Mai Sfidare Il Cuore

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Capitolo 5 “Gelosia pericolosa”

Kyoko era triste, non faceva che pensare a Shinbe, Toya e quello stupido bacio. Era sdraiata sotto le coperte, completamente sveglia, e rifletteva sul desiderio di essere baciata da entrambi. Da una parte c’era Shinbe, il guardiano pervertito che flirtava con tutte le ragazze che incontrava. Avrà avuto parecchie donne, eppure il solo pensiero del suo bacio la faceva quasi svenire.

Dall’altra c’era Toya, che la sgridava per le sciocchezze e cercava sempre di controllare ogni sua mossa. A volte, però, era molto dolce. Lo erano entrambi. Kyoko affondò la testa nel cuscino e sospirò. Che strano, di solito prima di dormire pensava soltanto a Toya, mentre da un po’ di tempo c’era Shinbe nei suoi pensieri. “Shinbe…” si addormentò dormendo sognandolo di nuovo.

*****

Shinbe si svegliò madido di sudore nel cuore della notte, aveva fatto un altro sogno. Gemette mentre si alzava. Perché continuava a pensare a lei? Stava diventando matto. Si guardò intorno per assicurarsi che Suki e Kamui dormissero ancora. Sgattaiolando in silenzio, uscì dalla capanna e fece un respiro profondo guardando il cielo. In quel momento notò Toya che lo fissava dall’albero proprio di fronte alla capanna.

«Che c’è?» gli chiese; non voleva litigare in quel momento, ma il modo in cui l’altro lo stava fissando era irritante.

Toya annusò l’aria e ringhiò, percependo l’eccitazione di suo fratello, «Che stai facendo?».

Shinbe abbassò la testa e si toccò una tempia come se avesse mal di testa, anche se era impossibile per un immortale. «Vado a fare due passi, non sono affari tuoi.».

Toya ringhiò di nuovo, saltò giù dal ramo e gli girò intorno come se stesse accerchiando una preda. «E invece sì.» continuò.

Shinbe lo guardò con la coda dell’occhio e un’espressione annoiata, ma mentalmente era pronto a colpirlo. «Non so che cosa stai insinuando ma, con tutto il rispetto, non ho bisogno che tu mi faccia da guardia.».

Toya si fermò e gli si parò davanti così in fretta da spostare l’aria. «Stai lontano da Kyoko, hai capito? Se mi viene il dubbio che l’hai toccata…», abbassò un braccio di scatto e fece comparire uno dei suoi pugnali, «… non ci penserò due volte a ucciderti, anche se sei mio fratello.».

Shinbe non sopportava la pesantezza di Toya e ribatté: «Sì, sì, ho capito. Adesso, se non ti dispiace… .».

Toya si scostò per farlo passare, “Non mi fido di lui.” pensò.

Shinbe si addentrò nella foresta senza una meta, voleva solo allontanarsi il più possibile dallo sguardo indagatore di Toya. Sapeva che lo avrebbe ucciso quando avrebbe scoperto quello che aveva fatto, ma almeno sarebbe morto felice. Sospirò guardando il cielo stellato, «Oh, Kyoko. Perché te ne sei andata? Accidenti a Toya.». Roteò il bastone e ringhiò: «Maledizione.».

Continuò a camminare senza alcuna intenzione di avvicinarsi al santuario, ma fu proprio lì che andò a finire. Si fermò all’entrata della radura, sapendo che non avrebbe dovuto essere lì. Probabilmente Toya lo stava seguendo. Si guardò intorno per cercare eventuali segni della presenza del suo irascibile fratello. Quando non lo sentì da nessuna parte, si diresse lentamente verso la statua della fanciulla.

Si fermò a guardare la sosia di Kyoko dal passato, sognando ad occhi aperti, e non sentì i passi alle sue spalle.

«Che diavolo ci fai qui?» esclamò Toya con voce cupa. Shinbe perse l’equilibrio per lo spavento e sarebbe caduto tra le braccia della fanciulla, se lui non lo avesse afferrato per un braccio.

