Za darmo

I Puritani di Scozia, vol. 1

Tekst
iOSAndroidWindows Phone
Gdzie wysłać link do aplikacji?
Nie zamykaj tego okna, dopóki nie wprowadzisz kodu na urządzeniu mobilnym
Ponów próbęLink został wysłany

Na prośbę właściciela praw autorskich ta książka nie jest dostępna do pobrania jako plik.

Można ją jednak przeczytać w naszych aplikacjach mobilnych (nawet bez połączenia z internetem) oraz online w witrynie LitRes.

Oznacz jako przeczytane
Czcionka:Mniejsze АаWiększe Aa

»Udirò con piacere i vostri buoni successi, o colonnello, soggiunse il maggiore, ma non trascurate l'avviso di un vecchio militare. Siate economo del sangue umano dopo la battaglia. – Ora permettetemi chiedervi la libertà del giovane Morton. Io me ne rendo mallevadore.»

»Aggiusteremo questo affare al nostro ritorno, rispose Claverhouse; vi basti intanto la certezza che non morrà.»

Durante questo colloquio, gli occhi di lord Evandale cercavano Editta, ma invano, perchè Jenny l'avea fatta trasportare nel suo appartamento. Obbediva quindi lentamente agli ordini del colonnello che lo sollecitava alla partenza. Finalmente, preso entrambi congedo da lady Margherita e dal maggiore Bellenden, si misero a cavallo per raggiugnere il reggimento.

Bothwell si era già avviato innanzi coi prigionieri e colla gente che li scortava.

CAPITOLO XIII

 
Veltri miei, di me prendavi oblio;
Omai soli inseguite le fere;
E tu, falco dall'ali leggiere
Fendi l'aure lontano da me.
Ti saluto, bel prato natio,
Ne sospiro il perduto tuo rezzo.
Ah! quest'anima sol sente il prezzo
Del suo ben che in fuggirti perdè.
 
Antica ballata.

Lasciammo Enrico Morton postosi in peregrinazione co' tre compagni della sua cattività, tutti sotto la scorta d'una banda di dragoni capitanati dal sergente Bothwell, e che formavano il retroguardo del reggimento di Claverhouse. L'intero corpo di quell'esercito teneva allora la via delle montagne per cercare i sommossi Puritani che, giusta gli annunzi portati a Claverhouse, eransi sotto l'armi colà raunati. Questo retroguardo era appena lontano un quarto di miglio dal castello di Tillietudlem, quando gli passarono dappresso il colonnello ed Evandale che correano di gran galoppo per mettersi a capo del reggimento. Tosto che Bothwell li vide lontani, ordinò a' suoi una pausa, durante la quale avvicinatosi a Morton lo sciolse dai ceppi.

»Non ha che una parola chi vanta sangue di re nelle vene. Ho promesso trattarvi cortesemente in quanto dipenderebbe da me. Or mantengo la mia promessa – Caporale Inglis, mettete il sig. Morton vicino al giovane prigioniero, e permettete parlino insieme, se n'avranno talento. Che però stiano a' loro fianchi due uomini a cavallo colle carabine cariche, e pronti a farne saltare i crani se tentassero di fuggire. – Ciò non è mancare di civiltà, sig. Enrico; vi son note le leggi di guerra. – Inglis, metterete insieme il ministro e la vecchia, son bene appaiati; e se si lasciano sfuggire una sola parola del lor fanatico gergo, qualcuno prenda una bandoliera e ne accarezzi ad essi le spalle; rimedio efficacissimo per far tacere un ministro Puritano ed una vecchia pettegola.»

Dati questi ordini Bothwell si rimise a capo de' suoi uomini a cavallo che presero il trotto per raggiugnere il reggimento.

