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Viaggio pel lago di Como

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Lungo la spiaggia del lago corre amenissima la strada regina38; e tutta quella parte, che col generale vocabolo appellasi Tremezzina, presenta l'aspetto d'una città continua, tanto vi sono vagamente sparse le case e i palazzi. Niun luogo gode di sol più amico ne' verni sul Lario, e la stagione ivi tien fede ai boschi d'agrumi, nè osano le notturne o mattutine arie mordervi i cedri. I signori Mainoni, il Duca Serbelloni alla Quiete, gli eruditi fratelli conte Andrea e preposito de Carli, e i Brentani di cui molta in que' contorni fu la progenie, altrove anche trapiantata, v'hanno alloggi e giardini ridenti.

Notissimo è l'albergo della Cadenabbia, che altri Brentani di fresco eressero con felice evento e pel lucro loro e per la comodità de' passeggieri. Ivi più volte si ridussero nel verno a passarvi qualche settimana i RR. Arciduchi venendovi da Milano, ed è di moda che qualche inglese vi passi le intere mesate. Come quasi a metà del Lario v'approdano i nocchieri e vi riprendono lena. Quindi tiensi che il nome venisse da Cà di naulo. Porcacchi e Giovio lodano il vino, che gli ostieri di quelle contrade apprestavano ai vogatori. Prima di giungervi vedesi la villa Clerici posta in alto con giardini a piani varj e scalée, che vi conducono39. Il nobil soggiorno spetta ora alla contessa Claudia Biglia figlia ed erede del marchese Generale, che in quel luogo esercitò lo splendore e la magnificenza cinto d'ospiti numerosi a banchetti Lucullei.

Segue un lido sabbioso, su cui il lago va le arene accumulando per anni, e poi talora in un solo quasi tutte le inghiotte40. Sta sovra esso la Majolica41, casa, cui venne il nome42 dall'esservi stata tempo fa l'arte de' piatti esercitata dagli esperti vasaj. Nel curvarsi del seno scopronsi anche meglio i poggi di Griante, paese celebre per commendati vini, che, soavi al gusto, si giudicano pure giovevoli allo stomaco.

Indi sotto alla rupe che appellasi il sasso di S. Martino, vedesi una novella opera che assicura il varco ai passeggieri; perciocchè pochi anni sono ivi nell'aumentarsi del lago era di mestieri che i viandanti prendessero qualche barca per tragittare un piccolo spazio, dove le acque giungevano a coprire in qualche mese la strada regina. Vi si provvide con ampio ammasso di pietroni, i quai però di sovente vi si sconnettono dal flagellare de' flutti adirati.

Ma già pieghiamo alla costiera, che mette a Menaggio. Questo borgo venne non ha guari ornato di Pretor regio, nè più risente i danni che gli recarono le guerre nel secolo XVI, anzi i di lui abitanti godono fin l'agio di non pagare la tassa personale, perciocchè a tal peso del Censo soddisfanno abbondevolmente colle rendite della Comunità. A manca del Borgo mette foce nel lago la Sanagra43 fiumicello, cui si vollero attribuire molte guarigioni, massime per male di gambe; ma gli osservatori trovarono quelle acque freddissime e lievi senza mistura alcuna di minerale. Giova però quel fiumicello al commercio non poco, perciocchè tenendosi in collo quelle acque con argini, si strascinano poi alla spiaggia le gran piante che recidonsi sulle montagne. Non esiste più in quel borgo il chiostro de' Canonici regolari, ma tuttora v'esiste la gran lapida al nome sagra di Lucio Flavio Minicio Esorato Flamine di Tito e carico pure d'altri titoli militari e pontificj. Questo sasso vi si fece recare dall'erudito impressore librajo Minicio Calvo nel secolo XVI, che tratto avealo dalla spiaggia presso Rezzonico. Vedesi questa incastrata qual base nella chiesuccia di santa Marta, presso cui don Paolo Paravicini eresse un casino agiato, che serve a quel cavaliere di riposo nel suo viaggio da Como alla Valtellina. Nè manca a Menaggio il soggiorno perpetuo di famiglie nobili, la Castelli, la Magnocavallo, e quella de' Conti Bolza, un cui rampollo fiorisce in Sassonia, e venne rammemorato dal re di Prussia nella storia della guerra settenaria. Anche i Guaita, che soggiornan pel più a Codogna, hanno a Menaggio abitazione signorile, piantata veramente sulle onde del lago, onde, se soffrono l'incomodo del fremito di quelle, godono poi tutta l'amenità d'un prospetto invidiabile. Non vuolsi pure ommettere il recente edifizio de' Campioni, i quali arricchiscono colle miniere e le opere del ferro.

