Vicolo Cieco

Tekst
0
Recenzje
Przeczytaj fragment
Oznacz jako przeczytane
Czcionka:Mniejsze АаWiększe Aa

Se l’avesse notata, probabilmente avrebbe riconosciuto l’uomo alla guida, nonostante non lo vedesse da molto tempo.

Poteva forse una figlia dimenticare che faccia aveva il padre?

CAPITOLO CINQUE

Quando Chloe e Moulton arrivarono all’ufficio di Garcia, il Direttore Johnson era già lì ad attenderli. A quanto pareva, lui e Garcia stavano guardando i fascicoli sul caso; Garcia aveva dei documenti aperti sul computer, mentre Johnson aveva alcuni fogli sparsi sulla scrivania davanti a sé.

“Grazie per essere venuti tanto in fretta” disse Johnson. “Abbiamo un caso in Virginia, in una cittadina dall’altra parte di Fredericksburg, in un prestigioso quartiere. Sarà meglio che per cominciare vi dica che la famiglia della vittima ha legami d’amicizia con alcuni politici molto potenti. Ecco perché hanno chiamato noi. Oltre alla natura raccapricciante della morte, naturalmente.”

Chloe prese posto al tavolo in fondo all’ufficio di Garcia, sperando non si notasse che stava cercando di mettere un po’ di distanza tra lei e Moulton. Sapeva che doveva avere un aspetto radioso, per come erano andate le cose la sera prima e quella mattina. Non era sicura di come Johnson avrebbe potuto reagire ad una loro eventuale relazione, e non ci teneva a scoprirlo.

“Cos’abbiamo?” chiese Chloe.

“Quattro giorni fa, un uomo è rientrato in casa trovando la moglie morta” disse Garcia. “Ma c’è di più. Non solo si tratta di omicidio, la donna è stata assassinata in modo brutale. È stata accoltellata con parecchi colpi – sedici, stando al medico legale. La scena del crimine era un disastro... c’era sangue ovunque. La polizia del posto non ha mai visto una cosa simile.”

Fece scivolare una cartellina verso Chloe, rivolgendole uno sguardo di avvertimento. Chloe la prese e l’aprì lentamente. Dando una sbirciata all’interno, intravide le fotografie della scena del crimine, quindi richiuse la cartellina altrettanto velocemente. A giudicare dal poco che aveva visto, pareva più un mattatoio che una scena del crimine.

“Chi sono questi amici importanti della famiglia?” volle sapere Moulton. “Ha detto che si tratta di qualche politico, giusto?”

“Preferirei non divulgare questa informazione” disse Johnson. “Non vogliamo dare l’impressione che il Bureau faccia favoritismi verso un determinato partito.”

“Quanto è stata coinvolta la polizia locale?” chiese Chloe.

“Hanno avviato una caccia all’uomo in tutto il paese, e hanno richiesto anche l’intervento della Polizia di Stato” rispose Garcia. “Abbiamo chiesto loro di tenere il massimo riserbo. Gli agenti della polizia locale sono comprensibilmente contrariati, perché ritengono che stiamo intralciando un’indagine che è già ben oltre quello a cui sono abituati. Ecco perché voglio che andiate sul posto il prima possibile. Un’altra cosa... ascoltatemi con attenzione: ho pensato a voi due per questo caso visto come avete lavorato bene insieme in passato. Senza contare, Agente Fine, che lei sembra avere un talento particolare quando si tratta di omicidi avvenuti in piccole comunità isolate. Tuttavia, se il caso in sé o le foto la mettono a disagio, se pensa che sia troppo da gestire a questo punto della sua carriera, me lo dica subito. Non la giudicherò per questo, e di certo non costituirà un punto a suo sfavore.”

Chloe e Moulton si scambiarono un’occhiata, e Chloe vide che era ansioso quanto lei di accettare il caso. Senza riuscire a trattenersi, Moulton guardò il contenuto della cartellina. Fece una smorfia sfogliando le foto della scena del crimine, poi lesse il breve verbale, quindi tornò a guardare Chloe e annuì.

“Per quanto mi riguarda, non ci sono problemi” disse Chloe.

“Idem per me” aggiunse Moulton. “Grazie per l’opportunità, signore.”

“Mi fa piacere” disse Johnson, alzandosi. “Non vedo l’ora di vedere cosa sapete fare voi due. E adesso... datevi una mossa. Avete un po’ di strada da fare.”

