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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1

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Bartolini (Gaspare) dottore in medicina e professore di anatomia a Copenhague, quivi nato l'anno 1654, è l'autore di un trattato latino De tibiis veterum, che fu impresso per la prima volta in Roma nel 1677, e nello stesso anno a Parigi, e quindi con molte addizioni e con figure a Amsterdam 1679. Egli forma tre libri, che contengono trentasei capitoli. In quest'opera, malgrado la più estesa erudizione, il suo autore illustra solamente tutto l'accessorio, e lascia l'essenziale cinto di folte tenebre; poichè e' insegna quasi tutto quel che si è detto intorno alle tibie o flauti degli antichi, ma non ispiega punto come essi erano fatti, e molto meno in che differivano le loro diverse specie. L'A. era buon grammatico, ma non era musico, e bisogna possedere un'arte per ben comprendere gli autori che ne parlano; soprattutto quando essi non entrano in alcun dettaglio, e riguardano la materia come perfettamente conosciuta. Reca quindi meraviglia come abbia potuto asserire l'ab. Dubos, che, “la matiere a été comme epuisée par Bartholin, dans son traité des instrumens à vent de l'antiquité.” (Reflex. crit. t. 3, sect. 3.)

Bartolomeo, inglese viveva nel decimoquarto secolo; nel 1366 scrisse un'opera col titolo: Liber de proprietatibus rerum, che fu impressa nel 1485, in fol. Hawkins ci assicura, che per la composizione della sua storia della musica, egli ha consultato spesso e con profitto quest'opera, principalmente per quel che riguarda le invenzioni de' nuovi istrumenti di musica, che si fecero in quel secolo di tenebre.

Bartolocci (Giulio) professore di ebreo in Roma, nato nel 1680, a Celleno, ci ha lasciato un'opera intitolata: De hebraeorum musicâ, brevis dissertatio (V. la bibliot. rabbin. in Roma 1693, p. IV;) e de psalmorum libro, psalmis et musicis instrumentis, ibid. p. II. Egli morì in Roma nel 1687. V. Walther.

Baryphon (Arrigo) abile teorico inglese, che fioriva verso il 1630, è autore di molti trattati, di cui uno particolarmente, che ha per titolo Plejades musicæ, è lodato come un eccellente libro da Walther.

Bassentin (Giacomo) astronomo scozzese nel secolo 16º, si applicò particolarmente allo studio delle mattematiche, che per alcun tempo insegnò con distinzione nell'università di Parigi. Tra' suoi scritti pieni di senso e di giudizio vi ha eziandio un trattato De musicâ juxta Platonem. Bassentino morì in Iscozia nel 1568.

Bastide (Mr. de la) è autore delle Variétés littéraires, galantes ec. 1774, in 8º. Nella seconda parte si trova una lettera su le grandi scuole di musica, che potrà interessar gli amatori. Lo stile e le maniere di Pergolesi, di Lully e di Hendel vi sono perfettamente analizzate.

Bates (Joah) musico celebre inglese, conosciuto per le sue composizioni assai pregevoli: egli unì nella sua giovinezza allo studio della musica quello delle mattematiche, che lo pose in istato di pubblicare la sua opera On Harmonies, cioè sopra i suoni e gli accordi, che gli acquistò la più gran riputazione in Germania, in Francia, ed in Italia. Egli occupava molte cariche in Londra, tra le quali quella di direttore dell'ospedale di Greenwich. L'organo era il suo strumento favorito. Dopo l'anno 1784 dirigeva ciascun anno l'orchestra riunita per celebrare l'anniversario del cel. Handel, e vi sonava l'organo. Si ha di lui l'opera di Farnace in musica, e molte sonate per il forte-piano. Bates morì in Londra nel 1799.

Bate (William) autore di musica e gesuita irlandese, superiore del seminario di questa nazione in Salamanca, nato d'una famiglia assai distinta a Dublino nel 1664 studiò per più anni in Oxford. Lasciò un trattato di musica che ha per titolo: Introduzione all'arte della musica, Londra 1596, in 4º. Pochi anni dopo ritoccò egli quest'opera, e nuovamente pubblicolla senza data con questo titolo: Introduzione nell'arte del canto per quegli che desiderano di apprenderlo. V. Hawkins.