Morton troppo era in preda ai tristi pensieri che lo agitavano per sentire inquietezza sulle cautele prese da Bothwell onde impedirgli la fuga; che anzi non quasi s'accorse di essere sciolto da' ferri. Era nell'animo suo quella vacuità di affetti che succede d'ordinario al tumulto delle passioni, nè sostenendolo in tale istante quella naturale alterezza, che invigorita dalla coscienza di sentirsi innocente gl'inspirò le risposte date a Claverhouse, contemplava con una specie di scoraggiamento le terre che trascorrea, siccome quelle che ad ogni passo gli rimembravano le idee delle passate felicità e tante soavi speranze che gli andarono a vuoto. Già trovavasi ad una vetta, d'onde le torri di Tillietudlem si discoprivano. Da quel luogo era egli solito movere per trasferirsi a diporto in quella prateria, ove il caso conducea sempre Editta. Fosse per girsene alla meta così sospirata, fosse per tornare alla domestica abitazione, non toccava ei volta quell'altura, che non vi facesse una pausa per contemplare, con tal'estasi che appartiene a chi è compreso da violentissimo amore, il soggiorno di quella, cui n'andava incontro, o dalla quale si dipartiva. Volse pertanto a quella banda gli sguardi, come dicendo l'estremo addio a luoghi sì deliziosi, e mise un profondo sospiro, cui corrispose con altro sospiro il prigioniero di lui compagno, che portò gli occhi nella medesima dirittura. Morton fino a quel punto non avea fatta attenzione chi questi fosse, ma in tal momento volgendosi entrambi, e le pupille dell'uno scontrandosi in quelle dell'altro, Morton ravvisò Cutberto Heudrigg, per solito detto Cuddy, i lineamenti del quale esprimevano il cordoglio ch'ei provava per se medesimo, e la compassione ispiratagli dal vedere in tale stato il compartecipe di sua sventura.

»Oimè, sig. Enrico, gli disse l'ex-giardiniere di Tillietudlem; non è ella una grande sciagura il vederci tratti attorno per la campagna come se fossimo qualcuna delle maraviglie del mondo?»

»Ben mi duole al vedervi in tale stato, o Cuddy» disse Morton, nel cui animo il sentimento delle proprie sciagure non estingueva la compassione ai mali degli altri.

»Ne duole anche a me, sig. Enrico, e mi contrista la vostra sorte al par della mia; ma tutto il nostro affliggerci non ne porterà grande giovamento, a quel che mi sembra. In quanto riguarda la mia persona, certamente non ho meritato di fare questa comparsa, perchè in mia vita non ho mai detta una sola parola, sia contro un vescovo, sia contro un re; ma mia madre, povera donna! non può far tanto di tenere a casa la vecchia sua lingua, ed io ne porto la pena in sua compagnia. La cosa è naturalissima.»

»Dunque è prigioniera anche la madre vostra?» gli chiese Morton pensando appena a quel che dicesse.

»Non v'ha dubbio; ella ci vien dietro a guisa di novella sposa, a fianco di quel vecchio mariuolo di ministro, Gabriele Kettledrumle, che avrebbe fatto meglio stamane se andava a predicare ai demoni… Ma incomincierò la mia storia dal momento che il vecchio Milnwood, vostro zio, e la sua massaia, ne cacciaron di casa come se avessimo la peste addosso, e puntellarono tutte le porte, per paura, cred'io, che tornassimo. Ebbene! diss'io a mia madre: Che sarà adesso di noi? Gran mercè al vostro darvi attorno, tutte le porte del villaggio ne saran chiuse, perchè chi vorrà aver che fare con gente scacciata su due piedi da due padroni, un dopo l'altro, e che è stata cagione, almen voi, che il nipote dell'ultimo padrone venga imprigionato? Le vostre prediche ci daranno pane? – Qui già incominciarono i soliti sermoni di mia madre: L'uomo non vive di solo pane, figlio mio. Dio non abbandona coloro che sono fedeli alla sua parola ec. ec., e intanto che andò predicandomi per mezz'ora, mi condusse da una vecchia strega di sua conoscenza che non aveva altro da somministrarne fuorchè pan nero e mezzo latte.

