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Ora e per sempre

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CAPITOLO DICIANNOVE

Il municipio di Sunset Harbor era un formale ma caratteristico edificio in mattoni rossi. C’erano bassi alberi sul cortile e un’insegna vintage in legno fuori con delle lettere d’oro goffrate. Mentre Emily si affrettava su per le scale, quasi lasciando cadere la cartella di documenti nella fretta, poteva quasi percepire gli antenati della città che la guardavano.

Passò di slancio tra le doppie porte e corse alla reception, dove una donna le sorrise cordialmente.

“Salve, sono in ritardo per l’assemblea,” disse Emily frugando tra le carte in cerca della lettera che la informava della stanza in cui si sarebbe tenuta la riunione. “Non ricordo in quale stanza è. Si tratta della proprietà di West Street.”

“Lei deve essere la signora del Bed and Breakfast,” disse la receptionist con un sorriso d’intesa. “Ecco la targhetta con il suo nome. L’assemblea è stata spostata nella sala principale per l’alto livello di interesse suscitato. Appena oltre le doppie porte alla sua destra.”

“Grazie,” disse Emily appendendo la targhetta al vestito e chiedendosi cosa volesse dire “alto livello di interesse”.

Si avvicinò alle doppie porte che la donna le aveva indicato e le aprì. Rimase frastornata nel vedere quanto piena di gente fosse. Un numero enorme di paesani era venuto per la discussione. Notò i Patel, Joe del ristorante, i Bradshaw e Karen del negozio di alimentari. Evidentemente il fatto che la sua proprietà fosse o meno un Bed and Breakfast importava a molte più persone di quante lei ne avesse previste.

Le si sollevò il cuore quando notò Daniel proprio davanti. Era venuto. Questa volta non l’aveva delusa. Le teste si voltarono mentre correva davanti verso il suo posto accanto a lui. Lui le strinse il ginocchio e le fece l’occhiolino.

“Ce l’hai fatta,” disse.

Proprio allora Emily vide Trevor Mann nella fila accanto che la scrutava con un sopracciglio alzato e un sogghigno. Gli ritornò l’espressione fredda stringendo gli occhi.

Per fortuna aveva perso solo i primi cinque minuti dell’assemblea. Il sindaco stava finendo di presentare le persone del comitato e l’ordine del giorno.

“Quindi,” disse, indicando Emily e Trevor, “Vi cedo il posto. I vostri argomenti, prego.”

Trevor non sprecò un secondo. Balzò in piedi e si voltò verso il pubblico.

“Vivo nella proprietà dietro questa casa,” cominciò. “E sono assolutamente contrario al fatto che se ne faccia di nuovo un Bed and Breakfast. Abbiamo già un Bed and Breakfast in città, non ce n’è bisogno di un altro in una tranquilla strada residenziale come West Street. Sarebbe un grandissimo disturbo per la mia vita.”

“Be’,” disse Emily, con una piccola voce, “per essere tassativi, lei non vive nella proprietà. È la sua seconda casa, no?”

“Per essere tassativi,” sibilò Trevor, “nemmeno la sua è casa sua.”

“Touché,” biascicò Emily sottovoce, realizzando che Trevor Mann non si sarebbe lasciato sfuggire nulla, certa che avrebbe giocato sporco se ne avesse avuto bisogno.

Si restrinse sulla sedia, sopraffatta dalla situazione, ad ascoltarlo snocciolare statistiche sull’inquinamento acustico e sull’aumento dei rifiuti, sul mestiere turistico e sulla gente del posto che sarebbe stata allontanata dall’area a causa proprio di “questo tipo di cose.” Emily cercava sempre di parlare ma Trevor non gliene dava la possibilità. Cominciò a sentirsi un pesce, che non faceva che aprire e chiudere la bocca.

“Alla fin fine,” disse Trevor Mann, “qui abbiamo a che fare con una donna senza esperienza che non conosce nulla sulla gestione di un’attività. Per quanto mi riguarda non voglio che la terra dietro a casa mia venga usata per il suo vanitoso progettino.”

