The House Of Angels

Tekst
0
Recenzje
Przeczytaj fragment
Oznacz jako przeczytane
Czcionka:Mniejsze АаWiększe Aa

Capitolo 4

Per non pensare

"Ecco fatto, la cheesecake è pronta, ora preparo anche i muffin che piacciono tanto a Nathan".

Magda era intenta a preparare una marea di dolci, solo per perder tempo e tenere la mente occupata. Non voleva ricordare...

"E dopo aver infornato i muffin, comincerò a preparare la cena", disse rivolta a nessuno in particolare.

Mentre tirava fuori gli ingredienti dal frigorifero, il suono del citofono la fece trasalire, si pulì le mani sul grembiule rosso e andò a rispondere.

"Chi è?".

"Magda, sono Jess".

"Jess?", il suo cuore cominciò a battere forte, per la sorpresa.

"Ci siamo incontrati questa mattina, ecco… io volevo sapere come stavi".

Jess non era sicuro su cosa dire, sperava solo che Magda lo lasciasse entrare.

Passarono alcuni secondi, che a lui sembrarono un'eternità, e finalmente sentì la serratura del portone scattare.

"Terzo piano", lo informò la ragazza.

Con il cuore in gola, l'angelo salì le scale e bussò alla sua porta.

"Arrivo, solo un secondo".

Che faccio adesso, sono un disastro, tutta sporca di farina...

"Ormai è fatta bambina!", disse Mori, ridacchiando.

"Non hai tempo per cambiarti, e poi così sei molto carina".

"Grazie tante per il sostegno".

"Magda? Mi fai entrare?".

"Sì, eccomi arrivo subito", aprì la porta e si ritrovò davanti, per la seconda volta, questo ragazzo altissimo, con quella sua bocca sensuale e gli occhi scuri...

"Ma cosa vado a pensare proprio ora", si disse sottovoce.

"Come scusa?", le chiese Jess.

"No niente... stai attento a non far uscire gli animali, entrando".

Un po' agitata andò verso la cucina.

"Ho appena fatto una cheesecake, ne vuoi?".

Jess seguì Magda nella sua piccola cucina rossa, con un minuscolo tavolo quadrato, di legno chiaro, proprio al centro.

"Sì grazie, a dire il vero ho un po' di fame, non mangio niente praticamente da ieri sera".

"Più o meno come me... vuoi del tè o del caffè?".

"Non preoccuparti per me, la torta andrà benissimo".

"Preparo il tè allora".

Magda sorrise all'uomo seduto nella sua cucina, sembrava ancora più in ansia di lei.

"Scusa per questa mattina, non volevo trattarti male, e solo che non mi aspettavo di vederti, ed è stato come tornare indietro nel tempo".

Andò ai fornelli e mise su il bollitore dell'acqua.

Jess rimase stupito, vedendo il suo sorriso dolce.

Questa ragazza si stava scusando con lui, anche se non ne aveva motivo... ma lei era sempre stata così: gentile e comprensiva. Evidentemente nemmeno gli orrori del passato l'avevano cambiata, e questo la rese ancora più cara al suo cuore.

Si disse che l'avrebbe protetta a qualsiasi costo, che per nessuna ragione al mondo, Magda avrebbe sofferto di nuovo.

"Non devi scusarti con me, avevi tutti i motivi per essere turbata, ed io non ho fatto niente per renderti le cose più facile".

"Sinceramente non mi va di parlarne, ok? Il passato è passato, non conta niente".

Andò al lavello, e per tenersi occupata ed evitare l’imbarazzo, cominciò a lavare le stoviglie usate per i dolci.

"Vuoi rimanere a cena? Stavo giusto pensando di preparare il riso alla cantonese".

"Non so … davvero, non voglio disturbare".

"Nessun disturbo, anzi mi farebbe piacere mangiare con qualcuno, una vota tanto".

Le sue orecchie diventarono subito rosse. "Naturalmente se non puoi, non importa. Suppongo tu abbia già altri impegni", si affrettò ad aggiungere, per non sembrare una pazza, alla disperata ricerca di compagnia.

"Ok".

Guardala, pensò l'angelo, è diventata tutta rossa. Era così bella, con i capelli ramati raccolti in modo disordinato e il grembiule tutto infarinato.

"Mi farebbe piacere rimanere a cena".