Il mal'umore mi fa crescere l'appetito, ond'io m'accingeva a mangiare a mio bell'agio; ma nemmen questo mi fu conceduto, perchè convenne interrompere la tavola per recitare con queste due vecchie una dozzina di salmi. La vecchia ospite diede metà del suo letto a mia madre, ed io mi stesi per terra in cucina, ove almeno sperava fare una buona dormitura, ma anche qui il diavolo mise la coda. Vengono, quando è mezza notte, a svegliarmi le vecchie, e fu mestieri correre due grosse miglia per essere a tempo d'ascoltare una predica che quel Kettledrumle dovea declamare all'alba dietro d'una montagna. Urlava costui che si sarebbe udito alla distanza d'un miglio. Ma che cosa diceva poi? In verità non ci capii nulla. Parlava di battaglie, della città di Gerico, che non credo sia ne' nostri dintorni, certo non la conosco; e tanto la battè (continuò Cuddy che trovava un grande ristoro nel narrare le proprie sventure, senza poi por mente se il compagno suo avesse altrettanta volontà di ascoltarle) e tanto la battè, che s'udì gridar all'improvviso: Ecco i dragoni! Gli uni fuggivano. Un'altra parte rimase gridando: Morte ai Filistei! Misi ogn'opera a condur via meco mia madre prima che arrivassero gli abiti rossi, ma ella si era ficcata in testa di far ad essi la predica, e tanto era se avessi voluto far marciare la torre di Tillietudlem. Faceva però folta nebbia, e ci trovavamo entro una stretta gola di monte, onde sperava quasi che i dragoni non ci avrebbero visti. Ma che? il demonio ci condusse ai fianchi il vecchio Kettledrumle, che si diede a muggire un salmo; e mia madre ed altri del suo parere a fargli da secondi. V'assicuro, un baccano da rompere il sonno a' morti! Allora poi ci venne addosso lord Evandale con una ventina di dragoni. Due o tre più ardimentosi di quella nostra congrega vollero resistere, tenendo in una mano la bibbia e una pistola nell'altra, ma presto vennero spacciati. Non ci fu però grande strage, perchè lord Evandale gridò, che lo intesi benissimo: Disperdeteli, ma non ammazzate nessuno.

»E voi, Cuddy, faceste resistenza?»

»Io! aveva assai faccende con mia madre: le metteva una mano sulla bocca per farla tacere, ma fatica inutile! Ella salmeggiava sempre più forte. In fine un dragone si fe' sotto per menarle una piattonata, che parai però col bastone; ma costui se la prese allora con me e voleva farmi sentire il fendente della sua lama; quando vedendo lord Evandale, gridai che eravamo impiegati al servigio della signora di Tillietudlem, e si contentarono farci prigionieri; e forse avremmo anche potuto salvarci, se quello sgraziato Kettledrumle non fosse stato fra gli arrestati, e condotto propriamente ove noi eravamo. Tra lui e mia madre non finiron più il chiasso, che stavasi in ringraziamenti a Dio per la persecuzione mandatane, ed in imprecazioni contro i soldati cui compartivano i titoli di Filistei e di bastardi di Babilonia; talchè finalmente la vigilanza sopra di noi divenne più rigorosa e, a quanto dicesi, siam serbati a dare ciò che essi chiamano un esempio

»Quale infame persecuzione! dicea Morton a mezza voce. Vedete qui un povero diavolo, che l'amor filiale soltanto ha condotto in questa combriccola, che non ha fatto torto ad anima vivente, incatenato a guisa d'un masnadiere, d'un assassino, e che morirà del supplizio serbato ai malvagi, senza che a tal morte il condanni un giudizio regolare; diritto che però la legge concede all'ultimo fra i malfattori! Sopportare una tale tirannide, esserne soltanto spettatore, è quanto basta per far bollire il sangue nelle vene persino ad un vilissimo schiavo!»

 

»Certamente non è cosa lodevole il parlar male delle persone poste per grado al di sopra di noi. Lady Bellenden ci ha intonata sì spesso questa sentenza che me ne ricorderò sempre; ella però avea diritto di ammonirci in tal guisa a motivo dell'illustre casato cui perteneva; ed io l'ascoltava pazientemente; ma almeno dopo averci fatto un sermone su i nostri doveri, la conclusione erane il farci qualche regalo. In vece che cosa ci hanno donato i Lordi del Consiglio privato di Edimburgo, dopo i loro bei manifesti? Neanco un bicchier d'acqua. Ne mandano addosso gli abiti rossi, che ci spogliano di quanto fa il loro caso; veniamo inseguiti a guisa di lupi; se ci prendono, battuti, appiccati. In verità non dirò mai che tutto ciò sia da lodarsi.»

