Una Linea Sottile

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Capitolo 3

Il caso

(Tancredi)

Da qualche parte nel mondo, migliaia di anni fa, qualcuno ha teorizzato il capitalismo. Quella teoria economica è stata provata sul campo e ha dato luogo alle prime forme di azienda. Alcune di queste sono cresciute e, sempre in nome della teoria, hanno guadagnato qualche soldino da mettere nel porcellino di terracotta. Una parte ancora più esigua delle altre che si sono sviluppate, ha scoperto un bel giorno che il salvadanaio sulla mensola non bastava più a contenere i propri profitti, che nel frattempo si erano moltiplicati in modo osceno, ed ha pensato bene di comprarsi una banca per custodirli.

Ovviamente non stiamo qui a concentrarci sui modi più o meno legali, ad esempio lo strozzinaggio finanziario, con cui alcune compagnie hanno accumulato così tanto, ma teniamo a mente che quanto più grandi sono le loro fortune tanto più grandi sono i loro interessi.

In questo mare di piragna dove ognuno sopravvive cercando di dare la prima zannata, si collocano la società farmaceutica Dreddson & Co. e il dottor Francisco Alvarado.

Questa, almeno, è l’idea che ha Richard Smithson, di raccontare un antefatto legale.

Circa dieci anni or sono la Dreddson, che si vanta di investire nella ricerca un miliardo di sterline l’anno, aveva annoverato il giovane e promettente scienziato tra le sue file, dandogli una paga che oscillava poco sotto il prodotto interno lordo del Principato di Monaco.

Francisco Alvarado, con la sua laurea alla John Hopkins e due master, uno in oncologia gastroenterica ad Harvard e l’altro in oncologia tiroidea a Cambridge, si era presentato con le credenziali in regola per scoprire la cura contro il cancro e naturalmente la Dreddson aveva coltivato questa sua passione per uno scopo profondamente umanitario: guadagnare una mappata di soldi. Nel giro di una settimana gli avevano dato un laboratorio superattrezzato, una macchina, un cellulare e, soprattutto, una missione. Creare un farmaco antitumorale da poter invadere il mercato.

La joint-venture tra i due era stata duratura e non priva di soddisfazioni. Alvarado progrediva anno dopo anno, anche se la medicina miracolosa non era ancora arrivata. Insomma, tutto procedeva per il meglio, fino a quando, stando a quanto dice il gigante farmaceutico, Alvarado ha raccolto armi e bagagli ed è volato a sud della Manica lasciando come lettera di dimissioni un dito medio alzato.

Naturalmente, il colosso della salute aveva vincolato sotto un contratto di ferro qualsiasi scoperta o prodotto finito che il caro Alvarado avesse tirato fuori dal suo vulcanico cervello, quindi riteneva che la perdita del capo della ricerca fosse un problema in qualche modo arginabile e non si era preoccupato più di tanto delle sue sorti. O almeno questo era successo prima che qualche topo di laboratorio della Dreddson aprisse pagina 47 del British Medical Journal e scoprisse con orrore che la Salus S.p.A., società farmaceutica operante principalmente in Italia, con sede legale a Napoli, stava per presentare al consesso medico – scientifico italiano una cura rivoluzionaria per il cancro metastatico intestinale.

Quello che sorprese di più la Dreddson, non fu tanto la notizia in sé, quanto il nome del dottore cui la Salus aveva affidato la ricerca. A quanto pareva Alvarado aveva cambiato nazione ma non la professione.

<<E questa è, in breve, la ragione per cui la Dreddson si è rivolta a noi>>, dice Richard prima di scolarsi l’ultimo sorso del suo schifoso caffè. Accavallo lentamente le gambe e prendo un bel respiro.

<<Fammi indovinare. Dobbiamo impedire a quel farmaco di uscire sul mercato nel caso venisse approvato dalle autorità italiane>>.

<<In buona sostanza, sì. La Dreddson ha motivo di credere che Alvarado abbia ultimato il suo farmaco grazie ai risultati scientifici ricavati dal suo lavoro con loro e li abbia usati per terminare la sua ricerca con la Salus. Ma poiché quei risultati facevano capo ad un contratto vincolante…>>

<<...sono in automatico coperti dal segreto industriale>>, termino io. Smithson annuisce.

<<Esatto>>. Mi gratto la guancia distrattamente beneficiandolo di una smorfia repressa.