Baton il giovane, sciocco difensore dell'antica musica francese, pubblicò in Parigi nel 1754, Examen de la lettre de Mr. Rousseau sur la musique française. La viola era il suo stromento favorito, a cui fece egli de' miglioramenti, e davane lezione in Parigi. Fece anche inserire una Memoria su la viola nel Mercurio di Francia, ottobre 1757, p. 143.

Batteux (ab. Carlo) dell'accademia delle iscrizioni, professore di belle lettere, e scrittore pregiatissimo, morto in Parigi nel 1780. Abbiamo di lui un'opera interessante per la letteratura, di cui la prima parte venne pubblicata nel 1746, in un vol. col titolo des Beaux arts reduits à un même principe: e quindi avendovi aggiunto l'autore altre due parti, la diè al pubblico in 5 volumi in 12º nel 1775, col titolo di Principes de la littérature ec. a Paris. Nella terza parte, ove tratta del principio dell'imitazione, la sezione terza è tutta su la musica e la danza, e vi si trovano delle ottime riflessioni. Il professore Ramler ha dato una buona traduzione alemanna di quest'opera, con dotte note. L'ab. Batteux è ancora autore d'un'altra opera molto utile alla storia della musica; essa ha per titolo: Mémoires concernants l'histoire, les sciences, les arts, les mœurs, et les usages des chinois: cioè Memorie che riguardano la storia, le scienze, l'arti, i costumi e gli usi de' Cinesi, 14 vol. in 4º a Parigi 1776-1789. Questa curiosa collezione fu cominciata da Batteux, e terminata da Bréquigny, in essa gli autori tessono a lungo la storia della musica presso i Cinesi.

Baud (Mr.) pubblicò nel 1803, un piccolo libro in 12º, intitolato: Observations sur les cordes à instrumens de musique, tant de boyau que de soie; cioè: “Osservazioni intorno alle corde degl'instromenti di musica, sì di budello, che di seta.” In seguito di quest'opera si vede una lettera di Mr. Gossec, e 'l suo rapporto all'instituto nazionale sulle corde di Mr. Baud.

Baumgaertner (Giov. Batt.), celebre maestro di violoncello, morto a 18 maggio 1782, a Eichstedt, era virtuoso di camera del vescovo di quella città; impiegò a viaggiare la più parte di sua giovinezza. Nel 1776, dimorava a Amsterdam: da questa città fu chiamato alla real cappella di Stockolm, ma il rigido freddo il costrinse a lasciar presto tal servizio. Dopo avere soggiornato alcun tempo a Hambourg e a Vienna, si stabilì finalmente a Eichstedt dove morì fra breve di tisichezza. Egli è molto benemerito degli amatori del suo istrumento per il trattato che pubblicò alla Haye, sotto questo titolo: Istruzione di musica teoretica e pratica ad uso del violoncello. Compose egli eziandio quattro concerti per il violoncello, con accompagnamento, e sei a solo con 35 cadenze per tutti i tuoni: sono questi molto stimati per il loro canto facile e piacevole.

Baumgarten (Giorgio), cantante in Berlino, ove pubblicò nel 1673, una seconda edizione corretta della sua opera: Rudimenta musices.

Baurans poeta e musico morto in Tolosa sua patria l'anno 1764, in età di 54 anni. Venne egli a Parigi per esercitarvi i suoi talenti, trovò che una coppia di attori di opere buffe italiani rappresentò con applausi sul teatro della accademia reale i graziosi intermezzi di Pergolesi, di Iommelli, di Rinaldo. Queste rappresentazioni diedero luogo a tante dispute sulla musica, e prepararono la rivoluzione operata pochi anni da poi nella musica francese. Baurans, uomo di gusto, si dichiarò a pro dell'italiana, e a questo oggetto adattò la musica della Serva padrona e del Maestro di musica, due opere buffe di compositori italiani, a delle parole francesi; e questo fortunato saggio fu l'epoca della rivoluzione del gusto di questa nazione per la musica italiana.