«Devi smetterla di spaventare la gente in questo modo.» sbottò Shinbe, strattonandosi dalla sua presa.

«Ti ho detto di stare lontano da Kyoko. Non so che cosa sta succedendo nella tua testa ma, se devo picchiarti per farti ragionare, lo farò.» gli occhi di Toya s’infiammarono di rabbia al pensiero che suo fratello provasse qualcosa per Kyoko. Non in questa vita, non se ci fosse stato lui ad impedirglielo.

Shinbe ne aveva abbastanza delle sue minacce e scattò: «Ma che cavolo vuoi?!», roteò il bastone verso di lui, «Hai avuto un milione di occasioni con Kyoko, e hai sempre fatto finta di niente! E adesso pretendi di dirle con chi può stare e chi può baciare?», poi rise. «Non funziona così, Toya. Hai perso.». Shinbe scosse la testa e raddrizzò il bastone, preparandosi all’attacco imminente. Sapeva di che cosa era capace suo fratello, ma era stanco di arrendersi.

Toya lo guardò scioccato, non riusciva a muoversi. Sapeva di non poter usare i pugnali gemelli, altrimenti avrebbe finito per ucciderlo. I suoi occhi si trasformarono in argento fuso mentre lo guardava storto. «Che cosa?! Mi stai dicendo che tu vuoi Kyoko?» ringhiò, poi aggiunse: «Tu sei soltanto un pervertito, Kyoko non potrebbe mai volerti!», e si scagliò contro di lui.

Shinbe schivò l’attacco e rimase al proprio posto, «E invece dovrebbe volere te, che cerchi soltanto di controllarla e ti comporti come se non te ne fregasse niente dei suoi sentimenti?». Schivò un altro colpo e rise, poi aggiunse con voce cupa: «Che c’è, ho colpito nel segno?».

Toya rimase a guardarlo, avrebbe proprio voluto usare i suoi pugnali. Voleva disperatamente vedere il sangue di Shinbe e non gli servivano armi per farlo. «Tu non hai il diritto di parlare di quello che faccio.» gli disse con voce glaciale; poi abbassò la testa e la frangetta nascose il rosso che si stava insinuando nei suoi occhi argentati.

Shinbe lo guardò con un sopracciglio alzato, «Ah-ha, avevo ragione. Interessante. Il guardiano d’argento prova dei sentimenti… per la sua sacerdotessa. Ma non hai comunque il diritto di dirle chi può baciare. Come ha detto lei, non ha alcun fidanzato; perciò, per come la vedo io, è un gioco alla pari.» disse Shinbe scrollando le spalle, poi si voltò verso il santuario.

Toya ne approfittò per saltargli addosso, «Dannazione, non osare voltarmi le spalle!». Lo colpì con forza, facendolo volare in aria il bastone.

Shinbe finì a terra ma si rialzò all’istante, pronto ad affrontare di nuovo Toya. I suoi lunghi capelli blu notte ondeggiavano nella brezza mentre i suoi occhi color ametista brillavano pericolosamente. Entrambi i guardiani rimasero a fissarsi in rabbioso silenzio per un attimo. L’erba che circondava loro e la statua brillava ancora dell’aura nemica di cui non si erano accorti.

Disarmato e in svantaggio, Shinbe tese una mano in avanti e invocò i propri poteri. I massi circostanti iniziarono a staccarsi dal terreno in cui erano rimasti intrappolati per così tanto tempo. Ma si rese conto di non avere il tempo per completare l’incantesimo quando Toya si lanciò di nuovo verso di lui. Cercò di spostarsi ma le sue gambe cedettero quando colpì la statua di lato.

I massi crollarono a terra nell’istante in cui Toya gli finì addosso, afferrandolo per la gola. Shinbe lo afferrò per la camicia mentre entrambi fluttuavano in una calda foschia azzurra.

Invece di atterrare con un tonfo come si aspettava, Shinbe si sentì avvolgere da una luce blu soffusa. La prima cosa che pensò fu che stava morendo, visto che Toya aveva cercato di strangolarlo. La foschia misteriosa svanì ed entrambi atterrarono… con un tonfo.

