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La plebe, parte IV

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– Maddalena! gridò in tono di comando la Zoe, e la giovane plebea si arrestò; ma i suoi occhi mandavano lampi di odio da far paura.

– La riverisco: seguitò la Zoe, parlando alla contessa. Se la avrà alcuna cosa da comunicarmi, non iscriva, la prego, ma mi mandi chiamare o si degni disturbarsi per venire da me; io farò il medesimo quando abbia notizie da apprenderle.

Candida fece un lieve cenno del capo che poteva passare insieme per un'espressione di consentimento e per un saluto, abbassò di nuovo e rattamente il velo sulla faccia ed uscì.

Maddalena fece un balzo dietro di lei, come se le volesse piombare addosso e ghermirla.

– Ebbene? che cosa fai? Le domandò la Zoe con un certo sorriso sulle labbra di porpora.

– Non vorrei lasciarla partire senza piantarle su quella bella faccia lo stampo delle mie unghie… Esclamò con accento pieno di ferocia la Maddalena. Ah! la è bella davvero la superba!.. Avrei voluto levargliene e bellezza e superbia.

– Sta, sta: disse con quel suo sorriso la cortigiana. Quella bellezza è già di molto danneggiata, e quella superbia non hai visto come si contorceva spasimando sotto l'umiliazione?

Di quel giorno medesimo, come Zoe aveva annunziato avrebber fatto, le due donne si misero all'opera. Il destino parve volerle favorire. La seduzione del capoguardiano non fu difficile; e Maddalena, guidata proprio da una felice ispirazione, non tardò ad incontrare Andrea. Ella aveva udito raccontare come al tempo della catastrofe ond'era stato colpito il povero operaio, i bimbi di costui fossero stati ricoverati nell'Asilo infantile, e con accortissimo consiglio la si pose a gironzare intorno a questo stabilimento, sicura che il misero padre ci sarebbe capitato. E diffatti nella mattinata medesima lo vide. L'infelice appena era riconoscibile. Il dolore lo aveva invecchiato di dieci anni, e gli stenti della miseria, che continuavano per lui più crudeli che mai, gli venivano inaridendo le fonti della vita. Maddalena con molto acume aspettò ad accostarlo e parlargli quando egli uscisse dall'asilo, dopo aver visti i figli. La capì che prima egli non sarebbe stato molto disposto ad ascoltarla, ed avrebbe accolto con impazienza una compagnia ed un discorso che gli avrebbero ritardato la gioia – l'unica sua gioia oramai – di vedere ed abbracciare i bambini.

Quando adunque Andrea se ne venne fuori (e la sua faccia era più lieta, meno velati i suoi occhi) Maddalena gli si appressò, e fece come se l'incontrasse per caso, interrogandolo di lui e delle cose sue, compiangendolo forte, e con quelle parole di pietà che ogni donna sa trovare, delle avvenutegli disgrazie.

– Ed ora, gli domandò poi, avete trovato lavoro?

– No: rispose mestamente l'operaio; non ho potuto ancora allogarmi presso nessuna fabbrica. Manca il lavoro; i principali mandano via i buoni operai, altro che prenderne un tristo, come oramai ho il nome d'esser io… come sono: soggiunse con un amaro scoraggiamento. Ho vissuto sinora aiutando qualche mio amico facchino a portar legna… E tutto ieri non ho potuto fare neppur questo… Ma che importa? (schiuse le labbra ad un doloroso sorriso). Per me non me ne fa più nulla, e i miei bambini hanno pane, vesti e ricovero.

– Pover'uomo! disse la Maddalena veramente impietosita. Vuol dire che non avete mangiato…

Andrea curvò il capo e levò le spalle con atto che voleva dire:

– La è proprio così, ma ci sono avvezzo oramai.

– Siete avviato in qualche luogo dove abbiate da recarvi? domandò la giovane.

– No: rispose l'operaio con quella sua tranquillità rassegnata che pareva apatia. Non ho da andare in nessun luogo, non ho nulla da fare.

– Ebbene, venite meco; ho certe cose da far trasportare, e voi siete appunto l'uomo che ci vuole. Intanto avrete da colazione.

Andrea nè ringraziò, nè disse pure una parola, ma seguì passivamente la Maddalena, che lo condusse dove aveva ora la sua dimora, cioè nel misterioso quartieretto di Bancone.

– Che cosa debbo fare? domandò l'operaio introdotto colà dentro.

