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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2

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Finck (Ermanno), compositore, e musico erudito del 16º secolo, pubblicò nel 1556 Practica Musica etc. a Wurtemburg in 4º; quest'opera è divenuta così rara, che oggidì è quasi impossibile il riscontrarne un solo esemplare, comechè sia molto interessante a cagione che l'A. vi faceva ben conoscere i maestri celebri di quella famosa epoca nella storia del risorgimento della musica. Walther, che per buona fortuna ne possedeva una copia, l'ha avuta in gran pregio, e nel suo Lexicon ne ha trascritto, per darne un saggio, il primo capitolo, che contiene delle erudite e giudiziose ricerche su i primi inventori dell'Arte; M. Fayolle lo riporta intero con la versione francese.

Fiocchi (Vincenzo), nato in Roma nel 1767, studiò in Napoli nel conservatorio della Pietà sotto Finaroli; egli ha composto in Italia sedeci opere, delle quali alcune ottennero del successo. Fu organista in San Pietro di Roma, e lasciato avendo questa città nelle prime torbidezze della guerra, venne in Firenze ove fu ben accolto dal gran duca di Toscana. Verso l'anno 1802, passò in Parigi, vi mise in musica le Valet des deux Maîtres, che non ebbe felice riuscita, e gli è stato d'uopo, per vivere, dar lezioni e comporre de' Pezzi italiani, di cui ne ha egli pubblicata una Collezione presso Pleyel nel 1808, che è stata ben ricevuta dagl'intendenti ed amatori di musica. Nel 1810, compose il Sofocle per la distribuzione del premio decennale dell'Istituto, e fu considerato tra' migliori de' concorrenti. Egli ha pubblicato insieme con M. Choron Les principes d'accompagnement, Paris 1804.

Fioravanti, rinomatissimo compositore in Napoli per uno stile amabile ed assai vivace, ha scritto e scrive tuttora per tutti i teatri d'Italia, e di Francia con molto successo. Nel 1797 diè al R. teatro di Torino Il furbo contro il Furbo ed Il Fabro Parigino. Nel 1807, essendo in Parigi fecevi rappresentare I virtuosi ambulanti che incontrò quivi moltissimo. Abbiamo in oltre di lui Amore aguzza l'ingegno, farsa assai graziosa; Le cantatrici villane; La Capricciosa pentita; Liretta e Giannino; I Pontigli per equivoco; L'orgoglio avvilito; Le avventure di Bertoldino; La Cantatrice bizzarra; La Schiava fortunata; Il giudizio di Paride; Il bello piace a tutti. Tutte queste opere buffe trovansi vendibili nel magazino di musica del Sig. Ricordi in Milano. Vi ha oltrecciò di Fioravanti gran numero di bellissime Canzoncine con accompagnamento di piano-forte, ed impresse in Londra, in Napoli ed altrove.

Fiorillo (Federico), attualmente in Londra, buon sonatore di violino, ha pubblicato sedeci opere, di quartetti, quintetti, trio e duetti per questo instrumento, e sonate per piano-forte e violino: la sua musica strumentale è assai bella, e le due sue opere di trio debbono essere ricercate da tutti gli amatori. A giudizio de' migliori professori son esse le prime dopo quelle di Boccherini, e i suoi studj per violino sono i migliori che si conoscano. Ignazio Fiorillo, forse della stessa famiglia, morto nel 1787, era Napoletano e maestro di cappella a Brunswick, e quindi a Cassel sino nel 1780. In Berlino egli fece imprimere, sei duetti ed altrettanti quartetti per violino. Nel 1785 fu eseguito un suo Requiem per i funerali del Langravio, che ebbe gran successo.

Fioroni (Giov. Andrea). Milanese, allievo del cel. Leo, e maestro della cattedrale di Milano e di quella di Como verso il 1750. Quest'eccellente armonista si è fatto ammirare per alcune composizioni a 8 voci, in cui la scienza niente nuoce all'effetto. Tra' suoi allievi si contano Quaglia, Zucchinetti, l'ab. Piantanida e Bonesi tuttora viventi, e virtuosi di gran merito.

