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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2

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Descartes (Renato), filosofo rinomatissimo, nato nel 1596. Durante il suo soggiorno a Breda, scrisse nel 1618, in età di 22 anni, il suo Compendium musicæ, nel quale stabilì per principio che la terza maggiore dee riporsi tra le consonanze perfette; ma avendo riguardata quest'opera come molto imperfetta, non volle mai permettere che fosse data al pubblico. È verisimile che fosse stata dopo la di lui morte pubblicata da Beckmann a Utrecht nel 1650. Nel 1653, fu tradotta in inglese; nel 1659 comparve la seconda edizione originale a Amsterdam. Trovasi ancora questo Compendio musicale di Cartesio alla fine della di lui Geometria impressa colà nel 1683, in 2 vol. in 4º e ristampata a Francfort in 4º, fig. 1695. Il padre Poisson dell'Oratorio lo tradusse in francese, e pubblicollo a Parigi nel 1668, col titolo di Abrégé de la musique par M. Descartes, avec les éclaircissemens nécessaires. Cartesio morì in Svezia presso la regina Cristina nel febbrajo del 1650.

Desessarts (Giov. Carlo), dottore reggente delle facoltà di medicina di Parigi, e uno de' primi membri dell'Instituto di Francia, celebre per più opere sulla sua professione e di letteratura, morto in Parigi li dì 13 Aprile 1811, lasciato avendo un'eterna rimembranza de' suoi talenti e delle sue virtù all'umanità, di cui fu sempre il benefattore. Nel 1803 presentò egli all'Istituto nazionale una sua Mémoire sur la Musique, nella quale ingegnosamente sviluppa le difficoltà che si oppongono a far uso della medesima come rimedio nelle malattie, e co' lumi della fisica ne dimostra i salutevoli effetti. “Si è provato, egli dice, che i suoni, con saggia economia gradatamente usati, producono nell'uomo delle idee, de' pensieri diversi da quelli che l'occupavano, e fanno nascere in lui delle commozioni, alle quali in niun conto la volontà vi ha parte. Si sa inoltre che queste commozioni, quasi sempre d'accordo con l'intensità de' suoni, operano dei straordinarj cambiamenti nelle funzioni animali, e si è più volte osservato che cotesto accordo ha gradatamente portati alcuni infermi a' più violenti eccessi, di cui alcuna salutevole crisi ne è stata la conseguenza.” Egli è in oltre insieme con M. Barbier, autore della Nouvelle Bibliothèque d'un homme de goût, 4 tomi, in 8º, a Paris 1808, dove fra gli altri, alcuni autori rapporta su la musica, e dà un saggio delle loro opere.

Desideri (Girolamo), letterato di Bologna del 17º secolo, è autore di un Discorso della musica, nel quale tratta di diversi stromenti di musica, e de' loro inventori. Questo trattato è tra le Prose degli Accademici Gelati di Bologna, 1671, in quarto.

Desmarchais (Cav.). Nel viaggio, che il Pad. Labat pubblicò in 4 vol. in 8vo, sotto il titolo: Voyage du chev. Desmarchais, etc. si trovano molte memorie sulla musica degli abitanti del regno di Juida nell'Africa, e i disegni de' loro stromenti. Mitzler ha tradotto di quest'opera tutto ciò che ha rapporto alla musica, e l'ha inserito nel terzo volume, p. 372 della sua biblioteca, con aggiugnervi le copie de' disegni.

Despaze (M.), poeta francese tuttora vivente, nel 1800 diè al pubblico Les Quatre Satires ou la fin du 18 siècle, in 8vo, che assicurano al loro autore un luogo distinto tra i poeti satirici: la prima è diretta contro i musici, che non amano se non il pathos (ossia la musica che muove solo le passioni) e 'l fracasso. Le altre tre sono contro gli attori della scena francese, contro le persone di lettere, contro i costumi del suo tempo, e contro i partiti. (Desessarts Bibl., t. 2)

Dessault (M.), medico di Bordeaux, nelle sue opere tratta della parte che può aver la musica nella medicina. Egli assicura essersene servito con gran successo pelle morsicature di cani arrabbiati, e che l'adoperò pure con profitto nella tisi. (V. Mojon, Lichtent., Hanauld, e l'Enciclop.)