<<Potevano chiederci di aprire le acque del Mar rosso già che c’erano>>.

<<Il mio pivello preferito ha qualche perplessità?>>, scimmiotta.

<<Più di una a dire il vero>>.

Richard posa il bicchiere ormai vuoto e congiunge la mani.

<<Spara>>

<<Innanzitutto ci vorrà del tempo. Non basterà andare dalla Salus e chiedere di fermare le macchine. Normalmente basterebbe far valere il diritto di brevetto, ma dato che io sono qui, vuol dire che la Dreddson non ha il brevetto su tutto il procedimento clinico. Dico bene?>>. Smithson sorride.

<<Benissimo>>, risponde.

<<Quindi ciò vuol dire che dovremmo aspettare che il Ministero della Sanità dia il suo consenso alla commercializzazione, chiedere un estratto del processo clinico operato da Alvarado e dimostrare che esso ricopia fondamentalmente quello brevettato dalla Dreddson. Sto andando bene?>>

<<Magnificamente>>, dice dondolandosi sulla sedia.

<<Dopo di che ci dovremo rivolgere alle autorità europee per chiedere la tutela della proprietà intellettuale e a quelle italiane il ritiro del farmaco>>.

<<Avverto un “però” in arrivo>>, mi anticipa lui.

Guardo il bordo della sua scrivania in noce mentre considero tutti i punti di vista.

<<Però ci vorranno secoli per ottenere il trial clinico eseguito, sempre ammesso che ce lo diano. Inoltre dovremo far valutare ad un perito privato se l’iter medico seguito sia stato determinante o meno per la realizzazione del farmaco e questo comporta un rischio notevole>>.

<<Continua>>, mi sprona accompagnando la frase con le mani.

<<Lasciando da parte che questi tizi si fanno pagare un tanto a respiro, in ogni caso saremo costretti a depositare i risultati, che ci diano ragione o meno>>.

<<Buona osservazione…>>, dice canzonatorio. <<C’è altro?>>

<<Si, se io fossi in loro cercherei di manipolare il percorso clinico mettendo in evidenza valori chimici diversi da quelli protetti dal brevetto della Dreddson>>.

Richard ora ha un sorriso a trentadue denti.

<<Il tuo cinismo viscerale è un toccasana per le mie orecchie>>, attacca con tranquillità. Si schiarisce la gola e prende la parola.

<<Ora, hai messo in risalto con precisione tutti i problemi. Hai valutato qualche soluzione?>>, chiede candido.

<<La cosa più semplice sarebbe valutare una transazione con la Salus. Loro si prendono il farmaco, ma ci riconoscono una percentuale sui profitti>>.

<<Ottimo, ma per una transazione proficua si deve avere una moneta di scambio. Abbiamo qualcosa da potergli offrire, a parte il nostro indiscusso affetto?>>, domanda porgendosi in avanti.

<<Potremmo buttarla sulla buona e vecchia minaccia. La paura di essere trascinati in una causa miliardaria potrebbe indurli a scendere a patti>>. Richard chiude gli occhi e scuote il capo lentamente.

<<Ragiona ragazzino. Se questo farmaco entra in commercio sarà un diluvio di milioni che gli pioveranno addosso. Se tu fossi in loro non correresti qualche rischio visto che dalla nostra parte, secondo te, abbiamo solo un limitato brevetto di procedimento?>>

<<Perché dici “secondo te”? Abbiamo altro da giocare a parte il brevetto?>>

<<Direi di si>>

<<E cosa?>>

<<Vedo che non mi ascolti. Ti ho detto che Alvarado ha passato dieci anni alla Dreddson. Dieci lunghi anni senza arrivare a nulla di definitivo>>, d’un tratto la nebbia si dissipa e capisco dove vuole arrivare.

<<Il tempo!>>. Richard congiunge le mani in segno di approvazione.

<<Non possono mentire su quello>>, chioso. Mi rilasso un istante sulla poltrona e annuisco.

<<Ma perché chiedi proprio a me di occuparmene? Abbiamo già Harris come specialista dei diritti di brevetto>>

<<Primo, se si tratta di chiudere una transazione nessuno è meglio di una giovane sanguisuga ricattatrice con un bizzarro senso dell’umorismo>>

<<Ti riferisci a qualcuno che conosco?>>, replico.

<<Assolutamente no. Parlavo in astratto>>, ribatte Richard sorridendo. <<Secondo, la Salus ha sede a Napoli e tu, se non sbaglio, sei originario di là>>.