Fischer, molti di questa famiglia sono riusciti in Allemagna valentuomini nella musica, noi ne sceglieremo soltanto Crist. Federico Fischer di Lubecca, ove dopo aver terminate le lettere umane, studiò la composizione sotto il famoso Schieferdecker. Nell'università di Rostock fece quindi un corso compito di leggi, e vi compose una solenne musica; nell'Università di Halle continuò i suoi studj, ed entrò come cantante a Ploen nel 1729. Quivi egli scrisse un libro di musica semplice, con una prefazione e con idee diverse dell'ordinario sulla composizione. Giov. Pietro Fischer era nel 1762, compositore della cattedrale di Utrecht, e pubblicò ivi in olandese idioma alcune opere, Sul basso continuo, e Sul trasporto. In Amsterdam un concerto per cembalo. Zaccaria Fischer, costruttore di violini alla corte del Vescovo di Wurzbourg, nel 1786 fece annunziare che nella costruzione de' suoi stromenti egli impiegava una nuova invenzione, per cui mezzo essi uguagliavano in bontà i celebri violini di Stradivario e di Steiner. I suoi sono oggidì in gran pregio.

Flaccomio (Giov. Pietro), di nobil famiglia nato in Milazzo nella Sicilia fece i suoi studj con successo e fecesi prete, riuscì particolarmente nella musica, e giunse ad esser maestro della Real cappella di Filippo III, in Madrid. Passò quindi in Torino; e per la scienza nella musica e le ottime sue qualità divenne Maestro ed Elemosiniere del duca di Savoja che molto lo apprezzava: finì colà di vivere nel 1617. Le sue composizioni di musica per Chiesa furono stampate in Venezia nel 1611, in 4º (Mongit. Bibl. Sic. t. 1).

Fletscher (Feder.), uno dei primi virtuosi sul piano-forte della scuola di Bach, del quale istrumento diè lezioni a tutte le principesse di Brunswick, che fanno molto onore a' suoi talenti. Egli era ancora vivente nel 1790. Vi sono di lui impresse: Odi, 2 vol. delle quali si è fatta insino la terza edizione nel 1776; Cantate per divertimenti, Brunswick 1768; Raccolta di minuetti e polacche per il piano, 1768, ec. Reichard parla di costui con grandi elogj nel 2º vol. delle sue Lettere, p. 51.

Floquet (Stef. Gius.), nato in Provenza nel 1750, sin da' più teneri anni balbettando diceva: Io voglio esser maestro di musica. In età di sei anni cominciò a studiarla, e nel 1769, si rese a Parigi, dove scrisse l'Union de l'Amour et des Arts, dramma in musica, che ebbe favorevolissimo incontro. L'anno d'appresso, egli compose Azolan, che non ebbe la stessa fortuna, e dopo alcune rappresentazioni levossi dalle scene. Floquet, lontano dal scoraggirsi, fè delle serie riflessioni sopra 'l suo talento, e prese il partito di andare ad iscriversi, come allievo, nel primo dei conservatorj d'Italia. Giunto in Napoli, vi studiò sotto la direzione di Sala: prese quindi lezioni dal P. Martini; e questi due celebri maestri recaronsi a gloria di contare Floquet tra' loro allievi. Sotto a' loro occhi compose egli, e fè eseguire un Te Deum a due orchestre, cui i Napoletani applaudirono con trasporto. Di ritorno in Francia, fermossi a Bologna, fu ammesso all'Accademia de' Filarmonici: a ciascuno che vi aspira, si accordano tre sere per far le sue prove. Floquet fecele in una sola, e compose in due ore e mezza un canto fermo, una fuga a cinque, e 'l versetto Crucifixus. Alcun tempo appresso del suo ritorno in Parigi, dopo aver riportati dei gran successi per due suoi drammi in musica, ebbe la pretensione di mettere in note l'Alceste: il capo d'opera di Gluck avrebbe dovuto frastornarlo da simile impresa. Terminata la sua musica, se ne fece la prova, e questa fu per l'Alceste di Floquet un decreto di proscrizione. Il disgusto, che ne risentì, fecelo cadere in un languore, che lo recò a morte da lì a pochi mesi li dì 10 maggio del 1785.