– Prima di tutto colazione: disse la Maddalena, facendo sedere Andrea ad una tavola e mettendogli innanzi cibo e bevanda.

Quando Andrea ebbe mangiato e bevuto come un affamato che da ventiquattro ore non ha più avuto un boccon di pane sotto i denti, come un beone che da molti giorni non ebbe più un fiasco di vino in sua balìa, si alzò e disse con voce più sicura e più forte di quella che avesse prima:

– Or bene, che cosa volete ch'io faccia?.. Ora mi sento ritornate le mie forze e capace di sollevare quanti rubbi volete.

Guardò intorno ed esaminò l'eleganza del quartiere in cui si trovava.

– Cospetto! Siamo a casa di qualche principe, qui… E che cosa ci fate voi, Maddalena? Siete venuta a servire dei ricconi…

Maddalena fece un superbo sorriso, e non resistette alla vanità di dire:

– Io qui non sono serva, ma padrona…

Andrea allargò tanto d'occhi, e la guardò con una meraviglia che toccava al sospetto.

– Davvero!.. Mi rallegro con voi… Or dunque, serva o padrona che siate, qual cosa posso io fare per voi?

La giovane, istrutta dalla Zoe che aveva ricevute le comunicazioni di Quercia, prese Andrea ad un braccio e gli disse:

– Vi ricordate voi di chi vi salvò la vostra Paolina dal coltello di quei cannibali e ve la fece sotterrare da cristiana?

Le guancie d'Andrea, colorite dall'abbondoso pasto che aveva fatto pur allora, impallidirono; gli occhi si velarono di nuovo, e la voce tornò profonda ed affiocata.

– Che venite voi a rammentarmi? disse recandosi la mano alle ciglia come se volesse ripararsi dalla vista del cadavere di sua moglie sulla tavola di marmo cui le parole di Maddalena gli rievocavano dinanzi. Pur troppo che ricordo tutto.

– Ricorderete adunque eziandio la promessa che avete fatto: «Se alcuno di voi ha bisogno d'un uomo…»

– Ebbene? domandò Andrea interrompendo: v'è uno di quei due che abbia bisogno di me?

– Sì… Non sapete che il dottor Quercia fu arrestato?

– Ah! è vero: esclamò l'operaio, battendosi la fronte, e con tono di rampogna verso se stesso per non averci pensato.

– Bisogna salvarlo.

– E ci posso io qualche cosa?

– Tutto.

– Che debbo fare?

Maddalena gli pose innanzi le impronte di cera.

– Fabbricar le chiavi che devono aprirne la prigione.

Il ferraio indietrò come se vedesse uno spettro, e le sue chiome scarmigliate gli si drizzarono sulla fronte.

– No, gridò egli, non questo… Domandatemi il mio sangue, ma non ciò.

Egli si era riveduto di botto nel sotterraneo a fabbricar le chiavi che avevano servito per l'assassinio di Nariccia; gli pareva veder sulle sue mani spuntare a chiazze un sudore di sangue – di quel sangue che senza di lui non si sarebbe versato.

– Perchè non questo? domandò la Maddalena.

– Perchè ho giurato che mai più non avrei fatto opera simile.

– Avete pure giurato di far qualunque cosa per la salute del vostro benefattore. Dura così poco in voi la riconoscenza?

Andrea non riluttò più a lungo. Si credeva realmente obbligato da quella sua promessa. Di quel giorno si provvide di tutto il necessario, e nella notte susseguente le chiavi furono fatte nella cucina del quartieretto medesimo cambiata in laboratorio.

Al mattino Maddalena le portò trionfante alla Zoe che l'abbracciò e la baciò con trasporto.

– È salvo: esclamò brandendo quelle grosse chiavi la cortigiana.

