Za darmo

Il giuoco delle parti

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Silia (disillusa) Come?

Leone (subito) Dico se mai, sta’ tranquilla!

A Guido:

Ma non può essere una scusa per la tua prudenza, ché anzi, via… se erano ubriachi, potevi benissimo esser meno prudente.

Silia E già! Verissimo… Con degli ubriachi… un signore che si trovi a visita… Non era ancora mezzanotte!

Guido (insorgendo) No, Come? Se voi…

Leone (precipitosamente, rivolto a Silia) No, no, no, no, scusa! Ha fatto bene, l’hai detto tu stessa! Come anche tu hai fatto bene a pensare a me. Avete fatto benissimo tutt’e due!

Guido (tra due fuochi) Ma no… ma io…

Leone Lascia fare! Son così contento io ch’ella abbia visto per la prima volta un pernio: quello che mi tiene infisso nella mia parte assegnata, di marito! Figùrati se voglio romperglielo! Cara, sì, sì, tuo marito, e tu sei la moglie, e lui… e lui naturalmente sarà il padrino!

Guido (scattando) Ah no, sai! Te lo puoi scordare!

Leone Perché no, scusa?

Guido Perché io non accetto!

Leone Non accetti?

Guido No!

Leone Ma tu devi per forza accettare.

Guido Ti dico di scordartelo! Io non accetto.

Silia (mordace) Sarà per la stessa prudenza…

Guido (esasperato) Ma, signora!

Leone (conciliante) Scusate… scusate, amici miei… Ragioniamo.

A Guido:

Guarda: puoi negare che tu presti a tutti in città i tuoi uffici cavallereschi? Ricorrono a te, tutti! Non passa un mese, perdio, che non hai per le mani un duello, padrino di professione! Sarebbe da ridere, via! Che direbbe la gente che ti sa tanto amico mio e così pratico di queste cose, se io, proprio io, mi rivolgessi ad altri?

Guido Puoi pure rivolgerti ad altri, perché io non accetto!

Leone (guardandolo fermamente negli occhi) In questo caso me ne dovresti dire la ragione. E non puoi!

Cambiando tono:

Dico… non puoi averne, via, né davanti a me, né davanti agli altri.

Guido Ma come non ne ho, scusa? se per me qui non c’è luogo a duello?

Leone Questo non devi dirlo tu!

Silia Io ho costretto quel signore a lasciarmi il suo biglietto da visita; ho gridato avanti a tutti…

Leone Ah, è accorsa gente?

Silia Sì, alle mie grida! E hanno detto tutti ch’era bene dar loro una solenne lezione!

Leone E dunque, vedi? Scandalo pubblico!

A Silia:

Tu hai ragione!

Di nuovo a Guido:

Via, via, inutile discutere, caro!

Guido (cambiando, per ingrazionirsi Silia di nuovo) Oh, per me, alla fine, se credi, ti porto pure al macello!

Silia (con scatto, cominciando a pentirsi, vedendosi lasciata sola) Oh, via! Non esageriamo adesso!

Guido Al macello, al macello, signora! Lui lo vuole: lo porterò al macello!

Leone No… veramente, ecco, io non c’entro, lo state volendo voi…

Silia Ma non ci sarà mica bisogno di fare un duello all’ultimo sangue!

Guido Ah no, scusate, signora: qui sta tra due: farlo o non farlo. Se si fa, dev’essere per forza gravissimo!

Leone Senza dubbio, senza dubbio!

Silia Perché?

Guido Ma perché se vado a portar la sfida, per questo solo fatto, vuol dire che non li considero come ubriachi —

Leone – giustissimo —

Guido – e l’insulto fatto a voi assume un’estrema gravità! —

Leone – perfettamente!

Silia Ma sta a voi mitigare…

Guido Non posso! Come potrei?

Leone Hai ragione!

A Silia:

Non può!

Guido Anche perché se il Miglioriti si vede negata ogni considerazione dello stato in cui si trovava, delle scuse che ha chiesto per lo sbaglio —

Leone —ma sicuro, sì! —

Guido – per ripicco, tu capisci? —

Leone – naturalissimo! —

Guido – vorrà le condizioni più gravi!

Leone Gli parrà una provocazione… Spadaccino!

Guido Pensaci bene, oh! Una delle nostre migliori lame, te l’ho detto. E tu, una spada, non sai neppure com’è fatta!

Leone Ah no, davvero! Ma ci penserai tu! Che vuoi che m’impicci io di codeste cose?

Guido Come ci penserò io?

Leone Io non ci penso di certo!

Guido Ma tu intendi la mia responsabilità?