Apresi da Menaggio l'ingresso della valle che mette a Porlezza, ed a Cavargnoni. Hannovi sul passaggio più terre Croce, Cardano, Codogna chiara per l'origine e ville di più famiglie dei Guaita; da lato poi Grona, Bene, Naccio. A mezzo incontrasi un laghetto pescoso, a cui di recente si aperse più retto ed ampio sfogo in quel di Lugano presso Porlezza, e si acquistarono campi all'agricoltura collo scemarlo e il distruggersi della palude. Più in là scorre il Cuccio, che piomba da Val Cavargna. Ma degli abitatori d'essa tante furono e sì paurose le descrizioni, che saria colpa risparmiarne un motto. Boldoni44 li dipinse come il più sanguinario popolo; ma i Cavargnoni sono dolci cogli ospiti, e solo hanno alquanto dell'indole Corsa per la vendetta. Poveri e in cima e in fondo delle loro alpi natie procurano di non soggiacere ai diritti sul tabacco e sul sale prefissi. Castagne e latte sono il lor vitto, e nelle feste del Natale si formano un pan duro, che lor serve per mesi, ed appendesi alle soffitte, quasi come que' lustri, che il lusso appicca alle volte delle sale dorate, ed aggiornan con ardenti cere le notti. Può dunque de' Cavargnoni estinguersi alquanto la mala voce. Il soggiorno fralle rupi alimenta costumi rozzi, ma innocenti; vi si conserva l'ospitalità de' secoli Omerici; l'aer puro sottile sereno, in cui vivono que' montanari, sovrasta non di rado al tuono ed alla folgore, come suol dirsi, che l'animo del sapiente s'aggiri sovra l'atmosfera delle45 passioni, e sol forse può rinvenirsi o serbarsi un tal savio fra le vette solinghe e le selve.

 

Da queste valli nuovamente il pensier rivolgendo a Menaggio seconderemo il curvo lido che guida a Nobiallo terra nota per le cave dei gessi, e per la divozione de' popoli verso un tempio di Maria Vergine. Fin là quasi piana ed amena corre la via regina interrotta poi dagli aspri scogli di Sasso Rancio. Conviene ivi salir sopra con rapida ascesa e per quelle balze scoscese ne' vecchi tempi tagliossi la via maestra che guida a Grigioni. Ottimamente scrisse Paolo Giovio, che uom di cervello non passeravvi a cavallo almeno per qualche tiro d'arco, poichè la caduta stritolerebbe le ossa d'un infelice innanzi, che le ingojasse il profondissimo lago.

Le spalle de' monti vedonsi qua e là foracchiate da que' giornalieri, che vi estraggono l'ocra di ferro satolla. Indi Gaeta gioisce d'un golfo leggiadro, e le di lei falde sono così bene al sole esposte, che tre secoli fa i coltivatori d'esse vi trapiantarono le malvagíe di Candia, che vi provarono ottimamente. Anche al principio dello scorso il Borsieri lodava quelle uve moscatelle, e dovrebbono aspirare di bel nuovo quelle genti alla gloria degli antichi vigneti. Antico sembra pure il nome del luogo, e tiensi che gli venisse dalla somiglianza col lido della Romana Gaeta, mentre in lingua laconica suona tale appellazione lido incurvato.