E le cose in fatti s'avviavano il meglio che si poteva desiderare in favore di Gian-Luigi. Il capo-guardiano era stato il più arrendevole uomo: e sollecitato anche dal conte Langosco, il quale aveva pensato del pari dirigersi a lui, vendeva a costui ed alla cortigiana, all'insaputa l'un dell'altra, l'opera sua. S'era già cercato il luogo di rifugio, la Zoe aveva indotto Bancone a mettere a disposizione di lei una sua carrozza con due cavalli, quella notte ch'ella avrebbe voluto, per andare dove a lei piaceva e guidata da un uomo di tutta fiducia della cortigiana: le tre donne credevano fermamente al successo, e nella loro febbrile aspettazione cominciavano a rallietarsi. Ma per loro sventura e per quella del medichino, la Zoe s'era dimenticata della raccomandazione fattagli da Gian-Luigi nel primo bigliettino scrittole dalla carcere, di tener d'occhio Barnaba e studiarlo per iscoprire il movente della sua condotta. Ella, il poliziotto, non l'aveva visto più, e l'aveva dimenticato: ma non avevala dimenticata egli, che, dopo le fatiche di quella sera dell'arresto, rimasto due giorni nuovamente a letto per rimettersene, erasi poi dato colle maggiori cautele del mondo a spiare i passi e la casa della cortigiana. Vide così un uomo con troppa cura celato il viso introdursi alcune volte nella casa di Zoe, la sera: non lo riconobbe punto per un guardiano delle carceri, ma dubitò che gli era qualche messo segreto per intrighi a vantaggio del medichino: un'altra volta vide la Maddalena sgusciar lesta sotto il portone della abitazione della Leggera: indovinò subito che all'antica serva di Pelone la cortigiana aveva affidate le lettere tanto cercate, e che importava quindi massimamente apprendere dove la ragazza si nascondesse e là poi pigliarla al covo. Ma per quella volta non gli venne fatto, perchè le due donne uscirono insieme in carrozza, ed egli che aveva aspettato per codiarle, dovette rinunziare al proposito di seguitarle. Una più importante scoperta ancora gli venne fatta: e fu una mattina che vide per tempo uscire, assai modestamente vestita, la Zoe con un fitto velo sulla testa da coprirsene le sembianze, sola, a piedi e con certa aria di premura e di mistero da destare sospetti non che nel furbo poliziotto, ma in ognuno che di quella donna conoscesse le abitudini ed il modo di vita.

Barnaba la seguì e la vide entrare in una delle più vicine chiese, e colà recarsi difilata nell'angolo più scuro d'una delle più riposte cappelle. Non era impossibile che un impulso di divozione la menasse colà – cotali donne ne hanno pur tante di stranezze! – ma il poliziotto ci credeva poco. S'accostò pian piano, nascondendosi bene dietro i fusti delle colonne e stette a sorvegliare, atteggiato in guisa che ognuno l'avrebbe preso per un ascetico credente che non pensa se non alla salute dell'anima sua.

 

Non dovette rimanere lungo tempo in attesa. Un uomo, guardandosi attorno con molla cautela, si venne accostando alla Zoe velata; e inginocchiatosele presso, ebbe con lei un colloquio bisbigliato, breve, ma in apparenza vivace. Barnaba stette col viso affondato nelle mani, come assorto nella più ardente preghiera, ma d'infra le dita il suo sguardo non si staccava dai due colloquenti. Quando uscirono, la donna prima e per una porta, l'uomo dopo e per un'altra parte, Barnaba lasciò andare la Zoe e tenne dietro al maschio; lo vide entrare nelle carceri, e riconobbe il capoguardiano. Senza perdere un minuto, egli corse dal signor Commissario Tofi e gli parlò vivamente per un quarto d'ora. Il Commissario, dopo uditolo, si recò in fretta dal Ministro degl'interni.

Era fissata la notte e l'ora della fuga: tutto pareva andar sempre a seconda. L'ispettore, da qualche giorno malato, non s'era più fatto vedere: il capo dei custodi aveva disposto le cose nel modo che s'era voluto; le chiavi erano in mano al custode affiliato alla cocca, ed erano già state provate nelle serrature.

Giunto il momento, la Zoe era nella carrozza ferma in piazza Susina, dove sedeva a cassetta uno degli uomini scampati all'arresto dei malfattori; la Maddalena che ce l'aveva accompagnata, era discesa e venuta, impaziente, fino alla piazzetta davanti alla Corte d'Appello, aspettando da un momento all'altro vedersi aprire il portone e venirne fuori Gian-Luigi. I minuti sembravano ore, ed ore di tormento. Alla fine credette udire nell'interno un lieve rumore di passi, un bisbiglio soffocato di voci. Si curvò alla toppa, vi pose avidamente l'occhio, ma per l'oscurità non vide nulla: vi appoggiò l'orecchio, e udì in modo affatto distinto i passi di due uomini che camminavano pianamente e venivano accostandosi; le parve di riconoscere, riconobbe di certo il passo di Gian-Luigi. Il cuore le balzava in petto da farle male: ma sull'ansietà oramai prepoteva l'emozione della gioia, più che la speranza, la sicurezza della salute di lui. Tutta intenta a ciò che succedeva sotto l'atrio del palazzo di giustizia, Maddalena non badava ad altro più, non avvertiva ciò che aveva luogo sulla piazzetta in cui ella si trovava: ed era che sei uomini in montura di carabinieri sbucavano fuori dalle cantonate e s'accostavano con passo sospeso essi pure verso il portone a cui la giovane stava origliando, preceduti da un uomo in abiti borghesi che pareva guidarli.