Un frangente della mia vita che ho lasciato alle spalle.

<<Ma, soprattutto, sei l’unico tra i miei avvocati ad essere abilitato anche in Italia. Nell’eventualità di un contenzioso te la potresti vedere da solo>>.

<<Capisco. Quindi qual è la prossima mossa?>>.

Richard allunga una mano verso il cassetto dello scrittoio e ci tira fuori una busta bianca sigillata e me la allunga.

<<Volo prenotato, albergo pure. Portati lo spazzolino>>, replica.

Apro il plico tirando fuori il biglietto per Napoli e la ricevuta di prenotazione dell’hotel.

<<Quando dovrei partire?>>, domando senza neanche leggere le date.

 

<<Stasera andrebbe bene per te?>>. Per un attimo spero di aver capito male.

<<Aspetta un attimo, dovrei partire stasera?>>, gli grido.

Richard annuisce inarcando un sopracciglio.

<<Col volo delle sei, per la precisione>>, si protende vistosamente verso di me.

<<Ma non posso! Ho altre udienze questa settimana, devo organizzare i miei impegni, gli appuntamenti…>>

<<…e una marea di altre stronzate per le quali posso farti sostituire da qualcuno. La Dreddson è un cliente grosso e non voglio perderlo quindi dobbiamo agire in fretta e con decisione prima che si rivolgano a qualcun altro. Altre domande?>>.

Abbasso la testa afflitto. Quando sono partito dall’Italia anni fa ho sempre pensato che ci sarei tornato solo da turista un paio di volte l’anno. Di certo non mi aspettavo che il mio rientro in grande stile avvenisse questa sera.

<<Sì. La segretaria può accompagnarmi?>>

Richard ghigna malefico: <<Ti piacerebbe>>.

Scuoto ancora un po’ la testa visibilmente seccato da quest’irruzione nella mia routine quotidiana.

<<Cosa dovrei fare una volta lì?>>

<<Conosci un certo avvocato Ferrari, Riccardo Ferrari?>>.

Di nuovo diniego il capo.

<<Mai sentito>>

Smithson arriccia le labbra.

<<Beh, dovrai prendere contatto con lui. È a lui che la Salus si è rivolta>>.

Capitolo 4

Un nuovo cliente

(Ferrari)

Il giorno dopo l'arringa mi godo gli effetti del successo. Quella sensazione di sicurezza e forza che ti dà la vittoria.

Ricordo ancora la mia prima richiesta di assoluzione. Ero un praticante avvocato e il processo riguardava un caso di lesioni personali. Passai tutta la notte a studiare e ottenni una brillante assoluzione per legittima difesa.

Da quel giorno ho indossato la toga molte altre volte.

Al mattino, dato che non ho cause, mi dedico ad una seduta di un'ora di corsa col mio Bretoncino, Lucky.

Il pomeriggio, invece, come di consueto, mi reco presso il mio studio con tutta la calma possibile, in assenza di appuntamenti previsti. Decido comunque di anticiparmi, a causa del caotico ed imprevedibile traffico napoletano.

Parcheggio lo scooter nell'androne del palazzo e il portiere, una persona attempata e simpaticissima con la quale mi trattengo sempre a discutere di politica, sport e della vita in generale, mi dice che la mattina sono passati due soggetti che volevano parlare con me.

Ora, se avessi perso la causa avrei potuto pensare che ero in guai seri. Ma dopo la splendida vittoria quello che dissi fu solo: <<Don Salvato’ le hanno chiesto cosa cercavano di preciso?>>.

<<E mica mi faccio gli affari vostri, avvoca’! Sono resistito tutto questo tempo qui proprio perché sono molto riservato>>, ribatte prontamente.

<<Bene>>, rilancio io, <<me ne ricorderò la prossima volta che firma per ritirare documenti che interessano a me!>>.

<<Avvoca’, io a voi porto solo assegni...>>

<<No, lei li viene a ritirare gli assegni, quelli con cui paghiamo la guardiania!>>, dico sorridendo mentre salivo il primo gradino per andare al mio studio al secondo piano.

Giro la chiave ed entro nel lungo corridoio che separa la sala riunioni, a destra, dalla sala d'attesa, a sinistra.

