Cammin facendo: dieci storie di incontro e di scoperta

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Cammin facendo: dieci storie di incontro e di scoperta
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ibidem-Press, Stuttgart

Indice

INTRODUZIONE

CAPITOLO 1 Sulle tracce di sé e dell’uomo

1.1 Elena Foà, Attraverso la vita. Ricordi e impressioni

VIAGGIARE

SUL MARE

1.2 Alfredo Panzini, La lanterna di Diogene

Cap. I LA CURA DEL MOTO E DEL SOLE

Cap. II EFFETTI DEL LAMBRUSCO

Cap. XIII LA QUAGLIA E IL NIRVANA

Cap. XIX LA FINE E IL PRINCIPIO DEL NIRVANA

1.3 Italo Svevo, Corto viaggio sentimentale

I . STAZIONE DI MILANO

III . VERONA-PADOVA (1)

III . VERONA-PADOVA (2)

IV . VENEZIA

CAPITOLO 2 La fortuna dello specchio rivelatore

2.1 Annie Vivanti, Zingaresca

PRELUDIETTO BOEMO

IL FASCINO DELLE SOLITUDINI

II.

III. (1)

III. (2)

IV.

2.2 Clarice Tartufari, Rete d’acciaio

PARTE PRIMA - CAPITOLO IV.

2.3 Sfinge, La gaia scienza. Novelle

I LORO OCCHI SI APRIRONO

CAPITOLO 3 La sospirata meta della verità

3.1 Grazia Deledda, Il paese del vento

IL PAESE DEL VENTO

3.2 Guido da Verona, Mimì Bluette fiore del mio giardino

CAPITOLO XV (1)

CAPITOLO XV (2)

CAPITOLO XVII

CAPITOLO 4 Il lieto racconto di un maestro viaggiatore

Guido Gozzano, Verso la cuna del mondo. Lettere dall’India

LE CASTE INFRANGIBILI

LE GROTTE DELLA TRIMURTI

UN NATALE A CEYLON

GOA: “LA DOURADA” (1)

GOA: “LA DOURADA” (2)

GOA: “LA DOURADA” (3)

CONCLUSIONI

FONTI

INTRODUZIONE

Nella mia giovanezza ho navigato

lungo le coste dalmate. Isolotti

a fior d’onda emergevano, ove raro

un uccello sostava intento a prede,

coperti d’alghe, scivolosi, al sole

belli come smeraldi. […]

[…] Oggi il mio regno

è quella terra di nessuno. Il porto

accende ad altri i suoi lumi; me al largo

sospinge ancora il non domato spirito,

e della vita il doloroso amore.1

Oggi, nella quinta età della comunicazione, si parla di “uomo planetario”. E oggi si viaggia indiscutibilmente di più, senz’altro più agevolmente, spesso a minor prezzo rispetto al passato… anche prossimo; mentre ci appare remota l’esperienza biografica dei nostri nonni che, quando non ricchi né benestanti, in alcuni casi – e nel caso dei loro avoli spesso – non uscivano dai confini della propria regione di nascita nell’arco dell’intera esistenza.

La maggiore accessibilità della prova fisica del viaggio, non più così rara e complessa da realizzare, non la rende però un evento meno prezioso; al contrario, sono proprio il coinvolgimento, il lavoro attento presupposto e la dinamicità che essa prevede e insieme genera, uniti ai molteplici e variegati pensieri che scandiscono le tappe del cammino, a farne per chi la compie un momento esclusivo ed irripetibile. Premiato, al suo termine, dalla soddisfazione della conquista dello spazio, dall’incanto del primo cauto approccio alla nuova realtà che ci brilla intorno, e dalla consapevolezza, destinata a farsi col tempo sempre più chiara e nitida, della maturità che si è raggiunta. Perché, da questo scaturisce tutto, la brama della conoscenza del lontano che spesso implica, o ha come suo fine, l’incontro con l’altro lontano, oppure, o anche, il ricongiungimento con una parte di sé che si senta momentaneamente smarrita è un impulso naturale vivo e potente che l’uomo, quando ne ha la possibilità e l’energia richiesta dall’iniziativa, è molto contento di poter appagare.