Ad un punto Maddalena fu riscossa da un grido di donna, che scoppiò sull'angolo della strada che va nella vicina piazza Susina.

– Salvati! – fu il grido – siamo perduti!

Era la Zoe, che non potendo più reggere alle mosse, era discesa di carrozza, e veniva a vedere essa pure; e sopraggiungendo vedeva gli agenti della forza pubblica stringersi intorno alla sua complice innanzi al portone.

Maddalena sussultò, si volse, vide gli uomini e il luccicar delle armi, fu per mandare un grido ancor essa; ma l'uomo in panni da borghese d'un balzo le fu sopra, e senza dir pure una parola le pose violentemente una mano sulla bocca, mentre due carabinieri prendevano la donna alle braccia, ed a forza la tenevano ferma.

La Leggera vide quell'uomo senza uniforme volgere verso di lei una faccia scialba ed uno sguardo di fredda ed ironica minaccia, e gli parve riconoscerlo.

– Sempre colui! si disse quasi spaventata. Ma chi è egli?.. che vuole da me?

Fuggì presa da un terrore strano, si gettò nella carrozza e la fece partire di galoppo senza aspettare altro. Ogni speranza di poter salvare Luigi, per allora, era perduta.

E Maddalena frattanto udiva – ora con angoscia – gli sforzi che facevano quei di dentro per aprire il portone, e non poteva in niun modo avvisarli.

Il portone finalmente si aprì e comparvero due uomini: quattro carabinieri e Barnaba (poichè Zoe aveva veduto bene, e l'uomo in abiti borghesi era lui) si precipitarono addosso al più giovane, che, disarmato e preso all'improvviso, non potè far resistenza.

Egli riconobbe altresì Barnaba.

– È dunque fra noi una partita a morte? disse col suo disdegnoso sorriso.

Barnaba fece un cenno affermativo col capo.

– La prima giuocata l'avete vinta voi, soggiunse, grazie al pugnale di Graffigna: ma non l'avete vinta abbastanza bene. Ora la rivincita e la decisiva a me.

Gian-Luigi salutò, come in un assalto cortese, un campione toccato dal fioretto dell'avversario.

La Maddalena, libera la bocca dall'imbavaglio, gli occhi umidi di pianto fissi con immenso desiderio e amore e rimpianto sul viso alquanto impallidito del suo diletto, mandò una voce ed un singhiozzo:

– Oh mio Luigi! gemette ella.

Il medichino le si volse con espressione di molta pietà e di molta amorevolezza.

– Povera Maddalena! esclamò. Ora eccoti in trappola anche te.

Gettò uno sguardo pieno di rincrescimento nello scuro della notte traverso il portone, là dove nella strada si stendevano i giallognoli raggi d'un lampione, e represse un sospiro. Là era la libertà; ed egli era venuto proprio fino alla soglia a contemplarla, Tantalo della medesima.

– Ah di me non importa: disse con vivacità di sentimento che poteva dirsi sublime la giovane plebea. Potessi aver salvato te, ed a me poi accadesse qualunque peggior cosa del mondo.

Gian-Luigi non la ringraziò che con uno sguardo, ma era uno sguardo d'ineffabile tenerezza, onde tutta ella si sentì commuovere.

– Costui, comandò Barnaba accennando il medichino, sia per ora ricondotto nella sua prigione; ma stia sulla sua porta un uomo di guardia fino a nuovo avviso; questo traditore (ed era il custode che additava) sia subito messo ai ferri e nella stanza di deposito; così pure si faccia al capoguardiano. Quanto a voi, bella giovane, prima di trovar domicilio alle Torri3 vi darete l'incomodo di condurci alla casa dove ora avete dimora.

Maddalena incrociò le braccia al petto con atto pieno di risoluzione, e disse fieramente:

– Dov'io dimori da me non lo saprete mai.

Barnaba sorrise con espressione d'ironica superiorità.

– Non abbiamo più bisogno d'apprenderlo, carina, disse con ischerno, e son io medesimo che avrò l'onore di guidarvici, caso che aveste disimparata la strada.