»Di fatto sarebbe una grande stranezza il pensarlo!» soggiunse Morton, mal frenando la propria agitazione.

»E il peggio poi è che queste anime dannate degli abiti rossi ne vengono a sedurre le nostre innamorate. Qual crepacore ho io provato stamane nel cortile del castello di Tillietudlem, ove, aggiustato qual mi vedete, mi è convenuto starmi contemplando un di que' maledetti dragoni che ci segue, Holliday, il quale abbracciava Jenny Dennison alla mia presenza! Chi crederebbe che una donna fosse capace di tanta sfacciataggine? Ma elle non hanno occhi fuorchè per questi abiti rossi. Talora m'è venuto in pensiere d'arrolarmi soldato per piacere meglio a Jenny. Però questa volta non posso condannarla del tutto; perchè fu per amor mio s'ella concedè qualche libertà a quel dragon dell'inferno.»

»Per amor vostro!» sclamò Enrico, innanzi al quale prese vezzo cotesta istoria, che alla propria istoria di lui, come ognun vede, avea tal qual somiglianza.

»Oh sì! per amor mio. La povera ragazza volea ottenere la permissione d'avvicinarmisi per mettermi fra le mani alcune monete d'argento, tutto quello, cred'io che le rimaneva dei suoi risparmi, perchè so che ne aveva spesa una buona partita nell'adornarsi ricercatamente il dì che venne spettatrice delle nostre prove contro il pappagallo

»E accettaste voi le monete?»

»No, in coscienza; fui sì bestia che gliele rimisi addietro. Non seppi risolvermi a restarle obbligato dopo che avea consentito di farsi abbracciare da un altro. Ebbi torto: mi sarebbe stato utile per mia madre e per me questo denaro, ch'ella consumerà ora in frascherie.»

A questo punto il colloquio de' due prigionieri sofferse una lunga interruzione di tempo, impiegato, non v'ha dubbio, da Cuddy nel rampognar se medesimo per non avere accettato il dono della sua amante; da Morton nel meditare sulle cagioni che poteano avere mossa miss Bellenden a conciliargli per via di preghiere un intercessore in lord Evandale.

»Nè potrebbe anche essere, diceva egli a se stesso, ch'io abbia interpetrato sinistramente il potere ch'ella ha sull'animo del milord? Ho io ragione di censurarla con tanta severità, se per salvarmi fece ricorso a qualche dissimulazione? Anche senza dargli speranze, chi m'assicura ch'ella non abbia eccitata a favore del rivale da lei preferito quella generosità attribuita da molti a lord Evandale?»

Pure gli ultimi detti da essa pronunziati, e de' quali aveva intesa una parte, gli rintronavano tuttavia all'orecchio, e ne ferivano il cuore siccome il morso d'uno scorpione.

Cuddy togliendosi d'improvviso alle sue meditazioni, disse con sommessa voce ad Enrico: »Faremmo poi tanto male col sottrarci, datane occasione, alle branche di questi malandrini?»

»Nessun male, rispose Morton, in fede mia! s'ella capita, non crediate già ch'io la lasci sfuggire.»

»Ho gusto in udendovi parlar così, signor Enrico. Non sono che un povero villano; nonostante la giudico siccome voi, e sostengo che non sarebbe colpa il procurarci da noi medesimi, o per inganno o a forza, la libertà ogni qual volta il potessimo; nè son uomo da dare addietro se si venisse a tal punto; benchè la vecchia padrona di Tillietudlem avrebbe definito ciò un peccato di resistenza all'autorità reale.»

»Niuno più di me, o Cuddy, rispetta la legittima autorità, nè sarà mai che a questa io non mi sottometta. Ma nel caso presente siamo vittime del dispotismo militare, nè vi è legge che ne astringa a lasciarci condurre tranquillamente al patibolo, semprechè o l'inganno o la forza ce ne possan campare.»

»Tutto, tutto quel ch'io stava pensando! No ci manca dunque che l'occasione. Aspettiamola e verrà. Ma in appresso che cosa diverrò io? Eccomi sull'orlo d'essere appiccato per avere dato retta a due vecchie ciarliere. Dovrò avventurarmi un'altra volta a simile rischio? No, vivaddio! Vorrei trovare qualcuno che avesse bisogno d'un servo, e v'assicuro non avrebbe luogo d'essere scontento di me. – Spero dunque, sig. Enrico, che se arriviamo a salvarci, terrete a calcolo un tal mio discorso, e mi riceverete al vostro servigio.»

