Invecchiato per il Caos

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Era arrivata Nadia.

Olivia non aveva avuto modo di scusarsi con Marcello e ormai quella possibilità era andata persa. Avrebbe dovuto affrontare tutto il peso della furia di Nadia, e il suo terribile errore sarebbe stato svelato a tutto il personale della cantina.

CAPITOLO TRE

"Olivia! Eccoti qui!”

Nadia irruppe nella sala degustazioni.

Nella mano destra teneva una caraffa di liquido rosa brillante. Con la sinistra gesticolava freneticamente.

Olivia provò una fitta di angoscia. Il vino era di un colore bellissimo, quasi come una gemma. Era una tragedia che qualcosa di così luminoso e dall'aspetto così bello fosse la sua rovina.

"Dov'è Marcello? È qui?” Chiese Nadia.

Olivia deglutì. Era peggio di quello che aveva pensato. Se Nadia voleva che Marcello fosse presente, significava che le azioni di Olivia erano davvero imperdonabili.

"Non so dove sia. Anch'io lo cercavo, perché…”

La sua voce si affievolì. Le scuse sincere che aveva preparato erano ormai superflue.

Nadia fece una smorfia. "Che peccato. Allora mi sa che dovremo discuterne io e te. E Jean-Pierre, naturalmente.” Il suo viso si illuminò, come se fosse contenta di vedere che il pubblico era più numeroso.

Olivia la guardò con sgomento.

Jean-Pierre? Perché coinvolgerlo nella vicenda? Nadia voleva lasciarla a casa e chiedere a Jean-Pierre di prendere il suo posto?

Arrischiando un'occhiata verso il ristorante, notò un'espressione di gioia maligna sul viso di Gabriella. La direttrice di sala era intenta a sbirciare dalla soglia, godendosi la situazione difficile di Olivia.

"Jean-Pierre, mon beau cheri" gli disse Nadia raggiante. Aveva preso subito in simpatia l'allampanato e schietto ragazzo francese. I due sembravano anime gemelle che avevano immediatamente riconosciuto nell'altro gli stessi tratti salienti della propria personalità. "Portaci dei bicchieri, merci beaucoup, jeune petit beau grand homme.”

Com'è che l'aveva chiamato? Giovane, piccolo, bello, alto uomo? Con la sua conoscenza rudimentale del francese, Olivia non sapeva dire se quella accozzaglia di parole fosse declinata correttamente. E pensava che neanche Nadia lo sapesse. L'enologa sembrava divertirsi a usare il suo terribile francese durante le conversazioni e, a parte qualche occasionale smorfia per il suo accento, Jean-Pierre non se la prendeva nel sentire la sua lingua madre straziata inconsapevolmente.

Anche se Olivia lavorava molto sul suo italiano e la sua padronanza della lingua migliorava di giorno in giorno, era ancora troppo timida per parlarlo, e non poteva che ammirare la spavalderia di Nadia nel tentativo di conversare in una lingua straniera.

Olivia guardò confusa Jean-Pierre sporgersi oltre il bancone e preparare tre bicchieri da degustazione con un gesto teatrale.

Nadia sorrise orgogliosa mentre versava una porzione di vino in ognuno dei calici.

"Jean-Pierre, assaggia questo. È il primo vino rosato della cantina La Leggenda, e l'ha realizzato il tuo capo!”

Sorrise raggiante a Olivia, che per poco non lasciò cadere il suo bicchiere per lo shock. Non stava andando come si era aspettata.

"È un vino ancora molto giovane, ma perfetto per il suo scopo, cioè essere venduto e gustato l'estate prossima. Perciò non richiederà ancora molta maturazione, prima di essere imbottigliato. Come puoi sentire, è un vero e proprio trionfo. Questo vino è più che eccellente, è superbo. Olivia, credo che grazie al tuo esperimento tu abbia creato un altro Miracolo: un vino che non avrebbe potuto funzionare, ma che invece ha funzionato, e che porterà alla nostra cantina un successo e un riconoscimento straordinari.”

Nadia prese un sorso, con aria incantata.

Olivia si aggrappò al bancone. Era grata per quel sostegno, perché si sentiva le gambe di gelatina.

