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Il nome e la lingua

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Z serii: Romanica Helvetica #142
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1.2.1. Svizzera o Italia: la percezione geografica della Lombardia svizzera

1

AGLIATI, CALGARI 1969: 111.

2

Il passo era conosciuto anche con il nome di Mons Evelinus o Mons Ursare, come documenta nel secolo XIII Alberto abate di Stade negli Annales Stadenses Auctore Alberto: «Si placuerit tibi redire per Elvelinum montem, que Longobardi vocant Ursare, a Roma eas iterum» (PERTZ 1858, 16: 339).

3

MARTINOLO 1620, sul quale cf. CATTANEO 1990, 1: 210-215 e GENORA 2005: 36-37.

4

AGLIATI, CALGARI 1969: 113.

5

Cito il passo da MOTTA 1883: 29.

6

Trascrivo la nota dalla riproduzione fotografica del documento in BIANCONI 2005: fig. 21, s.i.p.; ringrazio Sandro Bianconi per la cortese segnalazione.

7

ADM, sez. X, Vis. Past., vol. 18, c. 104r, trascritto da BRAGHETTA 1977: 217.

8

Cf. NETZ 2006.

9

LESCARBOT 1618: 25.

10

AGLIATI, CALGARI 1969: 113.

11

ZANI 1823, 13: 390: «Morettini, Pietro, da Cerentino in Valmaggia. Arte: A.[rchitetto] M.[ilitare] Ing.[egnere], Patria o Naz.[ione]: Comas.[co], Merito: Cel.[ebre], Viveva Fioriva Operava: c. 1650/1700».

12

WILLIAMS 2011: 166 e 200. Nella traduzione di MARTINONI 1989 si legge: «Sulla cima del San Gottardo, una delle montagne più elevate d’Europa, ci eravamo immaginati che la vista verso l’Italia da una parte e verso la Svizzera dall’altra avrebbe ricompensato tutte le nostre fatiche […] Per motivi politici non potemmo visitare quelle rinomate isole (Borromee), non senza un sospiro di rammarico da parte mia, poiché, se il territorio svizzero si era esteso così lontano dal suo confine naturale, rappresentato dalle Alpi, avrebbe anche potuto spostare il limite di dominio dell’Imperatore più avanti» (370 e 390).

13

Cito da SCOTTI 1642: 2; il testo è disponibile anche in un’edizione moderna (SCOTTI 2000), che non ho avuto modo di consultare.

14

CLUVER 1616. La stessa carta è ripresa negli anni immediatamente successivi nella Nova Helvetiae Tabula (1617) di Jodocus Hondt e nella Helvetia cum finitimis regionibus confoederatis (1635 ca.) di Gerhard Mercator, in queste stampe però la denominazione Italiae è spostata fuori dai confini della Lombardia svizzera, nel primo caso, o è eliminata, nel secondo. Fatto salvo il documento menzionato, la cartografia si attiene alle denominazioni regionali consuete (De Vier Landvoogdye, 1744; Baillages Italiens, 1764) o non trasmette informazioni rilevanti al tale proposito.

15

ALBERTI 1550: 396v-404v.

16

BENTIVOGLIO 1833: 441.

17

TITI 1763: 309 e 179.

1.2.2. I primi segnali di una identità svizzera

1

Cf. CESCHI 1986: 18.

2

Su cui si vd. OLDELLI 1807: 82.

3

Sulle vicende di Francesco e della famiglia Donada si vd. BROILLET 2014: 467-479, in particolare le 470-474.

4

Cito da BSSI 1902: 181.

5

MARTINOLA 1963: 139; si veda inoltre CESCHI 1980: 8-9.

6

BSSI 1894: 11.

7

DALBERTI 1796: IX; ne riferisce CESCHI 1986: 18.

8

HOEDLER 1803-1804, 2: 24.

9

Si vedano, ad esempio, le parole con le quali un tale Cigalini commenta una condanna inflitta dall’amministrazione svizzera e ritenuta ingiusta: «Ma non sai che questi svizzeri vengon fuori per magnar li Christiani?» (cito da MARTINOLA 1969: 88).

10

CESCHI 1986: 17.

