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Fra Tommaso Campanella, Vol. 2

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INDICE DEL VOL. II

Cap. IV. – Processi di Napoli e pazzia del Campanella. Pag. 1.

A. – Processo della congiura (primi mesi del 1600). " ib.

I. Arrivo delle quattro galere co' prigioni in Napoli; per ordine del Vicerè, all'entrare in porto ne sono impiccati quattro alle antenne, ed anche squartati due in mezzo alle galere, il Caccìa e il Vitale, ma dopo di averli fatti soffocare; ultimi atti di costoro (1). Notizie esagerate che ne dava il medesimo Vicerè; sua istanza che il Vescovo di Mileto si rechi a Napoli, e che nella causa dei frati e clerici intervenga un suo ufficiale; fra Cornelio consegna al Nunzio il processo di Calabria (4). Scelta de' componenti il tribunale pe' laici ed istruzioni relative; Marcantonio de Ponte Giudice commissario, D. Giovanni Sances Avvocato fiscale assistito dallo Xarava, Giuliano Canale Mastrodatti; notizie sul De Ponte e sul Sances (5). Difficoltà incontrate dal Nunzio per riconoscere i carcerati ecclesiastici; fra Cornelio, dopo di averne visitato qualcuno, parte per Roma, dove non riesce a sodisfare il S.to Officio che l'interroga; non per tanto Roma accetta che oltre il Nunzio intervenga nella causa degli ecclesiastici un ufficiale Regio (7). Ricognizione de' carcerati ecclesiastici nel Castel nuovo eseguita dall'Auditore del Nunzio; il Castellano D. Alonso de Mendozza; ricognizione del Campanella e socii; si trovano al n.o di 23 i carcerati ecclesiastici detenuti a nome del Nunzio di S. S.ta (11). Trattative per la costituzione del tribunale per gli ecclesiastici; Roma accorda che uno de' Delegati Apostolici venga nominato dal Vicerè, purchè non sia coniugato, ed abbia o pigli la prima tonsura; il Vicerè nomina D. Diego De Vera, mantenendo il Sances come fiscale anche per gli ecclesiastici; giudizio su tale determinazione di Roma (15). Vita del Campanella nel carcere; il Castel nuovo, i suoi torrioni, le sue carceri, le sue fosse; il Campanella è posto nel 2o piano del torrione detto del Castellano; nel 1o, sotto di lui, trovasi Maurizio; parole tra' carcerati dalle finestre e cartoline scambiate tra loro (20). Il Campanella sollecita il Petrolo e più ancora il Pizzoni perchè si ritrattino; scambia col Pizzoni cartoline in un breviario; inoltre si occupa a scrivere poesie (23).

II. Comincia il processo della congiura o «tentata ribellione» pe' laici, venendo sostituito al Canale per Mastrodatti Marcello Barrese; nuovi e terribili tormenti a Maurizio de Rinaldis che non confessa nulla; se ne conferma la condanna a morte, condanna che fu poi attribuita dal Campanella ad altre cause (26). Si conferma la condanna anche del Pisano già confesso, e si fanno i preparativi per le due esecuzioni; ma il Nunzio interviene e fa sospendere l'esecuzione del Pisano che era clerico; invece Maurizio è condotto al patibolo dirimpetto al torrione in cui stava il Campanella, ma sotto la forca, dietro l'ingiunzione avutane dal confessore, dichiara di voler rivelare ogni cosa a scarico della sua coscienza e ne rimane quindi sospesa l'esecuzione (30). Motivi inaccettabili addotti poi dal Campanella per la spiegazione di tale fatto; sunto delle rivelazioni di Maurizio; dopo di averle fatte ratificare con una nuova tortura si decide di ritardare ancora la morte di Maurizio per farne la confronta col Campanella e co' complici (32). Tormenti a molte altre persone; provvedimenti contro i contumaci; forgiudicazione di parecchi secondo i documenti raccolti (39). Giunge da Roma l'assoluzione della scomunica pel P.pe di Scilla, pel Poerio e per lo Xarava, richiesta dal Vicerè e dagl'interessati; giunge da Calabria il Vescovo di Mileto ed ha un colloquio col Vicerè; giunge infine anche il Breve del Papa circa la costituzione del tribunale per gli ecclesiastici, ed allora il Vicerè, di sorpresa, fa procedere all'esecuzione di Cesare Pisano (42). Ultimi atti del Pisano; sue dichiarazioni innanzi a' Delegati del S.to Officio e discolpe innanzi ai Bianchi di giustizia; particolari del supplizio e delusione del Nunzio (43).

