Za darmo

Alla conquista della luna

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I Brasiliani, approfittando del sonno degl’isolani, se n’erano andati, senza degnarli d’un colpo di cannone come saluto.

Alcuni pescatori, che si erano alzati per tempo al pari di lui, lo avevano raggiunto, mostrandosi non meno stupiti per quell’improvvisa partenza della nave.

Avevano però constatato che la cinta non era stata levata e che le casse non erano state toccate.

– Vecchio Faja – disse uno dei pescatori – ci capisci qualche cosa di quell’improvvisa fuga di quei misteriosi naviganti?

– Meno d’ieri – rispose l’ex marinaio.

– E quel recinto perchè l’avranno inalzato? – chiese un altro.

– E quelle casse che cosa conterranno? – chiese un terzo.

– Se contenessero delle macchine infernali cariche di dinamite per far saltare l’isola e provare la potenza di qualche nuovo esplosivo! – esclamò Faja, con spavento.

Quelle parole avevano terrorizzato di colpo quei bravi pescatori, i quali avevano una cieca fiducia nell’ex marinaio. Stavano per darsela a gambe per rifugiarsi sulle rive occidentali dell’isola, quando uno di loro li fermò, dicendo

– Vedo due uomini nel recinto!

Tutti si erano fermati. Se vi erano delle persone fra quelle casse, non vi era più da temere un’esplosione. Non sarebbero stati così stupidi da saltare in aria assieme al recinto.

– Andiamo a interrogarli – disse Faja, che aveva riacquistato prontamente il suo coraggio. – Si spiegheranno o li metteremo in un canotto e li affideremo alle onde.

Scese verso la riva seguìto dai pescatori e, giunto dinanzi al cancello, si annunziò con un clamoroso:

– Oh, signori! Che cosa fate qui?

I due stranieri erano occupati ad aprire delle casse, dalle quali traevano degli specchi colossali che deponevano al suolo, uno sull’altro, con infinite precauzioni.

Entrambi erano attempati, quasi calvi e portavano occhiali. Avevano più l’aspetto di scienziati o di professori che di gente di mare.

Vedendo Faja, uno dei due che aveva una lunga barba bianca e che pareva il più anziano, aprì il cancello e salutò cortesemente l’ex marinaio con un:

– Buon giorno, mio caro isolano.

Faja, un po’ sconcertato da quell’accoglienza e dall’aspetto grave di quei due personaggi, era rimasto qualche istante muto, poi fattosi animo rispose:

– Perdonate, signori, se noi siamo venuti a disturbarvi, ma…

– Niente affatto – rispose lo sconosciuto.

– Comprenderete… un po’ di curiosità… e poi l’isola appartiene al Governo spagnuolo, che mi ha nominato alcade, e…

– Vi capisco – disse lo sconosciuto, sorridendo. – Voi desiderate sapere, signor alcade, perchè noi siamo sbarcati senza chiedere il permesso e che cosa siamo venuti a fare qui. Rassicuratevi: non abbiamo alcuna intenzione di disputare al Governo spagnuolo la proprietà dell’isola, nè di recare danno alcuno ai suoi sudditi.

«Noi siamo due tranquilli scienziati brasiliani, incaricati di tentare un grande esperimento che farà epoca nel mondo: andiamo a tentare la conquista della luna.

– Oh! – esclamarono i pescatori, guardandosi uno con l’altro, con uno stupore impossibile a descrivere.

– Intanto – proseguì lo scienziato – siccome noi abbiamo occupato un terreno che appartiene al Governo spagnuolo, accettate, signor alcade, queste cento piastre.

Consegnò a Faja una borsa, poi con un gesto lo congedò, dicendo: Avevano già fabbricato una macchina strana…

– Abbiamo molto da fare e vi prego di lasciarci tranquilli.

Faja, contento di quel tesoretto, se ne andò coi suoi pescatori, più che mai convinto di aver da fare con due pazzi.

La conquista della luna! Decisamente quei due stranieri, malgrado la loro serietà, dovevano avere il cervello sconvolto.

Comunque fosse, Faja diede ordine ai suoi compagni di non importunare in modo alcuno i due stranieri e di lasciarli fare il loro comodo.

La curiosità degl’isolani era diventata però così intensa che passavano delle giornate intere sulle rupi, che dominavano la spiaggia, e di conseguenza anche il recinto che era riparato da una piccola tela, la quale non impediva che si potesse comodamente scorgere ciò che facevano là dentro i due scienziati.

Questi passavano i loro giorni ora facendo delle lunghe osservazioni sul sole e sulla potenza del suo calore, ora a levare continuamente oggetti dalle casse.