Si sedette trionfante, aspettandosi di sentire un applauso o dei suoni di apprezzamento. Invece si scontrò con un silenzio assordante.

“Ha intenzione di lasciare che la poverina parli, adesso?” disse la dottoressa Patel.

Un coro di “Hai ragione” si alzò dal pubblico. Fece felice Emily sapere che la gente della città stava dalla sua parte. Per la prima volta, sentì di aver dei veri amici qui, qualcosa di cui avrebbe avuto bisogno durante il litigio con Amy. Pensare ad Amy le fece venire le farfalle nello stomaco.

Si alzò in piedi, sapendo che ogni occhio della stanza era su di lei. Si schiarì la gola e cominciò.

“Innanzitutto, dovete tutti sapere quanto sono commossa nel sapere che siete venuti. Credo di non sbagliarmi se dico che non ero molto popolare appena arrivata qui. Ero guardinga e scettica. Ma questa città non mi ha dimostrato altro che amore, calore, generosità e amicizia. Grazie a voi, ho imparato ad amare questo posto, e ad amare tutti voi. Mi sento come quando venivo qui da bambina. Siete stati dei genitori per me, dei mentori, mi avete mostrato come diventare una donna. Non mi interessa diventare ricca. Voglio solo la possibilità di poter vivere in questa città, e di trovare un modo di mantenermi facendolo. Voglio la possibilità di sistemare la casa di mio padre, che per lui significava più di qualsiasi cosa al mondo. Non sono ancora pronta a lasciarla. E in più voglio la possibilità di restituire tutto alla comunità.”

Emily notò tutti i sorrisi incoraggianti nella stanza. Alcune persone addirittura si tamponavano gli occhi con i fazzoletti. Continuò a parlare.

“La casa di West Street apparteneva a mio padre. La maggior parte di voi lo conosceva. Io credo, dalle affezionate storie che mi avete raccontato, che fosse un membro caro alla comunità.” L’emozione minacciò di soffocarla. “Mio padre mi manca. Credo che manchi anche a voi. Restaurare casa sua è un modo per onorarlo. Trasformarla in un Bed and Breakfast è un modo per onorare la città che adorava. Tutto quello che chiedo è che mi sia data la possibilità di rendere orgoglioso lui, e voi.”

Tutto in una volta, la stanza esplose in un applauso. Emily si sentì piena di gioia per le persone che le erano accanto, per l’amore e la cura che le mostravano da quando aveva permesso loro di avvicinarsi a lei.

Prima che l’applauso avesse anche solo la possibilità di finire, Trevor Mann era di nuovo in piedi.

“Commovente davvero, signorina Mitchell,” disse. “E per quanto sia delizioso che lei voglia restituire tutto alla comunità, devo evidenziare ancora una volta quanto lei sia esageratamente non qualificata per ristrutturare una proprietà di quelle dimensioni, figurarsi gestire con successo un Bed and Breakfast.”

Ecco. La battaglia cominciava. Ed Emily era pronta.

“Contrariamente alle opinioni del signor Mann,” disse, “Non sono priva di esperienza. Ho lavorato alla proprietà per mesi e durante quel periodo l’ho completamente rivoltata.”

“Ah!” urlò il signor Mann. “La signorina ha fatto esplodere il tostapane proprio ieri!”

Emily ignorò i suoi tentativi di buttarla giù. “Ho anche ottenuto tutti i permessi necessari per i lavori che sono stati fatti, e i progetti per quelli che dovranno essere fatti per convertire la proprietà da una casa a un’attività.”

“Oh davvero?” Trevor sogghignò. “Mi sta dicendo che ha avuto i permessi per l’impianto idraulico e quello elettrico? Da degli esercenti autorizzati?”

“Sì, li ho ottenuti,” disse, tirando fuori i moduli che Cynthia le aveva dato.

“Be’, e il modulo HHE-200 per le acque di scarico?” disse Trevor, sempre più frustrato. “Quello l’ha compilato?”