Devismes (Giacomo), direttore della R. Accademia di musica in Parigi, a cui dee la Francia la rivoluzione musicale per le opere ch'egli fece con impegno rappresentare di Piccini, di Gluck, d'Anfossi e di Paesiello e Sacchini. Nel 1806, egli pubblicò un'opera col titolo di Pasilogie, ou de la musique considérée comme langue universelle. Mad. Moyroud Devismes sua sposa è eccellente sonatrice di piano-forte, e mise in musica il Prassitele che fu molto applaudita sul teatro. Steibelt le ha dedicato la sua opera IV, che è l'una delle migliori sue composizioni.

Diana (Paolo), nato a Cremona verso il 1770, in età di 12 anni venne a Napoli, per essere ricevuto nel conservatorio della Pietà, e studiare sul violino in cui mostrava già una mirabil forza. La natura lo guidò forse meglio de' suoi maestri, fornito avendolo di un coraggio straordinario per la difficoltà, d'una immaginazione florida e ricca per improvvisare, e d'una rara espressione per eseguire gli adagio. Ecco un tratto che dipinge l'originalità del suo carattere. Obbligato a lasciar Napoli, allora in guerra con la Francia, venne in Milano, e presentossi al Sig. Rolla per ricever lezioni da lui. Questi si negò riconoscendo in lui un talento che non aveva più bisogno di guida. Il Cremonese lo pregò di dargli almeno le regole della composizione, nè riuscì anche in questo. Offeso di una simile ostinazione, trovò l'occasione di vendicarsene un poco appresso. Rolla componeva allora un concerto, ch'egli doveva eseguire in una solennità vicina. Per più giorni, Diana attese i momenti che l'altro studiava, copiò sotto alle sue finestre gli a solo e le idee che potè raccorre, e se ne formò uno schizzo per un concerto. Tre giorni innanzi la festa, invitò gli amatori di Milano a sentirlo in una chiesa, secondo l'uso d'Italia. Professori, dilettanti accorsero in folla, e Rolla tra gli altri; ma quale fu la sua sorpresa nel riconoscere, a misura che quegli sonava, le idee del concerto che da gran tempo egli preparava per la solennità che doveva aver luogo tre giorni dopo? Diana è attualmente in Londra, direttore dell'orchestra del concerto degli amatori.

Diderot (Dionigio), nato a Langres nel 1713, e morto in Parigi nel 1784, repentinamente all'alzarsi da tavola. Vien egli considerato come uno de' primi filosofi del secolo 18.º, a cui principalmente si debba la vasta impresa dell'Enciclopedia. Noi quì non lo consideriamo che nella parte delle sue opere, la quale ha rapporto alla musica. Tra queste vi ha, Lettre sur les sourds et muets, à l'usage de ceux qui entendent et qui parlent, 1751 in 12º. L'autore sotto questo titolo dà delle riflessioni sulla metafisica, sulla poesia, sulla musica, ec., dove vi ha delle buone vedute ed altre ch'egli non mostra se non imperfettamente: benchè proccuri di esser chiaro, non sempre però si capisce. L'oscurità è un difetto, di cui più volte è stato egli accusato: vi si trovano tuttavolta degli eccellenti principj di acustica, ch'egli tratta da geometra e da fisico. Veggasi il 2º tomo della bella edizione delle opere di Diderot, pubblicata dal suo amico M. Naigeon nel 1798. In questo volume trovasi: Projet d'un nouvel orgue, et Observations sur le cronomètre.

Didimo, figlio di Eraclide, nacque in Alessandria probabilmente sotto Tiberio. Vedendo il favore che Nerone mostrava a' musici, musico e cantore insigne, ch'egli era, secondo Suida, scrisse un'opera di musica, ed un'altra, secondo Porfirio (ne' Com. a Tolom.) della differenza de' due sistemi pittagorico ed equabile, ossia aritmetico ed armonico. Tolomeo ci conservò le serie armoniche di Didimo, e il dotto Requeno le ha provate sullo stromento canone, e ne ha dato il suo saggio, che può vedersi nel tom. 2 della sua opera (pag. 103). Egli vi confuta il P. Martini, il quale crede che Didimo co' suoi tuoni maggiori e minori abbia facilitato la strada ai moderni per il loro sistema: la citazione ch'egli fa di Tolomeo a questo proposito, è stata provata falsa dall'accurato Requeno.

