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A Sinistra

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Figlia Si rivolge alla madre che durante questo tempo è rimasta immobile, rigida, quasi estranea ai dibattito fra i due. Mamma, hai sentito.

Madre Ho sentito.

Figlia Tu, che ne dici?

Madre Dico che è una fortuna da non rifiutarsi.

Figlia Tu chiami fortuna andare in paese straniero, fra sconosciuti, a far l’infermiera ad un uomo già morto?

Madre Ci sono certe suore che vanno nelle piú lontane isole ad assistere i lebbrosi, e si credono solo per questo fortunate.

Straniero Eppoi, mi permetta d’interrompere, signorina, e perdoni se io non mi sono bene spiegato; non si tratta di assistenza materiale: suo zio, lei può capire, ha tutti gl’infermieri e medici che vuole. È la sola presenza di sua madre che invoca: è il soffio della vita che vuole a lui intorno per credere ancora di sopravvivere.

Figlia È questo il piú terribile: ancor piú di assistere i lebbrosi. Del resto egli non deve essere molto malato se ancora ha di queste illusioni: quelli che sanno di morire non amano, e non credono piú in nulla.

Straniero Lei è dura, signorina, e parla come chi è stato sempre sano e lontano dalla presenza reale della morte.

Figlia Ho veduto morire mio padre. Ma, non parliamo di me, prego; io sono fuori di causa.

Straniero È lei anzi il centro della questione, e tutto dipende dal suo cuore.

Figlia Lei lo ha detto: il mio cuore è duro. Io studio scienze.

Straniero Io ho studiato scienze prima di lei e il mio cuore è il cuore dell’uomo secondo le leggi della natura.

Figlia Ma come lei non può amare concretamente uno che non conosce, cosí io non posso amare né aver pietà sincera del suo amico.

Straniero Lasci però che ne abbiano pietà gli altri.

Figlia Io credo di fare il mio dovere difendendo mia Madre da un sentimento che potrebbe farla soffrire: per evitare il dolore bisogna esser duri con noi stessi e con gli altri.

Straniero In tutti i modi non sarebbe che una pena breve, compensata poi da una grande fortuna.

Figlia Cosa intende lei per fortuna? Lei diceva poco fa che un mendicante può aiutare un re meglio che il re possa aiutare lui. La fortuna non è la ricchezza, è la forza di essere di sopra degli altri, fedeli a sé stessi e alle leggi eterne della coscienza umana.

Straniero Lei mi dà lezione, signorina; ed io ho piacere di sottomettermi: però, mi permetta una domanda: se questa fortuna le venisse in eredità da un parente scevro dei torti ch’ella in cuor suo attribuisce al mio amico, la rifiuterebbe egualmente?

Figlia Se io me ne riconoscessi erede legittima, o l’attribuissi a meriti esclusivamente miei, mi dichiarerei io stessa idiota a non accettarla; ma senza curarmene come mi curo della mia vera fortuna, che è tutta in me.

Straniero Lei è giovane e intelligente, e la vita è davvero in mani sue, come un frutto nelle mani di un bambino; ma lei pensa troppo a sé stessa, e la coscienza di cui lei parla è vivida, sí, ma come un sole in un mondo morto: non illumina e non riscalda nulla e si aggira inutilmente intorno a sé stessa.

Figlia Quello che io dicevo poco fa, che voglio salvare mia madre dal dolore, dimostra il contrario. Io amo mia madre.

Straniero E allora ponga la sua coscienza di fronte a quella di sua madre, ed esamini anche il problema se per sua madre sia maggior dolore e maggior dovere seguire o no il suo istinto.

Figlia La madre non ha che un istinto: quello del bene per i figli; sta ai figli dimostrarle che a volte sbaglia, e che il suo bene forma il bene dei figli.

Rivolgendosi alla Madre.

Ad ogni modo, mamma, io non mi oppongo alla tua volontà: credo bene però che tu a tua volta esamini la tua coscienza e non ti abbandoni al primo istinto che certamente è stato quello di sacrificare qualche mese della tua e della mia esistenza per raccogliere un’eredità utile piú a me che a te.

Madre sottomessa ma non umile. Tutto quello che doveva dirsi si è detto. Forse è Dio stesso che ci manda questa fortuna, e la mia volontà è appunto di accettarla. Tuo padre…

Figlia Lascia Dio, e lascia mio padre. Non parlare di lui in questo momento. O meglio, sí, mamma, se vogliamo abbandonarci al sentimento, ricordati: questa è ancora la tavola dove ci si sedeva intorno, io, tu e lui, nelle ore in cui ci si riunisce per rinnovare tacitamente i patti d’amore e di fedeltà. Egli è ancora qui per rinnovarli. Egli ha vissuto solo per noi, ha faticato tutta la vita per noi, e noi viviamo ancora della sua carne scioltasi nel suo lavoro. Egli ti ha sollevato dal dolore, dall’umiliazione, ti ha amato per la tua stessa sciagura: ti ha guarita e dato una vita nuova. E tu, che non lo hai tradito mai in vita, vuoi tradirlo adesso che è morto?

Madre Egli non si crederebbe tradito: ci amava troppo per non intendere e non volere che il nostro bene.