Nadia adorava il suo vino? Che fine avevano fatto i guai che si era aspettata? L'enologa non sembrava affatto arrabbiata per la storia dell’uva. Per un momento, si chiese se stesse ancora dormendo nel suo letto e quello fosse solo uno strano sogno.

Agitò un piede per verificare.

No, non stava dormendo. In quel caso, Pirata le avrebbe artigliato il piede, svegliandola. E comunque, Jean-Pierre e Nadia stavano ancora discutendo della sua creazione.

"È delizioso” confermò Jean-Pierre. "Adoro un buon rosé. Un vino così moderno. E questo ne è un ottimo esempio. Un sapore delicato, complesso e molto gradevole.”

"Esattamente.” Nadia sbatté il palmo della mano sul bancone. "Per quanto riguarda le vendite, il rosato è il vino che cresce più velocemente, soprattutto nel mercato americano.”

"Come mai?” volle sapere Jean-Pierre. Olivia sapeva che era pronto a prendere appunti mentalmente per migliorare la propria conoscenza del vino.

"Alcuni ritengono che sia perché attira la generazione dei millennials, che lo adorano, mentre altri credono che sia perché oggi si producono molti vini rosati di buona qualità,” spiegò Nadia. "Trent'anni fa, erano una schifezza dolce e stucchevole, alla stregua di uno sciroppo per la tosse. Oggi, la maggior parte dei rosati sono secchi o semisecchi, e di qualità molto migliore. Inoltre, la bellissima colorazione è un ulteriore punto di forza.”

Alla fine, Olivia ebbe il coraggio di prendere un sorso del suo vino, inspirandone l'aroma fresco e floreale, con un accenno di melone. Era rimasta così compiaciuta del suo caratteristico e accattivante bouquet. Dopo averlo analizzato nuovamente, stabilì che possedeva ricche note di ciliegia, fragola ed erbe aromatiche, con un tocco di agrumi che forniva un gradevole retrogusto secco.

"Come si fa un rosato?” chiese Jean-Pierre. "Mescoli vino rosso e bianco insieme?”

Nadia alzò gli occhi al cielo con fare affettuoso.

"Quella non è una procedura ben vista; spesso è addirittura proibita. Il vino rosato è tradizionalmente ottenuto da uve rosse. Il colore suggestivo si ottiene lasciando le bucce degli acini per un tempo molto breve durante il processo di vinificazione: uno o due giorni soltanto.”

Olivia annuì. Aveva lasciato le bucce a contatto con il vino per ventiquattro ore.

"Per il vino rosso, le bucce vengono lasciate a contatto per molto più tempo,” continuò Nadia, gesticolando in modo espressivo per sottolineare l'importanza delle sue parole. "Il contatto più breve con le bucce dell'uva rossa permette di ottenere la magnifica sfumatura rosa di questo vino, donandogli un sapore delizioso, senza la tradizionale pesantezza di un rosso, che alcuni non apprezzano. Mentre i vini bianchi sono più specifici nell'abbinamento del menù, il rosato è un vino molto più versatile, che può essere gustato con qualsiasi cibo. Ecco, è terminata la tua lezione di oggi.”

Alzò il bicchiere in un brindisi a Olivia, che era ancora troppo sbalordita per dire una parola.

"Avevo intenzione di affrontare il Progetto Rosé l'anno prossimo, perché credevo che dovessimo produrre il nostro rosato principalmente da uve sangiovese, e quest'anno ne avevamo poche. Ma Olivia ha usato una miscela creativa di vitigni rossi. È stata così furba!” Nadia la fissò con ammirazione. "Ha miscelato e abbinato le ultime vendemmie della stagione, tra cui un po’ di Colorino a bacca nera, che ha conferito un colore brillante che non avevo mai visto prima.”

Infine, Olivia ritrovò la voce.

“Sono così sollevata che tu non sia arrabbiata con me. Non avevo capito che volevi che usassi solo l'uva che era nella sala di vinificazione, e non i nuovi raccolti. Quando Antonio ha detto che avevi già destinato le nuove uve a vini specifici, ho temuto di essere nei guai.”

Nadia scrollò le spalle.

