Sta Scherzando, Commissario?

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Sta Scherzando, Commissario?
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MARCO FOGLIANI

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Indice dei contenuti

  LA FAMIGLIA BALZELLONI

  SERENA LA SIRENA

  UNA BRAVA PERSONA

  GIU' LE MANI DA LUANA, PLEASE

  IL CASTELLO DELL'AMORE

  IL PANDORO LUCCICANTE

  LA CONOSCEVO, O PENSAVO DI CONOSCERLA

  LA FRANA

  LA STORIA DI JASMIN

  LA FESTA D'ADDIO

  LIBERI TUTTI

  VENTINOVE FEBBRAIO

  IL SANTO DEI MIRACOLI

  PIACERE: COMMISSARIO SGAMON

  LA GITA AL SANTUARIO

  IL RISVEGLO

  STORIA D'ALTRI TEMPI

  IL SANTONE

  ROSETTA

  BIANCHI E NERI IMMOBILI

  Note

LA FAMIGLIA BALZELLONI

“Si può sapere che cosa le è saltato in mente? Lei è una persona non solo intelligente, ma anche con grande esperienza nel campo della sceneggiatura. Si può dire che lei abbia seguito la famiglia Balzelloni fin dalla sua nascita: perciò sa benissimo quali sono i punti di forza della nostra trasmissione. Voglio dire il fatto che ci guardano con piacere sia gli adulti che i ragazzi ed i bambini. I nostri protagonisti sono i personaggi della vita quotidiana: il nonno, la mamma, il papà, i figli con gli amici, la domestica ed i vicini di casa. Anche le vicende devono essere rigorosamente plausibili per la vita di tutti i giorni. E lei mi propone una cosa del genere?”

Gli sbatté sulla scrivania il fascicolo, bocciato senza appello, sottintendendo di non volerne più sentir parlare.

Il Bozzoli abbozzò una debole difesa, ma senza neanche troppa convinzione:

“Le statistiche parlano chiaro. Gli incidenti domestici sono molto più frequenti di quanto non si pensi: e per la maggior parte accadono in cucina. Forse non sarebbe male sensibilizzare il pubblico sull’argomento.”

“Forse le ci vorrebbe una bella vacanza, signor Bòzzoli, ecco cosa. Ce lo potremmo anche permettere, sa, e probabilmente lei non solo ne ha bisogno, ma se la merita. Non si preoccupi, tanto coi tempi stiamo messi bene e al limite possiamo anche dare spazio a qualche giovane per qualche puntata: non è per un paio di episodi che una soap opera può perdere audience. Il nostro pubblico preferisce senz’altro una puntata un po’ troppo tranquilla a una un po’ troppo scoppiettante; anzi esplosiva, come la vorrebbe lei, con la cucina che salta in aria e che mi manda all’ospedale metà del cast. E come pensa che potremmo proseguire, poi: ambientando tutto in corsia? Ci sono già altri serial televisivi ambientati negli ospedali, e io non ho nessuna intenzione di far loro concorrenza. Non mi piace il genere, e non ne avremmo nessun guadagno: a ciascuno il suo lavoro ed il suo pubblico.”

Il direttore raccolse le idee e proseguì, dopo una breve pausa, con un tono più conciliante e comprensivo. “Vede, signor Bozzoli, io stimo molto il suo lavoro. Però le assicuro che mi secca doverla tenere sempre sotto controllo per evitare che mi combini pasticci. Questo mi impedisce di poter fare completamente affidamento su di lei. Immagino che anche questa volta la sua vita privata sia stata sconvolta da qualche vicenda traumatica: come quando è morto suo zio, e se non stavamo attenti lei ci faceva morire anche nonno Balzelloni. Non può pretendere che io tenga i suoi sentimenti sempre sotto sorveglianza! La vita è la vita, e ha la sua importanza: ma anche il lavoro è importante, e per me viene prima. Bozzoli è Bozzoli, e i Balzelloni sono i Balzelloni: non confonda mai le due cose.”