Gli scogli di Sasso Rancio finiscono poi finalmente, dove spumeggia il ruscello dell'Acqua Seria, che giù scende incognito quasi per valle solitaria, ove le care ombre fanno trovar giovane l'alba nel meriggio d'agosto. In alto della valle sta Breja. Ma sul lido avvi chiostro con Chiesa di Domenicani, i quai però ora non vi abitano. Siegue indi Rezzonico terra, che diede il nome ad illustre famiglia, un cui rampollo trapiantatosi a Venezia produsse quel Pontefice d'ammirabile mansuetudine Clemente XIII, ed altri fioriscono a Milano e in Como. Vuolsi eziandio, che tal gente fosse una sola colla Torriana che dominò molto in Lombardia; e traslocossi anche nel Friuli. Presso il fu eruditissimo Conte Anton Gioseffo Rezzonico conservavasi il Breve di Pio II, in cui favellasi del padronato sulla Chiesa Domenicana spettante a' diletti figli i Nobili della Torre di Rezzonico. Varie appellazioni vernacole giusta i tempi ebbe questa famiglia e questa terra, e sì l'una che l'altra furono quindi anche Arzonico e Ronzonico. Cultissime sono le falde delle montagne che dietro le stanno, poi a certa altezza i castagneti, indi verdeggiano i pascoli saporosi. A pochi passi da Rezzonico scorgesi locata sovra un promontorio la rocca vetusta, per cui ci si conserva una immagine viva delle antiche castella merlate.

Le picciole terre di Pianello e di Cremia46 non ci arresteranno, volonterosi troppo di favellare di Musso già prima dominio, e poi sul finire del secolo XVI feudo dei Malagrida, ora marchesato dei Bossi. La rupe aspra conserva tuttora i vestigi di quella triplice fortificazione innalzatavi dal famoso Triulzi Giangiacomo seguace belligero de' re francesi Lodovico XII e Francesco I. In questa fortezza si mise poi entro nel 1522, ed accrebbela Giangiacomo Medici, ed ignorasi anche se vi riuscisse per fraude, o col favore di lettera del Duca Francesco II Sforza. Egli la rese una rocca quasi inespugnabile, e di là portò il terrore su tutto il lago. Destreggiandosi egli ora con Carlo V Cesare, ora col re Francesco seppe mantenervisi contro gli sforzi del Duca, e dei suoi alleali Grigioni e Svizzeri. Se miriamo al valor di costui militare, non può negarglisi l'ammirazione, ma se le rapine, e le stragi e i danni cagionati si considerino, viene orror di que' tempi. Oltre i nostri storici, parlarono di quelle imprese Galeazzo Cappella, Marco Antonio Missaglia, ed il Fiammingo Enrico Puteano discepolo illustre e successore di Giusto Lipsio. Il Medici47 rappresentò nel XVI secolo quei condottieri d'arme del XV, e ne torna al pensiero il Barbiano e il Braccio. Ma finalmente poi venne a patti collo Sforza nel 1532, ed ebbe dal Duca il marchesato di Marignano e trentacinque mila zecchini. Ostaggio del trattato fu Giannangelo di lui fratello, poi Papa Pio IV. Si distrusse allora la rocca, di cui pochi rimangono vestigj. Ma se l'occhio spingasi alquanto alto sulla rupe, vi si scopre una fossa ampia e profonda tagliata nel ceppo vivo, dalla quale anche sola può arguirsi, qual forza potesse avere e qual difesa il Medici, cui sebbene da taluno si neghi fino che sapesse scrivere il proprio48 nome, pure non può negarsi che non abbondasse d'accorgimento, di mezzi e di valore, e ne diè pruove fralle truppe di Carlo V, e poi comandando per Cosmo Duca di Firenze domò malgrado gli ajuti di Arrigo II la repubblica di Siena. Mentre però coll'aspre piraterie sue il Medici travagliava i Comaschi, molto si valse dell'opera intrepida di Luigi Borsieri, a cui fu fratello Giambattista l'avolo dell'eruditissimo nostro cittadino Girolamo.

