia carrozza è nascosta qui dietro! Vi accompagno a casa”

Lei cercò di essere adorabile: “Benissimo, così per strada possiamo trovare un accordo!“ disse, rivolgendogli un bel sorriso.

“Per strada avrete solo il tempo di riflettere sui vostri peccati e sulla punizione che vi darà vostro fratello!” esclamò lui, con durezza. Da gentleman, attese che il cocchiere abbassasse la scaletta per far salire la signora, rimanendo dietro di lei, mentre Hannah si accomodava in carrozza.

Hannah appoggiò le mani in grembo e si mise a guardare fuori del finestrino. Doveva assolutamente trovare il modo per convincerlo a non spifferare tutto a Seth. Ma come? La carrozza partì, e il rumore degli zoccoli dei cavalli echeggiò nei vicoli bui. “Mi assicurerò che entriate in casa, e poi parlerò subito con vostro fratello.” continuò a minacciarla lui.

 

Lei si voltò verso Ramsbury: “Non lo trovo necessario. Di sicuro possiamo trovare un accordo tra noi” Mise il broncio, come una bambina.

“E inutile che fate quel muso! Non vi porterà da nessuna parte, milady – esclamò lui, calcando bene l’ultima parola. “Ed è ancora più inutile che mi preghiate, risparmiate le forze!”

“Allora, potremmo provare a ragionarci sopra! – esclamò Hannah, fiondandosi sul sedile accanto a lui. – Non potete biasimarmi per il mio desiderio di vedere giocare Talon! E’ una leggenda vivente!” Si avvicinò di più, fino a sfiorargli la coscia con una delle sue gambe, mentre lo guardava fisso negli occhi. “E scommetto che eravate lì anche voi per lo stesso motivo…”

“Non potete paragonare quello che faccio io con quello che fate voi!“ esclamò lui, punto sul vivo.

“E perché?– chiese lei, con gli occhi sgranati per la meraviglia.

“Perché no! Io sono un uomo e sono in grado di difendermi!” rispose Ramsbury, molto nervoso.

Hannah si scostò la brutta giacca e gli mostrò la pistolina che teneva legata alla cintura: “Se è per questo, anch’io!” esclamò.

Gli occhi verdi dell’uomo si scurirono per quella brutta sorpresa: “E vostro fratello lo sa che andate in giro con una pistola?” chiese, allarmato.

“Certo!” rispose lei con nonchalance, come se ogni signora della buona società ne possedesse una!

Ramsbury le strappò la pistola dalla cinta e la rimirò tra le mani: “E dove l’avete presa?”

“Era di mio padre. Me la regalò prima di morire – rispose Hannah, soddisfatto di averlo scioccato – mi stava insegnando ad usarla.”

Ramsbury la guardò, e Hannah si sentì pervadere da un certo senso di calore. Avrebbe giurato che dalle sue parole traspariva una certa ammirazione, mischiata alla sorpresa. Magari, era riuscito a colpirlo?

“E voi, avete imparato a sparare?” mormorò lui, carezzando con un dito la bella impugnatura d’avorio.

“Ridatemela e ve lo dimostrerò!” disse lei, riprendendosi la sua pistola.

Ramsbury si mise a ridere, spostando la canna dell’arma fuori dalla sua portata: “Sì, ma non stasera contro di me, mia cara volpina!”

Hannah si unì alle sue risate: “Magari da stasera è nata una bella amicizia!” esclamò, speranzosa.

Ramsbury smise subito di ridere, e il suo viso cambiò completamente espressione, tornando serio. “Non credo proprio!” esclamò.

“Io invece sì – disse, sorniona Hannah, lisciandosi le mani sui calzoni – Perché non aprite un po’ il cuore e mi siete amico, almeno per questa volta?”

Lui scosse vigorosamente il capo, ma lei continuò ad insistere: “Vedete, Ramsbury, ormai il danno è fatto! A che servirebbe renderlo pubblico?” Provò a fargli gli occhioni, mentre lui se ne stava lì a riflettere. Continuò, con sempre più speranza: “ E si vi dessi la mia parola che d’ora in poi me ne starò lontana da Seven Dials?”

L’uomo si massaggiò la mascella, con nervosismo: “Credo che me ne pentirò!” sussurrò.