III. Si costituisce il tribunale della congiura per gli ecclesiastici; analisi del Breve Papale, risulta che con esso creavasi un tribunale Apostolico (48). Si esamina il Campanella, che nega anche il contenuto della sua Dichiarazione scritta in Calabria; si procede alla confronta di lui con Maurizio e poi col Franza, Cordova, Tirotta, Gagliardo, Conia, fra Silvestro di Lauriana; il fisco chiede che si venga alla tortura, ma il Nunzio esige che se ne chiegga licenza al Papa (50). Si esamina fra Dionisio, che nega; si esamina quindi il Pizzoni, che forse dapprima si ritratta ed è posto in una fossa, ma finisce col confermare quanto ha deposto in Calabria con poche varianti; si esamina quindi il Petrolo, che certamente comincia col ritrattarsi ed è posto nella fossa, e poi non solo conferma ma anche sviluppa i disegni del Campanella; si procede quindi alla confronta tra loro due (53). Il Campanella è posto nella fossa del miglio per una settimana; intanto si fa la confronta di fra Dionisio con Maurizio, si esaminano il Bitonto ed altri, tra' quali fra Scipione Politi (56). Si conduce Maurizio ad esortare fra Pietro di Stilo che confessi e poi si procede all'esecuzione di esso; sue ultime rivelazioni innanzi a' Delegati del S.to Officio; particolari dell'esecuzione; ottima riputazione che lascia di sè; i suoi beni sono distribuiti in tre parti, a' monasteri, alla vedova e alla figliuola (57). Sono esaminati il Flaccavento e il Sanseverino, e inoltre Lauro e Biblia che sono pure confrontati con fra Dionisio; venuta la licenza da Roma si dà al Campanella il tormento del polledro; particolari di questo tormento (61). Nello svestire il Campanella gli sono trovate cartoline scrittegli dal Pizzoni, e una carta scrittagli dal Lauriana; sono consegnate al Sances; non reggendo alla tortura egli confessa aver voluto fare la repubblica, ma sotto certe condizioni (62). Confessione del Campanella in tormento secondo i brani che ne rimangono; complici da lui nominati; commenti; non senza ragione è dichiarato «confesso» (66). Gli si dà la copia degli atti esistenti contro di lui con un termine per le difese, e gli si assegna difensore Gio. Battista de Leonardis avvocato de' poveri; notizie intorno a costui; il Sances fa anche dettare dal Campanella molti articoli profetali sui quali egli si fondava per sostenere l'avvenimento delle mutazioni (71). Si dà lo stesso tormento del polledro a fra Dionisio, che non confessa nulla; si dà la corda aggravata dalle funicelle per due ore al Pizzoni con lo stesso risultamento, ma rimane leso in una spalla (73). Si esamina il Cortese e il Milano; si dà la corda per due ore al Petrolo che nemmeno confessa; si esamina Giulio Contestabile; si dà la corda al Bitonto e poi anche al Contestabile, i quali risultano parimente negativi (ib.). Sono rilasciati dapprima 8 e poi altri 4 tra frati e clerici imputati di minor conto; Giulio Contestabile presenta subito documenti, testimoni e la Difesa scritta da un avvocato proprio; particolari di questa Difesa (74). Difesa del Campanella scritta dal Leonardis; commenti; Allegazione scritta dal Sances in replica; non è nota la Difesa di fra Dionisio (77). L'attività del tribunale si rallenta per l'andata del Vicerè a Roma e poi per le feste di Pasqua; il Sances dimanda che si spediscano le cause del Campanella e di fra Dionisio, ma il Nunzio prevedendo che la fine delle cause sarebbe stata la loro condanna a morte, mentre non ancora si era fatto nulla circa l'eresia, si oppone per attendere gli ordini del Papa; intanto continuano le difese per gli altri frati (80). Durante le feste di Pasqua si manifesta nel Campanella un subitaneo e violento accesso di pazzia; particolarità e motivi del fatto; il Sances, alcuni giorni dopo, fa spiare il Campanella da due scrivani, i quali sorprendono due volte il Campanella in dialoghi notturni con fra Pietro Ponzio; relazione di questi dialoghi (84). Vita intima del Campanella nel carcere fin da principio della sua venuta in Napoli; poesie da lui composte per dare animo agli amici, le quali oggi si pubblicano per la prima volta; rassegna di queste prime poesie, cercando di ognuna la data e rilevandone l'importanza (89). Difese da lui scritte che non giunge in tempo a presentare, «1.a Delineatio» e «2.a Delineatio, Articuli prophetales»; analisi di esse e commenti; inoltre l'«Epistola ad amicum pro apologia» con ogni probabilità diretta a fra Dionisio per giustificarsi; infine la ricomposizione del libro della Monarchia di Spagna, eseguita mentre rimaneva sospesa la spedizione della causa della congiura ed il filosofo continuava a mostrarsi pazzo (97). Premii dati frattanto a Lauro e Biblia; concessioni fatte e posto di Consigliere del Collaterale dato più tardi al P.pe della Roccella; posto di Capitano della cavalleria pesante dato allo Spinelli, avendo per aggiunto e successore il suo nipote Marchese di S. Donato poco dopo nominato Duca; promozione di D. Carlo Ruffo da semplice Barone a Duca di Bagnara; nomina dello Xarava a Consigliere, e pensione accordata a fra Cornelio; la nomina del Leonardis a Consigliere, avuta dopo il passaggio a Fiscale, non reca alcun cenno del servizio prestato nella causa della congiura (113).