Foggia (Fran.), romano, scolare di Paolo Agostini fiorì sul finire del sec. 17º. Fu per più anni al servigio della corte di Baviera e dell'arciduca Leopoldo quindi imperatore: di ritorno in Roma divenne maestro di cappella di S. Giovanni di Laterano, e di molte altre chiese; Antimo Liberati lo chiama il padre della musica e della vera armonia ecclesiastica. Egli dice che nella sue composizioni vedesi brillare insieme una maniera grande, scientifica, corretta, semplice e piacevole. Foggia sorpassò gli ottanta anni. Kircher lo loda nella sua Musurgia, e 'l P. Martini nel saggio di contrap., T. II, p. 47, dà l'analisi di due ammirabili mottetti, tratti dalla sua 8.ª opera.

Fogliani (Ludovico), professore teorico di musica in Ferrara poco dopo 1500, molto contribuì a rischiarare questa scienza; egli pubblicò in Venezia nel 1529, Musica theorica, docte simil ac dilucide pertractata, in quâ quamplures de harmonicis intervallis non prius tentatæ continentur speculationes, in fol. Quest'opera è divisa in tre parti: nella prima tratta l'A. delle proporzioni musicali; nella seconda delle consonanze; nella terza della divisione del monocordo. Rousseau prese da Fogliani la formola della scala diatonica di Tolomeo senza nè pur nominarlo.

Forkel (Giov. Nicola), dottore in Filosofia, e direttore di musica dell'università di Gottinga, nacque presso Coburgo nel 1749. Pochi vi ha che abbian com'egli delle conoscenze sì estese e sì profonde in musica: fu da prima organista dell'università, e seppe trar profitto da' tesori contenuti in quella biblioteca, finchè egli stesso ne ebbe raccolta una assai numerosa e assai ben scelta d'autori di musica sì didattici, come pratici in ogni genere. Perchè fosse del tutto compiuta, formò ancora una collezione di più centinaja di ritratti de' musici celebri, e degli autori di musica. Sino dal 1790, egli aveva date al pubblico le seguenti opere in tedesco: 1. Sulla teoria della musica, in quanto essa è utile o necessaria agli amatori della medesima, Gottinga, 1774, in 4º; 2. Biblioteca musico-critica, 3 vol. in 8º, Gotha 1778; 3. Sulla migliore organizzazione de' concerti pubblici, Gottinga, 1779 in 4º; 4. Definizione d'alcune idee di musica, ivi 1780, in 4º; 5. Almanacco di musica per l'anno 1782, e continuazione del medesimo per il 1783, sino al 1789; 6. Storia generale della musica, il di cui primo volume uscì nel 1788, in 4º a Lipsia; contiene la storia della musica presso le antiche nazioni. Dessa è la migliore e la più compita di tutte quelle, che sono state sinora scritte in tutta l'Europa; il secondo volume è stato pubblicato sul principio dell'anno 1802; 7. Traduzione in tedesco della storia del teatro italiano di Stef. Arteaga, 2 vol. in 8º, Lipsia 1788; 8. Molte critiche nel Giorn. letterario di Gottinga; 9. finalmente, Letteratura generale della musica ossia Istruzione per conoscere i libri di musica, che si sono scritti da' più rimoti tempi sino a' nostri giorni, nella Grecia, in Roma, in Italia, nella Spagna, in Portogallo, in Olanda, in Inghilterra, nella Francia e in Alemagna, ridotta in un ordine sistematico, ed accompagnata di note e discussioni critiche: opera eccellente, la migliore che sia comparsa sino a questo dì sopra questa materia. Alla qualità di dotto conoscitore e di autore profondo in musica, Forkel riunisce in oltre quella di eccellente virtuoso nel piano-forte, sulla maniera di Bach, e di compositore dotto e di gusto. Hiskia, e i Pastori alla grotta di Bethleem, Oratorj, sono pregiatissimi. Il potere dell'armonia, è una sua cantata con doppj cori, oltre a più musica stromentale impressa a Gottinga.

