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Enrico IV

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Atto Secondo

Altra sala della villa, contigua a quella del trono, addobbata di mobili antichi e austeri. A destra, a circa due palmi dal suolo, è come un coretto, cinto da una ringhiera di legno a pilastrini, interrotta lateralmente e sul davanti, ove sono i due gradini d’accesso. Su questo coretto sarà una tavola e cinque seggioloni di stile, uno a capo e due per lato. La comune in fondo. A sinistra due finestre che danno sul giardino. A destra un uscio che dà nella sala del trono. Nel pomeriggio avanzato dello stesso giorno.

Sono in scena Donna Matilde, il Dottore e Tito Belcredi. Seguitano una conversazione; ma Donna Matilde si tiene appartata, fosca, evidentemente infastidita da ciò che dicono gli altri due, a cui tuttavia non può fare a meno di prestare orecchio, perché nello stato d’irrequietezza in cui si trova, ogni cosa la interessa suo malgrado, impedendole di concentrarsi a maturare un proposito più forte di lei, che le balena e la tenta. Le parole che ode degli altri due attraggono la sua attenzione, perché istintivamente sente come il bisogno d’esser trattenuta in quel momento.

Belcredi Sarà, sarà come lei dice, caro dottore, ma questa è la mia impressione.

Dottore Non dico di no; ma creda che è soltanto… così, un’impressione.

Belcredi Scusi: però l’ha perfino detto, e chiaramente!

Voltandosi alla Marchesa: Non è vero, Marchesa?

D. Matilde (frastornata, voltandosi). Che ha detto? Poi, non consentendo. Ah sì…Ma non per la ragione che voi credete.

Dottore Intendeva dei nostri abiti soprammessi: il suo manto indica la Marchesa le nostre tonache da benedettini. E tutto questo è puerile.

D. Matilde (di scatto, voltandosi di nuovo sdegnata). Puerile? Che dice, Dottore?

Dottore Da un canto sì! Prego; mi lasci dire, Marchesa. Ma dall’altro, molto più complicato di quanto possiate immaginare.

D. Matilde Per me è chiarissimo, invece.

Dottore (col sorriso di compatimento d’un competente verso gli incompetenti). Eh sì! Bisogna intendere questa speciale psicologia dei pazzi, per cui – guardi – si può essere anche sicuri che un pazzo nota, può notare benissimo un travestimento davanti a lui; e assumerlo come tale; e sissignori, tuttavia, crederci; proprio come fanno i bambini, per cui è insieme giuoco e realtà. Ho detto perciò puerile. Ma è poi complicatissimo in questo senso, ecco: che egli ha, deve avere perfettamente coscienza di essere per sè, davanti a se stesso, una Immagine: quella sua immagine là! Allude al ritratto nella sala del trono, indicando perciò alla sua sinistra.

Belcredi L’ha detto!

Dottore Ecco, benissimo! – Un’immagine, a cui si sono fatte innanzi altre immagini: le nostre, mi spiego? Ora egli, nel suo delirio – acuto e lucidissimo ha potuto avvertire subito una differenza tra la sua e le nostre: cioè, che c’era in noi, nelle nostre immagini, una finzione. E ne ha diffidato. Tutti i pazzi sono sempre armati d’una continua vigile diffidenza. Ma questo è tutto! A lui naturalmente non è potuto sembrare pietoso questo nostro giuoco, fatto attorno al suo. E il suo a noi s’è mostrato tanto più tragico, quanto più egli, quasi a sfida – mi spiego? – indotto dalla diffidenza, ce l’ha voluto scoprire appunto come un giuoco; anche il suo, sissignori, venendoci avanti con un po’ di tintura sulle tempie e sulle guance, e dicendoci che se l’era data apposta, per ridere!

D. Matilde (scattando di nuovo). No. Non è questo, dottore! Non è questo! non è questo!

Dottore Ma come non è questo?

D. Matilde (recisa, vibrante). Io sono sicurissima ch’egli m’ha riconosciuta!

Dottore Non è possibile… non è possibile…

Belcredi (contemporaneamente). Ma che!