Cap. V. – Sèguito de' processi di Napoli e della pazzia del Campanella Pag. 119.

B. – Processo dell'eresia (maggio 1600 a settembre 1602) " ib.

I. Viene risoluto da S. S.tà che il processo dell'eresia si faccia in Napoli dal Nunzio, dal Vicario Arcivescovile e dal nuovo Vescovo di Termoli, che è il Tragagliolo già Commissario del S.to Officio in Roma; notizie sul Tragagliolo e sul Vicario (119). La parte principale è deferita al Vescovo di Termoli, e il Nunzio spesso manda in voce sua alle sedute il Rev. Antonio Peri fiorentino suo Auditore; Mastrodatti è Gio. Camillo Prezioso, Notaro della Curia Arcivescovile; comincia il processo offensivo coll'esame del Pizzoni, che dichiara di avere avuto minacce dal Campanella, conferma le cose già deposte in Calabria, con varianti di minor conto, e sostiene avere già prima denunziato il Campanella per lettere al P.e Generale, e di persona a fra Marco e fra Cornelio (121). Sono esaminati fra Marco e fra Cornelio che negano quanto ha asserto il Pizzoni; è interrogato per lettere il P.e Generale Beccaria che risponde negando del pari; è esaminato il Petrolo, che conferma le cose già deposte con poche varianti e dichiara di avere anche avute minacce dal Campanella (122). Si esamina il Campanella che sèguita a mostrarsi pazzo ed è rinviato; si esamina fra Pietro di Stilo che attenua le cose già deposte; si esamina il Lauriana che dice occorrergli soltanto di manifestare che ha continue minacce dal Campanella, ed attenua di molto unicamente le cose già deposte contro il Pizzoni, evidentemente per concerti presi tra loro; si esaminano inoltre fra Paolo della Grotteria e il Bitonto che fanno deposizioni negative (123). È presentata una denunzia contro il Campanella da fra Agostino Cavallo circa le sue passate relazioni con l'ebreo Abramo; sono esaminati per questo il denunziante ed anche fra Giuseppe Dattilo (125). Il Vescovo di Termoli privatamente raccoglie informazioni anche presso fra Cornelio, Xarava, Fabio di Lauro, D. Pietro de Vera, e le comunica al Card.l di S.ta Severina; ritiene che al Campanella debba amministrarsi la tortura, ma sa che non la teme; da Roma gli si mandano i sommarii de' processi di Calabria cioè di Monteleone, di Gerace, di Squillace (126). Sono riesaminati fra Paolo, il Bitonto, il Petrolo, fra Pietro di Stilo e il Lauriana; fra Pietro Ponzio invia al Vescovo una lettera del Lauriana al Pizzoni sorpresa da fra Dionisio; sono esaminati diversi su tale incidente; il Lauriana nega con giuramenti, ma risulta indubitato che egli ed il Pizzoni agivano d'accordo ed in falso (128). Sono riesaminati il Pizzoni, il Lauriana ed il Petrolo, su varie circostanze; il Nunzio, tornando dalla sua Chiesa di Troia, si convince per via della pessima vita de' frati in relazione co' banditi e ne scrive a Roma (130). Sono ancora riesaminati nuovamente il Lauriana, il Petrolo, fra Pietro di Stilo, il Pizzoni e poi anche il Bitonto; cominciano a rivelarsi i modi iniqui usati da fra Marco e fra Cornelio in Calabria, ma le cose deposte non sono smentite (133). Quattro esami successivi di fra Dionisio, che nega di avere avuto mai scandalo dal Campanella per cose di eresia, parla di dimanda di perdono direttagli dal Lauriana, fornisce ampie spiegazioni e cerca di ribattere tutte le accuse; esame di Giulio Contestabile, che sostiene essergli il Campanella divenuto nemico per aver lui divulgato che era stato già condannato all'abiura (135). Esame di Giulio Soldaniero, fatto venire da terra d'Otranto ove si era ritirato ed era stato carcerato ad istanza del S.to Officio; egli ha già dimenticate troppe cose e si contradice su varie circostanze (138). Avuto l'assenso da Roma si dà un'ora di corda al Campanella che continua a mostrarsi pazzo; poi sono esaminati suo padre Geronimo e suo fratello Gio. Pietro; poi è ricondotto il Campanella innanzi a' Giudici, e mostrasi sempre pazzo (139). Nuovo esame del Soldaniero, cui si fanno notare le contradizioni nelle quali è caduto; esame di Giuseppe Grillo; nuove dimande a fra Dionisio e al Pizzoni circa la loro andata a Soriano (141). Il tribunale emana i decreti occorrenti per passare al processo ripetitivo; ma sono ancora esaminati il priore e il lettore di Soriano come pure Valerio Bruno, ed inoltre fra Gio. Battista di Placanica e fra Francesco Merlino fatti venire da Calabria per chiarimenti; al tempo stesso in Squillace si compie un supplimento d'informazione commesso dal Vescovo di Termoli (142).

