Za darmo

La piccola fonte: Dramma in quattro atti

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SCENA III

TERESA, VALENTINO, STEFANO, MERALDA

(Stefano sarà in giubba e cravatta bianca: correttissimo: con un gran fiore bianco all'occhiello. Meralda sarà d'un'eleganza luminosa.)

La voce di Meralda

In questo momento, vorrei avere le ali per oltrepassare questa soglia senza posarvi il piede. Mi parrebbe d'esserne più degna.

La voce di Stefano

Possa invece il marmo di questa soglia cedere al contatto del vostro piede per serbarne l'orma eternamente.

(Sulla soglia, Stefano si ferma per lasciar passare la principessa.)

Meralda

(entrando con vezzosa gravità signorile) Così sia! (Fa scivolare un po' dalle spalle il sontuoso mantello e guarda intorno. La sua attenzione è specialmente attirata dalla scrivania.)

Stefano

(si affretta a toglierle il mantello e, gettandolo sopra una sedia, vede subito Teresa e Valentino, appartati. A Teresa, pianissimo:) Ti credevo a letto…

Valentino

(intervenendo per giustificarla e parlando a voce bassa) Gli è che ha voluto essere informata di…

Stefano

Non seccare tu. E non starmi tra i piedi!

Valentino

(dando a Teresa uno sguardo tra di compassione e d'incoraggiamento, esce a sinistra.)

Meralda

(al breve bisbiglio si è voltata.)

Stefano

(mal suo grado, è costretto a fare la presentazione) Principessa… vi presento mia moglie.

Teresa

(si avanza timida, e accenna una riverenza lievemente goffa) Principessa…

Meralda

(porgendole la mano con dignità affabile) Sono ben felice di conoscerla. Nell'aureola di suo marito ho spesso cercato qualche cosa che m'indicasse il profilo della donna fortunata ch'egli aveva eletta a compagna. (Fissandola con curiosità) La volontà e il destino di lui le hanno affidata, signora, una parte non facile di certo, ma che nessuna anima profondamente femminile saprebbe non invidiarle.

Teresa

(impacciata) Difatti… io sono… io sono molto contenta.

Meralda

E anche molto orgogliosa, immagino.

Teresa

Senza dubbio… Anche molto orgogliosa.

Meralda

(sorridendo involontariamente dell'impaccio di Teresa) O forse l'abitudine della convivenza diminuisce in lei il compiacimento del suo privilegio?

Teresa

No, no!.. Anzi!..

Meralda

Non sarebbe neppure troppo strano che addirittura questo privilegio non fosse da lei apprezzato.

Teresa

… Che dice mai, principessa!

Meralda

Ella potrebbe aver desiderato un marito meno assorto nei suoi ideali, meno indipendente, più casalingo…

Teresa

Ma Stefano mi ha fatta sempre buona compagnia. Lei lo accusa ingiustamente…

Stefano

Teresa, tu non hai capito quel che t'ha detto la principessa. Non ti lanciare in una difesa superflua.

Teresa

Lo so che della mia difesa tu non hai bisogno; ma io parlo, vedi, perchè quando ti si accusa non posso tacere.

Stefano

(si sforza di non mostrarsi spazientito.)

Meralda

Io non l'ho accusato di nulla.

Teresa

Ma non vorrei…

Stefano

(interrompendola) Non insistere, Teresa!

Meralda

(in tono sottilmente beffardo) Lasciatela parlare, cattivo che siete!

Teresa

(a Meralda) Ah, ecco! Lei diventa la mia alleata. (Prendendo coraggio) Segga, segga, principessa. Veramente, avrei dovuto pensarci prima… Ma, cosa vuole!.. una parola ne porta un'altra… Prego… segga qui. (Le indica il divano.) Segga qui. (Meralda siede, e Teresa prende per sè una sedia più bassa e le siede vicino, continuando con animazione:) Lei s'interessa tanto al mio Stefano che io voglio dirle come stanno le cose. Io sono una sciocchina, è vero – e lui me lo ripete spesso – ma non sino al punto di non capire che egli non può essere un marito come un altro. E poi, sa, l'apparenza inganna. Egli, gira di qua, gira di là, ma sempre vicino alla sua mogliettina viene a riposarsi. E qualche volta – se lo vedesse! – accanto a me egli ride e scherza come un fanciullo allegro o si addormenta come un fanciullo stanco.

Stefano

Teresa!

