Voglio Succhiarti Il...

Tekst
0
Recenzje
Przeczytaj fragment
Oznacz jako przeczytane
Czcionka:Mniejsze АаWiększe Aa

Lui ammicca. “Non è quello che mi aspettavo.” Esattamente il modo in cui solitamente procede il copione tipico del negazionista, tranne… “Come fa un’intera specie a esistere senza essere scoperta?”

Uh, cosa? Non è il copione del negazionista.

“Con cautela?”

Si acciglia. “Ma le analisi del sangue, il test del DNA, gli screening medici…”

Mr. Ingegnere vorrebbe andare a tutta scienza con me. Io scrivo narrativa. Che ne so io del test del DNA, a parte che esiste?

“Posso dirti che noi osserviamo gli umani. Non chiedermi di spiegartelo diversamente dalla… magia.” Faccio spallucce e ometto il correlato, ma non rilevante, argomento delle streghe, le quali non si limitano a osservare gli umani, ma sono umane… e possono compiere magie. Molte più magie di quante ne possa fare io.

“Ma tu non sei umana.”

Scuoto la testa. “Non sono umana.”

Si passa la mano sulla scompigliata chioma di capelli biondo scuro. “Se mi mordi, divento un vampiro?”

Hmm. Sta valutando l’idea di farmi fare un assaggio? Il pensiero di leccare una parte qualsiasi del suo corpo in forma basta per farmi eccitare di nuovo dappertutto. “No, sono nata vampira. Tutti i vampiri nascono tali.”

Il raschiare delle sue dita mentre si strofina la mascella con la barba corta mi fa contrarre la passera. La mia reazione nei confronti di quest’uomo non è normale. Abbiamo già fatto sesso. Quello avrebbe dovuto appagare il mio desiderio.

“Consumo una piccola quantità di sangue umano circa una volta alla settimana. Per poter soddisfare questo requisito ho dei canini molto appuntiti, la capacità di attutire il dolore e qualcosa nella mia saliva che aiuta la guarigione.”

“Dove?” Quando lo guardo confusa, le sue labbra si contraggono leggermente. “Dove vorresti mordermi?”

Ti prego, di’ di sì. Ti prego, di’ di sì. “Dove preferisci.” Si strappa via la camicia. Acconsente senza esitare. “Non lo ricorderò, vero?” Non sembra particolarmente elettrizzato all’idea.

“Ah, no.”

“Lo immaginavo. Non ci sarebbe modo di tenere tutto segreto se ogni…”

“Donatore,” aggiungo.

Lui annuisce. “Giusto. Se ogni donatore ricordasse di avere dato il sangue, sareste qualcosa di più di un popolare genere di narrativa fantascientifica.”

Più narrativa fantasy, ma non lo correggo per via di quel torace.

Mi lecco le labbra.

“Farà male?”

“Vuoi che faccia male?” Non sono sicura di cosa me lo abbia fatto dire. Attutire il dolore rende più facile cancellare l’intero ricordo del morso.

“Beh,” sorride. “Un po’ di dolore va bene se ne provo anche piacere. Rendere tutto insensibile non sembra così divertente.”

Mi sporgo e gli lecco il pettorale sinistro. Dopo dovrò chiedergli se fa palestra, perché sono pressoché sicura che la sola corsa non può avere creato quell’opera d’arte davanti a me. Sempre che ci sia un dopo, perché lui è umano e questa è una cosa da una notte.

Riportando l’attenzione sulla ricompensa davanti a me, alzo lo sguardo sulla sua faccia mentre gli passo la lingua sul capezzolo. Ad alcuni piace, ad altri no.

Il suo gemito è una risposta sufficiente, ma anche la sua testa si rovescia all’indietro cadendo contro il muro, esponendo la colonna della sua gola mentre lui gode per la sensazione. Lascio che i miei occhi si abbassino sulla crescente prova del suo desiderio. Già, gli piace.

Lascio che le mie mani vaghino sull’ampia distesa del suo petto, per poi scendere sulla lineare pianura dell’addome. Le mie dita seguono la scia dei peli che cominciano sotto il suo ombelico e poi, poiché non riesco a resistere, palpeggio la spessa cresta della sua erezione, ancora una volta confinata nei jeans.