 

Forno (il barone Agostino), amatore di musica e sonatore di violino, nato in Palermo vi fece de' buoni studj, e perfezionò le sue cognizioni viaggiando per più anni in Italia. Egli era membro dell'Accademia del buon gusto di quella capitale, ove terminò in un'età avanzata i suoi giorni a dì 19 novembre del 1801. In occasione del Miserere composto d'ordine di Clemente XIII dal cel. Tartini, e cantato nella cappella Sistina mercoledì santo del 1768, il barone Forno pubblicò per le stampe di Roma l'Elogio di Tartini, e lo presentò al Papa: opuscolo assai mediocre. Vi ha ancora di lui, Parere sopra la musica antica e moderna, che insieme col detto Elogio è tra gli Opuscoli suoi stampati in Napoli in 2 vol. in 12º, 1792. Egli contiene alcune buone riflessioni su i progressi e perfezione della musica strumentale mercè le produzioni di Boccherini, di Haydn, di Vanhal, di Pleyel, di Viotti e Jarnowitz, e su l'abuso che da altri ne vien fatto oggidì con volere piuttosto sorprendere col difficile, anzichè dilettare con buona e nitida espressione.

Förster tedesco, cel. compositore del presente tempo ha preso per modello della sua musica instrumentale lo stile e la maniera dell'immortale Haydn. Bramoso d'indovinarne il segreto, si pose saggiamente a mettere in partitura le di lui dotte composizioni, e ne trasse visibil vantaggio rapporto alla maniera di distribuire fra le parti la melodia (V. Carpani lett. 6). Förster ha pubblicati in Vienna quartetti, quintetti e sinfonie, che sono in gran pregio presso gli amatori di buon gusto.

Fraguier (Claudio-Francesco), membro dell'Accademia delle belle lettere, fu da prima Gesuita, ma ne lasciò l'abito per coltivare con più libertà le muse. L'ab. Fraguier assai dotto nell'antica e moderna letteratura e nelle lingue greca, italiana, spagnuola ed inglese trovò nello studio e nella filosofia un compenso ai gran malori, che lo confinarono in casa in un'età poco avanzata. Riguardandolo quì qual scrittore sulla musica, gli dobbiamo alcune Dissertazioni intorno a quella de' greci, che si trovano nelle Memorie dell'Accademia delle Inscrizioni. Egli vi sostiene che questa dotta nazione ebbe la cognizione e la pratica della musica a più parti, e credette di provarlo con alcuni passaggi degli antichi e specialmente di Platone, il suo più favorito filosofo. Burette vi oppose un'infinità di Dissertazioni per provare il contrario, ma egli restò fermo nel suo sentimento. Tra le sue poesie latine, che respirano l'urbanità romana, e le grazie della pulitezza francese vi ha un Poema sulla Musica pubblicato nel 1729, in 12º, intitolato Schola Platonica, perchè scritto su i principj di musica di Platone, il quale benchè sia elegante e terso, si risente tuttavia dello spirito di sistema. Musica tota quid est, numeri nisi cantibus apti? vi dice l'A. formando su i numeri i suoi principj. Morì egli d'apoplesia in Parigi nel 1728.