C’è poi un’altra strada possibile per vivere la scoperta di luoghi e persone senza assumere su di sé la prova fisica del viaggio, ma percependone comunque gli effetti: è quella della partecipazione, attraverso la ricezione del racconto, a ciò che altri hanno compiuto. E, solo un passo oltre, la via, diciamo quasi parallela, che ci viene aperta dalla lettura delle storie che altri hanno fissato sulla carta per noi, per il diletto e per il benessere comune. Si può infatti viaggiare attraverso le parole degli autori, percorrendo le vicende e le sensazioni dei personaggi in movimento per assimilarle, in qualche modo, alla nostra propria esperienza, incorporandole nello spazio, per definizione infinito, del nostro vissuto possibile.

È un’impresa doppiamente straordinaria. Come compagni fedeli di chi scrive, e se la penna col suo tratto ci incatena perfino inebriati, ci troviamo calati nell’emozionante attesa di una meta sulla cui scelta non possiamo vantare alcuna influenza, ma della quale, per tutto il tempo, non cessiamo mai di percepirci eletti e illuminati destinatari. Inoltre, attraverso l’identificazione con gli eroi delle storie che si innesca (partendo dal presupposto di un testo sicuramente efficace), si condivide con essi l’imprevedibilità delle vicende, scisse dall’ambiente e dallo spazio familiari che appartengono al personaggio controllandolo ed influenzandone, addirittura inibendone l’azione.

A determinare il forte e costante coinvolgimento del lettore, e la ricchezza stessa di questa costruzione letteraria, sono alcuni importanti elementi.

Innanzitutto vi è il volume delle aspettative che prepara e sostiene l’impresa – dall’inizio fino al raggiungimento della meta – particolarmente significativo nel caso specifico in cui un obiettivo del cammino intrapreso sia l’incontro con il sé più autentico, tramite il dipanarsi della matassa psicologica e dei sentimenti. In secondo luogo, essa diventa solitamente luogo di scoperta – a volte, si vedrà, “serendipitosa”, ossia casualmente fortunata – opportunità di penetrare l’ignoto, di costruire contatti, di instaurare rapporti. In altre parole, si fa arricchimento della vita.

E se, in relazione al suo svolgimento, possiamo definire la vita attraverso la suggestiva metafora del viaggio, fuor di metafora, in alcuni casi limite, per la forma di dipendenza che si crea tra i due elementi, l’esistenza può arrivare ad identificarsi con il viaggio stesso. È quanto ci insegna Ulisse, archetipo del viaggiatore, con l’ansia di conoscenza che lo caratterizza e che, nello spazio del giudizio dantesco, lo condurrà alla morte per affronto al volere divino; ed è quanto confermano, anche se in forma meno estrema, alcuni protagonisti dei testi di cui si parlerà.

Inoltre, all’inestimabile opportunità della scoperta si connette un’ulteriore risorsa del “trasferimento” del personaggio: presupponendo un distacco dal suo spazio confortante e al contempo condizionante, e dunque garantendo una maggiore libertà di azione e pensiero, esso consente di esprimere qualità e potenzialità dell’individuo impensate, stupefacenti almeno quanto l’ignoto che le risveglia, aspetti latenti che, per emergere, necessitano proprio dell’allontanamento e della distanza che con esso si conquista. Perciò non deve stupire come in questa circostanza si possa assistere al vero e proprio prodigio della rivelazione del personaggio. Un miracolo prezioso non solo se è un esito desiderato, e dunque in primo piano, nel contesto di un viaggio compiuto col preciso intento della penetrazione nella propria realtà interiore, per ricavarne una forma di rafforzamento psicologico, ma anche quando si verifica all’interno di un viaggio che sia un momento funzionale alle vicende narrate. È quanto avviene, ad esempio, nell’ambito delle storie qui presentate con un innocente spoiler per cui si chiede venia nel caso di un’inquietante luna di miele, dell’inseguimento dell’amato scomparso, dell’avventura di due amanti sull’Oceano.