Presso Musso corre il Carlazzo torrente quasi ignoto, ma che nell'anno 1793 gonfiossi sì stranamente da menarne il guasto grande. Or l'alveo incanalossi di bel nuovo, e gli si sovrimpose un ponte di pietra, e il cielo voglia che non lo sdegni49 quanto l'Armeno Arasse. Veggonsi nel dorso del monte le antiche cave, da cui si trassero i marmi bianchi pel maggior tempio di Como.

Sfuggon poscia a foggia quasi di mezzo cerchio le montagne dal lido, e nella vallata s'incontrano le terre di Garzeno e Stazzona. Avvi di là strada, che ognora per gioghi e per valli sbocca a Bellinzona.

Dongo poi giace sulla concava e tranquilla spiaggia borgo illustre per le miniere di ferro50, non che pei molti campi e vicinanze sue, e per le oneste famiglie che l'abitano, come Musso e Gravedona.

Ampia e ridente pianura separa Dongo da Gravedona, e per le più rigogliose praterie hannovi viottoli, che invitano al passeggio. Una rapida fiumana, che muove dalle rupi lontane, divide l'un paese dall'altro, e si pensa ora di sostituire a quel di legno un ponte di solide pietre. Gravedona è castello illustre, e meritò menzione nelle paci di Federico Barbarossa. Godette sino a questi ultimi tempi di leggi sue proprie in materia di vittovaglie, quantunque già da due secoli soggiacesse per ragione di feudo insieme colle pievi di Sorico e Dongo alla famiglia Gallio dei Duchi di Alvito, che ivi mantenevano un Commissario, pel quale s'amministrava giustizia. Son pochi anni, che non senza successo vi s'introdusse una fiera di bestie bovine, le quali vengonvi dagli Svizzeri, e di là per la strada di San Jovio, la quale pertanto fu descritta fralle provinciali, si sbocca ai contorni di Bellinzona. Le circostanze del paese non permisero però di porvi ancor mano, e vorrebbesi eziandio diminuirne la lunghezza, e la solitudine del viaggio con qualche opportuno edifizio.

Sul lido un po' dal borgo distante sta la chiesa colleggiata, e presso a quella, come costume era de' templi vetusti, il battistero separato. Non perderà il viaggiator colto l'occasione di visitarli, e senza dubbio ve lo alletteranno l'opera d'antica foggia, le due iscrizioni d'Agnela ed Onoria appartenenti al secolo V, e qualche annosa pittura, che da lor anche sole distruggerebbono il parer del Vasari, il qual vorrebbe, che il risorgimento dell'arte bellissima s'attribuisse soltanto a suoi toscani il Cimabue e il Giotto. Il fresco nel battistero rappresenta il miracolo della Vergine narrato dal Sigonio, e che vuolsi accaduto nel 823.