Questo dovrebbe essere stato il tono di quella conversazione, avvenuta circa un mese prima. Così l’ho ricostruita a partire dalla testimonianza della segretaria, e anche basandomi su quel famoso copione. Il fascicolo cartaceo finì di certo subito nel cestino, ma per fortuna di noi investigatori moderni i computer mantengono spesso una traccia - inconscia e involontaria ma generalmente leggibile - di quello che gli è passato per le mani almeno una volta.

In seguito a quell’incontro il Bozzoli acconsentì ad essere affiancato nella stesura delle sceneggiature successive. Questo forse lo ha salvato da un imminente esaurimento nervoso; o forse no, se sono veri i sospetti e le accuse che lo indicano responsabile dei fatti su cui sto indagando.

Abbiamo comunque verificato che proprio in quel periodo la moglie del Bozzoli è fuggita all’estero con un altro uomo, portandosi via Marco, il loro figlio più piccolo. Una piccola tragedia privata, proprio come pensava il direttore. Per fortuna che almeno l’altra figlia, già sposata, gli è rimasta vicina.

Povero Bozzoli. E pensare che ho appreso solo svolgendo queste indagini i suoi meriti artistici, e quanto in realtà lo stimassi pur non conoscendolo. E’ stato lui a suo tempo il creatore di uno dei miei polizieschi preferiti, il “Commissario Sgamon”: un personaggio simpaticissimo e sempre di buon umore, con un ottimo intuito ma che non riesce mai a risolvere i suoi casi, pur avvicinandosi sempre ad un soffio dalla soluzione e dal colpevole; eternamente beffato da un briciolo di sfortuna o da una circostanza avversa, o sviato da un falso indizio. E nonostante tutto, sempre di buon umore.

Ma non mi lascerò certo influenzare dalla simpatia che provo per i suoi personaggi. Farò trionfare la verità, almeno spero. E’ ormai assodato che la dinamica dell’incidente ricalca quasi perfettamente quel famoso copione. Per non dire poi del fatto che l’unica persona a lasciarci le penne è stato proprio il direttore della produzione, che in genere non era quasi mai presente alle registrazioni. Chissà, forse stava preparandosi un caffè. Un’incredibile coincidenza, non vi pare?

Prego, signor Bozzoli, si accomodi.”

Vigorosa stretta di mano, da vero manager. Poltrone scure lussuose e conosciute, che incutono sempre un certo rispetto. Poi prosegue:

Avrei preferito fare la sua conoscenza in circostanze più serene. Sono stato designato in sostituzione di … ehm, … penso che lei immagini benissimo di chi.

Diciamo che in questo ruolo mi sento un po’ come un capofamiglia; di una famiglia, quella dei Balzelloni, davvero in cattive acque, orfana ed in pessime condizioni di salute. Una famiglia numerosa di cui anche lei fa parte: anzi, in cui secondo me ricopre un ruolo fondamentale. Non a caso ho parlato di famiglia, perché vorrei che lei sentisse le mie parole come quelle di un padre. Sono al corrente di tutto, di quanto è già successo e di cosa sta per succedere o potrebbe accadere. La voglio perciò rassicurare sul fatto che noi tutti crediamo fermamente in lei, nella sua innocenza e nella sua professionalità. Tutta la famiglia Balzelloni crede in lei, ora più che mai, e oserei dire di più: conta su di lei per poter sopravvivere. So che ha sempre creduto nella famiglia Balzelloni: le chiedo solo di continuare a crederci con la stessa intensità, o anche di più. Come ci credo io, d’altronde.”

Stentava a credere quanto gli piacesse sentire quelle parole dal nuovo direttore; ma intanto si proiettava con la mente a scoprire eventuali imbrogli in agguato. Invano.

Se lei è d’accordo, vorremmo che fossero i nostri migliori avvocati, a nostre spese, a curare la sua difesa legale; e anche la sua immagine, naturalmente. Sempre che lei sia disposto a non abbandonare la famiglia Balzelloni in questo momento così difficile.”

Ma naturalmente!”, gli rispose il Bozzoli.