 

A partire da queste premesse, con la seducente prospettiva di un grande spettacolo aperto a tutti, si è scelto di entrare nell’universo della creazione artistica attraverso opere attinte dallo straordinario e ricco serbatoio della letteratura italiana dei primi decenni del secolo scorso, per ascoltare le voci di scrittrici e scrittori celebri, meno noti, o oggi quasi sconosciuti. Così ha preso forma il progetto di un’antologia tematica commentata, pensata per favorire una lettura stimolante e interattiva, destinata a tutti gli appassionati di letteratura italiana; e come accade per chi scrive, spesso è di autentico amore che si tratta… Un testo divulgativo, senza pretese critiche, basato su una selezione di brani in prosa di vario genere letterario, sia racconti che estratti da romanzi, o da scritti autobiografici, accompagnati da un ampio quadro dell’opera da cui sono tratti, per orientare chi legge, e da considerazioni sul significato dell’esperienza del viaggio nel contesto delle vicende. La raccolta contiene brani innanzitutto di piacevole lettura, avvincenti per il contenuto e stimolanti per la lingua e lo stile utilizzati, ed è stata concepita per fare avvicinare ad opere, talvolta ingiustamente dimenticate, che ancora oggi, grazie alle riflessioni che possono indurre nel lettore “planetario”, non hanno perso la loro attualità.

Il viaggio, per terra o per mare, compiuto con mezzi diversi ma immancabilmente a stretto contatto col territorio, è perfetta occasione per approcciare e affrontare persone, luoghi e situazioni imprevisti, teatro dell’interazione umana, territorio privilegiato in cui le relazioni appaiono più libere, perché meno vincolate alle regole della quotidianità, e non di rado si esasperano, per ripercuotersi poi sul mondo interiore prima che sulle vicende dei protagonisti. In sintesi, è chance per lo studio di realtà inattese, dei rapporti interpersonali, e per la lettura di sé.

La destinazione del personaggio può essere vicina nello spazio, eppure accessibile solo attraverso un itinerario profondamente formativo, può essere remota ed esotica, o anche quasi irrilevante, in riferimento al percorso di autoconoscenza che si compie.

L’analisi è quadripartita, per rispettare quattro differenti intenti, e insieme quattro esiti, che si sono individuati nelle opere: abbiamo il viaggio come ricerca di sé e dell’uomo; come braccio della fortuna che permette di compiere scoperte, di assistere a vere e proprie rivelazioni; come risposta a lungo attesa a domande altrimenti destinate a restare irrimediabilmente insoddisfatte; e infine, quello in cui il viaggiatore ci prende per mano con orgoglio e competenza, rendendoci suoi affiatati compagni nell’affrontare un test a cui si è preparato con cura e passione.

Tanto per accendere la curiosità… ad introdurre la raccolta è un entusiastico inno al viaggio in una breve, unica visita alla letteratura dell’Ottocento.

E ora la parola alle autrici e gli autori.

1 U. Saba, Ulisse, in Il canzoniere Mediterranee.

CAPITOLO 1
Sulle tracce di sé e dell’uomo
1.1 Elena Foà, Attraverso la vita. Ricordi e impressioni

Il viaggio come conquista concreta dello spazio e dei luoghi e come avventura di ricerca umana, nel misterioso universo dei caratteri individuali: ci illustra ampiamente l’argomento il testo della mantovana Elena Foà Attraverso la vita. Ricordi e impressioni, del 1896, di cui già il titolo esprime il carattere autobiografico1. Scrittrice non nota al vasto pubblico, l’autrice è stata docente di lettere nelle Scuole Normali (ex Istituto Magistrale, dove fino alla fine del secolo scorso si formavano le maestre della scuola primaria) e ha firmato diversi testi ad uso delle medesime scuole e di pedagogia.

L’opera consiste in un significativo accostamento di Ricordi di scuola dell’insegnante, in cui è centrale l’indagine sui diversi tipi umani delle allieve, a Ricordi di viaggi dedicati alla visita di alcune città celebri per il loro passato e per il loro patrimonio artistico e culturale (Mantova2, Recanati3, Ferrara4, Ravenna5), con frequenti richiami alla recente storia del Risorgimento italiano. Agli undici testi in prosa si alternano brevi capitoli di Pensieri, che riuniscono massime di carattere didascalico e moralistico di validità universale. Queste ultime, eterogenee e prive di collegamento tra loro, hanno come tema i grandi concetti relativi alla natura umana (tra gli altri, il bene, l’intelligenza, la grandezza intellettuale) e le varie tipologie psicologico-caratteriali (si parla, ad esempio, dei “caratteri vivaci”, degli “ambiziosi”, degli “stolti”, delle anime grandi e sensibili).

