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Ora, fatte le mie scuse agli uditori di questa infilzatura di digressioni che fuggirò alla prima volta che avrò a ridir la storia, torno ad Alda la bella, e Giacometto l'innamorato, e Uberto il tentatore, e il Francese giovane e fragile alla tentazione. Era pensiero di questi due ultimi, venuto al primo, e approvato dal secondo, ora che Uberto s'era ficcato in casa alla povera famigliuola, studiarne bene gli andamenti, e come, ed a che ora, e per dove uscisse la fanciulla; e adocchiatala sola, come speravano, a trar le vacche a qualche deserto pascolo, o a far legne a qualche deserto bosco, od a qualunque faccenda in qualche simile solitario luogo, tendervi un agguato; e tra Uberto ed un suo fidato compagno rapir la fanciulla imbavagliata, e nasconderla fino a notte, e poi portarla giù in una cascina deserta già apparecchiata a ciò nel piano di Sant'Ambrogio. Ivi allora l'avrebbe raggiunta il cavaliero; il quale essendosi già con false nuove di mosse nemiche procacciato da' superiori l'ordine di venir alla Sacra, ora dicendo essersi trovati vani que' rumori, avrebbe così levato il momentaneo presidio. Ma siffatto disegno andò loro in parte fallito per l'amorosa gelosia di Giacometto. Il quale non solo trovò modo di far sottentrare alcuno de' suoi compagni nella cura de' pascoli, ed egli rimanersi alla stalla del monistero; ma lasciando pressochè del tutto stalla e monistero ed ogni altra faccenda ed ogni altro luogo, quasi intero il dì e la notte era o dentro o fuori la casa di Alda, o guardavala con quell'ansietà che fa un avaro intorno al segreto luogo dov'abbia seppellito il tesoro; che non ardisce starvi troppo appresso per paura di svelarlo, ma non ha cuore di perderlo d'occhio; e va e viene e lascia, e mira da lontano e torna, e di tempo in tempo trova qualche pretesto di seder sopra al sacrato terreno, ed allora solamente è appieno tranquillo. Che la bella Alda uscisse poi mai fuori della porta, ei nol soffriva nemmeno in idea; e faceva egli tutte le faccende fuori di casa; consentendo i parenti di lei, ed ella stessa, che, se era alquanto leggera e vana, era poi virtuosissima fanciulla: e benchè rozza ed inesperta, e benchè non ne dicesse nulla a persona, s'era pur accorta di qualche scellerata intenzione di Uberto. Perchè questi, vedendosi andar fallito il primo pensiero di coglier la fanciulla fuor di casa, e, come diceva egli, al volo, si rivolse a quello di adescarla a poco a poco, ed impacciarla nelle sue reti; e forse con intenzione di riuscir a due colpi in un tratto, provò a farle intorno l'innamorato. Ma quand'anche la fanciulla non fosse stata virtuosa, ella era troppo altiera da dover dare orecchio a costui non giovane, non bello, non tenero la metà come Giacometto. E così è, che pressato dal capitano a cui mancavano oramai i pretesti di prolungare sua dimora, finalmente si ridusse ad usar la forza aperta contro la meschinella. Aveva osservato che ogni sera, all'imbrunire, Giacometto a malgrado della sua gelosia era sforzato di lasciar la guardia de' posti interni ed esterni della casa di Alda, per ire al monistero quando si raccoglievano gli armenti e si disponeano per la nottata. In seguito della quale osservazione lo scellerato dispose l'insidia sua.