Proseguo oltrepassando la stanza di un commercialista, a cui l'ho subaffittata, passo per lo studio riservato ai praticanti arrivando al mio studio. Poggio la borsa professionale sulla mia scrivania in legno intarsiato e proseguo nella stanza fotocopiatrice e fax per vedere se mi è stato recapitato qualcosa.

Quando ero giovane, questo era uno dei compiti di un praticante. Io, però, ho deciso di invertire la rotta e dare ai praticanti avvocato il rispetto che meritano. Purtroppo ora non ho praticanti poiché a Napoli non tutti i clienti pagano con regolarità e, quelli che lo fanno, pensano di stare in un negozio di abbigliamento in saldo!

Al fax vedo solo fogli pubblicitari di offerte telefoniche o di fotocopiatrici per studi privati. Li prendo e li getto nel cestino della carta.

DRIIN DRIIN DRIIN

Corro verso il telefono nell'altra stanza, devo decidermi a trovare una segretaria.

<<Studio legale Ferrari, pronto?>>

<<Avvocato Ferrari?>>

<<Sì, sono io. Con chi ho il piacere di parlare?>>

<<Sono un rappresentante della Salus S.p.A., la nota società farmaceutica, vorrei fissare un appuntamento con Lei>>.

L'indomani mattina arrivo alle 9:00 in ufficio e mi siedo alla mia scrivania carico e pronto a qualsiasi sfida mi si possa presentare.

Alle 9:30 bussano alla porta dello studio. È lui.

<<Prego si accomodi>>.

<<Grazie. Sono Giorgio Saveri, il rappresentante legale della Salus s.p.a., piacere>>.

<<Piacere mio, sig. Saveri>>, gli rispondo, mentre gli faccio strada verso il mio studio. A prima vista il sig. Saveri è un tipo particolare, indossa una bombetta in testa, un vestito classico con doppiopetto e un papillon al posto della cravatta, scarpe classiche italiane di quelle che si potrebbe sfamare una intera famiglia per un mese. Ha tutta l'aria di essere un tipo sveglio.

Ci accomodiamo.

<<Avvocato sa cosa differisce l'imprenditore ricco da una persona povera?>>

<<Cosa è una barzelletta, signor Saveri? Che l'imprenditore ricco è tale perché ha avuto la fortuna di nascere da genitori facoltosi, di avere una buona base di contanti di partenza ed una buona cerchia di amicizie?>>

<<Niente di più lontano dalla verità!>>, mi apostrofa il Charlie Chaplin del ventunesimo secolo urtando la mia suscettibilità.

<<L'imprenditore di successo è colui che ha visualizzato l'opera, l'ha vista in ogni suo minimo particolare quando ancora era fantasia, l'ha ritenuta vera e ci ha creduto con tutte le sue forze, con tutta la sua anima e ha persistito per il raggiungimento di quell'obiettivo. Inoltre è una persona che conosce alla perfezione la differenza tra un debito buono ed uno cattivo!>>.

<<Bene. La ringrazio per questa lezione di vita, ma non vorrà di certo essere il primo professore che paga un alunno per insegnargli qualcosa>>, lo bacchetto facendogli capire che a casa mia comando io e dirigo io la discussione.

<<Quindi, veniamo al sodo! Cosa vuole da me? Ieri mi parlava di una questione importante. Con calma e senza mandarmi al manicomio arrivi al dunque!>>.

Intanto prendo il telefono e ordino due caffè...iniziamo proprio bene la giornata!

<<Avvocato spero non si sia offeso, ma il mio preambolo era doveroso e adesso capirà il perché. Come massima aspirazione per una società farmaceutica c'è quella di trovare un nuovo farmaco curativo di una malattia ancora difficilmente curabile>>.

Ora il discorso stava prendendo una piega interessante.

<<Come proprietario della Salus ho sempre visualizzato la possibilità della fabbricazione di un nuovo farmaco miracoloso. Ho speso un mucchio di quattrini per il finanziamento della ricerca ma nisba!>>.

Bussano alla porta. Faccio entrare il ragazzo del bar e offro al mio dirimpettaio la sua tazza di caffè zuccherato. Sorseggiare un buon caffè (che io prendo amaro per gustarne appieno le sue qualità) è un rito tutto napoletano. Può crollare il mondo ma “ ‘a tazzulella ‘e cafè ’’ non deve mai mancare.

<<Continui pure, la prego>>, lo invito ad andare avanti ora che la caffeina ha reso la discussione ancora più interessante.