Framery (Niccola-Stef.) nacque a Rouen nel 1745, e fu uno dei letterati di primo ordine in Parigi, autore di molti drammi per musica, e profondo in questa scienza secondo i buoni principj della scuola italiana. Egli fu che trasse Sacchini in Francia, e più che altri contribuì a spargere tra la nazione il gusto della buona musica italiana. Il suo zelo per gli avanzamenti di questa bell'arte gli fè tradurre in francese il Musico pratico d'Azopardi pubblicato nel 1786 in 2 vol. in 8vo, proponevasi egli inoltre di trattare con M. Ginguené la parte della musica nell'Enciclopedia Metodica; ma non giunse a pubblicarne che il primo tomo nel 1791, oltre al quale si è perduta infin la speranza di averne la continuazione. Il Discorso preliminare, e molti dottissimi articoli sono di M. Framery: nella guerra de' Gluckisti e dei partigiani di Sacchini, egli dichiarossi per quest'ultimo, e nelle Memorie per la storia di Gluck (a Parigi, 1781), trovansi alcune lettere di quest'autore, ed una in versi a M. Larivée contro la di lui proposizione che non v'era in musica se non una sola verità, e che il solo Gluck l'aveva trovata. Nel 1802, egli riportò il premio all'Instituto sulla seguente questione: Analizzare i rapporti ch'esistono tra la musica, e la declamazione (Memoir. de l'Instit. Naz. t. 4 p. 69). M. Framery “illuminato da una conoscenza profonda del suo argomento, ha con molta giustezza valutati i rapporti che possono esistere tra queste due parti ed i vicendevoli sacrifizj che esse farsi debbono.” (M. Raymond, de la mus. dans les Eglises, 1809). Alcun tempo prima egli aveva pubblicato: Avis aux poëtes lyriques, ou de la nécessité du rhythme dans les odes destinés à la musique. Framery è morto li dì 26 novembre 1810, e lasciò manoscritte molte opere attenenti alla musica ed agli artisti.

Francone di Colonia, era celebre nella musica l'anno 1066, e viveva ancora nel 1083. Egli è autore d'un manoscritto, che si conserva nella biblioteca Ambrosiana di Milano, intitolato Ars cantus mensurabilis, che l'Ab. Gerbert ha inserito nella sua collezione (Script. Eccl. de musica t. 3). Par che a Francone debbasi l'invenzione della misura de' tempi nella musica, che fuor di ragione erasi attribuita a Giov. da Muris, più moderno di due secoli. Il MS di cui si servì Gerbert, è molto più compito di quello scoperto da Burney nella biblioteca Bodlejana di Oxford, costando il primo di 13 capitoli e questo di sei, secondo che egli stesso il descrive nel 2º vol. della sua Storia generale della Musica. In un MS. del Vaticano del Compendio di Giov. de Muris vi ha un di lui passaggio, in cui mostra di non pretendere egli medesimo all'onore di essere l'inventor della misura: Guido voces lineis et spatiis dividebat; post hunc magister Franco invenit in cantu mensuram figurarum, etc.

Frank, tedesco di nazione ma stabilito in Pavia, nella di cui università professò la medicina sino a' primi anni del corrente secolo. “Il cel. Frank mio maestro (dice il D.r Lichtenthal), nella sua Polizia medica, t. 3, non solo considera la musica rimedio principale contro le malattie dell'animo, ma la giudica istituto necessario in uno stato. Non voglio, dice questo gran medico e sommo letterato, tessere un elogio alla possanza della musica sul nostro animo, ma essa certo non è il minore ingrediente del balsamo prestatoci dalla Provvidenza contro alle malattie dell'animo. Hanno i medici ne' loro giornali notato più accidenti di malattie guarite dall'incanto della musica, e l'effetto di lei sopra i nervi sensibili è così evidente, che la circolazione e traspirazione alterate dallo stato spasmodico delle parti solide vengono col più gran pro del nostro corpo in breve riordinate. Ma la forza di eccitare passioni, che in essa riconobbe la più alta antichità, è quella che debbe moverci a rendere giovevole agli uomini questo divino rimedio… La polizia deve dunque adoperarsi onde non manchi in una gran città questo efficacissimo mezzo di esilarare e divertire il popolo. Ha però ad essere sollecita di buoni professori di musica, i quali appagando l'orecchio d'un uditore caccino dal suo fianco nelle sue ore malinconiche il demonio della tristezza dacchè ad essi è commessa quest'arte cotanto necessaria alla vita umana e alla pubblica sanità, ec.”