Teatro delle vicende presentate sono la prima Italia unita e la società del paese che, attraverso le mete rappresentative di cui si è detto, la protagonista percorre instancabile e incantata, ma soprattutto avida di conoscenza.

La presenza diffusa dell’intento moralistico, che poggia su un ampio uso della categorizzazione, finisce con l’appesantire in alcuni punti il testo, almeno agli occhi del lettore di oggi.

Il primo brano che si presenta è il breve Ricordo Viaggiare, il terzo della raccolta, un elogio sentito e poetico in cui si evidenzia il “richiamo del mondo”, ossia il naturale desiderio, ed elevato compito dell’uomo, di percorrerlo6. Tra i due poli dell’esperienza concreta e del suo corrispettivo, l’indagine psicologica, viene analizzato il viaggio come “piacere dell’anima”, che nobilita, occasione di arricchimento di cui non tutti beneficiano in ugual misura, e contemporaneamente come importante momento di riconoscimento del volto autentico, dei sentimenti e delle potenzialità nascoste delle varie categorie delle “anime”. Coerentemente con la finalità educativa dell’opera, nel suo studio, accurato sia pure non sistematico, Elena Foà invita a penetrare gli “spiriti”, il cui vero aspetto, come si legge nella seconda parte del testo, va individuato al di là dell’“involucro”7 esteriore, e in generale dell’“apparenza” in senso lato, su cui influiscono sia la natura che le difficili, o critiche, specifiche condizioni di vita individuali. È proprio questo vivo e vigoroso interesse rivolto all’essere umano, connotato da apertura ed empatia, e da una costante volontà di approfondimento, oltre quanto si manifesta all’esterno, a rendere il mondo interiore ancor più vasto del pianeta terra e, infine, a nobilitare l’esistenza.

VIAGGIARE

Viaggiare è un gran bel divertimento, anzi io lo metterei nel primo ordine di divertimenti, in quelli che sono un piacere dell’anima, che la rialzano, la confortano, le danno tutto ciò o una parte di ciò di cui essa vive. Vedere ciò che lo spirito umano ha prodotto, ammirare i monumenti di una civiltà tramontata o viva e fiorente, interrogare i sassi, le erbe e le piante di paesi non mai visti, animare col soffio del pensiero e dell’immaginazione ciò che mai non ebbe vita o l’ha avuta e non l’ha, ridestare con l’affetto l’affetto dov’esso palpitò forte e potente, interrogare, rispondere, veder nuovi mondi schiudersi davanti a noi, sentirci grandi nella grandezza che palpita d’intorno, piccoli nella potenza che opprime e annienta: tutto questo è bello e grande davvero. E non pare che non si possa non amare da qualcuno. Che non si possa non desiderare di percorrerlo questo mondo dove siamo nati, di arrampicarci su per i monti dov’esso sembra più grande e magnifico, dove palpita una parte del suo cuore e non ci turbano i suoi rumori, di scivolare sulla superficie azzurra e verdastra delle sue acque, di penetrare nelle sue città rumorose per distinguere e considerare in mezzo a quei rumori ciò che merita di essere distinto e considerato; di deliziarci dinanzi ai portenti dell’arte, la grande, l’eterna confortatrice degli uomini. Sì, non pare e se è, come pur troppo è, è una brutta realtà; una realtà che gli uomini dovrebbero cercar di cancellare, anche per aver il diritto, volendo o potendo proclamarsi infelici, di difendersi dall’accusa fatta a loro di non sapere, di non voler essere il contrario, se non assolutamente, relativamente almeno, coi mezzi che la natura e la fortuna han posti loro in mano.

Ma viaggiare non è di tutti. V’ha della gente (poca fortunatamente), che non esce dal paese in cui è nata. Ve n’ha altra (molta, pur troppo), che è come non ne fosse mai uscita. Il sole non è sole per tutti e per alcuni le tenebre sono meno dense di esso. Per questi non è nemmeno a sperare che altri piaceri dello spirito li allietino, giacché lo spirito è un complesso di fatti e di cose. O esso è alto in una delle sue manifestazioni e lo sarà probabilmente in tutte le altre, o le tenebre e la volgarità vi dominano da un lato ed esso sarà in tutto volgare e tenebroso.