Mette una mano sulla mia, stringendola fermamente. “Posso… è possibile per me ricordare quello che è successo prima?” E c’è quel sorriso timido, quello che mi ha conquistato prima, durante la serata. “Il sesso, Becca. Vorrei ricordare il sesso che abbiamo fatto.”

“Uh, sì. Soltanto il morso viene riavvolto.”

I suoi occhi ricoperti di passione incrociano i miei. “Riavvolto? È così che dite?” Intreccia le dita tra le ciocche dei miei capelli fino a prendermi la nuca, poi mi tira contro il suo petto.

Dea, quest’uomo. Voglio soltanto leccarlo e succhiarlo dappertutto. Gli passo la lingua sul capezzolo destro mentre gli afferro la curva del bicipite e lui, ancora una volta, geme. Questa volta, però, mordo, mirando alla carne del pettorale, proprio sopra il capezzolo corrugato.

Non attutisco il dolore, perché sospetto che la rapida, acuta puntura non farebbe che acuire i suoi sensi e quindi il piacere.

Con una mano sul bicipite, per tenermi ferma, e l’altra sul pene ingrossato, non c’è confusione su come l’aspirazione della mia bocca sul capezzolo e il torace ha effetto su di lui.

Spinge nella mia mano con un ritmo urgente. Uno che sono contenta di assecondare. Gli libero l’uccello e gli do l’attenzione che richiede.

Accarezzandolo a partire dalla grossa radice e poi per tutta la sua lunghezza fino alla grossa cappella, nel frattempo continuo a succhiare il rivolo salato del suo sangue. Mentre sto per completare il mio nutrimento, mi accorgo che sta per venire.

A volte gli uomini vengono mentre mi nutro di loro – è un atto sessuale – ma mai con la mia mano in basso sui pantaloni, stringendo i loro uccelli duri. Dea, lo voglio. Per vederlo venire nella mia mano. Per vederlo coprire la sua pelle tonica.

Mai pensieri simili mi erano passati nella testa mentre mi nutrivo.

Lecco la ferita di Simon, accertandomi che si chiuda, poi faccio una cosa che non ho mai fatto prima, né con un umano né con un vampiro. Tengo la mano immobile, assicurandomi che tutta l’attenzione di Simon sia su di me, sulla mia faccia.

Quando i suoi occhi blu incrociano i miei striscio lentamente sul suo corpo, senza interrompere mai il contatto visivo. A pochi centimetri dal suo glande, mi lecco le labbra e aspetto.

Un’unica parola sussurrata, “Sì”, e lecco il precum dall’orifizio.

Un’altra occhiata in alto mi rassicura che Simon ci sta. I suoi occhi mi supplicano di succhiarlo.

Avvolgendo una mano intorno alla spessa base, faccio mulinare la lingua intorno alla punta. Simon raccoglie i capelli caduti intorno alla mia faccia, che gli ostacolano la visuale. A qualcuno piace guardare.

Ma il mio sorriso scompare nel momento in cui lui si sposta sotto di me, mettendo la sua coscia muscolosa tra le mie gambe. Strofino il clitoride contro di lui mentre gli succhio la punta e continuo ad accarezzare il resto del suo lungo fallo. E quando lui geme – sono così vicina, così vicina – Simon comincia ad agitare i fianchi, come se non riuscisse a fermarsi. In questo momento, viene.

Completamente vestita, sbattendomi a secco contro la sua coscia muscolosa, vengo gemendo come una pornostar.

Che sia il gemere o io che vengo, qualcosa fa scattare un’urgenza in Simon, che continua con brevi, brusche spinte, comunque attento a non soffocarmi, anche adesso che è a momenti dall’orgasmo.

Il suo uccello gonfio si è indurito ulteriormente, il più breve degli avvisi che è sull’orlo e sta per ruzzolare, poi si tira via.

La sua mano copre la mia con una presa salda e lo agitiamo insieme, finché densi schizzi di sperma cremoso non ricoprono le nostre dita e colpiscono i suoi addominali.

Wow.

Mi sento strizzata. Venire due volte fa questo effetto a una ragazza.