Bayly (Anselmo) teologo della chiesa anglicana morto nel 1794. Egli era membro del collegio di Cristo a Oxford, autore di moltissime opere ed eccellente musico: si ha di lui per rapporto alla musica, I. Alliance of music, poetry, and oratory, cioè Unione della musica, della poesia e dell'arte oratoria in 8º (v. the London Catal. p. 83); II. un Trattato pratico dell'arte di cantare, e di suonare gli stromenti con una giusta espressione, e un gusto reale, in 8º.

Bayle (Pietro), celebre come critico e come filosofo, e professore di filosofia e di storia a Rotterdam, nacque a Carlat nel 1647, e vi morì li 28 decembre del 1706. Tra il gran numero delle sue opere, da noi qui non si cita, che il suo Dizionario storico e critico, che contiene la vita di molti musici.

Beattie (dottor Giac.) morto a 18 agosto 1803, a Aberdeen, in età di 78 anni, scrittore assai distinto e professore di filosofia morale nel collegio Marischal. Egli aveva studiato a fondo gli arcani dell'arte musicale e suonava ottimamente di violino. Nel 1770, pubblicò un'opera col titolo di Essays on the nature and immutability of truth, cioè “Saggi sulla natura e l'immutabilità del vero in opposizione allo scetticismo”; essa era diretta contro le opere filosofiche di David Hume. La prima dissertazione tratta della musica, e contiene molte ingegnosissime osservazioni. Il dottor Hume ne rimase in tal maniera commosso, che non potè mai più sentir di poi profferire il nome di Beattie senza indignazione e disgusto. Si ha in oltre di lui il poema del Minstrel ossia Bardo scozzese, il di cui solo titolo annunzia che l'autore ha avuto disegno di celebrar l'unione della poesia e della musica. Un'altra sua opera più interessante ha per titolo: Essay on poetry and music, as they affect the mind, cioè “Saggio su la poesia e la musica considerate nelle affezioni dell'anima” 1783, in 8º, di cui vi ha un'eccellente traduzione francese a Parigi 1798, in 8º corredata di una dotta Prefazione e di note. La musica vi occupa tre lunghe sezioni del sesto Capitolo intitolato Osservazioni sulla musica: nella prima sezione si tratta dell'Imitazione. La musica è ella un'arte imitativa? L'autore è d'avviso che ha potuto esserla l'antica, ma non già la moderna. Nella seconda: Come spiegare i piaceri che ci proccura la musica?, e nella terza: Congetture sopra alcune particolarità della musica nazionale. Il dottor Beattie amava molto la musica, e fecela anche studiare al suo primogenito Giacomo Hay Beattie, ch'egli perdette nel fiore degli anni. Costui era nato ad Aberdeen l'anno 1768, e dopo aver fatti i suoi studj nel collegio Marshall, all'età di 19 anni fu nominato professore di logica e di morale in quella università. Egli suonava molto bene il violino e l'organo, e giunse con l'abilità sua a fabbricarsi da se stesso quest'ultimo instrumento: questo giovane di così belle speranze morì di una febbre nervosa in età di 22 anni nel 1790: aveva scritto un volume di poesie, che suo padre pubblicò quindi nel 1799, con un breve ragguaglio della di lui vita, ove riferisce un saggio della buona educazione che avevagli data, e della sua buona indole. “La sua dolcezza e docilità era tale, egli dice, che io potei appena riprenderlo, tre o quattro volte in sua vita. Le prime regole di morale, che io gli prescrissi, furono di non dir mai che la verità, e di mantenere inviolabilmente il secreto che gli veniva affidato: e mai non trovai ch'egli abbia mancato su l'uno o l'altro di questi articoli.”

 

Beaufort (Mr. de), francese autore di un'opera intitolata Conjectures sur l'echo, che venne data al pubblico sul principio del secolo decimottavo. V. Neue Zeitungen von gelehrten Sachen, 1719, p. 351.

Beccatelli (Giovan-Francesco) fiorentino, maestro di cappella di Prato nella Toscana su i principj del prossimo passato secolo. Nel terzo tomo di supplementi al giornale de' letterati d'Italia (Venezia 1726) vi ha di costui una Lettera critica sopra due difficoltà nella facoltà musica. Il Martini dice di possedere nella sua raccolta di opere musicali una Spiegazione MS. del Beccatelli sopra alcune cose relative all'accennata lettera; II. Documenti e regole MS. per imparare a suonare il Basso continovo; III. Sposizione delle musiche dottrine degli antichi musici greci e latini, MS.; IV. Divisioni del monocordo secondo Pitagora e Tolomeo dei generi diatonico, cromatico ed enarmonico, MS.