Peccato! Peccato! La somma di questi piaceri è grande e il sentirli è vita e progresso: anzi si potrebbe dire che l’utilità delle persone del mondo è proporzionata al sentimento di quei piaceri. E quanti, quanti essi sono! Viaggiare, leggere, pensare, conversare, amare, sacrificarsi; tanti quanti assorbono lo spirito in una vita superiore, lontana dalle miserie che ci rattristano, alta sulle volgarità che ci disgustano: una vita superiore che è la vita vera, la vita degli uomini, quella per cui essi si distinguono dal numero infinito delle creature che popolano la terra.

Viaggiare… : ma non si viaggia soltanto valicando monti e colli, traversando mari, visitando città, ricercando paesi. Già i monti e i colli si valicano e i mari si traversano e le città si visitano e i paesi si ricercano anche stando fermi. Il lavoro d’imaginazione è potente e la realtà non supera molte volte quello che l’imaginazione ci mostra. Ma si viaggia anche in altro modo. Si viaggia attraverso alla realtà anche stando fermi. Il mondo delle anime che si schiude dinanzi a noi, non è un mondo meno vasto di quello che possiamo percorrere con i mezzi di cui la scienza ci ha forniti. Che profondità e che larghezza è nell’anima umana! Che abissi nascosti, che sorprese inaspettate, che spettacoli di luce, che densità di tenebre, che arte d’intrecci, che meraviglia di colori, che gradazioni di tinte, che lavoro, che silenzio, che parola, che amore, che odio, che altezza suprema e che bassezza infinita! Sì: è bello viaggiare attraverso gli spiriti, ma attraverso gli spiriti migliori: veder la luce che emana da quest’anima, di cui è assai più facile negare l’esistenza che comprendere l’insieme: sentire il palpito di questa creatura umana così infinitamente grande, trar fuori ciò che nel suo cervello si forma e nel suo cuore prende vita e calore. O corpi deformi, o visi pallidi e smunti e irregolari, come è grande molte volte la luce che emana da voi a chi sappia penetrare sotto l’involucro che la ricopre! O visi severi di persone che sgridate e rimproverate, eppur tanto amate, senza volere, senza poter farlo comprendere, quanta tenerezza si diffonde da voi a chi sappia penetrare nell’anima vostra! O amori lungamente nascosti e secretamente nutriti, o palpiti di vita e di genio destinati a restare sconosciuti, o scintille su cui la cenere non è ancora piovuta, o fiamme destinate a divampare in incendi, che cosa c’è di nascosto a chi vi guarda, a chi v’interroga, a chi sa e vuole scoprirvi? Parla l’anima candida del fanciullo attraverso i suoi detti ingenui e le sue movenze graziose: ma l’anima dell’adulto si rinserra: si rinserrano molte delle anime migliori, in cui tesori d’ingegno, di volontà, d’affetto sono sepolti. Oh è bello penetrarvi, è bello conoscerle prima che un avvenimento fortuito le tragga alla luce, è bello anticipare la loro gloria e prepararla, dar loro la coscienza di sé medesime e di ciò che le attende! E comprendere i lunghi dolori dell’infelice, a cui la vita è divenuta un lento martirio, che si nasconde sotto una calma voluta, o imposta, o necessaria e trovar la parola che arrivi a quei dolori, senza mostrare di averli compresi, e cercare il sorriso buono che vien dall’anima, quando pur la fronte è corrugata e il labbro pronunzia parole amare, e sentire, intendere, vedere, capire, leggere come in un libro aperto dinanzi a noi, eppur chiuso a tutti gli sguardi profani, che non hanno la virtù visiva abbastanza forte per penetrarvi. Che cosa diventa questa miserabile luce del corpo in confronto a quella che splende dall’anima? Che cos’è la bellezza materiale medesima, che pure è talvolta una parte di cielo, se il raggio dello spirito non la vivifica e non la riscalda? Teste di vegliardi canuti e cadenti, che avete amato e vissuto e sofferto, come è grande la luce che emana da voi! Giovani che godete e vi abbruttite nel vino e nei piaceri più bassi, come siete morti al nostro sguardo, che rifugge dal penetrare dentro alla vostra anima! Eppure forse v’è lì dentro qualche cosa di men tristo e noi vogliamo e sappiamo scoprirlo. E di men tristo v’è nell’uomo che tutti condannano, in quello su cui la società ha gettata la sua pietra e pronunziata la sua maledizione. Che conforto trovarvi un raggio di luce, una scusa alla colpa, un’àncora che ancora potrà esser gettata nel porto del bene! E si vive così, si vive davvero, si vive intensamente, angosciosamente talvolta (le scoperte non son tutte liete, oh no!), ma si vive e si sa e s’impara e tanto mondo si attraversa, e la terra è meno vasta del cammino che si percorre, e anche una parte del cielo è rinserrata nelle nostre mani e rinchiusa nelle nostre ricerche. Tutto ciò che nell’ore ha corso, l’amore, l’odio, la dolcezza, il disinganno, l’ebbrezza dei sensi e le gioie purissime dell’intelletto, la grandezza che edifica, la miseria morale e materiale che distrugge, tutto è lì squadernato davanti a noi. Se il genio dell’arte ci sorridesse, noi sapremmo ricostruire come abbiamo decomposto. L’arte non ci sorride? Ci sorride la vita e noi di vivere abbiamo bisogno, di assaggiare, di vedere, di sentire il mondo in cui siamo nati, quello che si svolge dentro di noi, e che il nostro sguardo si sente abbastanza forte per penetrare.