Diocle d'Elea, scolare di Gorgia di Lentini, e scrittore di musica verso il quinto secolo innanzi l'era volgare. Secondo il Vossio e il Fabricio dicesi che i trattati musicali di Diocle siano tuttora nascosti in alcuni angoli delle biblioteche d'Italia (V. Suid. in Alcidam).

Diodoro, musico greco, favorito di Nerone, diè maggior estensione al suono del flauto, e ne accrebbe i fori. Nerone stimavalo al segno di fargli fare l'ingresso trionfale in Roma sul carro imperiale (V. Sveton Cæs.)

Dionisio (Elio) di Alicarnasso, detto il giovane per distinguersi dal suo celebre avolo dello stesso nome, fiorì al tempo dell'Imperadore Adriano. Aveva egli scritto in trentasei libri la Storia della musica: altri ventidue di Questioni musicali, e cinque libri intorno a quello che aveva scritto Platone di quest'arte nel trattato della Repubblica (V. Suid. e Fabric.) Porfirio lo cita ne' suoi comenti sugli Armonici di Tolomeo.

Diorion era un musico greco, di cui Ateneo ci riferisce questa storia. In un viaggio nell'Egitto, egli era venuto a Milos, e non avendovi potuto trovare alloggio, si riposava in un bosco sacro vicino della città. A chi è dedicato questo tempio? domandò ad un prete – Straniero, a Giove ed a Nettuno – E come trovar alloggio nella vostra città, se gli dei medesimi vi si alloggiano due a due.

Dittersdorff (Carlo), compositore stimatissimo dell'Allemagna, di cui il vero nome di famiglia è Ditters. L'Imperatore Giuseppe II, per ricompensare i suoi gran talenti, gli accordò nel 1770 lettere di nobilitazione, gli diè il nome che porta oggidì, e lo dichiarò signore delle foreste nella Silesia austriaca. Egli è eccellente nella musica strumentale, che per lo più è impressa. Nel 1785, stamparonsi in Vienna le sue Metamorfosi d'Ovidio, ossia 15 sinfonie contenenti ciò ch'egli ha sentito alla lettura di questi poemi: elleno incontrarono la soddisfazion generale. Si ha di lui l'Ester, oratorio che diessi per due volte nel 1785 in beneficio delle vedove de' musici, e fu accolto ciascuna volta con grandi applausi. Per il medesimo oggetto diè egli l'oratorio Giobbe nel 1786. L'opera buffa il Medico e lo Speziale nel teatro di Vienna ebbe tal favore in quello stesso anno, che ad una sua rappresentazione assistendo Giuseppe II, non isdegnò di mostrare co' suoi applausi e battimenti di mano al momento che Dittersdorff entrava nell'orchestra, tutto il piacere che ne provava. L'Artifizio per superstizione, l'Amore agl'incurabili, e il Democrito corretto, altre di lui opere in musica, comparvero in Vienna dopo il 1788.

 

Diviss (Procopio), nato in Boemia, è l'inventore di uno stromento di musica a cui diè il nome di Denis d'or. Si assicura ch'egli dà i suoni di quasi tutti gl'instromenti a fiato e da corda, e ch'è suscettibile di 130 variazioni. Si suona come l'organo, colle mani e co' piedi. Il Vescovo di Bruck Giorgio Lambeck, ne possedeva uno nel 1790, e manteneva un musico per sonarlo. Diviss morì pastore a Prenditz nella Moravia nel 1765. Si pretende in Alemagna, ch'egli avesse inventato il parafulmine lungo tempo prima di Franklin.

Dodart (Dionigio), medico del re, e dell'Accademia delle scienze morto nell'anno 1707. Si ha di lui: Mémoire sur la voix de l'homme et ses différens tons, avec deux supplemens (V. Mem. de l'Ac. 1700). L'autore vi fa delle ricerche su la maniera, con cui la voce forma i suoni musicali, ma non tutte sono da approvarsi secondo le osservazioni e li sperimenti che ne ha fatto il dotto Eximeno (nel lib. 2, c. 5, p. 149).

Doerner (Giov. Giorgio), organista a Bitterfeld, fece imprimere nel 1743, Épître au docteur Mitzler sur l'origine du son, et des tons principaux.

Doni (Ant. Franc.) pubblicò in Venezia nel 1544, Dialoghi della musica che il dottor Burney mette tra i libri rari, per non averne venduto che un solo esemplare nella famosa libreria del P. Martini, e di cui ne ha egli una gran parte trascritto.

