Io Sono Il Tuo Uomo Nero - Un Racconto Della Contea Di Sardis

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Io Sono Il Tuo Uomo Nero - Un Racconto Della Contea Di Sardis
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IO SONO IL TUO UOMO NERO

UN RACCONTO DELLA CONTEA DI SARDIS

By

T. M. Bilderback

Traduzione Di

Tomaso Bonavita

Copyright © 2018 by T. M. Bilderback

Diritto d’autore della Foto di copertina © Can Stock Photo / winnond

Disegno di copertina di Christi L. Bilderback

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi somiglianza con persone reali è frutto della vostra immaginazione.

Tutti i diritti riservati.

INDICE

Informazioni sul copyright

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

A proposito dell’Autore

Altre opere dell’Autore

Sommario

Titolo Pagina

Copyright Pagina

Copyright Pagina

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13




Capitolo 1


La donna correva.

Il corridoio della scuola era lungo e ogni passo risuonava forte mentre correva. Il suo respiro era pesante e affannato.

Continuava a correre da diversi minuti e la scuola era enorme.

La donna aveva bisogno di un posto, dove nascondersi, e ne aveva bisogno in fretta.

Il laboratorio di biologia era proprio davanti a lei! Poteva nascondersi lì!

La donna aprì la porta del laboratorio, si rifugiò all'interno e senza far rumore chiuse la porta. Diede uno sguardo al laboratorio, ma non c'erano armadietti dietro di cui potesse nascondersi. C'erano dei banchi di laboratorio, progettati per far lavorare insieme due studenti. Si nascose dietro il più lontano, davanti a uno sgabuzzino a due ante.

Mentre il respiro della donna si rilassava a poco a poco, il suo battito cardiaco tornò a livello normale. Ascoltò attentamente, ma non udì nulla. Nessun passo tradiva il maniaco... nessun respiro rivelava la sua posizione.

La donna aveva sentito parlare dello Squartatore della contea di Sardis nel modo in cui aveva sentito parlare di tutto in questo luogo rurale...da voci e sussurri. Cose come: "Mia cugina l'ha sentito da sua suocera..." o "Qualcuno da Mackie diceva che...". Cose non comprovate.

O così pensava.

Ora, lei se ne rese conto.

L'ho seminato! Pensò.

L'anta sinistra dello sgabuzzino si aprì, e il maniaco balzò fuori. Il maniaco la afferrò per i capelli e poi la tirò in piedi. Poi le tirò i capelli in modo che il suo viso guardasse verso l’alto, da occhio a occhio. Il suo battito cardiaco sembrò volerle sfondare il petto, e il suo terrore si rivelò una creatura vivente.

Con una voce gutturale e rauca, il maniaco disse: "Sono il tuo uomo nero, tesoro, e tu mi stai eccitando!”

Lo Squartatore poi si mise al lavoro.

***


LO SCERIFFO DELLA CONTEA di Sardis William "Billy" Napier svoltò la sua auto nel parcheggio dell’Università pubblica Nathaniel Sardis. Erano già arrivati diversi poliziotti della città di Perry, il medico legale della contea e due ambulanze con gli infermieri. Non dové far altro che seguire le luci rosse e blu lampeggianti per trovare la scena del crimine.

Nella contea di Sardis (Dove sei TU a Fare la Magia!), il capoluogo di contea è Perry. Delle tre "città" ufficiali della contea di Sardis, Perry era l'unica ad avere una forza di polizia. Ma, per decreto dei consiglieri della contea, lo Sceriffo era responsabile di tutte le forze dell'ordine all'interno della contea, inclusa la città di Perry. Billy era disposto a consentire al dipartimento di polizia di Perry la gestione della maggior parte delle indagini entro i confini della città, ma un omicidio era cosa troppo seria per l’alcolizzato capo della polizia, Godfrey Malcolm.