Bene. Però sia pronto ad aspettarsi di tutto: sa come sono certi magistrati, quando si accaniscono contro i personaggi famosi solo per cercare di diventare più famosi di loro. Potrebbe anche dover affrontare la prigione: ma tenga duro e non si scoraggi mai. Noi saremo sempre al suo fianco con tutti i mezzi e le risorse a nostra disposizione. Lei deve solo continuare - ma non c’è bisogno di raccomandarglielo, visto che lo ha sempre fatto - il suo leale e fedele impegno alla causa dei Balzelloni.”

 

La sorte della serie televisiva potrebbe risultare un altro elemento a sfavore del Bozzoli. L’incidente ha mandato all’ospedale alcuni degli attori principali ed ha provocato ingenti danni allo studio di registrazione, mettendo a rischio la produzione di successivi episodi; ma ha anche suscitato un enorme interesse e aspettativa nell’opinione pubblica. Una grande campagna pubblicitaria, insomma. Per questo ai vertici hanno ritenuto favorevole questo momento e, con l’intenzione di sfruttarlo, hanno designato un nuovo direttore alla regia. Non è da escludere che il Bozzoli torni a scrivere da solo la sceneggiatura, dandole quello sviluppo “ospedaliero” che già aveva in mente in quel famoso copione. Non è da escludere - anzi ne sono fermamente convinto - che quel volpone avesse previsto tutto sin dall’inizio, ed abbia architettato ogni cosa avendo già in mente lo scenario finale: poter decidere da solo e indisturbato la trama, senza che nessuno possa metterci parola.

Naturalmente, al momento dei fatti il Bozzoli si trovava già da qualche giorno a godersi la sua vacanza, a centinaia di chilometri di distanza e in compagnia di decine di testimoni. Ma questo potrebbe al massimo escludere, e forse neanche quello, che lui sia l’esecutore materiale. Oggigiorno, con le sofisticate apparecchiature esistenti – telecomandi, microchip e microcircuiti programmabili che magari si attivano con una telefonata e che inevitabilmente si distruggerebbero in una simile esplosione - non si può più neppure escludere che l’esecutore si trovi anche molto lontano dalla scena del delitto. La polizia scientifica sta vagliando questa ipotesi con molta attenzione, in considerazione del fatto che abbiamo a che fare con una persona di ingegno e fantasia, e soprattutto ex sceneggiatore di film polizieschi.

Io personalmente propendo per l’ipotesi che il Bozzoli sia il mandante, e che abbia commissionato il delitto ad un sicario professionista. Per questo stiamo verificando i suoi movimenti di denaro di una certa consistenza avvenuti negli ultimi tempi, e anche le sue eventuali amicizie o conoscenze nel mondo della mala o con esperienza nel campo degli esplosivi.

Purtroppo per ora sembra che non sia uscito fuori niente di interessante in questo senso. Anzi, a dire il vero non sono neanche state trovate tracce di manomissione o sabotaggio della bombola esplosa, anche se credo che molti periti potrebbero comunque affermare che è un’ipotesi impossibile da escludere. Penso che alla fine, se non interverrà un briciolo di fortuna - un indizio insperato o una circostanza favorevole - la corte potrebbe rifiutare le mie ipotesi in quanto “suggestive ma prive di concreto fondamento”.

“Avanti, signor Bozzoli: confessi. Lei sa più di me quanto ciò le alleggerirebbe la pena, oltre che la coscienza.”

“E lei sa più di me che per fortuna non esistono prove di quello che lei pensa, ma che io non ho commesso. Comunque, se questo può darle qualche soddisfazione, una cosa gliela devo proprio confessare: lei, signor commissario, mi piace davvero.”

Il commissario, non sapendo come interpretare una simile dichiarazione, ebbe una smorfia tra la sorpresa e il disgusto.