Emily estrasse dalla cartella altri documenti di Cynthia. “Tre copie, come richiesto.”

Il viso di Trevor cominciava a diventare rosso. “E quel granaio danneggiato durante la tempesta? Non può lasciarlo così, è un pericolo. Ma se lo sistema, dovrà ottemperare all’ordinanza locale per l’uso del territorio.”

“Ne sono a conoscenza,” rispose Emily. “Questi sono i disegni di costruzione per gli edifici danneggiati. E prima che lo chieda, sì, ottemperano alle norme internazionali di fabbricazione del 2009. E,” continuò, alzando la voce per impedire a Trevor di interromperla, “Li ho fatti timbrare con il sigillo dell’ufficio dell’architetto di stato del Maine.”

Trevor la guardò furioso.

“Tutto questo è irrilevante,” scoppiò all’improvviso, ormai incapace di contenere la sua frustrazione. “Si sta dimenticando dell’elefante nella cristalleria. Questa casa è stata giudicata inabitabile anni fa. E la signorina non ha pagato le tasse passate. Vive qui illegalmente, e tecnicamente questa casa non è neanche più sua.”

La stanza si fece silenziosa mentre tutti gli occhi si rivolgevano al sindaco.

Il cuore di Emily le martellava in gola; questo era il momento della verità.

Alla fine, il sindaco si alzò e affrontò tutti. Cercava di nascondere un sorrisetto, ma fallendo miseramente.

“Credo che abbiamo tutti sentito abbastanza, non è vero?” disse. “La casa è stata dichiarata inabitabile perché è rimasta vuota per molti anni. Ma l’abbiamo vista tutti, e ora è molto più che abitabile… è meravigliosa.”

La folla lasciò andare un leggero urrà.

“E per quanto riguarda le tasse passate,” continuò, “Emily può pagarle col tempo. So che la nostra città preferirebbe avere un cittadino che finisca di pagarle, anche se in ritardo, piuttosto che non riscuoterne alcuna. Inoltre, le nuove tasse e il nuovo commercio che un Bed and Breakfast genererebbe sarebbero di molto maggiore beneficio alla città a lungo andare.”

Si voltò verso Emily e sorrise apertamente.

“Sono pronto ad accordare a Emily il permesso per convertire la casa in un Bed and Breakfast.”

Si sollevarono delle acclamazioni dal pubblico. A Emily mancò il fiato, a stento in grado di credere a cosa era appena accaduto. Trevor Mann tornò a sedersi al suo posto, in un silenzio sconvolto.

 

Le persone andarono verso Emily, le strinsero la mano, le baciarono la guancia, le diedero buffetti sulle spalle. Emily si mordeva il labbro inferiore, sopraffatta dall’emozione. Birk e suo figlio Jason, il pompiere che Emily aveva conosciuto, vennero a congratularsi. Raj Patel le ricordò dei polli che stava cercando di dare via.

“Se le serve aiuto con l’elettricità o le tubature, sono impaziente di salire a bordo,” le disse un uomo allungandole il suo biglietto da visita.

“Barry,” disse lei, leggendo il nome. “Grazie. La contatterò.”

Karen disse che se avesse utilizzato il suo negozio per tutte le sue spese le avrebbe fatto un accordo all’ingrosso. Emily era sopraffatta dalla generosità e dall’incoraggiamento di tutti.

“Quando apri il tuo Bed and Breakfast, mi ospiterai lì in quanto artista locale, vero?” disse Serena dando all’amica un grosso abbraccio.

Emily rispose con una risata.

Daniel attraversò la folla, poi con un rapido movimento la prese tra le braccia e se la tenne vicina. “Sono così orgoglioso di te.”

“Non riesco a crederci!” urlò Emily, lasciando cadere la testa indietro e ridendo mentre lui le faceva fare una piroetta. “Abbiamo avuto il permesso! Scommetto che non avevi pensato che sarei andata così lontano la prima volta che mi hai vista.”