Doni (Giov. Batt.), patrizio fiorentino, professore di eloquenza e membro delle Accademie di Firenze e della Crusca, scrittore elegante insieme e profondo teorico, morto quivi nel 1647 d'anni 53. Ecco i titoli delle opere da lui pubblicate: Compendio del trattato dei generi e modi della musica, Roma 1636, in 4º. De præstantia musicæ veteris 1647, in 4º. Trattato sopra il genere enarmonico. Cinque discorsi sopra gl'istrumenti di tasti ec. Dissertatio de musica sacra vel ecclesiastica, recit Romæ an. 1640. Della musica scenica e teatrale. Tutte coteste opere e molte altre di Doni sono state raccolte e stampate in Firenze in 2 vol. in fol. nel 1763, alla quale edizione ebbero parte più cel. letterati come: Gori, Passeri, ed il P. Martini ne compilò il copiosissimo indice, sotto il seguente titolo: Io: Bapt. Doni Florent. opera, pleraque nondum edita, ad veterem musicam illustrandam pertinentia, ex autographis collegit et in lucem proferri curavit Franc. Gorius, absoluta vero op. et stud. J. B. Passerii. Tuttavia molte opere di Doni rimangono ancora inedite, non meno delle sopraddette pregevoli, di Lettere, di Dissertazioni, di Ragionamenti ec. di cui ne ha dato il catalogo nella di lui vita il Sig. Canon. Bandini, bibliotecario della Lorenziana di Firenze (V. Histoir. de la Litter. d'Ital. par A. Landi, t. 5, p. 163). Doni nella sua opera intitolata Lyra Barberina (in memoria d'Urbano VIII, che l'onorò di sua amicizia,) o Amphichordum dà la descrizione, e spiega l'uso di questo istrumento di sua invenzione. Ma ecco dove egli è men riuscito: pretese egli trovare l'antica lira de' greci. “Raccoglie perciò i monumenti appartenenti a questo stromento, si fa delle difficoltà, tenta di scioglierle, e sorte del gran mare delle sue ricerche con presentar all'Europa per termine delle sue fatiche una chitarra pregna di molti chitarrini, confessando egli stesso, non essere questo stromento degli antichi, ma parto solamente della sua immaginazione. Egli è tanto complicato, che niuno l'ha curato, nè fabbricato dopo la sua morte.” Questo si è il giudizio che ne dà l'accurato Requeno (Tom. 2. p. 415). Doni frattanto, per le altre sue fatiche sulla musica, meritamente ha riportati gli elogj di Rhenesio, di Gassendi, di apostolo Zeno, del dotto Burney e del Martini.

Dorat (Claudio Gius.), nato a Parigi nel 1734 ed ivi morto nel 1780. Egli divise quasi con Voltaire la pubblica attenzione (V. Biblioth. d'homme de goût, t. 1, Paris 1808); il suo Poema sopra la declamazione teatrale in tre canti, pubblicato nel 1767, in 8º, stabilì la sua riputazione. Nell'ultimo Canto egli tratta dei Drammi in musica, e vien riguardato come il migliore.

Dourlen (Vittore), allievo di Gossec, ottenne nel 1806 il gran premio di compositore proposto dall'Istituto nazionale; ed in questa qualità andò in Roma alla scuola delle Belle Arti. M. Lebreton secretario della classe delle bell'arti dell'Istituto, nel suo rapporto letto il dì 1 ott. del 1808, parla con elogio di un Dies iræ che Dourlens fece eseguire in Roma. “Questo canto di desolazione e di terrore, egli dice, è ben concepito, ben condotto, ben scritto. Veri ne sono i motivi, variati e non escon mai da quel tuono solenne e malinconico, di cui la tristezza ne forma il pregio. In questo bel pezzo di musica religiosa la parte vocale vien trattata con una nobile semplicità.” Di ritorno dall'Italia egli ha composto pel teatro Filoclete, Linneo, e la Dupe de son art.

Douws, Mansionario in una chiesa nella Frisia, pubblicò a Francker nel 1722, un'opera assai mediocre intitolata: Traité de la musique et des instrumens de musique.