1.3. Il Grigioni italiano

1

Secondo quanto stabilito dalla Pro Grigioni italiano nel 1943, in questo volume si impiega la denominazione “Grigioni” per il Cantone, l’etnico “grigione” per il suo abitante e il conseguente aggettivo “grigione”. Ne riferisce STAMPA 1944-1945.

2

Cf. LANFRANCHI 2011.

3

Cf. COLLENBERG 2005.

4

Cf. SANTI 2017.

5

SANTI 1983: 27.

6

MOTTA 1895: 148.

7

Si vd. STAMPA 1944-1945: 21; poi ripreso da BORNATICO 1988: 69-72. Una ricognizione delle etimologie popolari di tale denominazione è in DE PORTA 1787: XII-XIII: «Li popoli che presentemente costituiscono la Repubblica Raeta sono chiamati Griggioni, o Grisoni, in tedesco Graubündner, nel istesso senso; specialmente porta questo nome la Lega Prima, situata alle fonti del Reno. La più semplice causa di questa nomenclazione pare esser tolta dal colore del abito nativo della lana, tra gli antichi abitanti alle fonti del Rheno, usato. Pare ad altri aversi questa lega adottato questo nome, come simbolo di vanto, d’essere l’antica nazione del Paese, e l’antica Lega. Ad altri pajon, le griggie nuvole, che in ogni tempo fanno la corona alle cime di quei monti, aver data la causa di tal nome, solamente osservo esser tal nome molto antico […]».

8

Si vd. KATTENBUSCH 2003: 166 e VSI, 7: 120-121.

9

Cf. Ibidem. La parola Walh lascia tracce percepibili in etnonimi largamente diffusi, è ad esempio la radice dell’etnico Valloni (Wallons, Walons, Waals), ossia la popolazione belga di lingua romanza, e Valacchi (Vlah, Vlahŭ), esonimo per i Rumeni. Il termine è in uso anche in Svizzera, come esonimo impiegato dalla popolazione di lingua tedesca per indicare la regione francofona, la Welschschweiz. Sull’argomento si vd. TOMASIN 2011: 74-76.

10

Cito da MOTTA 1884: 273.

11

MOTTA 1893: 189-190. Si potrebbero portare a testo ulteriori esempi deonomastici analoghi, come quello che si legge nei capitoli per la sanzione presentati dai bellinzonesi a Ludovico il Moro in seguito alla sua elezione a duca di Milano nel 1494. Fra i capitoli presentati dalla comunità di Bellinzona si legge: «Nono che nessuno sia preseruato exempto del Datio del ligname dato a dicta comunita libero, loco, et scontro de altre intrate de essa comunita tolte per le exemptione concesse ad leuentinaschi Crualoni et mexolcinaschi […]» (cito da BSSI 1880: 6).

12

RIVOLA 1656: 240-241.

13

Ivi: 326.

14

In questo giro d’anni ulteriori testimonianze della forma Grixani si trovano copiose. Ad esempio in MOTTA, TAGLIABUE 1899: «[…] justificare più li subditi nostri cum Grissani […]» (24); «[…] nel quale se mettemo con Franza, essendo il re de là in mala disposizione, et proposito che se fa de farne contra et havendo dal altro canto Suiceri e Grisani indignati verso noi come da ogni canto […]» (54); «[…] e sono morti nel conflicto forse octo mila persone tra l’una e l’altra parte ma più de Grisani» (71); «[…] et che sapeva era tuto Grisane, et che li haveva dato le sue artiglierie contra luy» (83). Nel volume è tuttavia documentata anche la forma oggi comunemente impiegata: «[…] ogni giorno certificato che a quella battaglia ne sono morti assaij de questi Grixoni […]» (65) e «Jo. Jacobo Trivultio per farli rompere guerra ad istantia de Grisoni, alle quali particularità […]» (82).

 

15

Cito da BSSI 1902b: 32.

16

Cito da BASSETTI 1941: 13-14.

17

Cf. BIANCONI 1998b: 38.

18

FROMMELING 1861: 2.

19

Cito da BSSI 1887: 240.

20

Cito da BIANCONI 2004: 37.

1.4. Verso la Svizzera italiana

1

CESCHI 1986: 17.

2

Ivi: 18.

3

Ibidem.

4

Un fenomeno simile è rilevato da Heinrich Morf per il francoprovenzale, ne riferisce TOMASIN 2019: 17.