***

Moulton era al volante dell’auto del Bureau, diretto alla tangenziale in direzione della Virginia. Barnes Point si trovava soltanto a un’ora e venti di distanza, ma quando viaggiavi in tangenziale, ogni destinazione sembrava dall’altra parte del pianeta.

“Sei sicura?” chiese Moulton.

“Di cosa?”

“Di lavorare insieme ad un caso come questo. Insomma... appena dieci ore fa stavamo pomiciando come due adolescenti arrapati. Riuscirai a tenere le mani a posto mentre lavoriamo?”

“Non prenderla male” disse Chloe “ma dopo aver visto il dossier, quella è davvero l’ultima cosa che ho in mente.”

Moulton annuì, comprensivo. Imboccò uno svincolo e, poiché c’era un tratto di strada rettilineo, premette il piede sull’acceleratore. “Scherzi a parte... sono stato davvero bene ieri sera. Anche prima di finire a casa tua. E vorrei davvero rifarlo, ma con il lavoro...”

“Dovremo comportarci in modo strettamente professionale” concluse per lui.

“Esatto. A proposito” disse recuperando l’iPad dal portaoggetti sul cruscotto, “ho scaricato i fascicoli del caso mentre facevi le valigie.”

“Tu non hai fatto le valigie?”

“Certo che sì, hai visto il mio borsone. Solo che io ho fatto presto” disse rivolgendole un sorrisetto malizioso, lasciandole intendere che lei invece ci avesse messo parecchio tempo. “Non l’ho ancora guardato, però.”

“Oh, una bella lettura leggera” commentò Chloe.

Risero entrambi e quando Moulton le posò una mano sul ginocchio mentre lei iniziava a leggere il fascicolo, Chloe non era più tanto sicura che sarebbero riusciti a restare professionali.

Studiò la documentazione, leggendo ad alta voce per Moulton le parti salienti. Constatarono che Garcia e Johnson avevano fatto un ottimo lavoro nel mettere insieme le informazioni. Il verbale della polizia era piuttosto dettagliato, così come le foto. Faticava ancora a guardarle, e non biasimava la polizia. Immaginò che le forze dell’ordine di qualunque piccola città si sarebbero trovate in difficoltà davanti a un omicidio tanto violento e sanguinoso.

Si scambiarono pensieri e teorie e, quando oltrepassarono il cartello che indicava che Barnes Point si trovava a venticinque chilometri, Chloe si era ricreduta: sarebbero stati perfettamente in grado di lavorare insieme in modo professionale. Aveva passato le ultime settimane così presa dalla sua attrazione fisica verso Moulton da dimenticare quanto sapesse essere perspicace e acuto sul lavoro.

Poi le venne da pensare che, se davvero fossero riusciti a far funzionare la cosa, avrebbe potuto avere ciò che ogni donna desiderava: un uomo che la rispettasse come suo pari sul lavoro, ma anche in camera da letto.

State insieme soltanto da un giorno, disse una voce nella sua testa. Di nuovo la voce di Danielle. Davvero hai già perso la testa in queste fantasticherie? Signore, avete pomiciato qualche ora e non siete neanche andati a letto insieme. Lo conosci appena e...

Ma Chloe decise di scacciare quei pensieri.

Riportò l’attenzione sul rapporto del coroner. Raccontava la stessa storia che aveva riferito Johnson, solo con più dettagli. E fu proprio sui dettagli che si concentrò Chloe. Il sangue, la violenza, il potenziale movente politico. Lesse e rilesse quelle righe, studiandole con la massima concentrazione.

“Credo che non c’entri un movente politico” disse poi. “Non direi che al killer importasse qualcosa delle potenti amicizie degli Hilyard.”

“Mi sembri sicura. Spiegami come mai.”

“Lauren Hilyard è stata accoltellata con sedici colpi, e ogni colpo era concentrato nella zona del ventre, tranne uno che è finito sul seno sinistro. Il medico legale ha dichiarato che le ferite erano irregolari e quasi sovrapposte, il che indicherebbe una serie di colpi uno dietro l’altro. Un appunto sul verbale dice: come in preda ad un raptus o una furia delirante. Se si fosse trattato di un omicidio con movente politico, probabilmente avrebbero dovuto rinvenire un messaggio o qualche altro segnale.”

“D’accordo, mi hai convinto. Escludiamo il movente politico.”

“È stato facile.”

