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Il Killer della Rosa

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Il Killer della Rosa
Il Killer della Rosa
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Czyta Caterina Bonanni
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Capitolo 17

Riley imprecò sottovoce, mentre parcheggiava l'auto vicino ad un lungo edificio dal tetto piatto. Nei pressi, all’esterno, vide tre persone con indosso giacche dell’FBI, insieme a numerosi poliziotti locali.

“Questo non va bene” Riley disse. “Avrei voluto arrivare prima della cavalleria”.

“Davvero!” Bill concordò.

A loro era stato detto che una donna era stata rapita dall'interno della clinica di quella cittadina, al mattino presto.

“Almeno siamo più veloci stavolta” Bill esclamò. “Forse abbiamo una possibilità di riportarla a casa viva”.

Riley annuì silenziosamente. Nei loro casi precedenti, nessuno aveva saputo esattamente quando o dove la vittima fosse stata rapita. Le donne erano semplicemente scomparse, e poi erano riapparse morte, accompagnate da criptici segni della mentalità dell'assassino.

Forse stavolta andrà diversamente, lei pensò.

Fu sollevata nell’apprendere che c’era un testimone del crimine che aveva chiamato il 911. La polizia locale sapeva di un allerta per un rapitore e serial killer, ed era stato richiesto l'intervento dell'FBI. Tutti presumevano che il responsabile fosse lo stesso criminale.

“E' ancora in circolazione” Riley disse. “Se è davvero lui. Questo non è il tipo di luogo in cui mi sarei aspettata che il nostro uomo rapisse qualcuno.”

Aveva pensato che l'assassino avrebbe pedinato una donna nel parcheggio di un garage o lungo un percorso isolato per fare jogging. Forse persino in un quartiere scarsamente illuminato.

“Perché una clinica di quartiere?” lei chiese. “E perché di giorno? Perché prendersi il rischio di entrare in un edificio?”

“Di sicuro, non sembra affatto una scelta casuale” Bill concordò. “Muoviamoci.”

Riley parcheggiò quanto più vicino possibile, nell’area non delimitata dal nastro adesivo. Appena uscirono dall'auto, lei riconobbe l'Agente Speciale Carl Walder.

“Questo non va affatto bene” Riley mormorò a Bill, mentre si incamminavano verso l'edificio.

Riley non pensò molto a Walder, un uomo dal viso infantile e lentigginoso con capelli ricci biondo rame. Né Riley e neanche Bill avevano lavorato personalmente ad un caso sotto di lui, ma aveva una cattiva reputazione. Gli altri agenti lo consideravano il peggior tipo di capo, qualcuno che non aveva idea di che cosa faceva, e che invece era più che determinato a imporsi e affermare la sua autorità.

A peggiorare le cose per Riley e Bill, Walder era superiore di grado al capo della loro squadra, Brent Meredith. Riley non conosceva l'età di Walder, ma era certa che fosse arrivato ai vertici dell'FBI troppo presto per il suo bene, o per quello di qualcun altro.

Per quanto Riley ne sapeva, era una classica applicazione del Principio di Incompetenza sul lavoro. Walder era arrivato con successo al livello della sua incompetenza.

Walder andò incontro a Riley e Bill.

“Agenti Paige e Jeffreys, sono contento che ce l'abbiate fatta” lui disse.

Senza gentilezze, Riley andò dritta al punto e fece a Walder la domanda che la stava assillando.

“Come sappiamo che si tratta dello stesso tizio che ha preso le altre tre donne?”

“Per questo motivo” Walder disse, tenendo in mano una borsa come prova, che conteneva una piccola rosa fatta di una stoffa di scarsa qualità. “Era sul pavimento all’interno”.

“Oh, merda” Riley esclamò.

Il Bureau era stato attento ed aveva evitato una fuga di notizie, omettendo di rendere pubblico quel dettaglio del suo modus operandi, di come aveva lasciato le rose sui luoghi del delitto.  Questa non è stata opera di un emulatore o di un nuovo assassino.