5

SALVIONI 1907: 159. Una dinamica analoga, come osservato da Jud, si presenta anche in merito alla ripartizione dei sinonimi ecclesiastici, cf. JUD 1934. Inoltre, simili differenze possono verificarsi anche a livello parrocchiale, ovvero all’interno dello stesso borgo la pronuncia può definirsi a seconda delle confessioni, protestante o cattolica, praticata dal parlante, ne riferisce MOSER 1954 nel capitolo Kirchliche Grenzen.

6

BIANCONI 2001: 145-146.

7

A proposito si vd. CERRUTI 2002.

8

SCHINZ 1783-1791: 387.

9

Cito da BRENTANI 1937-1963, 2: 211-212.

1.1. La riflessione sulla lingua: fonti e indagini

1

Cf. BIANCONI 1989: 211-212 e CESCHI 1986: 20-25.

2

Sulla vita di Franscini si vd. CESCHI 1996: 19-45; GHIRINGHELLI 2011; e FRANSCINI 2014: CVII-CXIX. Sulla percezione del Ticino da parte dei confederati si vd. CESCHI 1992: 54-57.

3

FRANSCINI 1837-1840.

4

FRANSCINI 1991 e GHIRINGHELLI 2011.

5

Sull’uso della denominazione “Svizzera italiana” e sul suo significato per Franscini si vd. la tesi di laurea magistrale di MASONI 2012: 12-61.

6

Franscini è eloquente, in questo senso, nell’autobiografia redatta in francese nel 1852. Il manoscritto originale, ora disperso, è parzialmente trascritto da GFELLER 1898. I brani citati da Gfeller sono elencati in CASAGRANDE 1991, da cui cito: «Mes lectures de ce temps-là exercèrent une influence décisive sur l’avenir de ma vie. Elles s’étendaient principalement à deux branches, éducation, sciences politiques. Quant à ces dernières, ce furent surtout les livres d’économie politique et de statistique de Melchiorre Gioia, alors vivant, qui s’emparèrent de mon attention d’une manière la plus constante» (116). Si veda inoltre l’introduzione di Raffaello Ceschi a FRANSCINI 1991. A tale proposito, sono importanti anche l’opera storiografica di ZSCHOKKE 1822 e la Statistique de la Suisse di PICOT 1819, entrambi tradotti in lingua italiana da Franscini.

7

SCHINZ 1783-1791, 4: 387: «Unter dem Namen der italienischen Schweiz versteht man alle zu der Schweiz gehörigen Landschaften, welche auf der südlichen Seite del höchsten Alpen liegen, und vom St. Gotthardsberg an, die Gestalt einer Zunge auf der Landcharte bilden, die in das herzogthum Manland hinab sich erstreckt. Weil alle diese Landschaften jenseits der höchsten Alpen gegen Mittag bis an das Manländische, den frenen Staaten der Schweizerischen Eidsgenossenschaft unterthan sind, so nennt man sie in der Schweiz schlechtweg die ennetbirgischen Vogtenen». Cito in traduzione da SCHINZ 1985: 227. La denominazione “Svizzera italiana” è impiegata dalle prime pagine del primo quaderno di SCHINZ 1783-1791, 1, 1: «Die Italienische Schweiz ist wol unter allen Landschaften …»; la scelta del passo citato è funzionale alla mia riflessione.

8

Ivi, 4: 390: «Diese Landschaften machen also den obersten Theil der Lombardey aus, und könnten auch die schweizerische Lombardey heissen»; BRUN 1800: 518-519: «Alle diese langen Seitenthäler der italienischen und piemontesischen Schweiz stossen entweder durch Fortsetzungen oder Seitenarme (dies scheint mir aber selten) mit den Kerngebirgen der deutschen, wallisischen, rhätischen und piemontesischen Alpen zusammen».

9

Cf. CESCHI 1992: 55 e CESCHI 1984.

10

FRANSCINI 1837-1840, 1: XXI.

11

EBEL 1805.

12

FRANSCINI 1837-1840, 1: 446.

13

Ivi, 1: XXI.

14

Cf. BIANCONI 2013: 68.

