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I Puritani di Scozia, vol. 3

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CAPITOLO III

 
»Qual chi ottener dal ciel co' voti spera
»Un'alma pura, un mansueto core,
»Costor ne imploran d'orrida pantera,
»O di lion famelico, il furore.»
 
Fletcher.

Già sopraggiunta la notte, erano trascorse due ore senza che nè Enrico nè il suo fido scudiere vedessero alcuno dei loro infelici fratelli d'armi. S'internavano allora in una valle paludosa posta fra mezzo a due montagne, e alle radici d'una collina scôrsero una grande casa, che parea disgiunta da ogn'altra abitazione.

»I nostri cavalli, disse Morton, stanchi e affamati non ci possono condurre più in là. Vediamo se ci volessero ricevere in questa casa.»

E s'accostò alla medesima, che parea, giusta ogn'indizio, abitata. Densissimo fumo uscia dal cammino, e vedeansi sul terreno orme recenti di zampe di cavallo. Tutte le finestre erano munite d'imposte esterne, state chiuse con grande accuratezza non men che la porta. Morton avvicinandosi udì molte voci che venivano dal pian terreno, picchiò, ma nessuno venne ad aprirgli o rispose. Fattosi con Cuddy a girare all'intorno di quell'abitazione per accertarsi se vi fosse più d'un ingresso, trovarono una scuderia, entro cui stavano dodici Cavalli. Dalla spossatezza, dal disordine delle selle, dalle ferite tuttavia grondanti d'alcuni di essi, giudicarono che dovessero appartener ad alcuni infelici fuggiaschi venuti al pari di Morton e di Cuddy a cercarsi ivi un ricovero.

Dopo avere posti i propri cavalli in quel luogo, ove trovavasi copia di paglia e di avena, ritornarono alla porta della ridetta casa, alla quale picchiando una seconda volta, si diedero a conoscere per individui dell'esercito presbiteriano.

»Chiunque siate, lor rispose una lugubre voce, non disturbate alcuni fedeli che si stanno piagnendo la desolazione e la cattività del popolo d'Israello, e indagando il perchè Dio gli abbia abbandonati a fine poi di far ricadere su quei che l'offesero la collera dell'Eterno.»

»Ah: sono Puritani di que' più indiavolati, disse Cuddy, li conosco al loro gergo. Faremmo pur bene a tirar diritto, sig. Enrico!»

Ma in questo intervallo Morton avea fatto forza ad un'imposta, e aprendo la finestra saltò entro la sala d'onde provenia quella voce. Cuddy gli tenne dietro, e rammentando che lo scalar le finestre non gli portava fortuna borbottò tra i denti: »Purchè anche qui una pentola di minestra bollente non sia al fuoco! »

Allora si trovarono in mezzo ad una brigata di dodici uomini armati, e seduti tutti attorno ad un grande fuoco, ove stava cocendosi la carne preparata per la loro cena.

Benchè niun lume di candela rischiarasse allor quella stanza, la luce che venia del camino aiutò pur troppo Morton a ravvisare ne' sinistri lineamenti de' compagni in cui s'era incappato molti di que' fanatici, mostratisi nimici a morte d'ogni moderato temperamento; e fra costoro Efraim Macbriar e l'energumeno Abacucco Mucklewrath.

Questi parimente riconobbero Enrico, ma nessun di loro gli tendea la mano, nessun volgeagli la parola; e il solo segno che davano d'essersi accorti di lui stava nel lanciar sovr'esso a quando a quando occhiate di mal augurio. Macbriar continuava la sua prece al cielo implorando una pioggia di fuoco e zolfo su le teste dei persecutori della sua congrega e de' falsi fratelli che l'aveano tradita.

Vedutosi da Morton che la brigata, in mezzo alla quale s'era introdotto, assai fuor di proposito per vero dire, non dava a divedere propensioni molto amichevoli verso di lui, incominciava a pensare alla ritirata, ma l'osservar tosto che due uomini vennero non a caso collocati come di guardia alla finestra d'onde fece il suo ingresso, gli fece comprendere di non esser più in tempo, e come il partito meno insalubre, se pur ve n'erano in tal frangente, fosse quello di non lasciare scorgere nè timore nè diffidenza.