Beck (Francesco) maestro di concerto e compositore a Bordeaux quivi morto li 31 dicembre 1809, in un'età molto avanzata. Nel 1783, fu eseguito in Parigi uno Stabat mater di sua composizione al Concerto spirituale, e fu estremamente applaudito. Si fanno del pari de' grandi elogj alla sua musica instrumentale. Nel 1776, sono state impresse a Parigi quattro opere di Beck, di sei sinfonie ciascuna.

Beck (Michele) professore di teologia e lingue orientali a Ulm, quivi nato nel 1653, difese contro Samuele Bohl, l'uso degli accenti ebraici nella musica, con una dissertazione impressa a Jena col titolo: De accentuum Hebræorum usu musico, 1678, e ristampata in Amsterdam nel 1701. Egli morì a 12 marzo 1712. L'ab. Gerbert, nella sua Storia della musica di chiesa, tom. I, p. 7, ci dà una scala musicale in accenti ebraici, cavata da questa dissertazione.

Beda (il ven.) prete e monaco inglese, nacque l'anno 673, e morì nel 735, di 62 anni. Abbiamo di costui più scritti sulla musica. Parlando di un trattato di musica attribuito a Beda, il dottor Burney ha fatto una rimarchevole scoperta. Il titolo del libro si è: De musica theoricâ et practicâ seu mensuratâ. Delle due parti che compongono questo trattato, la prima è stata scritta da Beda: frattanto, dice M. Burney, egli è evidente che la seconda è opera di una mano più recente: vi si fa menzione di stromenti di musica, dei quali non parlano gli scrittori contemporanei di Beda, come l'organo, la viola, ec.; in oltre, la parola mensurata, nel titolo del libro, par sufficiente a provare che essa sia l'opera d'uno scrittore più moderno di Beda (V. Burney, Hist. gen. de la mus. tom. 2.).

Bedford (Arturo), inglese, ha inserito nell'opera periodica The present state of the republic of letters (lo stato presente della repubblica delle lettere), London 1730, in 8º una dissertazione, nella quale egli tratta: I. Of the music of the Greeks and Hebrews, cioè “Della musica dei greci e degli ebrei”; II. On the music and service, as performed in the temple, cioè “Della musica e della liturgia del tempio.” (V. Hist. de Forkel, t. 1, p. 177.) Può leggersene un estratto nel tomo settimo della Bibliothèque Angloise.

Bedos de Celles (don Francesco) benedettino della dotta congregazione di san Mauro nella Francia, membro della reale accademia di Bordeaux morto nel 1779. Abbiamo di lui l'Art du facteur des orgues, a Paris 1766 e 1778, 4 volumi in fol. con molte figure in rame. Quest'eccellente opera, molto necessaria ai fabbricatori di organi, entra nella Descrizione delle arti e mestieri fatta o approvata dai Signori dell'Accademia delle scienze di Parigi, e recentemente dai Membri dell'Istituto nazionale di Francia (V. Diction. bibliograph. de Cailleau, a Paris 1802, tom. 4).