Teresa

(senza dargli retta, un po' eccitata) Che potrei dunque desiderare di meglio? La sola contrarietà che mi ha amareggiata è di non avere avuto figli. Eppure, senta, se io ci rifletto…

Stefano

Insomma, basta, te ne prego!

Meralda

(a Stefano) Ma perchè?

Stefano

È per lo meno inopportuna.

Meralda

Io trovo invece che è divertente!

Teresa

(ha sùbito un'espressione di sorpresa dolorosa e agghiacciante. Guarda Meralda con la timidità che aveva pocanzi, mista a un mite rancore.)

(Una pausa.)
Meralda

Continui.

Teresa

No, principessa… non continuo… (Vorrebbe aggiungere qualche cosa, ma la gola le si stringe. Si alza.) Permetta…

Meralda

Così? Tutto a un tratto?

Teresa

Perdoni… Non mi sento bene.

Stefano

(mordendosi le labbra, appunta su lei il suo sguardo severo.)

Meralda

S'accomodi.

Teresa

(tremando sotto lo sguardo di Stefano e sogguardandolo) Buona sera, principessa…

Meralda

A rivederla, signora.

Teresa

(continua a tremare, a tremare, indietreggiando. Si avvicina, così, alla porta a destra – ed esce.)

SCENA IV

MERALDA e STEFANO
Meralda

(dopo un silenzio) Povero Stefano!

Stefano

Vi prego, Meralda. Non ammetto di essere compatito.

Meralda

È caruccia, non dico di no. Deve essere anche molto affettuosa, molto buona… Ma gl'inconvenienti d'una unione così ibrida saltano agli occhi.

Stefano

Parliamo d'altro, Meralda.

Meralda

Non dovrei essere… la vostra migliore amica per non aver voglia d'indagare il mistero della vostra scelta.

Stefano

È stato semplicemente il caso.

Meralda

A cui un ribelle come voi ha voluto obbedire?!

Stefano

Ma io non mi sono data la pena di ribellarmi al caso per un episodio a cui ho annessa una importanza molto relativa.

Meralda

Era, per altro, un episodio che avrebbe presa gran parte della vostra vita.

Stefano

Non ho mai pensato di lasciar prendere da una donna una gran parte della mia vita. Se non da voi, che siete la più completa ch'io abbia conosciuta, tanto meno dalla debole creatura che avete trovata presso di me. E poichè la vostra indagine non deve prescindere da quello che voi già sapete dei miei istinti, vi sarà facile scorgere nell'unione ibrida che deplorate una coerenza rigorosa. Quando sposai, io non avevo ancora la coscienza di me stesso. Se l'avessi avuta, avrei affermato forse dinanzi a una donna più forte e più altera il mio diritto di supremazia. Ma, intanto, anche allora i miei istinti agirono. L'umiltà di Teresa era per essi la calamita naturale. Il caso determinò l'incontro di lei ed essi la sentirono, vi si attaccarono, la tennero. Nella storia semplice di questo matrimonio è la prima impronta precisa del mio temperamento di uomo. E badate che non sono mutabile. Vi conviene?

Meralda

(come rassegnata) Mi conviene.

Stefano

In uno stato di guerra, o in un concordato di pace?

Meralda

La guerra, se mai, è già finita. Dopo aver cedute le armi, io sono qui con la bandiera bianca. In piena pace, io accetto da stasera il vostro regime, e sarò per voi, se lo vorrete, (con una sfumatura di tristezza)… un altro episodio. Nell'artista che mi ha aperto solennemente le porte del suo tempio c'è per me quanto basta affinchè io mi rassegni fin da ora… all'indifferenza dell'uomo.

Stefano

(quasi celiando – galantemente) Ma chi vi ha mai parlato d'indifferenza? Sono ben lontano dal voler sacrificare all'imperialismo maschile le più belle energie dell'umanità: quelle, cioè, che hanno poi fatto credere all'esistenza dell'amore. Io voglio anzi risvegliare queste energie, e risvegliarle soprattutto infrangendo i ceppi di ciò che si chiama morale e i convenzionalismi di ciò che si chiama civiltà. Mi emancipo dall'una e dall'altra e tento di rinnovare almeno nel mio regno il culto della sincerità umana. Indifferenza, no. Sarebbe la negazione di questo culto. (Animandosi sinceramente) Io, per mio conto, dico bensì alla donna: – Se tu vieni a porre dei limiti alla mia indipendenza o a segnare alle mie azioni un confine che non sia quello del trionfo incondizionato, io ti respingo; ma se vieni ad alimentare con la tua sensibilità squisita la mia fantasia o a cercare in me la molecola che, proveniente da Dio o dal fango, è sacra, comunque, alla continuità delle cose terrene, oh! allora che tu sii la benvenuta! Io t'aspettavo – le dico – , mia gentile ospite preziosa, e finchè mia saprai essere, vorrò che tu non t'avveda neppure della legge ineluttabile che mi eleva al di sopra di te!

