Za darmo

Fotografia senza.... - Notte di neve - La chiacchierina

Tekst
0
Recenzje
iOSAndroidWindows Phone
Gdzie wysłać link do aplikacji?
Nie zamykaj tego okna, dopóki nie wprowadzisz kodu na urządzeniu mobilnym
Ponów próbęLink został wysłany

Na prośbę właściciela praw autorskich ta książka nie jest dostępna do pobrania jako plik.

Można ją jednak przeczytać w naszych aplikacjach mobilnych (nawet bez połączenia z internetem) oraz online w witrynie LitRes.

Oznacz jako przeczytane
Czcionka:Mniejsze АаWiększe Aa
Francesca

(di fuori, con voce tremula) Vengo a portarti un sacco pieno di carboni. Cade la neve, stanotte. Non rifiutare per te e per la tua compagna un poco di calore.

(Un silenzio)
Graziella

(timidamente implorando) Salvatore!..

Salvatore

(va per aprire, ma, per una repulsione invincibile, indietreggia. Indi, a Graziella, con lo sguardo a terra, sommessamente:) Apri tu.

Graziella

(apre.)

SCENA III

GRAZIELLA, SALVATORE, FRANCESCA.

Francesca

(passa appena la soglia con gli occhi ricercatori e si ferma, curva sotto il peso del sacco di carboni.) (È sulla sessantina, ma è emaciata, stanca, logora, e sembra più vecchia.) (È coperta di panni laceri.) (Sui suoi capelli scinti, qua e là sulle sue vesti, come sul sacco, biancheggiano i fiocchi di neve.)

Graziella

Date a me.

Francesca

È pesante. Faccio io.

Graziella

Vi aiuto.

Francesca

Grazie.

(Insieme, trasportano il sacco sin presso il braciere.)

Salvatore

(che è rimasto indietro per schivare gli occhi di Francesca, stretto tra la passione che lo invade e l'avvilimento di sè stesso, quasi per sottrarsi al tormento, non veduto, prende il cappello, e, con la fronte bassa, senza far rumore, esce.)

Graziella

(interrogando Francesca con intimità timida e affettuosa) Come lo sapevate che ne avevamo tanto bisogno?

Francesca

Io resto spesso la notte, per due o tre ore, sulla strada, davanti alla vostra porta. Mi ci rannicchio e faccio finta di dormire. E, invece, metto tutto l'orecchio sul legno, e, nel silenzio, se voi due parlate, alcune parole mi giungono chiare. Io ero già al mio solito posto prima che egli arrivasse. Io li ho visti i giovinastri che cantavano. E quando egli è comparso laggiù, in fondo al vicolo, per nascondermi a lui mi sono allontanata nell'ombra, ma non troppo. Mi ero anche accorta che voi avevate aperto un poco il finestrino... ed ero sicura che voi avevate nel cuore gli stessi palpiti che avevo io. Vi benedicevo e pensavo: «in ogni caso, ci saranno quattro braccia a difenderlo». Poi, per fortuna, i giovinastri hanno svoltato per l'arco di Sant'Agnese: egli si avvicinava, si avvicinava, i giovinastri sparivano; tutto era tranquillo; egli è entrato sano e salvo; la porta si è richiusa;... io ho baciato a terra.

Graziella

(guardandola con uno stupore misto di tenerezza profonda) Anche voi, dunque, state a vigilare sempre?

Francesca

Sempre.

Graziella

Lo senti, Salvatore? (Si volta e, non vedendolo, si allarma.) Ma dove è andato? (corre alla porta, lo scorge sulla strada e, con la parola calda e col gesto, lo chiama:) Vieni qua, Salvatore! Ti farà male di stare là fuori.

La voce di Salvatore

(aspra e dolorosa) Non voglio ascoltare quello che dite.

Graziella

E che diciamo noi che ti possa dispiacere? Vieni qua! Vieni qua!

Francesca

(ansiosamente e sommessamente) No, Graziella, non lo chiamate, non lo chiamate ancora. È la provvidenza che lo ha allontanato... (Affrettandosi a parlare, in tono segreto) Io sono venuta a portarvi anche un poco di danaro.

Graziella

(con un moto di sorpresa e di giubilo, tutta irradiandosi) Possibile?! (Poi subito, mutando) Voi, così poverella?!..

Francesca

Lo conservavo per lui da tanti anni, da tanti anni, e stanotte m'è parso che il conservarlo più a lungo sarebbe stato un peccato mortale.

Graziella

(ha una espressione di spavento. Indi balbetta:) Ma quello... è un danaro ch'egli rifiuterà.

Francesca

Se gli direte che siete madre, io credo che non vorrà rifiutarlo.

Graziella

(in uno scatto di meraviglia come dinanzi a un prodigio) E voi sapete che io sono madre?!

Francesca

Sì, io lo so, io l'ho capito. E sono pure certa che a lui non lo avete confessato.

Graziella

Non glie l'ho confessato per paura che me ne rimproverasse. Ma voi, voi, per quale miracolo avete potuto capire?..

Francesca

Tutto io capisco di voi, come se vivessi accanto a voi...

Graziella

Mi avete vista forse andare, in questi giorni, da donna Concetta Verrusio?..