»Al mio servigio! Se non ti toccasse altra sorte, povero Cuddy, anche libero, saresti a tristo partito!»

»Capisco bene quel che volete dire. Avete paura ch'io non vi faccia onore perchè non sono niente meglio d'un povero contadino. Ma dovete sapere una cosa che non racconto già a tutto il mondo. Non son mica sì bestia quanto lo sembro. So leggere, scrivere così le lettere come i numeri, battermi alla sciabola quanto questi cialtroni che or ci tengono in lor potere, e per trarre a segno non ho paura che di lord Evandale e di voi.»

»Può darsi.»

»Vengo dunque a conchiudere, che se possiam liberarci, conduco mia madre nelle vicinanze di Glascow, presso una vecchia zia di cognome Meg; e la metterò così fuor del pericolo di morir di fame o d'essere bruciata viva come una strega, o appiccata qual Puritana. Poi ci diamo a cercar ventura: facciam fortuna, indi torniamo in patria a vedere le nostre innamorate.

»I divisamenti sono bellissimi, o Cuddy, ma temo che non li vedremmo mai effettuati.»

»Non importa, sig. Enrico; è sempre buono ciò che giova ad inspirarne gaiezza. – Ma che ascolto? – Oh buon Dio! Ecco là mia madre un'altra volta sul trotto del predicare! – Benissimo! e Kettledrumle non istà in ozio. Niente niente che i soldati sieno di cattivo umore, li spediscono all'altro mondo, e noi pure perchè non ci vadano scompagnati.»

Di fatto il loro dialogo venne interrotto dallo strepito che faceano il predicatore e la vecchia Mausa, le cui voci imitavano i suoni d'un contrabbasso e d'un cattivo violino insiem discordanti. Contenti sulle prime di disacerbarsi in sommesso colloquio commemorando le proprie disgrazie, si diedero indi a sfogare il loro sdegno inveendo contra i persecutori; le quali invettive, segrete in principio; col riscaldarsi della lor collera divennero pubbliche e violentissime.

»Tremate, tremate, ma tremate per una eternità o voi che andate sitibondi del nostro sangue!» esclamava con voce fragorosa al pari del tuono il reverendo Gabriele Kettledrumle.

»Possa la tromba del giudizio finale squillar ben tosto per essi!» aggiunse la vecchia Mausa in falsetto.

»La briglia è mollata! disse Cuddy. Sfido ora il diavolo a farli tacere.»

»Tremate…» continuava Kettledrumle; ma uno sgraziato impeto di tosse avendogli interrotta la parola, non fu lenta Mausa a riprenderne il filo.

»Non sono che una debole donna, ma i deboli divengono forti quando lor parla lo spirito del Signore. Sarò una Giuditta contra gli Oloferni, e una Sisara…5

»Zitta là, buona donna! zitta là! soggiunse il predicatore libero per allor dalla tosse. Non ispetta a voi levar la parola di bocca ad un servitor dell'Altissimo. Sollevo adunque la voce, e dico a voi, miserabili nemici del popolo di Dio, che prima del tramonto del sole imparerete, come sieno un nulla le forze di un Erode sanguinario, qual è Claverhouse, per resistere a coloro che rendono testimonianza alla verità

»Sì, sclamò Mausa, profittando dell'istante che riprendea fiato il ministro, voi siete strumenti di distruzione, fatti per essere gettati nel fuoco dopo che servirono a lustrare il pavimento del tempio; staffili serbati a flagellare chi preferisce le vie del cielo a quelle del mondo, e che debbono essere rotti dopo avere compiuto l'ufizio per cui vennero fabbricati.»

»Mi porti il diavolo, disse Cuddy, se mia madre non predica tanto bene, quanto il ministro!»

Lo strepito che faceano i cavalli sintantochè si marciò sopra l'erta impediva ai dragoni l'udire le puritane esclamazioni dei lor prigionieri; ma si trovavano giunti ad una prateria, allorchè Kettledrumle gridava: »Sì; alzerò la mia voce come il pellicano nel deserto.» E Mausa gli soggiugnea: »Ed io come il passero sotto i tetti delle case.»