 

II. Processo ripetitivo; maniera di farlo; il fiscale della Curia Rev.do Andrea Sebastiano dà gli articoli solamente contro i tre imputati principali, il Campanella, il Pizzoni e fra Dionisio; il Rev.do Attilio Cracco è assegnato quale avvocato di officio; particolari degli articoli del fiscale e degl'interrogatorii presentati dall'avvocato (149). Si comincia dalle ripetizioni contro il Campanella, e sono esaminati il Soldaniero, il Pizzoni, il Lauriana, il Petrolo e fra Pietro di Stilo; riescono attenuate le deposizioni del Soldaniero, false quelle del Lauriana, sempre gravi quelle del Pizzoni e del Petrolo, più favorevoli quelle di fra Pietro di Stilo; unanimi le dichiarazioni di mala condotta de' primi processanti (153). Seguono gli esami ripetitivi contro il Pizzoni; sono esaminati il Soldaniero, il Lauriana, il Bruno e il Petrolo; le accuse riescono attenuate, e rimane il grave sospetto contro di lui principalmente per le troppe rivelazioni fatte e le sue stesse discolpe trovate false (157). Esami ripetitivi contro fra Dionisio; sono esaminati il Bruno, il Soldaniero, il Pizzoni, il Lauriana, il Petrolo e fra Pietro di Stilo: anche per lui le accuse riescono attenuate, e sempre son posti in rilievo i modi iniqui di fra Marco e fra Cornelio (159). Perplessità del Vescovo di Termoli, quali si rilevano da una lista di varianti e di contradizioni da lui compilata; sollecitazioni del Governo perchè si possa terminare la causa della congiura; i Giudici per l'eresia deliberano di venire alla spedizione; maniera di procedervi (163). Assegno del termine di 8 giorni per le difese; avvocati Grimaldi e Montella, il quale ultimo è sostituito poi dallo Stinca: Gio. Battista dello Grugno avvocato pel Campanella; notizie intorno a costoro (166). Processo difensivo; esami difensivi per fra Dionisio; alcuni articoli vengono presentati in fretta, acciò siano esaminati sopra di essi alcuni de' carcerati per la congiura che stanno per uscire in libertà; 18 interrogatorii dati dal fiscale: sono così esaminati Geronimo Marra, Francesco Paterno e Minico Mandarino, ma infruttuosamente (168). Articoli completi per fra Dionisio al n.o di 58, con oltre 60 testimoni e varii documenti in suo favore; notizie su' testimoni Spinola, Castiglia, Capece e Giustiniano (170). Sono esaminati dapprima il Castiglia e il Contestabile, poi il Capece, Cesare Forte, lo Spinola, il Giustiniano e il Grillo; ne risulta che il Lauriana era stimato falso testimone, come pure il Bruno, e che il Soldaniero medesimo avea fatto intendere le cose passate tra lui, il priore di Soriano e fra Cornelio (176). Sono ancora esaminati il carceriere Martines, Nardo Rampano, Marcello Salerno, Cesare Bianco, Geronimo Campanella, Gio. Bat. Ricciuto e Tom. Tirotta; di poi fra Paolo, fra Pietro di Stilo, il Petrolo e il Bitonto; infine il Barone di Cropani e Geronimo di Francesco: ne risultano sempre più messe in rilievo le tristi qualità del Lauriana, del Bruno, del Soldaniero ed anche del Pizzoni, oltrechè la malvagità de' primi Inquisitori (179). Contemporaneamente si menavano innanzi gli esami difensivi pel Pizzoni, che avea presentato 34 articoli con molti testimoni scelti senza alcuna avvedutezza: erano esaminati dapprima fra Paolo, il Petrolo, il Lauriana: poi fra Pietro di Stilo, il Bitonto, lo Spinola, il Contestabile, il Castiglia e il Di Francesco; ne risulta il Pizzoni niente affatto difeso, e circa le qualità sue abbastanza aggravato (187). Pel Campanella, avendo il suo procuratore dichiarato non potersi compilare gli articoli difensivi perchè pazzo, ed avendo anzi dimandato un termine per provare detta pazzia, si procede a una informazione, e 10 testimoni, compreso il carceriere, attestano il Campanella esser pazzo; particolari della pazzia(196). Fra Pietro Ponzio comunica le istanze fattegli già dal Lauriana per essere perdonato delle falsità deposte, e consegna anche una lettera analoga scritta dal medesimo a suo fratello Ferrante: perizia calligrafica circa la lettera (201). Il Vescovo di Termoli non nasconde le sue perplessità circa i meriti della causa, fa note a Roma le tante irregolarità commesse e finisce con dichiarare che dovrebbero gl'inquisiti esser tradotti a Roma per potere scoprire la verità; trasmette anche un memoriale analogo di fra Dionisio, mostrandosi animato dalle più caritatevoli intenzioni (202).

