Za darmo

Inizio di una Nuova Vita

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“Sì, acqua, barche, banchine?” Rob rispose.

“Immagino di sì,” lei disse, “non ci avevo mai davvero pensato.”

Rob guidò per circa dieci minuti prima che arrivassero ad un tranquillo stagno. Rachel guardò fuori dal parabrezza e vide poche persone stare su una banchina, lungo la riva di uno stagno ben illuminato. Sembrava un posto molto romantico e bello.

“Eccoci qua,” disse Rob. “Lo stagno delle anatre.”

“Che bello.”

Rob uscì dall'auto e raggiunse Rachel dall'altra parte, facendola uscire. Rachel uscì dall'auto e i due s'incamminarono insieme verso la banchina.

Rob allungò la mano e toccò quella di Rachel, che gliela strinse e camminarono verso la fine della banchina. Rachel temeva che Rob sentisse i suoi nervi sobbalzare attraverso il suo corpo; era certa che la sua mano fosse umida e sudata.

Quando giunsero alla fine della banchina, si avvicinò un gruppo di ragazzi di un liceo vicino, che evidentemente si radunavano lì, chiacchierando e fumando una sigaretta. Rachel capì che Rob aveva sperato che sarebbero stati da soli; poté sostenere sin da subito, che Rob si stava guardando intorno provando a cercare un posto tranquillo dove poter stare da soli. Ma non ce n'erano.

Rob guardò di nuovo Rachel negli occhi, ma non si avvicinò a lei per baciarla. La mente di Rachel cominciò a correre all'impazzata. Non sapeva se l'avrebbe baciarla ora, o se avrebbe aspettato che gli altri ragazzi lasciassero la banchina.

“Questo è il mio posto preferito,” Rob disse, guardando Rachel.

“E' carino…tranquillo,” lei aggiunse.

Rachel ricordò improvvisamente di dover tornare a casa. Erano le 11:15 e sapeva che ci sarebbero voluti quindici minuti di auto per tornare indietro. Non era certa a che ora sarebbe terminato il film che i suoi genitori erano andati a vedere, ma sapeva che doveva comunque tornare subito.

“Devo andare,” Rachel disse, bruscamente, lasciando andare la mano di Rob.

“Perché?” le chiese Rob.

“I miei aspettano che rientri a casa per le 11:30 stasera,” Rachel disse.

“Come mai così presto?” Rob chiese.

“Domani è un gran giorno,” Rachel disse, “Faremo alcune cose di famiglia,”

“Va bene, ti porto a casa adesso,” Rob disse, mentre cominciarono a incamminarsi verso l'auto.

“Grazie, scusa,” Rachel disse.

“Nessun problema,”.

Mentre si dirigevano in auto verso casa sua, lei cominciò davvero a preoccuparsi. Sperava disperatamente che i genitori non fossero ancora rincasati e di riuscire ad entrare in casa prima che arrivassero. S'immaginò arrivare alla loro stessa ora e poi, dover affrontare la loro ira. Sarebbero stati furiosi con lei e non voleva nemmeno pensare a che cosa avrebbero fatto.

I minuti scorsero come ore, mentre proseguirono lungo le strade secondarie di Bedford.

“Allora, quando ti rivedrò?” Rob le chiese.

“Alla lezione del Signor Allen,” lei rise.

“No, intendo dire, vederti davvero, voglio frequentarti ancora.”

“Oh, ecco, immagino di essere libera dopo la scuola, lunedì,” gli rispose.

“E' un appuntamento,” Rob disse, in una voce carina.

“Grandioso,” lei disse, provando a non sembrare troppo eccitata.

Appena l'auto si accostò a Pine Road, Rachel fu scioccata di quello che vide. L'auto dei genitori era posteggiata nel vialetto. Come poteva essere arrivata a casa dopo di loro? Dovevano essere fuori, al cinema fino alle 11:45 almeno. Rachel si chiese da quanto tempo fossero a casa, e sperò che non fossero andati in camera sua ad augurarle la buonanotte. Rachel disse a Rob di lasciarla andare ora, e non accostarsi al suo vialetto.

Rachel salutò velocemente Rob, abbracciandolo e uscì dall'auto. Chiuse tranquillamente lo sportello dell'auto e girò intorno al retro della casa. Sapeva che avrebbe fatto meglio a entrare senza farsi vedere e doveva per forza entrare dalla porta sul retro.

