Ombra Di Morte

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Z serii: Legami Di Sangue #8
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Ombra Di Morte
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“Ombra di Morte”

Serie “Legami di Sangue” - Volume 8

Author: Amy Blankenship & RK Melton

Translated by Ilaria Fortuna

Copyright © 2012 Amy Blankenship

Seconda Edizione Pubblicata da Amy Blankenship

Tutti i diritti riservati.

Capitolo 1

Chad e Trevor stavano effettivamente prendendo parte alla battaglia del secolo, quella in cui pochi sarebbero sopravvissuti e se la sarebbero cavata senza gravi ferite... una gara a chi era il migliore.

Alla fine Chad si arrese e strizzò gli occhi “Te l’ho detto, Trevor, non ho niente fuori posto. Fidati di me, se avessi dei poteri soprannaturali li userei su di voi, in questo momento. Anche Ren dice che sono ancora del tutto umano e non ho subito nessun danno collaterale.”.

Chad distolse lo sguardo da Trevor e si voltò verso Ren “Avanti, di’ che ho ragione.”.

Ren scrollò le spalle ma ignorò la cosa, sapendo che sarebbe stato Storm a decidere se Chad era fuori pericolo o no. “Non sento alcun tipo di potere provenire da lui... niente di niente. È ancora umano, per quel che posso dire. Kriss ha detto che potrebbe guarire più velocemente del normale, almeno all’inizio.”.

“Quindi non sappiamo se la sua risurrezione è permanente.” disse Storm, divertito dal risvolto comico della discussione tra Chad e Trevor. Era incredibile come le cose sembrassero divertirlo, ultimamente.

Ren scosse la testa continuando il discorso di Storm “È difficile da dire. L’unico modo per saperlo con certezza è vedere se, uccidendolo di nuovo, ritorna in vita.”.

Chad fece un passo indietro e alzò la mano “Non ci penso neanche. Non sono un topo da laboratorio e sono felice di respirare ancora.”.

Storm serrò le labbra, ma trattenne la risata per il bene di Chad. “Allora possiamo affermare tranquillamente che non gli spunteranno le ali e non volerà via.” Perse la piccola guerra con quella risata repressa quando Chad lo guardò come se fosse pazzo.

“Ti prego, dimmi che stai scherzando.” Chad lo fissò, quando Storm diceva una cosa del genere la maggior parte delle persone gli credeva.

Decidendo di non rispondere a quella domanda, Storm rivolse la propria attenzione a Trevor, che lo guardava con aria strana. “Non vedo alcuna ragione per cui Chad debba rimanere al castello se non gli piace stare qui. Avete qualche indizio sul motivo per cui è stato preso di mira?”

“No, ho ordinato ai lupi di sorvegliare e controllare il suo appartamento tutti i giorni, ma l’assassino non ha mostrato la sua faccia da codardo.” rispose Trevor. “I lupi avrebbero fiutato l’odore di un demone se fosse tornato. Ma comunque non credo che Chad debba tornare a casa. È evidente che non è un posto sicuro.”.

“La pianti di parlare di me come se non ci fossi? Sono un uomo adulto e so badare a me stesso.” Chad strinse gli occhi su Trevor. “Non puoi pianificare ancora la vendetta per la mia morte se non sono morto.”.

“Lo eri.” ribatté Trevor. I due si fissarono a vicenda in una guerra di sguardi.

“Facciamo un patto.” Storm rise della sua stessa battuta. “Micah e Titus vivono al Night Light insieme a buona parte del branco. Ci sono un sacco di camere vuote in quell’enorme discoteca e voi lavorate già con molti di loro. Se non vuoi restare qui allora perché non vai a vivere lì con i lupi?”

“Mi sembra una buona idea.” disse Trevor fiducioso. “Non è altrettanto sicuro come qui al castello, ma è meglio che vivere in un appartamento dove un assassino può semplicemente entrare e ucciderti.”.