Beethoven (Luigi-Van), che si è detto esser figlio naturale di Federico-Guglielmo II, re di Prussia, e nato a Bonn, nel 1772. Prese egli da prima lezioni di musica da Neefe, e quindi dal cel. Albrechtsberger. All'età di undici anni suonava di già il cembalo temperato di Sebastiano Bach. Fece egli comparire allora a Manheim e a Spira, nove variazioni di una marcia, tre sonate pel cembalo ed alcune canzonette. Ha pubblicato di poi un gran numero di sonate per il piano-forte, e più opere di trio, di quartetti, e quintetti per violino. Fra i pezzi, ch'egli ha scritto per la musica vocale si cita principalmente con elogio, una scena ed aria a grande orchestra e forte-piano: Ah! perfido spergiuro. (V. il Catal. di C. Zulehner). Beethoven è riguardato come uno dei più valenti compositori de' nostri giorni. Ecco non per tanto ciò che del suo stile dice Carpani. “Beethoven accumula i numeri e le idee, e la quantità e la stranezza ricerca delle modulazioni, e non produce allora che delle erudite intricatissime confusioni, piene di ricercatezza e di studio, ma prive d'effetto.” (Lett. 1.) Sembra ancora che lui abbia in vista nella lett. 15. “Che avverrà dell'arte, egli dice, e singolarmente della musica instrumentale, quando, coll'aver cessato di scrivere Haydn, è chiusa quella miniera di tesori sinfonistici? Che ne avverrà? Voi lo vedete già in parte e tra non molto lo vedrete ancor più. Un solo potrebbe ancor sostenerla. Un suo bellissimo settimino, i primi trio, le prime sinfonie, li primi concerti per cembalo, che diede alle stampe; l'unire ch'ei fece in que' suoi lavori veramente belli lo stile di Haydn a quello di Mozart provano quanto fondate sarebbero le mie speranze. Ma vorrà egli pure porre un freno alla sua fantasia? Vorrà darle un ordine, una misura, un carattere? Vorrà anteporre la bellezza alla singolarità? Vorrà cessare d'essere il Kant della musica? In una parola: vorrà farsi un sistema chiaro, intelligibile, sensato, e seguirlo? Certo è che in questa sfera di composizioni la natura gli ha dato dei doni che all'Haydn ed al Mozart soli sembrava aver riservati. Ma egli, in vece di farne uso moderato e saggio, dilapida e distrugge il suo patrimonio, scrivendo perfino delle sinfonie che durando ore, vi recan un piacere di pochi minuti, mentre, se durassero minuti vi lascerebbero con un piacere di più ore. Non basta il genio, vi vuol misura e ragione. Fu chiesto una volta a Haydn da un mio amico che gli sembrasse di questo giovine compositore. Rispose il vecchio con tutta la sincerità: – Le prime sue cose mi piacquero assai; ma le ultime confesso che non le capisco. Mi pare sempre che scriva delle fantasie – .”

Beissel (Jodoro) consigliere degli Arciduchi d'Austria, noto come oratore, poeta, giureconsulto e filosofo, visse a Aix-la Chapelle dal 1474, sino al 1494. Fra l'altre opere lascionne una col titolo: De optimo genere musicorum (V. Joecher).

Beldemandis (Prosdocimo) da Padova pubblico professore di musica in quell'università nel 1412, ed autore di un Comento al libro di Giovanni de Muris su la musica, che si conserva inedito nella raccolta di monumenti antichi esistenti nella libreria dei padri conventuali di Bologna, (come si ha dalla Storia del P. Martini) dove vi ha in oltre di questo autore: I. Tractatus compendiarius practicæ cantus mensurabilis, MS. anno 1408; II. Opusculum contra theoricam partem sive speculativam lucidarii Marchetii Patavini, MS. anno 1410; III. Cantus mensurabilis ad modum Italicorum, MS. anno 1422; IV. Tractatus planæ musicæ in gratiam magistri Antonii de Pontevino Brixiani, MS. an. 1412; V. De contrapuncto, MS. anno 1412. Queste opere non hanno altro merito, che quello di far conoscere lo stato della musica in quel secolo.

Beloselsky (Alessandro) principe russo, morto nel 1810, pubblicò all'Haya nel 1778, un libro intitolato: Della musica in Italia. Si crede che Marmontel glie lo abbia disteso e ordinato: esso è pieno zeppo di giudizj erronei sulle composizioni di Vinci, di Leo, di Pergolesi, di Hasse, di Jommelli, di Gluck, ec. Mr. Suard ha fatto una critica assai pungente dell'opera del principe Beloselsky. (V. le Journal Encycl. 1778, oct. p. 305.)

Belz (Natanaele) della reale accademia delle scienze di Berlino è autore di un Trattato sul suono e sua origine, propagazion nell'orecchio, dietro la teoria della formazion dell'orecchio e della maniera con cui noi ascoltiamo, Berlino 1766. Questa memoria ha riportato il premio dell'accademia nel 1763. L'autore inerentemente a molte ipotesi ha molto ingegnosamente spiegato i fenomeni che dovea spiegare: ma siccome coteste ipotesi non sono generalmente approvate nella fisica, quindi pajono insufficienti alla risoluzione proposta.