“Di chi si tratta stavolta?” Bill chiese.

“Si tratta di Cindy MacKinnon” Walder disse. “E' un'infermiera diplomata. E' stata rapita stamattina presto, quando è venuta a sistemare in clinica.”

Poi Walder indicò altri due agenti, una giovane donna e un uomo ancora più giovane. “Forse avete incontrato gli agenti Craig Huang e Emily Creighton. Si uniranno a noi nel caso”.

Bill mormorò distintamente: “Ma che—”

Riley diede un colpo a Bill nelle costole, per azzittirlo.

“Huang e Creighton sono già stati informati” Walder aggiunse. “Sanno tutto quello che sappiamo noi su questi omicidi”.

Riley fumava silenziosamente. Voleva dire a Walder che no, Huang e Creighton non sapevano quanto lei. E neanche quanto Bill. Non potevano sapere tanto, senza aver trascorso giornate sulle scene dei crimini, o senza aver trascorso innumerevoli ore ad analizzare le prove. Non disponevano di nulla che neppure si avvicinasse all'investimento professionale che lei e Bill avevano già fatto nel caso. E lei era certa che nessuno di questi ragazzi fosse mai entrato nella mente di un omicidio, per avere un senso della sua esperienza.

Riley fece un respiro profondo, per far sbollire la sua rabbia.

“Col dovuto rispetto, signore” disse, “l'Agente Jeffreys e io abbiamo gestito piuttosto bene il caso, e avremo bisogno di lavorare velocemente. Il lavoro extra … non servirà.” Avrebbe quasi aggiunto che il lavoro extra avrebbe contribuito semplicemente a rallentarli, ma si era fermata in tempo. Insultare quei ragazzi neanche a parlarne.

Riley scorse un cenno di sorrisetto sul volto infantile di Walder.

“Con dovuto rispetto, Agente Paige” lui rispose, “Il Senatore Newbrough non è d’accordo”.

Il cuore di Riley battè forte. Ricordo quanto fosse stato sgradevole l'interrogatorio col Senatore, e qualcosa che aveva detto. “Forse non lo sa, ma ho dei buoni amici nei gradi alti dell'agenzia”.

Naturalmente, Walder doveva essere uno di quei “buoni amici”.

Walder sollevò il mento e parlò con grande autorità. “Il Senatore dice che siete in difficoltà con questo caso”.

“Temo che il Senatore si stia facendo influenzare dalle sue emozioni” Riley disse. “E' comprensibile, e lo capisco. Lui è sconvolto. Pensa che l'assassinio della figlia sia di natura politica o personale, o persino entrambi. Ovviamente non è così”.

Walder aggrottò gli occhi, dimostrando scetticismo.

“Come fa ad essere ovvio?” lui disse. “A me sembra ovvio che lui abbia ragione”.

Riley riusciva a malapena a credere alle proprie orecchie.

“Signore, la figlia del Senatore è stata la terza donna in una serie di quelle che ora sono quattro” lei disse. “Il suo tempo d'azione è stato allargato a oltre due anni. E' una pura coincidenza, che sua figlia sia stata una delle vittime”.

“Non sono d’accordo” Walder disse. “E neppure Huang e Creighton.”

E nemmeno a farlo apposta, l'Agente Emily Creighton s'intromise nella discussione.

“Questo genere di cose non accade di tanto in tanto?” lei disse. “Ossia, talvolta un assassino mette in opera un altro omicidio prima di uccidere la vittima prescelta? Solo per farlo sembrare seriale e non personale?”

“Quest'ultimo rapimento potrebbe avere lo stesso scopo” aggiunse l'Agente Craig Huang. “Un diversivo finale”.

Riley riuscì a stento a non roteare gli occhi dinnanzi all'ingenuità dei ragazzi.