“Chi è morto? E chi ti ha dato ordine di decidere per me?” Chad quasi urlò.

“Tu, stupido.” Trevor sorrise per la facilità con cui gli rispose a tono.

Chad si accigliò al pensiero di passare dall’essere un topo da laboratorio a cucciolo randagio. “Cosa ti fa pensare che mi vorrebbero tra i piedi?”

“Tua sorella.” sospirò Trevor, usando la sua carta vincente. “In realtà Envy ha minacciato di incendiare casa tua se torni a vivere lì da solo.”.

“Cosa?” Chad fece una smorfia al suo compagno “Te lo stai inventando, vero?”

“Envy pensava che non ti sarebbe piaciuto vivere con lei con quello che c’è al Moon Dance adesso. È tutto in trambusto da quando hanno iniziato a preparare la festa per Halloween e a rinnovare il locale allo stesso tempo. Quindi si sono riuniti tutti e ne hanno parlato, e poiché il Night Light è chiuso per ora, quello è un po’ il punto di ritrovo principale per tutti i poliziotti. Pensavano che ti saresti sentito come a casa.”.

Chad resistette all’impulso di ringhiare verso i tre uomini che sembravano essersi alleati contro di lui. Iniziava a sentirsi come un bambino da accudire, ma a quel punto era disposto a fare qualsiasi cosa per allontanarsi dal castello. Scommetteva che lo avrebbero osservato al microscopio se glielo avesse permesso... era una sensazione piuttosto strana. Era l’unico essere umano a vivere in quel castello, eppure veniva trattato come se fosse lui quello strano.

“Andiamo Trevor, sono sicuro che Evey è annoiata. Può darci un passaggio da Envy, e mentre io chiacchiero con mia sorella magari tu potresti presentare Devon alla tua interessante auto.” disse Chad lanciandogli un’occhiata, poi uscì dall’ufficio.

Trevor lo osservò prima di guardare Ren “Sai, se Evey non avesse iniziato a starmi simpatica adesso sarei molto incazzato con te.”.

Ren sorrise “Sii buono con lei. Ti vuole bene.” Rise quando Trevor alzò gli occhi al cielo e seguì Chad fuori la porta.

*****

Angelica guardò l’ingresso della metropolitana e poi il sole, sapendo che le sarebbe mancato, visto che stava per scendere sottoterra. Aveva bisogno di allontanarsi dal castello, di restare sola per un po’ e lavorare. Syn era stato un alleato molto utile la scorsa settimana, ma le serviva un po’ di lontananza per il momento.

Eppure doveva ammettere che le piacevano le attenzioni di Syn, quando prima si era svegliata e non lo aveva trovato, aveva iniziato a cercarlo. Era un po’ come un campanello d’allarme... non aveva mai cercato nessuno in quel modo e adesso eccola lì, a desiderare Syn.

Era abbastanza tesa per la carica sensuale che sfrigolava tra loro... l’ultima cosa di cui aveva bisogno era iniziare a dipendere da lui per sentirsi meno sola. Come se non bastasse, aveva fatto un altro sogno prima di lasciare il castello. Non avrebbe dovuto permettere che la turbasse ma, poiché era soltanto il terzo sogno mai avuto in tutta la sua vita, la cosa le dava fastidio.

Gli altri due erano stati incubi che riguardavano un’inquietante ragazzina indemoniata e una città insanguinata... questo era diverso. Stava facendo l’amore... era come se avesse aperto gli occhi durante il sogno per trovarsi distesa sotto un uomo, su un letto di muschio, a guardare una cascata che si versava in una laguna a pochi passi da lei.

Girandosi per guardare l’uomo, si trovò a fissare gli occhi di Syn e si era svegliata di colpo.

Incapace di sopportare il modo in cui il sogno l’aveva fatta sentire, era andata nell’ufficio di Ren e aveva cercato le sue mappe, individuando il punto più intenso dell’attività demoniaca. Aveva anche preparato un borsone con l’intenzione di prendere una camera in albergo per la notte e sgattaiolare fuori dal castello senza che nessuno le dicesse nulla. Solo per una notte, per ricordare a se stessa che sarebbe stata bene da sola.