Qualcosa fluttua sull’orlo del mio cervello in estasi. Qualcosa di importante. Persino di urgente.

Cazzo. Mi colpisce come uno schiaffo, scuotendomi dalla mia confusione mentale post-orgasmica: mi sono nutrita di Simon.

Devo riavvolgere la sua percezione, cancellare il morso, ma tutto ciò che voglio fare è stare, come un mucchio collassato, accanto al corpo mezzo vestito, schizzato di sperma, di Simon.

Mi tiro su facendo leva su un gomito e abbasso lo sguardo sulla magnifica superficie piana della sua faccia rilassata. Voglio seguire il rigido profilo della sua mascella, toccare la naturale pienezza del suo labbro inferiore, baciare la lentiggine sul suo zigomo destro.

Cosa c’è che non va in me?

“Così seria.” Appoggia una mano sul mio fianco. “Devi fare quella cosa, vero?”

Annuisco. Più che altro perché mi sento la gola strana e non sono sicura che le parole vengano fuori giuste.

Gli tocco la tempia con due dita… e niente.

I suoi occhi si sono chiusi quando gli ho toccato la faccia. Adesso si sono aperti sbattendo. Pieni di consapevolezza e di ricordi proibiti.

Di nuovo, non succede niente. Niente di niente.

Caaaaaazzo.

Questo non va bene.

Una piccola linea gli si forma tra gli occhi. “Dovrei sentire qualcosa?”

“No, Simon. Non dovresti sentire assolutamente niente.”

3

Megan è la mia migliore amica, e resta comunque una stronza malefica per avermi costretta a partecipare alla sua festa di Halloween. Queste due cose non si escludono a vicenda, tale è la natura della nostra amicizia.

Ed ecco perché l’ho chiamata nel momento in cui mi sono svegliata, sabato mattina, prima ancora di saltare giù dal letto.

L’ho chiamata… e poi le ho raccontato subito tutto.

“Ti sei ubriacata, hai fatto sesso e poi hai morso un tizio.”

“Uh-huh,” concordo. Questo è sostanzialmente corretto.

È difficile dire che farmi fare un ditalino, masturbare e fare un pompino a un uomo non sia sesso. Non c’è stata penetrazione, ma sì, è stato decisamente sesso. E se non avessimo bevuto così tanto, ci avremmo dato dentro e sarebbe stato fantas…

 

Irrilevante. Sarebbe stato irrilevante. (E fantaaastico.)

I vampiri hanno un’elevata tolleranza all’alcol. Ero brilla, ma non ubriaca. E Simon sembrava incredibilmente in grado, in grado di avere due orgasmi. Avremmo potuto fare sesso.

Ma no. Simon doveva sembrare responsabile e adulto e… forse dolce. Non sapeva che i vampiri tollerano molto di più l’alcol, perché non sapeva che i vampiri fossero reali, o che io sono una di loro; lo avrebbe scoperto dopo.

“Hai fatto sesso con un ragazzo umano. Aspetta, o stiamo parlando di due ragazzi? Sei andata a letto con un vampiro, poi hai morso un umano.”

“Un ragazzo soltanto.”

“Davvero? Alla fine ti sei unita al resto di noi, bellezze scopa-umani.”

“Scopa-umani? Sono rozza e penso anche che sia un male, Megan.”

“Hmm.” Sembra distratta, poi tutto a un tratto ansima, “No. Ti ho vista parlare con Simon. Ti prego, dimmi che non hai dormito con Simon e non lo hai morso.”

Un filo di disagio mi scorre sulla pelle. “Simon?” domando, come se ieri sera non avessi avuto le dita di Simon dentro di me e il suo grosso uccello nella mia bocca.

Oh. Mia Dea. Il suo uccello.

E il suo culo.

E le sue mani. Il suo torace, i suoi addominali… il suo sorriso. Il suo adorabile senso dell’umorismo.

Aspetta, no. Nonononono. Non mi interessano gli umani. Quella strada porta alla pazzia.

Non sono nemmeno arrivata alla parte complicata dell’equazione. Il vero motivo per cui ho chiamato Megan, tanto per cominciare. Simon non è un semplice umano con cui ho fatto sesso. È un umano che è stato morso e lo ha ricordato.