"Bene allora, tu mettiti pure comodo", gli porse la cheesecake e versò il tè in una tazza.

"Se vuoi puoi andare in salotto, il mio divano è comodissimo. Io intanto continuo a preparare".

Le sembrava strano avere un uomo per casa, eppure non si sentiva minacciata da lui, tutt'altro. Si sentiva stranamente confortata dalla sua presenza... dopo una quindicina di minuti andò in salotto e trovò Jess sul divano, con i due gatti in grembo e il cane ai suoi piedi...

"Scusa, mi dispiace, se ti danno fastidio posso...".

Jess non le fece finire la frase.

"Non mi danno fastidio, sono molto carini, e lui è proprio bello", le disse, indicando il gattone grigio a pelo lungo.

"Bene! è ora di fare le presentazioni...".

Magda Indicò i suoi animali.

"Questo peloso è Diego, la piccola pantera nera è Isabel, e il cane ai tuoi piedi si chiama Tristan … Jess ti presento la mia famiglia, tesorini vi presento Jess".

"Piacere di conoscervi... tesorini", disse Jess, ridendo.

"Ti piacciono proprio gli animali, vero?".

"Sì, è così. Sono dolci, morbidi e danno molte soddisfazioni, e soprattutto non hanno secondi fini".

Magda prese Diego tra le braccia e gli passò la mano nel folto pelo.

"Lui lo trovai sul ciglio della strada, era stato investito da un'auto, e lasciato lì a morire. Lo portai dal veterinario più che altro per porre fine alle sue sofferenze, invece, miracolo dei miracoli, questo micione testardo si riprese alla grande. Isabel l'ho trovata in un cassonetto, aveva ancora gli occhietti chiusi, e Tristan era un cane randagio... gli animali sono puri, sono così come li vediamo e io li rispetto per il loro coraggio e la loro lealtà".

"Anche tu sei come loro. Sei rimasta fedele a te stessa, nonostante tutto. Anche tu sei pura e coraggiosa".

"Io non sono pura né coraggiosa, tu non mi conosci abbastanza, per poter dire certe cose".

Così dicendo si avviò in cucina...

"Vado a finire di preparare la cena".

Magda stava tremando talmente tanto, da non riuscire a tenere niente in mano... si appoggiò al bancone, con la schiena rivolta verso il salotto, per nascondersi da Jess.

Fece dei bei respiri profondi, cercando di riacquistare un po' di calma, e quando le sembrò di aver recuperato almeno un briciolo di controllo, si rimise ai fornelli.

Si allungò verso il mobiletto in alto per prendere il riso, quando sentì una mano che le sfiorava il braccio e un corpo massiccio dietro di sé.

"Ti serve aiuto?", le chiese il ragazzo.

Magda scattò subito e si divincolò per mettere quanta più distanza quella piccola cucina consentiva tra i loro due corpi... con il cuore che le batteva forte nel petto e il respiro pesante, guardò spaventata quel magnifico ragazzo che ora stava di fronte a lei, con il pacco di riso in mano e uno sguardo davvero addolorato negli occhi scuri.

"Magda scusa, non era mia intenzione spaventarti, volevo solo aiutarti".

Si avvicinò, ma lei allungò un braccio tremante per tenerlo a distanza.

"Magda ti prego… devi credermi, non volevo spaventarti. Puoi fidarti di me".

"Va tutto bene", disse lei con voce flebile.

"Ti sei spaventato anche tu, vero? Oddio! ho i nervi a fior di pelle da questa mattina".

"Mi dispiace, io non volevo...".

"Non ci pensare Jess, va tutto bene, ero solo sovrappensiero, ecco tutto".

Con un cenno della testa gli indicò il piano cottura.

"Potresti versare il riso nella pentola, per favore?".

"Sì, ci penso io".

Jess era preoccupato per lei, gli faceva così male vederla tremare e, nonostante tutto, cercare di non farlo sentire in colpa... avrebbe voluto stringerla forte tra le braccia e tenerla così per sempre, ma lei non sembrava intenzionata a farsi avvicinare.

"Magda per favore guardami, io non ti farei mai del male, devi credermi. Preferirei morire piuttosto che farti soffrire".

"Smettila per favore, ti ho detto che sto bene, basta... e non guardarmi così, non ho bisogno della tua compassione".

"Io non ti compatisco, al contrario, ammiro la tua forza e ti rispetto".