Una di queste scolte del mal presagio, avvicinatasi a Cuddy, gli disse sotto voce: »Figlio della rispettabile Mausa, tu corri al tuo precipizio, se rimani più lungo tempo con un reprobo di Babilonia, i cui giorni son numerati. – Scostati prontamente; o temi che la punizione dovuta al colpevole non ricada sovra il tuo capo.»

E ciò dicendo additavagli la finestra; del qual salutare avviso profittando Cuddy uscì della stanza per quella strada, ma con maggiore prestezza che non la fece in entrandovi.

»L'ho detto che le finestre mi portan malanno;» sclamò egli appena trovatosi all'aria aperta. Ma la successiva considerazione del contadino al suo signore fu volta. »Que' cialtroni lo ammazzeranno. Oh, non v'è punto di dubbio! l'ammazzeranno, e poi anche si daran merito d'aver fatta una buon'opera! – Si corra tosto dalla parte di Hamilton. Chi sa? Posso trovarvi qualcuno de' nostri che venga meco e mi aiuti a soccorrerlo. Solo non basto.» Pensar ciò, correre nella scuderia, impadronirsi del cavallo miglior che vi fosse, furono un tempo stesso per lui; e prese galoppando la strada di Hamilton.

Macbriar intanto avea terminata la sua preghiera, e Morton che vedea continuare il silenzio circa quanto a lui riferivasi, mentre gli sguardi d'ognuno stavano fissi sovr'esso, deliberò indagare per la via più corta le costoro intenzioni.

»Signori miei, lor diss'egli, voi accogliete in una guisa assai strana un vostro fratello d'armi. Ignoro il come io mi sia meritato un tale ricevimento.»

»Meschino te! gridò Abacucco. Meschino te! Tu se' il capro espiatore, che devi col tuo sangue riscattare il sangue dei figli di Abramo. La spada che tu volevi infrangere è serbata dal cielo a trafiggerti il fianco. A voi amici! Prendetelo, legatelo, immolate la vittima.»

Molti di que' circostanti sursero per secondare questo furibondo, e Morton sentiva tatto il rincrescimento d'essersi con tanta imprudenza avventurato in mezzo a tal razza di gente. Sola arme eragli la sua sciabola, avendo lasciate le pistole attaccate alla sella del cavallo; e di due pistole intanto vedea armato ciascun Puritano; tal che non gli rimaneva nè manco la speranza di sottrarsi, a furia di resistere, dalle loro mani.

Gli fu soccorrevole per un istante, chi 'l crederebbe? la mediazione di Macbriar.

»Un momento, o miei fratelli! un momento! esclamò. Non v'affrettate di troppo nello sguainare le vostre sciabole. Dice il Signore Iddio: Guardate che non ricada su i vostri capi il sangue dell'innocente. Convien prima verificare che costui non lo è. – Accostati, e rispondimi o Morton. Noi vogliamo far teco i conti pria di vendicare la causa che tu hai tradita. Non è egli vero, che resistesti con fronte di bronzo alla parola della verità, quando ti fu pronunziata nelle assemblee del consiglio?»

»Sì, sì» gridavano tutte le voci di quei giudici carnefici in una volta.

»Volea consiliarne a far pace co' reprobi» sclamava un d'essi.

»Ha predicato l'indulgenza e la tolleranza» un altro allor soggiugnea.

»Ha venduto l'esercito a Monmouth, rincalzava un terzo. Fu il primo a lasciar nelle peste il valoroso Burley che resistea tuttavia. Io lo vidi fuggendo per la pianura assai tempo prima che la battaglia al ponte fosse finita.»

»Signori, si fe' intendere Morton quando il potè; se avete decretata la mia condanna innanzi ascoltarmi, forse la mia vita è in vostro potere, ma renderete conto a Dio e agli uomini…»

Nuove grida gl'impedirono il continuare.

»Lasciate ch'ei parli; imperò Macbriar. Lo sa il cielo se le nostre viscere si erano commosse a favor di costui. Noi volevamo far brillare ai suoi sguardi la luce del cielo. – Chiuse gli occhi per non vederla! Insegnargli la verità. – Si turò le orecchie per non ascoltarla! – Parla, o giovane. Che puoi tu addurre per tua discolpa?»