Sto cercando di contestualizzare le cose. No, è una bugia. Le sto evitando come la peste, perché è un grossissimo problema.

“Stai squittendo. È senso di colpa? No, tu non hai sensi di colpa. Il che deve significare… Cavolo, Becca, hai scopato con Simon?”

“Perché continui a dirlo così? Che c’è che non va in Simon?”

Lei ride sonoramente e io devo allontanare il telefono dall’orecchio. “Oh, non c’è assolutamente niente che non va in Simon. Niente di niente. Lui è sulla mia lista.”

Megan ha una lista di cose da fare. Non del genere “andare a fare la spesa e poi fare un salto alla lavanderia a gettoni”. No, la sua è più di genere sessuale. Tipo, con chi scopare prima di passare i trentacinque. Tutta quell’ossessione che ha per il trentacinquesimo compleanno è strana. Ma d’altronde Megan è semplicemente unica (strana) come me, soltanto in modi diversi.

“Simon è sulla tua lista dei ragazzi con cui scopare.” È meglio chiarire le cose quando si ha a che fare con amiche che potrebbero condividere gli stessi partner sessuali.

Tipo, fare in modo che una cosa del genere non accada.

“No, era, viso di bambola. Non è più sulla lista. Ormai non posso più farmelo. È il tuo toy boy.”

Mi dà fastidio che Megan pensi a lui in questi termini – come un ragazzo con cui probabilmente tromberebbe e anche come toy boy, addirittura il mio toy boy – e quell’opinione lo conferma; sto andando fuori di testa. O mi sto beccando qualcosa. Mi tocco la fronte per sentire se ho la febbre.

Quando il silenzio continua, Megan dice, con voce più tranquilla, “È un vero peccato che una relazione completa vampira-umano non possa creare un legame di accoppiamento.”

È un vero peccato?

“Gli ho parlato per trenta, quarantacinque minuti, almeno, e non mi ha fatto andare fuori di testa.” A me sembra assurdamente poco per capire se legarsi a un’altra persona, ma Megan mi ha capita. Lei sa esattamente quanto sia rara una cosa del genere.

Emette un forte respiro. “Già. È un bravo ragazzo. Anche se non sono sicura di come tu sia riuscita a ignorare la natura chiaramente stirata del suo guardaroba. Quello sembra essere il tipo di cosa che ti manda fuori di testa. Oh, merda, hai pensato che fosse il suo costume?”

Ridacchio. “No.”

“E sai che è un podista instancabile, vero? Il tipo che mangia veramente cibi salutari e ha un piano d’allenamento al quale si attiene rigidamente.” Quando non dico niente, lei aggiunge, “Un piano d’allenamento che lo fa alzare all’alba per andare a correre. Sai, prima di andare a lavorare. Pazzesco, vero? So che quei tipi fissati con la salute sono come unghie su una lavagna per te.”

Unghie su una lavagna. Sono davvero così cattiva?

Sì, lo sono completamente.

Rispondo con l’unica risposta veritiera che mi viene in mente. “Dovresti vederlo senza vestiti addosso.”

“Sì, dovrei, ma non succederà mai perché mi hai preceduto, porcella.”

“Giusto, così… è successo qualcos’altro.” Il vero motivo della mia telefonata: mi serve un piano. “L’ho morso.”

“È stato favoloso? Sei così puritana quando si tratta di morsi e sesso.”

Mi scappa una risata-colpo di tosse sorpresa. “Puritana? Io?”

“Sì, quando si tratta di mordere. Inoltre posso assolutamente dirti che hai apprezzato il tuo primo orgasmo post-morso.”

“Sì, okay. Ed è stato meglio di quanto hai detto. Follemente bello. Ma, dopo il morso, ho provato a riavvolgere e ad alterare la sua percezione.”

“Cosa intendi con provato?” Per la prima volta da quando ha risposto, sembrava seria.

“Intendo che Simon Fullerton se ne sta andando in giro, proprio in questo momento, con la piena consapevolezza dell’esistenza dei vampiri.”