 
Meralda

Ebbene… (con un piccolo sospiro) la più completa donna che voi abbiate conosciuta non vi chiede di più. (Lascia cadere il fazzoletto.)

Stefano

(si accinge a raccoglierlo. Mette un ginocchio a terra, indugiando in quell'atteggiamento.) E il più fiero uomo in cui voi vi siete imbattuta è… ai vostri piedi.

Meralda

Per averne almeno l'illusione ho fatto cadere il mio fazzoletto.

Stefano

Io, per averne il pretesto, l'ho raccolto. (Glie lo porge.)

Meralda

(lo prende.)

Stefano

(le trattiene la mano e glie la bacia.)

Meralda

(ostentando un moto di meraviglia) Grazie.

Stefano

(si leva.)

Meralda

(con un bizzarro balzo del pensiero, levandosi anche lei) Avete mai domandato a voi stesso se nella mia persona non ci sia… un'altra persona, diversa da quella che la gente vede?

Stefano

Voi non siete per me che quale io vi vedo. E fuori della mia visione, per me, non esistete più.

Meralda

E… il mio passato?.. Non v'intriga? Non vi dà a pensare?

Stefano

No.

Meralda

Sicchè, voi vi accontentate di sapere quello che sanno tutti, cioè… che io sono nata in una piccola città del Veneto da una nobile famiglia decaduta, che adolescente sposai un gran signore tedesco…

Stefano

… e che a ventiquattro anni, in un vecchio castello della Selva Nera, rimaneste vedova, nobile, milionaria e sola. Mi pare che del vostro passato abbiate già reso conto più del necessario.

Meralda

(guardando con occhi scrutatori) Una cronaca così sommaria non suscita in voi nessuna diffidenza?

Stefano

Nessuna.

Meralda

Me ne duole.

Stefano

Per quale ragione?

Meralda

Dovreste intendere che una donna come me è tormentata dalla curiosità di conoscere che cosa sarebbe lei per l'uomo preferito, se ella non potesse contare sulle sue qualità ufficiali. (Animata da un palpito di sincerità) Per un giorno, per un'ora, io vorrei che diffidaste dei miei blasoni o che mi credeste abbandonata dalla società decorativa che mi circonda di rispetto e d'ammirazione, e, in quel giorno, in quell'ora, io vorrei sperimentare soltanto le mie facoltà personali ed essere per voi quella che sono dentro di me senza la luce abbagliante del mio palcoscenico.

Stefano

Ma la mia lealtà, Meralda, vi farà rifuggire dal penoso esperimento. Davvero non comprendo come possa pungervi l'acre curiosità di cui mi parlate. Sarebbe lo stesso ch'io desiderassi conoscere che cosa sarei per voi se non fossi colui che questa sera, con la sua poesia, ha sollevato all'estasi dell'arte la folla varia che gremiva le vostre sale. Voi dite che vorreste separare, per un giorno, per un'ora, la vostra essenza di donna dal fulgore della principessa Heller? Orbene, voi sognate una separazione mostruosa: la distruzione d'un capolavoro. Restate, restate nella vostra regalità, Meralda! Non interrompete, nemmeno per un giorno, nemmeno per un'ora, il ritmo di questo inno che è la vostra esistenza, e non togliete a me, nemmeno per un istante, rimpicciolendovi al mio cospetto, il convincimento d'aver conseguita una vittoria insigne!

Meralda

(un po' scossa e ferita, ma dissimulando) Rassicuratevi. Non lo farò. Le vostre parole sanno incidere il diamante.

Stefano

Per imprimere in esso il mio stemma di poeta…

Meralda

(continuando)… e la vostra volontà! (Mutando tono) Mi accompagnate sino alla carrozza, mio vincitore?

Stefano

(dolcemente) Come uno schiavo.

Meralda

(ha, di nuovo, un moto di ostentata meraviglia graziosa.)

Stefano

E talvolta anche più docile d'uno schiavo mi piacerà sembrarvi.

Meralda

(sorridendo un poco, gli colpisce lievemente il viso col ventaglio.) Il mio mantello, vi prego.