Bemetzrieder, nato nell'Alsazia, nel 1748, venne in Parigi e si unì con Diderot. Egli insegnò l'armonia alla figliuola del filosofo, e quest'ultimo dispose in buon ordine le lezioni di cembalo, ed i principj d'armonia di Bemetzrieder, pubblicati nel 1771 in 4º. Ecco i titoli dell'altre sue opere: Traité de musique, concernant les tons, les harmonies, les accords et le discours musical, 1776 in 8º; le Tolerantisme musical, Paris 1779, in 8º; Essai sur l'harmonie suivant les règles de la syntaxe et de la rhétorique, deuxieme édition, Paris 1781, in 8º; Méthode et réflexions sur les leçons de musique, 11 edit. 1781, in 8º; Lettre à MM… musiciens de profession, Paris 1781, in 8º; Nouvelles Leçons de clavecin en anglais et en français, Londres 1782, in 4º; Précis des talens et du savoir du musicien avec une Nouvelle méthode, qui peut guider l'amateur dans son étude, Londres 1783, in 8º. Mr. Bemetzrieder si era stabilito a Londra dopo il 1782. I di lui principj di cembalo sono stati tradotti in idioma spagnuolo da don Benito Bails, e impressi a Madrid nel 1775, in 4º.

Bendeler (Salomone) nacque a Quedlinburg nel 1683; suo padre avendo conosciuto i suoi talenti per la musica, e la sua voce bella, forte e penetrante, gli diè egli stesso le prime lezioni di musica, ed ebbe motivo di restar contento dei progressi di suo figlio. Questi si rese a Londra, ove in un concerto, la di lui voce fece sentirsi in mezzo agl'istromenti; un'altra volta sorpassò fin anche il suono ripieno dell'organo della gran chiesa di san Paolo. Gli fu offerto il servizio, lasciandolo in libertà di stabilir egli stesso le condizioni; ma non era a suo grado il serio contegno degl'inglesi, ed ei preferì lo accettare un impegno all'opera di Hambourg, e quindi passato essendo in Berlino, fu nominato basso della corte, della camera e della cappella del duca di Brunswick. Trovandosi nella chiesa principale di Dantzick, dopo di aver fatti alquanti preludj sull'organo al finir del sermone, spiegò egli tutta la forza della sorprendente sua voce. Un mormorío, che sollevossi per alcuni momenti da che egli ebbe cominciato, tra le donne nella chiesa, interruppe la liturgia. La moglie di uno de' principali senatori della città, soppraffatta da quella terribile voce, partorì per la sorpresa felicemente un figliuolo. Il di lei marito, soggetto fino allora al mal di gotta, fu in tal maniera trasportato di allegrezza alla nuova di quel fortunato avvenimento, che da quel momento si sentì perfettamente guarito. Informato a chi dovesse quella doppia avventura, invitò Bendeler, con una numerosa compagnia al banchetto pel battesimo, e fecegli trovare sotto la sua coperta una somma di trecento ducati, attestandogli la sua riconoscenza pel servizio, che testè avevagli reso, come medico di lui stesso e della moglie. Questo aneddoto fè conoscer Bendeler, e gli diè ingresso in tutte le compagnie. Allora fu che il duca di Brunswick, desiderando di sentirlo sul teatro, lo chiamò in sua corte, ma qualunque offerta gli facesse, non potè indurre il virtuoso a cantar sul teatro, se non accordandogli il dritto di andare a caccia nel vicino bosco. Questo valente artista morì ai 41 anni di sua età nel 1724.

 

Bendlowes (Eduardo), dotto inglese del decimosettimo secolo. Dopo aver fatti i suoi studj nell'università di Cambridge, viaggiò in molte corti di Europa; e tuttochè avesse egli avuto 21 mila franchi di rendita, le spese eccessive che far gli fu d'uopo, talmente lo spossarono, che al suo ritorno in Oxford i di lui creditori lo fecero mettere in prigione. Egli impiegò quell'ozio allo studio, e tanto gusto vi prese, che lo continuò eziandio dopo avere ricuperata la sua libertà. Egli morì li 30 decembre del 1676, in età di 37 anni. Tra le opere che pubblicò, trovasi ancora per rapporto alla musica: Sphinx theologica, sive Musica templi ubi discordia concors. (V. Joecher.)