“Merda. Cazzo. Non va bene, Becca.”

Già. Proprio così. “Non voglio chiamare una strega.”

“Certo che no. Primo, sono spaventose quanto l’inferno; secondo, Simon ti piace. Non vuoi che una di quelle losche creature gli si avvicini.” Fa un piccolo suono triste. “Io non voglio nessuna di loro vicino a lui. Lui mi piace, anche in un modo non-oggettivante.”

“Abbiamo parlato, sai com’è, dopo che il riavvolgimento non ha funzionato. Ha detto che sarebbe stato zitto e che avrebbe aspettato di sentirmi, oggi. Mi fido di lui.”

“Sì, anch’io. Ma, Becs, cos’hai intenzione di fare? Devi sistemare la cosa.”

“Non sono sicura, ma tra due ore vado a pranzo con lui. Qualche idea?”

“Potresti introdurlo. Fargli firmare il patto.”

Un accordo firmato dai partner umani dei vampiri, uno che magicamente li vincola alla segretezza. Vampiri e umani possono non essere in grado di stabilire un legame d’accoppiamento, ma ad alcune coppie miste va bene rinunciare ai bambini – o così suppongo – ed ecco il bisogno del patto.

Mi era già venuto quel pensiero.

Venuto e non preso in considerazione, naturalmente.

Posso essere titubante riguardo ai bambini, ma a parte la questione figli, legarmi a un uomo che conosco a malapena – un umano – per anni e anni, forse per sempre… mi fa venire la nausea solo a pensarci. E non c’è alcun patto da firmare se non c’è la sponsorizzazione dell’umano da parte di un vampiro.

Le relazioni miste sono notoriamente difficili da rompere, e il mio stomaco sottosopra ha molto senso. I controllori vogliono che le relazioni durino. Poiché i vampiri e le streghe lavorano duramente per mantenere segreta la nostra magica comunità clandestina, non è una sorpresa il fatto che nessuno voglia che ci siano umani che circolano liberi con tutta quella conoscenza. Sì, gli ex partner continuano ad essere legati dai requisiti del patto, ma i controllori sono per natura un gruppo scontroso e prudente.

“Becca?”

Premo una mano sul petto, dove il mio cuore batte forte. Cercando di tenere la paura lontana dalla mia voce, dico, “Sì?”

“Troverai una soluzione.”

[bad img format]

* * *

Sia Simon che io viviamo a South Austin.

Io abito in una piccola ed eclettica comunità di case degli anni ‘60, non lontana dal quartiere di South Congress, la cui popolarità è esplosa nell’ultimo decennio.

Simon abita in un quartiere periferico fatto con lo stampino, con un’attiva associazione dei proprietari immobiliari e molte più regole dei colori permessi per la tinteggiatura degli esterni. Di sicuro il suo quartiere è popolare quanto il mio, ma il mio è più fico.

Ci siamo messi d’accordo per trovarci in una piccola pizzeria a metà strada. Sono sempre contenta di evitare il traffico di Austin quando è possibile.

Apparentemente evitare il traffico resta una priorità, anche quando devi incontrare il tuo errore epico della sera prima.

Arrivo in ritardo di cinque minuti. Secondo me, cinque minuti non sono un ritardo. Trenta, sì. Cinque, no. Ma Simon sta aspettando, stirato e in ordine, guardando il massiccio orologio che ha al polso con l’aria di chi pensa che gli abbiano tirato un pacco.

“Hey.”

Nel sentire la mia voce, alza la testa e mi fa un fiacco sorriso.

Ho uno di quei momenti. Uno di insicurezza, profondamente spiacevole.

Ha paura di me, dei miei canini e del mio bisogno di sangue? Ho incrociato alcuni donatori dopo averli morsi, ma sono l’unica che ricorda il morso. Questa è un’esperienza nuova per me.

È preoccupato che noi – i vampiri del mondo – usciamo allo scoperto per dargli la caccia per via della conoscenza che ora possiede? Se è così, non si sbaglia di molto. Noi vampiri (con l’aiuto delle streghe) custodiamo gelosamente i nostri segreti.

Rimpiange il sesso “sconvolgente”, pensando che nessuna scopata vale quel tipo di scocciatura?