Sbirciando dietro di sé per assicurarsi di non essere seguita, Angelica scese i gradini della metropolitana che correva sotto Los Angeles. Quello era uno dei posti che aveva evitato finora perché laggiù poteva esserci qualsiasi cosa pronta ad attaccarla. Ma Ren aveva segnato quell’area sulla mappa come un punto caldo e, per quanto ne sapeva, l’attività intensa non proveniva dalla strada in superficie. Dunque rimaneva solo un altro posto... i sotterranei.

Si accigliò quando vide un grosso uomo salire le scale verso di lei, e si accostò un po’ di più al muro per evitarlo. Tuttavia, l’uomo doveva essere di pessimo umore perché la urtò, facendole quasi perdere l’equilibrio e cadere giù per le scale. I passanti sembrarono non notarlo e lei si accigliò ancora di più quando un agente di sicurezza della metropolitana le si avvicinò.

“Sta bene, signorina?” le chiese l’agente, domandandosi se fosse ubriaca. “L’ho vista inciampare e quasi cadere... ha bisogno di aiuto?”

Angelica si irritò e guardò di nuovo l’uomo che l’aveva urtata. Nessuno sembrava vederlo, eppure la gente gli camminava intorno come se fosse lì.

“No.” rispose lei. “Sto bene.”.

L’agente annuì e proseguì, ma Angelica strinse gli occhi prima di guardare giù verso la stazione scarsamente illuminata. Syn le aveva insegnato come nascondere la propria energia, quindi qualsiasi cosa lei seguisse non l’avrebbe sentita arrivare. Considerando che un demone invisibile l’aveva appena urtata e poi se n’era andato... sembrava che la cosa funzionasse.

Si accigliò di nuovo, chiedendosi perché avesse visto nitidamente quel diabolico demone mentre gli altri umani no. Rimandando a dopo la sua crisi d’identità, Angelica si rimise il borsone in spalla e continuò a scendere verso la fonte dell’attività demoniaca.

Michael stava passeggiando per la città, decidendo cosa fare per la festa in machera al Moon Light. Pensò di travestirsi, ma non gli si addiceva molto. Alla fine decise che la cosa migliore da fare era acquistare una maschera, rispolverare i suoi migliori abiti del diciassettesimo secolo, che conservava ancora, e andarci vestito così.

 

Aveva appena svoltato l’angolo quando vide Angelica all’ingresso della metropolitana, senza Syn al suo fianco. La vide guardare il cielo con rimpianto e poi scendere giù per i gradini bui.

Incuriosito, la seguì cautamente. Non temeva di essere scoperto perché la tromba delle scale era piena di gente... sarebbe riuscito ad avvolgersi subito nell’ombra se lei si fosse girata. Sorrise, rimpiangendo di non aver avuto quell’abilità quand’era piccolo.

I suoi occhi si strinsero quando vide un uomo spingere di proposito Angelica contro il muro e proseguire. Fu sorpreso dalla rabbia dell’uomo. Facendo un respiro profondo, Michael continuò a camminare e si mise davanti a lui. Quando fu di fronte a lui, entrambi si fermarono e si fissarono. All’improvviso ricordò qualcosa che una volta aveva visto fare a Damon contro un demone che lo aveva fatto incazzare.

“Dov’è il fuoco?” chiese Michael con un sorriso freddo.

Le labbra dell’uomo si aprirono, mostrando una bocca piena di denti marci che fece quasi vomitare Michael. La sua mano scattò e lui premette il petto del demone senza fargli male, lo toccò soltanto. Sogghignò vedendo la confusione del demone.

“Hai mai sentito parlare di autocombustione?” chiese Michael prima di ritrarre la mano. “Altrimenti ti faccio un corso accelerato.”.