Strisciò lungo le scale del portico e vide che la cucina era illuminata, ma non c'era nessuno al suo interno. Oltrepassò velocemente il portico, e aprì la porta scorrevole di vetro.

Era dentro. Sentì le voci dei suoi genitori, provenire dal seminterrato, e corse rapidamente in camera sua. Si tolse gli abiti della festa, e indossò velocemente il pigiama. Si tirò indietro i capelli, raccogliendoli in una coda di cavallo, e uscì dalla camera, raggiunse le scale.

“Com'era il film?” gridò ai genitori.

“Rachel?” questi le gridarono. “Dov'eri?”

“Che cosa intendete?” Rachel disse.

“Ti abbiamo cercato ovunque,” rispose sua madre.

“Ero nel bagno,” Rachel disse.

“No, non c'eri, ho controllato nel tuo bagno,” disse il padre.

Lei si sforzò per cercare di trovare una risposta.

“Ero nel bagno di Mark,” Rachel disse. “Nel mio non c'era più carta igienica.”

“Oh,” disse la mamma di Rachel. “Credevo di aver controllato lì, ma devo essermi sbagliata.”

“A dire il vero, c'ero, mi spiace, non vi ho sentito.”

“Va BENE, tesoro,” disse la mamma di Rachel. “Pensavamo che ti fosse accaduto qualcosa, ecco tutto.”

“Niente del genere, sono stata qui per tutto il tempo,” Rachel disse.

“Com'era il tuo programma in tv?” le chiese il padre. “Non hai fatto confusione con la registrazione dei Phillies, vero?”

“No, è tutto ok, dovrebbe stare ancora registrando,” Rachel esclamò.

“Vado a letto ora,” Rachel disse, mentre cominciava a voltarsi e raggiungere la sua camera.

Rachel sentì i passi dei genitori dietro i suoi. Non voleva che le si avvicinassero, perché avrebbero senz'altro sentito odore di alcool e fumo su di lei. Rachel non sapeva che cosa fare. Cominciò a camminare più in fretta, e poi chiuse la porta della sua camera e disse, “Buonanotte!”

Rachel aspettò, rimanendo con la schiena contro la porta. Sentì i passi farsi più vicini, più vicini ancora e poi cessare. Sperò che non stessero per entrare in camera sua. Poi, all'improvviso, sentì i genitori sussurrare qualcosa tra loro e i passi cominciarono ad allontanarsi lungo il corridoio.

Capitolo Otto

Quando Rachel si svegliò il mattino seguente, si massaggiò gli occhi e si tirò su nel letto, sentendosi confusa. Pensò alla serata, e si chiese se non fosse stato tutto soltanto un sogno.

Era accaduto tutto per davvero?

Si alzò dal letto e vide i suoi vestiti della festa sul pavimento dell'armadio, e seppe che non si era trattato di un sogno. Raccolse la gonna di denim, eliminò le pieghe e la riportò in camera di Sarah.

Mentre Rachel stava appendendo la gonna di Gap sulla gruccia rosa shocking, sua madre entrò in camera di Sarah, con un cestino da lavanderia.

“Che cosa ci fai qui?” la madre di Rachel chiese, sembrando sorpresa.

“Oh, io stavo soltanto rimettendo a posto una gonna presa in prestito da Sarah,” rispose.

La ragazza guardò la madre, che la osservava con aria interrogativa. Rachel temeva che la donna le chiedesse perché avesse preso in prestito la gonna, e dove l'avesse indossata. Sapeva di essere stata colta in fragrante.

“Non ricordo di averti vista indossare quella gonna,” la madre esclamò perplessa.

Pensando in fretta, Rachel seppe di dover trovare una spiegazione e anche in fretta.

“Ecco, l'ho indossata l'altro giorno a scuola, si vede che non l'hai notato,” abbozzò.

“Va bene, cara,” la madre rispose, “E' così carino che voi due vi scambiate i vestiti.”

“Sì.”

“Vieni di sotto, ho fatto i pancake per colazione.”

“Arrivo tra un attimo,” Rachel rispose. “Grazie, mamma.”

Fiu, c'era mancato poco.

Rachel sorrise alla madre e tornò in camera sua.

