Morte Sui Binari

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CAPITOLO QUATTRO



Circa mezz’ora dopo, Riley accostò l’auto nel parcheggio di Quantico. Quando aveva chiesto a Meredith quando volesse vederla, la donna aveva percepito una vera urgenza nella sua voce …



“Immediatamente. Anche più presto se possibile.”



Naturalmente, quando Meredith l’aveva chiamata a casa, il tempo stava volando via; a volte, letteralmente, come nel suo ultimo caso. Il cosiddetto Uomo di Sabbia utilizzava le clessidre per segnare le ore che mancavano al successivo e brutale omicidio.



Ma, quel giorno, qualcosa nel tono di Meredith le diceva che questa situazione era pressante in un modo particolare.



Quando parcheggiò, vide che anche Bill e Jenn stavano arrivando con le loro auto. Uscì dalla sua, e si fermò ad aspettare i partner.



Senza scambiarsi molte parole, i tre si diressero all’edificio. Riley vide che, come lei, Bill e Jenn avevano portato con sé le loro borse da viaggio. A nessuno di loro era stato necessario dire che avrebbero volato fuori da Quantico a breve.



Entrarono nell’edificio e si diressero verso l’ufficio del Capo Meredith. Non appena giunsero alla sua porta, il robusto e imponente afroamericano uscì nel corridoio. Era stato ovviamente avvisato del loro arrivo.



“Non c’è tempo per una riunione” borbottò ai tre agenti. “Cammineremo e parleremo.”



Mentre proseguivano, insieme a Meredith, Riley comprese che erano diretti alla pista d’atterraggio di Quantico.



Siamo davvero di fretta, Riley pensò. Era insolito non fare almeno un breve meeting per affrontare l’argomento e aggiornarsi sul nuovo caso.



Camminando al fianco di Meredith, Bill chiese: “Di che cosa si tratta, Capo?”



L’uomo rispose: “Al momento, c’è un cadavere decapitato su un binario ferroviario vicino a Barnwell, Illinois. E’ una linea fuori da Chicago. Una donna è stata legata ai binari e schiacciata da un treno merci, solo qualche ora fa. E’ il secondo omicidio simile in quattro giorni, e apparentemente ci sono delle somiglianze impressionanti. Sembra che abbiamo a che fare con un serial killer.”



Meredith cominciò ad accelerare il passo, ed i tre agenti faticarono a restargli dietro.



Riley chiese: “Chi ha chiamato l’FBI?”



Meredith disse: “Ho avuto la chiamata da Jude Cullen, il Vice Capo della Polizia Ferroviaria di Chicago. Dice che vuole immediatamente dei profiler sul posto. Gli ho detto di lasciare il corpo dove si trova, finché i miei agenti non arriveranno a dargli un’occhiata.”



Meredith grugnì leggermente.



“Mi sono esposto molto. Altri tre treni merci devono passare lungo quella linea oggi, e anche un treno passeggeri. Al momento, sono tutti in attesa, ed è già caos. Dovrete arrivare lì al più presto possibile, e dare un’occhiata alla scena del crimine, così che il corpo possa essere spostato, e i treni possano riprendere a circolare. E poi …”



Meredith grugnì di nuovo.



“Bene, avete un killer da fermare. E sono piuttosto sicuro che tutti saremo d’accordo su una cosa: lui ucciderà ancora. Ora sapete sul caso quanto me. Cullen dovrà aggiornarvi su tutto il resto.”



Il gruppo mise il piede sull’asfalto della pista, dove un piccolo jet era in attesa, con i motori già rombanti.



Superando il rumore, Meredith gridò: “Sarete accolti all’O’Hare da alcuni poliziotti ferroviari. Vi porteranno alla scena del crimine.”



Meredith si voltò e tornò all’interno dell’edificio, mentre Riley ed i colleghi salirono sulla scaletta e si ritrovarono all’interno dell’aeroplano. La fretta della loro partenza lasciò Riley quasi frastornata. Non riusciva a ricordare che Meredith avesse loro messo fretta in quel modo.