Moulton si limitò a scrollare le spalle e dire “Comincio a pensare che quelli di Washington credano che tutto abbia un movente politico. Anche se gli Hilyard avevano conoscenze illustri, non a tutti importa.”

“Mi piace il tuo modo di pensare, ma non me la sento ancora di escludere quella possibilità al cento percento.”

Erano ormai alle porte di Barnes Point, e non le sfuggivano le implicazioni di essere stati assegnati ad un caso con potenziali legami alla politica. Era un’opportunità incredibile per entrambi, e Chloe doveva assicurarsi di restare concentrata su quello. Al momento nient’altro aveva importanza: né la ricomparsa di suo padre, né la voce insistente di sua sorella... né una relazione potenzialmente perfetta con l’uomo seduto accanto a lei.

Per il momento, esisteva solo ed unicamente il caso a cui lavorare. E per lei era più che abbastanza.

CAPITOLO SEI

Barnes Point era una cittadina tranquilla ma graziosa, con una popolazione di novemila abitanti. La residenza degli Hilyard sorgeva appena fuori città, in un quartiere chiamato Farmington Acres. Il marito della vittima, Jerry Hilyard, non era ancora riuscito a tornare in casa, da quando aveva scoperto il cadavere della moglie; poiché non aveva parenti che vivessero nelle vicinanze, era ospitato da alcuni amici del quartiere.

“Personalmente, credo che avrei sentito il bisogno di allontanarmi molto di più” commentò Moulton. “Insomma, ti immagini cosa deve stare passando quel poveretto?”

 

“Forse però ha anche bisogno di restare vicino a casa” suggerì Chloe. “Vicino al luogo dove lui e la moglie hanno vissuto insieme.”

Moulton sembrò considerare la cosa mentre si inoltravano nel quartiere, verso l’indirizzo che avevano ricevuto dalla Polizia di Stato mentre erano in viaggio. Era un ulteriore esempio che dimostrava a Chloe la fluidità con cui il Bureau operava. Era difficile immaginare che sarebbe bastata una semplice telefonata o un’email per ottenere qualunque tipo di informazione – indirizzi, numeri di telefono, fedine penali. Supponeva che alla fine gli agenti ci facessero l’abitudine, ma lei per il momento si sentiva ancora privilegiata e onorata di far parte di quel sistema.

Giunti all’indirizzo, si incamminarono verso l’ingresso. Sulla cassetta per le lettere si leggeva il cognome Lovingston, e la casa in sé era praticamente una copia di tutte le altre del quartiere. Era uno di quei quartieri dove le case sorgevano addossate l’una all’altra, ma la zona era tranquilla. Un bel posto dove i bambini potevano imparare ad andare in bicicletta e potevano divertirsi ad Halloween e a Natale.

Chloe bussò alla porta, e subito venne ad aprire una donna con in braccio un neonato.

“Lei è la signora Lovingston?” chiese Chloe.

“Sì, sono io. Voi dovete essere gli agenti dell’FBI. Poco fa la polizia ha chiamato per avvisare che sareste venuti.”

“Jerry Hilyard è ancora ospite qui?” chiese Moulton.

Un uomo comparve alle spalle della donna, arrivando da una stanza sulla sinistra. “Sì, sono ancora qui” disse. Affiancò la signora Lovingston, appoggiandosi allo stipite della porta. Aveva l’aria completamente esausta; evidentemente non doveva aver dormito molto da quando aveva perso la moglie in modo tanto brutale.

La signora Lovingston si voltò verso di lui e gli rivolse un’occhiataccia che fece pensare a Chloe che il bambino che aveva tra le braccia ne avrebbe viste parecchie in futuro. “Sicuro che te la senti?” gli chiese la donna.

“Sto bene, Claire” replicò lui. “Grazie.”

Lei annuì, si strinse il bimbo al petto e se ne tornò dentro casa.

“Allora prego, entrate” disse Jerry.

Li accompagnò nella stessa stanza da cui era uscito. Sembrava una specie di studio, pieno per lo più di libri e con due sedie dall’aria elegante. Jerry si lasciò cadere su una di esse, come se le gambe non riuscissero più a reggerlo.

“So che Claire può sembrare riluttante ad avervi qui” disse Jerry. “Ma... lei e Lauren erano buone amiche. Secondo lei devo avere il tempo di elaborare il lutto... lo sto facendo, è solo che...”

