Le Campane Dell'Inferno – Un Romanzo Della Serie Justice Security

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Le Campane Dell'Inferno – Un Romanzo Della Serie Justice Security
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LE CAMPANE DELL`INFERNO
UN ROMANZO DELLA SERIE JUSTICE SECURITY
di
T. M. Bilderback
Traduzione di
Alberto Favaro
Copyright 2017 di T. M. Bilderback
Progetto della copertina di Christi L. Bilderback
Foto di copertina © Can Stock Photo / sjhuls
Tutti i diritti riservati
Questo è un lavoro di fantasia. Ogni somiglianza a persone reali è frutto della vostra fantasia
Nessuna parte di questo romanzo può essere usato senza il permesso diretto dell’autore
Nota dell’autore

Ciao lettore e grazie per il tuo interesse per questo libro.

Se non avete letto il mio primo romanzo, Se potessi leggere la mia mente – Un romanzo su Nicholas Turner, fermatevi ora. Trovatene una copia. Leggetelo.

Questo romanzo è una prosecuzione di quel romanzo e ci sono cose in questo romanzo che non capirete se non avete letto quel romanzo.

È sempre stata una mia idea far sì che Nicholas Turner e la sua “arma segreta” interagisse con la Justice Security. Ci è voluto parecchio tempi per riuscire ad arrivare a questa inclusione.

I romanzi della Justice Security, se siete un fan della serie, sono diventati sempre più cupi con il progredire della serie. Uno dei miei principi personali di questa serie è che nessun personaggio è al sicuro…nessun personaggio è immune dall’essere ucciso, o menomato o ferito al punto da far uscire quel personaggio dalla serie. Se la storia lo richiede, quel personaggio finirà nell’oscurità.

Con questo romanzo il buio arriva. Duramente. Fatevi forza e godetevi il viaggio!

T. M. Bilderback

Capitolo 1


“Mamma! Madeline ha fatto scomparire ancora le mie cose!”

Non è vero! É solo che non le hai ancora trovate!”

“No, non è vero! Stai mentendo! Non devi dire bugie!”

“Non sto mentendo, Karen!”

Invece sì! Stai mentendo, Madeline!”

“NON STO MENTENDO!” La voce arrivò contemporaneamente da tutte le direzioni.

“Non è giusto! Non ti è permesso di discutere con la tua voce da angelo! Lo ha detto papà!”

“Papà ha anche detto di non far svanire più le tue cose e non l’ho fatto! Perciò, zitta!

“Ragazze, ora basta!

“Ma mamma!” disse Karen.

“Meredith!” disse Madeline.

Meredith Turner sollevò la mano con il palmo aperto. “Non voglio sentire più una parola o vi metterò in castigo tutte e due. Capito?”

Il silenzio accolse le parole di Meredith fino a quando riabbassò la mano.

“Mamma?” disse Karen.

Meredith sospirò. “Sì, Karen?”

“Come metti in castigo un angelo?”

Dannata voce dell’innocenza, pensò tra sé Meredith. Poi, ad alta voce, disse, “Voglio che voi due finiate di pulire questa stanza e che poi scendiate. Vostro padre sarà a casa presto e dobbiamo cominciare a cenare.”

“Sissignora” dissero entrambe le ragazze all’unisono.

Meredith si girò e uscì dalla stanza che le due ragazze condividevano. Alle sue spalle sentì Karen dire, “Mi dispiace, Madeline.”

Madeline disse, “Nessun problema, Karen – l’ho solo dimenticato.”

“Testa alata.”

“Cervello di gallina.”