Ma non poteva meravigliarsi, considerando che il traffico ferroviario era in stallo. Riley non riusciva ad immaginare le enormi difficoltà che al momento dovevano esserci.



Quando l’aereo si alzò in aria, i tre agenti aprirono i loro computer e andarono online, a cercare le poche informazioni che a quel punto avrebbero trovato.



Riley vide subito che la notizia del recente omicidio si era già sparsa, sebbene il nome dell’attuale vittima non fosse ancora disponibile. Ma lesse che il nome della vittima precedente era Fern Bruder, una venticinquenne, il cui corpo decapitato era stato trovato sui binari di una linea vicino ad Allardt, Indiana.



Riley non riusciva a trovare molto altro in rete sugli omicidi. Se la polizia ferroviaria aveva dei sospetti, o conosceva il movente, quella sorta di informazioni non era ancora trapelata, il che era un bene, per quanto riguardasse Riley.



Eppure, era frustrante non poter apprendere di più al momento.



Avendo ben poche informazioni sul caso, Riley si ritrovò a rimuginare su quanto fosse accaduto finora oggi. Provava ancora agitazione per aver perso Liam, sebbene si rendesse conto che…



“Perdere” non è esattamente la parola giusta.



No, lei e la sua famiglia avevano fatto del loro meglio per il ragazzo. Ora, le cose si erano risolte per il meglio, e Liam era stato affidato a persone che gli avrebbero voluto bene e lo avrebbero accudito con attenzione.



Nonostante tutto, Riley si chiese …



Perché sembra una perdita?



Riley provava anche sentimenti contrastanti all’idea di aver acquistato una pistola per April e di averla portata al poligono di tiro. La dimostrazione di maturità della figlia l’aveva certamente resa fiera, e così la sua abilità nel tiro. Riley era anche profondamente commossa dal fatto che la ragazza intendesse seguire le sue orme.



Eppure … Riley non poté evitare di ripensare a quello che la aspettava …



Sto per vedere un corpo decapitato.



Tutta la sua carriera era una lunga striscia di orrori. Era davvero questa la vita che desiderava per April?



Non spetta a me decidere, Riley rammentò a se stessa. Spetta a lei.



Riley si sentiva anche strana per la conversazione telefonica avuta con Jenn poco prima. Erano rimaste molte parole in sospeso, e Riley non aveva alcuna idea di che cosa stesse succedendo al momento tra Jenn e zia Cora. E, naturalmente, adesso non era il momento di discuterne, non con Bill seduto lì insieme a loro.



Riley non riusciva a fare a meno di chiedersi …



Jenn aveva ragione? Avrebbe dovuto consegnare il distintivo?



Riley la stava davvero aiutando, inducendo la giovane agente a rimanere con l’FBI?



E Jenn era nella giusta predisposizione mentale per occuparsi del nuovo caso ora?



Riley dette un’occhiata alla collega, seduta al suo fianco ed assorta nella ricerca al suo computer.



Jenn certamente sembrava completamente concentrata al momento, molto più di Riley in ogni caso.



I pensieri di Riley furono interrotti dal suono della voce di Bill.



“Legati a binari ferroviari. Sembra quasi …”



Riley vide che anche il partner aveva gli occhi incollati allo schermo del proprio computer.



L’uomo fece una pausa, ma Jenn completò il suo pensiero.



“Come uno di quei vecchi film muti, huh? Sì, stavo pensando la stessa cosa.”



Bill scosse la testa.



“Di certo non aiuta a fare luce su questo caso … ma continuo a pensare ad un assassino baffuto con un cappello a cilindro, che lega una giovane madamigella ai binari del treno, finché un eroe affascinante arriva a salvarla. Non è quello che accade sempre nei film muti?”



Jenn indicò lo schermo del suo computer.



Poi, aggiunse: “A dire il vero, non è proprio così. Ho fatto delle ricerche. E’ una metafora, certo, un cliché. E tutti sembrano credere di averlo visto una volta o l’altra, come una sorta di leggenda urbana. Ma non si è mai visto nei veri film muti, almeno non seriamente.”