Si interruppe e Chloe lo vide lottare contro un’ondata di emozione, cercando di non crollare davanti a loro.

“Signor Hilyard, io sono l’agente Fine e questo è il mio partner, l’agente Moulton. Mi chiedevo se potesse dirmi quali legami ha la sua famiglia con la politica.”

“Gesù” sussurrò lui. “È un’esagerazione. La polizia ha fatto un gran casino in proposito, erano fuori di testa. Sicuramente è per questo che siete stati chiamati, non è così?”

“Quindi è vero che avete legami politici?” chiese Moulton eludendo la domanda.

“Il padre di Lauren giocava a golf con il Segretario della Difesa. Erano buoni amici, sono cresciuti insieme, giocavano a football insieme, cose del genere. A volte escono ancora insieme, per andare a caccia o a pesca.”

“Lauren ha mai parlato con il Segretario?” volle sapere Chloe.

“Non da quando siamo sposati. Lui è venuto al nostro matrimonio e ogni anno riceviamo gli auguri di Natale dalla sua famiglia, ma questo è quanto.”

“Pensa che ciò che è successo potrebbe essere collegato a quella conoscenza?” chiese Moulton.

“Se è così, non so proprio perché. Lauren non si interessava minimamente alla apolitica. Credo che sia solo suo padre che vuole sembrare importante. Qualcuno ha ucciso la sua bambina, quindi dev’essere per forza perché lui conosce persone importanti. È un coglione.”

Cosa può dirci degli ultimi giorni di vita di Lauren?” chiese Chloe.

“Ho già detto alla polizia tutto quello che so.”

“Certo, lo sappiamo” disse Moulton. “Abbiamo una copia dei loro verbali. Ma per poter avere un punto d’appoggio saldo, potremmo doverle rivolgere domande alle quali ha già risposto.”

“D’accordo, va bene” disse Jerry.

Chloe pensò che Jerry non sembrasse rendersi pienamente conto di quello che stava succedendo. Sembrava incredibilmente distaccato. Se non avesse saputo la situazione traumatica in cui si trovava, avrebbe pensato che fosse sotto l’effetto di stupefacenti.

“La prima domanda potrà sembrarle sciocca, in luce di quanto accaduto” disse Chloe, “ma le viene in mente qualcuno che potrebbe aver avuto un motivo di avercela con sua moglie?”

Jerry fece una smorfia e scosse la testa. Quando parlò, la voce gli tremava, come in preda ad uno sbadiglio prolungato. “No. Lauren stava sulle sue. Era un’introversa. Ultimamente era anche peggiorata... si era chiusa in se stessa.”

“Ha idea del perché?”

“Aveva un passato difficile. Genitori difficili. Alle superiori era una specie di bullo. Immagino che al giorno d’oggi è così che verrebbe etichettata. O magari una ragazzaccia. Di recente era venuta a patti con i suoi errori. Penso che le cose siano peggiorate quando è stata invitata a quella maledetta rimpatriata delle superiori.”

“L’idea di andarci la metteva in ansia?” chiese Chloe.

“Non ne sono sicuro. La rattristava, credo... pensare alle persone con cui si era comportata male.”

“Voi due vi siete diplomati insieme?” chiese Moulton.

“Sì.”

“Ed è andato con lei alla rimpatriata?”

“Dio, no. Odio quel genere di cose. Atteggiarsi e fingere di andare d’accordo con gente che a scuola detestavi. No, io ne sono rimasto fuori.”

“Ha detto che sua moglie era un’introversa” disse Chloe. “Non aveva molti amici?”

“Alcuni. Claire era una di quelli. Le poche amiche che aveva erano come una famiglia per lei. Erano molto unite.”

“Ha parlato con loro da quando è successo?” volle sapere Moulton.

“Solo con una. Ha chiamato poco dopo, per sapere se avessi bisogno di qualcosa.”

“E queste amiche sono andate insieme a lei alla rimpatriata?”

“Sì. Anche Claire c’è andata, ma anche lei è un’introversa. Credo ci sia andata per pura curiosità.”

“Lei e Lauren avete figli?” chiese Chloe. “In un quartiere come questo, avevo immaginato che dovesse esserci almeno un bambino in ogni casa.”