Meredith sorrise mentre le due ragazze ridacchiavano. Stavano crescendo unite come vere sorelle…e si stavano comportando di conseguenza. Wow…far svanire le cose di Karen era iniziato come uno scherzo. Madeline trasformava le cose di Karen in modo che la mano di Karen ci passava attraverso, qualunque cosa stesse prendendo. Era stato divertente fino a quando Madeline aveva fatto “svanire” il letto di Karen. Meredith iniziò a scendere le scale. In fondo, nell’ingresso principale della casa, girò per andare verso la porta di ingresso e controllare gli operai che stavano sistemando la casa. La casa era stata danneggiata dagli spari in un tentativo fallito di ucciderla, quando sua figlia, Karen, era stata rapita da una coppia di poliziotti corrotti poco tempo prima. Dopo aver discusso con la compagnia assicuratrice, Nicholas aveva chiesto all’ufficio locale dell’FBI…beh, a Marcus Moore…di indagare sul motivo per cui la compagnia stesse rallentando il risarcimento dei danni. Le indagini aveva avuto l’effetto desiderato: la compagnia aveva accettato di riparare la casa. Rimpiazzare le finestre era stato il lavoro più problematico.

Era veramente passato così poco tempo?  Che periodo strano e felice!

Meredith aveva, su suggerimento di un uomo dell’FBI, assunto un detective privato, Nicholas Turner, per aiutarla a trovare Karen. L’uomo dell’FBI era Marcus Moore, il miglior amico di Nicholas. Quando lo aveva incontrato era un ex poliziotto dall’aspetto trasandato che di tanto in tanto si prendeva delle sbronze per dimenticare le morti di sua moglie e della figlia mai nata, accadute dieci anni prima.

Poi era accaduto il miracolo che aveva completamente rivoluzionato le vite di tutti loro.

Un angelo vero aveva scelto di rinascere sotto forma di bambina per riprovare cosa significava vivere come un essere umano. La bambina che aveva scelto apparteneva a Nicholas e Janie Turner. Dopo che la sua anima si era unita ai contributi biologici di Nicholas and Janie, la bambina era morta perché Janie aveva sviluppato un cancro uterino rapido e devastante. Janie aveva perso la bambina e lei stessa era morta poco dopo. La piccola, che avrebbe dovuto chiamarsi Madeline Louise, scelse di crescere come una normale bambina umana vicino a sua madre nel “Paradiso”. Quando ebbe dieci anni, Madeline aveva esercitato la sua libera volontà di fare quello che pochi angeli o anime rinate avevano fatto in precedenza…scelse di tornare sulla Terra per aiutare suo padre a riportare la sua vita sul binario giusto. Madeline, tuttavia, aveva alcune sorprese in serbo per suo padre.

Madeline poteva, come dicevano Nicholas, Meredith, e Karen “svanire”. Questo significava che poteva essere vista attraverso gli oggetti e gli oggetti passavano attraverso lei. Poteva anche diventare solida se lo decideva. Tuttavia, se sceglieva di diventare solida era anche vulnerabile e poteva essere ferita o uccisa come qualsiasi essere umano normale. Madeline poteva anche far svanire gli oggetti, toccandoli quando era solida per poi svanire insieme all’oggetto. Poteva essere invisibile quando decideva di esserlo. Poteva anche far svanire altre persone e trasportarle con la velocità del pensiero. Poteva portare le persone nei reami più alti dell’esistenza, e poteva sparare dalle sue mani dardi di pura potenza. Questi dardi erano innocui per le creature di buon cuore, ma potevano immobilizzare o anche uccidere coloro che erano cattivi.

Madeline poteva anche comunicare telepaticamente con suo padre.

Entrambi i padri.

Perché, anche se Madeline aveva scelto di vivere come una bambina umana con poteri angelici, era ancora un mezzo angelo e rispondeva anche a un padre che non era Nicholas. Ma, visto che Madeline aveva il libero arbitrio, poteva restare con il suo padre terrestre per tutto il tempo che voleva…e avrebbe proseguito a invecchiare come se fosse stata una ragazza normale.

Meredith talvolta lo trovava ancora difficile da credere. Quando accade qualcosa nella tua vita che conferma letteralmente che esiste una vita ultraterrena, che gli angeli esistono, che le anime esistono, che Dio esiste…beh, tutto questo può essere schiacciante.

Schiacciata o meno Meredith ora era la matrigna di un angelo.