Cadeva la ottava o nona sera dall'arrivo de' Francesi là su. Erano tranquilli nella capanna, la vecchia madre a filar in un angolo del camino; il padre dall'altro lato a bere insieme con Uberto il vino d'Asti che questi avea recato; Alda ad apparecchiare la cena, epperciò ora affaccendata in questa, ora in quella parte della cameruccia, ora rannicchiata presso al fuoco, il cui lume faceva or più or meno chiara quella scena domestica. A notte chiusa incominciossi a udir presso alla porta un susurrare e disputare insieme come di due o tre soldati, ed Uberto a sclamar più volte: «Ubbriaconi! è questa l'ora di star fuori e turbar la pace della buona gente? A' vostri alloggi; che se lo risà il signor capitano… Agli alloggi, agli alloggi; o sì ch'io…» Ma lo sgridare era nulla, e continuavan gli altri, e in breve ecco uno strido: «Son morto, aiuto, aiuto;» e spalancarsi la porta; e precipitarsi addentro due soldati, facendo chiasso come di quattro e sei; ed Uberto ad alzarsi, ed alzandosi dare una spinta alla pentola e scompigliar il fuoco; e in quella mezza luce, e quella confusione, uno de' soldati afferrar la fanciulla e imbavagliarla, e l'altro a levarsela in braccio, e portarla via; ed ella gettando un grido, ed i parenti accorgendosi in parte che fosse e domandando aiuto, Uberto a tirar la spada e far lo spaccamonte; e gridando «Bricconi, scellerati», a tener loro dietro come per inseguirli. Ogni cosa era ita loro a talento. I due rapitori non avean dato tempo ad esser conosciuti; Uberto avevo fatto sembiante non che d'innocente, ma di soccorritore; e i contadini credendola una baruffa di soldati, non che impacciarsene, si chiudevan nelle case. Così la meschinella era portata già fuori dell'abitato forse un cento passi, quando dibattendosi ella, che giovane e forte era, e stancando perciò colui che la portava, egli la mise un momento in terra per legarla, o meglio prendersela e portarla in due. Ma ella, come fu su' suoi piè, valendosi dell'istante, fuggì loro di mano, e di tutta corsa si diè a saltare e volare su per que' dirupi, scegliendo a posta i più scoscesi e pericolosi conosciuti da lei, non da' soldati, che men destri la seguivano a mala pena. Ma intanto Uberto aveva raggiunto i compagni, e senza fermarsi a rampogne, o a più infingersi, aiutava ad inseguirla, e chiuderle i passi. Così è che ella non volendo mettersi nella campagna più che mai deserta a quell'ora, si sforzava nella sua fuga non allontanarsi dall'abitato e vi girava intorno e s'accostava al monistero, dove sapeva essere gente, e Giacometto. Ma essendole chiuso il passo alla facciata e alla porta grande, a poco a poco veniva incontro alla parte opposta della cinta e si metteva per un ciglione scosceso, interrotto, e stretto e di poco più di un piè tra le altissime mura sovrapposte e il precipizio più alto e non meno a dirupo che sta di sotto. Quivi innoltrandosi con pericolo, a malgrado della sua destrezza, grandissimo, la inseguita fanciulla sperava ingannar gl'inseguitori; appunto come il camoscio di quelle alpi spinto da' cacciatori si slancia di rôcca in rôcca e si addentra più e più tra' precipizii, finchè vedendo rimasto sull'orlo opposto il cacciatore, si ferma egli e lo guata, e si crede pienamente sicuro. Stolto! che allora si è appunto, quando il cacciatore gli pone sopra a bell'agio gli occhi e lo schioppo, e lo fa morto precipitare nella frapposta valle. Così la meschina Alda giunta molto innanzi a quegli scellerati per lo ciglione a un luogo dove questo non che interrompersi finisce, e il muro sopra, e la rôcca sotto non fanno più che una sola superficie diritta a piombo, fermavasi quatta quatta e senza gridar nè fiatare, sperando non essere in quello spaventoso luogo seguita. Ma quale orrore, qual brivido di morte fu il suo quando le parve vedere, o vide le ombre nere di quegli arditi scellerati tentennanti avanzarsi per lo orrido sentiero, e già non esser più d'un trar d'arco da lei distanti! Diè allora in altissime strida per chiamare aiuto; ma era tardi oramai; niuno umano aiuto, quand'anche fosse udita, poteva impedire che quelli non la raggiugnessero ed afferrassero, e la portasser poi via, o la precipitassero. Meglio precipitar sè stessa; e mirava in giù se scorgesse luogo meno diroccato, o rovo o ginepro che la potesse trattenere; ma se v'era, non li poteva vedere. Meglio fidarsi alla providenza, al sommo Iddio che poteva mandare i suoi angeli a sorreggerla, al santo Arcangelo proteggitore speciale di quella popolazione, proteggitor dell'innocenza, combattitor de' mali spiriti, de' mali uomini. Sentissi a un tratto compresa di sovraumana fede e fiducia, guatò, fissò gli scellerati; e «Fermatevi», disse, «o ad ogni modo non m'avrete;» e non fermandosi quelli, e già essendo a dieci passi vicini ad essa, già a sei, già a quattro, dato un altro grido ed un altro sguardo alle mura, e non veduto anima; già sentendoseli incontro, già sendone come tocca, nomò San Michele, incominciò: «Nelle tue mani, o Signore…» e finì in aria la preghiera dell'ultime speranze.