Jenn girò il computer, in modo che i partner potessero vederne lo schermo.



La ragazza proseguì: “Il primo esempio letterario di un cattivo che prova a legare qualcuno a dei binari ferroviari sembra risalire molto prima dell’apparizione dei primi film, in un’opera del 1867, intitolata Under the Gaslight. Ora, state a sentire: il cattivo ha legato un uomo ai binari, e la donna protagonista doveva salvarlo. La medesima situazione si trova in un racconto e in altre opere che esistevano all’epoca.”



Riley comprese che Jenn era coinvolta da quanto aveva trovato.



Jenn continuò: “Per quanto riguarda i film vecchi, c’erano forse due commedie mute in cui accadeva la stessa identica cosa: una damigella indifesa che urlava, veniva legata ai binari da un cattivo, e veniva tratta in salvo da un bell’eroe. Ma sono stati realizzati per far ridere, proprio come i cartoni animati che di solito danno alla tv la domenica mattina.”



Bill spalancò gli occhi con interesse.



“Parodie di situazioni irreali, tanto per cominciare” osservò.



“Esattamente” Jenn intervenne.



Bill scosse la testa.



Poi disse: “Ma le locomotive a vapore facevano parte della realtà quotidiana in quella epoca, i primi decenni del ventesimo secolo, voglio dire. Non c’erano film muti che rappresentassero qualcuno in pericolo di finire sotto un treno?”



“Certo” Jenn disse. “Talvolta, un personaggio veniva spinto o cadeva sui binari, e forse perdeva i sensi, quando un treno stava arrivando. Ma non è lo stesso scenario, vero? Inoltre, proprio come in quella vecchia rappresentazione, il personaggio del film in pericolo in genere era un uomo, che veniva salvato dall’eroina!”



L’interesse di Riley fu profondamente destato da questa osservazione. Sapeva che Jenn non stava perdendo tempo con quelle ricerche; dovevano verificare tutto ciò che poteva costituire il movente per un killer. Ed era utile conoscere tutti i precedenti culturali di un qualsiasi scenario con cui potessero avere a che fare, inclusi quelli inventati.

 



O, in questo caso, inesistenti, Riley pensò.



Qualunque fattore potesse aver influenzato il killer era importante.



Rifletté per un momento, poi chiese a Jenn: “Significa che possono esserci dei casi reali di persone uccise, legate a dei binari ferroviari?”



“In verità, è accaduto nella vita reale” Jenn disse, estraendo ulteriori informazioni sullo schermo del suo computer. “Tra il 1874 e il 1910, almeno sei persone sono state uccise in quel modo. Non riesco a trovare molti esempi da allora, tranne per uno che è accaduto molto recentemente. In Francia, un uomo ha legato la sua ex-moglie a ai binari ferroviari, il giorno del compleanno della donna. Poi, si è messo di fronte al treno in arrivo, ad alta velocità, perciò è morto con lei: un omicidio-suicidio. In ogni caso, sembra essere un modo raro di assassinare qualcuno. E nessuno dei casi che ho trovato sembra essere stato commesso da un serial killer.”



Jenn rivolse di nuovo a sé lo schermo del computer, e tornò silenziosa.



Riley rimuginò sulle parole che Jenn aveva appena pronunciato …



“… un modo raro di assassinare qualcuno.”



Riley pensò …



Raro, ma non insolito.



Si chiese se quegli omicidi avvenuti tra il 1874 e il 1919 fossero stati ispirati da quelle vecchie interpretazioni teatrali, in cui i personaggi venivano legati a binari ferroviari … Riley era a conoscenza di altri esempi recenti della vita che imitava l’arte in un modo orribile: casi in cui gli assassini venivano ispirati da romanzi, film o videogiochi.



Forse, le cose non erano cambiate molto.



Forse, le persone non erano cambiate molto.



E che ne era del killer che stavano per cercare?