Michael indietreggiò e svanì rapidamente quando il demone abbassò lo sguardo verso il proprio petto, urlando di dolore. La gente intorno a lui iniziò a gridare e a correre quando i suoi vestiti iniziarono a prendere fuoco. Nel giro di pochi secondi la sua pelle divenne rossa, prima di essere coperta di vesciche e bruciare come cenere.

Angelica si fermò e guardò indietro quando sentì l’uomo urlare, e si chiese cosa diavolo fosse successo. Era un demone, lo sapeva, ma chi lo aveva attaccato in modo così doloroso? Angelica alzò un sopracciglio per non averci pensato prima, poi sospirò, immaginando che probabilmente era stato un altro demone ad attaccarlo.

Scrollando le spalle continuò a scendere i gradini e sorrise quando sentì l’inconfondibile sfrigolio di ossa che bruciavano. Storm aveva ragione quando aveva detto che la maggior parte dei demoni si sarebbero distrutti a vicenda. Angelica si scansò rapidamente quando diversi agenti della sicurezza salirono le scale per scoprire cos’avesse seminato il panico tra la gente.

Michael avvolse le ombre intorno a sé e scese, restando nascosto quando vide Angelica. Gli camminava proprio accanto e lui trattenne un sorriso. Non sapeva cosa stesse facendo laggiù da sola, ma era davvero divertente seguire sua madre.

Sapeva che Angelica non si ricordava di lui, mentre i ricordi che lui aveva di lei erano limpidi, persino il suo nome era lo stesso di sempre. Era a causa sua se non aveva mai trovato una donna... nessuna che lo amasse come lei aveva amato lui e Damon.

Aveva passato molto tempo a pensare che l’unico vero amore fosse quello che una madre prova per i suoi figli. Almeno fino a poco tempo fa, quando le persone intorno a lui lo avevano portato a riconsiderare quella teoria.

Angelica era in piedi sulla banchina e osservava le persone che camminavano e vivevano la loro vita. Vedendo un bambino giocare accanto a sua madre e sorriderle le ricordò quello che aveva fatto Syn all’ospedale. Lei sorrise al bambino, desiderando avere il potere di proteggerlo dai demoni poiché sua madre lo aveva inconsapevolmente portato in quel tunnel in mezzo a loro.

Si sentì rimpicciolire rendendosi conto che i suoi pensieri erano appena tornati al punto di partenza... di nuovo da Syn. Sentendosi un po’ imprudente, si avvicinò alla ringhiera che impediva alla gente di cadere sui binari e si sporse un po’, guardando a destra e a sinistra. Voltandosi verso sinistra, seguì la ringhiera fino alla fine e si sporse di nuovo per osservare meglio il tunnel.

Tutto ciò che vide fu l’oscurità, interrotta dagli sprazzi di luce delle fioche lampade che illuminavano ben poco. Erano troppo distanti tra loro per servire a qualcosa. Non era un segreto che lei odiasse le gallerie e il buio. In quel momento desiderava davvero che Zachary fosse lì con lei. Con un movimento della mano lui avrebbe potuto illuminare tutto ciò che voleva con una fiamma sospesa.

Quando la prima volta aveva radunato le piccole fiamme davanti a lei solo per mostrargliele, lei lo aveva chiamato “piccola lucciola” per settimane. Sorrise a quel ricordo. Almeno Zachary avrebbe potuto distrarla un po’ ed era molto più sicuro che allearsi con un Dio del Sole che le faceva stringere le gambe per il desiderio.

Aprendo il borsone, estrasse una sfera di cristallo che aveva preso dall’arsenale del castello e saltò giù sulla passerella di manutenzione che attraversava il tunnel.

Non si voltò per guardare indietro... se lo avesse fatto, avrebbe visto Michael scivolare nell’oscurità per seguirla in silenzio.