"Basta per favore, con questa storia... tu non mi conosci, non sai niente di me. Come puoi dire di rispettarmi sapendo come mi sono lasciata usare da quegli uomini".

Le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance arrossate.

"Oddio, mi vergogno così tanto!".

"Dovrebbero essere loro a vergognarsi, non tu. Quelli sono solo feccia e non valgono niente".

"È colpa mia... tutta colpa mia".

Magda ormai piangeva senza ritegno, vergognandosi della propria debolezza.

"Come puoi dire una cosa del genere, tu non hai nessuna colpa".

Avrebbe voluto mettere le mani intorno al collo di tutte le persone, se così si potevano chiamare, che avevano fatto del male alla sua amata Magda.

"Sai, all'inizio opponevo resistenza, mi dibattevo cercando di sfuggirgli, lottavo con tutte le mie forze, ma questo portava solo altro dolore, e altra umiliazione".

Oh! Come si detestava in quel momento, non capiva perché si stesse mettendo così a nudo con lui.

"Ma dopo alcune settimane smisi di combattere, rimanevo li ferma, sperando solo che finisse tutto il prima possibile. Ero morta dentro e non cercavo più di difendermi, io... mi faccio così pena!".

Jess andò verso di lei e la strinse forte a sé, incurante dei suoi tentativi di allontanarlo, la tenne stretta finché non si calmò tra le sue braccia e ricambiò il suo gesto piangendo a dirotto come una bambina.

Il ragazzo aspettò che si sfogasse, e quando la sentì rilassarsi, la prese in braccio e la portò in camera.

 

La adagiò sul letto coprendola con una coperta trovata su una sedia.

Rimase lì a guardarla dormire, il volto, ora rilassato, era così dolce da fargli stringere il cuore.

Dio! Quanto l'amava... il tempo non aveva minimamente scalfito i suoi sentimenti.

Capitolo 5

Il confronto

Magda si svegliò la mattina dopo, sentendo un buonissimo aroma di caffè appena fatto e pancake caldi, stordita, si avviò verso la cucina e trovò Jess intento a preparare la colazione.

"Ehi! buongiorno", la salutò il ragazzo, guardandola da dietro la tavola.

"Ho pensato che avessi fame, ieri sera non abbiamo avuto modo di cenare".

Magda abbassò gli occhi.

"Scusa, mi dispiace tanto per ieri sera, non so davvero cosa mi sia preso… non c’era bisogni che restassi".

"Va tutto bene, non preoccuparti, il tuo divano non è male".

Jess la guardò esitare sulla soglia della cucina, incerta su cosa fare.

"Dai vieni, facciamo colazione", la spronò l'angelo.

"Che ore sono?", gli chiese la ragazza, insospettita.

"Le nove...".

"Cosa? Dovrei già essere a lavoro...".

"È tutto sistemato, hai la giornata libera".

"La giornata libera? E perché?".

"Ho chiamato Mark, ho trovato il numero nel tuo cellulare, scusa se ho curiosato, gli ho detto che sei stata male tutta la notte e che per questo ti sei addormentata tardissimo".

"Ma non posso mancare al lavoro".

"Mi ha detto lui di lasciarti dormire e di prendermi cura di te. Mi ha anche chiesto di andare da lui questo fine settimana, se vuoi naturalmente...".

A Jess piaceva molto questa situazione così intima, si chiedeva solo come la stesse vivendo lei.

"Non mi sono mai presa un giorno di ferie, e poi non è vero che sto male...", fece un gran sospiro e ci pensò un po’.

"Ok, ve bene, per una volta...".

Il ragazzo sorrise in maniera così aperta e naturale che le fece venir voglia di abbracciarlo...

Era da molto tempo che non si sentiva a suo agio tra le persone, nemmeno con Mark e Nathan si lasciava andare più di tanto... Jess era veramente diverso da tutti quelli che conosceva: era bello, gentile, e cosa inspiegabile, sembrava sinceramente preoccupato per lei.

"Che ne dici di mangiare, prima che si raffreddi tutto?", propose la ragazza.

"Certo, aspettavo solo te".

Magda si avvicinò e gli posò una mano sulla guancia, l'angelo rimase stupito.

"Grazie Jess".

"È solo una colazione. Certo! I miei pancake sono i migliori di tutta Chicago, ma non c'è bisogno che mi ringrazi..." tentò di minimizzare l'angelo.