“E' davvero una vecchia storia” lei disse. “Un'opera di finzione. Non accade nella vita reale”.

“Ecco” Wilder disse in un tono autoritario, “stavolta è successo.”

“Non abbiamo tempo per questo” Ripley scattò. Aveva esaurito la sua pazienza. “Ci sono testimoni?”

“Una” Walder rispose. “Greta Tedrow ha chiamato il 911, ma in realtà non ha visto molto. E' seduta dentro. Anche la receptionist è dentro, ma non ha visto nulla. Nel momento in cui è arrivata alle otto, i poliziotti erano già sul posto”.

Attraverso le porte in vetro della clinica, Riley vide due donne sedute nella sala d'attesa. Una era magra, indossava un completo da corsa ed aveva un cocker spaniel al guinzaglio accanto a lei. L'altra era una donna robusta, di mezza età e sembrava di origini ispaniche.

“Avete interrogato la Signora Tedrow?” Riley chiese a Walder.

“Era troppo scossa per parlare” Walder rispose. “La porteremo al BAU.”

Stavolta, però, Riley roteò gli occhi. Perché far sentire ad un'innocente di essere tra i sospettati? Perché  fare i prepotenti, come se non fosse stata già abbastanza scossa?

Ignorando il gesto di protesta di Walder, lei raggiunse la porta, la aprì ed entrò nell’edificio.

Bill la seguì, ma lasciò l'interrogatorio a Riley, dedicandosi a controllare un paio di uffici adiacenti e poi gironzolando nella sala d'attesa.

La donna con il cane rivolse uno sguardo ansioso a Riley.

“Che cosa c'è?” Greta Tedrow chiese. “Sono pronta a rispondere alle domande. Ma nessuno mi sta chiedendo niente. Perché non posso andare a casa?”

Riley si sedette su una sedia accanto a lei, e le dette un colpetto sulla mano.

“Andrà a casa Signora Tedrow, e presto” lei disse. “Sono l'Agente Paige e adesso le farò alcune domande”.

Greta Tedrow annuì precariamente. Il cocker spaniel restò semplicemente lì sul pavimento, guardando Riley in modo amichevole.

“Bel cane” Riley disse. “Molto bene addestrato. Quanti anni ha lui? O è una lei?”

“E' un lui. Si chiama Toby. Ha cinque anni”.

Riley allungò lentamente la mano verso il cane. Con il silenzioso permesso dell'animale, gli accarezzò lentamente la testa.

La donna annuì, esprimendo un silenzioso grazie. Riley tirò fuori matita e taccuino.

“Ora si prenda il suo tempo, non c'è fretta” Riley disse. “Mi dica a parole sue che cosa è successo. Provi a ricordare ogni cosa possibile”.

La donna parlò lentamente e a scatti.

“Stavo portando Toby a passeggio”. Poi indicò fuori. “Stavamo appena svoltando l'angolo al di là delle siepi, in quella direzione. La clinica era appena apparsa davanti a noi. Pensavo di aver sentito qualcosa. Ho dato un'occhiata. C'era una donna all'entrata della clinica. Stava battendo i pugni contro il vetro. Poi, qualcuno l'ha tirata all'indietro ed è sparita dalla mia vista.”

 

Riley dette un altro colpetto alla mano della donna.

“Sta andando benissimo, Signora Tedrow” lei disse. “E' riuscita a vedere il suo aggressore?”

La donna si sforzò di ricordare.

“Non ho visto il suo volto” lei disse. “Non sono riuscita a vedere il suo volto. Nella clinica c'era la luce accesa, ma …”

Riley vide un bagliore di memoria sfiorare il viso della donna.

“Oh” la donna disse. “Indossava un passamontagna scuro.”

“Molto bene. Che cosa è accaduto dopo?”

La donna divenne leggermente più agitata.