15

SCHINZ 1985: 282; orig. SCHINZ 1783-1791, 4: 478: «Ihre Sprach Kenntniss ist nicht mannigfaltig. Die italienische reden sie unter sich zwar ganz zerstümmelt und verdorben, und mit Provinzial und Local Ausdrüden, welche den Fremden ganz unverständlich sind, vermischt, Wenn sie aber mit Fremden im Umgang sind, so sprechen sie viel reiner, grammatikalischer und eleganter als die Mayländer und Piemonteser, uns selbst die gemeinen Leute haben eine Fertigkeit gut italienisch zureden, sie müssen sich daran gewöhnen, damit sie auf ihren Auswanderungen desto eher verstanden werden. Landvögte und Syndikatoren verstehen diese Sprache nur wenn sie nach der Grammatik gesprochen wird, um dieser und überhaupt um ihres öfteren Umgangs willen mit den Deutschen, müssen sie sich der deutschen oder einer reinen italienischen beflissen».

16

Ne riferisce MORETTI 2010: 27. Sulla precoce realtà bilingue della regione, per quanto poco equilibrata, ha insistito BIANCONI 1985.

17

FRANSCINI 1837-1840, 1: 306. Nel secolo XVIII, una notazione linguistica analoga si registra per l’attuale area francese della Svizzera in una cronaca dello storico dell’antichità inglese Edward Gibbon: «Nel Pays de Vaud, del quale Losanna è la città principale, la lingua francese è parlata con minore improprietà rispetto a molte province della Francia» (cito da CARUSO 2000: 130).

18

GILARDONI 1966: 6.

19

SCHINZ 1985: 136; orig. SCHINZ 1783-1791, 2: 232: «Die Sprache der Einwohner ist so gut oder besser italienisch als in Mayland, weil viele Deutsche hieher kommen diese Sprache zu lernen, und viele Fremde die Wirthe, nach der Grammatik zu reden».

20

FRANSCINI 1837-1840, 1: 306.

21

Si vd. DE MAURO 1963: 53-63; inoltre, per quanto concerne la regione cf. BIANCONI 2001: 39-61 e MORETTI 2010: 28.

22

Cf. BIANCONI 2013: 15-17, il brano citato si legge a pagina 17.

23

Ivi: 24.

24

BALLARINI 1619: 317.

25

BIANCONI 2005: 285.

26

FRANSCINI 1837-1840, 1: 306.

27

SCHINZ 1985: 99; orig. SCHINZ 1783-1791, 2: 166: «Ihre Sprache ist ein sehr schlechtes verdorbenes mit verschiedenen gestümmelten deutschen Worten gemischtes Italienisch – dem Deutschen, der nach der Grammatik italienisch gelernt, ganz unverständlich».

28

Trascrivo la tabella da FRANSCINI 1837-1840, 1: 309-10.

29

Si veda: Alpen (SI, 1: 196); Fön (SI, 1: 843); Kilbe in varie forme composite, es. Herbstchilbi (SI, 9: 1380); Lauwele (SI, 3: 1539); Bizzoggel (SI, 4: 1994); Gulm o Kulm (SI, 2: 233); Schnitz (SI, 9: 1404ss); Schotten (SI, 8: 1531); Trückli in varie forme composite, es. Armentrückli (SI, 14: 851); Weibel (SI, 15: 109); Zigermilch (SI, 4: 206); Schnider (SI, 9: 1122); Schriber (SI, 9: 1530); Schneller (SI, 9: 1227); Lustig (SI, 3: 1478). Le voci che apparentemente non trovano una corrispondenza nel vocabolario sono Gugsete, Züffi, Trohler e Thuner.

30

BAM, M 67 suss.: cc. 9-32. Cito da FRANSCINI 1969: 23: «Garbar, gherbar (dal ted. gärber): Conciapelli». Nei Vocaboli di Leventina sono inoltre registrati alcuni termini complementari a quelli catalogati nella tavola, ma l’incertezza relativa alla loro origine, segnalata con il punto interrogativo, porta Franscini a escluderli dalla tabella, nella quale sono preferite le voci di sicura derivazione tedesca o svizzero-tedesca. Nel ms. dei Vocaboli di Leventina si trovano le seguenti parole: «Becchi (dal tedesco Becken?): Catino», 12; «Bria (dal ted. Brei?): Pappolata, farinata», 14; «Bròdar (dal ted. Bruder): Fratello», ibidem; «Cassupa (dal ted. Kässuppe?): Specie di zuppa in cui si affettano pane e formaggio in quantità quasi uguale, si mette acqua a macerar l’uno e l’altro e vi si versa sopra burro cocente», 16; «Rez: Mil. rozz cavallaccio? dal ted. svizz. Saumross?», 39.