Draghetti (il P. Andrea). Ges. professore di metafisica in Brera pubblicò in Milano nel 1771, una Dissertazione su la musica, nella quale considerando le consonanze e le dissonanze quasi altrettante grandezze propone la curva musica. A questa oppose il p. Sacchi la dotta opera Della legge di continuità nella Scala musica, Milano ec. “Gli esempj, egli vi dice con molta verità, di chi volle trasportare alle Metafisiche cose le matematiche espressioni, e con curve e con formole sviluppare la teoria del commercio, rappresentare l'accrescimento e la decadenza delle scienze, i progressi dello spirito umano ed altre sì fatte cose, in vece d'incoraggire, dovea allontanare l'autore dal proporre la sua curva musica. Simili ghiribizzose espressioni dalle quantità trasportate ad altri enti, che non hanno con quelle relazione alcuna fissa, portano a conseguenze false ed inintelligibili. La smania di parlar sempre in tuono matematico ha corrotta la semplicità del linguaggio, ed oscurata non poco la precisione delle idee metafisiche. Non lo ripeteremo mai abbastanza. Le scienze hanno tutte il loro carattere, e si deformano quando vuolsi il carattere di una applicare all'altra ec.” Malgrado queste inconcusse verità e la dotta confutazione del Sacchi, volle sostenere ancora l'arrogante Gesuita il suo svarione, e pubblicò in Milano nel seguente anno Replica del P. Draghetti, a cui quegli credette miglior partito di non più rispondere.

Dreslen (Ernesto), uno de' più pregevoli cantanti dell'Opera italiana in Germania, apprese a Greussen, dove era nato, i primi elementi di musica, visitò quindi l'Università di Hall, di Jena e di Lipsia, dove si formò, restandovi sino al 1656, sul violino e nel canto. Alcun tempo di poi, venne a Bayreuth, ove dopo aver ancora preso alcune lezioni dalla cel. cantatrice Turchotti, entrò nella cappella del Margravio, e nominato poco appresso secretario della camera delle finanze. Egli nel 1773, fece sentirsi in Vienna dinanzi all'Imp. Giuseppe II, ed impegnossi come cantante all'Opera di Cassel, ove morì nel 1779. Egli è anche un buon scrittore su la musica. Abbiamo di lui in tedesco: 1º. Frammenti d'idee dello spettatore di musica su i progressi della medesima in Allemagna, Gotha 1764; 2º. Riflessioni sulla rappresentazione dell'Alceste, Erfurt 1774; 3º. Scuola di teatro per gli Alemanni, intorno all'opera seria, Annover 1777; 4º. Alcune cantate a parte, e collezioni delle medesime. Segli attribuisce in oltre la Dissert. sull'opera italiana di Benda, rappresentata a Gotha, che è inserita nel 1º vol. delle Novelle musicali (V. Neusel Miscell. e Cramer, Magazin, an. II).

Dryden (John), cav. poeta laureato, nato nella contea di Northampton ebbe per maestro a Westminster il Dr. Busby, e fu uno dei primi membri della società R. di Londra. All'avvenimento di Giacomo II al trono, egli abbracciò la Rel. Cattolica, e divenne di lui istoriografo: morì in Londra nel 1701. Acquistossi una fama immortale sì per le opere che ha lasciate, come per le sue poesie. La sua Ode sublime Al potere dell'Armonia per la festa di santa Cecilia, gli dà il diritto di esser citato in quest'opera. Più celebri compositori l'han messo in musica, come Hendel e Gluck. L'Ode di Dryden diè l'idea a Pope di comporne una su lo stesso soggetto, ma i pensieri di Pope non hanno la stessa sublimità. Si ammira il potere della musica sull'anima di Alessandro in tutto il corso di quest'Ode, e si resta intenerito della disavventura di Orfeo in quella di Pope. La prima è scritta con tutto il fuoco del genio, e la seconda dee il suo merito all'armonia imitativa de' versi. L'Ode di Dryden è il capo d'opera della poesia lirica. Essa ha avuto molti traduttori francesi come Dorat, Trochereau, ed Hennet. M. de Valmelete, abile violinista, ne ha fatta un'elegante imitazione, che si trova nelle Quatre Saisons du Parnasse Automne, 1805 (V. Biblioth. d'un homme de goût, tom. 1).