Toya teneva ancora le mani al collo di Shinbe che, riprendendosi in fretta, riuscì a liberarsi dalla sua presa, spingendolo a terra. Fu allora che Toya realizzò dov’erano finiti, «Ma che…?», attraverso il buio vide il tetto sopra di loro. Erano finiti nel mondo di Kyoko? Shinbe era nel mondo di Kyoko?! «No!» ringhiò mentre si alzava da terra, guardando storto suo fratello. Nessun guardiano aveva mai attraversato il Cuore del Tempo, tranne lui. Era l’unico ad avere il permesso. La gelosia iniziò a sfrigolare nel suo sangue.

«Adesso ti ammazzo sul serio!» gridò scagliandosi verso di lui, e lo colpì a una tempia.

Shinbe non era debole come sembrava, scosse la testa e allungò una gamba mentre cadeva, facendo perdere l’equilibrio a Toya, che ringhiò mentre finiva contro il muro.

Shinbe si appoggiò alla parete di legno per cercare di riprendere fiato. Aveva il soprabito strappato in alcuni punti e la tempia gli sbatteva. Guardò suo fratello, che non sembrava stare meglio di lui… aveva un’espressione furiosa.

Toya gridò: «Tu non hai il permesso di stare qui!». Si lanciò di nuovo verso di lui ma colpì il muro quando Shinbe si scostò all’ultimo secondo. Sarà anche stato più forte, ma lui era più veloce. Shinbe si voltò e gli inviò una scarica di potere che avrebbe ferito anche un dio.

Toya fu sbattuto all’indietro ma la rabbia gli impediva di provare dolore. Si asciugò il sangue dalla bocca mentre i suoi occhi diventavano color mercurio. Doveva calmarsi ma la rabbia non glielo permetteva. Voleva colpire Shinbe e fargli davvero molto male. Lo vide chinarsi poggiando le mani sulle gambe e colse l’attimo per afferrarlo per il soprabito, lanciandolo fuori dal santuario.

I guardiani non potevano essere uccisi… o almeno quella era la teoria… beh, era una bugia. Hyakuhei aveva ucciso il loro padre, nessuno era immortale. Shinbe rotolò sulla ghiaia prima di fermarsi, poi si alzò, ripulendosi il sangue e la terra dalla faccia.

*****

Kyoko si chiese che cosa l’avesse svegliata. Sentendo tonfi e ringhi soffocati, immaginò che il nonno fosse rimasto a guardare la TV ma fu presa dallo spavento quando Tama irruppe nella sua stanza.

«Kyoko!» esclamò lui indicando la finestra, «C’è… c’è qualcuno che… che si azzuffa in giardino!» continuò balbettando, mentre lei correva alla finestra. Non riusciva a vedere nulla perché, a quanto pare, avevano fatto cadere il lampione.

Tama andò alla finestra e rimase a guardare proprio mentre un lampo rosso e nero apparve più vicino, sotto la luce del portico.

«Ma che…» disse.

«Toya!» gridò Kyoko in preda al panico. Con chi stava combattendo? Con un demone… nel suo mondo? Lo vide mentre veniva sollevato in aria all’improvviso e poi lanciato contro l’enorme albero su cui lei si arrampicava da piccola. Il problema era che non riusciva a vedere chi o cosa lo avesse lanciato in aria, sempre che non fosse un fantasma.

 

«Vai a svegliare il nonno, io vado ad aiutare Toya.» disse, poi prese la balestra e uscì dalla stanza, lasciando Tama da solo.

Corse in giardino a piedi nudi, pronta a scoccare già una freccia eterea. Cercando di individuare il bersaglio, rimase scioccata nel vedere non uno, ma ben due guardiani, e si bloccò di colpo.

«Shinbe…» sussurrò, mentre lo vedeva accasciarsi contro il muro del santuario. Le sembrò quasi di sentire l’impatto, che le provocò una fitta al cuore. Notò un movimento laterale e si voltò, era Toya che si preparava ad attaccare di nuovo.