 

31

Oltre alle occorrenze che si citano a testo, Franscini chiosa: buzza, che «nei dialetti ticinesi val piena di fiumi o di torrenti. Dicesi pure di luogo reso sterile per ghiaja ed arena, portate dalle acque nelle loro escrescenze» (FRANSCINI 1837-1840, 1: 101n); lanca, che «nel dialetto ticinese […] vale stagno» (FRANSCINI 1837-1840, 1: 117n); bola, che indica le acque stagnanti o «paduli», cui aggiunge la postilla «bolesc addiett. val paludoso o pantanoso. Bolà, verbo, nulla ha che far con questa famiglia, e significa rimondare alberi e piante» FRANSCINI 1837-1840, 1: 125n); e favra (>FABULA, REW 3124), ovvero i «boschi sacri», da cui «infavrà» vale a «dichiarar che un dato bosco non si può manomettere», viceversa, con «desfavrà» si dichiara «che si può, giusta l’occorrente bisogno» (FRANSCINI 1837-1840, 1: 128n).

32

FRANSCINI 1837-1840, 1: 127n. Nel 1627, durante un passaggio delle Alpi per la via del Gottardo, Francesco Belli (1577-1644), che era al seguito dell’ambasciatore veneziano Giorgio Zorzi, annota un appunto relativo al termine slavina: «E perché la terra stà a’ piedi dell’alpi, chiamate da Cesare, e da altri Leponzie, ò come piace ad altri, Cozie, hoggi dette di S. Gottardo, col parere de’ paesani fù consigliato il passarle, e conchiuso sopra tutto di non aspettar il sole per non incontrar’ lo disfacimento delle nevi. I pericoli nel valicare quel monte non sono né pochi, né piccoli. Prima bisogna camminare s[ov]ra la neve altissima, la quale, aprendo alcuna volta profonde voragini, rappresenta viva la morte. Di più quando vi si muove il vento, suole spiccar dal monte falde così smisurate di neve, chiamate vanduli da gli Svizzeri, e levine tra’ Grisoni, sotto le quali (se è vero, che noi viviamo di calore, ci nutriamo di humido, e che il freddo distrugga la vita) chi muore, si può ben dire, che muoia distrutto dal freddo» (BELLI 1632: 16; ora parzialmente edito in CARUSO 2000: 89).

33

FRANSCINI 1837-1840, 1: 189. Cf. LSI, 1: 777 e SI, 8: 990, s.v. Schappel e vd. TOMASIN 2017: 30.

34

FRANSCINI 1837-1840, 1: 99. Cf. RID, 2: 534, s.v. sorgente: la forma brón è registrata a Isone e Cavergno; cf. inoltre SI, 5: 653, s.v. Brunne.

35

Ivi: 182. Cf. RID, 2: 617, s.v. stupido: si registrano le forme composite nar da Crè (Osco); nar de böid (Chironico); nar de lin (Rov. Grig.); nar malígn (Semione, Osco); cf. inoltre SI, 4: 776-777, s.v. narr.

36

FRANSCINI 1837-1840, 1: 100-101. Cito da AMORETTI 1824: 130.

37

EBEL 1805: 225; qui e più avanti cito dalla traduzione francese di Gaudin, l’edizione consultata da Franscini.

38

CHERUBINI 1860: 243. Nell’edizione del 1817 dell’opera di Amoretti il passo in analisi si trova alla pagina 118.

39

LSI, 3: 642 e CHERUBINI 1839-1856, 3: 218, entrambi s.v.

40

LURÀ 2015: 134.

41

SALVIONI 1907: 165.

1.2. La collaborazione con Francesco Cherubini

1

FRANSCINI 2006, 1: 10, lettera di S. Franscini a F. Cherubini da Milano, il 22 dicembre 1823: «Siccome un decreto di Tribunale approva una convenzione conchiusa tra il mio padre e tutti gli individui della mia famiglia; in vigor della quale vengono a me ceduti i pochi beni della casa, e lasciata a mio carico la direzione della stessa, così ho resoluto di lasciar del tutto la scuola verso il fine di Gennaio p.o venturo».