"A prescindere da questo, con quelle poche uve non avremmo prodotto quantità significative di vino, erano semplicemente delle aggiunte. Combinate tra loro, invece, hanno prodotto quantità abbastanza alte di vino da permetterci di lanciare questo rosato sul mercato.”

Jean-Pierre sorseggiò con apprezzamento.

"È eccellente. Sono molto orgoglioso che il mio capo abbia realizzato questo vino.”

Sbirciando di nuovo verso il ristorante, vide Gabriella guardarla in cagnesco. Appena girò la testa, l'altra donna si allontanò dalla sua visuale, chiaramente delusa che Olivia non fosse stata rimproverata o addirittura licenziata.

Infine, Olivia si concesse di ammirare il colore brillante e luminoso della sua prima creazione senza sentirsi in colpa.

"Il tempismo è perfetto,” spiegò Nadia. "Il più importante critico di vini della Toscana, Raffaele di Maggio, questa settimana sarà in visita alla nostra cantina per degustare e valutare i nostri nuovi lanci, per cui potremo presentargli questo rosato. Una recensione favorevole sul suo sito web, Turismo del Vino in Toscana, darebbe a questo vino una spinta incredibile. È un uomo molto influente e il suo sito è diventato estremamente popolare.”

"Mi ricordo il suo nome,” disse Olivia. L'aveva sentito nominare da alcuni clienti, e sapeva che molti turisti seguivano il suo sito, che negli ultimi tempi sembrava aver guadagnato un pubblico enorme.

Provò un brivido nervoso e si rese conto di essere più intimidita che lusingata da quella notizia. Far recensire il suo rosato da un critico di così alto profilo era terrificante. Era già un miracolo che Nadia avesse adorato la sua nuova creazione, ma non era pronta per far testare il suo primo vino da un esperto rinomato. E se lui l’avesse pensata diversamente e non gli fosse piaciuto affatto?

*

Dopo qualche ora di duro lavoro, Olivia chiuse a chiave la sala degustazioni e uscì. Soffiava una brezza pungente e Olivia sapeva che una camminata a passo svelto per tornare a casa sarebbe servita a scaldarla.

Poi vide l'auto di Marcello dirigersi verso il vialetto sinuoso e si dimenticò completamente del freddo.

 

Il SUV si fermò sotto l'ulivo e Marcello ne uscì, evidentemente di fretta. Olivia provò una stretta al cuore. Sembrava che, dalla fine dell'estate, quando si erano lasciati andare ad alcuni momenti gloriosi di flirt e persino ad una gita in giornata a Pisa, la vita di Marcello fosse diventata sempre più frenetica. Aveva immaginato che l'inverno sarebbe stato un periodo più tranquillo per lui, invece non sembrava così.

Aveva sperato di potersi trattenere con lui a chiacchierare la sera, vicino al fuoco che bruciava nell'atrio della sala degustazioni nei giorni freddi. Aveva sognato anche qualcosa di più!

Naturalmente, anche lei era stata molto più impegnata del previsto. Oltre alla sua avventura nel campo della produzione di vino, il suo lavoro sul marketing dell'azienda vinicola aveva significato passare ore nell'ufficio in fondo al magazzino, lontana da tutti e con l'unica compagnia del suo computer portatile.

Marcello la vide e le sorrise, con i denti bianchi che risaltavano sul suo viso abbronzato e gli occhi azzurri calorosi.

A Olivia sembrò contento, ma anche imbarazzato, come se anche lui si rendesse conto che tra loro c'erano questioni che erano state trascurate.

"Olivia, è bello vederti. Nadia mi ha telefonato. Ha detto che hai creato un rosato che sarà un'aggiunta unica e vincente alla nostra offerta. Sono così orgoglioso di te.”

E pensare che soltanto il giorno prima era stata impegnata a scrivergli un messaggio di scuse, credendo di essere in guai seri. Olivia si sentiva stordita per come era cambiata la sua situazione.

"Grazie. Sono contenta che sia venuto bene, anche se è stata la fortuna del principiante.”

Aggiunse un pizzico di civetteria alle sue parole. Dopotutto, se era riuscita ad andare oltre i suoi sogni più sfrenati in un aspetto della sua vita, forse poteva riuscirci anche in un altro!