Malcolm era un ubriacone pigro e inefficiente. Spesso impartiva comandi contrastanti, e poi non ricordava quali ordini avesse dato. Spesso diceva ai suoi detenuti nella prigione della città di chiamarlo "Dio", il che sarebbe già stato abbastanza presuntuoso, ma poi sviluppò un ego abbastanza grande da meritare il soprannome. Malcolm era irritato dal fatto di dover rendere conto a Napier. Napier era un poliziotto onesto, e trattava tutti equamente, compresi i detenuti. Al contrario, Malcolm spesso allungava le mani in cerca di qualsiasi contante di provenienza illecita che i criminali potessero avere, e spesso prendeva tutto il contante che i detenuti della prigione cittadina tenessero nel portafoglio, in tasca o in borsa, e poi li sfidava a dire qualcosa. C'erano state voci di pestaggi notturni di detenuti, ma nessun detenuto aveva mai sporto denuncia o ammesso che Malcolm avesse qualcosa a che fare con tutto ciò.

Qualcuno disse qualcosa... a Billy. Ma, poiché la natura del denaro contante è la velocità di circolazione, Billy non poté mai trovare alcuna prova se non la parola della persona che presentava la denuncia. Non era ancora divenuto di pubblico dominio sotto quale pietra Malcolm avesse sepolto il suo tesoro rubato, ma Billy era un uomo paziente. E poiché la città di Perry aveva assunto Malcolm, Billy non poteva licenziare l'uomo, e questo lo irritava. C'era poco che odiasse più di un poliziotto disonesto, brutale e ubriaco.

Billy non vide l'auto di Malcolm parcheggiata nel campus. Probabilmente starà dormendo da qualche parte.

Billy scese dall'auto e sistemò il cinturone della pistola. Chiuse la portiera e la chiuse a chiave. La prudenza non è mai troppa. I dannati ladri sono ovunque.

Billy si avvicinò alla porta d'ingresso. Due poliziotti della città erano di guardia alla porta.

"Buongiorno, ragazzi," disse lo sceriffo, mentre faceva loro un cenno con la testa.

"Buongiorno, sceriffo," dissero i due poliziotti, quasi all'unisono.

Uno dei poliziotti aprì la porta per Billy.

"Grazie," disse lo sceriffo, mentre entrava nell'edificio.

Mentre procedeva per il lungo corridoio, Billy notò come i suoi passi risuonassero cupi. Man mano che si avvicinava alla scena, il suono delle voci sovrastò il suono dei suoi passi. Altri due poliziotti erano di guardia fuori dal laboratorio di biologia.

 

"Buongiorno, sceriffo," disse un poliziotto. L'altro fece un cenno di saluto con la testa.

"Buongiorno," rispose Billy. Si fermò poco prima della porta. "È una brutta cosa?"

Il poliziotto che aveva parlato annuì. "È così. Un altro scempio dello Squartatore di Sardis."

"Ehi, niente di tutto questo! Non voglio che la stampa venga a sapere di qualche soprannome, soprattutto se è stato dato dalle forze dell'ordine! Ragazzi, avete capito?"

Il poliziotto silenzioso annuì, e l'altro disse timidamente: "Sì, Sceriffo."

"Grazie." Billy varcò la porta del laboratorio di biologia.

La scena che lo accolse era grottesca, ma con una sorta di ordine nel contesto. La vittima era stata impalata su una serie di ganci per abiti che erano stati apposti su una parete, probabilmente dall'assassino. Le sue mani erano state distese e impalate agli appendiabiti, e i suoi piedi erano stati fissati alla parete di mattoni con un chiodo da scalata. I piedi della vittima erano nudi, ed erano stati messi uno sopra l'altro, in modo da farla sembrare una crocifissione. La testa della vittima era stata fissata al muro con del nastro adesivo che passava sulla fronte. Spine erano state incollate o in altri modi attaccate al nastro adesivo, aumentando ancor di più la rappresentazione di una crocifissione. Le era stata tagliata la gola, ed era stato fatto di sicuro dall'altra parte della stanza, accanto al ripostiglio a due ante, anche se la quantità di sangue davanti alle ante non era molta. Apparve chiaro che, una volta che la vittima era stata impalata sui ganci per abiti, il suo stomaco e la sua cavità toracica erano stati aperti. I suoi organi interni erano stati disposti in modo circolare sul pavimento. I suoi intestini erano stati modellati in modo da formare un cuore che circondava i suoi organi. Sopra la sua testa, sulla parete nuda, c'erano scritte le parole: "Io sono il tuo uomo nero." Le parole con errori di ortografia e di grammatica erano state scritte con quello che sembrava essere il sangue della vittima. La perdita di sangue della vittima era stata così grave da far apparire il suo corpo di un grigio spettrale. Il cuore, tuttavia, era scomparso.