D. Matilde (ancora più recisa, quasi convulsa). M’ha riconosciuta, vi dico. Quand’è venuto a parlarmi da vicino, guardandomi negli occhi, proprio dentro gli occhi – m’ha riconosciuta!

Belcredi Ma se parlava di vostra figlia…

D. Matilde Non è vero! – Di me! Parlava di me!

Belcredi Sì, forse, quando disse…

D. Matilde (subito, senza riguardo). Dei miei capelli tinti! Ma non avete notato che aggiunse subito: «oppure il ricordo del vostro color bruno se eravate bruna» ? – S’è ricordato perfettamente che io, «allora», ero bruna.

Belcredi Ma che! Ma che!

D. Matilde (senza dargli retta, rivolgendosi al Dottore). I miei capelli, dottore, sono difatti bruni – come quelli di mia figlia. E perciò s’è messo a parlare di lei!

Belcredi Ma se non la conosce, vostra figlia! Se non l’ha mai veduta!

D. Matilde Appunto! Non capite nulla! Per mia figlia intendeva me; me com’ero allora!

Belcredi Ah, questo è contagio! Questo è contagio!

D. Matilde (piano, con sprezzo). Ma che contagio! Sciocco!

Belcredi Scusate, siete stata mai sua moglie, voi? Vostra figlia, nel suo delirio, è sua moglie: Berta di Susa.

D. Matilde Ma perfettamente! Perché io, non più bruna – com’egli mi ricordava – ma «così», bionda, mi sono presentata a lui come «Adelaide» la madre. – Mia figlia per lui non esiste – non l’ha mai veduta – l’avete detto voi stesso. Che ne sa perciò, se sia bionda o bruna?

Belcredi Ma ha detto bruna, così, in generale, Dio mio! di chi vuol fissare, comunque, sia bionda sia bruna, il ricordo della gioventù nel colore dei capelli! E voi al solito vi mettete a fantasticare! – Dottore, dice che non sarei dovuto venire io – ma non sarebbe dovuta venire lei!

D. Matilde (abbattuta per un momento dall’osservazione del Belcredi, e rimasta assorta, ora si riprende, ma smaniosa perché dubitante). No… no… parlava di me… Ha parlato sempre a me e con me e di me…

Belcredi Alla grazia! Non m’ha lasciato un momento di respiro, e dite che ha parlato sempre di voi? Tranne che non vi sia parso che alludesse anche a voi, quando parlava con Pietro Damiani!

D. Matilde (con aria di sfida, quasi rompendo ogni freno di convenienza). E chi lo sa? – Mi sapete dire perché subito, fin dal primo momento, ha sentito avversione per voi, soltanto per voi?

Dal tono della domanda deve risultare infatti, quasi esplicita, la risposta: «Perché ha capito che voi siete il mio amante!» – Il Belcredi lo avverte così bene, che lì per lì resta come smarrito in un vano sorriso.

Dottore La ragione, scusino, può essere anche nel fatto che gli fu annunziata soltanto la visita della duchessa Adelaide e dell’Abate di Cluny. Trovandosi davanti un terzo, che non gli era stato annunziato, subito la diffidenza…

Belcredi Ecco, benissimo, la diffidenza gli fece vedere in me un nemico: Pietro Damiani! – Ma se è intestata, che l’abbia riconosciuta…

D. Matilde Su questo non c’è dubbio! – Me l’hanno detto i suoi occhi, Dottore: sapete quando si guarda in un modo che… che nessun dubbio è più possibile! Forse fu un attimo, che volete che vi dica?

Dottore Non è da escludere: un lucido momento…

D. Matilde Ecco forse! E allora il suo discorso m’è parso pieno, tutto, del rimpianto della mia e della sua gioventù – per questa cosa orribile che gli è avvenuta, e che l’ha fermato lì, in quella maschera da cui non s’è potuto più distaccare, e da cui si vuole, si vuole distaccare!

Belcredi Già! Per potersi mettere ad amar vostra figlia. O voi, – come credete – intenerito dalla vostra pietà.

D. Matilde Che è tanta, vi prego di credere!

Belcredi Si vede, Marchesa! Tanta che un taumaturgo vedrebbe più che probabile il miracolo.