»Oh! oh! sclamò il caporale che chiudea il retroguardo, contenete le vostre lingue, o le metterò sotto lucchetto.»

»No, che non tacerò, sclamò Kettledrumle. Non voglio obbedire ad un profano.»

»Non bado agli ordini d'un Filisteo, aggiunse Mausa, neanco se i suoi abiti bagnati nel nostro sangue fossero più rossi delle pietre che fabbricarono la torre di Babilonia.»

»Holliday! sclamò il caporale, hai tu sbarre per la bocca di costoro? Se no ci fanno assordire.»

E stavasi per mettere in atto la minacciata punizione, allorchè un uomo a cavallo venne correndo di gran galoppo ad annunziar qualche cosa a Bothwell che marciava avanti tenendosi a qualche distanza dal rimanente della brigata. Quel dragone portava ordini dal campo al sergente, che uditili appena, corse ai suoi prescrivendo loro di addoppiare il passo, e di marciare cautamente e in silenzio, perchè fra un istante si troverebbero alla presenza dell'inimico.

CAPITOLO XIV

 
»Lorde le mani nel fraterno sangue
»Abbiam, dite. E il volemmo? I nostri pianti,
»Le nostre preci voi sdegnaste i primi.
»Della disperazion cui ne traeste
»Figlio è il nostro furor. Barbari voi!
 
Butter.

I dragoni di Bothwell s'erano messi al galoppo, cosa che garbava poco al ministro e alla vecchia Mausa, i quali non avvezzi molto al cavalcare duravano fatica a tenersi in sella. Dall'atto che si partì dal castello di Tillietudlem, la brigata costeggiò quasi sempre un bosco, di cui già molti vani aveva trascorsi. Da questo allora si dilungava entrando in un paese montagnoso, frastagliato da valli, letto ne' tempi piovosi dei torrenti che scendevano dall'alto di quelle roccie. I tratti pantanosi che qua e là s'incontravano, e le macchie d'erica, sola vegetazione che ivi apparisse ad ogni istante rendevano impacciata a questa gente la via.

Fu in tal giacitura di luoghi che Morton scorse ad una distanza di mezzo miglio il reggimento di Claverhouse, che per mezzo ad un tortuoso ed intricato cammino cercava raggiugnere la vetta d'una di quelle principali montagne. Niuno impedimento ascondendo allora la vista dell'intero corpo di quell'esercito, si accorse Morton, come il numero di esso che sarebbesi detto ragguardevole sintantochè occupava molta linea di angusti sentieri, tutto raccolto in una aperta eminenza, offeriva allo sguardo una forza di lieve conto e pressochè dispregevole.

»Del certo, così fra se stesso la pensò Enrico, un pugno di uomini risoluti potrebbe agevolmente difendere, qualunque ella fosse, una gola di queste montagne contra l'impeto di truppa sì poco numerosa.»

E intanto ch'egli faceva tali considerazioni, i dragoni di Bothwell raggiugnevano il reggimento tenendo un cammino continuamente sì perverso, che spesso convenia lasciarlo per prendere sentieri di fianco il meglio che si potea. L'impaccio in cui trovavansi il reverendo Gabriele e la sua vecchia compagna divenia tanto maggiore, perchè i soldati messi a guardarli, non si prendendo pensiere dei rischi ai quali l'imperizia del cavalcare avventurava questi meschini, li costrignevano a seguirgli per traverso a paludi, a fossi, a torrenti a boscaglie ond'era interrotta ad ogni istante quella disastrosissima strada.

 

In quel momento il cavallo di Mausa era saltato sopra ad un muricciolo di terra, parte di cinta di un luogo chiuso dianzi ed abbandonato a que' tempi. Nello scotimento avutone perdè la cuffia, onde i suoi capelli grigi sventolavano a grado del vento.

Il cavallo di Kettledrumle trovandosi in mezzo ad una densa melma, vi si approfondava sino agli speroni, e negli sforzi ch'ei facea per ritrarsene, copriva di fetido e nero loto le vesti e il volto del suo cavaliere.