Daniel scosse la testa. “A essere onesti, pensavo che avresti fatto qualcosa di ridicolo come lasciare acceso per sbaglio il gas e far saltare la casa. Ti ho aiutata solo per interesse personale,” aggiunse, scherzando.

“Ah, è così?” disse Emily inclinandosi verso di lui e dandogli un bacio dolce sulle labbra.

Daniel rispose al bacio con tenerezza. Emily respirò il suo profumo, pensando a quanto imprevedibile potesse davvero essere la vita. Non molto tempo prima stava baciando Ben, pensando che l’avrebbe sposato. Che stupida che era stata. Quanto diversi erano i baci di Daniel.

Quando lui la rimise giù, Emily lo guardò e gli prese la mano. Le parole di Amy le rimbombavano in testa, su quanto fosse in realtà difficile avviare un’attività. Che la maggior parte della gente falliva nel primo anno. “Adesso comincia la roba seria,” disse a Daniel. “Il progetto. L’investimento finanziario. È un grossissimo rischio.”

Daniel annuì. “Lo so. Ma perché prima non festeggiamo? Per goderci il momento.”

“Hai ragione,” disse, sorridendo. “Questa è una vittoria. Dovremmo festeggiare. Ma farai meglio a non bere troppo. Devi alzarti presto la mattina.”

Daniel si accigliò, confuso. “Sì? E perché?”

Emily gli diede un’occhiata. “Lo so dove sei sparito,” disse. “Il porticciolo.”

“Ah, quello,” disse Daniel, facendosi improvvisamente goffo. “E quindi?”

“Mi sono arrangiata con qualcuno per farti consegnare un nuovo motore per la barca.”

Gli occhi di Daniel si spalancarono dalla sorpresa. “Davvero? Ma non hai soldi!”

Sorrise. “Neanche tu quando mi hai comprato il tostapane ma l’hai fatto comunque, solo per tirarmi su quando le cose andavano male. Quindi ho voluto far qualcosa per te, per ringraziarti.”

Daniel sembrava elettrizzato, ed Emily seppe che il piccolo sacrificio finanziario era valso anche solo per l’espressione sul suo viso.

“Ottimo, questo vale il bar di Gordon!” disse Daniel.

Emily alzò un sopracciglio. “Davvero? Vuoi uscire in città? E tutti i ficcanaso e le loro chiacchiere?”

Daniel si limitò ad alzare le spalle. “Non mi interessano più. Tu sei la cosa importante per me.” Le diede un bacio sulla sommità della testa.

Emily gli cinse la vita con le braccia.

Mentre si voltavano per andarsene, Emily notò qualcuno in piedi sulla porta che li guardava. Era Amy. Emily si fermò e si preparò. Ma invece di iniziare un confronto, Amy fece vedere a Emily i pollici alzati. Poi le mandò un bacio e se ne andò.

“Chi era?” chiese Daniel.

Emily sorrise a se stessa. “Qualcuno del mio passato.”

CAPITOLO VENTI

La casa era viva di gente che sfrecciava su e giù. C’era molto lavoro da fare adesso che il permesso era stato concesso, ed era cominciato subito. Così tante persone erano venute a offrire i loro servizi a Emily – intonacare, smerigliare, perfino pulire le finestre – in cambio di pubblicità per la loro azienda, e lei era più che disposta ad accettare le loro generose offerte. Era strano avere così tanta gente che girovagava per casa dopo i mesi in c’erano stati solo lei e Daniel. Ma Emily sapeva che avrebbe dovuto abituarcisi; aveva firmato per intrusioni quotidiane, quando aveva deciso di portare avanti l’idea del Bed and Breakfast.

Supervisionò la consegna della scrivania che Rico le aveva regalato. Era bellissima nel foyer. Poi Barry l’elettricista lavorò per installare il nuovo registratore di cassa che vi avrebbe sistemato sopra. Poi arrivò Raj con il suo furgone bianco.

“Consegna dei cesti floreali!” disse sorridendo.

“Fantastico,” rispose Emily.

Non molto dopo che Raj era sceso dal furgone ne arrivò un altro.