<<Bene, come le dicevo, ho speso, a vuoto, diverse migliaia di euro per la ricerca. Fin quando non mi è stato detto da una persona fidata, di cui non posso fare il nome per una questione di riservatezza, molto vicina ad una società farmaceutica inglese, che la Dreddson stava a buon punto per mettere sul mercato una nuova miracolosa particella per la cura del cancro.

Non credevo alle mie orecchie, dopo tanti anni di ricerche la fama mi stava sfuggendo da sotto al naso... non potevo permettere che una società concorrente mi battesse sul mercato, non sarebbe accaduto, perlomeno non a me!>>, asserisce battendo i pugni sulla scrivania mentre la sua figura si irrigidisce di un colpo.

<<Così>>, prosegue Saveri, <<sono riuscito a mettermi in contatto col ricercatore a capo di questa scoperta e gli ho fatto una proposta che non poteva rifiutare, gli ho offerto tanto denaro, un mare di contante, per convincerlo a lasciare la Dreddson per la Salus. Uno dei miei soci, però, non è stato molto contento di questa mia scelta perché il nostro capo ricercatore è suo nipote e, quindi, ha cercato di mettermi contro tutto il Consiglio di Amministrazione. Ma, dannazione>>, continua energicamente, <<sono pur sempre il socio di maggioranza e il fondatore della società! Così non mi sono lasciato convincere a desistere e il dott. Alvarado, questo il nome del ricercatore della Dreddson, ha accettato di buon grado la mia proposta. Purtroppo, ora il suo ex datore di lavoro ha cercato un contatto con la mia società per una transazione. Non so ancora cosa vogliono, ma credo che vogliano minacciarmi di querela per violazione di norme sul brevetto. L'incontro dovrà avvenire a Napoli entro la fine della settimana prossima>>.

<<E lei fin quando voleva aspettare per contattarmi? Crede che quando và da un avvocato si reca in pizzeria e in 10 minuti la servono? Una causa così complessa deve essere studiata nei minimi particolari e non posso incontrare un avvocato, ancor di più se inglese, impreparato! Ho una reputazione da mantenere!>>.

Lo tengo sulle spine, anche se ho già deciso di accettare il lavoro perché, più dure sono le sfide e più mi piacciono, ma così facendo posso tirare sull'onorario.

<<Avvocato, forse non ha capito, questi, per me, sono debiti positivi che mi frutteranno cento o mille volte in più di quanto ho investito. E sono disposto a pagare più di quanto ha mai ricevuto dai suoi clienti>>.

<<Sig. Saveri, se accetto, e non ho detto che lo farò, sarà solo perché la causa mi interessa e non per i soldi>>.

Intanto visualizzo già il mio conto in banca lievitare e pregusto di battere un lord inglese amante del the! Puah!

<<Detto ciò, mi lasci l'incartamento e lo studierò attentamente entro questo fine settimana e le darò una risposta>>.

<<Ecco a lei! E sappia che ho scelto lei perché so che, nonostante l’età, è molto bravo in quello che fa!>>, ed intanto si alza per riprendere la borsa e avviarsi verso la porta di ingresso.

Il giorno seguente mi sveglio presto. Vado a correre col mio personal trainer canino, quando mi alleno con lui ho la sensazione di avere madre natura come partner e non c'è niente di più affascinante e mi metto subito all'opera leggendo l'incartamento. Come è mia abitudine ascolto una musica rilassante di sottofondo.

Verso l'ora di pranzo avevo letto già più della metà dei documenti. Decido di contattare il sig. Saveri per prendere un appuntamento col suo Consiglio di Amministrazione al completo.

Lo chiamo e fissiamo l'appuntamento per quello stesso pomeriggio presso la sede della società.

Arrivo con la mia Station Wagon (sì, lo so che non è una macchina per un avvocato, ma ho pur sempre un fratello peloso da portare con me che necessita di molto spazio!) all'indirizzo indicatomi e, per una volta, il navigatore mi porta a destinazione senza prima averlo mandato a quel paese dieci volte per avermi fatto girare in tondo.

Entro in un grosso vialone alberato e proseguo per circa un chilometro. Parcheggio in un bellissimo prato inglese e mi avvio all'ingresso principale. L'edificio è dipinto con molti colori, non mi aspettavo che una industria farmaceutica potesse avere tutti quei colori, ma evidentemente doveva far parte di una precisa strategia.