Michael continuò a seguire i movimenti di Angelica attraverso il tunnel e distolse lo sguardo quando uno dei treni sfrecciò accanto a lui verso la banchina. Lo spostamento d’aria provocato gli fece svolazzare i capelli e gli abiti, ma con esso arrivò anche l’odore dei demoni... erano in tanti.

Quando guardò di nuovo la galleria, vide Angelica fermarsi e guardarsi alle spalle. Entrando nell’ombra si accigliò, rimpiangendo di non fare parte del PIT. Nessun bravo figlio vorrebbe che il lavoro della propria madre fosse così pericoloso.

Sentendo dei rumori sotto di sé, Michael si fermò e si sporse oltre la ringhiera, vedendo i bordi scuri di uno stretto passaggio, proprio sotto la pavimentazione. Strinse gli occhi chiedendosi che razza di mostri ci fossero laggiù.

Si girò di nuovo e sibilò non vedendo Angelica. Con tutti gli ingressi per gli addetti, senza contare che c’erano altre gallerie sotto di quella, avrebbe dovuto capire da che parte era andata.

Accelerando il passo divenne una chiazza sfocata, rallentando quando arrivò ad un’intersezione suddivisa in quattro direzioni diverse.

“Syn.” sussurrò Michael... non gli piaceva quella situazione.

Sentì suo padre sfiorargli la mente e fargli sapere che Angelica stava bene ed era in buone mani. Non aveva intenzione di fare domande a suo padre e si chiese come facesse a sapere che era lì, ma sarebbe stata una domanda stupida... Syn sapeva sempre dov’erano i suoi figli.

Michael guardò a sinistra, percependo l’aura di suo padre nel tunnel più buio, e si sentì sollevato nel sapere che sua madre era al sicuro. Sentendo la vibrazione di un altro treno in arrivo, si addossò al muro e guardò il lungo treno che passava.

Aguzzando la vista, colse immagini fugaci delle persone sedute e poi notò qualcos’altro. Tra una carrozza e l’altra c’era uno spazio vuoto, da cui lui poteva vedere l’altro lato del binario. In piedi lì, a guardarlo, c’era una donna con lunghi capelli color platino, spettinati dal vento provocato dal treno.

Michael non si preoccupò più dei passeggeri e si concentrò soltanto su di lei. Indossava una larga camicia bianca che svolazzava per lo spostamento d’aria. Notò che i primi quattro bottoni erano aperti e prossimi ad esporre pericolosamente non solo la sua scollatura perfetta.

Abbassò lo sguardo e vide che la camicia le arrivava a metà coscia, insieme all’orlo di una gonna a pieghe nera, lunga forse cinque centimetri più della camicia. L’orlo dell’indumento era seguito da lunghe gambe proporzionate. Alzando lentamente lo sguardo verso il suo viso, Michael si chiese se lei gli avesse lanciato un incantesimo poiché, anche se vestita come una furfante, era la cosa più bella che avesse mai visto.

Aurora era stata colta alla sprovvista quando aveva sentito il potere avvicinarsi ed era uscita dal suo nascondiglio. Si preparò per uno scontro, pensando che uno dei demoni maestri avesse sentito il suo odore e la stesse raggiungendo. Era stanca di scappare dai demoni potenti... lo faceva da quando era fuggita via da Samuel e aveva attraversato la crepa.

Ma non era una vigliacca... aveva ucciso la maggior parte dei demoni incontrati, anche se c’erano quelli che la spaventavano davvero, così nel frattempo aveva cercato di stare un passo avanti a loro. Sapeva cosa sarebbe successo se fosse stata catturata dal demone sbagliato... Samuel le aveva insegnato quella lezione nel modo più duro.

Concentrandosi sull’anima di fronte a lei adesso, si sentì confusa perché non riusciva a paragonarla a nulla. Non era umana e non era di un demone. Era più come se stesse guardando il sole. Le sue labbra si aprirono quando distolse lo sguardo dall’anima e osservò meravigliata l’uomo dagli strani occhi color ametista.