Stefano

(prende il mantello e, mettendoglielo addosso, dopo aver gettato attorno uno sguardo prudente, le sussurra all'orecchio:) Siete mia?

Meralda

(a fior di labbro) Ahimè, sì.

Stefano

Ed io?.. Sono vostro?

Meralda

(con gentile umorismo) Ahimè, no.

Stefano

(le offre il braccio, ch'ella accetta, e la conduce verso il fondo.)

Meralda

(indicando la porta a destra, dalla quale sono entrati) Non di qui?

Stefano

V'insegno la via più corta.

Meralda

Per uscire…

Stefano

Per ritornare.

(Spariscono nel parco.)

SCENA V

VALENTINO, STEFANO, TERESA, poi ROMOLO
Valentino

(dopo qualche istante, scherzosamente di dentro) La Dea se n'è andata, signora Teresa! (Fregandosi le mani entra, e, non trovando Teresa, esclama con comicità chiassona:) Mi sparisce sempre questa moglie del grand'uomo! (Esce per la prima porta a destra chiamando:) Signora Teresa!.. Signora Teresa!..

Stefano

(dal fondo – vede Valentino che infila la porta) Dove vai tu? Dove t'avvii?

Valentino

(tornando) Avevo visto dal mio osservatorio che accompagnavi la principessa alla carrozza, ed ero venuto qui per fare quattro chiacchiere di commento con la signora Teresa. Non ce l'ho trovata, e sono andato a chiamarla.

Stefano

Se credi che adesso io abbia voglia di assistere alla vostra conversazione, t'inganni a partito.

Valentino

Non converseremo.

Stefano

Ma che c'era da commentare? Io non ne posso più di tutte le piccinerie che ingombrano la mia casa!

Valentino

Quali sarebbero le piccinerie?

Stefano

(senza rispondergli, in un fremito di aspirazione) Ah! la gioia di vivere solo!

Valentino

(con zelo pietoso) Senti, ora che viene la signora Teresa, non trattarla troppo male. Il suo corpicino e il suo cervello sono già sgretolati dalle continue scosse.

Stefano

Tu fantastichi sopra ogni inezia.

Valentino

Ma se tu sapessi ciò che ella ha fatto stasera, ti allarmeresti come me!

Stefano

Cos'è che ha fatto?

Valentino

(vedendola venire) Zitto, è qui!

Teresa

(entra, e ha gli occhi rossi di pianto. Un silenzio. Poi, a Stefano, con voce trepida) Hai incaricato Valentino di chiamarmi?..

Stefano

(cercando di contenersi per non essere brusco) No, Teresa.

Teresa

E allora, vuoi che me ne torni in camera mia?

Stefano

È superfluo anche il domandarmelo. Non abbiamo nulla da dire, Teresa; e questa tua irrequietezza… mi addolora moltissimo. Preferisco evitarti.

Teresa

La mia irrequietezza?!..

Stefano

Anche Valentino mi faceva osservare che stasera sei in uno stato poco normale.

Valentino

(ha un moto di fastidio per la sciatta imprudenza di Stefano.)

Teresa

Ero così felice del tuo successo!..

Stefano

E che è accaduto da farti mutare? Devi avere perfino pianto! Io ti domando se è bello che tu venga a rattristarmi proprio stasera.

Valentino

(brontola tra sè:) Se non me ne vado, io scoppio. (Esce dal fondo per prendere aria nel parco.)

Teresa

… Quella parola mi ha turbata, mi ha offesa…

Stefano

Quale parola?

Teresa

Quella che mi ha detta la principessa.

Stefano

La principessa non ha avuta nessuna intenzione di offenderti. Dio buono, tu eri un pochino grottesca, e lei, involontariamente, ha lasciato scorgere la sua impressione. D'altronde, così imparerai a non uscir mai fuori della tua nicchietta. Non è neppure delicato da parte tua il mettere me in certi imbarazzi. E dire che in fondo tu hai l'illusione d'essere una moglie perfetta!

Teresa

Non ho questa illusione, Stefano. Anzi, sospetto sempre di sbagliarmi. Ma correggimi. Insegnami. Io non chiedo di meglio.

Stefano

Ah! se devo passare il mio tempo a correggerti e a insegnarti!..

Teresa

Ma sarà per me un martirio senza nome il riuscirti molesta.

Stefano

Ingègnati a modificarti da te.

Teresa

Vorrei sapere almeno con precisione in che cosa non ti accontento.

Stefano

Stasera, per esempio, questi occhi rossi e questa voce piagnucolosa mi sono insopportabili. Non ci vuol molto a intenderlo.