Franklin (Beniamino), nato a Boston nella nuova Inghilterra, a cui devono gli Stati Uniti d'America la loro libertà, e molti utili sperimenti la Fisica, tra' quali dee rimarcarsi il parafulmine di sì gran vantaggio all'umana specie: Eripuit cœlo fulmen sceptrumque tyrannis: fu con ragione il suo elogio. Egli acquistossi inoltre de' nuovi dritti alla riconoscenza de' musici mercè l'invenzione dell'Armonica, nè era sfornito della pratica di quest'arte, poichè sonava egli stesso quest'instromento. Ne' suoi opuscoli trovansi due sue lettere a Milady Kaims ed a Pietro Franklin, in cui tratta di varie questioni sulla musica “da grand'uomo, qual'è veramente, dice il P. Sacchi, ma non però da grande artista. Parla da grand'uomo, perchè ragionando seguita un certo lume del vero, che vedesi splendere innanzi. Non parla da grande artista, perchè non ha considerato quel vero istesso da tutti i lati, come i buoni pratici fanno” (Lett. al C. Riccati). Sicchè col rispetto a lui debito niuno si crederà nell'obbligo di seguire interamente le sue opinioni e sistemi sulla musica. Franklin morì nella sua patria nel 1790.

Franz (Carlo), si è reso celebre in Germania sino alla sua morte avvenuta nel 1811, per essere stato il primo e forse l'unico a sonare l'instromento detto baritono, difficile e piacevole insieme; ed il corno, nel quale produceva egli con la sola mano i semituoni con una sorprendente celerità e purezza, sì nel crescere che nel mancare, della quale singolar maniera di sonar questo strumento ne abbiamo in Palermo un esempio in persona del Sig. Pigneri, che alla sua perizia unisce somma modestia. Franz servì il Principe d'Esterhazy in Vienna per lo spazio di 14 anni, e tutti coloro che hanno inteso sonar da lui il baritono, sono d'accordo nell'attribuirgli un effetto soavemente malinconico. Il pezzo nel quale Franz spiegava più i suoi talenti ed incantava i suoi uditori, era una Cantata che il grande Haydn aveva espressamente composta per quell'istrumento; (V. Gazzet. di Bosler an. 1788). Il baritono di Franz rassomiglia alla viola da gamba, all'eccezione ch'egli è fornito di 16 corde d'ottone nella parte superiore del collo, e di 7 corde di budello. Oggidì è uscito totalmente d'uso, e nemmen quasi si conosce.

Frescobaldi (Girolamo) da Ferrara, fu riguardato al suo tempo come uno de' migliori compositori ed organisti, piazza ch'egli occupò con distinzione nella chiesa di S. Pietro in Roma verso il 1628. Sin dalla prima età erasi reso talmente celebre nel canto che le prime città d'Italia facevano a gara per possederlo, e l'entusiasmo giunse al segno di accompagnarlo ne' suoi viaggi da un paese all'altro, per godere più lungamente del piacere di sentirlo. Tra il gran numero degli eccellenti discepoli formati da costui vuolsi rimarcare Froberger, che l'Imperatore Ferdinando III avevagli indirizzato per istruirlo, e che realizzò di poi perfettamente le speranze, che il suo maestro aveva fatte di lui concepire. Le sue Opere furono pubblicate in Roma nel 1615 e 1637.

Frick (Fil. Gius.), il primo virtuoso tedesco sull'Armonica, ch'egli stesso si era formata sulla maniera di Franklin, e fece in oltre de' saggi per iscoprire una materia simile alla pelle umana, per render quest'instrumento più comodo a dilettanti per mezzo d'una tastiera, ma dopo il 1786, gli fu d'uopo abbandonare l'armonica per il nocivo effetto che produceva sui nervi. Meusel nel suo Lexicon degli artisti cita con elogio un'opera di Frick sul basso continuo, che dice essersi pubblicata nel 1786. Egli viveva ancora nel 1790, in Londra.