Sollevata, si sedette sul letto e pensò a quanto fosse felice. Era trascorsa quasi una settimana dal loro trasloco, e già sentiva di appartenere all'AHS e alla sua nuova cittadina, Bedford. Non si sentiva più come un'emarginata, ed era sorpresa di quando velocemente le cose fossero cambiate per lei, dopo il suo terribile primo giorno. Rachel si sentì fortunata di avere Emily e Rob. Pensava che Emily stesse per diventare la sua migliore amica, e che Rob sarebbe diventato il suo ragazzo prima di quanto lei se ne accorgesse. Voleva davvero che Emily e Rob diventassero amici, ma sapeva che non sarebbe mai accaduto. Nonostante ciò, si sentiva la ragazza più fortunata del pianeta.

“Tesoro, i pancake si stanno raffreddando,” la mamma gridò a Rachel.

“Arrivo!” Scese di sotto ed entrò in cucina. Mark e Sarah ancora non c'erano, così era sola con i genitori seduti a tavola per la colazione, ancora una volta.

Rachel si sentì colpevole al tavolo della colazione, a consumare una colazione deliziosa con i genitori. Loro non avevano assolutamente alcuna idea che lei fosse uscita di nascosto, e mentre Rachel assaporava tale consapevolezza, si sentì al contempo anche un po' triste. Non era il tipo di ragazza che ingannava i genitori.

“Com'è andata la partita?” lei chiese a suo padre.

“Mayberry ha preso il volo e ha vinto la partita,” l'uomo rispose.

“Bello!” lei disse, con eccitazione.

Lei amava i Phillies, ma, essendo ora un'abitante di New York, doveva cominciare a tifare per gli Yankee o i Mets. Quando i tre terminarono la colazione, Rachel disse, “Posso aiutarvi a fare qualcosa, oggi?”

La madre la guardò e disse, “E' carino da parte tua, cara. Potrebbe esserci utile un aiuto in garage a dire il vero.”

Improvvisamente, Rachel si augurò di non essersi offerta, ma immaginò che l'avrebbe fatta sentire meglio, dopo aver mentito, aiutare in casa. Dopotutto, la casa era ancora una sorta di rudere e c'erano scatoloni ovunque, e lei non voleva nppure vivere in un posto simile.

Lasciò la cucina, per andare a togliersi il pigiama. Salì in camera sua, e vide lo schermo del cellulare illuminarsi.

1 Chiamata Persa
Emily: 10:22

Rachel attese che si attivasse la segreteria e poi ascoltò il messaggio.

 

Hei Rach, sono io, Emily. Ti chiamo solo per sapere com'è andata la serata. Ho sentito che la festa è stata pazzesca ieri sera. Sono arrivati i poliziotti e l'hanno interrotta intorno all'una del mattino. Spero che vada tutto BENE. Chiamami.

Rachel decise di rispondere ad Emily. Non voleva essere colta a parlare al cellulare, perché i suoi glielo avrebbero confiscato quel giorno. Dopotutto, era ancora in punizione.

Rachel: Hei Em, sto aiutando in casa, spacchettando e mettendo a posto
Emily: Com'era la festa da Jordan?

Rachel fu sorpresa dall'improvviso interessamento di Emily per la festa, ma le rispose comunque.

Rachel: E' stata bella, non proprio il mio genere, ma Rob è stato grandioso. Ci siamo quasi baciati, ma non è successo. E' una lunga storia.
Emily: Oh mio Dio! Davvero?
Rachel: Sì, non è fantastico?
Emily: Sì, se lui ti piace. Ma stai attenta, è il classico giocatore
Rachel: Devo scappare, ci vediamo domani alla lezione del Signor Allen
Emily: Pace!

Mise giù il cellulare, annoiata. Non sapeva perché Emily dovesse sempre abbassare il suo livello di eccitazione, specialmente ora, dopo una serata fantastica con Rob. Immaginava che Rob fosse popolare e sapesse di piacere a tutte le ragazze, ma pensava anche che lui fosse diverso. Era così dolce con lei e così gentile, non credeva ad Emily. E anche se quest'ultima avesse avuto ragione, che Rob fosse un giocatore, Rachel credeva che forse fosse cambiato. In ogni caso, sapeva che ci avrebbe pensato due volte prima di condividere ogni piccolo dettaglio con Emily.

Rachel si cambiò i vestiti, e uscì fuori in garage. I suoi genitori erano entrambi lì, a svuotare gli scatoloni e organizzare le cose. Erano concentrati, ascoltando Billy Joel allo stereo.