Il contatto con la sua pelle, quel gesto volontario e intimo, lo fece sperare in qualcosa in cui, fino ad allora, non aveva nemmeno osato pensare.

Magari anche lei, con il tempo, si sarebbe avvicinata a lui...

"Non mi riferivo alla colazione… intendevo grazie per tutto, per ieri, per la colazione, per avermi salvata... per tutto".

Jess non sapeva cosa dire, lui non la vedeva esattamente allo stesso modo, se solo avesse agito prima... si limitò a versare il caffè e servire i pancake, su cui Magda mise una quantità esagerata di sciroppo d'acero...

Mangiarono in silenzio, poi Jess si alzò per sparecchiare.

"Lascia, faccio io".

"Niente da fare, ordini di Mark".

Prese i piatti e le tazze prima che lei potesse protestare di nuovo.

"Io devo andare adesso, i miei compagni si staranno preoccupando".

"Oh! Certo che sciocca, ti ho tenuto qui per tutto questo tempo, vai pure, io farò una doccia e poi andrò al rifugio".

"Posso rimanere se vuoi, devo solo fare una telefonata".

"No, sto bene, vai pure".

Magda sentì una stretta al petto, le avrebbe fatto piacere passare dell'altro tempo con lui.

"Ok, ci vediamo sabato allora, Mark mi ha detto di andare da lui verso le otto, sempre che a te vada bene".

"Non sei obbligato, lo sai, vero? Mark sa essere molto insistente quando vuole".

Anche dicendo così, sperava ardentemente che quel ragazzo così gentile, tornasse da lei al più presto.

"Nessun obbligo, mi fa piacere, Mark sembra un tipo a posto... ora vado, a presto Magda".

Il ragazzo si avviò alla porta, sperando che lei lo fermasse, e gli desse qualcosa tipo… un bacio per salutarlo, o qualcosa del genere...

Gli sembrava di essere tornato un adolescente...

"A sabato allora", sussurrò Magda, rimanendo a guardare Jess uscire dal suo appartamento.

"Mori ci sei?".

Non ci fu nessuna risposta.

"Mori?", lo chiamò ancora, in tono allarmato.

"Sono qui".

Magda si rilassò, ormai per lei Mori era diventato una presenza costante, un amico.

"Pensavo te ne fossi andato... non devi farlo, vero?".

"No, non ancora comunque, ma prima o poi dovrò lasciarti".

"C'è qualcosa che non va? Mi sembri preoccupato".

"Io non sapevo niente del tuo passato, avevo capito che c'era qualcosa di brutto, visto come tendi a nascondere le tue emozioni e i tuoi ricordi, ma non immaginavo fino a che punto...".

"Mori... non fa niente, sul serio. Ormai sono passati molti anni, non voglio farmi ostacolare da quello che mi è capitato, le persone che conosco e che incontrerò non sono le stesse che mi hanno fatto del male, non ho mai confuso loro con le altre, e non comincerò adesso, quindi non pensarci, ok? Io sto bene".

Ed era vero, in qualche modo si sentiva un po’ meno sporca, un po' meno vuota, di come si sentisse il giorno prima.

"Avere un confronto con qualcosa che riguarda il mio passato, e sfogarmi con Jess, mi ha fatto superare un po’ dello smarrimento che provavo...".

"Sai Magda, Jess ha ragione, tu meriti rispetto, mi sarebbe piaciuto conoscerti in circostanze diverse dalla mia morte...

"Sarebbe piaciuto anche a me, conoscerti da vivo".

Magda passò la mattinata al rifugio per prendersi cura dei cani e dei gatti che si trovavano lì, poi verso le quattro del pomeriggio tornò a casa, mangiò un po’ di frutta al volo e si buttò sotto la doccia.

Era eccitata come non le capitava da molto tempo, e già pensava al sabato, quando lei e Jess si sarebbero rivisti.

Chissà se l’accompagnava solo per educazione o magari perché era interessato a lei...

"Bambina, quel ragazzo è cotto di te". Proruppe Mori nella sua mente.

"No, non credo, è solo gentile, tutto qua". Effettivamente un po' ci sperava, anche se era spaventata da un'eventualità simile, dell'intimità che si sarebbe sicuramente venuta a creare, se si fossero avvicinati di più...

"Non so se sono pronta per una cosa del genere...".

Mentre si asciugava i capelli sentì il campanello, ed andò al citofono.