Michael si aggrappò al guardrail, pronto a saltarlo mentre la coda del treno si avvicinava. Non importava chi fosse... gli sembrava persa e sola, e lo stava guardando come se lui fosse la sua unica speranza.

Aurora inspirò profondamente quando lui le fu accanto all’improvviso, ma non sentì il bisogno di correre o combattere come accadeva con i demoni. Alzò lentamente lo sguardo, soffermandosi sulle sue labbra perfette prima di guardare gli occhi più belli che avesse mai visto.

“Non dovresti essere quaggiù, è pericoloso.” la avvertì Michael, combattendo l’istinto di portarla via, per salvarla da qualunque cosa avesse paura.

Gli occhi di Aurora tornarono alle sue labbra mentre parlava e lei fece un passo avanti. “Sei reale?” lei alzò la mano per sfiorargli il viso ma esitò. “Posso toccarti?”

“Con piacere.” sospirò Michael, mentre ogni emozione dentro di lui stava per esplodere. Nell’istante in cui la morbida punta delle sue dita gli sfiorò la guancia, un’emozione superò tutte le altre... il desiderio. Abbassando la testa le catturò le labbra disperatamente.

Capitolo 2

Aurora inalò il respiro tremante dello sconosciuto, facendo scivolare le dita tra i suoi capelli setosi per afferrarlo e tirarlo ancora più a sé. Piegò la testa all’indietro quando il suo braccio la circondò come un nastro d’acciaio e la strinse a lui. Il suo atto di forza non la spaventava... contribuì soltanto a renderlo più reale ai suoi occhi.

Michael la bloccò contro il muro di mattoni mentre approfondiva il bacio. Poteva sentire il suo seno sfiorargli il petto mentre lei iniziava a muoversi contro di lui ad un ritmo molto seducente, ma non quanto i versi che emetteva mentre lo baciava.

Per un attimo Michael si chiese se lei fosse una specie di demone che si nutriva di sesso, poi scacciò il pensiero. Al momento non gli importava... se era quello che voleva allora l’avrebbe nutrita a sufficienza.

Muovendo la mano lungo la sua coscia, la prese in braccio e le spostò le gambe finché non furono avvolte saldamente attorno alla propria vita. Quando la sua mano scivolò sotto la gonna per sorreggerla gli mancò il respiro, sentendo il suo sedere nudo sotto le proprie mani.

Michael ringhiò, spingendosi contro di lei. Non sarebbe potuto essere più eccitato mentre si premeva contro il suo nucleo, sentendo il suo calore attraverso i vestiti.

Aurora era inebriata dalla sensazione di essere baciata così ferocemente e dominata dall’unico caduto maschio che avesse mai incontrato. Passandogli la mano sul petto si stupì dei muscoli scattanti nascosti dalla camicia. Per la fretta non perse tempo a scoprire ciò che era nascosto lì... il suo vero obiettivo era più in basso.

Allungò una mano e afferrò la dura erezione che trovò lì. Pulsava contro la sua mano impaziente e lei emise un suono strozzato in gola. D’istinto, si alzò e liberò rapidamente la sua virilità dai pantaloni. Con una sola mossa lo tenne lì dove voleva che fosse.

Michael si ritrasse dal bacio e la guardò negli occhi mentre la propria erezione pulsante premeva contro la sua apertura calda e tesa. Rimase senza fiato quando quella tensione avvolse e risucchiò la punta del suo membro con una lentezza inquietante. Si guardarono a vicenda quando lei gli afferrò le spalle per fare leva e si spinse verso il basso, affondando su di lui.

L’aria tornò nei polmoni affamati di Michael quando lui si spinse verso l’alto per penetrarla ancora più a fondo. Ma lei aveva una vaga idea di cosa gli stava facendo?!