Benevoli (Orazio), allievo di Bernardino Nanini, divenne maestro di cappella della basilica di san Pietro in Roma nel 1650, e morì dodici anni dopo. Antonio Liberati nella sua lettera a Ovidio Persapegi, assicura che Benevoli supera di molto il suo maestro Nanini, e tutti i viventi contrappuntisti, nell'arte di scrivere la fuga e 'l contrappunto a quattro e a sei cori, di quattro parti ciascuno. Burney cita di costui una messa a sei cori o ventiquattro voci, che nell'effetto supera tutto ciò che si conosce in questo genere. Le di lui composizioni vengono raccomandate a' giovani studenti quai modelli di perfezione, dai padri Martini e Paolucci. (V. Saggi di contr. ed Arte prat. di contrap.)

Benincasa (il conte di) rispettabile non che per l'illustre sua nascita, come ancora pe' suoi talenti e le sue cognizioni nella letteratura, nacque in Venezia circa al 1745. La musica gli ha grandi obbligazioni, poichè fu egli che somministrò a Mr. Laborde, autore del Saggio su la musica, un'infinità di notizie intorno a' poeti ed a' compositori dell'Italia. Nel 1784, trovossi a Londra giusto all'epoca in cui vi si diede la prima gran musica funerale in onore di Hendel. Il dottor Burney sapendo ch'egli era buon conoscitore in musica, gli dimandò qual effetto quell'orchestra colossale aveva prodotto su di lui. Il conte inviogli la sua risposta per iscritto, che Burney ha inserita nella descrizione di tal festa, e che si trova eziandio nella traduzione tedesca fattane da Eschenburg.

Bennet (John), eccellente compositore, ed esercitato del pari in tutti i generi, viveva in Inghilterra sul finire del 16º, e ne' principj del 17º secolo. Hawkins riferisce aver egli fatto imprimere nel 1599, diciassette madrigali a quattro voci di una grande profondità, ed ornati di tutte le bellezze della musica vocale. Un madrigale sul trionfo di Orione, ed alcune canzoni trovansi nell'opera di Ravenscroft pubblicata nel 1614, col titolo di “Considerazioni sull'utilità di conoscere i gradi della musica mensurabile.”

Bérard, nato nel 1710, cantante sul teatro dell'Opera in Parigi d'onde ritirossi nel 1745, è autore d'un'Art du chant, che è divenuta inutile da cinquant'anni in quà, ma che servir può a farci conoscere il gusto del canto, che aveva fatto per un secolo le delizie di Parigi, e di tutta la Francia.

Berardi (Angelo) maestro di cappella, e canonico della chiesa di sant'Agata in Viterbo, pubblicò in Bologna nel 1687, Documenti armonici, ove trovansi le regole dei contrappunti doppj degl'italiani: nel 1689, Miscellanea musicale; nel 1690, Arcani musicali; nel 1694, Il perchè musicale: ovvero staffetta armonica. Questo autore veniva consultato da tutti i paesi. Il Perchè musicale contiene sei risposte, che sono molto curiose. Nell'opere del Berardi si trovano delle ottime cose; ma generalmente vi regna un tuono di pedanteria ridicola. I suoi Ragionamenti musicali pubblicati in Bologna nel 1681, in 4º, sono un eccellente libro per la storia della musica. Berardi era l'autore favorito di mio padre, commendatogli moltissimo dal suo maestro Leo. Marpurg e Choron lo pregiano assai come scrittore didattico e come profondo contrappuntista.

Bergier (Niccola), celebre professore di belle lettere nell'università di Rheims nel 16 secolo, morto nel 1623, lasciò una Dissertazione su la teoria della musica, manoscritta, di cui fa menzione Bayle, e Niceron t. 6, p. 86.