“Abbiamo un tappeto, un tappeto guida per il corridoio per la signorina Emily Mitchell,” disse l’uomo delle consegne, abbassando gli occhi sul suo blocco. “Dove lo vuole?”

“Da questa parte,” rispose Emily guidandolo in casa.

Daniel era in cucina a preparare il caffè per tutti; lo sentiva chiacchierare con i cani dalla cucina. Emily era riuscita a trovare delle case per tutti i cuccioli tranne che per il più piccolo, Rain, e per la madre, Mogsy. Cynthia ne avrebbe preso uno per suo figlio Jeremy, Raj aveva deciso di darle i cesti floreali gratis in cambio di Thunder, il più vivace dei cuccioli, Jason il pompiere ne avrebbe preso uno come regalo per la sua figlia appena nata, e l’ultimo l’aveva chiesto Joe del ristorante. Rese Emily felice sapere che il paese la stava aiutando ancora una volta, e sapeva che tutti i cuccioli avrebbero amato le loro nuove case.

Emily accompagnò l’uomo delle consegne su per le scale fino al pianerottolo. “Qui,” disse.

Lo guardò mentre srotolava il nuovo tappeto color panna. Era bellissimo nella hall, si accordava perfettamente al grigio, al blu e al bianco del luogo.

La casa si stava ben trasformando in un appropriato Bed and Breakfast ed Emily cominciò a permettersi di sentirsi elettrizzata per come tutto stava andando per il meglio. Nonostante fosse comunque nervosa, sembrava più nervosismo per l’aspettativa che non per la paura. Era come se tutta la sua vita l’avesse portata a questo momento, dove finalmente doveva essere.

Emily ringraziò l’uomo e lui se ne andò. Non appena fu andato, camminò sul nuovo e morbido tappeto, provandolo come un bambino prova un nuovo giocattolo. Si sentiva emozionata, elettrizzata per il futuro. Ma poi si ricordò che c’era un’importantissima stanza dove doveva ancora completare i lavori di restauro, quella che in effetti era la più importante. L’aveva evitata fino ad ora, ma improvvisamente si sentì capace di entrarvi, di fare ciò che si doveva.

Percorse per tuta la sua lunghezza il nuovo tappeto, superò la miriade di stanze che un giorno sarebbero diventate parte del Bed and Breakfast ma che per ora erano vuote, poi si fermò quando raggiunse la porta chiusa della stanza che una volta era appartenuta a lei e a Charlotte. Emily posò le mani sul legno e fece un respiro profondo. Esitò un attimo, chiedendosi se avesse preso la decisione giusta, dopotutto. Questa era la stanza che più facilmente avrebbe lasciato la gente a bocca aperta, con il mezzanino e le finestre che andavano dal pavimento al soffitto con la sconcertante vista dell’oceano. In più, era la parte più tranquilla della casa. Dal punto di vista degli affari era logico trasformarla nella camera per gli ospiti. Ma ciò significava che Emily non poteva proprio più aspettare a liberarla. Il successo dell’attività dipendeva dalla ristrutturazione di quella stanza.

Preparandosi, Emily aprì la porta ed entrò. Si prese tempo, lasciando che tutto la investisse, che i ricordi che conteneva le permeassero nella pelle. Poi sedette sul pavimento e con attenzione imballò tutti i libri per bambini, i giocattoli e i vestiti con una dolorosa stretta al cuore. Mentre lavorava, sapeva di aver preso la decisione giusta. Anche se chiudere in scatoloni la sua infanzia le faceva male, ignorare cosa c’era dietro quella porta l’aveva fatta soffrire alla stessa maniera, più di quanto si fosse accorta. Forse adesso sarebbe stata in grado di lasciarsi quella parte della sua vita alle spalle e di andare avanti.