Dopo avere finalmente ottenuto che essi tacessero, Morton enumerò i motivi che lo aveano condotto al campo del duca di Monmouth, rendè conto del parlamento avuto con questo generalissimo, giustificò la condotta che ei tenne durante l'azione »e se ognuno, ei conchiuse, avesse voluto seguirmi alla pugna, l'esercito presbiteriano anzichè trovarsi in uno stato di sconfitta e di dispersione, sarebbe or trionfante, o per lo meno in essere di negoziare per favorevoli condizioni di pace.»

»Lo udite? sclamò Abacucco; non parla che di vie umane; egli ha per nulla il soccorso che viene dall'alto. Ch'ei muoia di morte

»Silenzio! tornò in campo Macbriar. Non ho per anche finito d'interrogarlo. – Non fu, o Morton, il tuo aiuto che sottrasse il reprobo Evandale alla prigione ed alla morte? Negherai che salvasti dal fendente delle nostre sciabole Miles Bellenden e quella sua guernigione di rompicolli?»

»Se non avete altri delitti da rampognarmi, questi mi glorio di confessarli.»

»Avete udito? riprese a dir Macbriar. – Rispondimi ancora. Non è egli vero che tradisti la causa d'Israello per una femmina madianita, per amore di Editta Bellenden?»

»Voi non siete gente fatta per dar giusto prezzo ai sensi; che questa giovane abbia potuto inspirarmi; rispose Enrico rafforzando il tuon della voce. Ma quand'anche ella non fosse mai stata su questa terra, mi sarei comportato nel modo medesimo.»

»Già tu sei un ribelle indurato contro la verità. – Però dinne. Quando salvasti la vecchia Margherita Bellenden e quella sua pronipote, non ti prefigesti di far andare a male i savi divisamenti di Burley, inteso con Basilio Olifant, con quel Basilio Olifant che avea promesso di unirsi a noi, e insieme a lui tutto il nerbo de' suoi vassalli, se gli venivano assicurati i beni posseduti da queste due femmine?»

»Non ho mai avuta notizia d'un tal patto infamissimo. Dunque la vostra religione vi permette l'adoperare vie così atroci, così abbominevoli…»

»Zitto là! Non tocca a te il dare lezioni a chi t'è maestro. – In somma, o Morton, voi avete confessato tanti misfatti e tanti tradimenti quanti basterebbero ad attirare la collera del Signore sopra tutto un esercito, fosse anche numeroso come i grani di arena che coprono le spiagge del mare. – Noi dicevamo con Giosuè: ond'è che Israello è fuggito al cospetto de' suoi nemici? E pronunziavamo appunto tai detti allorchè ci siete apparso dinanzi. Ella è la Provvidenza che vi ha posto nelle nostre mani per assoggettarvi al castigo troppo meritato da chi fece piovere l'ira di Dio sul suo popolo. Noi medesimi ci renderemmo rei col lasciarvi la vita. Dunque ascoltatemi attentamente. Siamo tuttavia in sabbato, nè profaneremo un tal giorno con ispargimento di sangue. Ma appena quell'orologio segnerà mezza notte, verrete cancellato dal novero de' viventi. Profittate pertanto de' brevi istanti che vi rimangono, e preparatevi al viaggio dell'eternità. – Fratelli, assicuratevi del prigioniero e impadronitevi delle sue armi.»

 

Quelli del conciliabolo trovatisi più vicini a Morton posero tanta prestezza nell'eseguire un tal ordine, che la vittima fu disarmata prima di poter pensare a difendersi. Seguì per parte d'ognuno un silenzio cupo e feroce. Allora que' fanatici si assisero attorno ad una tavola, e fecero sedere anche Morton collocandolo in modo da avere innanzi agli occhi l'orologio che contrassegnava i minuti di vita, su' quali tuttavia poteva far conti. Portate che furono le vivande sopra la mensa, ne venne offerta la sua parte anche a Morton; ma ciascuno certamente s'immagina che in tale stato dell'animo suo il bisogno di soddisfar l'appetito non era gran che lo scopo de' suoi pensieri. – Lo sguardo di que' commensali feroci volgeasi a quando a quando sull'aguglia dell'orologio, nè di rado accadea che in essa ancor si fissassero quelli di Morton.