Io non mi fermerò a descrivere lo stupore, la rabbia, la vergogna de' tre birbanti; e massimamente quando comparvero sopra le mura del monistero prima una e poi un'altra, e poi cento fiaccole; e sendo scoperti, e pensando alla ritirata, temettero fosse loro recisa, e a dispetto del pericolo si affrettarono anche più che non venendo. Nè dirò di Giacometto, il quale, come era sempre colla paura addosso che succedesse qualche cosa, fu il primo nel monistero che udisse il chiasso destatosi fuori alle grida de' parenti; e uscito e udito il caso, senza sostare od aspettare un compagno, erasi avviato dove gli si accennava; benchè essendo notte scura, e la fuggitiva cogli inseguenti molto innanzi, non sapeva dove andare, e dubitava, finchè udì le ultime strida di Alda sopra il ciglione, ed allora vi si mise addentro anch'egli di volo. Tutto era finito; ma non sapendolo egli, ed incontrando i tre che tornavano, in quel luogo favorevole ad una battaglia di uno contro tre, ed all'arma che aveva in mano, una lunga forca da stalla, egli sperava o per forza o capitolazione riavere l'amata, e presentando il triplice ferro al petto del primo, gliela domandò. Esitando questi, e non rispondendo altro che «largo largo» colla spada in mano e in atto di ferire; Giacometto, che non era allora in punto di gran pazienza, gli diè una grande inforcata pel corpo, e giù del precipizio, come avrebbe fatto d'un mucchio di fieno o di paglia, lo scagliò. Intanto giugneano due o tre de' suoi compagni stallieri con simili armi, e il combattimento essendo troppo disuguale, i due soldati superstiti, uno de' quali Uberto, ebbero per forza ad arrendersi, gettar le spade, e lasciarsi legar dai contadini. E fu per quelli gran fortuna, che essendovi già gran folla di questi, ne sopravanzò da trattener Giacometto, come seppe che Alda era precipitata. Voleva ammazzar gli scellerati, e dava in furie, e voleva sè stesso precipitare, quando incominciò uno a dire che giù, nella valle si vedevano lumi e si udiva un gran gridare e sclamare, e poi crebbero i lumi e le grida, e ben s'apposero, che era venuta gente intorno ai due precipitati. Nè sorgea perciò speranza nel povero Giacometto, finchè uno coricatosi e messo l'orecchio in terra, incominciò a dire che là giù gridavano miracolo, e tutti a far come lui, e Giacometto principalmente. Furonvi di quelli che udivano, e di quelli che no, e Giacometto era ora uno de' più creduli, ora de' più increduli; ma in breve tutti s'accordarono in dire, che il grido là giù era certo quello di miracolo, e tutti senza ben sapere che fosse, incominciarono a ripetere miracolo, e Giacometto a sperare, e tutti poi, quanto concedeva il luogo, a correre e cercare i sentieri che andavan giù, e intanto a lasciare quasi soli i prigioni. Ma fatti alcuni passi, e venuti dove s'allargava la via, erano fermati e ricacciati indietro dalla schiera de' Francesi che venivano in buona ordinanza, e le spade in mano ad aiuto de' loro compagni. Quindi a gridarsi da una parte: «Muoiano i Francesi; innanzi, figliuoli, le forche innanzi;» e dall'altra: «Man bassa sulla canaglia, man bassa, ammazza, ammazza.» Facevasi innanzi il capitano, che, fosse pentimento del succeduto, o timore di quello che potea succedere, sforzavasi in ogni maniera per rimetter pace; e solo che gli dessero i delinquenti, prometteva di farli egli castigare, e che tutto sarebbe finito. Ma non era udito da' terrazzani furenti e più numerosi; e le grida ricominciavano, e stavano per incominciar le ferite, quando comparì la processione de' monaci colle torce in mano e colla croce innanzi salmeggiando. I quali, ristando ognuno per rispetto, si misero tra le due schiere opposte, e finito tranquillamente il salmo, che diè tempo alquanto a sostarsi l'ire, incominciò l'abate una esortazione alla