Dottore Permettete che parli io adesso? Io non faccio miracoli, perché sono un medico e non un taumaturgo, io. Sono stato molto attento a tutto ciò che ha detto, e ripeto che quella certa elasticità analogica, propria di ogni delirio sistematizzato, è evidente che in lui è già molto… come vorrei dire? rilassata. Gli elementi, insomma, del suo delirio non si tengono più saldi a vicenda. Mi pare che si riequilibri a stento, ormai, nella sua personalità soprammessa, per bruschi richiami che lo strappano – (e questo è molto confortante) – non da uno stato di incipiente apatia, ma piuttosto da un morbido adagiamento in uno stato di malinconia riflessiva, che dimostra una…sì, veramente considerevole attività cerebrale. Molto confortante, ripeto. Ora, ecco, se con questo trucco violento che abbiamo concertato…

D. Matilde(voltandosi verso la finestra, col tono di una malata che si lamenti). Ma com’è che ancora non ritorna quest’automobile? In tre ore e mezzo…

Dottore (stordito). Come dice?

D. Matilde Quest’automobile, dottore! Sono più di tre ore e mezzo!

Dottore (cavando e guardando l’orologio). Eh, più di quattro per questo!

D. Matilde Potrebbe esser qua da mezz’ora, almeno. Ma, al solito…

Belcredi Forse non trovano l’abito.

D. Matilde Ma s’e ho indicato con precisione dov’è riposto! (È impazientissima.) Frida, piuttosto…Dov’è Frida?

Belcredi (sporgendosi un po’ dalla finestra). Sarà forse in giardino con Carlo.

Dottore La persuaderà a vincere la paura…

Belcredi Ma non è paura, dottore; non ci creda! È che si secca.

D. Matilde Fatemi il piacere di non pregarla affatto! Io so com’è!

Dottore Aspettiamo, con pazienza. Tanto, si farà tutto in un momento e dev’esser di sera. Se riusciamo a scrollarlo dicevo, a spezzare d’un colpo con questo strappo violento i fili già allentati che lo legano ancora alla sua finzione, ridandogli quello che egli stesso chiede (l’ha detto: «Non si può aver sempre ventisei anni, Madonna!») la liberazione da questa condanna che pare a lui stesso una condanna: ecco, insomma, se otteniamo che riacquisti d’un tratto la sensazione della distanza del tempo…

 

Belcredi (subito). Sarà guarito!

Poi sillabando con intenzione ironica: Lo distaccheremo!

Dottore Potremo sperare di riaverlo, come un orologio che si sia arrestato a una cert’ora. Ecco, sì, quasi coi nostri orologi alla mano, aspettare che si rifaccia quell’ora – là, uno scrollo! – -e speriamo che esso si rimetta a segnare il suo tempo, dopo un così lungo arresto.

Entra a questo punto dalla comune il marchese Carlo Di Nolli.

D. Matilde Ah, Carlo…E Frida? Dove se n’è andata?

Di Nolli Eccola, viene a momenti.

Dottore L’automobile è arrivata?

Di Nolli Sì.

D. Matilde Ah sì? E ha portato l’abito?

Di Nolli È già qui da un pezzo.

Dottore Oh, benissimo, allora!

D. Matilde (fremente). E dov’è? Dov’è?

Di Nolli (stringendosi nelle spalle e sorridendo triste, come uno che si presti mal volentieri a uno scherzo fuor di luogo). Mah…Ora vedrete…

E indicando verso la comune: Ecco qua…

Si presenta sulla soglia della comune Bertoldo che annuncia con solennità:

Bertoldo Sua Altezza la Marchesa Matilde di Canossa!

E subito entra Frida magnifica e bellissima; parata con l’antico abito della madre da «Marchesa Matilde di Toscana» in modo da figurare, viva, l’immagine effigiata nel ritratto della sala del trono.

Frida (passando accanto a Bertoldo che s’inchina, gli dice con sussiego sprezzante). Di Toscana, di Toscana, prego. Canossa è un mio castello.

Belcredi (ammirandola). Ma guarda! Ma guarda! Pare un’altra!