Kyoko abbassò la balestra e tese una mano per lanciare l’incantesimo che funzionava soltanto con lui. «Toya! No!» urlò.

Lui stava saltando quando cadde a terra all’improvviso come una tonnellata di mattoni, finendo a faccia in giù.

Kyoko corse da Shinbe, scivolando sull’erba per la fretta. Inginocchiandosi accanto a lui, si spaventò per le condizioni in cui era. «Shinbe, stai bene?».

Lui aprì un occhio e guardò suo fratello. «Fa un po’ male.» rispose, cercando di sorridere, ma svenne prima di riuscirci.

Toya guardò Kyoko e ringhiò per la sua espressione preoccupata. Come osava prendere le difese di quel pervertito?

Kyoko si voltò verso di lui con le lacrime agli occhi, «Che cos’hai fatto?».

Lui non riuscì a rispondere mentre il fratello e il nonno di Kyoko li raggiungevano. L’uomo teneva in mano le sue pergamene di incantesimi, pronto a distruggere tutto ciò che osasse minacciare sua nipote.

Kyoko iniziò a singhiozzare, non sapendo cosa fare, «Aiutatemi a portare Shinbe in casa.».

Tama e il nonno non fecero domande e obbedirono. L’uomo si limitò a guardare Toya con gli occhi socchiusi, mentre Tama non lo degnò neanche di un rapido sguardo. Si allontanarono lasciandolo ancora steso a terra e lui non si preoccupò di muoversi. Sapeva che Kyoko era così arrabbiata che, se avesse osato entrare in casa, probabilmente avrebbe usato quel maledetto incantesimo altre mille volte. Non era giusto, perché non capiva che la stava solo proteggendo?

La luce della luna illuminò i riflessi argentati dei suoi capelli neri mentre si girava, con il cuore pesante. Poi si alzò e attraversò il portale.

*****

Mentre il sole era ormai alto sul santuario della vergine, Toya stava ancora camminando avanti e indietro nella radura, cercando di capire cosa diavolo fosse successo. Come aveva fatto Shinbe ad attraversare il portale? Non era possibile. Quella domanda continuava a ronzargli nella testa, facendolo quasi impazzire.

Suki arrivò insieme a Kamui e Kaen, erano andati a cercarli. Vide Toya e gli fece un cenno con la mano.

“Accidenti, ci mancavano anche loro.” pensò lui imprecando. Suki si fermò e lo fissò per un momento, cogliendolo di sorpresa con la propria espressione preoccupata.

«Toya, stai bene? Cos’è successo?» gli chiese sfiorandogli il viso, e lui sussultò. Suki notò le ferite in via di guarigione e il sangue sui vestiti e sulle mani. Toya non si sporcava mai le mani in quel modo, che stava succedendo?

«Di chi è tutto quel sangue?» insistette. Quando lui non rispose e si voltò di spalle, Suki si guardò intorno per cercare Shinbe, certa che lui le avrebbe detto qualcosa. Non vedendolo, andò nel panico e spalancò gli occhi, «Dov’è Shinbe?».

Kamui era rimasto indietro con Kaen, poi percepì l’agitazione di Toya e si avvicinò. Aveva sentito la domanda e pregava di sbagliarsi sulla risposta. Sperando di calmare entrambi, cercò di sdrammatizzare: «Avanti, non vorrai farci credere che hai ucciso Shinbe?».

Toya digrignò i denti e sbottò: «Non ho ucciso nessuno, stupido bastardo, quindi chiudi la bocca!», poi si guardò le mani insanguinate… non se n’era neanche accorto.

“Che cos’ho fatto?” si chiese. L’ultimo colpo doveva aver ferito gravemente Shinbe, si ricordò dei suoi artigli che gli affondavano nella carne mentre lui lo scagliava contro l’albero. Sapeva che quegli artigli potevano essere letali quando si allungavano in battaglia… letali non solo per i demoni ma anche per gli immortali, compresi i guardiani.