Teresa

Ebbene, cercherò d'essere allegra… (Sforzandosi) Ecco, ecco, lo vedi!.. Sì, è verissimo, ero grottesca parlando con la principessa. Adesso, anche a me sembra d'essere stata grottesca. E non me ne dolgo. No. No. Ne rido… Ne rido adesso… (Comincia a ridere.)

Stefano

(irritandosi) Va bene… Capirai che questa finzione è un rimedio peggiore del male.

Teresa

(ridendo forte) No, no… T'assicuro che rido.. T'assicuro che rido di cuore…

Valentino

(dal fondo) Ah! il buon umore ritorna quando non ci sono io?

Teresa

(il cui riso, nello sforzo doloroso, diventa convulso) Se sapeste, Valentino, se sapeste come sono stata buffa!..

Valentino

(allarmato) Ma, perbacco, questo non è un riso che fa buon sangue!

Stefano

(prorompendo) Mi fate il favore di non importunarmi più oltre? È mai possibile che non sentiate il dovere di rispettarmi come si conviene?!

(Il riso di Teresa cessa a un tratto quasi ella fosse un automa di cui si sia spezzato il congegno. Si piega nelle ginocchia, e automaticamente siede.)

(Un lungo silenzio.)
Valentino

(timidissimo) A me pare d'averti sempre rispettato, Stefano.

Stefano

Non è di te che più mi lamento.

Teresa

Dunque… sono io che ti manco di rispetto?

Stefano

(seguendo il filo delle sue idee con sincero convincimento) Per poter serbare il fosforo che mi abbisogna, io debbo concentrarmi nella mia ispirazione, nel mio lavoro; debbo sfuggire, senza aver pietà di nessuno, allo sfruttamento, sia pure affettuoso, d'ogni vita altrui che voglia abbarbicarsi alla mia! Se la donna che tiene a chiamarsi mia moglie non fosse una piccola creatura qualunque, saprebbe stare al mio fianco, amorevole e vigile sì, ma vivendo della propria vita. Così come ella è, non ha che un solo mezzo per rispettarmi nel senso intero e nobile della parola: quello di rassegnarsi ad esistere il meno possibile!

Teresa

(credendo di celare lo strazio infinito che la consuma) Se è per il tuo bene, io cercherò di sparire addirittura.

Stefano

Brava! Per maggiore consolazione, ora mi minacci la tragedia del suicidio.

Teresa

No, Stefano! No. Non intendevo parlarti di questo. Il suicidio… non è per me. Io ti dicevo solamente che potrei… che potrei andarmene.

 
Stefano

(fermandosi sull'idea da lei espressa) Dove?

Teresa

Che so?.. In un convento.

Stefano

Ma che convento!

Teresa

Oppure dalla zia.

(Breve pausa.)

Stefano

Io… naturalmente… te lo impedirei. Nondimeno, convengo che se tu volessi andartene da tua zia, non per sempre, beninteso, ma per un po' di tempo… avrei torto d'impedirtelo. Ella abita qui vicino… Ci potremmo vedere spessissimo… Intanto io lavorerei un poco nella solitudine per terminare almeno l'opera che ho promessa; e tu, temprata dalla lontananza di qualche mese, ritorneresti più disposta ad essere come io ti desidero.

Teresa

(scoppiando a piangere) Per sempre, per sempre, Stefano!.. Io ti sono di peso… È da un pezzo che lo vedo e mi sono affaticata a negarlo a me stessa… Io sono il tuo incubo… È meglio che me ne vada per sempre!

Stefano

Teresa, per carità! Non tormentarmi anche con le tue lagrime!

Valentino

(che finora ha taciuto a stento) Ma santissimo cielo, stai per mandarla via e non vuoi permetterle nemmeno di piangere?!

Stefano

(fa un gesto di esasperazione) Oh!.. (E, uscendo per la prima porta a destra, con violenza la chiude.)

Teresa

(piange, ora, dirottamente) Per sempre, per sempre, perchè egli non può sopportare più la mia presenza.

Valentino

Ma no. È una serata di burrasca eccezionale. Credete a Valentino.

Teresa

(con un'angoscia più intima, più chiusa, a cui il suo pianto cede) Io non sono degna di essere sua moglie. Questa è la verità. Perciò è necessario… che lo liberi di me.

Valentino

Domani, a mente calma, ci rifletterete. E sono sicuro che…

Teresa

Ma io non aspetterò sino a domani. Perderei il coraggio che ho in questo momento, e non saprei più muovermi di qui.