Terminata era la cena; e d'improvviso il farnetico Abacucco balzò in piedi esclamando in tuon di persona che si crede ispirata. »Il sole altra volta arrestò alla voce di Giosuè il proprio corso per operare la distruzione de' nemici d'Israello; la mia mano affretterà il corso dell'ore per far più certa la punizione dell'empio.»

Indi mosso da furor di energumeno, saltò sopra una sedia, e stese la mano, e stava per porre l'aguglia sull'ora fatale, allorchè gli fu sopra un compagno.

»Fermati Abacucco! Odo uno strepito.»

»Di vento che soffia tra le boscaglie» un altro soggiunse.

»No, del fiumicello che abbiamo vicino» un terzo congetturava.

»Questa è, non v'ha dubbio, cavalleria, dicea Morton fra se medesimo. Voglia Dio che venga per liberarmi!»

Lo strepito divenia più distinto a proporzione dell'avvicinarsi.

»È scalpitar di cavalli! sclamò Macbriar Verificate che possa essere questo.»

»Il nemico!» gridò uno della congrega che aperse subito una finestra.

Allora lo strepito degli uomini e dei cavalli si fece udire chiarissimamente intorno alla casa. Ognuno si mise in fazione chi per brandir l'armi, chi per darsi alla fuga. Ma in quell'istante medesimo vennero forzate porte e finestre, e la stanza fu piena di dragoni del reggimento guardie.

»Fuoco sopra i ribelli! (sclamò la voce del colonnello Claverhouse ch'era a Morton ben conosciuta). Che non vi sfugga un sol di costoro! Ricordatevi di Graham.»

Molte pistole vennero sparate ad un tempo. Alla prima scarica un Puritano che trovavasi vicino ad Enrico, venne ferito mortalmente, e cadendo sopra di lui seco a terra lo trascinò, il quale avvenimento fu probabilmente la salvezza di Morton, che avrebbe corso gravissimo rischio in quel notturno combattimento rischiarato dal fuoco sol del cammino; combattimento che durato fra i quattro e i cinque minuti diede luogo a molto menar di sciabole e a molto trar di pistole.

Non appena i dragoni si furono impadroniti del campo della battaglia la prima inchiesta di Claverhouse fu la seguente: »È salvo il prigioniero che dovea essere vittima di questi sgraziati? Alcuno ne vada in traccia subitamente; e spacciate questi cialtroni. Sono stanco d'udire i loro gemiti.»

Vennero eseguiti entrambi gli ordini, e mentre fu dato il colpo di grazia ad uno di que' feriti che tuttavia respirava, Morton sgravato dal cadavere che gli soprastava, fu aiutato a rizzarsi in piedi dal fedele Cuddy, che atterrì da prima in veggendolo coperto di sangue, ma non potè indi moderare la gioia accorgendosi che da altre vene quel sangue istesso era uscito. Si affrettò poscia a narrargli con sommessa voce la cagione dell'arrivo di questo distaccamento, così a proposito giunto.

»Tosto lasciatovi andai in traccia di qualcuno de' nostri che venissero a toglierci dalle mani di tale canaglia; mi sono invece incontrato in quei di Claverhouse. Vedendomi fra due fossi, mi gettai nel meno profondo. Dovetti raccontare quanto v'era accaduto allo stesso Claverhouse che mi disse di condurlo qua. Ubbidii senza esitare, perchè già di peggio non vi poteva succedere; Claverhouse dovrebbe essere stanco della beccheria che ha fatto tutta la notte; poi sa che lord Evandale vi è debitore della vita. Soprappiù, i dragoni m'hanno assicurato che dà quartiere a chiunque il domandi. Dunque non rimane che farsi coraggio e spero che il tutto termini in bene.»

CAPITOLO IV

 
»Fausto squillo di tromba guerriera
»Renda omaggio alla gloria, al valor.
»Presta, è ver, giugne ai forti lor sera,
»Ma che è vita, se priva d'onor?
 
D'un Anonimo.

Dopo che Claverhouse ebbe fatto sbarazzare quella stanza da quanti morti ivi giacevano, annunziò ai suoi soldati, che in quella casa si passerebbe la notte, e gli eccitò a star pronti per la partenza della domane. Pensò indi a Morton, al quale parlò in modi che eccedeano quelli di una ordinaria cortesia.