 

Spingendosi in avanti Michael la intrappolò contro il muro, affondandole il viso nella curva del collo quando le sue zanne si allungarono improvvisamente. Le ringhiò forte all’orecchio e la sollevò, lei si ribellò per quella separazione e si sforzò per abbassarsi di nuovo. Roteò i fianchi e si fiondò su di lui, annientando tutto il controllo che era rimasto in Michael.

Sbattendo i palmi contro il muro lui spinse al suo stesso ritmo, ignorando il treno che stava arrivando.

Serrando le labbra in modo che lei non vedesse le sue zanne, Michael si scostò un po’ e la osservò in estasi, mentre il vento della metropolitana le faceva ondeggiare i capelli intorno al suo viso angelico, e le sue grida si mescolavano al rumore tonante del treno che passava. La sentì pulsare attorno al proprio membro quando arrivò, e lui capì che quella visione gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente.

Aurora premette la schiena contro il muro tenendogli una mano sulla spalla e muovendo l’altra verso un tubo che sporgeva dal muro di sopra di lei. Usandolo a proprio vantaggio si abbassava e si sollevava, costringendo Michael ad un ritmo forsennato.

Era diverso da come lo aveva fatto con Samuel. Questa volta non aveva dovuto lottare per poi perdere, né era stata sedotta al punto da arrendersi per permettere la violazione del proprio corpo.

Strofinandosi su di lui fu pervasa da dolci onde di dolore e inquietante piacere che la fecero contrarre. Lo sentì pulsare dentro di sé nello stesso modo in cui aveva pulsato nel proprio palmo, ma quell’incredibile sensazione era dieci volte più forte. Incapace di trattenersi, piegò la testa all’indietro e gridò, lasciando che il suono scomparisse con il treno che rombava.

Michael le sfiorò il collo con le labbra, aumentando il ritmo che lei aveva desiderato sin dall’inizio. Quando lei premette il collo contro le sue labbra lui si ritrasse, prima di sfidare il destino, e le infilò la mano sotto i capelli per afferrarle la nuca. Usando l’altro braccio la intrappolò, bloccando i suoi movimenti per poter intraprendere un ritmo lento e costante.

Dopo solo un paio di spinte strazianti lei si liberò dalla sua presa e lo dominò ad un ritmo frenetico... sopraffacendolo completamente. Michael si sentì risucchiare dentro di lei e ringhiò mentre cercava di trattenersi. Quando lei si contrasse e si sollevò, lui la afferrò e la spinse giù mentre lei arrivava.

Aurora piegò la testa all’indietro e si inarcò... questa volta non emise alcun suono perché era senza fiato, e fu inondata dall’estasi.

Prima di riuscire a trattenersi, Michael affondò le zanne affilate nel suo collo, escoriando la pelle mentre arrivava in modo violento, facendo esplodere il proprio seme caldo dentro di lei.

Aurora sussultò e aprì la bocca quando sentì le sue zanne. Anche Samuel l’aveva fatto, nutrendosi del potere del suo sangue. Il suo primo istinto fu quello di lottare, ma l’improvvisa scarica di orgasmi sconvolgenti non glielo permise. Gemette per il piacere accecante, rendendosi conto che lui non era un caduto.

Michael sentì i loro cuori iniziare a battere all’unisono quando risucchiò la sua essenza vitale. Si sentì disorientato quando il sangue di lei entrò in circolo nelle proprie vene, scatenando in lui qualcosa di cui non era a conoscenza. Ritraendo le zanne, il rumore del loro respiro affannoso riempì il silenzio assordante.

Aurora gli afferrò la parte anteriore della camicia e fissò quei brillanti occhi color ametista, sentendosi tradita mentre il potere di lui aumentava. Non fidandosi di ciò che stava accadendo, usò ogni grammo di forza che aveva e lo spinse via, facendolo finire oltre la ringhiera.

Strinse tra le dita il pezzo di stoffa strappato dalla sua camicia, poi guardò alla sua sinistra quando sentì un altro potere avvicinarsi ad un ritmo pericolosamente veloce. Le sfuggì un singhiozzo che riecheggiò nel tunnel quando sentì le pulsazioni dell’orgasmo che non aveva avuto abbastanza tempo per essere soddisfatto.