"Chi è?".

"Sono Jess".

Magda aprì la porta e attese che Jess entrasse.

"Ciao". Disse il ragazzo, con un gran sorriso stampato sul viso.

"Ciao".

Rispose lei, altrettanto contenta di vederlo.

"Scusa se sono arrivato senza preavviso, ma non avevo niente da fare, così ho pensato di passare da te, ecco … sempre se non hai altri impegni".

Sperava ardentemente di no...

"Dai entra, io finisco di prepararmi, tu fai come se fossi a casa tua".

"Coccolerò Diego allora, credo di essergli simpatico".

"Penso che tu stia simpatico a tutti in questa casa... meglio che vada a prepararmi".

"Sul serio lo pensi?", Jess era contento di quel suo commento,

"Ti sono simpatico?", e sono proprio un imbranato quando sto con lei, sembro avere quindici anni invece dei miei quasi centosessanta...

Magda diventò tutta rossa.

"Sì, beh! Ecco... in caso contrario non saresti nel mio appartamento... comunque ora vado a finire di prepararmi".

Jess guardò quella ragazza così dolce diventare tutta rossa, è provò uno strano sentimento, come di possesso, voleva che lei arrossisse solo per lui... e cominciava a pensare anche ad altri modi per farla arrossire, ma questo non andava per niente bene, non con lei.

Sicuramente l'ultima cosa che Magda desiderava, era suscitare certi pensieri in un uomo e, a dire il vero, non era nemmeno da lui, non gli interessava più di tanto il sesso... almeno fino a quel momento.

Capitolo 6

Incomprensioni

Magda uscì dalla sua stanza e andò da Jess, che era tutto preso dai suoi animali, certo che era veramente bello, pensò. Sicuramente un ragazzo così non poteva essere interessato minimamente a una come lei.

Sentendola entrare nel salotto, il ragazzo si girò e rimase senza fiato: aveva i capelli ramati, portati sciolti sulle spalle, jeans chiari e una camicia verde militare con le maniche arrotolate. Era bellissima, anche nella sua semplicità.

"Pensavo di andare a mangiare qualcosa fuori", propose Magda.

"Offro io naturalmente. Così mi farò perdonare per la mancata cena di ieri sera".

"Sei così... bella!", le disse Jess, guardandola negli occhi.

Magda fu attraversata da un brivido e si sentì improvvisamente a disagio, non era proprio paura ma ci andava vicino, anche se sapeva che Jess non le avrebbe mai fatto niente, contro la sua volontà.

Quelle parole la portarono indietro nel tempo, a quando era segregata in quella stanza, legata come un animale alla mercé dei suoi aguzzini. Quanti di loro le avevano detto quella frase, specialmente il primo, quello che aveva preso la sua verginità, pagando profumatamente suo padre per averla.

Oddio! Le veniva da vomitare a sentire quelle mani su di sé, quel respiro sulla pelle... aveva cercato con tutte le sue forze di lottare, ma lui l'aveva picchiata e poi immobilizzata per poterla violentare.

Una volta finito l'aveva derisa e umiliata, e ridendo aveva detto a suo padre che era stato proprio un buon affare, la migliore scopata della sua vita.

Suo padre... quell'uomo, sangue del suo sangue, l'aveva venduta al miglior offerente per poter pagare i propri debiti.

Lo odiava con tutto il cuore…

"Sarà meglio andare, non voglio fare troppo tardi".

"Qualcosa non va? Ti senti poco bene?". Jess fece per toccarle la spalla, ma lei si ritrasse di scatto.

"Scusami Jess, non volevo".

"Non preoccuparti, va tutto bene".

Poteva immaginare quello che doveva passare nella testa della ragazza, avrebbe solo voluto prendere su di sé almeno un po’ del suo dolore...

"La macchina è qui vicino".

Le disse, tirando fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni.

Magda vide una bellissima jeep nera lampeggiare.

"Andiamo a piedi, ti va? Vorrei camminare un po’".

Mentre Magda faceva strada, Jess pensava a come poter arrivare al cuore della ragazza, a come conquistare la sua fiducia, voleva almeno esserle amico.

"Eccoci, siamo quasi arrivati", lo informò Magda, fermandosi.

Jess si guardò intorno, e vide, a poca distanza da loro, un ristorante.

"Messicano! Sul serio?".