 

All'ingresso trovo un omone della sicurezza a cui, dopo essermi presentato, chiedo indicazioni per trovare il boss. Mi fa però cenno di seguirlo poiché mi avrebbe accompagnato lui stesso in sala riunioni.

Camminiamo nel corridoio di questo enorme edificio a forma di casermone per buoni cinque minuti fin quando non arriviamo nei pressi di una stanza di vetro. All'ingresso, l'omone mi lascia nelle mani di una attempata segretaria che mi fa cenno di entrare e aspettare che di lì a poco sarebbe arrivato il Consiglio di amministrazione al completo.

Mi siedo e aspetto. La stanza è una classica sala riunioni con al centro un grosso tavolo rettangolare e al muro ritagli di giornale raffiguranti i successi nel campo della ricerca della Salus.

Passano i minuti e ricordo il passato quando il mio dominus aspettava i clienti. Se non erano puntuali iniziava a perdere le staffe. Lui, il grande avvocato, non poteva attendere, tutt'al più doveva essere atteso! Sorrido ricordando qualche episodio divertente e, nel mentre, si apre la porta. È arrivata la cavalleria al completo.

<<Benvenuto avvocato Ferrari, e scusi per l'attesa. Sono il dott. Raia. Aspettavamo gli ultimi risultati di una ricerca>>, dice il più giovane dei tre.

<<Non si preoccupi, spero che la ricerca sia andata a buon fine>>.

<<Stiamo mettendo a punto un nuovo farmaco per la cura del diabete. Piacere avvocato, sono il dott. Fazio>>.

Ora li conosco tutte e tre.

<<Bene. Ora che le dovute presentazioni sono state fatte... salve sig. Saveri... veniamo al dunque...>>

<<Prima, però, si accomodi e ordiniamo un bel caffè!>>, parole magiche pronunciate dal capo dei capi, Saveri.

<<Angela, portaci tre caffè per favore>>.

<<Bene, mentre aspettiamo il caffè vi anticipo che desidererei avere alcuni chiarimenti su alcuni aspetti importanti>>, li incito all'attenzione.

<<Vorrei conoscere per l'esattezza quando avete deciso di contattare il ricercatore della Dreddson e a che punto erano le ricerche presso la precedente società>>.

<<Prima di tutto vorrei chiarire che non è corretto usare il plurale perché la decisione è stata presa solo da Saveri!>>, asserisce il dott. Fazio.

<<E vorrei pur vedere! Avrò qualche potere in più in questa società, sono il padre fondatore!>>, protesta Saveri.

<<Questa è tutta da discutere...>>, ribatte Raia.

<<Signori, vi prego...>>, cerco di portare la calma, <<... siamo qui per discutere da persone civili e non per litigare. Allora, dicevamo?>>.

Prese la parola, come evidentemente era abituato a fare, Saveri.

<<Circa sei mesi or sono, dopo numerosi contatti andati a vuoto riesco a contattare Alvarado, il ricercatore a capo della scoperta di un ritrovato salva cancro. Mi confida che il lavoro stazionava un po' per mancanza di fondi da parte della Dreddson e che cercava, in verità, un altro finanziatore...>>. A Saveri brillano gli occhi al ricordo di quell'episodio, <<così ho incalzato il tiro e gli ho sparato un prezzo da non poter rifiutare!>>.

<<Bene sig. Saveri, ma io vorrei sapere, ora, se Alvarado, quando è passato al lavoro presso la sua società, aveva già trovato la particella salva cancro o meno!>>.

A questo punto mi interessa solo come piazzare punti a favore nella eventuale transazione col milord inglese.

<<Assolutamente no! Era vicino alla scoperta, ma non aveva ancora trovato nulla di definitivo>>, asserisce Saveri.

<<E a quel punto ha ben pensato di demansionare il nostro capo ricercatore...>>. Ecco l'intervento che mi aspetto da parte del dott. Fazio.

È giunto il momento di porre fine alla discussione prima che degenerasse nuovamente. <<Va bene signori. Si è fatto tardi ed è l'ora di far rientro a casa. Vi chiamerò nei prossimi giorni per notiziarvi riguardo i futuri sviluppi e circa le mie decisioni>>.

In realtà la storia mi appassiona già!

Faccio un saluto generale e mi avvio alla macchina per il ritorno a casa.

Dopo due giorni ho già accettato l'incarico e mi preparo per l'appuntamento del venerdì successivo.