Michael colpì il binario elettrificato così forte che, per un attimo, rimase disteso lì, ancora in preda alle conseguenze provocate dal sangue di lei. La corrente elettrica non era niente per lui, si aggiunse soltanto al ronzio frenetico che lui sentiva già. Il mondo intorno a lui pulsava con il battito del suo cuore mentre si rialzava lentamente.

Guardando la ringhiera rotta ringhiò non vedendo più lei. Girandosi intorno, il suo ringhio si intensificò quando non la trovò da nessuna parte.

“No!” Michael ruggì e strinse i pugni, non capendo ciò che era appena accaduto e non contento di ciò che stava ancora accadendo.

Volgendo lentamente lo sguardo nella direzione da cui era venuto, percepì una lieve scintilla e corse più veloce che poté. Attirando le ombre attorno a sé, superò gli esseri umani nella stazione e percorse le scale fin quando non fu investito dalla luce del sole.

Michael rimase senza fiato quando il dolore lo bruciò e gli ci volle un po’ per capire che era un effetto del sole. Combattendo il dolore fece per toccarsi il ciondolo in confusione, poi ringhiò quando non lo trovò.

Proteggendosi gli occhi sensibili, rientrò nella stazione e si appoggiò al muro, desiderando che il mondo smettesse di girare un attimo solo per fargli schiarire la mente. Non era stato il sole... era stato il sangue di lei.

Guardando verso l’uscita si chiese se lei sapesse che cos’era il ciondolo per lui e se glielo aveva preso per impedirgli di seguirla.

Prendendo il cellulare dalla tasca, Michael lo guardò quando lo sentì scricchiolare nella propria mano. Non credendo ai propri occhi, concluse che forse aveva bisogno di rinfrescarsi e aspettare che il sole tramontasse. Ritornando nel punto in cui avevano fatto l’amore, si guardò intorno per cercare qualsiasi indizio della sua provenienza, visto che era comparsa all’improvviso.

L’intersezione si suddivideva in cinque cunicoli ma soltanto due erano da quel lato. Non trovando alcuna traccia del suo passaggio afferrò il guardrail, cedendo alla rabbia. Strappandolo via dal cemento lo lanciò così forte verso uno dei tunnel che, quando finalmente incontrò un ostacolo contro cui schiantarsi, l’eco fu a malapena un sussurro. Come aveva osato fargli questo e poi sparire come un fantasma...

Sentendo il proprio potere pulsare di nuovo in modo inquietante, alzò lo sguardo e notò il tremolio della luce lungo uno dei due tunnel. Non era una sola luce a tremolare, ne erano tante... era come un’ondata di oscurità diretta verso di lui.

Gli occhi ametista di Michael brillarono e le sue zanne si allungarono proprio quando l’oscurità lo assalì e una mano possente lo afferrò alla gola.

Le labbra di Samuel accennarono un ghigno quando lui guardò l’uomo. S’incuriosì subito poiché stava usando tutta la sua forza solo per tenerlo fermo lì. Aveva seguito Aurora da quando erano usciti dalla crepa ma, ogni volta che le si avvicinava, lei lo respingeva con quella dannata spada e fuggiva. Non poteva evocare la spada nel mondo dei demoni ma, giungendo in questo mondo, aveva in qualche modo sbloccato il suo potere.

Adesso sembrava aver adottato una nuova tattica per evitarlo... nascondersi nelle zone in cui gli altri demoni stavano ancora combattendo. Non gli era rimasta altra scelta che aiutarla ad uccidere i demoni che le si avvicinavano, nel caso in cui uno di loro fosse abbastanza forte da rivendicare ciò che gli apparteneva.

I suoi occhi scuri si concentrarono su quello che credeva fosse un vampiro maestro che odorava di sesso e del sangue di Aurora.