La mamma mise alcuni scatoloni da parte per Rachel, così che lei cominciasse a darsi da fare. Gli scatoloni erano un vero caos: pieni di cavi, fili, gingilli, vestiti, stracci, parti di cose che lei non riusciva ad identificare.

A Rachel occorse quasi tutto il giorno per riordinare quelle cose. Fu un lavoro estenuante, e lei si fermò soltanto per mezz'ora per mangiare un panino e correre di sopra, a controllare il suo cellulare.

Per la fine della giornata, la schiena di Rachel doleva e lo stomaco brontolava. Era oramai quasi ora di cena, e lei era pronta a cessare il lavoro nel garage.

Entrò in casa. Quando salì di sopra, sentì la musica a tutto volume proveniente dalla camera della sorella. Vi si diresse e bussò alla porta di Sarah, eccitata che fosse rientrata dal fine settimana con Gary. Sebbene le due non fossero migliori amiche, a Rachel mancava Sarah, quando non c'era: specialmente quel fine settimana, perché era stata messa in punizione.

“Chi è?” Rachel sentì Sarah gridare dall'interno della sua stanza.

“Sono Rachel,” Rachel urlò, così che Sarah potesse sentire al di sopra della musica.

Sentì Sarah spegnere lo stereo.

“Entra,” Sarah disse, gentilmente.

Appena Rachel aprì la porta, fu sorpresa di ciò che vide. Sarah stava stava togliendo dalle pareti, tutte le foto che ritraevano lei e Gary insieme. Aveva anche tirato giù tutte le lettere e i bigliettini che lui le aveva scritto.

“Che cosa c'è?”

“Gary vuole una pausa,” Sarah disse asciugandosi una lacrima.

“Come?” Rachel chiese. “Dici sul serio?”

“Sì. Ha detto che è troppo impegnato con lo studio, e vuole godersi il suo primo anno a Skidmore senza doversi preoccupare di me,” Sarah disse.

“Mi dispiace, Sarah,” Rachel disse. “Capirà che cos'ha perso, non preoccuparti.”

Rachel non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito. Sarah e Gary stavano insieme da anni, e avevano persino parlato di matrimonio. Che cosa poteva essere andato storto?

Rachel aspettò che Sarah le rispondesse del suo fine settimana, ma era troppo assorbita dalle emozioni della sua rottura con il ragazzo, per parlare d'altro.

Rachel passò dal bagno e tornò in camera sua, e poi, si recò alla finestra. Scrutò fuori, pensando a Sarah, e poi pensando a Rob. Voleva così disperatamente raccontare a sua sorella di lui: ma sapeva che quella sera non sarebbe stato il momento adatto.

Appena guardò fuori dalla finestra, si chiese come sarebbe stato il suo secondo appuntamento, e se il giorno seguente sarebbe stato quello del suo primo vero bacio.

Capitolo Nove

Rachel si svegliò allegra, prima del solito, quel lunedì mattina, entusiasta per il giorno di scuola, e, cosa ancora più importante, per il suo secondo appuntamento con Rob. Aspettava quel momento sin da sabato sera. Non riusciva a toglierselo dalla testa: era tutto ciò a cui Rachel riusciva a pensare.

Quando entrò nella classe del Signor Allen, era ancora eccitata. Non solo avrebbe visto Emily, ma avrebbe visto anche Rob.

Rachel vide Emily togliersi il maglione e sedersi. Rachel la raggiunse e si sedette. Le due chiacchierarono del loro fine settimana, e poi la lezione cominciò. Rachel si guardò intorno, ma non vide Rob. Sperava che non fosse malato, e che si sarebbero visti comunque dopo la scuola.

Dopo venti minuti, entrò Rob. Passò davanti a Rachel, senza neanche degnarla di uno sguardo. Rachel non sapeva come reagire. Pensò che forse non l'aveva vista. Rachel restò seduta lì, sperando che Rob provasse a ottenere la sua attenzione; voleva che lui la notasse, ma la lezione proseguì e non fu così.

Alla fine della lezione, Rachel si alzò e si recò lentamente alla porta, così che Rob la vedesse. Rob le urtò un braccio mentre passava, il che diede a Rachel la possibilità di salutarlo.

“Hei,” Rachel disse.

“Oh, ciao,” Rob disse.

“Com'è andato il resto del fine settimana?” Rachel gli chiese.