Friedberg, maestro di musica in Vienna al servigio del principe Esterhazy, appassionato filarmonico, che aveva una scelta e numerosa orchestra in sua casa. Aveva il principe intesa una sinfonia di Haydn, e s'invogliò, piacendogli molto, di possederne l'autore, ma forse l'invidia e la gelosia di taluno operava sott'acqua contro il cel. Haydn. Friedberg amico ed ammiratore di lui, dolente di questo ritardo, l'eccitò a comporre una sinfonia solenne da sonarsi nel giorno natalizio di S. A. Haydn la scrisse, e da par suo. Venuto il giorno di eseguirla, standosene il vecchio principe in mezzo della sua corte sul suo seggiolone, il Friedberg distribuì le parti della sinfonia convenuta. All'udirla, il principe interrompe i sonatori alla metà del primo allegro e domanda di chi sia sì bella cosa? D'Haydn, risponde il Friedberg, e fa venire avanti l'autore che tutto tremante stava appiattato in un angolo della sala. Il principe lo prese d'allora innanzi al suo servizio come maestro direttore del concerto. Così che il primo passo alla buona fortuna ed alla gloria, Haydn lo dovette all'amico Friedberg. Costui viveva ancora nel 1812, allorchè Carpani pubblicò le sue Haydine (Lett. 5), d'onde abbiamo tratta questa notizia che tanto onore reca al carattere morale di Friedberg.

 

Friker (Giov. Luigi) di Wurtemberg, inventò una teoria di musica fondata sopra principj d'aritmetica, ch'egli oppose a quella di Eulero; la prese di poi per base di un sistema di metafisica, di cui Oettinger nella sua Filosofia terrena e celeste, t. 2, ce ne ha conservato un abbozzo. Friker ebbe il difetto di perdersi in idee fantastiche, come tutti quei che cercano nella fisica i principj d'un'arte fondata sull'organizzazione dell'uomo. Son questi di quei svarioni così singolari, che può a ragion domandarsi, come abbiano potuto entrare in testa umana?

Frinide, musico di Mitilene, capitale dell'isola di Lesbo. Fu questo il primo, che riportò il premio della cetra nei giochi Panateniesi, celebrati in Atene nell'Olimp. 80. Frinide introdusse alcun cambiamento nell'antica musica, come ne lo accusa Ferecrate, ed Aristofane nella commedia Le Nuvole (Plutarc., de Mus.) Si narra in oltre che presentatosi Frinide nei pubblici giuochi di Lacedemone colla sua cetra di nove corde, l'Eforo ne tagliò due, delle quali era Frinide inventore (Athen. lib. 14).

Fritz (Berthold), cel. fabricante di strumenti, e meccanico di Brunswick, morto nel 1766, pervenne col solo suo genio senza alcuna instruzione a costruire una gran quantità di organi, di piano-forte e clavicembali sì a penna, che a martelli, di cui una porzione se n'è inviata sino nella Russia. Distinguonsi tutti mercè una straordinaria forza ne' bassi. Si è reso anche celebre per il meccanismo di più orologj di musica, di uccelli cantanti, e soprattutto per un pregevolissimo Trattato, che pubblicò in Lipsia nel 1757, sotto il titolo: Anweisung, ec. cioè Istruzione per accordare il forte-piano, i cembali e gli organi per un metodo puramente meccanico, con la stessa esattezza per tutti i dodici tuoni. Questo trattato pubblicossi di nuovo nel 1758; l'A. lascia ai mattematici i loro calcoli sul temperamento, ed assegna a un buon orecchio un circolo di quinte e d'ottave, che basta per accordare gl'istrumenti con la più perfetta nitidezza.

Froberger (Gian-Giac.), sassone, fu dall'Imperatore Ferdinando III mandato a Roma per istudiarvi musica sotto il cel. Frescobaldi. Al suo ritorno nel 1655, questo principe il fece organista della corte, ed egli fu il primo in Germania che compose con gusto per il cembalo. Egli fu in molta stima sì in Francia, che in Inghilterra, d'onde ne ritornò colmo di doni e di onori, e morì in Magonza nel celibato, appena sessagenario. Mattheson possedeva di lui un'opera in 4 parti; nella quale cercò di pingere in musica le avventure de' suoi viaggi (V. Ehrenpf.)