Sembrava ridicolo immaginare di dover dare la caccia ad uno psicopatico, emulatore di un cattivo baffuto, che, con la sua grande malvagità melodrammatica, non era mai davvero esistito, nemmeno nei film.



Ma che cosa poteva guidare questo killer?



La situazione era fin troppo chiara e familiare. Riley ed i suoi colleghi avrebbero dovuto trovare la risposta a quella domanda, altrimenti altre persone sarebbero state uccise.



Riley rimase seduta ad osservare Jenn lavorare al suo computer. Era una scena incoraggiante. Per il momento, la giovane partner sembrava aver allontanato le sue ansie relative alla misteriosa “zia Cora.”



Ma quanto durerà? Riley si chiese.



Ad ogni modo, vedere Jenn così concentrata sulla ricerca ricordò a Riley che avrebbe dovuto fare la stessa cosa. Non aveva mai lavorato ad un caso relativo ai treni prima d’ora, e aveva molto da imparare. E, dunque, rivolse la sua attenzione al computer.





*





Proprio come Meredith aveva detto, Riley ed i colleghi furono accolti sull’asfalto dell’O’Hare da un paio di poliziotti ferroviari in uniforme. Si presentarono tutti, e Riley ed i colleghi entrarono nel loro veicolo.



“Faremmo meglio a sbrigarci” il poliziotto seduto al posto del passeggero disse. “I pezzi grossi delle ferrovie stanno davvero alitando sul collo del capo, per fare spostare quel corpo dai binari.”



Bill chiese: “Quanto tempo ci vorrà per arrivare lì?”



Il poliziotto alla guida rispose: “Generalmente un’ora, ma ne impiegheremo meno.”



Poi, attivò le luci e la sirena d’ordinanza, e l’auto cominciò a farsi largo in mezzo all’intenso traffico del tardo pomeriggio. Fu un viaggio intenso, caotico e ad alta velocità, che alla fine li condusse alla piccola cittadina di Barnwell, Illinois. Poco dopo, oltrepassarono un incrocio sulla strada.



Il poliziotto seduto sul lato passeggero indicò.



“A quanto pare, il killer ha lasciato la strada proprio dove si avvicina ai binari, in una sorta di veicolo fuoristrada. Ha guidato lungo i binari, finché non è arrivato al punto in cui ha commesso l’omicidio.”



Poco dopo, accostarono e parcheggiarono accanto ad una zona boschiva. Un altro veicolo della polizia era parcheggiato lì, e c’era anche il furgone del coroner.



Gli alberi non erano molto fitti. I poliziotti condussero Riley e gli altri agenti fino ai binari ferroviari, che distavano soltanto una quindicina di metri.



Proprio allora, la scena del crimine apparve dinnanzi a loro.



Riley deglutì con forza di fronte a quella scena.



Improvvisamente, erano svanite le immagini smielate di malvagi baffuti e damigelle in pericolo.



Questa era fin troppo reale ed orribile.





CAPITOLO CINQUE



Per un lungo istante, Riley rimase a guardare il corpo sui binari. Aveva visto cadaveri straziati in ogni sorta di modo orribile. Ciò nonostante, questa vittima presentava uno spettacolo particolarmente scioccante. La donna era stata decapitata di netto dalle ruote del treno, quasi come se fosse stata opera della lama di una ghigliottina.



Riley era sorpresa che il corpo decapitato della donna sembrasse illeso, sebbene il treno ci fosse passato sopra. La vittima era stata legata con del nastro adesivo, le mani e le braccia lungo i fianchi, e anche le caviglie erano legate insieme. Il corpo, con indosso quello che doveva essere stato un bel completo, era rimasto in una posizione contorta, che denotava la disperazione degli ultimi attimi. Dove il collo le era stato reciso, il sangue si era sparso sulle pietre, sulle traversine e sul binario. La testa era stata lanciata a circa uno o due metri di distanza, in basso lungo i binari. La bocca e gli occhi della donna erano spalancati, rivolti verso il cielo in un’espressione di impietrito orrore.