E le piaceva!

Meredith aprì la porta principale proprio mentre uno degli operai all’esterno gettava una persiana rovinata del primo piano dalla cima di una scala. Quando raggiunse terra fece un rumore simile a uno sparo e, per questo, Meredith urlò e fece un salto per la sorpresa.

Quasi istantaneamente, Madeline comparve vicino a lei in piena modalità “angelo”, o “battaglia”. Il suo corpo brillava di una non luce bianca e i suoi occhi erano di un brillante blu penetrante. Scintille provenivano dalle sue mani e la sua forza usciva dalle sue spalle con una forma che ricordava un paio d’ali. I suoi occhi cercarono la minaccia che aveva fatto urlare Meredith.

Meredith aveva visto Madeline in modalità “battaglia” solo un’altra volta, quando la bambina aveva aiutato a sconfiggere George Parker, il poliziotto corrotto responsabile del rapimento di Karen. La vista era confortevole e paurosa…e non adatta per altri occhi umani!

“Madeline!” sibilò Meredith “Non è nulla! Torna dentro prima che qualcuno ti veda, tesoro!”

Madeline si girò verso Meredith, concentrando i suoi occhi blu luccicanti su di lei. Vedendoci la verità, Madeline fece un passo indietro, riprendendo gradualmente il suo aspetto normale.

“Mi dispiace Meredith,” sussurrò “pensavo ci fosse qualcosa che non andava.”

Meredith sorrise e l’abbracciò. “Oh, tesoro, va tutto bene. Non hai fatto nulla di sbagliato! Ti ringrazio per tenermi d’occhio!”

“Va tutto bene, signora Turner?” disse una voce dalla soglia.

Meredith e Madeline fecero un balzo a quel suono. Il caposquadra dei lavori era in piedi sulla soglia.

“L’ho sentita urlare…la persiana l’ha spaventata?” chiese imbarazzato. “Mi dispiace…cercheremo di stare più attenti.”

“No, va tutto bene,” rispose Meredith. “Ero sovrappensiero e il rumore mi ha spaventata.”

 

“Dovremmo finire per domani sera,” disse il caposquadra. “Poi non la disturberemo più.”

“Grazie,” disse Meredith.

Il caposquadra sorrise a Madeline. “Prometto che la casa sarà bella come se fosse nuova, signorina.”

Madeline restituì il sorriso. “Grazie signore.”

Il caposquadra si mise sull’attenti mentre Meredith chiudeva la porta. Meredith, con la schiena appoggiata alla porta guardò Madeline, che la stava guardando. Improvvisamente entrambe iniziarono a ridacchiare e poi a ridere.

Karen, sentendo le risate, iniziò a scendere le scale. “Cosa c’è di così divertente? Cosa mi son persa?”

Chiaramente non erano in grado di spiegare a Karen cosa ci fosse di divertente e questo le fece ridere ancora più forte. Karen incrociò le braccia e si accigliò ma dopo poco si unì alla risata contagiosa. Ben presto tutte e tre si stavano agitando sul tappeto dell’ingresso facendosi il solletico. Alla fine, distrutte, si misero distese una vicino all’altra, con Meredith tra le due ragazze, tutte alla ricerca di riprendere fiato.

“Meredith?”

“Sì, Madeline?”

“Grazie.”

“Per cosa?”

“Per non chiamarti testa alata?” chiese Karen.

“No, stupida” rispose Madeline. “Per amarmi, e per volermi bene.”

Meredith, confusa, disse, “Perché non dovrei amarti o volerti bene Madeline?”

Madeline rimase in silenzio per un momento, poi disse, “Perché ero figlia di papà. Da prima, E perché sono una una…anom…”

“Anomalia?”

“Già,” replicò. “Non è realmente previsto che io sia qui, Meredith…non nel modo in cui lo sono.”

Karen si appoggiò a un braccio davanti a Meredith per poter sentire meglio Madeline “Cosa significa come sei?” chiese.