Il fotografo che lavorava per il medico legale della contea di Sardis, Ted Baker, lavorava anche come fotografo del Sentinel della contea di Sardis. Billy lo aveva già da qualche tempo ammonito sul secondo ruolo.

"Teddy, se vuoi fare entrambi i lavori, dovrai imparare a tenere la bocca chiusa di tanto in tanto. Anche se scatti fotografie per la polizia e per il giornale della contea, questo non significa che hai l'esclusiva. Il più delle volte non ci sarà nessun problema. Ma, di tanto in tanto, sarai a conoscenza d’informazioni che non saranno destinate al grande pubblico... finché non accorderò il permesso. Affare fatto?"

"Affare fatto," aveva risposto Ted. Ted tenne segreta la sua intenzione di non rispettare l'accordo, se questo gli avrebbe permesso di promuovere la sua carriera giornalistica.

Ted stava scattando delle foto sulla scena del crimine. Il medico legale, Kenneth Pirtle, stava istruendo Baker sulle prospettive che desiderava. La squadra della scientifica stava aspettando il via libera di Pirtle, ma Billy non aveva molta fiducia in loro.

Questo era stato il terzo omicidio attribuito allo Squartatore, e lo sceriffo non aveva ancora nulla su cui procedere. In tutti e tre gli omicidi, ognuna delle vittime era stata esposta nello stesso modo, con gli organi al centro di un cuore ricavato dall'intestino della vittima. La maggior parte del sangue di ogni vittima era stato drenato quasi completamente, e il cuore di ogni vittima era scomparso.

E, in tutti e tre gli omicidi, le stesse parole con errori di ortografia, scritte sul muro con il sangue della vittima.

Billy si chiedeva se gli errori di ortografia fossero intenzionali.

Billy chiamò Pirtle. "Ehi, Kenny!"

Pirtle rispose allo sceriffo con un cenno di saluto, mentre spiegava al fotografo le prospettive conclusive che voleva per le foto della scena del crimine. Quando ebbe finito di spiegare, Pirtle si avvicinò a Billy.

"Davvero sgradevole, Billy," disse Pirtle.

"Immagino che tu non abbia ancora niente per me."

"Sì, Billy, abbiamo una grande borsa piena di nulla per te. Niente DNA, niente capelli, niente pelle sotto le unghie della vittima, niente di niente. Forse il laboratorio troverà qualcosa, ma se è come con le ultime due...". Pirtle scrollò le spalle.

Billy scosse la testa, con le labbra serrate. "Kenny, devi trovarmi qualcosa da poter usare. La voce circolerà, e la gente comincerà a chiedere la mia testa se non scopro chi sta facendo questo."

"Credi che non lo sappia? Non abbiamo ottenuto nulla da parte della scientifica da darti, e intendo proprio nulla. Ho persino avuto qui gli esperti del laboratorio di stato, e ancora niente.” Scosse la testa per il disgusto. "È quasi come se l'assassino fosse un fantasma, o qualcosa del genere."

Billy tenne la bocca chiusa. Sapeva fin troppo bene che poteva trattarsi di qualcosa di magico o soprannaturale, ma continuava a tenere aperte le sue alternative. E la sua bocca chiusa.

Billy aveva visto in prima persona cosa può succedere quando è presente della magia, e non sempre era stato piacevole. La sua figliastra, Mary, e la figliastra del suo migliore amico Alan, Carol Grace, avevano una sorta di potere misterioso in loro, e Alan aveva sposato Katie Ballantine Montgomery. Katie discendeva dalla famiglia Sardis, ed era una strega. La sua prozia, Margo Sardis, era una strega altrettanto forte. Katie aveva detto ad Alan che Margo aveva venduto un incantesimo di evocazione al vecchio Ricky Jackson, e che quell'incantesimo aveva evocato un Segugio infernale. Il pentagramma che bloccava il Segugio infernale era stato accidentalmente rotto, e il Segugio infernale si era liberato... e lasciò una porta aperta per l'inferno. Secondo quello che Margo aveva riferito a Katie, molti abitanti dell'Inferno erano entrati da quella porta, e si erano ora stabiliti nella Contea di Sardis.

E nessuno aveva più visto il vecchio Ricky Jackson.