Fuchs (Giorgio-Feder.), compositore de' nostri giorni di sinfonie e di quartetti, nei quali si riconosce molto gusto e talento. Egli si vanta di essere allievo di Haydn, ma i soli che confessava Haydn sono Pleyel, Neukomm e Lessel.

Fuger (Giorgio) di Heilbronn nella Svizzera, fece imprimere nel 1783 a Zurigo un'opera col titolo di Pezzi caratteristici per il piano-forte in num. di 12: Petulanza; vivacità; brio; serenità; gioja ed allegria; tenerezza; desiderio; orgoglio; e temerità; malinconia e inquietudine; pena e minaccia; carezze e lusinghe.

Funk (Christilieb.), professore di Fisica nell'università di Lipsia dopo il 1773, è autore di una Dissertazione latina De sono et tono, di cui ve ne ha una buona traduzione tedesca nel magazino di fisica, mattematica ed economia di Lipsia 1782, col titolo di Versuch ec. cioè, Ricerche sulla dottrina e risonanza del tuono.

Fux (Giuseppe), nato in Gratz nell'Austria, maestro di cappella dell'Imperatore Carlo VI, ebbe al suo tempo la riputazione di un valente compositore, comechè oggidì si conoscan poco le sue opere, il suo nome si è sino a noi conservato per un'opera didattica da lui pubblicata nel 1725, col titolo: Gradus ad Parnassum, di cui se n'è fatta una versione italiana da Alessandro Manfredi da Reggio prete e professore di musica, e stampata in fol. a Carpi nel 1761. Precede a questa edizione una lettera del cel. Piccini, nella quale chiama l'autore un Tedesco pieno di senso italiano, che non lascia di mettere in vista que' principj matematici, che sono la base e il primordio della musica, e lo ha fatto con tale evidenza, che potrebbe restarne appagato il più speculativo Geometra. Con buona pace però del Piccini, gli anderebbe quì bene, Sutor ne ultra crepidam. Quest'opera sebbene abbia qualche merito in ciò che riguarda la composizione e la pratica, è poi difettosa per molti rapporti. È insoffribile la prolissità del 1º Libro, che senza alcun frutto si raggira in far mostra di geometria e di aritmetica; nel secondo l'A. insegna le parti della composizione relative a tutte le specie di contrappunto, e siegue la tonalità e l'armonia ecclesiastica, ma non ne dà i principj. Se in alcune parti dell'opera è assai metodico, in altre poi senza necessità se ne dispensa. In quanto alla maniera del suo ragionare e allo stile, fanno l'una e l'altro pietà. Eccone un picciol saggio: egli vuole spiegare cosa sia il modo nella musica. Il modo (sono le sue parole) è una serie d'intervalli contenuti fra i limiti d'un'ottava, e una collocazione nel vario e diverso sito de' semituoni, il che si riferisce a quel detto d'Orazio: Est modus in rebus, sunt certi denique fines (p. 128.) etc. Un tal ragionamento è degno d'Arlecchino; tutta l'opera è sullo stesso fare, e quando l'A. non si sente nè pur in istato di offrire simili spiegazioni, ne esce con promettere in appresso de' rischiaramenti, e finisce sempre con lasciarci a bada. Malgrado questi difetti, quest'opera ebbe ne' scorsi tempi gran spaccio in Allemagna e in Italia, finchè sorsero altri migliori scrittori di didattica nell'uno e nell'altro paese. Leo la raccomandava a' suoi allievi come classica, e mio padre a suo consiglio se ne provide in Napoli. Io stesso, scrive nella cit. lett. Piccini, ne ho conosciuta a buona pruova l'utilità quando me ne fu caldamente raccomandato lo studio del cel. professor Durante, il quale già in Napoli mi fu maestro, ec. Il grande Haydn non potendo avere ne' suoi primi anni viva voce del maestro, si abbandonava, dice leggiadramente il Carpani, a questo armonico alcorano di Fux, che egli si aveva distribuito in quinternetti, de' quali ne portava sempre uno in tasca. Fux morì verso la prima medietà dello scorso secolo.