Leone Tutta… gravissima… lo so! Ti compiango! Ma tu devi far la tua parte, com’io la mia. Il giuoco è questo. L’ha capito finanche lei! Ciascuno la sua, fino all’ultimo; e stai pur sicuro che dal mio pernio io non mi muovo, avvenga che può. Mi vedo e vi vedo giocare, e mi diverto. Basta.

Il campanello suona di nuovo alla porta. Filippo attraversa la scena, torbido, quasi furente, per andare ad aprire.

Leone (seguitando) Quel che mi preme soltanto è di far presto. Vai, vai. Pensa tu a tutto… Oh, c’è bisogno di denari?

Guido No, che denari, adesso!

Leone Perché m’hanno detto che ce ne vogliono molti.

Guido Va bene; poi… poi…

Leone Faremo i conti poi.

Guido Ti va Barelli per testimonio?

Leone Ma sì, Barelli, o un altro…

Scena quarta

Detti, dottor Spiga.

Leone (vedendo entrare il dottor Spiga) Vieni, vieni avanti, Spiga.

Guido che s’è avvicinato, pallido, convulso, a Silia:

Oh, a proposito… guarda, Guido, abbiamo qua anche il dottore.

Guido Ah, buon giorno, dottore.

Leone Se tu gli hai fiducia…

Guido Ma veramente…

Leone È bravo, sai? Chirurgo esimio. Per non scomodarlo troppo però, sto pensando,

voltandosi verso Guido che parla con Silia:

oh, stammi a sentire! Noi siamo qua come due romiti nel deserto. Qua sotto ci sono gli orti. Si potrebbe far qua, presto presto, domattina.

Guido Si, va bene, lasciami fare, lasciami fare adesso; non mi frastornare!

Saluta Silia.

Caro dottore…

A Leone

A presto. O piuttosto, aspetta. Avrò tanto da fare: ti manderò Barelli. Io verrò stasera. A rivederci.

Via per la comune.

Scena quinta

Detti, meno Venanzi.

Spiga Di grazia, di che si tratta?

Leone Vieni, vieni… Ti presento prima alla mia signora…

Spiga Oh… ma come?

Leone (a Silia) Il dottor Spiga, mio amico, coinquilino e imperterrito contraddittore!

Spiga Fortunatissimo, signora… Si tratta, dunque…

Sottintende: “d’una riconciliazione?”

Ah, ma mi congratulo lo stesso, benché forse per me ne dipenderà la perdita d’una cara compagnia, a cui mi ero assuefatto.

Leone Ma no, che hai capito?

Spiga Che ti riconcilii con tua moglie.

Leone Ma no, caro! Noi non siamo mica separati. Viviamo in perfetto accordo, divisi. Non c’è bisogno di riconciliazione.

Spiga Ah… ma… allora, scusa… Già! per questo dicevo, che c’entrava con la riconciliazione la mia chirurgia?

A questo punto si fa avanti Filippo, detto Socrate, che non riesce più a contenere la furiosa indignazione contro il padrone.

Filippo C’entra benissimo, signor dottore! E la sua chirurgia è niente! Tutte le cose più assurde, tutte le cose più pazze possono entrare qua! Ah, ma io me ne vado! me ne vado! io vi pianto!

S’avvia con gesti furiosi verso la cucina.

Leone (a Spiga) Vai, vai; cerca di placarmelo! Bergson, Bergson, caro mio! Effetto disastroso!

Spiga (ride, poi spinto da Leone verso l’uscio a sinistra, si volta) Con permesso, signora.

Impuntandosi:

Ma scusa, non vedo ancora come c’entri la mia chirurgia.

Leone Vai, vai: te lo spiegherà lui.

Spiga Uhm!

Esce.

Scena sesta

Leone, Silia.

Leone (va dietro la seggiola su cui Silia sta seduta, assorta; si china a guardarla e le dice con dolcezza) Ebbene? sei rimasta lì… Non dici più nulla?

Silia (stenta a parlare) Non… non m’immaginavo che… che tu… —

Leone – che io —?

Silia – dovessi dire di sì.

Leone Tu sai bene che io ti ho detto sempre di sì.

Silia (scattando in piedi, convulsa, in preda ai più scomposti sentimenti, d’irritazione per questa placida, esasperante arrendevolezza del marito, di rimorso per ciò che ha fatto, di dispetto per l’amante che ha prima voluto sottrarsi a ogni responsabilità, e poi, credendo d’assecondar lei, per non perderla, ha passato ogni misura) Non posso soffrirlo! non posso soffrirlo!

È quasi per piangere.

Leone (fingendo di non comprendere) Come? ch’io ti abbia detto di sì?

Silia Anche! Ma tutto… tutto questo…

allude a Venanzi,

per colpa tua, se ne debba profìttare.