Billy aveva visto Mary e Carol Grace unire i loro poteri contro i gangster della famiglia mafiosa dei Giambini quando irruppero nella fattoria di Junior Ballantine, e si meravigliò che cose del genere esistessero in questo mondo... e che nessuno lo sapesse.

Nessuno che sarebbe stato creduto, comunque.

Ma, Billy ci credeva. Ci credeva alla grande. Doveva farlo, poiché ci conviveva.

Phoebe aveva insistito affinché Mary ricevesse gli insegnamenti di Margo Sardis su come controllare la magia che esisteva dentro la sua figliastra e dentro Carol Grace Montgomery, e Bill non poté non essere d'accordo. Mary aveva bisogno di sapere come tenere sotto controllo la magia dentro di lei.

Ora, sembrava che forse stesse di nuovo convivendo con la magia... questa volta, nel suo lavoro.

E non era una buona cosa. Non questa volta. La gente stava morendo. Persone oneste che non meritavano questo tipo di morte.

Mentre i suoi pensieri saltavano da una cosa all'altra, Billy si rese conto che tanto valeva chiamare Alan adesso, e dirgli di venire. C'era bisogno di lui.

***


"CAROL GRACE! PERDERAI l'autobus, signorina!"

"Sì, mamma!”

"Scendi giù, signorina!”

Alan sedeva al tavolo della cucina e sorrise all’insoddisfazione della sua nuova moglie.

"Com’è vero che il mio nome è Katie Blake, metterò in punizione quella ragazza se dovremo portarla a scuola un'altra volta questo mese!"

"Katie Blake. Mi piace molto il suono di questo nome." Alan sorrise. "Dove l'hai trovato, Katie?"

Katie sorrise guardando suo marito. "Me lo diede un poliziotto. Disse che non era stato usato come si deve e voleva vedere se potevo provvedere io." Si sedette al suo posto a tavola.

"Hmmm... e te ne stai prendendo cura?"

Katie sorrise. "Non ho ancora ricevuto lamentele."

Alan si chinò sul viso di Katie. " Nemmeno una." Cominciò a baciarla. Mentre le loro lingue si toccavano, lui poté sentire un leggero sentore del minuscolo pezzo di pancetta che Katie aveva mangiucchiato mentre cucinava, e poté avvertire il sapore di menta piperita del dentifricio. Soprattutto, assaporò Katie, e loro persero la cognizione del tempo.

"Oh, mio Dio, la smettete di amoreggiare in cucina? Che schifo!"

Alan si allontanò e guardò di nuovo negli occhi di Katie.

"Beh, forse una..." Guardò Carol Grace.

Il padre di Carol Grace, Mark Montgomery, era morto diversi anni addietro a causa di un aneurisma cerebrale. Aveva lasciato dei soldi dell'assicurazione e gli interessi di quei soldi avevano aiutato Katie a provvedere a Carol Grace. Ma, quando la società, per cui Katie lavorava, l'aveva licenziata, la sua attenzione si rivolse alla fattoria lasciatale dalla nonna, Nebbie Ballantine. Suo nonno si chiamava Arthur "Junior" Ballantine, e la fattoria prese il suo nome. Katie aveva gestito la fattoria Junior per tutti questi anni e pagato tutte le tasse. Era sua, senza limiti e condizioni. Così, quando ci fu il licenziamento, Katie aveva fatto le valigie con Carol Grace e si era trasferita nella contea di Sardis.

Dopo il trasloco, anche Alan Blake, il vecchio quarterback (giocatore che dirige l’offensiva) alla scuola superiore di Katie, era tornato nella contea di Sardis. Il suo fu un evento "dovuto", però... in passato era stato un poliziotto in città, e aveva arrestato l'uomo responsabile delle partite di poker illegali per la famiglia mafiosa dei Giambini, Moses Turley, e i suoi uomini, per tentato omicidio della sua persona e di un altro poliziotto. Mickey Giambini non voleva essere collegato a lui per evitare di affrontare il processo, così mandò Turley e i suoi uomini a trovare entrambi i poliziotti e a eliminarli. Gli uomini di Giambini trovarono il collega di Alan, James Winstead, e lo uccisero... ma non prima che l'uomo dicesse ai criminali che Alan avrebbe potuto trovarsi nella Contea di Sardis.