Domenica aveva sperato che Rob le scrivesse o la chiamasse, ma non lo aveva fatto. Immaginò che fosse stato semplicemente occupato, o che fosse uno di quei ragazzi che non si fanno vivi ogni giorno. Ad ogni modo, lei non ne aveva fatta un'ossessione.

“Bene,” Rob rispose, “sono tornato alla festa. Mi sono divertito,” Rob disse. “Ci vediamo dopo.”

Rob passò davanti a Rachel, dirigendosi rapidamente in fondo al corridoio. Rachel osservò mentre dava il cinque a uno dei suoi amici, e l'amico disse, “Ottimo lavoro, amico, ho saputo.”

Rachel non sapeva a che cosa si riferisse, ma le diede la possibilità di massacrarsi la mente con le varie possibilità. Era accaduto qualcosa alla festa? Era stato con Arielle o un'altra ragazza? Di che cosa poteva trattarsi? Rachel si chiese. Era delusa dalla loro interazione a lezione, e sapeva che c'era qualcosa sotto. Ma proprio non aveva idea di che cosa fosse.

Rob aveva detto, “Ci vediamo dopo,” perciò, Rachel sapeva che avrebbe scoperto che cosa stava succedendo, al loro appuntamento del pomeriggio. Stava ancora attendendo quel momento con ansia.

Alla fine della giornata scolastica, Rachel corse in bagno a ritoccarsi il trucco. Voleva apparire perfetta, quando Rob l'avrebbe incontrata di fronte alla scuola.

Uscì fuori e aspettò di fronte alle grandi porte rosse all'entrata dell'AHS. Osservò mentre i ragazzi uscivano dalle porte d'uscita della scuola, dirigendosi all'area del parcheggio.

Rachel controllò l'orologio: erano le 2:40 del pomeriggio, e la campanella della scuola aveva suonato ben dieci minuti prima. Lei si chiese dove fosse Rob: aveva detto che l'avrebbe incontrata lì alle 2:30. La ragazza giustificò il ritardo, immaginando che fosse rimasto bloccato dentro per qualche motivo; forse si era dovuto trattenere a parlare con un insegnante, forse aveva dovuto vedersi con il suo allenatore, forse i ragazzi lo avevano fermato in corridoio per chiacchierare. Rachel sapeva che poteva esserci un mare di motivazioni e continuò a restare lì.

Quando l'orologio segnava quasi le 2:50, Rachel seppe che qualcosa non andava. Rob non arrivò mai, e non le inviò neanche un sms. Lei si sentì demoralizzata.

Rachel tornò all'interno dell'edificio per controllare che Rob fosse ancora lì, ma non era da nessuna parte. Lei era rimasta vigile.

Rachel non sapeva che cosa fare. Non voleva vedere o parlare con nessuno.

Decise di tornarsene a casa. Avrebbe camminato per venticinque minuti, ma aveva bisogno di un po' di tempo per riprendersi. Non pensava che Rob l'avrebbe scaricata in quel modo, e le sue emozioni si stavano scatenando.

Rachel estrasse il cellulare e inviò un sms a Rob, per scoprire che cosa stava succedendo. Aveva nutrito tali grandi speranze per l'appuntamento, che voleva assicurarsi che non ci fosse un equivoco.

Rachel: Ciao, abbiamo ancora dei programmi?

Trascorsero pochi minuti, senza ricevere alcuna risposta, quando poi, all'improvviso, il suo cellulare vibrò.

Rob: “Non ce la faccio, sono fuori con i ragazzi, per un altro po'.”

Appena uscì dal vialetto della scuola, e cominciò a percorrere una delle strade secondarie, provò a trovare un senso a ciò che era appena accaduto. Non era mai stata trattata così. Non riusciva a credere a che cosa le stava succedendo. Non sapeva neanche se avrebbe scritto a Rob più tardi, o che cosa avrebbe fatto nell'aula del Signor Allen il mattino seguente. Visse tutti gli scenari possibili nella sua testa, continuamente.

Una moto si immise in strada, dietro di lei. La ragazza si voltò e vide una moto avvicinarsi lentamente a lei. Quando si avvicinò, Rachel vide un ragazzo, che indossava stivali, jeans neri, una giacca di pelle, e una t-shirt bianca sbiadita e una bandana grigia sulla testa.