"Niente affatto. È merito della tua bravura,” rimarcò Marcello. “Non sottovalutare il tuo talento. Sono orgoglioso che avremo un nuovo vino così delizioso da offrire al nostro grande critico, quando arriverà.”

Olivia sentì lo stomaco stringersi al pensiero. Volendo trovare un argomento meno spaventoso, Olivia parlò in fretta.

"Hai finito di lavorare, per oggi? Hai programmi per la serata?"

Appena quelle parole le uscirono di bocca, Olivia desiderò potersele rimangiare, perché era sembrata fin troppo sfacciata. Praticamente aveva chiesto a Marcello se era libero quella sera. Non era proprio il caso. Olivia aveva deciso ormai da mesi che, se dovevano esserci risvolti romantici tra loro, la prima mossa dovesse farla il suo bellissimo capo. Non poteva essere lei a buttarsi, perché la posta in gioco era troppo alta. Se le cose fossero andate male, avrebbe potuto mettere a repentaglio il suo lavoro e il suo futuro nella cantina.

"Stasera ho una videoconferenza con un fornitore negli Stati Uniti.” disse Marcello sollevando un sopracciglio. "Il nuovo rosato sarà una notizia esaltante per la nostra discussione.”

Delusa, Olivia forzò un sorriso cortese. Non era quello che sperava sentirsi dire.

Poi però Marcello parlò di nuovo, questa volta in tono più civettuolo.

"A parte quello, mi gusterò un bicchiere di vino rosso e mi farò un piatto di pasta. Per stasera ho in programma un ragù al cinghiale. È un piatto tradizionale toscano delizioso, preparato con del cinghiale che attualmente è nel magazzino della macelleria del paese.”

"Cinghiale?" Chiese Olivia.

Marcello annuì. "Il cinghiale si riproduce in maniera prolifica, perciò ogni anno i cacciatori con licenza abbattono un numero limitato di esemplari in questa regione. In questo modo, vengono preservate le condizioni di vita dei branchi che vivono nei boschi, e i cinghiali non sono costretti a razziare i vigneti o le fattorie in cerca di cibo, cosa che ovviamente potrebbe essere pericolosa.”

"Davvero?” fece Olivia, affascinata. Cinghiali che vivevano nel bosco? Non lo sapeva!

"Preparo questo gustoso piatto nei mesi più freddi, quando la carne è di stagione. Sento che sono vicino al perfezionamento della ricetta. La prossima volta, magari, posso invitarti a provarla.”

A Olivia girava la testa. Era un invito. Cioè, non un invito diretto, ma almeno era un progresso.

"Mi piacerebbe molto,” rispose. "La mia cucina è piuttosto semplice, ma credo che il mio più grande successo finora sia lo stufato di pappa al pomodoro, a base di pane avanzato, fagioli e pomodori. Quando sarò riuscita a prepararlo bene, vorrei avere la tua opinione.”

"Ti prendo in parola,” promise Marcello. Fece un respiro profondo. "E nel frattempo…"

Il cuore di Olivia le balzò nel petto. C'era del potenziale nel modo in cui aveva pronunciato quelle parole. Si sentì fremere di eccitazione in previsione di quello che sarebbe potuto succedere.

Poi il telefono di Marcello squillò.

Con un cenno di scuse, controllò chi fosse prima di rispondere e si avviò rapidamente verso il suo ufficio.

Olivia sospirò delusa.

Erano stati a un passo dal mettersi d'accordo per un appuntamento. Ne era certa. E ora Marcello era stato distratto di nuovo, chissà per quanto tempo. Tutto ciò era straordinariamente frustrante, e Olivia cominciava a chiedersi se la loro storia d'amore in procinto di sbocciare sarebbe rimasta per sempre in stallo.

Con un sospiro frustrato, si voltò e si avviò lungo il vialetto, sentendo un familiare scalpiccio di zoccoli quando Erba si unì a lei.

Marcello non frequentava nessun'altra, concluse Olivia. Se lo era domandata in ansia molte volte nelle ultime settimane, ma aveva stabilito che non doveva essere così. Marcello era impegnato con il lavoro, che dal punto di vista finanziario era limitato, per via della recente espansione. Inoltre, Olivia intuì che aveva timore di rimanere coinvolto di nuovo in una relazione, soprattutto con una dipendente.