Anche il vecchio amico di Alan, lo sceriffo Billy Napier, era stato nella squadra di football americano alle superiori di Perry, e aveva convinto Katie a dare ad Alan un posto dove nascondersi in cambio di un lavoro da bracciante.

Nel frattempo, Katie aveva incontrato la vecchia strega, Margo Sardis. Margo aveva detto che Katie e Carol Grace discendevano dalla famiglia Sardis e che avevano dentro di loro la magia. Katie cominciò a imparare a usare la sua magia.

Anche Carol Grace mostrava segni di fiorenti poteri magici, ma i poteri si moltiplicavano quando si trovava nelle immediate vicinanze della sua migliore amica e compagna di scuola, Mary Smalls. Sembra che anche Mary avesse la magia dentro di sé... ma nessuno sapeva da dove venisse. Sua madre, la vecchia compagna di scuola di Katie, Phoebe Smalls, non aveva poteri magici propri... ma nessuno, Phoebe compresa, aveva la minima idea di chi potesse essere il padre di Mary. Phoebe era un'alcolizzata in via di guarigione.

Katie e Alan s’innamorarono profondamente e, insieme, riaccesero l'amore che una volta legava Billy Napier e Phoebe Smalls.

Durante un raduno delle due famiglie, Moses Turley si era introdotto nella fattoria attraverso un tunnel che correva sotto tutta la lunghezza della fattoria. Carol Grace e Mary erano arrivate giusto in tempo per impedire ai criminali di Giambini di uccidere Alan e tutti gli altri. Avevano istintivamente intrecciato le mani, e si sentirono sopraffatte da un qualche potere ultraterreno. Usarono la magia mentale per cacciare gli uomini cattivi dalla casa. I demoni stavano aspettando fuori per divorare i quattro criminali, e la terra si era aperta e aveva inghiottito la macchina dei criminali. Dopo di che, le due ragazze erano crollate sul pavimento, o incoscienti o profondamente addormentate.

Il giorno dopo si svolse un doppio matrimonio. Lo sceriffo Napier e Phoebe Smalls si sposarono, così come Katie e Alan.

Da allora, la vecchia Margo Sardis aveva continuato a insegnare a Katie sempre di più sulla sua magia, e aveva insegnato anche alle due ragazze. Margo era molto diffidente nei confronti delle due ragazze, e non parlava molto di loro con Katie... ma Katie capì che c'era in loro qualcosa che preoccupava Margo. Katie pensò di chiederne conto alla sua vecchia zia, ma si rese conto che Margo glielo avrebbe detto quando fosse stata pronta... e non prima.

 

Alan si era già messo in contatto con un avvocato di Perry per l'adozione di Carol Grace. Katie aveva dato la sua benedizione, Carol Grace amava molto Alan, e Alan amava Carol Grace. Sembrò la cosa giusta da fare.

L'udienza per l'adozione si sarebbe tenuta alla fine del mese, a una settimana di distanza.

Katie si rivolse a sua figlia. "Dov'è il luogo ‘autorizzato da Carol Grace’ per baciarsi? Alan ed io ci andremo, se questo ti renderà felice."

"Che schifo!" Carol Grace mise delle uova strapazzate nel suo piatto e le condì con un po' di burro e del pepe. Prese un pezzo di pane tostato e due fette di pancetta. "Forse nel recinto dei maiali?" Ridacchiò.

"Non credo proprio." Alan arricciò il naso. "Là fuori c'è un odore quasi uguale a quello dell'armadio di Carol Grace." Fece dei rumori simili a conati di vomito.

Little Bit, la Boston terrier che Billy Napier aveva regalato a Carol Grace, sbucò dalle scale ed entrò in cucina. Abbaiò una volta e Carol Grace lanciò al cane un pezzo di pancetta.

Carol Grace si divorò la colazione e si pulì la bocca col tovagliolo. Balzò bruscamente in piedi e annunciò: "Devo scappare. L'autobus sarà qui tra un minuto." Baciò la guancia di sua madre e baciò la sommità della testa di Alan. "Ciao! Vi voglio bene!" Sulla porta sul retro, gridò: "Ciao, Little Bit! Fai la brava ragazza!”

Little Bit abbaiò, come se avesse capito il comando.