pace, dicendo: che sarebbe gran peccato e grande offesa a Dio, al santo Arcangelo, e poi al signor Re e al signor Duca, se per la scelleratezza di tre sciagurati tutta una popolazione di buoni contadini ed una schiera di bravi soldati d'accordo in punir i delinquenti si combattessero e scannassero senza profitto; che sarebbe ora tanto peggio, e l'ingratitudine degli uni e degli altri tanto più grave e perniciosa, che il santo Arcangelo aveva fatto, come egli udiva, ed aveva ferma fiducia, un gran miracolo; a cui ammirare ed esaltare dovrebbero attender tutti, anzichè a queste ire. Queste ire tanto più scellerate ed inutili, che di tutto quel chiasso non era così per rimanere, se non uno degli scellerati già punito, i due altri serbati a castigo ed esempio, e la vittima, la innocente insidiata vittima miracolosamente salvata a maggior gloria di Dio, del santo Arcangelo e della sua già gloriosa e miracolosa basilica. Detto ciò, il santo abate e i monaci avanzavansi maestosamente verso la truppa de' contadini, e dicendo «Andate a vedere il miracolo», tolsero in mezzo i due prigioni; ed essi innanzi, i Francesi dietro, si raccolsero al monistero, mentre i contadini si dispergevano e si precipitavano co' lumi in mano giù per li sentieri verso alla valle. Dal fondo della quale poi in breve videsi un altro stuolo più numeroso di lumi risalire, e poi raccozzarsi e frammischiarsi a mezza via; come vedesi talora farsi un solo di due voli di colombe, incontratisi da opposte parti a mezzo cielo. Nè Giacometto aveva aspettato il fine dell'allocuzione dell'abate; che vedutolo venire, e ben prevedendo oramai non si combatterebbe, e del resto poichè sperava salva l'amata, avendo più fretta di rivederla che di vendicarla, s'era tolto di mezzo agli altri, ed era venuto giù per lo più scosceso e più diritto di que' sentieri.

 

Nè io sono così presuntuoso da credermi di potervi qui descrivere o l'affanno crescente del giovane quanto più s'appressava a quella folla là giù; o il suo palpitare quando chiaramente udì ridire miracolo, e udì nomar Alda, ed egli gridando domandò: «è viva? è viva?» e non gli era risposto, ed or gli pareva sì, ora no, e ridomandava e giungeva e si precipitava e la vedeva e cadeva a' suoi piè semivivo. Semivivo egli, viva ella all'incontro e giuliva, e più che mai bella, alzata in braccio da' circostanti, portata a cielo dalle loro lodi, e cospersa di un rossore che non sapevi se era resto di quello animosissimo e santo sforzo fatto da lei, vergogna delle ben meritate lodi, piacere e gloria di esse, o finalmente amore felcissimo di ritrovarsi, dopo tal timore, tutta pura in braccio all'amante. Tutti questi sentimenti ed affetti insieme e molti altri erano probabilmente. In breve si avviarono tutti quasi gli abitanti di Sant'Ambrogio e della Chiusa su per lo monte, con quelli detti di San Michele, e insieme giunsero alla porta del monistero. E benchè l'ora fosse tarda, e i monaci non consueti uscire in quella, tutti pure trovaronsi in pompa magna ed abito sacerdotale schierati là innanzi e l'abate colla mitria e il pastorale. I quali ricevendo con venerazione e quasi come una reliquia materialmente tocca dalla mano potente di Dio la santa fanciulla, intonando il Te Deum entrarono in chiesa e cantarono poi il Magnificat e la Salve Regina, e molti altri salmi e cantici in onore della Santissima Vergine e del Santo Arcangelo combattitore di chi insidia all'innocenza. E in questi e gli altri canti poi del mattutino e delle laudi che sottentrarono, passò così quasi tutta la notte fino all'alba; che essendo già partiti i Francesi senza chiasso co' due prigioni si raccolse ricondotta da' parenti, dagli amici e dall'amante la bella e forte fanciulla, così miracolosamente uscita pura dalle zanne del leone e dalle zampe de' lupi insidiatori.