Dopo Gabriella, non poteva biasimarlo, pensò Olivia con risentimento.

Con sua grande sorpresa, quando arrivarono a casa, Erba non andò dritta nel fienile come faceva di solito, per aspettare il suo spuntino a base di erba medica dopo la passeggiata. Trotterellò invece fino all'enorme entrata, sbirciò all'interno, poi si allontanò dallo spazio buio, come se si fosse spaventata, e tornò saltellando verso Olivia.

"Che succede?" chiese alla capra, perplessa.

Poi gli occhi di Olivia si spalancarono quando sentì un rumore raschiante e dei tonfi provenire dall'interno del fienile.

Deglutì con forza.

C'era qualcuno, o qualcosa, lì dentro, ed Erba l'aveva percepito.

Olivia si avvicinò con cautela, ricordando quello che Marcello aveva detto a proposito dei cinghiali. E se uno di quegli animali aggressivi si fosse avventurato fuori dal bosco e si fosse trasferito nel suo futuro stabilimento di vinificazione?

Olivia cominciò a dubitare che andare a controllare fosse una decisione saggia. Poteva essere pericoloso.

Decise che, come minimo, dovese procurarsi avere un'arma. Per fortuna, la pala che aveva usato qualche giorno prima per piantare dei bulbi era ancora appoggiata al muro. Le sue abitudini disordinate si stavano dimostrando una benedizione, per una volta.

Olivia prese la pala e la brandì a due mani, come una mazza da baseball.

Mentre la sollevava in aria per testare la presa, una zolla di terra che era rimasta attaccata alla lama le cadde in testa.

"Dannazione,” mormorò Olivia, mentre il terriccio le scendeva sul viso. Ne aveva una bella quantità tra i capelli. Aveva sperato di passare una serata tranquilla. A quest'ora avrebbe già dato da mangiare a Erba e avrebbe dovuto iniziare a preparare la cena. Invece eccola qui, a farsi una doccia di terra mentre cercava di difendersi da un pericolo sconosciuto.

Olivia scrollò via la terra, sentendola sparpagliarsi sulle spalle mentre si avvicinava di soppiatto al fienile.

Si fermò all'entrata. Il rumore di raschiamento si era interrotto. Era un bene o un male? Non lo sapeva.

Improvvisamente, Olivia non riuscì più a sopportare la tensione. Si lanciò oltre la soglia, brandendo la pala sopra la testa e gridando: "Vieni fuori!"

Poi gridò spaventata quando si trovò faccia a faccia con una figura vestita di scuro che indossava un cappello a punta viola e aveva in mano una vanga.

CAPITOLO QUATTRO

"Aaaargh!" urlò terrorizzata la sagoma, lasciando cadere l'attrezzo e agitando le braccia mentre Olivia faceva un balzo all'indietro. La pala le scivolava nei palmi freddi e umidi e il cuore le batteva all'impazzata.

Tuttavia, quando i suoi occhi si abituarono al buio, si rese conto che non si trattava affatto di un intruso.

Era il suo amico Danilo, che viveva in una fattoria dall'altra parte del paesino.

Danilo la fissava con sgomento.

"Olivia. Che stai facendo? È piuttosto tardi e stavo venendo a cercarti.”

Olivia abbassò la pala, imbarazzata per aver ipotizzato il peggio.

Si ricordò che, l'ultima volta che avevano parlato, Danilo aveva detto che sarebbe passato ad aiutarla a sgomberare l'enorme cumulo di macerie nel fienile, appena ne avesse avuto il tempo.

Ed eccolo qui. Aveva parcheggiato il suo pick-up nel fienile, per questo non l'aveva visto, arrivando da fuori.

"Non… non capivo che rumore fosse,” bofonchiò.

Danilo fece un cenno di approvazione.

"Fai bene a stare attenta. La prossima volta ti manderò prima un messaggio.”

Olivia sospettava che stesse cercando di nascondere un sorriso. Aveva la sensazione che trovasse tutta quella scena esilarante, ma che stesse facendo di tutto per non lasciarglielo intuire.

Guardandolo meglio, poteva vedere i suoi occhi scuri sporgere per lo sforzo di trattenere le risate.