III. Morte del Vescovo di Termoli con grave danno de' frati; insistenze continue del Governo perchè la causa dell'eresia abbia termine; è nominato Giudice il Vescovo di Caserta D. Benedetto Mandina; notizie intorno a costui (206). Istruzioni del Card.l di S.ta Severina a nome di S. S.tà; si prescrivono visite mediche e il tormento della veglia per chiarire la pazzia del Campanella, inoltre nuove diligenze in Squillace; articoli del fiscale ed interrogatorii dell'avvocato per esse: è esaminato Geronimo di Francesco in tal senso (209). Le sedute del tribunale son sospese; fra Pietro Ponzio dimanda inutilmente di essere giudicato o rilasciato: fra Dionisio fa sapere a Roma che fra Cornelio era partito per Madrid; il Nunzio è costretto a confermarlo, dolendosi di lui ma dolendosi anche de' giudizii molto severi che avea sempre manifestato il Vescovo di Termoli contro di lui e contro fra Marco (212). Il Pizzoni, rimasto leso nel braccio dietro la tortura avuta, muore nel carcere; i preparativi per la veglia da darsi al Campanella mettono in agitazione i frati; fra Pietro di Stilo manda a' Giudici alcune carte già dategli dal Campanella, che sono le proprie Difese con gli Articoli profetali scritte per la causa della congiura; fra Dionisio manda una lettera del Petrolo che chiede di essere riesaminato (215). Senza aspettare le fedi de' medici si dà al Campanella il tormento della veglia; notizie intorno a questo tormento; particolari del tormento sofferto per 36 ore; durante l'amministrazione di esso si prescrive a fra Dionisio che consigli il Campanella a rispondere adeguatamente, ma il Campanella persiste a mostrarsi pazzo (217). Conseguenze del tormento sofferto: il chirurgo Scipione Cammardella curante di fra Tommaso (222). Esami di fra Dionisio e poi di fra Pietro di Stilo circa le comunicazioni fatte a' Giudici; fedi de' medici Vecchione e Jasolino, che sebbene perplessi inclinano a ritenere essere la pazzia simulata; esame di un aguzzino che fa conoscere alcune parole dette dal Campanella dopo il tormento; condizione giuridica del Campanella in sèguito di tutte queste prove (225). Nuova sospensione delle sedute del tribunale; accade una rissa tra i Ponzii, il Bitonto e il Petrolo da una parte, e il Soldaniero, il S.ta Croce, il Gagliardo e l'Adimari da un'altra parte, risultando ferito fra Dionisio; dietro denunzia de' laici si procede dagli ufficiali del Castello ad una ricerca di carte, e si trovano scritture di sortilegi presso fra Dionisio, ma non appartenenti a lui, diverse lettere appartenenti a fra Pietro di Stilo, una raccolta di poesie del Campanella presso fra Pietro Ponzio, uno scritto del Campanella che il fratello di lui buttò dalla finestra al momento della venuta degli officiali (230). Le carte sono portate al Vicerè; fra Dionisio, rinchiuso in un torrione al pari di fra Pietro Ponzio, scrive a' Giudici di voler essere esaminato circa le carte trovate nella sua cassa, e prega che si dia agio a fra Pietro di poter presentare capi di accusa contro i feritori; l'Adimari si querela di uno schiaffo avuto da fra Pietro, ed anche il Lauriana reclama di voler essere riesaminato (233). Il Vicerè si ammala e muore; il suo secondogenito D. Francesco de Castro rimane Luogotenente generale: la causa dell'eresia languisce; languiscono anche i frati in desolante miseria, e il Nunzio chiede nuovi sussidii per loro da' conventi di Calabria (235).