Quando il ragazzo sollevò il casco, il cuore di Rachel cessò di battere. Era incredibilmente stupendo. Non aveva mai provato una sensazione simile, era un colpo di fulmine. Rachel restò lì ad ammirare il suo volto. Aveva gli occhi blu più luminosi che avesse mai visto, sembrava quasi che brillassero. Aveva una pelle morbida e pallida, e zigomi ben definiti. Le sue labbra erano di un rosso chiaro, e, quando sorrise, lei vide i suoi denti bianchissimi risplendere. Aveva capelli biondo scuro e un volto non rasato. Aveva un irresistibile aspetto Indy Rock.

Era perfetto.

Rachel pensò che avesse un aspetto familiare, ma non riusciva a capire come lo conoscesse, o dove lo avesse visto prima. Appariva misterioso, e lei non riusciva a comprendere.

“Vuoi un passaggio?” le chiese.

“Scusa, chi sei?” Rachel gli chiese.

“Le mie scuse,” lui disse, “Sono Benji.”

“Ti conosco per caso?”

“Sì, frequento l'ultimo anno all'AHS,” lui disse. “Ti vedo a mensa qualche volta.”

Rachel lo guardò, sembrando un po' confusa. Non si era resa conto che pranzassero alla stessa ora, ma sapeva di averlo visto in giro.

“Oh, forte,” lei rispose.

“Allora, lo vuoi un passaggio?” Benji le chiese di nuovo.

Lei esitò per un minuto. Immaginò di non aver nulla da perdere; poteva tranquillamente accettare un passaggio fino a casa.

“Certo.”

Rachel afferrò l'altro casco sotto la sella, e Benji l'aiutò ad allarciarselo sotto il mento. Lei ebbe dei brividi quando lui le toccò il mento. Appena si aggrappò alla sua giacca di pelle, una scarica d'eccitazione la attraversò, e non vide l'ora di mettere le mani intorno alla sua vita, e stringerlo forte. Benji partì e si immise sulla strada. Il rumore della moto risuonò nelle orecchie di Rachel e il suono dell'accelerazione era elettrizzante.

Non appena la moto giunse ad un segnale di stop, i due restarono lì in silenzio. Mentre il traffico scorreva di fronte a loro, nell'altra direzione, Benji si voltò verso di lei e disse, “Ti va di andare da qualche parte?”

“Dove?” Rachel chiese.

“E' una sorpresa. Ma so che ti piacerà molto,” Benji disse.

Rachel era sconvolta, non conosceva neanche quel ragazzo, eppure non poteva fare a meno di desiderare di andare con lui. La intrigava, e non poté dire di no. Rachel sentiva che era il momento di gettare la prudenza al vento, e disse, “Perché no!”

Razionalmente sapeva che non doveva andare con quel perfetto estraneo, ma non riuscì a farne a meno. Era catturata da lui, e non capiva il perché. Aveva una strana forma di magnetismo in lui, e questo la fece sentire come se lo conoscesse da sempre.

Quando la moto entrò in autostrada, Rachel strinse Benji ancora più forte. Era in paradiso. Non le sembrava nemmeno di essere seduta su una moto in autostrada. Non percepiva alcun pericolo. Si sentiva al sicuro seduta lì dietro di lui, con il vento che soffiava veloce accanto al suo corpo. Voleva parlare con Benji, ma il rumore era talmente forte da renderlo impossibile: sapeva che, anche se ci avesse provato, non l'avrebbe sentita. Perciò restò seduta, in silenzio, innamorata. Mentre sfrecciavano lungo la strada, i pensieri legati a Rob abbandonarono lentamente la sua mente.

 

Venti minuti più tardi, stavano accostando in un grosso parcheggio colmo di auto. Rachel guardò in su e lesse l'insegna: “Rye Playland.” Vide una montagna russa, e altre attrazioni a distanza. Il suo cuore balzò. Come faceva a sapere che adoro i parchi di divertimento? Rachel pensò tra sé e sé.

Rachel si staccò dalla vita di Benji, che spense il motore. Non voleva lasciarlo andare. Il ragazzo l'aiutò a slacciarsi il caso, e i due scesero dalla moto, e si diressero vero i grandi cancelli di metallo, che erano all'entrata. Benji non disse nulla, mentre si dirigevano verso la biglietteria. Lui era misterioso, e questo la affascinava. Guardò Benji, mentre camminavano, ed intuì che la mente di lui fosse in subbuglio, ma non aveva alcuna idea di che cosa stesse pensando.