Madeline sorrise. “Angeli…o quello che gli umani chiamano angeli…sono rinati in precedenza. Nella maggior parte dei casi i loro ricordi sono stati ripuliti e i loro poteri sono stati sop…sop…”

“Soppressi?” le venne in aiuto Meredith.

Madeline annuì “Già. O hanno usato il loro libero arbitrio per smettere di essere un angelo e cadere sulla terra per poter vivere una vita normale come essere umano.”

“Perciò perché sei una an an…anom…anemania?” chiese Karen.

Meredith sorrise. “Anomalia, Karen.”

Madeline si girò sul suo lato, verso Meredith. “Perché ho usato il mio libero arbitrio per venire sulla terra e viverci…ma ho anche tenuto i miei poteri.” Sorrise. “Con la benedizione di mamma…e Sua.”

Meredith disse, “Mi piaci, dolce Madeline. E ti voglio bene come se fossi mia figlia. Non sapevo che c’era la benedizione di Dio, Madeline. Perché ti ha dato la sua benedizione?”

Madeline rotolò di nuovo sulla schiena. “Nel regno che gli umani chiamano ‘Paradiso’, io sono una dei suoi guerrieri più potenti,” disse semplicemente. “Solo Michele, gli altri arcangeli e forse un paio di altri angeli normali sono più potenti. Ci sono però due regni…e l’altro è buio, doloroso e cattivo. Gli umani lo chiamano ‘Inferno’, ed è dove vanno le anime cattive. Anche loro hanno guerrieri…alcuni forti come Michele. Il capo lì è il Suo nemico ed è forte quasi quanto lui. ‘Dio’, come lo chiamate voi, mi ha mandato qui perché sta per succedere qualcosa di grande, e io non so cosa sia, non so quando accadrà ma papà ci sarà proprio in mezzo.” Una lacrima silenziosa scese dal suo occhio. “Mi è stato detto che avrà bisogno di tutto l’aiuto possibile…e potrà anche non vincere. E io potrò non vincere. Però non è ancora qui.” Mosse la testa per accomodarla sul braccio di Meredith. “Questo, però, non mi impedisce di preoccuparmi…”



“STOP!” URLÒ NICHOLAS Turner. “Non muoverti!”

“Beh, sai, non lo avevo previsto, Nicky,” disse Snickers, programmatore di computer, informatore ed ex tossicodipendente. “Sai, quando mi hai chiesto di venire a darti una mano, cioè, non mi avevi detto che si sarebbe trattato di appendere dei quadri alle pareti.”

Nicholas rise sotto i baffi mentre segnava il punto dove poteva mettere il chiodo. “Saresti venuto comunque, Snick…non mi incanti.”

“Lo sai, Nicky? Mi conosci troppo bene.”

“Okay, amico, puoi metterlo giù.”

Snickers sospirò mentre abbassava la cornice e la appoggiava contro il muro. “Ti sta andando, sai, abbastanza bene da quando hai, lo sai, sistemato quel poliziotto, Parker, no?”

Nicholas annuì. “Già, gli affari sono aumentati.” Alzò le spalle. “Credo di averne persi alcuni perché non sono stato molto spesso in ufficio ultimamente. Tutte le scartoffie si sono accumulate perché non ho il tempo di seguirle come dovrei. È dura fare tutto da solo.”

“Non può, voglio dire, non può la tua nuova moglie aiutarti in qualche modo?”

“Vorrei potesse, ma anche le richieste delle sue opere sono raddoppiate dopo il caso Parker. Tutta la storia del rapimento di Karen, la soluzione del caso con il tuo aiuto, i nostri lavori, e il nostro matrimonio sono arrivate tutte assieme per sconvolgerci le vite. Per non parlare dell’aiuto di Madeline…mi domando quanto di tutto questo dipenda da lei.

Snickers porse a Nicholas un chiodo e un martello. “Magari hai bisogno, sai, di una di quelle segretarie o di qualcuno del genere, no?”