IV. Dietro sollecitazioni del Card.l di S.ta Severina si ripigliano le sedute del tribunale; si riesamina fra Dionisio circa le carte trovate nella sua cassa; si fa richiesta delle carte al Governo; fra Pietro Ponzio denunzia i feritori e qualche altro loro compagno in materia di S.o Officio (237). S'inizia un processo secondario specialmente contro il S.ta Croce e il Gagliardo; dall'elenco dei testimoni presentati per questa causa si rileva che parecchi carcerati, tra gli altri il padre e probabilmente anche il fratello del Campanella, erano stati allora rilasciati; cominciano gli esami pel detto processo, ma poi questo è interrotto per dar termine al processo principale (240). S'intima a fra Dionisio un termine perentorio per le difese; così pure agli altri frati i quali vi rinunziano; si abilita il Soldaniero a starsene in una casa in Napoli loco carceris, e i carcerati, frati e laici, dichiarano appartenere a lui le carte trovate nella cassa di fra Dionisio (242). Il Governo manda le carte richieste; rassegna di queste carte; le lettere di fra Pietro di Stilo mostrano in che maniera i frati giudicassero le cose loro; carte di sortilegi e poesie in dialetto calabrese del Gagliardo; come il Teologo qualificatore abbia giudicate le poesie del Campanella; lo scritto buttato dalla finestra del Campanella risulta essere una copia della Filosofia epilogistica su cui l'autore lavorava (243). Dietro ordine del Card.l di S.ta Severina il tribunale si occupa delle carte avute; esami del sergente Alarcon, di fra Pietro di Stilo, di fra Dionisio, del Bitonto; si viene a conoscere che vi sono altre carte trovate presso il Gagliardo fin da che stava nel Castello dell'uovo (250). È esaminato il Gagliardo, e poi fra Pietro Ponzio e il Bitonto, il quale esibisce una nuova carta di sortilegio scritta dal Gagliardo per un Napolella carcerato; il Napolella ed alcuni testimoni sono interrogati per questo, e poi sono esaminati di nuovo fra Pietro Ponzio, fra Pietro di Stilo, il Bitonto e il Napolella medesimo a sua richiesta (254). Continua l'informazione sulle carte avute, con gli esami del S.ta Croce e poi di fra Pietro Ponzio circa la provenienza delle poesie del Campanella trovate presso di lui, inoltre con l'esame anche di fra Paolo della Grotteria; da ultimo sono esaminati il Figueroa e il Navarro circa le carte trovate nel Castello dell'uovo; rassegna di queste carte; un'altra poesia del Gagliardo in dialetto calabrese, due lettere di un capo di fuorusciti, tre prologhi di commedie, molti versi sciolti sempre del Gagliardo (259). Rimangono in causa solamente il S.ta Croce e il Gagliardo, a' quali si fa un processo separato che è commesso al Vicario Arcivescovile; brevi cenni su questo processo: il S.ta Croce finisce per essere abilitato ad uscire dal carcere e se ne parte per la Calabria senza licenza; il Gagliardo è sottoposto a tortura, e finisce egli pure per essere abilitato e partirsene senza licenza, venendo poi, due anni dopo, ripigliato e giustiziato in Napoli per un omicidio commesso in Calabria (269). Circa il processo principale, si provvede alle miserie de' frati col danaro venuto di Calabria, ma se ne dispone di una parte per pagare il Mastrodatti; nel tempo medesimo, facendo cessare le tergiversazioni, s'intima a fra Dionisio un brevissimo termine per le nuove difese (272). Tre nuovi articoli difensivi di fra Dionisio, attestanti le ritrattazioni fatte dal Pizzoni in punto di morte, i replicati desiderii di ritrattarsi mostrati dal Petrolo, l'aver fatto il Soldaniero porre scritti proibiti nella sua cassa per rovinarlo definitivamente; varii testimoni esaminati sopra di ciò, e notizie sopra di loro; gli esami non riescono vantaggiosi a fra Dionisio; in ispecie il Petrolo dichiara di aver detto volersi ritrattare per sottrarsi alla persecuzione de' frati, ma non aver nulla a ritrattare (275). Nuovi ritardi del tribunale per la stagione estiva, con raddoppiate lagnanze del Governo Vicereale; Valerio Bruno è abilitato a stare fuori carcere per essere poi nuovamente interrogato e quindi spedito; fra Pietro Ponzio fa nuove istanze perchè la sua causa sia spedita, ma inutilmente (281).