Bella mostra fanno di se le case dei Gravedonesi a vario ordin locate sulla sorgente collina, cui tengon dietro le montagne più ardue, ma coltivate. L'arcidiacono Luigi Volta per retaggio Stampa vi possedeva una casa, che tutto domina il lago per miglia venti, e coi giardini vi scende. Presentano questi colle muraglie l'immagine d'una fortezza, e corre voce, che verso la metà di questo secolo gli Spagnuoli scambiasser da lungi quelle muraglie per la rocca di Fuentes, al cui assedio si recavano. Ma tutti supera i palazzi del lago il vastissimo edifizio eretto in Gravedona da Tolomeo Cardinal Gallio51. È fama, che sì gran mole v'ergesse quel favorito della fortuna, perchè già con maneggi presso Filippo II si fosse adoperato di avere in feudo anche tutta la Valtellina, che a cinque miglia le sta di fianco. Quattro torri fiancheggiano il palagio, e sale e stanze non mancanvi; vi mancan bensì i giardini, abbenchè l'iscrizion postavi dal Cardinale parli di orti e di fontane. Ma le pareti nudate fanno doglia, e chi ami saper come le ornasse Tolomeo, può leggerne la descrizione di Sigismondo Boldoni, il quale specialmente impiega i vezzi dello stile intorno a quella tavola, in cui s'ammiravan le Grazie con Cerere, Venere e Bacco, ed a quell'altra, che rappresentava il ceteratore Arione sedente in sul delfino. Venne nello scorso secolo spogliato il palazzo d'ogni sua ricchezza, e dicesi, che perisse la nave, sulla quale s'erano collocati molti quadri, perchè da Genova a Napoli si recassero. Del resto qualor pensisi all'impresa di un Cardinal sì magnifico, non che alle leggi da lui dettate col più accorto testamento, e tutte pure infrante col favor delle leggi, sentesi quasi un presidio per non essere infermi giammai di posteromania. Effetto immobile della sua volontà altro non resta, che l'opera pia per dottare in Como donzelle povere.

Vogliono pure qualche nostra parola le montagne sopra Gravedona, nè son senza terre, Traversa, Vercana, Caino, Dosso, Livo, e Peglio. In questa ultima v'hanno belle pitture, e fra queste meritan nome i freschi rappresentanti con tocchi fortissimi il giudizio universale, per cui si nobilita la parrocchiale. In queste montagne veston le donne a foggia di cappuccini, e vuolsi che l'usanza venisse loro per voto fatto nel secolo scorso in occasione di peste; perciocchè costumando già per immemorabil tempo di recarsi in Sicilia gli uomini di queste contrade, e veggendo ivi le pinzocchere in Palermo devote a santa Rosalìa vestirsi di tal foggia, recaron costoro alle lor mogli il pensiero di tale abbigliamento. Hannovi tra queste montanare persone assai benestanti, le quali però mantengonsi fedeli al lor panno tané, e soltanto osano servirsi di lana più fina, e come ognuna di queste femmine porta una cintura da grande fibbia verso l'ombelico fermata, così le ricche avrannola anche d'oro, e il collare che scende sul petto e le spalle, sarà per esse di ben tessuti merletti. Del resto l'aria della salute spicca nei volti loro, ed abbenchè parecchie vengano a Como ne' giorni della maggior settimana per venerarvi il Simulacro del Crocifisso, pure la singolar moda loro attira sempre i guardi nostri, nè io seppi negar mai i miei pensieri alla religion loro, robustezza, e libertà, se i lor beni conoscano, fortunatissima.

 

Con breve intervallo di lago, ed anche per agevole via si giunge a Domaso luogo di vivo commercio, che in questi anni ultimi crebbe anche non poco. Molto ivi si esercita la filatura de' bozzoli, e se prenderà piede la costumanza di filarli ad acqua fredda, giusta il sistema prescritto dal chiaro preposto Castelli, meno diserterannosi i monti di legne. Non v'ha spiaggia, dove la Breva (che il vento è del meriggio) eserciti l'impero e la durata maggiore. Quindi e il soffio d'essa e il vicin fiume fanno, che vi si addensin le ghiaje, e cresca il lido; ma pure non sono moltissimi anni, che sprofondossi un promontorio, che spingevasi nel lago. Il caseggiato di Domaso è molto decente. Ivi ha villa il marchese Calderara, i cui maggiori trassero di là l'origine. Nè tacerò l'ameno casino erettovi non ha guari dal musico Giambattista Vasquez, il qual vi giojsce d'un ozio beato, e ritirossi in questa sua patria dopo aver figurato alla corte di Portogallo, dalla quale ha uno stabile assegno. Io mi trattenni al gravicembalo di questo amabile filarmonico, cui pure non manca una piccola biblioteca. Il Mancini nelle riflessioni sul canto collocò il Vasquez fra i cantori del primo rango, e la celebre Madama di Bocage, che52 giovinetto udillo in Roma, nominollo con lode il Battistino.