Dubos (l'Ab.), secretario perpetuo dell'Accademia francese, morto in Parigi nel 1742. I suoi viaggi in Italia, in Allemagna, in Inghilterra e in Olanda acquistar gli fecero delle cognizioni profonde nella poesia, nella pittura e nella Musica, e noi gli dobbiamo un'eccellente opera intitolata Reflexions critiques sur la poesie, sur la peinture et sur la musique, la di cui seconda edizione è del 1770, in tre vol. in 12º. “Quel che rende pregevole quest'opera, (dice l'autore del secolo di Luigi XIV, Voltaire) egli è, che non vi ha se non pochi errori, e molte riflessioni vere, nuove e profonde. Manca non per tanto d'ordine e principalmente di precisione: ma lo scrittore pensa e fa pensare. Egli non sapeva frattanto la musica, ma aveva molto letto, veduto, inteso, e molto aveva pensato, e niuno ha meglio di lui ragionato intorno a tutte queste materie. L'antica letteratura eragli così nota come la moderna, e sapeva le lingue dotte e straniere, quanto la sua propria.”

Dubugarre, maestro del S. Salvadore in Parigi, pubblicò nel 1754 un'opera assai mediocre sotto il titolo: Méthode plus courte et plus facile pour l'accompagnement du clavecin, con alcune domande e risposte, perchè lo studente imparandole a memoria, potesse essere esaminato dai parenti stessi nell'assenza del maestro.

Ducerceau (Giov. Ant.), gesuita nato a Parigi, e morto a Veret nel 1730. Oltre le opere ch'egli ha lasciate, nelle Memorie di Trevoux vi ha molte di lui Dissertazioni sull'antica musica, ch'egli scrisse contro il sentimento di Burette, e che oggidì più non meritano di esser lette.

Duclos, nell'antica Enciclopedia a l'artic. Déclamation vi ha di lui la spiegazione fisica delle diverse specie di voce. Un altro Duclos, meccanico di Parigi, nel 1787 presentò alla Scuola reale, un ritmometro di sua invenzione, in cui si riconobbe una superiorità sopra tutti gli stromenti presentati sino allora in questo genere.

Dumas (Luigi), nato a Nimes nel 1676. Le matematiche, la filosofia, e le lingue l'occuparono interamente: il suo spirito era assai metodico ed inventore; la sua immaginazione viva e feconda. Egli morì nel 1744. Abbiamo di lui: L'art de transposer toutes sortes de musique sans être obligé de connoitre ni le tems, ni le mode, a Paris 1711 in 4º. Molti e tra gli altri Rousseau hanno proposto sì fatti sistemi curiosi ed inutili: “ma siccome nel fondo (dice questo stesso filosofo), correggendo gli antichi difetti co' quali si è fatto già un uso, non facevamo tutti che sostituire degli altri, di cui si ha ancora da acquistar l'abito, io credo che il pubblico saggiamente ha fatto di lasciar le cose come sono, e di rimandar noi ed i nostri sistemi nel paese delle vane speculazioni.” (Dictionn. art. character. de musiq.)

Dumont (L'Ab.). Se gli dee l'invenzione d'un grande istromento di musica, a cui diè il nome di Consonante, e che partecipa del cembalo e dell'arpa. La sua forma è di un gran clavicembalo messo a piombo su d'un piedistallo che ha le corde dalle due parti della sua tavola, le quali si toccano della stessa maniera che nell'arpa. (V. Encyclop. method. de musiq. p. 315).

 

Duni (Egidio Romualdo), nato nel 1709, a Matera nel regno di Napoli, fu messo all'età di nove anni nel conservatorio della Pietà, dove studiò sotto il celebre Durante. Assai giovane fu ricercato in Roma per comporvi un'opera; e trovossi, con suo disgusto, in concorrenza con Pergolese, di cui era grand'ammiratore ed amico. Fu eseguita da prima l'opera di Pergolese, che si ricevette assai male; e pochi giorni appresso, quella di Duni incontrò moltissimo: ma in vece di andar superbo di quell'avventura, egli disse, consolandolo a Pergolese: O mio amico! o mio maestro, costoro non ti conoscono! Una musica naturale, variata e pittoresca, una deliziosa e soave melodia era il distintivo carattere delle composizioni di Duni. Quando se gli voleva opporre ch'egli non faceva fracassi: Io bramo, rispondeva, lunga vita al mio canto. Marmontel, nel suo poema inedito su la musica, impiega più versi nel far con ragione l'elogio di questo grande artista. Egli morì il dì 11 giugno del 1775 nel 66º anno di sua età.