Riley vide diverse persone radunate intorno al cadavere; alcune indossavano uniformi, e altre no. Suppose che fossero poliziotti locali e polizia ferroviaria. Un uomo in uniforme si avvicinò a Riley e ai suoi colleghi.



Si presentò: “Immagino che voi siate gli agenti dell’FBI. Io sono Jude Cullen, il Vice Capo della Polizia Ferroviaria di Chicago, “Toro” Cullen, così mi chiamano.”



Sembrava orgoglioso di quel soprannome. Riley sapeva che “Toro” stava, nello slang, per agente di polizia ferroviaria. In realtà, nell’organizzazione della polizia ferroviaria, mantenevano i titoli di Agente ed Agente Speciale, proprio come nell’FBI. Quest’uomo preferiva apparentemente il suono del termine più generico.



“E’ stata una mia idea farvi venire qui” Cullen continuò. “Spero che ne sia valsa la pena. Prima possiamo portare il corpo via da qui, tanto meglio.”



Mentre tutti facevano le presentazioni, Riley guardò Cullen: sembrava molto giovane, e aveva un fisico eccezionalmente muscoloso, le braccia sporgevano da sotto le maniche corte dell’uniforme, e la camicia attillata evidenziava il suo torace.



Pensò che il soprannome “Toro” gli calzasse piuttosto bene. Ma Riley, lungi dall’esserne attratta, tendeva a diffidare di uomini che ovviamente passavano molte ore in palestra, per ottenere un tale aspetto.



Si chiese quando un uomo muscoloso come Toro Cullen trovasse in realtà il tempo per fare tutto il resto. Poi, notò che non indossava una fede nuziale. Immaginava che la sua vita ruotasse intorno al suo lavoro, e non molto altro.



Sembrava di indole buona ma non molto scioccato dalla natura insolitamente disgustosa della scena del crimine. Naturalmente, era lì da qualche ora ormai, un tempo sufficiente per essersi abituato. Nonostante tutto, l’uomo parve a Riley vanitoso e superficiale.



Gli chiese: “Avete identificato la vittima?”



Toro Cullen annuì.



“Sì, si chiamava Reese Fisher, trentacinque anni. Viveva proprio qua vicino a Barnwell, dove lavorava come bibliotecaria. Era sposata con un chiropratico.”



Riley guardò i binari. La linea formava una curva, così che non riusciva a vedere molto distante in ciascuna direzione.



“Dov’è il treno che l’ha schiacciata?” chiese a Cullen.



Cullen fece un cenno, spiegando: “ A circa mezzo miglio da qui, esattamente dove si è fermato.”



Riley notò un uomo obeso, che indossava un’uniforme nera, accovacciato accanto al corpo.



“Quello è il coroner?” chiese a Cullen.



“Sì, lasciate che ve lo presenti. Questo è il coroner di Barnwell, Corey Hammond.”



Riley si accovacciò accanto all’uomo. Sentiva che, a differenza di Cullen, Hammond si stava ancora sforzando per contenere lo shock. Il respiro era affannoso, forse per via del suo peso, ma anche, lei sospettava, per la repulsione e l’orrore. Senz’altro, non aveva mai visto nulla del genere nella sua giurisdizione.



“Che cosa può dirci finora?” Riley si rivolse al coroner.



“Nessun segno di violenza sessuale, si direbbe” Hammond esordì. “Coerente con l’autopsia dell’altro coroner sulla vittima di quattro anni fa, vicino Allardt.”



Hammond indicò dei pezzi strappati di nastro adesivo intorno al collo e alle spalle della donna.



“Il killer le ha legato mani e piedi, poi le ha messo il nastro intorno al collo legandola al binario, e le ha immobilizzato le spalle. Deve essersi agitata moltissimo, per provare a liberarsi. Ma non ha avuto alcuna possibilità.”



Riley si voltò verso Cullen e domandò: “La bocca non é imbavagliata. Qualcuno può averla sentita urlare?”