 

(Viaggiare, in Attraverso la vita. Ricordi e impressioni, pp. 30-36)

Nel capitolo Sul mare, il terzultimo e uno dei più lunghi dell’opera, il tragitto in “vapore” nell’Adriatico da Venezia ad Ancona – di dodici ore, nonostante la breve distanza – pone l’io narrante a contatto con la meraviglia e la potenza del mare8. Rapita dalla sua immensità, la protagonista si trova nello stesso tempo calata nel microcosmo della nave. E alla compagnia degli altri turisti preferisce quella di alcuni membri dell’equipaggio9. Alla viaggiatrice ammaliata dallo spettacolo della natura vengono riferiti da un macchinista del “bastimento” gli aspetti più duri e critici della vita di mare: la lontananza dagli affetti familiari, gli spostamenti da parte dei superiori tra le diverse linee delle imbarcazioni, senza criterio e senza fornire giustificazioni, il lavoro svolto nel pericolo, spesso in solitudine, e infine l’assenza di forme previdenziali al termine dell’attività10. In questo modo, nel Ricordo si getta uno sguardo sulle dure condizioni di vita delle classi umili nella società postunitaria.

In Attraverso la vita, sulla rappresentazione dell’esistenza disagiata l’io narrante si sofferma ancora nei capitoli in cui procede ad una minuziosa descrizione dell’aspetto interiore e psicologico di ragazze incontrate nel contesto dell’attività di insegnante o al di fuori di esso. Le figure ritratte offrono una galleria di caratteri umani da un lato profondamente differenziati per indole e temperamento, dall’altro influenzati, ognuno in modo diverso, dalla sventura, dalla malattia o dallo svantaggio della mancanza di mezzi. Come appare evidente, i personaggi del testo In iscuola11, le alunne di una classe femminile, rimandano immediatamente ai membri dell’eterogenea classe maschile di Enrico, il narratore del celeberrimo romanzo, sotto forma di diario fittizio, Cuore di De Amicis del 188612. Opera di enorme fortuna e diffusione nell’età del Postrisorgimento, da ascrivere al genere della letteratura per ragazzi, il testo celebra i valori dell’onestà e dell’amore per la patria, dell’altruismo, della solidarietà e del rispetto – gli stessi presenti negli scritti di Elena Foà – coltivati e propagati nell’ambiente dell’istruzione primaria attraverso i maestri, figure generose e carismatiche, di grande dignità, pronte ad adempiere alla missione di formare gli scolari e a sostenerli nel disagio.

In Sul mare – di cui si riporta un ampio estratto – si celebrano l’infinitezza e la magia della distesa marina e la complicità che la lega agli esseri umani, di cui accende la fantasia e con cui condivide i diversi sentimenti. La partecipazione a questo miracolo della natura determina lo stato d’animo della passeggera, che già al momento di salire a bordo è pervasa dall’emozione dinanzi all’avventura che l’attende, catturata dal paesaggio e quasi resa incapace di ragionare. Staccatosi dalla terraferma popolata, il grande “vapore” diretto da Venezia a Costantinopoli penetra in una dimensione di quiete e libertà assolute.