Così Gian-Luigi, furibondo, ma nascondendo, per la forza della volontà, il furore sotto le mostre della maggiore indifferenza, fu ricondotto nella carcere e custodito con una sentinella alla porta; e Maddalena venne da Barnaba fatta camminare sino al segreto quartierino di Bancone, dove il poliziotto da due giorni sapeva che la giovane si rimpiattava. Colà dopo un'accurata perquisizione nel locale e sulla persona medesima della giovane arrestata vennero scoperte le lettere e prese da Barnaba lieto e trionfante.

Maddalena fu condotta poscia in prigione ancor essa. La Zoe non s'era ridotta a casa sua, ma per misura di prudenza erasi ricoverata presso l'A. R. che concorreva in parte principale a mantenerne lo sfarzo, e con cui una lite recente, come abbiam visto, aveva da parecchi giorni interrotti i rapporti. Sapremo poscia se la cortigiana placasse e come l'ira principesca.

Il domani, di buon mattino, il conte Langosco riceveva un invito di recarsi dal generale Barranchi, e andatovi sollecito gli venivano rimesse le lettere tanto desiderate. Il marito di Candida tornò frettoloso a casa, e si ridusse nel salottino di sua moglie, solo con lei. Chiusi ben bene gli usci, trasse fuori l'involto, e lo gettò con mossa piena di supremo disprezzo alla moglie.

– Guardate se le ci son tutte: disse con voce piena di fiera ironia.

La contessa sciolse l'involto con mani tremanti, ed un vivo rossore la colorì sino alla radice dei capelli.

– Ci sono? ripetè il marito, guardandola con occhi da far abbassare qualunque più audace pupilla.

– Sì: rispose fiocamente la misera.

– Bene! Che cosa volete farne?.. Conservarle come un oggetto prezioso? Gettatele sul fuoco, madama, per Dio!

Candida allargò le mani e le lasciò cadere nel focolare.

– Ammirate la mia discrezione, madama, soggiunse il conte con ghigno insopportabile a vedersi, mentre guardava le fiamme consumare quei fogli. Non mi sono dato nemmeno il gusto di ammirare un solo di questi vostri periodi d'una prosa certo eloquentissima.

La donna curvò il capo e si tacque.

– Spero che la lezione vi basterà, continuava il conte, e che andrete più guardinga altra fiata nell'espansione letteraria de' vostri sentimenti.

Colla punta dello stivale ond'era stupendamente calzato il suo piede piccolo e sottile di forma aristocratica, spinse in là verso il fuoco un foglio che era caduto sulle ceneri.

– Le lettere sono state restituite da quella donna: disse con fievol voce la contessa, non osando levar gli occhi. È dunque riuscito a fuggire quell'… infelice?

– Ah ah! E' vi sta bene a cuore tuttavia: esclamò Langosco scaldandosi le mani alla fiammata.

Non rispose altro; ma dopo un breve silenzio, smesso il ghigno e l'accento ironico, disse con piglio e voce severi:

– Per questo scorcio d'inverno, signora, vivremo qui, come per lo passato. Giunta appena la primavera, io avrò bisogno di fare un viaggio, poi nella state di prendere i bagni: e l'inverno venturo, se Dio mi dà tanta vita, conto andarlo passare a Parigi. Voi, al primo sbocciar delle foglie, andrete nel nostro castello, e di là – me vivo – non vi muoverete più… Le ragioni d'interesse sono già belle ed aggiustate mercè quelle carte a cui voi non è molto metteste la vostra firma.

Candida non disse una parola, non fece un movimento. Il conte, poichè tutte consumate dal fuoco erano le carte, s'avviò lentamente all'uscio per partirsi; quando fu alla soglia, già colla mano alla gruccia della serratura, si volse e disse; con crudele freddezza:

– No, quell'assassino non ha potuto fuggire. Ei fu rimesso in carcere e sarà impiccato… Che è ciò che gli spetta per ogni verso.

Ed uscì.

Quel giorno medesimo in cui Barnaba, mercè l'attenta sua sorveglianza, capiva che il tentativo di fuga doveva farsi nella notte e riusciva a sventarlo; quel giorno per la prima volta Maurilio si levava a sedere sul suo letto, e smesso il parlare interrotto del delirio, e i moti scomposti, domandava di parlare al marchese, al quale aveva un'importante rivelazione da fare.

3. Carcere per donne.