Dunstable (Giov.), così detto dal luogo della sua nascita presso Bedford in Inghilterra, morto nel 1453 o 1458, che alcuni scrittori Tedeschi, tra' quali Marpurg, hanno confuso fuor di proposito con Dunstano Vescovo di Cantorbery, il quale viveva quattro secoli prima. Quest'autore contribuì ai progressi della musica in Inghilterra, e dell'arte in generale d'una maniera assai considerevole, cosichè alcuni scrittori poco giudiziosi e male instruiti gli hanno attribuito l'invenzione del contrappunto, assurdità dimostrata da tutti i monumenti storici (V. Encyclop. method. art. contrepoint p. 347). Quel che vi ha di vero egli è, che gl'Inglesi, a riserba di poche eccezioni, sono stati in ogni tempo i più cattivi musici dell'Europa, e che il solo merito, che essi abbiano nella musica, si è di saperla pagar bene. Il trattato di Dunstable intitolato De mensurabili musica, si è perduto, ma ne han fatto menzione alcuni scrittori di quel tempo, o poco posteriori, come Tomm. Morlay, e Gaffurio.

Dunstano, vescovo di Cantorbery sulla fine del 10º secolo, era assai perito nella musica di quel tempo, e dicesi di aver inventata un'arpa assai singolare che sonava da se sola, per cui, in que' tempi di profonda ignoranza fu accusato dinanzi al re di magia. Oltracciò diede egli un organo alla badia di Malmesbury, stromento che cominciava allora a divenir comune, e fece di poi lo stesso regalo a molte chiese, o monasteri. Alcuni scrittori Tedeschi lo han confuso con Dunstable, come poco fa si è detto. Dunstano morì nel 988 (V. Enciclop. method. p. 81).

Durante (Francesco), nato in Fratta vicino a Napoli nel 1693, fu allievo nel conservatorio di S. Onofrio sotto la direzione del celebre Alessandro Scarlatti. Venne in Roma spinto dalla fama di B. Pasquini e di Pittoni: faticò cinque anni sotto questi due gran maestri, ed apprese dal primo l'arte del canto e della melodia, e dall'altro tutte le risorse del contrappunto. Tornò, quindi in Napoli, e diessi alla composizione; ma travagliò quasi unicamente per la chiesa, e nulla scrisse mai pel teatro: nel catalogo delle sue opere non veggonsi in fatti che pochissime cantate e duetti da camera, ed un picciol numero di musica strumentale. Il genere di musica da chiesa e gli studj furono dunque gli oggetti, a' quali diessi principalmente. Per il genio e l'arte che vi diè a divedere, egli pervenne all'acquisto del più sublime grado di gloria, e ad essere riguardato come il più classico di tutti i moderni maestri. Durante è quegli che ha stabilita la recente tonalità; in questa parte egli è ciò che fu il Palestrina nel genere antico, se pure nol sorpassò. Niuno ha saputo meglio di lui l'arte di fissare il tono, di guidare la modulazione e di stabilire un'armonia ben conforme al senso della frase musicale. A tal riguardo merita egli di servir di modello a tutti i compositori per l'avvenire, ed egli è la più sicura guida che possa adottarsi. In quanto al genere di sua composizione, i motivi sono semplici, ed a primo colpo d'occhio sembrano anche mediocri; ma sono realmente così ben concepiti, e maneggiati con tant'arte e genio che sa trarne effetti prodigiosi. Egli sa applicarvi tutte le forme immaginabili, e non mai se non quelle che convengono, di modo che sa sempre interessar l'ascoltante, e gli lascia il desiderio d'intenderlo ancora; lo che tanto più è sorprendente che la sua maniera è severa e seria, ed in generale poco egli sacrifica alle grazie. Al merito di esser divenuto Capo-scuola e modello per le sue composizioni, unì Durante anche quello di essere stato un gran professore. Sino dal 1715, egli era maestro del conservatorio di S. Onofrio: era ancora alla testa di quello dei Poveri di G. C. quando il cardinale Spinelli, arcivescovo di Napoli, lo distrusse per farne un seminario. Dalla sua scuola sono sortiti i più illustri compositori delle generazioni posteriori. Tali furono Pergolese, Sacchini, Piccini, Terradeglias, Guglielmi, Traetta, Dol, Finaroli, Speranza, che tanto han reso celebre la scuola di Napoli nel 18º secolo. In una parola, tutta l'attuale scuola non è che un'emanazione di quella di Durante. Egli era un uomo flemmatico, sofferente, imperturbabile, e superiore a tutte le traversie: ebbe tre mogli, la prima delle quali fu una vera Santippe, che col suo imperioso carattere, co' suoi capricci, e soprattutto colle sue dissipazioni per giocare al lotto, tenne in continuo esercizio, e pose alle più ardue prove la di lui pazienza. Obbligavalo a faticare, sino a privarlo dell'ore necessarie per il sonno. In occasione di un giro, ch'ei fece per l'Italia, al suo ritorno trovò vendute tutte le sue carte, il di cui prezzo era stato erogato dalla moglie in soddisfare l'accennata sua passione: e però gli fu d'uopo ricominciar da capo a comporre la sua musica per le chiese. Quando finalmente ebbe la sorte, che il cielo il liberò da una sì tormentosa compagna, sposò la propria serva; e morta indi ancor questa, si maritò pure con un'altra donna di suo servizio. Per un atto singolare della sua filosofica imperturbabilità si è rimarcato, che in occasione di aver perduta la seconda, cui teneramente amava, non solo dispose egli senza la menoma agitazione tutto quel che occorreva pe' di lei funerali; ma dippiù nelle preci, che fece cantare in casa, presente il cadavere della medesima, assistette egli stesso di presenza e regolò colla battuta i cantanti. Quest'uomo invidiabile ugualmente pel suo carattere, che per la sua abilità cessò di vivere in Napoli nel 1756, in età di sessant'anni in circa. Le di lui composizioni dovrebbero essere in tutte le scuole ed i conservatorj di musica, come son divenuti classici i suoi Partimenti in tutta l'Europa. Il dotto Carpani saggiamente riflette sul motivo perchè le opere del Carissimi, del Pergolesi, del Durante, per quanto ancora si vantino per tradizione, hanno molto scapitato nelle nostre orecchie? “Ancora le giudichiamo venerabili, egli dice, ma quasi ognuno preferisce d'udire un rondò d'Andreozzi, un quartetto di Tarchis, una scena di Mayer, ed anche di men pregiati scrittori, anzichè alcuna di quelle composizioni che si credevano il non plus ultra della musica da' nostri antenati. Donde ciò, se non dal non esservi un vero bello riconosciuto, e canonizzato per tale nella musica?” (Lett. XI.)

