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Fra Tommaso Campanella, Vol. 2

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III. Fine palese della pazzia del Campanella in S. Elmo; dopo 5 mesi egli manda a far proposte al Vicerè, dicendo aver concetti tali da dare vantaggi mirabili al Regno ed al Re, ma non trova ascolto; dopo altri 6 mesi manda a dire al Nunzio e al nuovo Vescovo di Caserta di volersi confessare, ed espone loro studii fatti, visioni avute, concetti capaci di difendere il Cristianesimo in tutto il mondo, facoltà di far miracoli etc.; quanto a' concetti, egli si riferiva ad opere che diceva dover comporre e forse stava già componendo a fine di uscire dalla sua trista posizione (365). Rassegna di queste opere; lasciando imperfetta l'Astronomia, e continuando a comporre di tempo in tempo poesie come il Sonetto nel Caucaso, la Lamentevole orazione profetale e poi le Canzoni in dispregio della morte, egli ricompone l'opera del Senso delle cose; poi compone gli opuscoli Del Governo del Regno e la Consultazione per aumentare le entrate del Regno, in tre discorsi, de' quali si dànno gli ultimi due finora inediti (367). In sèguito, rivolgendosi a Roma, compone la Monarchia del Messia, aggiuntovi un capitolo Dei dritti del Re di Spagna sul nuovo mondo, inoltre la Ricognizione della vera religione, detta più tardi Ateismo debellato; considerazioni su queste opere e specialmente sull'ultima; composizione di un altro opuscolo e poi ricomposizione ampliata degli Articoli profetali; ancora gli Antiveneti, e poi i Discorsi a' Principi d'Italia del pari ampliati, tutte opere di occasione; infine parecchi opuscoli specialmente a richiesta di Gaspare Scioppio e Gio. Fabre da lui conosciuti in tal tempo (373). Racconto particolareggiato delle mosse del Campanella presso il Vicerè, poi presso il Nunzio e il Vescovo di Caserta, poi ancora presso il Papa; sue promesse mirabili ed esito delle proposte fatte con le Consultazioni; discorso fatto al Nunzio e al Vescovo di Caserta in S. Elmo, promesse sue anche in tale circostanza; non gli si crede e dopo altri 10 mesi scrive lettere al Papa Paolo V, a modo di appello, con affermazioni di comparsa del diavolo e rivelazioni avutene circa Venezia e l'avvenire del Papato (378). Commenti su quest'ultima mossa del Campanella, e principalmente sulla comparsa del diavolo che si rannoda alle evocazioni di spiriti fatte dal Gagliardo; essa è una delle parecchie sue finzioni, e fra le altre quella della pazzia sofferta, a proposito della quale non mancò poi di dichiarare che egli ammetteva il mendacio quando trattavasi di un alto fine; onde malamente la sua riputazione è stata bistrattata da coloro i quali non hanno voluto darsi la pena di studiarlo bene (384).

IV. Sèguito de' tentativi del Campanella per uscire dalla fossa di S. Elmo; scrive anche a' Card.li D'Ascoli, Farnese e S. Giorgio, e manda l'elenco delle promesse fatte e de' libri composti; poco dopo acquista la protezione de' Fuggers, e con essa quella di Gaspare Scioppio e Gio. Fabre, mediante Cristoforo Pflugh; notizie intorno a costoro (392). Lettere tra lo Scioppio e il Campanella; venuta dello Scioppio a Napoli per favorirlo, certamente non per missione del Papa come si disse di poi; richiesta da lui fatta di tutte le opere del Campanella; costui scrive un'altra lettera al Papa, a guisa di un 2.o appello, poco dopo scrive una lettera latina al Papa ed a' Cardinali da doversi presentare dallo Scioppio, il quale non la presenta perchè vi si dicea di voler fare miracoli (395). Venuta anche del Fabre a Napoli; parecchi quesiti sono diretti da lui e dallo Scioppio al Campanella, e danno occasione a parecchi opuscoli epistolari; finita la trascrizione delle opere, il Campanella ne fa l'invio con una lettera premessa all'Ateismo debellato, ma non manda gli Articoli profetali maggiormente desiderati dallo Scioppio (398). Commendatizie procurate dallo Scioppio al Campanella, ma non presso