Nicholas diede una martellata per mettere il chiodo nella posizione giusta. “Ci ho pensato e ora posso permettermene una…magari part time e pochi giorni a settimana…”. Appese il quadro al chiodo, lo raddrizzò, poi fece un passo indietro per ammirarlo. “Solo che non sono sicuro di riuscire a trovare qualcuno abbastanza affidabile per fare il lavoro, ma che sia anche flessibile a sufficienza per fare il lavoro part-time. Qualcuno che non dia di matto se porto qui un ragazzo chiuso in galera o devo sparare a qualche povero idiota che si rifiuta di pagare gli alimenti e arriva a far casino.”

“Parlando, sai, di lavoro,” disse Snickers, “Cosa, sai, stai facendo ora?”

Nicholas sorrise. “Che tu ci creda o no, vecchio mio, ne ho appena finito uno e non ne ho un altro immediatamente in vista. Per ora, almeno. Perché?”

Snickers alzò le spalle. “Non sono, sai, ancora sicuro. Dammi, sai, un paio di giorni e potrei, sai, potrei portarti del lavoro, sai, del tuo genere.”

Nicholas ne fu commosso. Snickers era uno dei suoi informatori migliori e più affidabili. Aveva conosciuto Snickers nel corso dei suoi primi anni da poliziotto. Come agente di pattuglia, Nicholas aveva arrestato Snickers per furto in un negozio di liquori. Snickers immediatamente aveva cominciato a offrirgli informazioni su qualunque cosa Nicholas avesse voluto sapere, purché Nicholas non lo avesse mandato in prigione. Nicholas aveva fatto una contro offerta: se le informazioni si fossero rivelate accurate avrebbe fatto cadere le accuse.

Le informazioni erano accurate e Nicholas era stato di parola. Il loro rapporto di collaborazione era cresciuto col tempo, e le informazioni date da Snickers erano direttamente responsabili per la promozione di Nicholas a Detective. Come ricompensa, Nicholas aveva pagato a Snickers una buona clinica di riabilitazione per ripulirsi.

Un Snickers molto riconoscente teneva ancora i contatti con i suoi collegamenti, ma era rimasto pulito. Aveva un gran talento per i computer, e aveva un posto come programmatore. Era un uomo piccolo, con l’aspetto di un topo e aveva ancora tutti i tic nervosi che aveva sviluppato da tossico. Passava la maggior parte delle serate al McFeely’s, un bar a Hollow. Il McFeely’s, più noto come il “McFeelme’s”, era un posto duro che serviva drink forti per uomini ancora più duri, e aveva la reputazione di essere in grado di fornire quasi tutto quello che una persona potesse cercare.

Madeline gli aveva detto che Snickers lo adorava, e lo vedeva come un fratello maggiore. E voleva incontrare Snickers. Visto che Madeline era quello che era, questo gli diceva chiaramente molto su Snickers.

“Bene, apprezzo sempre nuovi lavori,” rispose Nicholas. “Credo che tu non possa darmi ancora un’idea, vero?”

“No…sai, devo convincere, sai, questo tizio che tu sei, sai, giusto.”

Giusto?”

Snickers ridacchiò. “Nicky, sai cosa voglio dire! Devo essere sicuro che lui creda che tu non, sai, lo consegnerai…o lo tratterai, sai, di merda perché è un ex-carcerato, capisci?”

Nicholas sorrise al suo amico. “Ricevuto, Snick.”

“Voglio dire, lo sai, che solo perché tu sei, lo sai, a detective, devo convincerlo che tu non sei, lo sai, quel tipo di detective.”

“Quel ‘tipo’ of detective?”

“Lo sai, Nicky! Voglio dire, sai, che lo tieni privato!”

“Beh, faccio del mio meglio per tenerlo privato. Anche Meredith dice che lo faccio.”

Snickers sogghignò. “Ah, ah, divertente. Non, sai, so delle tue parti intime, ma tu sei un privato!”

Entrambi persero il controllo per il loro umorismo infantile, e cominciarono a ridere rumorosamente.