Qui la cronaca, chiaramente scritta ad onor della basilica, non a passatempo degli oziosi leggitori, mutando a un tratto stile, come succede in ogni cronaca, dopo tanti minuti particolari di luoghi e di processioni, dice a modo di compendio: che il medesimo anno (ella non avea detto quale) la bella Alda e Giacometto si sposarono, nè li nomina mai più. Poscia aggiunge in poche parole: che essendosi fatto grandissimo romore di quel miracolo in Piemonte, in Italia ed in Francia, il Duca e il santissimo Abate domandarono al Re di Francia, che facesse giustizia de' due scellerati; ma alla corte del Re non che rendersi giustizia e far satisfazione al Duca e all'Abate (perchè alla fanciulla e a' suoi parenti non par che il cronachista le pensasse dovute), alla corte di Francia s'era negato, nefando a dire, lo stesso miracolo; onde poi molti e nuovi scandali eran surti. E così finisce questa storia nella cronaca. Quindi parrebbe che ogni discreto leggitore possa tenere con sufficiente probabilità che que' due giovani vivessero poi lungamente e felicemente insieme, e finissero in pace. Notizia, che cercatissima da me intorno alle persone per cui ho preso interesse in una storia, e pur tralasciata troppo sovente non solo da questi rozzi annalisti, ma talor anche da più colti e sperti narratori; forse perchè dopo aver parlato delle nozze ci credono inopportuna ed attristante quella menzione, quantunque addolcita, del nostro fine. A me all'incontro non pare si possa dire finita e compiuta la felicità di nessuno senza quel finiva in pace. Qui poi il mio rincrescimento che l'autore, se il poteva, non ce l'abbia detto, è tanto maggiore, che forza è pur confessarlo, altre leggende e tradizioni narrano tutt'altrimenti il fine di questa storia.

E prima, certo è che nessuna di quelle non nomina nè punto nè poco Giacometto o suo amore. In secondo luogo, fanno Alda precipitata non dal dirupato ciglione, ma da una finestra. Terzo, aggiungono, che insuperbita ella tentò Iddio e rifece per danari il medesimo salto, ma vi rimase degnamente punita e morta. In ultimo una certa breve notizia della Badia stampata nel seicento, colloca la storia in quel secolo o nel precedente. Ora io non voglio entrare in una discussione critica della preferenza che merita la cronaca mia, benchè ne sarebbe a far una bella dissertazione accademica di storia patria; e lascio anche la disputa di Giacometto, e quella della finestra o del ciglione. Sì dico, mi pare improbabile che Alda quantunque ignorante, quantunque insuperbita o mal consigliata, potesse risolversi mai a rifare il pericolosissimo salto per danari. Ma volendosi, come mi pare si debba, ammettere le universale tradizione di questo secondo salto fatto per motivi umani; questi forse sarebbero molto probabilmente trovati, seguendo la narrazione mia, e ponendo poi tutta la storia verso il 1200 o 1300. Perchè qualunque fossero le virtù di que' secoli (ed ogni secolo non meno che ogni popolo ha le sue), certo non fu questa di una religione abbastanza ben intesa, e un rispetto a Dio abbastanza profondo per non tentarlo. Ondechè non approvati mai dalla Chiesa, ma esercitati sovente anche coll'autorità di alcuni ecclesiastici erano appunto quelli che si chiamarono Giudizii, ma furono vere tentazioni di Dio. Quindi è che raccozzando insieme i particolari già da noi dati, si potrebbe dire: che domandando giustizia e riparazione l'Abate, e negandola i Francesi, e il principal argomento del primo essendo l'asserire il miracolo, e dei secondi il negarlo; venissero poi gli uni e gli altri al compromesso di volerlo far rifare, e la fanciulla, inclinata alquanto come vedemmo a vanità, vi si lasciasse persuadere. La qual interpretazione mi par naturale e buona, e non vi posso vedere difficoltà, se non una; ed è che la pericolosa pruova fosse lasciata fare dall'innamorato Giacometto. Ma anche questo pur troppo si spiega. Pochi mesi dopo il loro matrimonio doveva l'infelice novello sposo ire a' pascoli delle somme alpi: e lui assente potettero succedere tutte quelle brighe che condussero la giovinetta a sua morte. Anzi poi non sarebbe da dubitare di questa spiegazione se fosse vero ciò che mi disse un amico, e di che voglio un giorno andarmi ad accertare; che in uno di que' pascoli solitarii, dove non sogliono rimanere a dimora nè vivi nè morti, vi sia un luogo che le guide mostrano a' viaggiatori col nome di tomba di Giacometto; e dicono che fu d'un montanaro che rimasto là durante una state, e invano aspettato e poi pregato che scendesse l'autunno, fu lasciato solo con alcune provvisioni per l'inverno; ed alla primavera ne fu trovato il corpo illeso fra' ghiacci; e fu poi seppellito e lasciato là nella solitudine dove aveva voluto morire.