Valentino

È appunto questo che deve accadere.

Teresa

(lenta nella voce piena di terrore) E così, dopo avergli guastata tutta la vita, io mi struggerei, mi struggerei di rimorso, e sarei da lui odiata e maledetta come una nemica! (Poi, scatta stranamente vibrante) No!.. Non voglio, non voglio!.. Non voglio!

Valentino

(impressionato) Ecco che vi lasciate prendere ancora da quella frenesia ingiustificata, che mi dà i brividi!

Teresa

(senza badargli, in una crescente sovraeccitazione) No, no… Voi non sapete… Voi non vedete come vedo io… (Alzandosi) Presto!.. Presto!.. Fuori, sulla strada, ci deve essere il coupé con cui siete venuto qui. È una circostanza propizia e io ne approfitto. (Si mette il cappello che era sopra una sedia, tremando in tutta la persona.)

Valentino

Per amor di Dio, per amor di Dio, signora Teresa, rientrate in voi! (Nel più vivo orgasmo, si avvicina urgentemente alla porta a destra.) Stefano!.. La signora Teresa vuole andarsene adesso! (Un silenzio.) Stefano!..

Teresa

Lo vedete che non risponde.

Valentino

(chiamando più forte) Stefano!

Teresa

(guarda intensamente l'uscio.)

Valentino

(è tuttora lì in attesa, ma non osa più chiamare.)

(Un più lungo silenzio.)
Teresa

(come se avesse ascoltata la sua condanna) Non risponde.

Valentino

(risoluto a secondarla) Orsù, dopo tutto, visto che non andate che dalla zia, io ho torto di preoccuparmi tanto. Voi dite: «per sempre», e io sono convinto che sarà «per un giorno solo». (Prendendo il paltò e il mantello) Vi accompagno.

Teresa

No, Valentino. Al contrario: io desidero che restiate presso di lui. Egli è così nervoso, stasera…

Valentino

Ma fra venti minuti sarò di ritorno…

Teresa

Io mi sentirò tranquilla soltanto se restate. (Si avvia.)

Valentino

(ostinatamente va per seguirla.)

Teresa

(si volta, energica) Vi supplico di non venire!

Valentino

(fermandosi desolato) È destino che io non debba mai agire a modo mio!

Teresa

(appoggiata con una spalla allo stipite della porta centrale – lasciando in ogni parola un pezzo del suo cuore) E dite a Stefano… che io… anche lontana da lui… vivrò sempre con lui… e che se egli, un giorno, mi perdonerà… d'averlo importunato per tanto tempo… avrà fatto per me… molto più di quanto io avrò sperato… Vi saluto, Valentino (Esce.)

Valentino

(solo, asciugandosi qualche lacrima) E no!.. Così non va!.. (Quasi inconsciamente, corre verso il parco; ma si ferma poco di là dalla soglia e mormora con rassegnazione:) Sparita. (Torna indietro, lento, scoraggiato. Tocca il bottone del campanello.)

Romolo

(dalla comune, assonnato.)

Valentino

Hai chiuso tutto dall'altra parte?

Romolo

Ho chiuso.

Valentino

Qui chiudo io. Puoi andare a letto.

Romolo

(via.)

Stefano

(entra turbatissimo, lugubre. Indossa una elegante e semplice giacca da camera.)

Valentino

Troppo tardi vieni. La signora Teresa se n'è già andata.

Stefano

Lo so. L'ho sentito.

Valentino

Ha preso il tuo coupé, per farsi condurre da sua zia. (Chiude l'uscio in fondo, e mette la spranga ai battenti.)

Stefano

Credevo che tu l'avresti accompagnata.

Valentino

Non ha voluto. (Dopo una breve pausa, non potendo comprimersi) Sei un ingrato!

Stefano

(nervosamente) Ingrato perchè? Ingrato a chi?! Non debbo nulla a nessuno. E nessuno mi è stato e mi sarà mai indispensabile!

Valentino

Neanche lei?!

Stefano

Lei meno di ogni altro!

Valentino

Ah sì? Ed è per questo che sei così turbato?

Stefano

Ciò che mi turba è solo il pensiero che ella soffra molto. Non ho nell'anima tanta cattiveria quanta ne mostro in certi momenti. (Severo e tagliente) Ma che Teresa mi sia indispensabile, è falso ed è inverosimile!

Valentino

(con un accento insinuante) La più umile donna può essere indispensabile all'uomo più orgoglioso.