Tai picciole avventure della vecchia e dell'ecclesiastico per qualche tempo intertennero gratamente i lor condottieri; ma idee più serie ne interruppero i passatempi.

Il corpo del reggimento non era molto lontano alla sommità del monte, allorquando furon veduti tornare disordinatamente addietro alcuni uomini a cavallo mandati per fare scoperta, e gl'inseguivano dieci o dodici altri uomini parimente a cavallo, armati di carabine. Due di questi avendo osato d'innoltrarsi fino alla sommità del giogo, divenuto campo ai Reali, fecero fuoco, e ferirono due dragoni, ritirandosi indi con tal calma e intrepidezza che li mostrava non atterriti dalla forza mossa contro essi, e pieni di fiducia nel numero de' lor partigiani.

Claverhouse fece una momentanea pausa, dopo la quale ordinò all'antiguardo comandato da lord Evandale di raggiugnere l'altura, e al reggimento di marciare avanti in due linee, la seconda delle quali dovea sostenere la prima. I prigionieri stavano sempre al retroguardo, e giunti che furono a lor volta alla cima, Morton vide più chiaramente quai difficoltà si opponevano da superarsi al colonnello.

L'altura di monte, su di cui in allora il reggimento schieravasi, presentava un grande spianato, che dalla parte opposta a quella della salita terminava in dolce pendio ad una valle lontana un quarto di miglio, luogo per vero dire non isvantaggioso allo squadronare della cavalleria; ma la valle era divisa da un'ampia fossa d'acqua stagnante che ad entrambe le rive copriasi di macchie opportunissime a nascondere i cacciatori nemici. Confinava poi colla valle un'altra montagna simile presso a poco a quella ove campeggiava Claverhouse, ed alle cui falde vedeasi il corpo de' Puritani, pronto giusta quanto appariva, a contendere il passaggio della fossa ai Reali.

La infanteria de' primi era ordinata in tre linee; l'anteriore munita d'armi da fuoco d'ogni qualità, e portatasi assai vicino alla fossa da poter trarre sul reggimento se si avventurava a calare dalla montagna ove trovavasi. Le veniva dietro un corpo di picchieri apparecchiatisi a dare il buon saluto ai dragoni qualor tentassero forzare il vano della fossa. La terza linea formavano contadini armati di forche, di falci, di vanghe, e d'ogni sorte d'attrezzi rurali allor convertiti in istrumenti da guerra. A ciascun fianco vedeasi un corpo di cavalleria, padrone di un suolo arido e fermo, sì che potea far impeto sul nemico ogni qual volta questi avesse preferito un assalto di fronte. Comunque male armati e peggio vestiti gli uomini a cavallo, erano sostenuti in compenso dall'ardore per la causa che difendevano ed incoraggiati da quel cieco fanatismo che non conosce nè rischi nè ostacoli. Que' dessi, i quali aveano costretto a ritratta l'antiguardo del reggimento, raggiugnevano in quell'istante il lor corpo. Tutti gli altri si tenean fermi al proprio luogo, immobili siccome le punte delle rocce di cui abbondava quel campo.

Il numero de' Puritani non eccedeva i mille dugento uomini, nè v'era la metà di questi che fosse ben armata; e sommavano, tutto al più, a cento gli uomini a cavallo. Ciò nulla ostante piena fidanza animava i lor condottieri, nè dubitavano che la vantaggiosa situazione, la superiorità di numero, la disperazione del perdono dopo la mossa cui s'eran tratti, e soprattutto l'entusiasmo che li guidava non fossero per tener luogo d'armi, di munizioni e di disciplina militare, da quel campo affatto sbandita.

Le alture de' monti che sorgeano dietro al campo de' Puritani vedeansi coperte di donne e persin di fanciulli, che un zelo feroce, pari a quello di Mausa, avea condotti in que' luoghi disabitati per essere spettatori di una pugna da cui credeano dipendere la sorte loro, de' loro padri, o dei mariti o de' figli. Quelle donne, simili alle mogli degli antichi Germani, misero acute grida al vedere sulla sommità dell'opposto monte splendere l'armi del reggimento di Claverhouse, grida che accendendo di nuovo ardore i sommossi, ispirarono a questi la risoluzione di combattere, e sino all'ultimo sangue, per quanto aveano di più caro.