“Non ho smesso di pensarci. Ho preso il mio cellulare e ho chiamato il 911. Mi è sembrato fosse passata un'eternità prima di riuscire a parlare con un operatore. Ero al telefono, quando un furgone è sbucato da dietro l'edificio. Ho sentito lo stridio dei pneumatici provenire dall'area del parcheggio, e poi ha svoltato a sinistra”.

Riley prendeva rapidamente appunti. Era consapevole che Walder e i suoi giovani pupilli erano entrati nella stanza, e stavano proprio lì, ma li ignorò.

“Che tipo di furgone?” chiese.

La donna aggrottò la fronte. “Penso che fosse un Dodge Ram. Sì, è così. Molto vecchio, forse della fine degli anni novanta. Era molto sporco, ma credo che fosse di un profondo blu navy. E c'era qualcosa sul retro. Come un camper, soltanto che non era un camper. Uno di quei top in alluminio con finestrini.”

“Una copertura?” Riley suggerì.

La donna annuì. “Penso che sia così che la chiamino.”

Riley fu contenta e colpita dalla memoria della donna.

“E ricorda la targa?” Riley chiese.

La donna apparve un tantino sorpresa.

“Non, non sono riuscita a vederla” lei rispose, sembrando delusa da se stessa.

“Nemmeno una lettera o un numero?” Riley domandò.

“Mi dispiace, ma non l'ho vista. Non so come ho fatto a mancarla.”

Walder si abbassò e sussurrò intensamente nell'orecchio di Riley.

Dobbiamo portarla al BAU” lui disse.

Lui indietreggiò lievemente, mentre Riley si rimetteva in piedi.

“Grazie Signora Tedrow” Riley disse. “E' tutto per adesso. La polizia ha già preso i suoi contatti?”

La donna annuì.

“Adesso torni a casa e si riposi un po'” Riley disse. “La ricontatteremo presto.”

La donna condusse il cane fuori dalla clinica, e si diresse verso casa. Walder sembrava sul punto di esplodere di rabbia ed esasperazione.

“Che cosa diavolo credete di fare?” chiese. “Ho detto che dovevamo portarla al BAU”.

Riley sollevò le spalle. “Non riesco ad immaginare perché dovremmo farlo” lei disse. “Dobbiamo continuare a occuparci del caso, e lei ci ha detto tutto quello che poteva.”

“Voglio che uno dei nostri ipnotizzatori lavori con lei. Per aiutarla a ricordare il numero di targa. E' da qualche parte nella sua mente”.

“Agente Walder” Riley disse, provando a non sembrare così impaziente, “Greta Tedrow è una delle nostre testimoni più attente che ho interrogato da molto tempo. Ha detto di non aver visto il numero di targa, non è riuscita a ‘coglierlo’. Neanche una cifra. Non sapeva come ha fatto a mancarla. Venendo da qualcuno con una memoria così acuta come la sua, questo può significare soltanto una cosa”.

Lei stette in silenzio, sfidando Walder a indovinare quale potesse essere “quella sola cosa”. Riuscì a capire, dalla sua espressione vuota, che lui non ne aveva alcuna idea.

“Che non c'era alcuna targa da vedere” disse infine. “Che l'aggressore l'abbia rimossa oppure che l’abbia confusa e resa illeggibile. Tutto quello che ha visto era uno spazio vuoto dove avrebbe dovuto essere la targa. Se una targa leggibile fosse stata lì, quella donna avrebbe dovuto almeno coglierne una parte”.

Bill emise uno sbuffo di tranquilla ammirazione. Riley voleva azzittirlo, ma immaginò che farlo, avrebbe soltanto peggiorato le cose. Pertanto, decise di cambiare argomento.

“Il parente più stretto della vittima è stato contattato?” chiese a Walder.

Walder annuì. “Il marito. E' venuto qui per pochi minuti. Ma non è riuscito a gestire la situazione. L'abbiamo mandato a casa. Vive a pochi isolati da qui. Manderò gli agenti Huang e Creighton a interrogarlo”.