Buone case hanno pure in Domaso i fratelli Venini di quella famiglia a cui appartiene l'illustre scrittore abate Francesco; ed in altra pure agiata d'assai, che già fu del maggiore Pietro Paolo Paravicini, esercitò meco l'ospitalità più gentile il dottore di leggi Innocenzo Roselli, cui toccò in sorte la più invidiabil moglie, che tutti sa compiere gli ufficj dimestici, e predica coll'esempio, che le madri sane denno essere le nutrici de' figli loro.

Ameni sono i passeggi presso Domaso, e giù fra prati, dove le acque scorrono copiose; avvi una considerabile fabbrica, in cui segansi i gran tronchi, che per la Mera o per l'Adda giungono al Lago.

Le falde de' monti producono vino potente e grano non poco, nè vi mancano più terre Buggiallo, Trezzone, ed altre. Egli è da un quinquennio che riattossi da Domaso fino a' confini del Lario la via regina, e secondando noi quella col naviglio nostro incontreremo Gera, cui venne senza dubbio il nome dal vocabolo latino Glarea. A foggia d'arco giace questa contrada sul lido, ma le arene, che vi si ammonticchiano, cominciano a rendere la navigazione in quei contorni più difficile. Non avvi luogo più pescoso sul Lario, e molta ed insigne è la quantità delle trote, che ivi si prendono. Ma le lunghe febbri e i visi pallidi degli abitanti per l'inclemente aere afflitti non si compensano dall'utilità della preda. Può vedersi a Gera il raffinatojo del sale, che pe' Grigioni si appresta, e possono pure osservarsi le ruine della villa appartenente già all'erudito storico Conte Giorgio Giulini, i cui maggiori traevan di là l'origine. Il vicin torrente devastolla con orrido impeto, nè più quasi altro vi resta, che le peschiere.

Succedono i miserabili avanzi di Sorico già capo di pieve e popoloso. Or le case vuote d'abitatori e cadenti a brani divenner ripostigli di fieno. Stavan lì presso i vestigj dell'antico ponte53 sublicio, il qual vi si formò dal chiaro generale Nicola Picinino per affrettarsi in soccorso de' Ghibellini in Valtellina fautori del Duca Filippo Visconti, e restonne memoria, poichè ruppe indi a poco i Veneziani, e fevvi anche prigione Giorgio Cornaro. Del qual fatto resta un monumento la chiesa presso Delebio eretta alla Vergine dal Duca grato per tanta vittoria.

Noi pel basso fondo spingendo la barca nostra risolviamci di vogare a ritroso perciocchè qui ristringesi il lago a canale, per cui le acque scorron congiunte dell'Adda e della Mera, che dal lago esce di Mezzola, il quale spetta ai Grigioni. Annovi su lui la villa di Sommolago illustre per lo martirio di S. Fedele ai giorni di Massimiano Cesare, e dall'altro fianco Novate, ove gran copia si reca d'abeti e di larici per segarli. Da questo laghetto con otto miglia di viaggio terrestre si giunge a Chiavenna. Egli fu ne' contorni di Novate, che arrestossi nello scorso anno54 Semonville, il quale colle gemme di Francia e la sua eloquenza recavasi ambasciadore di sua nazione a Costantinopoli.