Queste sensazioni non sono per niente belle e devono andarsene.

Rimango lì, in piedi, senza sapere cosa fare delle mie mani. Un sicuro segno di nervosismo. Non ci penso mai due secondi su cosa dovrebbero fare le mie mani quando non sono nervosa.

Con la testa indica la porta della pizzeria. “Mangi la pizza?”

Sbatto le palpebre. Ci siamo incontrati davanti a una pizzeria. Una che ho consigliato io. Certo che mangio la pizza. Poi ricordo quello che ha detto Megan su Simon e le sue abitudini salutistiche e trasalisco. “Non sei uno da carboidrati e formaggio, vero? Per via di quello stile di vita salutare che segui.”

Mi sento in colpa per avere suggerito questo posto; lui però non ha fatto obiezioni.

“Cosa? No, ah, voglio dire, non mangio tanta pizza, ma ogni tanto io…” La risata che sgorga dalle sue labbra da baciare è autoironica. “È che non ero sicuro che tu mangiassi cibo normale.”

Faccio un largo sorriso. Non ho mai avuto questa particolare conversazione prima d’ora, perché i negazionisti non arrivano mai così lontano. La paura li fa sogghignare e io non chiacchiero. Li catturo, riavvolgo la loro percezione della mia rivelazione vampiresca e li lascio andare. E i feticisti? Già, probabilmente chiedono informazioni su particolari simili, ma no, grazie. Termino quelle conversazioni prima che inizino. Vuoi scoparmi perché sono una vampira? Morso, sorso, riavvolgimento della percezione e ciao ciao.

“Se è qualcosa che mi fa male, mi piace. Pizza, pasta, ali di pollo, pollo fritto, barbecue, queso…”

“Giusto.” Sorride. “Alla ricerca del queso perduto. Non so come ho fatto a dimenticarlo.”

Anch’io lo avevo dimenticato, ma so esattamente perché: quello che era seguito era stato molto più memorabile.

Lo guardo con aria di rimprovero. “Adesso ho un ripensamento sulla scelta del posto. Parliamo ancora di queso e le mie voglie possono sfuggirmi di mano.”

Annulla la distanza tra noi, mette una mano sulla parte inferiore della schiena e mi guida verso la porta. “Allora sarà meglio che mettiamo un po’ di pizza in te.”

Mi sta toccando. Casualmente, come se fossimo a un appuntamento. E al mio corpo piace.

Dopo avere piazzato gli ordini al banco – paga lui, e io devo dire al mio cervello (e ad altre parti del corpo) che questo non è un appuntamento – scegliamo un separé e ci sediamo. E l’imbarazzo torna di corsa.

In un separé è difficile guardare qualunque cosa o chiunque, tranne il biondo uomo in forma, con qualche giorno di barba e i gentili occhi blu, seduto davanti a me.

“Hai una ragazza?”

Simon si appoggia allo schienale e incrocia le braccia. Indossa una maglietta – che immagino abbia stirato, se c’era la possibilità – che gli lascia le braccia scoperte.

Sono talmente presa dal rigonfiamento dei suoi bicipiti, così in mostra con le maniche corte e le braccia conserte, che il silenzio susseguente alla mia domanda non è immediatamente evidente.

Quando, alla fine, sposto gli occhi dalle sue graziose braccia alla sua faccia… oops. I suoi occhi gentili sono diventati freddi. Abbastanza giusto. Ripensandoci, è stata una domanda offensiva visto quello che è successo ieri sera.

 

“No, non ho una ragazza.”

“Se il fatto di avere avuto il tuo uccello nella mia bocca non è un indizio sufficiente, anch’io sono single.” Siamo in un angolo e i clienti sono pochi a metà pomeriggio, ma l’espressione sulla faccia di Simon? Non ha prezzo.

Lui scruta l’area nelle immediate vicinanze. Quando il suo sguardo torna su di me è accigliato, ma c’è anche un pizzico di divertimento – e forse di eccitazione. “Davvero? In un locale dove le famiglie mangiano?”

Faccio spallucce. Ho un filtro, e lo uso anche con grande regolarità, ma siamo praticamente soli. Certamente fuori portata d’orecchio. “Ho parlato con Megan stamattina.”