Benji acquistò due biglietti, ed insieme passarono i tornelli.

“Che cosa vuoi fare per prima?” lui ruppe finalmente il silenzio.

Rachel si guardò intorno ed indicò alcuni giochi lì vicino.

Mentre si avvicinarono a uno dei chioschi, Rachel era eccitata. Sperava che Benji vincesse qualcosa, ma sapeva che con quei giochi era quasi impossibile.

Lei osservò il gioco: bisognava prendere delle palle e caricarle in un fucile ad aria compressa, e colpire i birilli per vincere un premio.

“Due, per favore,” Benji si rivolse all'uomo del gioco.

Rachel si preparò a caricare il fucile, e il conto alla rovescia iniziò. Avevano 30 secondi a disposizione, per buttar giù quanti più birilli possibile. Quando Rachel caricò e sparò la sua prima palla, guardò verso Benji. Stava colpendo i bersagli con le palle più velocemente di quanto avesse ritenuto possibile. Buttò giù tutti i birilli, quando mancavano ancora 27 secondi. Rachel dimenticò di caricare la palla successiva e rimase ad osservarlo stupefatta.

L'addetto al chiosco si avvicinò e lo guardò attentamente, poi prese il fucile e lo osservò. Infine guardò Rachel e disse, “Ecco il vincitore.”

“Come ci sei riuscito?” Rachel chiese a Benji.

“A fare cosa?”

“Scherzi? Hai buttato giù tutti i birilli in 3 secondi. E' quasi impossibile,” disse.

“Non l'avevo mai visto fare prima,” confermò l'addetto.

Benji alzò le spalle e si comportò come se nulla fosse. “Che cosa vuoi?” Benji disse, indicando la parete degli animali di peluche.

Rachel scelse un serpente rosa e se lo appese intorno al collo.

Ancora scioccata e confusa, Rachel cominciò ad allontanarsi dai giochi. A distanza, scorse una casa dei divertimenti. Rachel la indicò e disse, “Facciamo quello.”

Benji guardò l'attrazione e disse rapidamente, “No.”

“Come, no?” Rachel rispose.

“Non posso entrare là dentro.”

“Perché?” Rachel domandò.

Benji non rispose. Stava guardando la casa dei divertimenti in una sorta di trance, mentre il suo corpo stava facendo dei passi regolari e lenti all'indietro.

Fu come se stesse provando repulsione per la casa dei divertimenti. Lei non riusciva a comprendere che cosa stesse accadendo. Rachel vide Benji scuotere la testa alcune volte, mentre cercava di riprendersi.

“Mi dispiace,” Benji disse.

Rachel decise di abbandonare l'idea della casa dei divertimenti, ma iniziò a chidersi che cosa stesse accadendo. Non aveva mai conosciuto nessuno che decidesse di rinunciare ad una casa dei divertimenti, con gli scalini traballanti, gli specchi deformanti, le luci stroboscopiche e la musica alta. Era stupita.

“Pensi che ci sia lo zucchero filato qui?” Rachel chiese a Benji.

“E' proprio lì,” Benji indicò.

“Dove? Non vedo niente.”

“Laggiù in fondo,” disse Benji, “vedi l'insegna?”

“No, dove?” Rachel disse, mentre sbatteva gli occhi, guardando a distanza.

Benji le prese la mano e la condusse verso lo zucchero filato. Finalmente, Rachel vide la piccola insegna che Benji stava indicando e, mentre si avvicinavano, gli chiese: “Come hai fatto a vederla?”

Benji distolse rapidamente lo sguardo e non rispose. Rachel sapeva che c'era qualcosa di diverso in lui. Ne era meravigliata.

Appena giunsero alla vetrina, Benji chiese con un sorriso, “Quale colore ti piacerebbe?”

“Blu,” Rachel rispose. “E' il mio preferito.”

Benji diede alla ragazza dello zucchero filato blu, e poi i due tornarono alle attrazioni. Lui indicò a Rachel di sedersi su una panchina.

Lei voleva che Benji le tenesse la mano, o la baciasse o qualunque cosa. Era appassionatamente attratta da lui, e voleva che le stesse più vicino.

Benji invece, si tenne a distanza sulla panchina, mentre guardavano tutte le persone che passavano davanti a loro.

“Allora, dove vivi?” Rachel chiese, rompendo il silenzio.