Ma con breve giro ritorniamo alle sponde del Lario, e solchiamolo lungo i canneti, che occultano al guardo le paludi del piano di Colico. Esse sfogano lentamente per varii canali le pigre lor acque. Fra queste la fossa di Borgo Francone ne accenna il nome di quel greco capitano Francilione, il quale pe' Cesari d'Oriente governò ne' nostri contorni contro l'irruzione de' Longobardi. Vuolsi altresì che in questa parte esistesse una piccola città dal di lui nome appellata, e certamente non lungi v'era il famoso castello di Torre d'Olonia. Apresi in faccia a noi la Valtellina paese per la fertilità sua, popolazione, numero di terre, e di famiglie nobili assai considerabile, e che recò occasione di fatti d'armi e di passaggi guerreschi anche nel secolo XVII, quando la Spagna stava pe' di lei abitatori, e la Francia pe' Grigioni, che ne sono signori sotto però certi patti giurati.55 Il primo borgo, che ne occorra in esso è Morbegno. A contener l'impeto de' Reti fabbricò il Conte di Fuentes il forte, che tenne il di lui nome, nè picciol tesoro costò. Giuseppe II vendettelo a privato uomo nel tempo, che gli venne il pensiero di abbandonar molte rocche e smantellar anche più città delle Fiandre. Del resto, benchè abbiavi una collina, che alquanto il domina, il Forte di Fuentes era posto di lunga difesa per gli stagni, che il circondano. Il degno nostro cavaliere Maggior Pietro Paolo Paravicini, che i buoni piansero rapitoci da morte nel 1790, potè sostenervisi per ben tre mesi nel 1743, e merita memoria, che inviatovi egli dal Principe di Liectenstein vi si avviò con trecento uomini da Coira, e seppe introdurvisi col favor della nebbia, abbenchè già il Generale Spagnolo Villafuerta avesse bloccata la piazza con 1500 soldati.

È da bramarsi, che tanta palude inutile, e cagion perenne d'insalubrità si cangi in campi, dove fiorirebbe l'agricoltura. Ciò si otterrebbe, quando si dilatassero alquanto, e s'approfondissero gli emissarj del lago, del che si parlò estesamente dal Preposto Castelli nel libretto sugli stagni di Colico.56 La fecondità di que' contorni ne prometterebbe la riuscita ottima. Tengono alcuni che il nome di questa terra, i cui abitanti per l'intemperie dell'aria a cinquant'anni sono già decrepiti, proceda dal latin verbo colligere. Deh sarà mai, che di bel nuovo un giorno, dove stridono le ranocchie, ronzano i tafani, e s'appiattano i beccaccini, sarà mai, che sulle messi bionde s'affatichi il mietitore?57 Ora ne' mesi estivi fuggono gli uomini lungi da micidiali miasmi, e si ricoverano sulle vette rimote. Quando il pelo si abbassasse alquanto del lago, facil cosa sarebbe il dar innocuo il corso ai molti ruscelli e torrenti, che giù scendono dall'immenso Legnone, dalle cui radici può dirsi, che una catena di monti s'accumoli e giunga sino in Dalmazia58.