“Allora è un sì?” esclamò lei, raggiante e ormai sicura della sua vittoria.

“A due condizioni.” esclamò Ramsbury, strappandole di nuovo la pistola di mano e appoggiandola sul sedile di cuoio accanto a lui. Ma continuò a tenerla salda per l’impugnatura. “La prima è che voi da ora in poi giriate alla larga da Seven Dials. La seconda è che stanotte ve ne rimaniate buona buona a casa.”

“Fatto!” esclamò felice Hannah. Poi, guardando fuori dal finestrino. “Avete la mia parola sulla prima condizione, e a quanto pare sto per soddisfare la seconda. Siamo arrivati!“ disse.

Ramsbury le restituì la pistola. “Perché mi sento come se avessi fatto un patto col diavolo?” mormorò.

Lei sorrise, mentre si rimetteva la pistola alla cintura: “Non vi avvicinate troppo a casa. E’ meglio che scenda qui e mi avvii a piedi .” disse.

Ramsbury scosse il capo: “Assolutamente no!”

Lei si voltò con un guizzo verso di lui: “C’è il rischio che Seth ci veda, se vi avvicinate troppo. E cosa gli direte, quando vi chiederà perché stiamo insieme?”

“Maledizione! – convenne l’uomo, picchiettando col bastone sul tettuccio della carrozza, per dare ordine al cocchiere di fermarsi – mi sto già pentendo del nostro accordo!”

Hannah si alzò e aprì la portiera: “Oh, smettetela di agitarvi! Vi ho dato la mia parola, no?” Saltò giù. Un attimo dopo, Ramsbury era alle sue calcagna.

“Ma che cosa state facendo?” esclamò lei, sorpresa e infuriata.

“Mi assicuro della vostra buona fede!“ esclamò lui, afferrandola per un braccio.

Hannah guardò verso la casa, poi si girò accigliata: “Non direte mica sul serio!”

“Assolutamente! Sono curioso di vedere come entrerete in casa senza farvi scoprire da vostro fratello!“ ribatté lui, guardando a sua volta la bella magione.

“Nello stesso modo in cui sono uscita! – disse lei – Grazie a un albero che cresce vicino casa e che arriva proprio alla finestra della mia camera da letto!” Socchiuse gli occhi, guardandolo con aria di sfida. “Volete seguirmi fin lassù e rimboccarmi le lenzuola?”

“Non siate ridicola!” esclamò Ramsbury, allontanandosi di colpo da lei . “Ma mi assicurerò che non vi rompiate l’osso del collo, mentre vi arrampicate!”

“Come volete! “ esclamò Hannah, e si mise a correre giù per il prato. Gli aveva promesso che avrebbe rispettato l’accordo, ma non che avrebbe giocato secondo le sue regole! Se proprio voleva tallonarla, almeno gli avrebbe fatto sudare sette camicie!

Raggiunto l’albero, Hannah si arrampicò su per il tronco e poi si afferrò ad uno dei rami. Non guardò giù, mentre saliva fino alla finestra della sua camera da letto. Quando riuscì ad arrivare al cornicione, vide Ramsbury in piedi accanto al tronco dell’albero che la fissava. Non se ne curò, e prese a camminare rasente il muro di pietra, fino al balcone della sua stanza da letto. Come le sarebbe piaciuto vedere la faccia di Ramsbury, in quel momento! Ma non poteva permettersi di correre un pericolo, solo per guardare giù. Il cornicione era troppo stretto, e le permetteva solo di camminare lentamente appoggiandosi con la schiena, e la faccia rivolta verso l’alto.

Riuscì ad arrivare alla ringhiera del balcone e vi si aggrappò con tutte le sue forze. Poi la scavalcò e finalmente poggiò i piedi al sicuro, sul pavimento. Sollevata, si sporse e sussurrò a Ramsbury, che stava ancora con la bocca aperta a guardarla.

“Ora potete andare, caro amico! “

Da lì e con quella oscurità non poteva vedere bene la sua espressione, ma le parole di Ramsbury le arrivarono chiare alle orecchie: “Noi non siamo amici!”

Hannah arrossì violentemente. Cosa voleva dire, con quelle parole?

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