“Ne abbiamo due. La più grande, Victoria, ha diciotto anni. Ha appena iniziato il college. Lei... ha preferito passare questo momento difficile con i nonni. E dato che lei è andata da loro, anche il più piccolo, Carter, è voluto andare con lei. Non ho mai avuto rapporti stretti con i miei suoceri, ma il fatto che i miei figli possano stare con loro adesso è una benedizione. Mi sento un padre terribile, ma credo che se i miei figli fossero, qui crollerei completamente.”

“Quindi non prova risentimento per il fatto che i suoi figli siano con i nonni?”

“Vorrei che fossero qui con me... solo per vederli. Ma sono distrutto. E finché la casa non sarà di nuovo a posto... è meglio che restino là.”

“Ha detto che sua figlia ha preferito stare con loro in questo momento terribile.” disse Moulton. “Come mai?”

“Non vedeva l’ora di andarsene di casa. Negli ultimi anni i suoi rapporti con Lauren erano piuttosto tesi. Roba tra madre e figlia. Nostra figlia... di notte faceva entrare di nascosto dei ragazzi in casa. Lo faceva fin da quando aveva tredici anni. A quindici anni c’è stato il primo falso allarme di una gravidanza. Se fate due conti... Lauren aveva trentasette anni. Quando abbiamo avuto la nostra prima figlia, eravamo entrambi diciannovenni.”

Chloe rifletté che quella tumultuosa situazione famigliare doveva rendere le cose ancora più difficili per Jerry Hilyard. Non riteneva ci fosse altro che valesse la pena approfondire, tranne forse parlare con la figlia.

“Signor Hilyard, avrebbe qualcosa in contrario se dessimo un’occhiata a casa sua?” chiese.

“Fate pure. Lo sceriffo e alcuni dei suoi uomini ci sono già stati alcune volte. Il codice per entrare è due-due-due-otto.”

“La ringrazio, signor Hilyard” disse Moulton. “La prego di contattarci se le viene in mente altro. Adesso credo che dovremmo parlare con la signora Lovingston, per vedere se ha qualche dettaglio da aggiungere.”

“Ha detto alla polizia tutto ciò che sa. Credo che stia cominciando a irritarsi.”

“E che ci dice del marito? Conosceva bene sua moglie Lauren? Magari facevate uscite a quattro?”

“No. Il marito di Claire è quasi sempre fuori città per lavoro. Però l’ho chiamato con FaceTime per chiedergli se potevo stare a casa sua per qualche tempo. Comunque, il più delle volte erano solo Claire e Lauren a frequentarsi. Una volta a settimana si trovavano per bersi un bicchiere di vino sotto il portico, una volta qui e una volta da noi.”

Claire fece il suo ingresso silenziosamente, dopo aver probabilmente messo a dormire il bambino.

“Facevamo le tipiche cose da donna: parlavamo dei mariti, ricordavamo il passato. Io mi sfogavo con lei parlando delle gioie e dei dolori di avere un neonato. Più di recente, abbiamo parlato anche di quello che stava passando con sua figlia.”

“Cosa può dirci di Lauren? Cosa potrebbe aver spinto qualcuno a farle una cosa simile?” chiese Chloe.

“Alle superiori Lauren prese alcune decisioni che i suoi genitori non approvavano” rispose Claire. “Una volta che Lauren si fu diplomata ed ebbe una figlia... be’, il college era fuori discussione.”

“Si vergognavano” aggiunse Jerry. “Si infuriarono e si trasferirono in New Hampshire. Ogni volta che possono, riempiono la testa di nostra figlia di bugie su Lauren.”

“Vogliono riparare alla loro negligenza, agli sbagli fatti crescendo Lauren” disse Claire. “Una coppia di autentici stronzi.”

Vedendo che la conversazione si stava trasformando in una scusa per parlar male dei genitori della vittima, Chloe intervenne. “Signora Lovingston, a lei vengono in mente eventuali nemici che Lauren possa aver avuto? Anche solo persone con cui aveva rapporti tesi?”

“Non al di fuori della famiglia. E nonostante siano degli idioti, i suoi certamente non avrebbero mai fatto un gesto così... così deplorevole.”

Moulton pescò un biglietto da visita dalla tasca, posandolo sul tavolino. “Per favore... se a uno di voi due viene in mente altro, non esitate a contattarci.”

Claire e Jerry si limitarono entrambi ad annuire. La conversazione era stata breve, ma erano piuttosto provati. Chloe e Moulton uscirono in un silenzio impacciato.