A mezzogiorno la casa si chetò, quando gli operai se ne andarono per pranzo. Emily si alzò in piedi e si guardò intorno, con l’ultimo oggetto della stanza ora era inscatolato e sistemato nel posto speciale della mansarda, la stanza era spoglia e vuota. Il giorno dopo sarebbe cominciato il lavoro di ristrutturazione. La carta da parati rosa sarebbe stata rimossa e la stanza sarebbe stata dipinta di bianco. Il legno del mezzanino doveva essere dipinto di bianco anche quello. Emily aveva già comprato le lenzuola e il mobilio in stile shabby chic per la stanza, quindi bastava solo portare tutto lì e sistemarlo.

Emily affondò nel letto e fissò la bellissima vista del mare e il fantastico cielo senza nuvole, soddisfatta di sapere di aver preso davvero la decisione giusta. Per una volta aveva messo il futuro davanti al passato, aveva guardato avanti invece di lasciarsi trascinare indietro. Scegliendo proprio questa stanza per il Bed and Breakfast, Emily si sentiva come se si stesse dando il permesso di muovere il prossimo passo nella sua vita, di poter finalmente lasciar andare il passato e il senso di colpa malriposto che provava dalla morte di sua sorella.

Raccolse l’ultima scatola e andò a portarla in mansarda. Raggiungendo la porta, sentì un colpo e si voltò per vedere che un quadro era caduto dal muro; doveva aver dimenticato di toglierlo. Andò a raccoglierlo dal pavimento e lo mise in cima alla scatola. Facendo così realizzò che si trattava di una foto di lei e Charlotte, con addosso gli impermeabili, che sorridevano a trentadue denti. In quel momento Emily si sentì sicura che fosse un segno da parte di sua sorella, che le stava dando il permesso di andare avanti con la sua vita.

Proprio allora, Emily sentì qualcuno bussare al portone principale. Posò l’ultima scatola sul pavimento e scese di sotto. Quando aprì la porta, vide che il cortile era fradicio di sole. Il sole di mezzogiorno era alto nel cielo, batteva sui magnifici terreni della casa, illuminando i vibranti colori dei fiori che Raj aveva piantato, e i cestini floreali che con i primi facevano pendant.

C’era un uomo dell’UPS sulla soglia. “Emily Mitchell?”

“Sì, sono io,” disse, prendendo la penna per firmare il pacco, con l’agitazione che la attraversava essendosi resa conto di cosa fosse arrivato.

“Cos’è?” le chiese Daniel, arrivando nell’ingresso dietro di lei.

Emily ringraziò l’uomo dell’UPS e lui se ne andò. Poi si voltò verso Daniel. “È l’insegna.”

“Già arrivata?” esclamò Daniel. “Che nome hai scelto?”

Aveva lavorato in segreto per trovare un nome, non volendo che nessun altro la influenzasse sulla sua decisione. La gente aveva continuato a offrirle suggerimenti ma lei sapeva che il nome doveva significare qualcosa per lei, doveva venire da lei e lei sola.

“Non sbirciare,” disse lei strappando l’imballaggio ed esaminando l’insegna. Era bellissima, una miscela di gusto e rustico che sarebbe stata un completamento perfetto per la casa.

Con l’aiuto di Daniel, issarono l’insegna al suo posto. Un brivido di esaltazione la scosse quando fece un passo indietro per guardare la lucente insegna appesa fiera sopra alla porta.

“La Locanda di Sunset Harbor,” disse Daniel leggendo l’insegna.

“Che ne pensi?” rispose Emily.

“La adoro,” disse Daniel, attirandola a sé.

Proprio allora, Emily sentì il rumore del ghiaino che scricchiolava sotto le gomme di una macchina. Lei e Daniel si voltarono e videro un’auto sconosciuta che risaliva il vialetto. Si fermò davanti alla casa, poi ne uscì un uomo, trascinando una valigia.

“’Giorno,” disse. “La signora del negozio di alimentari mi ha raccomandato il suo Bed and Breakfast. Ha una camera libera?”

Il cuore di Emily saltò dalla gioia. Guardò rapida Daniel e gli fece un largo sorriso, prima di rivolgersi di nuovo all’uomo e, con la sua voce più professionale, rispondere:

 

“Penso che potremmo trovarle qualcosa.”