Quando si erano conosciuti, erano partiti con il piede sbagliato. Olivia si era offesa per la schiettezza di Danilo nel dirle che stava piantando male le viti. In effetti le aveva piantate male, ma pensava che avrebbe potuto dirlo in modo più educato.

Ora, intuì che Danilo si stava sforzando di non rovinare l'amicizia che si era creata tra loro, cercando di non far capire a Olivia quanto gli venisse da ridere.

Anche lei avrebbe fatto meglio a non ridere, decise, risucchiando in dentro le guance per evitare di essere colta da una risata improvvisa. Era meglio affrontare quell'imbarazzante malinteso con la serietà che nessuno dei due pensava meritasse.

"Vedo che hai i capelli viola,” disse Olivia, cambiando argomento e passando a qualcosa di più sicuro. Danilo le aveva spiegato che sua nipote, che seguiva un corso per parrucchieri, lo usava come modello, anche se era "vittima" la parola che Danilo usava più spesso per giustificare i suoi tagli e colori sempre diversi e all'ultima moda.

A Olivia piacevano quei colpi di luce viola. Erano accesi, ma si adattavano alla carnagione olivastra di Danilo, e il taglio era molto deciso.

"Già.” Danilo fece una smorfia. "Meglio del rosa, immagino.” La guardò perplesso. "Invece vedo che tu hai della terra tra i capelli.”

Entrambi rimasero in silenzio, consapevoli che rischiavano di tornare sull'argomento che erano riusciti ad accantonare.

"Se ti pieghi un po’, te la tolgo io,” si offrì Danilo, e Olivia si chinò con gratitudine in avanti, così che lui potesse toglierle la terra dai capelli.

"Hai trovato qualcosa di interessante, qui?" gli chiese.

"Ho portato dentro la macchina per fare luce,” spiegò Danilo. "Il fienile è molto buio e non volevo perdermi niente di importante.”

Olivia sospirò. "Comincio a pensare che quell’unica bottiglia di vino raro che ho trovato alla fine dell'estate sia l'unico reperto, e setacciare il resto della pila di detriti servirà solo a garantire che ci voglia un anno a finire, quando una ruspa potrebbe farlo in un giorno solo.”

Il fienile le procurava una certa frustrazione. Lei non era una persona paziente, anche se sapeva che la viticoltura le avrebbe insegnato la pazienza, anche con la forza, se necessario. Ma quelle macerie le pesavano sul cuore. Sembravano inutili. Un fienile luminoso e pulito sarebbe stato un passo avanti verso il suo sogno. Possibile che quel cumulo polveroso nascondesse reperti di inestimabile valore, o era tutto un enorme spreco di tempo?

"Sono certo che c'è molto altro da trovare,” insistette Danilo.

Olivia intuiva che Danilo era entusiasta di quella ricerca. Forse la vaga speranza offerta da quel cumulo di macerie aveva risvegliato in lui lo spirito del cacciatore di tesori.

Personalmente, Olivia confidava di più di trovare un tesoro nel magazzino chiuso a chiave nascosto tra gli alberi in cima alla collina, in un angolo sperduto degli otto ettari della tenuta.

 

Eppure, non aveva chiamato un fabbro, né aveva tentato di forzare la serratura, ma aveva deciso di aspettare per vedere se riusciva a trovare la chiave originale. Qualunque cosa ci fosse in quella stanza di solida pietra non sarebbe andata da nessuna parte, dopo essere rimasta chiusa lì per decenni. Qualche settimana in più non avrebbe fatto differenza.

Inoltre, Olivia si rese conto che considerava quel luogo segreto come il Magazzino di Schrodinger. Chiuso, era potenzialmente pieno di tesori. Aperto, poteva rivelarsi vuoto e deludente.

Per ora, era meglio occuparsi della pila di detriti, che era grande e visibile, e che ingombrava la sua stanza di vinificazione e doveva essere rimossa. Una volta eliminata, Olivia avrebbe preso una decisione sul magazzino. Almeno, se la chiave era tra le macerie, per allora sarebbe saltata fuori.