»Voi vi sareste risparmiati i pericoli che correste da ambe le parti, sig. Morton, se aveste voluto prestare un po' più d'attenzione ai suggerimenti che vi diedi ieri mattina. – Però non ne parliamo più; rispetto i motivi che vi guidarono. – Voi siete prigioniero di guerra, e la vostra sorte dipende dal re e dal consiglio, ma è mia intenzione che vi si usi ogni riguardo possibile. Vi chiedo unicamente parola di onore, che non farete alcun tentativo di fuga.»

Morton diede tosto questa promessa. Claverhouse l'accolse chinando il capo cortesemente; indi voltosi altrove chiamò un sergente.

»Quanti prigionieri, Holliday? Quanti uccisi?»

»Tre uccisi in questa casa, o generale (tal grado era stato allora conferite a Claverhouse) due nel cortile, uno in giardino, e quattro prigionieri.»

»Armati o senz'armi?»

»Tre armati fino ai denti. L'altro senz'armi. A fisonomia dev'essere un predicatore.»

»Intendo – una fra le trombe dell'esercito. – Gli parlerò domani. Quanto ai tre altri conduceteli nel cortile, e un fuoco di fila – Non dimenticate di notare nel libro degli ordini tre ribelli presi coll'armi alla mano e moschettati, con data di giorno e di luogo. Credo che siamo a… Drumshinnel. – Tenete sotto buona guardia il predicatore. Preso senz'armi! Lo sottometteremo ad un piccolo interrogatorio. Ma a ciò penseremo domani, e lo manderò forse al consiglio. Sono stanco di questa faccenda sgradevole. – Si abbiano i massimi riguardi pel signor Morton. – Eh! vegliate che si prendano cura anche del suo cavallo. – Ah! bisogna far lavare la schiena al mio con un bagno d'aceto; la sella deve avergli fatto un poco di scorticatura.»

Ordini che erano dati con aria d'indifferenza e tutti sul medesimo tuono; quasi quegli da cui venivano li giudicasse indistintamente della stessa importanza.

Uscito appena Holliday, Claverhouse si fece portar qualche cibo, che li venne in fretta apprestato, ed invitò Morton a mettersi seco lui a mensa, aggiugnendo: »Un tal giorno ci è stato giorno di fatica per tutti due.» Ma fu impossibile cosa a Morton il prendere alcun nudrimento. Le sensazioni varie e violente alle quali fu in preda gli aveano tolto l'appetito del tutto; solamente lo crucciava un'ardentissima sete, ed esternò a Claverhouse la necessità di sbramarla.

»Nulla di più facile! rispose l'altro. Ecco un fiasco di birra, che quegli sgraziati si erano preparato. Dev'esser buona, perchè que' mariuoli di Puritani sanno bene i luoghi ove si trova migliore. – Alla vostra salute, signor Morton» diss'egli empiendone un bicchiere per sè e presentandone un altro al suo convitato.

Morton accostava al labbro il bicchiere allorquando una scarica d'archibusi annunziò terminata la vita di tre prigionieri. Abbrividì Morton e rimise il bicchier sulla tavola.

»Siete giovane, sig. Morton (disse Claverhouse, votando il proprio tranquillamente) nè quindi avvezzo ancora a simili scene. Questa prova di sentimento delicato non vi toglie nulla della mia stima; ma il dovere e la necessità ne accostumano finalmente a non ci scomporre per tali avvenimenti.»

»Spero che nè dovere nè necessità produrranno mai in me quest'effetto.»

»Così anch'io ho creduto una volta. Voi penerete forse a persuadervene; ma sull'incominciare di mia carriera io fremeva al sol vedere un ferito; parea che il suo sangue sgorgasse dalle mie vene medesime. Siamo però giusti, sig. Morton! perchè la morte che ne attornia da tutte le parti deve poi atterrirci cotanto? Udiamo noi sonar ora che non sia l'ultima per qualcuno fra' nostri simili? Perchè darci tanto affanno per prolungare la nostra o l'esistenza degli altri? È un vero lotto. La mezzanotte scorsa doveva essere estrema per voi; voi vivete, ed invece i malvagi che divisavano assassinarvi non sono più. Qual cosa è il dolore che si prova all'atto del morire? Non merita l'incomodo di pensarci sopra, tanto più che è un destino al quale o più presto o più tardi, o in un modo o nell'altro, convien soggiacere. Se penso alla morte, sig. Morton, egli è colla speranza di trovarla un giorno sul campo di battaglia, dopo avere combattuto da valoroso, in mezzo alle grida della vittoria.»