Una volta fuori, diretti verso la macchina, Chloe si fermò un momento sul marciapiede. Guardò verso la casa degli Hilyard e notò che da lì non era visibile. Eppure, iniziava ad essere d‘accordo con Moulton. Forse era comunque troppo vicina. E se la camera da letto era ancora nelle condizioni che aveva visto in foto, le sembrava quasi morboso che Jerry stesse così vicino.

***

Ci vollero solo venti secondi per raggiungere la casa degli Hilyard. Chloe trovava estremamente inquietante il fatto che somigliasse tanto alla casa dei Lovingston – e praticamente a tutte le altre case dell’isolato. Entrarono dall’ingresso con il codice fornito da Jerry e quando misero piede in casa, tutto era immobile e silenzioso.

Sapendo perfettamente perché erano lì, andarono al piano di sopra senza perdere tempo. La camera padronale fu facile da individuare: era la stanza in fondo al corridoio. Oltre la porta aperta, Chloe riusciva già a vedere le scie di sangue sulla moquette e sulle lenzuola.

Tuttavia, constatò con sollievo che la scena non era raccapricciante quanto nelle foto che il Direttore Johnson gli aveva mostrato. Prima di tutto, il cadavere era stato rimosso. In secondo luogo, essendo trascorso del tempo, le macchie di sangue erano un po’ sbiadite.

Raggiunsero il letto, facendo attenzione a non calpestare il sangue sulla moquette. Chloe notò che il coroner, o forse i poliziotti, avevano inavvertitamente pestato qualche chiazza. Chloe guardò dall’altra parte della stanza, dove c’erano una cassettiera e un televisore montato sulla parete. Probabilmente stava guardando la TV quando è successo, magari per scacciare dalla mente la rimpatriata...

Chloe scese al piano di sotto e diede un’occhiata in giro, senza però trovare segni di scasso o indizi che qualcosa fosse stato rubato. Controllò il salotto, la cucina e la stanza per gli ospiti. Uscì anche nella veranda sul retro, dove nell’angolo c’era un tavolo con un posacenere al centro, all’ombra del telone.

 

Quando vide il contenuto del posacenere, Chloe si avvicinò, interessata. Non c’erano mozziconi di sigarette, ma un tipo diverso di cenere e della carta. Si chinò per annusare: l’odore della marijuana era inconfondibile. Rimase a riflettere, tentando di stabilire se quel dettaglio potesse essere in qualche modo rilevante.

Chloe sussultò sentendo il suo cellulare squillare. Moulton, che nel frattempo era uscito in veranda per aggiungerla, ridacchiò vedendola colta alla sprovvista. Chloe alzò gli occhi al cielo e rispose, anche se non riconosceva il numero.

“Pronto, qui agente Fine.”

“Sono Claire Lovingston. Forse potrebbe interessarvi che ho appena ricevuto una telefonata da un’amica, Tabby North. Lei era una delle amiche di cui vi ha parlato Jerry. Voleva sapere se avevo già parlato con le forze dell’ordine. Quando le ho detto che l’FBI era appena stato qui, ha detto di voler parlare con voi.”

“Ha delle informazioni?”

“Sinceramente... Non lo so. Probabilmente no. Ma la nostra è una piccola comunità. Credo semplicemente che vogliano arrivare in fondo a questa storia. Sono sicura che tutti sapranno esservi d’aiuto.”

“Ottimo. Mi mandi il suo numero per messaggio.”

Chloe riattaccò e riferì a Moulton. “Era Claire. Ha detto che un’altra delle amiche di Lauren ha chiamato per sapere se c’erano sviluppi. Vuole parlare con noi.”

“Va bene. Sarò sincero... per me possiamo andarcene da qui. Quella camera da letto mi mette i brividi.”

Era una descrizione più che azzeccata. Chloe aveva ancora in mente le fotografie, perciò vedere la stanza senza il cadavere era come guardare un luogo abbandonato.

Ciononostante, tornarono nella camera da letto e controllarono il bagno, il guardaroba, persino sotto il letto. Non trovando nulla di interessante, se ne andarono da quella casa, e dal quartiere Farmington Acres. Chloe si ritrovò di nuovo a pensare che fosse un quartiere davvero bello, perfetto per metter su famiglia e costruirsi un futuro.

Sempre che ti andasse bene che, di tanto in tanto, si verificasse qualche omicidio.

To koniec darmowego fragmentu. Czy chcesz czytać dalej?