Durieu (M.) pubblicò nel 1793, in fol. Nouvelle Méthode de musique vocale, a Paris, come ancora une Méthode de violon. Queste due opere gli han meritato un posto tra i buoni professori per l'ammaestramento.

Dusseck (Giovan Luigi), nato a Czalau in Boemia nel 1760, da una famiglia che ha da gran tempo prodotto più bravi artisti; dall'età di dieci anni cominciò i suoi studj in uno de' primi collegj dell'università di Praga. Oltre la letteratura antica e moderna coltivò la musica, e profittò moltissimo delle lezioni di un benedettino, che lo esercitò in tutti i contrappunti. In Amburgo ebbe la sorte di vedere il celebre Emmanuele Bach, e di profittar de' suoi consigli: partì quindi per Pietroburgo, e fu trattenuto dal principe Radzwill che gli propose un vantaggioso partito. Alcun tempo di poi venne in Parigi, ma la rivoluzione l'obbligò ben presto a partire, passò in Inghilterra e restò in Londra nel 1800. A quest'epoca, pensò egli di riveder la sua patria, dove viveva ancora suo padre celebre organista, cui da 25 anni non aveva più veduto. Mr. de Talleyrand, principe di Benevento lo volle quindi in sua casa, ed egli morì in Parigi in marzo 1812 di quarantadue anni. Questo celebre artista pubblicò 70 opere per il forte-piano, tra le quali distinguonsi le Adieux à Clementi, e le Retour à Paris; a cui in Londra si è dato il nome di plus ultra, per opporla ad una sonata di Woelff detta Nec plus ultra: ed in oltre una Messa solenne, composta a Praga, e più Oratorj in tedesco, de' quali il più bello si è la Risurrezione di Klopstok. Il suo Metodo per il piano-forte in lingua tedesca, impresso da Breitkopf, è certamente il migliore per i principianti.