“Pensiamo di no” Cullen rispose, indicando verso alcuni alberi. “Ci sono delle case in mezzo a quel bosco, ma nessuno avrebbe potuto sentire. Un paio dei miei uomini sono andati di porta in porta, chiedendo se qualcuno avesse sentito qualcosa, o che cosa fosse accaduto nel momento dell’omicidio. Nessuno ha visto o sentito nulla. Ne sono venuti a conoscenza tramite la tv, o su internet. E’ stato loro detto di stare lontano da qui. Finora, non abbiamo avuto alcun problema con i curiosi.”



Bill chiese: “Per caso, le è stato rubato qualcosa?”



Cullen alzò le spalle.



“Crediamo di no. Abbiamo trovato la sua borsetta proprio qui accanto a lei, e aveva ancora documenti identificativi e denaro, e tutte le carte di credito. Oh, e un cellulare.”



Riley studiò il corpo, provando ad immaginare quanto il killer avesse voluto far assumere alla vittima quella posizione. Talvolta, riusciva a percepire un forte, persino inspiegabile sensazione del killer, semplicemente sintonizzandosi con ciò che circondava la scena del crimine. Talvolta, sembrava quasi che riuscisse a penetrare nei suoi pensieri, conoscendo le sue intenzioni, mentre commetteva l’omicidio.



Ma non in quel momento.



Qui le cose erano troppo confuse, con tutte queste persone lì intorno.



Lei disse: “Deve averla soggiogata in qualche modo, prima di legarla così. E che mi dice dell’altro cadavere, la vittima che è stata uccisa prima? Il coroner locale ha trovato delle droghe nell’organismo?”



“C’era del flunitrazepam nel sangue” rispose il coroner Hammond.



Riley dette un’occhiata ai suoi colleghi. Sapeva che cosa fosse il flunitrazepam, e sapeva che lo stesso valeva per Jenn e Bill. Il suo nome comune era Rohypnol, ed era comunemente nota come la droga dello stupro o come “roofies.” Era illegale, ma anche facile da comprare per le strade.



E certamente avrebbe soggiogato la vittima, rendendola inoffensiva ma forse non pienamente cosciente. Riley sapeva che il flunitrazepam aveva un effetto amnesico, una volta entrato in circolo. Lei rabbrividì nel comprendere …



Potrebbe avere cessato l’effetto proprio qui, prima che lei morisse.



In tal caso, la povera donna non avrebbe avuto idea del come o del perché una cosa terribile le fosse accaduta.



Bill si grattò il mento, mentre guardava il corpo.



Lui disse: “Dunque, forse è cominciato tutto come un incontro con stupro, con il killer che le ha sciolto la droga nel drink in un bar o forse ad una festa.”



Il coroner scosse la testa.



“Apparentemente no” l’uomo chiarì. “Non c’era traccia di droga nello stomaco dell’altra vittima. Deve averle fatto un’iniezione.”



Jenn disse: “Che strano.”



Il Vice Capo Toro Cullen guardò Jenn con interesse.



“Perché?” l’uomo chiese.



Jenn alzò leggermente le spalle.



La giovane disse: “E’ un po’ difficile da immaginare, tutto qua. Il flunitrazepam non fa effetto immediato, a prescindere da come viene rilasciato nell’organismo. La vittima ignara forse beve per un po’ con il suo futuro aggressore, e comincia a sentirsi frastornata senza saperne il motivo, e, piuttosto in fretta, diventa indifesa. Ma se il nostro killer l’ha colpita con un ago, ha immediatamente saputo di essere nei guai, e rimanevano alcuni minuti prima che la droga facesse effetto. Non sembra … molto efficiente.”

 



Cullen sorrise a Jenn, un po’ flirtando, agli occhi di Riley.



“Ha senso per me” replicò. “Lasciate che ve lo dimostri.”



Si spostò alle spalle di Jenn, che era molto più bassa di lui. Mosse il braccio verso il collo della donna e Jenn indietreggiò.



“Ehi, che cosa sta facendo?” Jenn.



“Una semplice dimostrazione. Tranquilla, non le farò del male.”