Non avrebbe dovuto combattere contro suo fratello, ma era così furioso che non era riuscito a fermarsi. Perché aveva perso il controllo in quel modo, rischiando che il suo sangue demoniaco affiorasse? Di solito faceva più attenzione, accidenti. Se Kyoko non fosse arrivata in quel momento, chissà cosa sarebbe successo. Non aveva mai combattuto con Shinbe… che diavolo gli era preso?

Il panico lo assalì quando sentì gli sguardi di Suki e Kamui su di sé. Shinbe era suo fratello… era un guardiano… che cosa aveva fatto? Senza guardarli, strinse i pugni e gridò: «Io non ho fatto niente!». Sentendo il bisogno di allontanarsi, schizzò via verso i boschi.

Kaen e Kamui si guardarono a vicenda con aria preoccupata.

*****

Kyoko era seduta alla scrivania con ago e filo in mano. Stava cucendo il soprabito di Shinbe, che era strappato in alcuni punti. Con Toya scomparso e Shinbe svenuto, aveva bisogno di tenersi occupata… non c’era neanche qualcuno a cui chiedere cosa fosse successo. E aveva la sensazione di essere lei la causa di quella rissa.

«Era solo uno stupido bacio.» borbottò con aria colpevole.

Dopo che il nonno aveva tolto i vestiti a Shinbe, lei li aveva presi per lavarli, mentre Tama gli aveva dato una mano con le ferite. Se Shinbe non fosse stato un guardiano e non avesse avuto anche la capacità di guarire in fretta, sarebbe morto dissanguato in pochi minuti. Guardando la stoffa strappata, Kyoko immaginò gli artigli di Toya e rabbrividì.

Shinbe era messo piuttosto male, ma il bernoccolo in testa era la cosa peggiore. Il nonno aveva detto che, probabilmente, ci avrebbe messo un po’ per riprendersi; e le aveva anche detto che la lotta tra due guardiani era più pericolosa di una tra due umani. Ah, il nonno e le sue leggende… ma a lei non serviva una leggenda per capire che era una brutta situazione. Sperava solo che Shinbe non riportasse danni cerebrali, non era un buon segno che non si fosse ancora svegliato. Pregò che si svegliasse presto e le dicesse che stava bene.

Si era seduta accanto a lui dopo che il nonno aveva finito di medicarlo e lo aveva sistemato nel suo letto. Non si era più addormentata per paura che si svegliasse senza che lei se ne accorgesse.

Shinbe aprì lentamente gli occhi alla luce fioca della stanza. Dove si trovava? Fissò il soffitto bianco in confusione, gli faceva male tutto. Cercò di guardarsi intorno, ma provava dolore anche così. Vedeva tutto rosa, che posto era?

«Ahi!» esclamò Kyoko quando si punse con l’ago, e si succhiò il dito. Si girò leggermente e Shinbe la vide, con la luce della scrivania che le illuminava il viso.

«Devo essere in paradiso.» sussurrò, e la vide voltarsi verso di lui con gli occhi spalancati. Cercò di sorridere, ma la testa gli faceva troppo male e chiuse di nuovo gli occhi.

Kyoko quasi rovesciò la sedia per andare a sedersi sul letto accanto a lui. «Shinbe no, ti prego, non addormentarti di nuovo.» lo implorò con voce tremante, mentre iniziavano a scenderle le lacrime. Lui percepì il loro odore nell’aria e riaprì gli occhi… ma perché stava piangendo? Cercò di mettersi a sedere ma un dolore lancinante gli esplose in una tempia.

Kyoko gli mise una mano sulla spalla, «Non muoverti, sei ferito.». Si passò una mano sulla guancia bagnata e sorrise.

«Dici davvero?» disse lui cercando di ricambiare il sorriso, ma il dolore ancora non glielo permetteva, e si portò una mano dietro la testa. “Che bernoccolo.” pensò, guardando Kyoko confuso.

Lei non riuscì a trattenersi: «Sei un idiota, avresti potuto farti ammazzare.», e iniziò a singhiozzare, coprendosi il viso con le mani.