Claverhouse aveva appena terminate queste parole che di guerriero entusiasmo gli faceano scintillar le pupille, allorquando un tale, che avea piuttosto forma di spettro insanguinato, apparve in un angolo di quella stanza, e lasciò vedere a Morton, sfigurati dal molto sangue perduto e dalla vicinanza della morte, i lineamenti dell'energumeno Abacucco, il quale stendendo le braccia verso Claverhouse sì disse: »Tu ti confidi nella tua forza; ma Dio è il protettore dei deboli. Il sangue degl'innocenti che tu spargesti dal tuo sangue vuol esser lavato. Ricordati che sta scritto; chi ferisce di coltello perirà di coltello

Ricadde in pronunziando queste parole, e morì nel medesimo istante.

Il quale spettacolo acrebbe la commozione di Morton, colpito in oltre dal modo onde gli ultimi detti di questo farnetico vennero quasi al proposito de' sensi esternati da Claverhouse.

Due dragoni che trovavansi in quella stanza, comunque avessero i cuori indurati dall'uso di versar sangue, non poterono contemplare quell'apparizione, e udire la specie di profezia che l'accompagnò, senza sentirsi addiacciar per orrore. Rimasero pallidi, immobili, cogli occhi fissi al fantasma e in uno stato che colla stupidità confinava.

Claverhouse solo non diede il menomo segno di commozione. Fin dal momento che Abacucco erasi alzato da terra, aveva afferrate le pistole e solamente quando s'accorse che costui era moribondo le rimise sulla tavola, ascoltando con somma calma le predizioni minaccevoli, che furono l'ultimo atto fra i vivi di un tale fanatico.

»Come ha fatto a trovarsi là questo sgraziato? (disse Claverhouse appena che Abacucco, pronunziate l'ultime parole, ricadde a terra.) Ebbene! (volgendosi ai dragoni che gli erano vicini) non mi risponderete una volta? Che significa questa faccenda? Vi ho da credere sì poltroni da aver paura d'un morto?»

Un d'essi balbutendo rispose che forse i lor colleghi non s'erano accorti di costui quando portarono via i tre altri cadaveri: ed a scusare meglio siffatta omissione gli fecero osservare che il luogo ove questi cadde era quel angolo della stanza opposto al cammino, scelto dai Presbiteriani per collocarvi in mucchio i proprj mantelli.

»In somma trasportatelo via adesso invece di star lì spalancando gli occhi e incrocicchiando le braccia; o temete forse ch'egli vi morda? – Vedete sig. Morton che i morti tornano a risuscitare per venirne ad affrontare con minaccie! – Conviene ch'io faccia arrotare le sciabole di questi furfanti; compiranno più speditamente gli ufizj loro. – Ma abbiamo avuta una terribile giornata, che ha stancate le braccia a costoro, e credo anzi che, nè a voi, signor Morton, nè a me, faranno male alcune ore di riposo.»

Dette le quali cose incominciò a sbadigliare, si stirò le braccia, e prendendo un lume, diede a Morton la buona notte, e passò nella stanza che intanto aveano allestita per lui.

 

Allora Morton fu condotto nella stanza in disparte assegnatagli, ove rimase solo e libero interamente. Le finestre metteano su la campagna, nè guernendole alcuna ferriata, niuna cosa sarebbe stata più agevole per lui del fuggire. Ma avea obbligata la sua parola a Claverhouse, onde nè manco gli passò per mente l'idea di violarla, benchè non avesse alcun genere di certezza sulla sorte che il consiglio di guerra gli apparecchiava. Offerse alla Provvidenza umili rendimenti di grazie perchè a liberarlo dal ferro degli assassini si era giovata del ministero di quei medesimi che egli, Morton, riguardava come suoi proprj nemici, e supplicandola d'inspirargli il contegno da tenere in un tempo sì fertile di errori e pericoli, mise nelle braccia di essa la cura del suo futuro destino.