Sono stata indecisa su quanto dire a Simon, su cosa fare con Simon. Per due ore ho combattuto col problema, dal momento in cui mi sono svegliata fino a quando sono arrivata alla pizzeria, trovandolo lì in anticipo (secondo i miei standard) e intento a guardare l’orologio.

Lui si guarda intorno e dice, tranquillamente, “Anche lei è una vampira.”

“Sì.”

Non è come rivelare le tendenze della mia amica. Lei è la mia migliore amica, io sono una vampira e Simon è tutt’altro che stupido.

“Lei sa come riavvolgere i miei ricordi?”

“La tua percezione,” lo correggo. “Non possiamo cancellare la memoria, solo alterare la tua percezione degli eventi.” Mi mordo il labbro inferiore. Niente rossetto rosso carico questa mattina. Ho optato per del burro di cacao e il sapore di ciliegia mi riempie la bocca. “Funziona solo subito dopo.”

Si strofina la mascella. Il suono delle sue dita che sfregano contro la barba corta viaggia dalle mie orecchie direttamente alla mia passera. Come fa ad essere così sexy quel suono?

“Subito dopo che mordi un… donatore.”

Inspiro a fondo, cercando di concentrarmi sulla conversazione e di ignorare il fatto che le mie mutandine sono già umide, sebbene abbia trascorso tre minuti in tutto in presenza di Simon. Tre, relativamente innocui, minuti.

Passo falso. Tutto ciò che quel respiro a fondo ha fatto è stato riempirmi il naso dell’odore pungente di lui… che fa ben di più che inumidirmi. Adesso sono bagnata. Abbastanza bagnata al punto che al suo grosso uccello piacerebbe scoparmi forte. Il sesso nelle toilette pubbliche potrebbe essere eccitante, vero?

E io sto perdendo la testa. Non sono mai stata così attratta da un uomo, letteralmente.

E poi, come posso annusarlo? Sono in una pizzeria. Aglio e spezie italiane dovrebbero coprire l’odore di un uomo sexy.

Simon mi guarda con un’espressione di attesa, come se stessimo avendo una conversazione che non gira intorno alla sensazione del suo uccello che si fa strada in me e mi scopa con forza.

Sbatto le palpebre e spero che le mie pupille non siano completamente dilatate. Cos’ha chiesto? Del riavvolgimento, del morso, dei tempi…

“Scusa, no, non è solo riferito al morso. Il riavvolgimento della percezione è limitato nel tempo, non è legato a nessun evento specifico.”

“È troppo tardi.” Quella graziosa linea sottile compare tra i suoi occhi.

Simon è preoccupato, giustamente, vista la conoscenza che adesso possiede. Decisamente non sta pensando di trascinarmi nella toilette delle donne per riempirmi di sperma.

Merda. Quella non è un’immagine che mi abbia mai eccitata prima d’ora. Mi piacciono i preservativi. I preservativi sono sicuri. I preservativi evitano (il più delle volte) alle persone di contrarre infezioni per via sessuale. I preservativi sono i migliori amici di una ragazza single.

Si sporge in avanti e appoggia i gomiti sul tavolo. “Stai bene?”

No, non sto bene, perché dopo un solo incontro sessuale – tecnicamente due, se voglio essere generosa nei confronti della mia libido iperattiva – mi sono assuefatta a Simon.

No. Okay.

Sono stata salvata dal rispondere dalla cameriera. Lei posa sul tavolo la nostra pizza dalla crosta sottile con salame piccante e funghi, e formaggio extra.

Mr. Salute ha proposto di dividere una pizza, e poi ha rimesso a me la scelta degli ingredienti. È reale? Forse è frutto della mia immaginazione. Poiché lui deve ancora far scattare quel prurito dietro il mio cervello, quello che dice “Sei la persona più irritante al mondo”, immagino persino che possa essere un’allucinazione.

Eccetto gli orgasmi.

Quelli non sono capitati spontaneamente.