Francesca

Sì, che vi ci ho vista andare... Vi seguo così spesso per la strada...

Graziella

È una brava levatrice quella... Io ci andavo perchè non mi sentivo bene... Temevo tanto per la mia creatura!..

Francesca

E avevate sulla faccia smorta tanta bellezza e tanta bontà! Io avrei voluto acquetarvi almeno per l'avvenire; avrei voluto dirvi: «per il figlio che dovrà nascere, non state in pena, perchè ciò che vi serve per farlo crescere sano e forte ce l'ho io, sì, sì, ce l'ho io...; prendete, prendete!» Ma, come voi, ho avuto paura di Salvatore, e ho ritardato fino a questo momento. Intanto, non speravo di potervi parlare stanotte da sola a sola e perciò ho ficcata la borsa col denaro là dentro, fra i carboni.

Graziella

(febbrilmente) Presto! Presto! Ch'egli non la veda! Se ne avrò il coraggio, gliela darò io quando voi sarete uscita. (Guatando la porta, si curva sul sacco, lo apre e cerca.) Fargliela vedere adesso che voi siete qui sarebbe un'imprudenza! un'imprudenza!..

Francesca

(curva anche lei sul sacco, trova subito la borsa) Eccola qua. Nascondetela... Nascondetela...

Graziella

(nascondendo la borsa nella cintola, sotto lo scialle) Dio mio, mettetemi nell'anima il coraggio necessario!

Francesca

(sempre più piano e circospetta) Se continuate a vivere in questo squallore, voi farete un figlio di mala salute...

Graziella

Meglio la morte a me e a lui che questo scrupolo di coscienza!

Francesca

La fame consuma, l'inverno è crudele...

Graziella

(sentendo il rumore dei passi di Salvatore che ritorna, fa segno a Francesca di tacere.)

Salvatore

(appena entrato, si ferma diffidente.) (Un breve silenzio.) (Poi, a Francesca) Al mio arrivo ti sei ammutolita?

Graziella

Hai detto di non volere ascoltare.

Salvatore

(guardandole tutt'e due) Non è per questo che ha taciuto. C'è nell'aria qualche altra cosa.

Graziella

Niente contro di te. Questo è sicuro.

Salvatore

Chi lo sa!

Graziella

Essa ti ha voluto e ti vuole bene come te ne voglio io.

Salvatore

(andando rapidamente e minacciosamente verso Graziella) Ma io domando a te, e rispondimi netto, o tutto bianco o tutto nero: penseresti tu mai di darmi a campare facendo ciò che facevi una volta?

Graziella

No! No! Neanche se ti vedessi in agonia!

Salvatore

E dunque non devi dire che essa mi ha voluto bene come me ne vuoi tu.

Francesca

(con umiltà) Quando tu eri bambino, io non sapevo, non potevo sapere... Ero così diversa dalle femmine oneste... Non vedevo che con gli occhi che avevo io... Da nessuno le avevo potute imparare certe cose... Tu me le insegnasti disprezzandomi, me le insegnasti maledicendomi... E da quel giorno volli vivere nella povertà. Avevo trentotto anni, è vero; ma mi dicevano che parevo più bella di prima. Me l'ero sempre tenuta cara la bellezza, e, per quello che m'insegnasti tu, n'ebbi orrore. E mortificai il mio corpo; stetti sotto il sole e sotto la pioggia guardando il cielo; entrai nelle chiese mettendo la bocca dove gli altri mettevano i piedi; mi nudrii col pezzo di pane che mi dava la carità cristiana; e certe volte, come sta digiuna questa pentita per meritare il tuo amore, io stetti digiuna per meritare il tuo perdono.

Salvatore

(commosso, suo malgrado) Le mortificazioni con cui ti sei punita potranno salvarti l'anima... quando finirai di soffrire sulla terra, e ciò, forse... sarà giusto; ma, disgraziatamente, non potevano salvare me dal veleno che già mi avevi dato a bere e che doveva rodermi per tutta la vita. (Avvicinandosi a lei e facendo con tutt'e due le mani l'atto di aprirsi il petto) Guardala da vicino questa confusione di odii, di amarezze e di dolori, che si sono ammassati qua dentro.

 
Francesca

(quasi nascondendo il viso, si scosta un poco.)

Salvatore

(continuando) Guardalo da vicino questo mostro che per metà è un signore e per metà un miserabile, che è mezzo ignorante e mezzo istruito, mezzo indulgente e mezzo crudele, mezzo coraggioso e mezzo vigliacco! Ah, tu non te lo immagini come sia triste vivere così!.. Ho ribrezzo del disonore, e intanto giro intorno ad esso continuamente. Non so adattarmi alla straccioneria, e intanto sono l'ultimo degli straccioni. Tolgo dal vizio una donna che si struggeva di passione per me, e intanto bestemmio quel momento di bontà e aspetto che proprio tu venga ad offrirle ciò che io non le posso comprare! Se avessi almeno adesso la forza di perdonarti, Dio Santissimo, non sentirei così grave il peso di questa umiliazione!

Francesca

(tremando) Io non sono venuta per essere perdonata, Salvatore. È da molto tempo che non lo spero più, perchè mi sono capacitata che tu non puoi.