I due giovanissimi agenti stavano da parte, a discutere di qualcosa in modo entusiasta. In quel momento, si voltarono verso Riley, Bill e Walder. Apparvero molto felici di se stessi.

“Emily –  cioé, l'Agente Creighton e io ce ne siamo occupati” Huang disse. “Non c'è stato alcun segno di effrazione, nulla che indicasse un'entrata con la forza. Il che significa che l'uomo ha dei collegamenti sul posto. Certamente, conosce qualcuno che lavora in questa clinica. Potrebbe persino lavorarci lui stesso.”

“In qualche modo, ha messo le mani su una chiave” intervenne Creighton. “Forse l'ha rubata, o forse l'ha presa in prestito e copiata, qualcosa del genere. E conosceva il codice per l'allarme. E' entrato senza toglierlo. Interrogheremo lo staff, tenendolo presente”.

“E noi sappiamo proprio quello che stiamo cercando” Huang disse. “Qualcuno con una sorta di rancore contro il Senatore Newbrough”.

Riley represse la rabbia. Quei due stavano saltando a conclusioni infondate. Naturalmente, potevano avere ragione. Ma che cosa si erano lasciati sfuggire? Lei si guardò intorno nella sala d'attesa della clinica e nel corridoio adiacente, e un’idea diversa si formò nella sua mente. Si rivolse di nuovo alla receptionist ispanica.

Perdóneme, señora” disse alla donna. “Dónde está el cuarto de provisiones?

Allá,” la donna rispose, indicando una porta del corridoio.

Riley si recò verso la porta e l'aprì. Guardò dentro, poi si rivolse a Walder e disse: “Posso dirle esattamente come ha fatto a entrare nell'edificio. E’ passato da qui”.

Walder apparve infastidito. Invece, Bill sembrava tutt’altro; assolutamente felice, in effetti. Riley sapeva che Bill detestava Walder, proprio quanto lei. Stava indubbiamente cercando di fare in modo che Walder avesse una buona lezione in ambito investigativo.

I due giovani agenti stettero a guardare davanti alla porta aperta, poi si rivolsero a Riley.

“Non capisco” si lamentò Emily Creighton.

“E' soltanto un armadio” si unì a lei Craig Huang.

“Guardate quelle scatole lì in fondo” Riley disse. “Non toccate niente”.

Bill e Walder si unirono al gruppo di persone che guardavano nel grande ripostiglio. Scorte di carta e bende erano stipate su enormi scaffali. I vestiti dei medici erano stipati in una zona. Ma diverse scatole sul pavimento sembravano fuori posto. Sebbene tutto il resto nel ripostiglio fosse disposto con cura, quelle scatole erano stipate in curiosi angoli, e lo spazio era visibile dietro di loro.

“Scatole spinte via dal muro posteriore” Bill commentò. “Qualcuno può essersi nascosto lì dietro molto facilmente”.

“Raccogliete le prove” Walder scattò, rivolgendosi agli agenti più giovani. “Qual è la vostra teoria?”

Il cervello di lei ne stava elaborando una, mentre lo scenario prendeva rapidamente forma nella sua mente. Cominciò a ordinare il tutto.

“Lui è arrivato ieri alla clinica” lei disse. “Probabilmente tardi, in un'ora piuttosto impegnativa. Nel bel mezzo del caos dei pazienti, ha chiesto alla receptionist qualcosa di semplice. Un controllo della pressione sanguigna, forse. E lei può essere stata l'infermiera che se ne occupava, Cindy MacKinnon, la donna che aveva perseguitato, quella che è venuto qui a rapire. Dev'essersela goduta”.

“Non può saperlo con certezza” Walder disse.

“No” Riley concordò. “E naturalmente, non avrà dato il suo vero nome, ma può aver fatto in modo di far cercare qualcuno nei registri della clinica per avere i servizi della donna, da parte di qualcuno che gli altri membri dello staff non riconoscono. In effetti, dovremmo controllare tutti i pazienti presenti qui ieri”.