La porta schermata sulla veranda del retro sbatté forte, e Alan sussultò. “Dopo aver fatto le sue dichiarazioni, l'araldo reale se ne va."

Katie si mise a ridere.

Alan aveva appena dato un bel morso di uova strapazzate e toast quando il suo cellulare squillò. Guardò l’identificativo di chi chiamava e disse: "È Billy." Prese la chiamata. "Ciao, Bill! Spero che Phoebe ti abbia preparato una colazione così buona come quella preparata da Katie!”

"Non credo che potrei fare colazione adesso, Alan. Ascolta, ho bisogno che tu venga qui."

Alan aveva colto il tono grave nella voce del suo amico, e fece immediatamente la connessione. "Un altro?"

"Sì."

"Dove?"

"All'Università pubblica."

"Sarò lì tra poco."

"Grazie, vecchio amico."

Alan chiuse la chiamata.

Katie aveva intuito da parte sua che Alan doveva andarsene. "È un altro di quegli omicidi?"

Alan incontrò gli occhi di sua moglie. "Sì, dev'essere davvero una cosa tremenda. Billy sembrava sconvolto."

Katie annuì, ma sentì un brivido. "Ok. Vai. Ma stai attento, Alan."

Alan cominciò a dare un altro morso alle uova, ma cambiò idea. "Meglio di no. Se fa rivoltare lo stomaco di Bill, probabilmente farà rivoltare anche il mio." Si alzò per andare di sopra e indossare la sua uniforme. Mentre si allontanava dal tavolo, vide un'anziana donna in piedi dietro di lui. Sobbalzò, si spaventò e disse: "Cavolo!”

Katie cominciò a ridere. In modo forte.

Alan si mise una mano contro il petto. L'altra mano era sullo schienale della sua sedia.

"Cavolo, zia Margo, dovevi proprio avvicinarti così di soppiatto?"

La vecchia, Margo Sardis, si mise a ridere. La sua risata sembrava un gracchiare.

“Non ti ho avvicinato di soppiatto, Alan. Sono appena entrata dalla porta sul retro. Non avrà fatto abbastanza rumore."

Katie, ancora ridacchiando, disse: " È così, Alan. L’ho vista entrare."

Alan, scuotendo la testa contro se stesso e il suo nervosismo, si avvicinò e abbracciò la vecchia strega.

"Buongiorno anche a te, zia Margo." La lasciò andare. "Ora, se voi due meravigliose streghette mi scusate, devo andare ad aiutare Billy a catturare un assassino."

"Assassino?" Margo parlò bruscamente. "Ce n'è stato un altro?"

Alan annuì. "Sì, signora."

Gli occhi di Margo si assottigliarono. "Stai attento, Alan Blake. Questo potrebbe essere un assassino non appartenente al genere umano."

Alan si fermò sulla porta che conduceva al soggiorno e alle scale. "Tu sai che è così, zia Margo?”

La vecchia scosse la testa. "No, ma il fatto che non lo sappia non deriva da una rinuncia a cercare di capirlo. Se scopro qualcosa, te lo faccio sapere subito."

Alan annuì con un cenno. "Per favore, fallo. Dobbiamo fermare questa cosa in fretta." Cominciò a salire per le scale, si fermò e si appoggiò di nuovo sulla cucina. "Margo?"

La vecchia lo guardò.

"Hai idea di quante creature dell'Inferno varcarono quella porta aperta di cui ci parlasti?”

Il volto di Margo s’ingentilì, e Alan ritenne di scorgervi un piccolo accenno di paura. Scosse la testa e disse: "Che Dio mi aiuti, Alan, non lo so. Potrebbero essere state poche, o potrebbero essere state poche centinaia. Non lo so proprio."

Alan scambiò uno sguardo con Katie. Poi guardò di nuovo Margo.

"Mi sentirei meglio se tu restassi qui con noi, zia Margo. È meglio che stare da sola nel bosco, anche se la tua casa è mimetizzata con gli specchi. Almeno, m’illuderei che saresti più al sicuro."

Margo parlò per rifiutare educatamente l'offerta, ma si fermò. Infine disse: "Ci penserò, nipote, se l'offerta nasce dal cuore."

Alan incontrò gli occhi della vecchia. " È così. Ti prego, resta." A tutte e due, disse: "Ok, devo andare."