PIÙ TARDI, DOPO CHE ebbero finito di appendere i quadri, chiusero a chiave la porta dell’ufficio e si diressero verso la stanza nel resto che in precedenza era stata l’abitazione del detective privato.

“Quindi, ehm…come va, sai, il tuo nuovo matrimonio? Tutto, sai, bene, Nicky?” chiese Snickers.

Nicholas annuì. “Alla grande, Snick. Anche tu dovresti trovarti una bella ragazza…niente è meglio di tornare a casa dalle persone che ti amano.”

Snickers scosse leggermente la testa facendo uno strano sorriso. “Non, eh, sai, non credo, Nicky, sai? Nessuna ragazza, sai, mi guarda e dice, sai, quello è colui con cui voglio, sai, passare la mia vita. Non è. Sai, così che succede.”

Si sentì bussare alla porta esterna dell’ufficio. I due uomini si guardarono tra loro, sorpresi. Erano le 17 e 30 e, ufficialmente, l’ufficio era chiuso.

Nicholas fece una smorfia. “Ah, perché no? Potrebbe essere un cliente, Snickers.”

“Ti dispiace se, sai, esco, sai, dall’entrata di servizio?” chiese Snickers. “Vado, sai, giù da McFeelme’s.”

“Certo amico, ci becchiamo dopo. Resta lontano dai guai.”

Snickers sgattaiolò dall’entrata di servizio mentre si sentiva di nuovo bussare alla porta dell’ufficio.

“Arrivo!” disse Nicholas.

Nicholas andò verso la porta e girò la chiave. Quando l’aprì, c’era una donna in piedi davanti a lui.

La donna sembrava avere poco più di quarant’anni, capelli marroni con qualche ciocca grigia, lunghi fino alle spalle. Bella figura, decisamente di mezza età. Alta circa un metro e sessanta, un bel vestito blu pastello lungo appena sotto il ginocchio con una sobria collana di perle e un paio di orecchini sempre di perla.

“Posso aiutarla?” chiese Nicholas.

La donna sorrise. “Salve, signor Turner.” Le porse la mano e Nicholas la strinse. Aveva una stretta forte ma non esagerata. “Mi chiamo Cindi Moore. Speravo di parlare con lei per un possibile lavoro part time di segretaria e gestione della contabilità.”

Nicholas ne fu stupito. L’unica persona con cui aveva parlato dell’idea di una persona a part-time era Snickers, ed era accaduto solo pochi minuti prima. Perciò, a meno che Madeline non fosse stata di nuovo dentro la sua testa, questa sua idea particolare aveva ricevuto risposta da una fonte molto più alta. Oppure era una grossa coincidenza.

Nicholas sorrise alla donna. “Prego si accomodi signora Moore.”

Cindi restituì il sorriso. “Grazie, signor Turner.” Entrò nell’ufficio.

Nicholas chiuse la porta e le indicò la scrivania. “Si sieda per favore.”

Cindi si sedette sulla sedia dei clienti. Nicholas si sistemò dietro alla scrivania.

“Bene, signora Moore, cosa la porta da me?”

Cindi sorrise. Bel sorriso, pensò Nicholas. “È una storia molto breve, signor Turner. Sembra che debba trovarmi un lavoro, solo che…son finita in città.”

“La cosa sembra interessante, ma perché io?”

“Ho sentito parlare molto di lei ultimamente, signor Turner, sui giornali e in tv. Ho la sensazione che i suoi affari potrebbero essere aumentati così tanto da giustificare il fatto di assumere qualcuno che si occupi dell’ufficio per lei, perciò sono venuta a vedere. Mi piacciono i bambini e mi rendo conto che non è sempre divertente fare quello che fa. Sono in grado di fare la segretaria, di compilare relazioni, ho conoscenze di contabilità, non perdo la testa in caso di emergenze e un lavoro part time sarebbe perfetto per me in questo momento.”

Ciao, papà! Disse Madeline dentro la sua testa.