il Papa; lettera del Campanella a Monsig.r Querengo in tale occasione; lettere a Cristoforo Pflugh e poi al Re di Spagna, all'Imperatore, agli Arciduchi di Austria, da doversi presentare dallo Scioppio facendo anche vedere le sue opere, ad occasione della andata di lui in Germania qual Consigliere di casa d'Austria presso la Dieta di Ratisbona; in queste lettere ai Sovrani il Campanella, narrando i suoi guai a modo suo, chiede di essere ascoltato (401). Partenza dello Scioppio per la Germania con fermata a Venezia, dove consegna le opere del Campanella al Ciotti perchè le stampi e costui non se ne cura; è poi imprigionato per due giorni ed obbligato a sfrattare, venendo sequestrata dal Consiglio de' Dieci l'opera degli Antiveneti del Campanella; invio di Daniele Stefano in Napoli da parte di Giorgio Fugger per fare evadere il Campanella a qualunque spesa; nocumento di questi tentativi preveduto dallo Scioppio (403). In Germania lo Scioppio presenta la lettera del Campanella all'Imperatore, che trova mal prevenuto; manda la lettera al Re di Spagna e confida meglio nell'Arciduca Ferdinando, ma si duole de' sospetti continui del Campanella, il quale a sua volta si duole di non vedere le sue opere nè stampate nè presentate (405). Ferdinando scrive più volte a favore del Campanella dimandandone perfino la liberazione; in fondo egli, come il Fugger, riponeva grandi speranze nella dottrina e nel fervore del filosofo per propugnare in Germania la causa Cattolica contro gli eretici, oltrechè ne attendeva ottimi consigli nelle cose di Stato; ma alla fine, abbandonando la persona del filosofo, chiede al Vicerè che gli faccia compiere i libri della Matematica, de' Profetali e della Metafisica, gli faccia dire anche qualche segreto che ha in favore di Spagna ed Austria, e mandi a Grâtz libri e segreti (407). Si raffredda il favore di Giorgio Fugger pel Campanella, dopo di aver conosciute le cause vere della prigionia sua, e i garbugli da lui messi innanzi per acquistare la libertà; lo Scioppio e il Fabre finiscono per dileggiarlo, dopo di averne espilate le opere; deve poi dirsi smentito che la Curia Romana abbia partecipato a' tentativi di liberazione, i quali non potevano neanche esser visti da essa di buon occhio (412). Malgrado l'abbandono da parte de' suoi protettori, il Campanella continuò sempre a mostrarsi grato verso di loro; sua inerzia di qualche anno durante gli ultimi tentativi infruttuosi di liberazione; pochi opuscoli scritti in tal tempo e diverse poesie di dolore e di sdegno, di alcune delle quali è possibile determinare la data; importanza delle sue Poesie in complesso e delle note aggiuntevi in sèguito, rivelatrici de' casi del filosofo da lui ingarbugliati per necessità in altre sue opere; ricerca della data in cui uscì dalla fossa rimanendo in S. Elmo, per poi passare al Castel nuovo e quindi al Castello dell'uovo; interpetrazione del suo rassomigliarsi a Prometeo nel Caucaso (415). Si discute perchè il Governo Vicereale abbia voluto comportarsi così brutalmente col Campanella, e la Curia Romana non si sia curata di esigere il rispetto dell'immunità ecclesiastica in persona di lui; ragioni abbastanza chiare che spiegano questi fatti; lo Stato e la Chiesa contribuirono egualmente al martirio del Campanella risparmiandone la vita (420). Due tribunali in regola, entrambi istituiti da Roma, aveano trovato il Campanella colpevole verso lo Stato e verso la Chiesa; le denegazioni posteriori sorsero abbastanza tardi dietro un sentimento di pietà e varii apprezzamenti inesatti; la benevolenza di Urbano VIII cominciò sol quando costui piegò verso Francia e volle far dispetto agli spagnuoli, oltrechè ebbe bisogno de' consigli e conforti del Campanella per la sua salute, ma cessate o modificate tali condizioni il Campanella fu abbandonato alla persecuzione de' suoi rivali e alla più desolante miseria in terra straniera; così ben pochi meritano quanto lui la nostra ammirazione e gratitudine (426).