Non appena il reggimento di Claverhouse ebbe terminato di schierarsi sullo spianato della montagna, le trombe fecero udire lo squillo foriero della pugna, che rassembrava al segnale dell'angelo sterminatore; al quale squillo i Puritani corrisposero intonando salmi, i cui versetti venivano cantati a vicenda dalle donne e dai fanciulli postisi a campo dietro di loro.

Intanto che la discordante armonia di questi salmi veniva ripetuta da ogni eco delle campagne, Claverhouse esaminava con attenzione i siti, e l'ordine di battaglia divisato dai Puritani, ordine di battaglia da cui pareano fermi a non volersi rimovere.

»Egli è forza dire che fra questi malandrini si trovi più di un vecchio soldato, egli sclamò. Chi scelse un tal campo non è uno stupido certamente.»

»Sembra cosa indubitabile, soggiunse lord Evandale, che Bothwell sia nel novero di costoro. Si citano parimente Haxton di Bothillet, Pathon, Clélande ed alcune altre persone che han portato l'armi.»

»È quanto io pure pensava, disse Claverhouse. Al modo lor d'ordinarsi conchiusi subito aver essi per capi alcuni di quegli uomini che impararono la guerra in mezzo alle civili nostre discordie. Qui abbisogniamo così di coraggio come d'intrepidezza, Evandale.»

Così parlando inoltrossi verso un monticello coperto di musco, stato forse il sepolcro d'un capo antico di Celti, indi fece avvertire i suoi ufiziali d'assembrarsi attorno di lui.

Uniti che furono: »Signori, lor disse Claverhouse, non vi ho già convocati per instituire un consiglio di guerra; perchè non ho punta intenzione di caricar gli altri d'una guarentigia sopra quelle cose di cui mi fa mallevadore il mio grado. Bramo solamente che mi schiariscano i vostri avvisi, riserbandomi il diritto di seguire il mio proprio come è stile di tutti coloro che chiedono suggerimenti. Che ne dite voi, o Graham? Assaliremo noi questi sciagurati cantori di salmi? Voi siete il più giovine. Parlate pel primo.»

»Sintantochè avrò l'onore di portar lo stendardo del reggimento guardie, rispose Graham, esso non indietreggerà giammai dinanzi ai ribelli. Il mio parere è: Avanti! marche! in nome del re!»

»E voi, Allan che pensate? si volse il colonnello al maggiore. Parlate voi. Evandale è troppo modesto per proferire la propria opinione prima d'avere intesa la vostra.»

Era il maggiore un antico ufiziale di cavalleria, in cui senno ed esperienza abbondavano: »I ribelli, ei rispose, sono quattro contr'uno: circostanza che m'inquieterebbe ben poco se fossimo in campagna rasa; ma hanno per se il sito e il vantaggio d'un fortissimo campo, che non sembrano gran chè vogliosi d'abbandonare. Io penso adunque, salvo tutto il possibile rispetto al parere del preopinante Graham, che il miglior partito per noi sia porre il nostro quartier generale a Tillietudlem, e interrompere in questo mezzo tutte le comunicazioni fra le montagne e la pianura, poi mandar per rinforzi a lord Ross stanziato a Glascow con un reggimento di fanteria. In questa guisa o li costrigneremo a sloggiare dal campo che han preso, e avrem vantaggio in combatterli; o lo mantengono, e ci sarà più agevole lo snidiarneli se un rinforzo di fanteria seconderà le nostre fazioni intese a superare quella fossa che per vero dire mi sembra molto fangosa.»

»Eh via! tornò a parlare Graham, che cosa è mai un vantaggio di sito, se lo custodiscono truppe che perdono il tempo ad intonar cantici in compagnia di vecchie femmine?»

»Ma che non quindi si batteranno con minor valore; risoggiunse Allan. Voi li vedete fermi come un muro d'acciaio. Io conosco d'antica data questi furfanti.»

»Ho capito, riprese a dire Graham, le lor salmodie tornano in mente al maggiore gli antichi ribelli di Dumbar.»

5I leggitori comprenderanno, come essendo la idiota Mausa che parla, dee talvolta cadere in errori grossolani e confondere qualche nome storico d'un uomo con quel d'una donna. – N. del T.