Jenn lo derise e mantenne le distanze da lui.



“Col cavolo” lei esclamò. “E sono piuttosto sicura di sapere che cos’ha in mente. Sta pensando che il killer in qualche modo l’ha soffocata.”



“Esatto” Cullen disse, continuando a sorridere. “Specificatamente, un soffocamento cosiddetto del sangue.”



L’uomo piegò il braccio per illustrare le sue parole.



“Il killer l’ha avvicinata in modo inaspettato da dietro, poi ha chiuso il braccio intorno alla parte anteriore del collo. La vittima respirava ancora, ma la carotide si è chiusa completamente, impedendo il flusso del sangue al cervello. La vittima pertanto, ha perso conoscenza nell’arco di pochi secondi. Poi, è stato facile per il killer, somministrarle un’iniezione per renderla innocua per un periodo più lungo.”



Riley percepì facilmente l’attrito tra Cullen e Jenn. L’uomo era ovviamente un classico “manipolatore”, il cui atteggiamento verso Jenn era altezzoso e provocante al contempo.



Chiaramente, a Jenn non piaceva neanche un po’, e Riley condivideva. L’uomo era superficiale, palesemente incapace di tenere un comportamento appropriato, quando si trattava di avere a che fare con una collega, ed ancora più disastroso nel modo di comportarsi sulla scena di un crimine.



Eppure, Riley doveva ammettere che la teoria di Cullen era solida.



Poteva essere odioso, ma non era stupido.



In effetti, poteva essere una persona molto utile con cui collaborare.



O meglio, se si riesce a sopportare di stargli vicino, Riley pensò.



Cullen scese percorse i binari in discesa, e indicò uno spazio che era stato delimitato dal nastro della polizia.



Disse: “Abbiamo delle tracce di pneumatici, che indicano la direzione da cui è arrivato, dopo aver lasciato la strada principale all’incrocio. Sono grossi pneumatici, ovviamente appartenenti ad un veicolo fuoristrada. Ci sono anche delle impronte.”



Riley disse: “Chieda ai suoi uomini di scattare delle foto. Le manderemo a Quantico, e i nostri tecnici le analizzeranno tramite il nostro database.”



Cullen restò con le braccia sui fianchi per un momento, a osservare la scena, con quello che agli occhi di Riley sembrò quasi un senso di soddisfazione.



L’uomo disse: “Devo dire, che questa è una nuova esperienza per me e i miei uomini. Siamo abituati a indagare su furti di carico, vandalismo, collisioni e cose simili. Gli omicidi sono rari. E una cosa simile, beh, non abbiamo mai visto una cosa del genere prima. Naturalmente, immagino che non sia nulla di così speciale per voi dell’FBI. Ci siete abituati.”



Cullen non ottenne alcuna risposta, e divenne silenzioso per un momento. Poi, guardò Riley ed i colleghi e disse: “Beh, non voglio sottrarvi troppo tempo prezioso. Dateci soltanto un profilo, e la mia squadra si occuperà del resto. Potete tornare a casa oggi stesso, a meno che non vogliate davvero restare per la notte.”



Riley, Bill e Jenn si scambiarono un’occhiata con sorpresa.



Pensava seriamente che potessero chiudere il loro lavoro così in fretta?



“Non credo di capire che cosa intende” Riley rispose.



Cullen alzò le spalle e disse: “Sono sicuro che ormai abbiate i dati necessari per ricostruire un profilo. E’ per questo che siete qui, dopotutto. Che cosa potete dirmi?”



Riley esitò per un istante.



Poi, la donna disse: “Possiamo darle alcune informazioni generiche. Statisticamente, molti degli assassini, che lasciano il corpo sulla scena del delitto, hanno dei precedenti. Oltre la metà di essi ha un’età compresa tra i quindici e trentasette, e oltre metà sono afroamericani, impiegati almeno part time, e hanno almeno un’educazione di scuola superiore. Alcuni assassini che corrispondono a tale descrizione hanno precedenti problemi psichiatrici, e alcuni invece, sono stati nell