D. Matilde Pare me! – Dio mio, vedete? – Ferma, Frida! – Vedete? È proprio il mio ritratto, vivo!

Dottore Sì, sì…Perfetto! Perfetto! Il ritratto!

Belcredi Eh sì, c’è poco da dire… È quello! Guarda, guarda! Che tipo!

Frida Non mi fate ridere, che scoppio! Dico, ma che vitino avevi, mamma? Mi son dovuta succhiare tutta, per entrarci!

D. Matilde (convulsa, rassettandola). Aspetta… Ferma… Queste pieghe… Ti va così stretto veramente?

Frida Soffoco! Bisognerà far presto, per carità…

Dottore Eh, ma dobbiamo prima aspettate che si faccia sera…

Frida No no, non ci resisto, non ci resisto fino a sera!

D. Matilde Ma perché te lo sei indossato così subito?

Frida Appena l’ho visto! La tentazione! Irresistibile…

D. Matilde Potevi almeno chiamarmi! Fatti ajutare…È ancora tutto spiegazzato, Dio mio…

Frida Ho visto, mamma. Ma, pieghe vecchie…Sarà difficile farle andar via.

Dottore Non importa, Marchesa! L’illusione è perfetta.

Poi, accostandosi e invitandola a venire un po’ avanti alla figlia, senza tuttavia coprirla: Con permesso. Si collochi così – qua – a una certa distanza – un po’ più avanti…

Belcredi Per la sensazione della distanza del tempo!

D. Matilde (voltandosi a lui, appena). Vent’anni dopo! Un disastro, eh?

Belcredi Non esageriamo!

Dottore (imbarazzatissimo per rimediare). No, no! Dicevo anche… dico, dico per l’abito… dico per vedere…

Belcredi (ridendo). Ma per l’abito, dottore, altro che vent’anni! Sono ottocento! Un abisso! Glielo vuol far saltare davvero con un urtone?

Indicando prima Frida e poi la Marchesa: Da lì a qua? Ma lo raccatterà a pezzi col corbello! Signori miei, pensateci; dico sul serio: per noi sono vent’anni, due abiti e una mascherata. Ma se per lui, come lei dice, dottore, s’è fissato il tempo; se egli vive là indica Frida con lei, ottocent’anni addietro: dico sarà tale la vertigine del salto che, piombato in mezzo a noi… il Dottore fa segno di no col dito dice di no?

Dottore No. Perché la vita, caro barone, riprende! Qua – questa nostra – diventerà subito reale anche per lui; e lo tratterrà subito, strappandogli a un tratto l’illusione e scoprendogli che sono appena venti gli ottocent’anni che lei dice! Sarà, guardi, come certi trucchi, quello del salto nel vuoto, per esempio, del rito massonico, che pare chi sa che cosa, e poi alla fine s’è sceso uno scalino.

Belcredi Oh che scoperta! – Ma sì! – Guardate Frida e la Marchesa, dottore! – Chi è più avanti? – Noi vecchi, dottore! Si credono più avanti i giovani; non è vero: siamo più avanti noi, di quanto il tempo è più nostro che loro.

Dottore Eh, se il passato non ci allontanasse!

Belcredi Ma no! Da che? Se loro indica Frida e Di Nolli debbono fare ancora quel che abbiamo già fatto noi, dottore: invecchiare, rifacendo su per giù le stesse nostre sciocchezze… L’illusione è questa, che si esca per una porta davanti, dalla vita! Non è vero! Se appena si nasce si comincia a morire, chi per prima ha cominciato è più avanti di tutti. E il più giovine è il padre Adamo! Guardate là mostra Frida d’ottocent’anni più giovane di tutti noi, la Marchesa Matilde di Toscana.

E le si inchina profondamente.

Di Nolli Ti prego, ti prego, Tito: non scherziamo.

Belcredi Ah, se ti pare che io scherzi…

Di Nolli Ma sì, Dio mio… da che sei venuto…

Belcredi Come! Mi sono perfino vestito da benedettino…

Di Nolli Già! Per fare una cosa seria…

Belcredi Eh, dico… se è stato serio per gli altri… ecco, per Frida, ora, per esempio…

Poi, voltandosi al Dottore: Le giuro, dottore, che non capisco ancora che cosa lei voglia fare.