38Questa strada da Campo sino alla Cadenabbia è stata assai bene riattata, ed è uno de' più bei passeggi, ove alla libertà campestre si vede andar unita l'eleganza di que' signori e signore che o vi dimorano, o villeggian ivi. L'Editore.
39Questa bellissima villa spetta ora al signor Sommariva, il quale vi va di giorno in giorno raccogliendo ampio tesoro di pitture sì antiche che moderne de' più celebri pennelli. Per lo che il passeggiero di questa nobil arte intelligente può impiegar ivi una giornata intera col più grande diletto. L'Editore.
40Agevolossi ora fra l'arena la strada, e meno incomoda si rese fino al borgo di Menaggio. L'Editore.
41Un Porto ampio e sicuro sorse a questi dì fabbricato a spese della signora Bellini-Riva. Vi si trova un Albergo elegantemente montato, con tutti i comodi pei signori viaggiatori, cui si diede il nome di London-Hôtel in omaggio dell'affluenza d'Inglesi, che nel visitare questo lago vi si fermano a preferenza degli altri alberghi. La situazione infatti è una delle più belle, ed offre dei punti di vista su tutto il lago veramente pittoreschi. L'Editore.
42La majolica si vuol detta da' Francesi Fayance, perchè l'arte s'inventasse a Faenza. Ora la terra inglese da pippe detta terraglia diede lo scacco molto alla majolica.
43Quasi sanat ægros.
44Corpora procera… adde et sæviorem quam Hircanis feris rabiem… par et in fœminis durities animi, e soggiunge le imprese da pirati da costoro fatte a suoi dì, e represse soltanto da Ercole Sfondrato. Il Giovio pure scrisse = Caverniones… genus hominum ingenio factioso, sagaci maxime, cruento perpetuas dirasque in ea vicinia contentiones exercet.
45Jean Jacques Rousseau, Nouvelle Héloïse. P. 1. Lettre XXIII. parla de' monti del Valese e scrive = image trop vaine de l'ame du sage, dont l'exemple n'exista jamais, ou n'existe, qu'aux mêmes lieux, d'où l'on a tiré l'emblème.
46Nella parrocchiale di Cremia merita parziale attenzione un quadro bellissimo rappresentante S. Michele, che atterra l'angelo rubelle. L'Editore.
47Que' condottieri mantenevano soldati, il cui sangue e i servigi vendevano poscia ai Principi, i quali non accostumavano allora d'aver sempre armate al loro soldo.
48Avvi per altro presso il conte G. B. Giovio una lettera del marchese di Marignano, la cui sottoscrizione in mal carattere è di lui, e dice Io Jacobo de Medisi. In essa ragguaglia Monsignor Giulio Giovio ai 29 agosto 1554 dal Campo sopra Monterigioni della vittoria avuta contro il maresciallo di Francia Strozzi e contro Senesi.
49Allusione al verso 728 del libro VIII dell'Eneide Indomitique Dahæ et pontem indignatus Araxes.
50Quivi le miniere di ferro e i forni del sig. Rubini possono arrestare alquanto il Viaggiatore ad ammirarvi que' seminudi ciclopi, che vi lavorano a fondere il ferro, e le macchine romorose de' magli. Senza punto detrarre agli altri stabilimenti di tal natura, questo è sicuramente il più perfetto e cospicuo di tutto il Regno. L'Editore.
51Ora spetta ai signori fratelli del Pero. L'Editore.
52Œuvres. Lyon. 1764.
53Ponte Sublicio appellavasi in Roma, od anche Emilio, il ponte di legno sul Tevere nel colle Aventino.
54Cioè nell'anno 1794. L'Editore.
55Ora la Valtellina forma una delle Province del Governo di Milano nel Regno nostro, sotto nome di Provincia di Sondrio, che n'è il Capo-Luogo. L'Editore.
56Qui ha principio la strada postale che attraversa la Valtellina sino a Tirano, e vi si trovano Diligenze giornaliere a comodo dei Viaggiatori. L'Editore.
57Il sig. Rouselin ha ottenuto dal Governo la proprietà delle paludi, che la maggior parte con sommo dispendio sono state asciugate e rese coltive, per cui l'aria è divenuta meno insalubre, e più ferace il territorio; mandando così ad effetto almen in parte l'augurio del nostro autore. L'Editore.
58»Ma il principe di tutti i nostri monti, disse altrove il nostro scrittore, è poi senza controversia il Legnone. Assorti in meditazioni potremmo lassù sentirci sotto ai piedi muggire il tuono e guizzare la folgore. Qual vasta mole! oh magnificenza di creazione! Sfida il Legnone colla sublimità del suo capo il Pitchinca e il Coracon gioghi d'America? Dannosi al Legnone piedi 7716 d'altezza perpendicolare sopra la riva del lago.« L'Editore.