Leone Per colpa mia?

Silia Ma sì! ma sì! per colpa tua, di codesta tua imperdonabile, inqualificabile indifferenza!

Leone (la guarda) Parli di… questa d’ora… o in generale… verso te?

Silia Di tutta! sì, sempre! Ma di questa d’ora, specialmente!

Leone Ti pare che se ne sia approfittato?

Silia E non hai visto all’ultimo? Pareva che non volesse affatto saperne; e poi, vedendoti così remissivo, chi sa che condizioni sarà andato a fare!

Leone Forse sei un po’ ingiusta verso di lui.

 

Silia Ma se gli ho detto che cercasse di mitigare, di non esagerare adesso…

Leone Già, ma prima lo avevi spinto.

Silia Perché negava.

Leone È vero. Già. Gli pareva che non ne avessi ragione.

Silia E tu?

Leone Io, che cosa?

Silia Che credi tu?

Leone E come, non hai visto? Ho detto di sì.

Silia Ma forse tu credi che io abbia a mia volta esagerato.

Leone Tu hai detto a lui, e mi pare che abbia detto bene, che è questione di suscettibilità.

Silia Forse avrò un po’ esagerato, ma per causa sua!

Leone Eh già; perché negava.

Silia E appunto per questo nella mia esagerazione non doveva poi trovare il pretesto, mi pare, per esagerare anche lui!

Leone Ma! L’hai un po’ punto… Anche per lui, questione di suscettibilità. Avete esagerato un poco tutti e due, ecco.

Silia (dopo una pausa lo guarda, stupita) E tu, indifferente?

Leone Permetterai ch’io mi difenda come so e posso.

Silia Credi che codesta indifferenza ti possa giovare?

Leone Eh! altro!

Silia Se è un così bravo spadaccino!

Leone Per lui, per il signor Guido Venanzi! Per me che vuoi che sia?

Silia Se non sai neppure tenere in mano una spada.

Leone Non mi serve. Mi basterà, stai sicura, questa indifferenza, per aver coraggio, non già davanti a un uomo, che è nulla; ma davanti a tutti e sempre. Vivo in tal clima, cara, che posso non curarmi di niente; della morte come della vita. figurati poi del ridicolo degli uomini e dei loro meschini giudizii. Non temere. Ho capito il giuoco.

Scena settima

Detti, il dottor Spiga e la voce di Socrate.

Dall’interno della cucina, a questo punto prorompe

La voce di Socrate Ma andateci nudo!

Spiga (venendo fuori dall’uscio a sinistra) Ma che nudo! Costui è un energumeno! Scusate… scusi tanto, signora…

Leone (ridendo) Che cos’è?

Spiga Ma come? Un duello, davvero? Tu?

Leone Non ti sembra verosimile?

Spiga (guarda, impacciato, Silia) Ma… no, dico… scusi, signora… È che io… non so che diavolo m’ha detto quello li… Tu hai mandato a sfidare?

Leone Sì, sì.

Spiga Perché hai riconosciuto —

Leone – che toccava a me, senza dubbio. Hanno insultato mia moglie.

Spiga Ah, scusi, signora… Non voglio intromettermi…

A Leone.

Ma è che io, capisci? io… io non ho mai assistito a un duello….

Leone Oh, neanche io. Siamo pari. Vuol dire che assisterai a una cosa nuova.

Spiga Già, ma… dico per… per le formalità, capisci? Come… come dovrei vestirmi, per esempio?

Leone (ridendo) Ah, ora capisco! Lo domandavi a Socrate?

Spiga M’ha detto nudo. Non vorrei far cattiva figura…

Leone Povero amico mio! Ma non lo so neanche io come si vestano i medici che assistono ai duelli. Lo domanderemo a Venanzi, non temere.

Spiga E… debbo portare i ferri, è vero?

Rientra in iscena Filippo.

Leone Certo.

Spiga È a… a condizioni gravi, mi ha detto.

Leone Pare.

Spiga Spada?

Leone Pare.

Spiga Basterà portar la borsetta?

Leone Senti: si farà qua sotto, dove sono gli orti. Ti sarà facile portare tutto ciò che ti occorrerà.

Spiga Ah! bene! Ah, benone! Se si fa qua sotto…

Si sente sonare il campanello alla porta. Filippo va ad aprire.

Silia Sarà lui? Possibile, così presto?

Spiga Lui, Venanzi? Ah bravo… Cosi domanderò…

Filippo riattraversa in senso inverso la scena per rientrare in cucina.

Leone (a Filippo) Chi era?

Filippo (forte, asciutto, sgarbato) Non lo so! Un signore con le sciabole. Eccolo!

Rientra in cucina.