Dottore (seccato). Ma lo vedrà! Mi lasci fare…Sfido! Se lei vede la Marchesa ancora vestita così…

Belcredi Ah, perché deve anche lei…?

Dottore Sicuro! Sicuro! Con un altro abito che è di là, per quanto a lui viene in mente di trovarsi davanti alla Marchesa Matilde di Canossa.

Frida (mentre conversa piano col Di Nolli, avvertendo che il dottore sbaglia). Di Toscana! Di Toscana!

Dottore (c.s.). Ma è lo stesso!

Belcredi Ah, ho capito! Se ne troverà davanti due…?

Dottore Due, precisamente. E allora…

Frida (chiamandolo in disparte). Venga qua, dottore, senta!

Dottore Eccomi! Si accosta ai due giovani e finge di dar loro spiegazioni.

Belcredi (piano, a Donna Matilde). Eh, per Dio! Ma dunque…

D. Matilde (rivoltandosi con viso fermo). Che cosa?

Belcredi V’interessa tanto veramente? Tanto da prestarvi a questo? è enorme per una donna!

D. Matilde Per una donna qualunque!

Belcredi Ah no, per tutte, cara, su questo punto! È una abnegazione…

D. Matilde Gliela devo!

Belcredi Ma non mentite! Voi sapete di non avvilirvi.

D. Matilde E allora? Che abnegazione?

Belcredi Quanto basta per non avvilire voi agli occhi degli altri, ma per offendere me.

D. Matilde Ma chi pensa a voi in questo momento!

Di Nolli (venendo avanti). Ecco, ecco, dunque, sì, sì, faremo così…

Rivolgendosi a Bertoldo: Oh, voi: andate a chiamare uno di quei tre là!

Bertoldo Subito! Esce per la comune.

D. Matilde Ma dobbiamo fingere prima di licenziarci!

Di Nolli Appunto! Lo faccio chiamare per predisporre il vostro licenziamento.

A Belcredi: Tu puoi farne a meno: resta qua!

Belcredi (tentennando il capo ironicamente). Ma sì, ne faccio a meno… ne faccio a meno…

Di Nolli Anche per non metterlo di nuovo in diffidenza, capisci?

Belcredi Ma sì! Quantitè négligeable!

Dottore Bisogna dargli assolutamente, assolutamente la certezza che ce ne siamo andati via. Entra dall’uscio a destra Landolfo seguito da Bertoldo.

Landolfo Permesso?

Di Nolli Avanti, avanti! Ecco… – Vi chiamate Lolo, voi?

Landolfo Lolo o Landolfo, come vuole!

Di Nolli Bene, guardate. Adesso il Dottore e la Marchesa si licenzieranno…

Landolfo Benissimo. Basterà dire che hanno ottenuto dal Pontefice la grazia del ricevimento. È lì nelle sue stanze, che geme pentito di tutto ciò che ha detto, e disperato che la grazia non l’otterrà. Se vogliono favorire…Avranno la pazienza di indossare di nuovo gli abiti…

Dottore Sì, sì, andiamo, andiamo…

Landolfo Aspettino. Mi permetto di suggerir loro una cosa: d’aggiungere che anche la Marchesa Matilde di Toscana ha implorato con loro dal Pontefice la grazia, che sia ricevuto.

D. Matilde Ecco! Vedete se m’ha riconosciuta?

Landolfo No. Mi perdoni. È che teme tanto l’avversione di quella Marchesa che ospitò il Papa nel suo Castello. È strano: nella storia, che io sappia – ma lor signori sono certo in grado di saperlo meglio di me – non è detto, è vero, che Enrico IV amasse segretamente la Marchesa di Toscana?

D. Matilde (subito). No: affatto. Non è detto! Anzi tutt’altro!

Landolfo Ecco, mi pareva! Ma egli dice d’averla amata – lo dice sempre… – E ora teme che lo sdegno di lei per questo amore segreto debba agire a suo danno sull’animo del Pontefice.

Belcredi Bisogna fargli intendere che questa avversione non c’è più!