"Non ti piace? Ma dai! piace a tutti...".

"Sì, mi piace… e solo che non mi sembravi un tipo da cibo messicano".

"Invece lo adoro".

"Perfetto!", disse il ragazzo, sorridendo.

"Entriamo allora".

Era felice di vederla così rilassata, dopo la tensione avvertita poco prima di uscire.

Una volta entrati, furono intercettati da una cameriera, che li condusse ad un tavolo per due.

"Cosa ci facevi alla villa, ieri mattina?".

"Non te l'hanno detto i tuoi compagni?".

"Non comunichiamo molto ultimamente, loro vogliono sapere ed io non voglio parlare...".

"Già, ti capisco... comunque sono venuta da voi, perché Mori mi ha chiesto di farlo...

"Mori? È morto quasi un anno fa", le disse il ragazzo guardandola.

"Come fai a conoscerlo?".

Magda si muoveva nervosa sulla sedia, non sapeva se rivelare le sue capacità a Jess, ma d'altro canto aveva già detto tutto ai suoi compagni.

Quindi era solo questione di tempo...

"Ecco, lo so che potrà sembrarti strano quello che sto per dire, ma è la verità: io sento delle cose, delle presenze, ed ogni tanto capita che qualcuno si metta in contatto con me".

Il ragazzo non batté ciglio, quindi Magda si tranquillizzò un po'.

 

"Sei una conoscitrice degli spiriti".

"Anche gli altri hanno detto la stessa cosa... non so se sono una conoscitrice, come dite voi, e solo che, ogni tanto, mi capita di sentire qualcosa...".

Furono interrotti dalla cameriera che portò loro i menù...

"Passerò tra poco a prendere le ordinazioni, posso portarvi qualcosa da bere, intanto?".

Magda chiese una diet coke.

"Anche per me, grazie", le disse Jess.

In realtà avrebbe preso volentieri una birra, ma non sapeva se la cosa potesse darle fastidio, visti i precedenti del padre con l'alcol...

"Bene, torno tra poco allora", si congedò la cameriera.

Jess guardava Magda leggere il menù, chiedendosi se fosse il caso o no di chiederle degli anni in cui l'aveva persa di vista.

Dopo averla lasciata all'ospedale, aveva dovuto tagliare tutti i ponti con lei, l'accordo era quello...

"Allora Jess, hai deciso cosa prendere?".

Il ragazzo restò in silenzio, indeciso sul da farsi.

"Tutto bene Jess? C'è qualcosa che non va?".

"Sì, tutto bene...".

"Se non ti va di stare qui, possiamo andare da un'altra parte".

Forse non era stata una buona idea, invitare Jess a cena...aveva dato per scontato che il ragazzo gradisse la sua compagnia, ma evidentemente si era sbagliata.

Stava per alzarsi ed andare via, quando l'angelo cominciò a parlare.

"Come te la passi Magda, voglio dire... veramente. È evidente che, in qualche modo, sei andata avanti... però mi chiedevo come avessi fatto ad arrivare qui".

"Cosa avrei dovuto fare secondo te? Non è che avessi molte alternative, avevo due opzioni: arrendermi e morire o continuare a vivere e ricominciare tutto da capo".

"E tu hai scelto la seconda".

"Evidentemente...".

"Già! Evidentemente... Non volevo essere invadente, e solo che...".

"Sta arrivando la cameriera, ne parliamo dopo, ok?".

"Allora ragazzi, cosa vi porto?".

Magda diede un'occhiata veloce al menù, e fece il suo ordine. Anche se ormai non aveva più tutta questa voglia di mangiare…

"Per me una quesadilla vegetariana, per favore".

"Per me i nachos, con formaggio e chili, e un burrito de chorizo".

"Perfetto, torno subito con i vostri ordini".

Magda sospirò, guardando il ragazzo dagli occhi scuri, davanti a lei.

"Senti, scusa per prima... non volevo essere acida... però sinceramente, non è una cosa di cui amo parlare. Ho passato anni in terapia, per scendere a patti con quel periodo della mia vita, adesso va meglio, almeno un po', ma non è di certo il mio periodo preferito, quindi per favore, non parliamone più...".

La cena proseguì in un silenzio impacciato.

Una volta finito di mangiare, Magda pagò il conto, ed uscirono dal locale.

To koniec darmowego fragmentu. Czy chcesz czytać dalej?