Berlin (Giov. Daniele) distinto organista della cattedrale di Trondheim in Norvegia; dopo aver acquistata sotto la direzione di suo padre, una grande abilità nella sua arte, nel 1730 si rese a Copenhague, e vi rimase sino al 1737, d'onde fu chiamato a Trondheim come organista, carica ch'egli occupò di poi con la soddisfazione generale di tutto il mondo. Abbiamo di lui le seguenti opere scritte in tedesco: Elementi di musica ad uso de' principianti 1744. Instruzione su la Tonometria, 1752. Manuduzione alla Tonometria, come si può coll'ajuto del calcolo logaritmico secondo le progressioni geometriche computar presto e facilmente l'ondulazione della temperatura musicale, a seconda dell'avvertimento del 1752. E finalmente Il Monocordo nuovamente trovato e ordinato, Copenhague e Lipsia 1767, 48 pag. in 8º con figure. Il monocordo ha la particolarità, che non cambia mai di tuono, qualunque sia la temperatura dell'aria. Egli possedeva nel 1756, un cembalo a cui aveva data la stessa proprietà; invenzione che Mr. Triklir sembra d'avere condotta, dopo quell'anno, al più alto grado di perfezione. (V. Beytr. Marpurg, t. II.) Vi sono anche di Berlin Sonate per il cembalo, Ausburgo 1751. Egli morì verso l'anno 1775.

Bernabei (Ercole), allievo e successore di Benevoli nel posto di maestro di cappella della chiesa di san Pietro in Roma, e maestro dell'ab. Stefani, dee annoverarsi fra' grandi armonisti nell'antico stile ecclesiastico, che hanno fiorito nel secolo 17º. Questo compositore fu chiamato alla corte di Baviera nel 1650 e vi passò il resto dei suoi giorni. Gius. Antonio Bernabei di lui figlio, gli succedette come maestro di cappella dell'Elettore di Baviera. A far l'elogio di questo gran compositore, basta il dire che Hasse lo stimava molto. Egli viveva ancora nel 1732, e secondo Burney, prolungò la sua esistenza sino all'età di 89 anni. Si è pubblicata a Vienna nel 1710, una raccolta delle sue messe, ed un'altra a Ausburgo, sotto il titolo: Orpheus ecclesiasticus.

Bernacchi (Antonio) caposcuola nell'arte del canto, nato in Bologna verso il 1700, si rese assai celebre, singolarmente per gli allievi che egli ha formati. La natura non avendogli data una voce eccellente, cercò di riparar questo difetto per via dell'arte, e frequentò a tal effetto la scuola del gran Pistocchi che di recente stabilita aveva in sua patria. Pistocchi il sottomise a' più difficili esercizj, e ingiunsegli che non dovesse mostrarsi nè in chiesa, nè in teatro se non quando egli il giudicherebbe a proposito. Bernacchi si tenne adunque celato secondo l'ordine del suo maestro: finchè questi gli disse che poteva farsi sentir pubblicamente. Egli si distinse ben tosto nella sua patria, fino a meritare il titolo di re dei cantanti. Ciò avvenne circa al 1721. Poco tempo di poi entrò al servigio dell'Elettor di Baviera, e quindi dell'imperadore a Vienna. Hendel il condusse con più altri italiani a Londra nel 1730. La brama di assomigliarsi al suo maestro, con istabilire una nuova scuola, lo indusse circa il 1736, a far ritorno alla patria, per eseguir questo disegno. A lui deve l'arte i Raffi, gli Amadori, i Guarducci e tant'altri. Martinelli però, nel suo dizionario di aneddoti, dice di lui che avesse sacrificato nel suo canto l'espressione de' sentimenti al piacere di far brillare il suo valore nell'esecuzione dei passaggi i più difficili. Il conte Algarotti, nel suo Saggio, par che confermi tal giudizio con dire, esser egli stato l'autore degli abusi che s'introdussero allora nell'arte del cantare. Rousseau, nel suo Dizion., si avanza fino ad affermare che Pistocchi avendolo sentito cantare, gridò: Ah! malavventurato ch'io sono! io ti ho insegnato a cantare, e tu vuoi suonare! ma Arteaga dice che a torto vien egli chiamato il Marini della moderna licenza, e che il suo raro merito il fece anzi comparire il più rinomato cantor del suo tempo (t. 11, p. 41). A lui si attribuisce generalmente la nuova maniera di articolare i passaggi per via del petto. (V. Mancini e Laborde.)