 

V. Opere composte dal Campanella in questo lungo periodo di tempo: dopo gli Articoli profetali, composizione o meglio ricomposizione della Monarchia di Spagna; fasi e successo di questo libro (283). Al tempo medesimo Poesie; esse rivelano la vita intima del Campanella, e conviene ricercare la data almeno delle principali: sonetti profetali, ed anche al P.pe di Bisignano, all'Italia, a Genova, a Venezia, a Roma; commenti (285). Altri sonetti sul monte di Stilo e su temi religiosi; altre poesie indirizzate a persone dimoranti nel Castello ed anche fuori, come lo Spinola e il Castiglia carcerati, il Sig.r Troiano Magnati, D.a Ippolita Cavaniglia, la Sig.ra Olimpia, D.a Anna; notizie circa queste persone (288). Sonetti al Sig.r Francesco Gentile, alla Sig.ra Maria, alla Sig.ra Giulia, a Flerida, a Dianora; sonetti composti dopo il tormento della veglia, specialmente quelli al Sig.r Petrillo; commenti (293). Ritorno alle opere filosofiche; compimento della Filosofia epilogistica o Epilogo magno, con l'aggiunta degli Aforismi politici e dell'Economica, istaurata anche l'Etica; poco dopo, al cominciare del 1602, composizione della Città del Sole, quindi composizione della Metafisica, con altre poesie di tempo in tempo (297).

Cap. VI. – Esiti de' due processi, fine della pazzia e conchiusione (dal 7bre 1602 al 9bre 1604 e seg.ti). Pag. 306.

I. Giusta gli ordini avuti, il tribunale per l'eresia procede finalmente alla discussione de' meriti della causa e alla votazione; Sommarii del Processo e Riassunti degl'indizii co' voti de' Giudici per fra Pietro Ponzio, fra Paolo, il Bitonto, fra Pietro di Stilo, il Petrolo e il Lauriana: lo stesso per fra Dionisio un po' più tardi; commenti (ib.). Fuga di fra Dionisio e del Bitonto dal Castello insieme col carceriere; ordini da Roma e poi da Madrid perchè i fuggiaschi siano ripigliati; inchiesta ordinata dal Governo, e singolare profferta dello Xarava per tale inchiesta; ma il tribunale non avea mancato di decretare provvedimenti (314). Viene da Roma la risoluzione presa dalla Sacra Congregazione al cospetto di S. S.tà nella causa di eresia del Campanella e socii; il Campanella è condannato al carcere perpetuo ed irremissibile nel S.to Officio di Roma; altri frati sono condannati all'abiura dopo un tormento; per fra Paolo è ordinato il rilascio con penitenze salutari; per fra Pietro Ponzio il rilascio senza condizioni; commenti in particolare sulla condanna riportata dal Campanella (316). Il tribunale spedisce la causa secondo la risoluzione venuta da Roma; la sentenza è partecipata al Campanella; sono tormentati e fatti abiurare fra Pietro di Stilo, il Lauriana e il Petrolo (320). Non potendo dare fideiussione, i frati si obbligano invece a tre anni di galera e così possono andar via rimanendo in carcere il Campanella; poco dopo anche Valerio Bruno, e più tardi il Soldaniero, carcerato di nuovo in Calabria, sono rilasciati con fideiussione eleggendo il loro domicilio in casa di Carlo Spinelli; in tal modo finisce il lungo processo di eresia (325).