Lei sapeva che questo avrebbe richiesto del tempo. Ma dovevano seguire qualsiasi pista, il più in fretta possibile. Quell'uomo doveva essere fermato.

“Lui era qui” Riley disse, “si è mescolato con tutti i pazienti. Forse qualcuno ricorderà qualcosa di strano. E, quando nessuno guardava, è riuscito a introdursi in questo ripostiglio.”

“Non contiene medicine e non vedo altro che possa valer la pena rubare” Bill aggiunse. “Quindi, probabilmente non è sorvegliato molto attentamente”.

“Si è intrufolato in uno spazio ristretto proprio sotto lo scaffale in fondo e dietro queste scatole” Riley disse. “Lo staff non aveva idea del fatto che fosse lì. La clinica ha chiuso alla solita ora, e tutti sono tornati a casa senza essersene resi conto. Quando si è assicurato che tutti fossero andati via, l'uomo ha spinto via le scatole, è uscito e si è fermato per la notte. Ha aspettato tutta la notte. Immagino che abbia dormito proprio bene”.

Nel frattempo era arrivata la scientifica e gli agenti si fecero da parte per lasciar loro la possibilità di raccogliere capelli, impronte o qualsiasi altra cosa che contenesse tracce di DNA o fornire degli altri indizi.

“Potrebbe avere ragione” Walder mormorò. “Avremo anche bisogno di andare dove lui  si può essere recato durante la notte. Il che significa ovunque”.

“E' la soluzione più semplice” Riley disse. “In genere, è la migliore”.

La donna indossò i guanti di plastica e andò in fondo al corridoio, guardando in ogni stanza. Una era la sala dello staff, con un divano in apparenza comodo.

“E' qui che ha passato la notte” lei disse con un senso di certezza.

Walder guardò all'interno. “Uscite tutti da questa stanza, fino alla fine del lavoro della squadra” disse, facendo del proprio meglio per sembrare efficiente.

Riley tornò nella sala d'attesa. “Era già qui quando Cindy MacKinnon è arrivata stamattina, proprio in orario. L'ha afferrata”.

Riley indicò verso la fine del corridoio.

“Poi, si è recato con lei verso l'entrata sul retro. Aveva il furgone ad aspettarlo là fuori”.

Riley chiuse gli occhi per un istante. Riuscì quasi a vederlo nella sua mente, un'immagine confusa che non riusciva a focalizzare molto bene. Se fosse spiccato, qualcuno l'avrebbe notato. Perciò, non era estremo all’aspetto. Non obeso, non insolitamente alto o basso, nessun taglio di capelli strano, non aveva tatuaggi insoliti o colore particolare. Indossava degli abiti usurati, ma nulla che identificasse un lavoro in particolare. Vecchi abiti in stile casual. Quello sarebbe stato naturale per lui, lei pensò. Era così che si vestiva di solito.

“Qual è la connessione con queste donne?” lei mormorò. “Da dove viene la sua furia?”

“Lo scopriremo” Bill disse con fermezza.

Walder restò completamente in silenzio ora. Riley conosceva il motivo. La teoria troppo elaborata dei suoi protetti, riguardo al collegamento sul posto che avrebbe avuto il rapitore, ora sembrava perfettamente ridicola. Quando Riley parlò di nuovo, lo fece in un tono che sfiorava il paternalistico.

“Agente Walder, apprezzo lo spirito giovanile dei suoi due agenti” lei disse. “Stanno imparando. Saranno bravi nel loro lavoro un giorno. Lo credo davvero. Ma penso che fareste meglio a lasciare a me e all'Agente Jeffreys l'interrogatorio del marito”.

Walder sospirò e le rivolse un lieve, quasi invisibile, cenno.

Senza aggiungere un'altra parola, Riley e Bill lasciarono la scena del rapimento. Lei aveva delle domande importanti da fare al marito della vittima.