"Lavoriamo ancora un po’,” disse, sapendo che Danilo probabilmente avrebbe continuato comunque. "Domani è il mio giorno libero, quindi non mi importa anche se mi sporco. Inoltre, devo tenermi occupata, perché dopodomani c'è un famoso critico del posto in visita alla cantina. Gestisce un grande sito web, e recensirà il mio nuovo rosato. Mi sento già nervosa.”

"Raffaele di Maggio verrà da voi?" Stupita, Olivia vide Danilo accigliarsi, come se non la ritenesse una buona notizia. "Sono sicuro che amerà il tuo vino rosato,” aggiunse con enfasi, ma Olivia sospettava che stesse cercando di convincere se stesso, oltre che lei.

Adesso anche lei si era accigliata, turbata dalla strana reazione di Danilo, poi si rimboccò le maniche e iniziò a setacciare le macerie. Era un compito meticoloso e polveroso, ma Olivia doveva ammettere che il bagliore dei fanali rendeva tutto più facile.

"A-ha!” gridò, quando intravide il luccichio luminoso del vetro.

"Trovato qualcosa?" Danilo si precipitò a guardare.

Con attenzione, Olivia estrasse un grosso frammento dal tumulo.

"È solo un pezzo rotto,” disse delusa. "Per un attimo, ho pensato che sembrasse una bottiglia intera. Però si vede che era proprio una bottiglia. Guarda che forma strana. C'è tutto il collo, e parte del fianco.”

La sollevò verso la luce. Proveniva da una bottiglia dalla forma insolita, con una curvatura larga e svasata, ed era colorata di un verde scuro e screziato.

"Potrebbero esserci altri pezzi sepolti qui,” disse Danilo. "Magari sarà come mettere insieme le tessere di un puzzle.” Si accigliò pensieroso. "Ho un amico a Firenze che è un commerciante di vino e un esperto della storia locale. Forse lui saprebbe darci qualche informazione in più, anche solo da questo pezzo. Domani devo andare a Firenze a prendere delle maniglie di bronzo, magari posso sentire che dice.”

"Davvero? È molto gentile da parte tua,” disse Olivia.

Mentre osservavano insieme la bottiglia, Olivia si rese conto che le loro teste quasi si toccavano. I suoi capelli biondi dovevano fare il solletico a Danilo. A lui non sembrava dispiacere, e Olivia era contenta che avessero raggiunto un tale livello di disinvoltura reciproca.

Anche se la loro relazione era iniziata con il piede sbagliato, Olivia era entusiasta di poterlo considerare un buon amico. Era una persona così divertente. E quanto era raro avere un'amicizia rilassata e platonica con una persona del sesso opposto? Si considerava molto fortunata, e sperava che Danilo la pensasse allo stesso modo.

Non gli aveva ancora chiesto se aveva qualcuno di speciale nella sua vita. Olivia si appuntò mentalmente di domandarglielo al momento giusto.

Danilo si fermò, pulendosi le mani dalla polvere.

"Visto che domani è il tuo giorno libero, ti va di venire con me? Sono sicuro che potresti imparare qualcosa da un esperto di storia del vino, e potremmo anche visitare la città. Dovrebbe essere una bella giornata. Potremmo sfruttarla al meglio.”

Il cuore di Olivia si librò in volo. I suoi ambiziosi piani di esplorare la regione erano passati in secondo piano, nelle ultime settimane. La gestione del marketing della cantina e il lavoro nella sala degustazioni la tenevano molto occupata, e alla fattoria la lista delle sue faccende sembrava allungarsi costantemente. Ogni volta che arrivava alla porta d'ingresso, notava un nuovo dettaglio che richiedeva attenzione urgente. Proprio ieri, si era trattato dell'intelaiatura esterna della finestra del soggiorno. Il legno era marcito, e tutta la struttura, inclusi i vasi di fiori, era sbilenca. Se Olivia non l'avesse puntellata con delle assi, sarebbe potuta crollare.

Una giornata in compagnia di un amico era un'occasione da non perdere. Non solo sarebbe stato un piacere, ma l'avrebbe aiutata a superare le lunghe ore di apprensione prima della visita del critico. Era sicura che, in compagnia di Danilo, la giornata sarebbe volata via e non avrebbe avuto nemmeno il tempo di preoccuparsene.

"Mi piacerebbe molto,” accettò, e il volto di Danilo si illuminò alle sue parole.