“In fondo alla strada, dalla scuola,” lui rispose.

“Hai dei fratelli?”

“Un fratello gemello,” Benji rispose, “Frequenta la scuola privata.”

“Certo che è triste. Ti manca?”

“Non molto, lo vedo qualche volta,” lui disse.

Rachel provò ad immaginare il liceo senza il fratello e la sorella, e non ci riuscì. Sebbene la infastidissero, le piaceva ancora averli intorno.

Rachel fece un respiro ma, quando stava per porgli delle altre domande, lui si alzò e cominciò a camminare. Rachel lo seguì. Benji la lasciava perplessa: era diverso da ogni ragazzo che avesse mai incontrato. Vide che era difficile per Benji aprirsi con lei, e sentiva che le stava nascondendo qualcosa.

Non sapendo che cosa dire, Rachel indicò di fronte a loro e disse, “Andiamo sulla ruota panoramica,” sperando che quell'attrazione fosse un BUON suggerimento. Non voleva che si ripetesse la stessa scena della casa dei divertimenti.

“Certo,” Benji replicò e si avviarono l'uno sotto il braccio dell'altra.

Mentre erano in fila, Rachel guardò Benji negli occhi. Lui si voltò.

“Perché sei così silenzioso?” Rachel chiese.

“Lo sono?” disse Benji.

“Sì.”

“Scusa,” rispose, “ stasera ho molte cose per la testa.”

“Cioé?” Rachel gli chiese.

“Nulla. Non è nulla.”

Senza voler insistere, Rachel cessò di fargli domande. Si chiese a che cosa lui stesse pensando. Sapeva che si stavano divertendo insieme, e sentiva di piacergli davvero, nonostante non avesse parlato molto.

“Quindi, dai sempre dei passaggi in moto a ragazze a caso?” Rachel domandò.

“No, tu sei la prima.”

“Perché io?”

“Non so perché,” Benji rispose, guardandola profondamente negli occhi. “Ti ho vista, e non potevo semplicemente passarti accanto.”

Rachel sorrise e poi distolse lo sguardo. Sapeva di provare la stessa emozione.

Benji sollevò lo sguardo, verso la ruota panoramica e fece un respiro profondo, mentre entravano nella loro cabina.

Rachel si chiese se lui avesse paura. Si avvicinò un po' di più a Benji, mentre la ruota cominciò a muoversi.

Benji si schiarì la gola, e le chiese, “Vuoi restare per sempre in questa cittadina?”

Rachel non ci aveva mai pensato. Si era trasferita soltanto una settimana prima, ed era troppo presto per sapere come rispondergli.

“Non ne sono certa,” lei disse. “Tu, invece?”

“No,” Benji rispose.

Rachel sentiva che Benji stava scivolando via, mentre sosteneva di voler lasciare la loro cittadina.

Lei divenne silenziosa.

“Credi nel destino?” Benji chiese.

Era un'altra domanda a cui Rachel non aveva mai pensato prima. Fu impressionata da quelle domande, che la fecero riflettere davvero profondamente, più profondamente di quanto non le fosse mai capitato di fare prima.

“Sì, credo che abbiamo un destino,” lei rispose, “e che dobbiamo soltanto credere in noi stessi.”

Quando la ruota panoramica cominciò a salire, iniziò a sentire la fresca brezza tra i capelli. Rachel si guardò intorno, ammirando la bella vista. Il panorama era eccezionale. Le parve di essere sulla vetta del mondo.

Rachel rimase ferma, mentre Benji la guardava negli occhi. Il blu radioso dei suoi occhi era intenso. Era come se lei potesse vedere la sua anima.

Benji abbassò lo sguardo e poi disse, “Potresti mai stare con qualcuno diverso da te?”

“Che cosa intendi?”

Benji rivolse lo sguardo a Rachel, e le toccò la vita. La ragazza sentì la sua mano fredda attraverso la gonna.

“Sei freddo,” lei disse.

Benji ritrasse rapidamente la mano, e se la mise in tasca.

Lei avrebbe voluto ingoiare le sue parole. Non intendeva respingerlo, e si stava castigando silenziosamente per aver parlato. Avrebbe voluto che rimettesse la mano dov'era e la baciasse.

All'improvviso, la ruota panoramica si fermò. Rachel e e Benji erano proprio in cima. Rachel si sporse in fuori e guardò in basso. Tutto appariva così piccolo da quell'altezza.