Inoltre, Megan lo conosce e lo ha chiaramente invitato alla sua festa. Però non sono sicura di dove lei sia stata per tutto il tempo in cui Simon e io siamo stati nella sua camera da letto. Avevo altre preoccupazioni: il mio epico fallimento del riavvolgimento della percezione e l’incombente scadenza del libro, tanto per citare le maggiori.

Simon scuote le dita scottate dopo aver trascinato una fetta bollente sul suo piatto.

Senza pensarci, gli stringo le dita e anestetizzo il suo dolore… il che comporta tenergli la mano. Abbronzata, come il resto di lui, con vene visibili. Unghie ben curate, tagliate e pulite, ma niente manicure professionale. Ci sono piccole imperfezioni, alcune cicatrici, segno che non ha paura di lavorare con le mani, alcuni segni dell’età. Piccole cose che non smorzano l’attrazione che provo per queste grandi mani maschili. Conosco la loro sensazione sul mio corpo, i pizzicotti sui capezzoli, l’aggrovigliarsi tra i capelli, le carezze sul clitoride.

Quando sposto lo sguardo più in alto, scopro che mi sta guardando. Mi schiarisco la gola e gli lascio andare le dita. “Ho un debole per le mani.”

“Non lo avevo notato.” Il suo sorriso arrogante dice diversamente. Ma poi quel sorriso sexy svanisce e lui distoglie lo sguardo.

Quando riprende a guardarmi, so cosa sta per arrivare. Ogni donna, non importa quanto sicura di sé, quanto attraente, quanto desiderabile, conosce l’espressione sulla sua faccia. È la classica espressione non-sono-così-preso-da-te. Una parte dispiacere, una parte pietà, e cento per cento ti-prego-salvami-da-questa-conversazione.

Il sapore del burro di cacao alla ciliegia mi fa capire che mi sto di nuovo mordendo il labbro. Inoltre, lo sguardo di Simon che scende sulla mia bocca.

Mi fermo e – oh, guarda, qualcosa di utile da fare con le mani – riempio il mio piatto con tre fette di pizza.

Imbarazzata, evitato il momento cosa-faccio-con-le-mani, prendo un pezzo di pizza, ci soffio sopra e lo mordo. L’impatto del formaggio salato e l’esplosione di sapori dell’abbondante guarnizione non mi fanno niente.

Dea, preserva le mie papille gustative. Se quest’uomo rovina la pizza per me, non lo perdonerò mai.

Speravo in un pasto consumato tranquillamente, ma le mie speranze vanno in frantumi quando Simon sgancia la bomba.

“Al momento non cerco qualcuno da frequentare.”

Davvero? Stiamo parlando di questo?

Gli lancio un’occhiata dura e mastico il mio cibo riflettendo. Dopo alcuni secondi di silenzio, riempiti soltanto dai suoni che faccio gustandomi la fetta – perché, cavolo, la pizza è buona anche se le mie papille gustative sono in sciopero – rispondo, “Discutere su frequentare o no qualcuno non è in agenda, oggi.” La diavolessa eccitata in me non può fare a meno di aggiungere, “Ma sono decisamente dell’idea di una sveltina nella toilette delle donne.”

Lo sono? In una toilette pubblica? Con uno che mi ha appena detto di non essere interessato a me?

La mia testa si riempie di immagini del suo uccello perfetto, della sua faccia a O, dei suoi addominali schizzati di sperma.

Già, toilette pubblica e tutto il resto, una sveltina mi va proprio.

Oh, e guarda un po’, anche a Simon, a giudicare dal suo sguardo eccitato. “Non è leale.”

No, non sto giocando lealmente, ma i miei sentimenti sono stati feriti.

Oh, cazzo. Eccome se lo sono. I miei dannati sentimenti sono stati veramente feriti.

Anche se penso che uscire con Simon sia un’idea terribile – per così tanti motivi che lui non potrebbe nemmeno cominciare a capire – il fatto che non sia interessato mi dà fastidio. Perché… forse io lo sono?

No.

Cazzo, no.

Io non esco con nessuno. Le persone mi infastidiscono. Mi entrano sotto pelle, rovinano il mio umore, mi fanno venire il bruciore di stomaco.

To koniec darmowego fragmentu. Czy chcesz czytać dalej?