Shinbe allungò una mano e le accarezzò una guancia, «Mi dispiace. Spero che Toya sia ridotto male quanto me.».

Lei abbassò le mani e rispose: «Non lo so.», poi si voltò e andò alla scrivania per versargli un bicchiere d’acqua. All’improvviso si sentiva arrabbiata con entrambi. Avrebbero dovuto cercare il talismano insieme, non combattere tra loro.

«Come non lo sai?» chiese Shinbe cercando di alzare un sopracciglio, ma scoprì che gli faceva male anche quello. Decise che, la prossima volta che avrebbe combattuto con Toya, non si sarebbe limitato a difendersi… avrebbe contrattaccato.

Kyoko gli si avvicinò e lo aiutò a bere, poi sorrise e disse: «Non l’ho più visto, dopo che gli ho lanciato l’incantesimo.». Sapeva che quelle parole gli avrebbero tirato su il morale.

Shinbe tossì, «L’incantesimo?», poi si portò una mano sul petto fasciato e gemette: «Ti prego, non farmi ridere. Fa male.».

Lei lo guardò con aria triste, «Mi dispiace tanto. Non potevamo portarti da un medico umano senza che… beh, lo sai. Il nonno ha cercato di ricucire le ferite meglio che poteva e sono guarite quasi tutte.».

Shinbe le fece l’occhiolino invece di annuire con la testa, «Sì, capisco. Grazie per esservi presi cura di me.». Poi la curiosità lo sopraffece, «Non sei andata a cercare Toya?».

Kyoko si alzò, voltandogli le spalle, e rispose: «No, sono rimasta qui ad aspettare che ti svegliassi.». Andò alla scrivania per prendere un’aspirina, poi si rese conto che non avrebbe fatto effetto su un guardiano. «Perché stavate litigando?» gli chiese, anche se non voleva sapere la risposta. Poi riprese l’aspirina, di certo non gli avrebbe fatto male.

«Per quanto tempo ho dormito?» chiese lui, cercando di ridurre il dolore al minimo. Aveva sentito la sua domanda ma… preferiva che la cosa rimanesse tra lui e Toya.

«Per diverse ore.» rispose Kyoko, facendogli prendere la pillola e aiutandolo a bere, «Prendi questa e bevi.».

Shinbe obbedì e pensò: “È rimasta al mio fianco per tutta la notte?”, e chiuse gli occhi per riflettere. Poi sentì la sua mano fresca sulla fronte e li riaprì.

Kyoko sorrise e disse: «Non riesco a credere che tu sia qui… nel mio mondo.», poi scrollò le spalle come se non fosse importante, e invece lo era. «Ok, adesso che so che stai bene penso che dovrei andare a dire agli altri che non torneremo per un po’. Tu riposati, sarò qui quando ti sveglierai.».

Shinbe la fissò sbalordito… si guardò intorno e finalmente capì… era nel suo mondo! Doveva aver battuto la testa molto forte per non essersene accorto prima.

Un attimo… aveva appena detto che sarebbe andata di là da sola? E se Toya le avesse impedito di tornare? E se le fosse successo qualcosa? Lui doveva continuare la caccia insieme agli altri, doveva stare lì per proteggerla da Hyakuhei.

Shinbe cercò di mettersi a sedere per dirglielo, ma il dolore lo fece ricadere all’indietro.

Kyoko si fermò e tornò indietro per controllarlo, «Per favore, non cercare di alzarti. Non sappiamo se le ferite interne sono già guarite e non vorrei che morissi dissanguato mentre io sono via.» disse quasi scherzando, ma c’era davvero il rischio di danni interni se non stava fermo.

«Ma non posso restare qui, non so nemmeno dove mi trovo.», stava iniziando ad andare nel panico al pensiero che se ne andasse. Kyoko doveva aver percepito la sua paura perché, mentre apriva la porta per andarsene, gli disse a bassa voce: «Non preoccuparti, Shinbe. Manderò il nonno a farti compagnia.», e chiuse la porta prima che lui avesse la possibilità di protestare.