II. Il tribunale della congiura pe' laici è tenuto sempre aperto, anche dopo finita la causa di eresia; primo gruppo di carcerati abilitati a tornare in Calabria si conosce essere stato quello de' carcerati di Catanzaro; secondo gruppo quello de' già carcerati in Gerace col Pisano, dietro torture anche atroci; con esso fu abilitato egualmente il padre del Campanella e con ogni probabilità anche il fratello, ma restarono in carcere il S.ta Croce e il Gagliardo per conto del S.to Officio (327). Intorno a' forgiudicati, si hanno notizie del Baldaia, del Dolce, del D'Alessandria, del Tranfo; pel solo Del Dolce, catturato insieme con Desiderio Lucano suo ricettatore, si conosce che fu condannato a parecchi anni di carcere e trovavasi ancora carcerato il 1610; notizie circa gli altri anzidetti e circa diversi già rilasciati che ripigliarono la mala vita (328). Quanto al tribunale della congiura per gli ecclesiastici, dopo la liberazione di molti e lo svolgimento delle cause degli altri lasciandone sospesa la spedizione, finisce per condannare Giulio Contestabile a 5 anni di esilio, e poi tratta la causa del Pittella nuovamente carcerato; particolari di questa causa, difesa del Leonardis, condanna egualmente a 5 anni di esilio (333). La spedizione della causa degli altri frati è impedita definitivamente dal matrimonio di D. Pietro De Vera con la sorella del Duca di S. Donato; opposizioni del Nunzio, tergiversazioni del De Vera; giunge intanto la nuova che fra Dionisio, capitato a Costantinopoli in casa del Cicala e fattosi maomettano, erasi imbarcato sull'armata turca che veniva verso il Regno; ciarle di fra Dionisio in Costantinopoli nocive al Campanella; fatti dell'armata turca dal 1600 in poi, e sua rinunzia ad ogni impresa nell'anno in corso pel cattivo stato delle navi (336). S. S.tà ordina che il Nunzio dia termine per sè solo alla causa, rimanendo il De Vera qual semplice assistente; impossibilità di tale pretensione; il Nunzio si sforza di farla accettare, il Vicerè finge, il De Vera temporeggia; s'intima a' frati un ultimo termine per le difese, ma il Campanella era stato già da un pezzo separato dagli altri frati e posto nel torrione (341). Fatti del Campanella dopo la sua condanna per l'eresia; visita avuta dal Marchese di Lavello cui consegna la sua Metafisica; relazioni acquistate col Conte Giovanni di Nassau, Cristoforo Pflugh e Geronimo Toucher venuti prigioni nelle carceri del Castello; lo Pflugh, o Flugio, è da lui convertito al Cattolicismo, gli rimane amico, e più tardi poi gli procura il patrocinio de' Fuggers e di Gaspare Scioppio (346). Posto, dopo 6 mesi, nel torrione, il Campanella si occupa a scrivere l'Astronomia, e più tardi De' Sintomi della futura morte del mondo per fuoco; testimonianze che lo provano; suoi importanti colloquii col Gagliardo in questo tempo, credenze che gli svolge ed orazioni che gl'insegna con riscontro delle cose scritte nella Città del Sole; altre testimonianze; scene di evocazione di spiriti (348). Essendosi poi scoperto un disegno di evasione, è trasportato nel Castel S. Elmo; indagini su questo disegno di evasione; il Marchese di Lavello è carcerato probabilmente per esso (354). Il Nunzio e il De Vera vanno in Castello per la spedizione della causa, e si trovano d'accordo nel condannare il Petrolo a tre anni di galera, e rilasciare fra Pietro, fra Paolo e il Lauriana con l'esilio dalla Calabria per un tempo a beneplacito di S. S.tà; ma il De Vera vuol continuare a figurare come giudice, il Vicerè interpellato s'infinge, Roma insiste, il Campanella rimane dimenticato in S. Elmo; il Vicerè fa poi sapere che nominerà un'altra persona invece del De Vera, ed essa fu il Ruiz de Baldevieto che approvato da un altro Breve ebbe a sottoscrivere la sentenza; ma pel Campanella dice doversene pel momento sospendere la spedizione (358). Gli amici, parenti e discepoli del Campanella presentano un memoriale al Nunzio per lui; indagini su questo documento oggi perduto; affermazioni equivoche del Campanella circa questo periodo importante della sua vita; durissimi trattamenti sofferti in S. Elmo (361).