2

CHERUBINI 1814 e CHERUBINI 1839-1856.

3

Per i cospicui materiali della Dialettologia italiana, un’opera monumentale in dodici volumi incompleta e in parte ancora inedita, conservata in forma manoscritta alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, si veda FARÈ 1966.

4

FRANSCINI 2006, 1: 14.

5

Questa lettera e quella del 5 agosto, citata più avanti, sono date per disperse dopo l’edizione procurata nel 1908 da Carlo Salvioni (SALVIONI 1908), il quale trascrive le liste di voci per l’opera del Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, da poco in cantiere, ma non le pubblica. Nel 1937 Mario Jäggli ripubblica le due lettere basandosi sul testo di Salvioni, senza tornare sul manoscritto (JÄGGLI 1937: 99-100); così come un settantennio dopo fa anche la più aggiornata edizione dell’Epistolario (FRANSCINI 2006, 1: 16-18). In realtà, le missive sono legate nello zibaldone M 67 suss. (cc. 222-225) custodito alla BAM, nel quale sono conservati buona parte dei materiali sulle varietà della Svizzera italiana raccolti da Cherubini. In appendice al presente volume propongo allora una nuova edizione delle lettere, complete delle relative liste di vocaboli.

6

FRANSCINI 2006, 1: 16.

7

Ivi, 1: 17.

8

Il Prospetto nominativo dei dialetti italiani è pubblicato in appendice a ADELUNG 1824: 111-116.

9

FRANSCINI 1837-1840, 1: 310 e 311-312.

10

BAM, M 68 suss., c. 260. Su questi materiali si vd. CARTAGO, MASINI 2008: 538.

11

Ivi: 542.

12

FRANSCINI 2006, 1: 36-37.

13

Ivi, 1: 45.

14

Ivi, 1: 47. L’opera «sui dialetti svizzeri», come riferito nella lettera di due giorni successiva, è STALDER 1819.

15

Ibidem.

16

Ivi, 1: 52: «Il libro era lo Stalder: De’ dialetti svizzeri. Giacch’Ella il possiede già, non lo manderò: procurerò bene di farle aver altro. Il mio saggio sui dialetti delle valli san-gottardiche non è grancosa: fra non molto l’avrà insieme colla nota prefazione. Ma per l’amor di Dio Ella non s’aspetti niente di preclaro».

17

BAM, M 67 suss., c. 9v. Il manoscritto è pubblicato in FRANSCINI 1969.

18

Ivi: s.i.p. ma 8.

19

Cf. FARÈ 1968: 193-196.

20

CHERUBINI 1846: 672n.

21

Cf. MONTI 1844b: 65; poi in MONTI 1845: XXVI.

22

ASCOLI 1873: 259; anche Salvioni si è servito di questo documento per scrivere l’articolo SALVIONI 1903: 706n: «Circa le voci tedesche nella Leventina, mi si consenta di qui istituire la seguente lista provvisoria, lista certo non completa, ma che certo comprende la maggioranza di dette voci. Le ho raccolte io stesso nell’Alta Leventina […], ma parte ne debbo ai mss. del Franscini (F)». Al contrario, SGANZINI 1924-1925 mostra i limiti della raccolta fransciniana e le implicazioni negative della stessa negli scritti dell’Ascoli, 194: «Un lavoro organico sulle parlate leventinesi mancava. Lo schizzo che l’Ascoli ne diede in AGI, I, a pp. 260-267, non poteva necessariamente essere esente da errori. Il materiale a sua disposizione era costituito da un vocabolarietto manoscritto, compilato dal Franscini per il Cherubini. Il Franscini, originario di Bodio, registra insieme senza ordine vocaboli dell’alta, media e bassa Leventina; inoltre la grafia è quanto mai approssimativa, e il materiale è scarso; talché neppure l’occhio acutissimo del grande Dialettologo poté sempre veder chiaro nelle leggi che regolano le varie mutazioni fonetiche».

23

ZUCCAGNI-ORLANDINI 1840: 33-45.