Landolfo Ecco! Benissimo!

D. Matilde (a Landolfo). Benissimo, già!

Poi, a Belcredi

Perché è precisamente detto nella storia, se voi non lo sapete, che il Papa si arrese proprio alle preghiere della Marchesa Matilde e dell’Abate di Cluny. E io vi so dire, caro Belcredi, che allora – quando si fece la cavalcata – intendevo appunto avvalermi di questo per dimostrargli che il mio animo non gli era più tanto nemico, quanto egli si immaginava.

Belcredi Ma allora, a meraviglia, cara Marchesa! Seguite, seguite la storia…

Landolfo Ecco. Senz’altro, allora, la signora potrebbe risparmiarsi un doppio travestimento e presentarsi con Monsignore, indica il Dottore sotto le vesti di Marchesa di Toscana.

Dottore (subito, con forza). No no! Questo no, per carità! Rovinerebbe tutto! L’impressione del confronto dev’esser subitanea, di colpo. No, no. Marchesa, andiamo, andiamo: lei si presenterà di nuovo come la duchessa Adelaide, madre dell’Imperatrice. E ci licenzieremo. Questo è soprattutto necessario: che egli sappia che ce ne siamo andati. Su, su: non perdiamo altro tempo, ché ci resta ancora tanto da preparare.

Via il Dottore, Donna Matilde e Landolfo per l’uscio di destra.

Frida Ma io comincio ad aver di nuovo una gran paura…

Di Nolli Daccapo, Frida?

Frida Era meglio, se lo vedevo prima…

Di Nolli Ma credi che non ce n’è proprio di che!

Frida Non è furioso?

Di Nolli Ma no! È tranquillo.

Belcredi (con ironica affettazione sentimentale). Malinconico! Non hai sentito che ti ama!

Frida Grazie tante! Giusto per questo!

Belcredi Non ti vorrà far male…

Di Nolli Ma sarà poi l’affare d’un momento…

Frida Già, ma là al bujo! con lui…

Di Nolli Per un solo momento, e io ti sarò accanto e gli altri saranno tutti dietro le porte, in agguato, pronti ad accorrere. Appena si vedrà davanti tua madre, capisci? per te, la tua parte sarà finita…

Belcredi Il mio timore, piuttosto, è un altro: che si farà un buco nell’acqua.

Di Nolli Non cominciare! A me il rimedio pare efficacissimo!

Frida Anche a me, anche a me! Già lo avverto in me… Sono tutta un fremito!

Belcredi Ma i pazzi, cari miei – (non lo sanno, purtroppo!) – ma hanno questa felicità di cui non teniamo conto…

Di Nolli (interrompendo, seccato). Ma che felicità, adesso! Fà il piacere!

Belcredi (con forza). Non ragionano!

Di Nolli Ma che c’entra qua il ragionamento, scusa?

Belcredi Come! Non ti pare tutto un ragionamento che – secondo noi – egli dovrebbe fare, vedendo lei, indica Frida e vedendo sua madre? Ma lo abbiamo architettato noi tutto quanto!

Di Nolli No, niente affatto; che ragionamento? Gli presentiamo una doppia immagine della sua stessa finzione, come ha detto il dottore!

 

Belcredi (con uno scatto improvviso). Senti: io non ho mai capito perché si laureino in medicina!

Di Nolli (stordito). Chi?

Belcredi Gli alienisti.

Di Nolli Oh bella, e in che vuoi che si laureino?

Frida Se fanno gli alienisti!

Belcredi Appunto! In legge, cara! Tutte chiacchiere! E chi più sa chiacchierare, più è bravo! «Elasticità analogica», «la sensazione della distanza del tempo!» E intanto la prima cosa che dicono è che non fanno miracoli – quando ci vorrebbe proprio un miracolo! Ma sanno che più ti dicono che non sono taumaturghi, e più gli altri credono alla loro serietà – non fanno miracoli- e cascano sempre in piedi, che è una bellezza!

Bertoldo (che se ne è andato a spiare dietro l’uscio a destra, guardando attraverso il buco della serratura). Eccoli! Eccoli! Accennano a venire qua…