Ciao, tesorino!

Meredith dice che la cena è quasi pronta.

 

Arrivo tra poco, tesoro.

Glielo dirò. Ti voglio bene!

Anche io ti voglio bene!

“Signor Turner?”

Nicholas scosse la testa e sorrise. “Mi scusi, signora Moore. Mi son distratto.”

Cindi sorrise. “Capisco.”

“Che ne direbbe di lunedì, giovedì e venerdì?” Nicholas disse gli orari e una generosa paga oraria.

“Va bene, signor Turner. Accetto il lavoro.”

“Ottimo! Ma deve chiamarmi Nicholas, e dovrò controllare le sue referenze.”

“Solo se mi chiama Cindi, e le porterò tutte le referenze di cui ha bisogno per i suoi controlli. Quando vorrebbe iniziare?”

“Domani le andrebbe bene?”

Cindi sorrise di nuovo. “Certo.”

Si alzarono entrambi e Nicholas strinse la mano di Cindi. “Benvenuta a bordo, Cindi.”

“Felice di esserci, Nicholas. Sarò qui presto domattina.”



SNICKERS ERA RIMASTO abbastanza a lungo nella porta posteriore per vedere chi era venuto a far visita a Nicholas. Quando vide Cindi, qualcosa ‘suonò’ dentro la sua testa, e decise di aspettare fuori dall’edificio che ospitava l’ufficio del suo amico detective.

Se qualcuno avesse chiesto a Snickers perché voleva seguire quella donna, non sarebbe stato in grado di dare una risposta coerente. Qualcosa dentro di lui gli diceva semplicemente di scoprire qualcosa in più su di lei, che Nicky doveva sapere, e Snickers ascoltava i suoi presentimenti.

Si mise dall’altra parte della strada rispetto all’ufficio di Nicholas, dentro un piccolo minimarket, a osservare l’entrata dell’edificio. Dopo circa quindici minuti, Cindi uscì dall’edificio, si fermò per un attimo e sembrò guardare nel vuoto.

Snickers sentì un brivido lungo la schiena, ma sapeva che lei non poteva vederlo. Lui era ben all’interno del negozio, guardando dalle grandi vetrine anteriori del negozio, ed era un luminoso e soleggiato tardo pomeriggio.  Non poteva vederlo. Solo agitazione, credo, pensò tra sé.

Cindi sorrise tra sé, girò a sinistra e cominciò a camminare verso il centro. Snickers, sul lato opposto della strada, lasciò il negozio e cominciò a camminare nella stessa direzione. Era a circa mezzo isolato dietro di lei. Forse sta andando da McFeely’s!

Snickers aveva seguito Cindi per un paio di isolati quando lei improvvisamente attraversò la strada diagonalmente, sempre diretta verso il centro. Snickers rallentò un po’ il suo passo, e lasciò sempre un mezzo isolato di distanza, questa volta, però, sullo stesso lato della strada. Rallentò un altro po’, dando a Cindi un po’ più di spazio tra loro, facendo così diminuire le possibilità di essere individuato. Improvvisamente Cindi girò l’angolo.

Snickers aumentò un po’ la velocità, non volendo perderla. Girò lo stesso angolo che Cindi aveva girato pochi secondi prima.

La donna non c’era da nessuna parte.

Snickers si fermò. Lungo la strada davanti a lui vide cinque persone, e nessuna di loro era Cindi.

Okay, che cazzo sta succedendo? Dove è andata?

Snickers si incamminò lungo il vicolo tra l’angolo dell’edificio e il successivo. Era buio e pieno di ombre. Non vedeva Cindi da nessuna parte.

Si girò di nuovo e ricominciò a guardare lungo la strada. Ora sto avendo una brutta sensazione…

Snickers aveva appena terminato il pensiero che un paio di mani lo afferrarono per le spalle e lo trascinarono nelle ombre del vicolo.

“Ora noi due faremo una lunga chiacchierata” disse Cindi dall’oscurità.

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