“Se l’avessi conosciuta qualche anno fa, mi avrebbe dato moltissimi spunti per tante avventure del commissario Sgamon. Lo conosce, non è vero? Quell’intuito fantasioso, quella tenacia incrollabile, quella perenne sfortuna nel non trovare mai il tassello mancante; e perché no, quello humour così sottile da sembrare involontario, che solo un animo molto sensibile può produrre o afferrare. Lei, come il mio personaggio, sa prendere l’insuccesso con grande classe ed ironia. Sa cosa le dico? Che dovrei tornare a dedicarmi al commissario Sgamon; e se lo farò rinascere, questo sarà merito suo. Me ne ha fatto proprio venire voglia: quando finiamo con questa serie, spero di convincere qualche produttore a farlo rivivere.”

Il commissario, molto sensibile alle lodi ed ai complimenti, era sempre più interdetto e lusingato: per essere stato accostato ad uno dei suoi idoli televisivi, e per sentirsi considerato come suo ispiratore.

“E poi, dulcis in fundo: Il commissario Sgamon e il mistero della telenovela. Sarà dedicato a lei: glielo prometto come regalo per quando andrà in pensione. Come l’avrebbe vista e vissuta lui - cioè come la vedrei io. La trama è già tutta qui, nella mia mente: devo soltanto scriverla.”

Il Bòzzoli ci ha lasciato prematuramente, distrutto dai dispiaceri di una vita ingrata e piena di grane familiari e giuridiche. Non è riuscito a far rinascere il commissario Sgamon; ma non si è dimenticato del suo stimato ammiratore-inquisitore, tuttora in servizio in polizia.

Gli ha lasciato in eredità tutti i diritti della sua opera postuma “Il commissario Sgamon e il mistero della telenovela”, composta di tre racconti inediti. Tutti e tre i racconti si sviluppano dallo stesso spunto iniziale (un incidente, forse doloso, su un set televisivo), prendendo tre direzioni completamente diverse. Sono molto belli tutti e tre, soprattutto per chi quell’episodio l’ha vissuto veramente nella parte del commissario. “Scegli tu quello che preferisci”, gli ha scritto il Bozzoli nella dedica, omettendo di specificare, nell’ultima occasione a sua disposizione, se e quale dei tre corrispondesse ai fatti veramente accaduti.

SERENA LA SIRENA

Il mare calmo, la serata mite e la luna piena avevano richiamato sugli scogli non solo Aldo, un bel ragazzo dai capelli rossi, ma anche altri appassionati di pesca, forniti di canna e opportuna attrezzatura.

“Stai pescando?”. Aldo era lì da un po' quando si sentì rivolgere questa domanda.

“Non si vede?”, rispose secco lì per lì, senza guardare. Ma poi, vedendo chi gli aveva rivolto la parola, sorrise e cercò di essere più gentile.

“O almeno ci sto provando. Se invece vuoi sapere se finora ho preso qualcosa la risposta è no, non ancora.”

I due non si conoscevano. Lei aveva capelli chiari molto lunghi - fin quasi alla vita - ma soprattutto lucenti, che quasi sembravan seta. Così al chiarore della luna era difficile dire di che colore fossero; ma gli occhi sì, tra il celeste e l'acquamarina, e brillavano come due pietre preziose. Sembrava una visione. Magari sto sognando, pensò Aldo tra sé.

“Pescare in quel modo non mi sembra che richieda grande abilità o coraggio”, disse lei. “Però se lo fai per necessità, perché sei affamato come o più di loro … Perché loro abboccano perché sono affamati, dovresti saperlo: stanno solo cercando di procurarsi la cena di oggi, poverini.”

“No, non lo faccio per necessità, ma per svago. Pescare mi rilassa”, rispose lui.

“Strani modi che hai per rilassarti. Io per rilassarmi canto, o magari mi faccio un bel bagno e una bella nuotata. Meglio se con una meravigliosa luna piena come questa, e magari in compagnia di un bel ragazzo coi capelli rossi: a me i ragazzi coi capelli rossi piacciono da morire!”

Si mise a cantare, mentre iniziava ad entrare in acqua. Aveva una voce dolce e armoniosa, bellissima. Aldo si persuase ancora di più di stare sognando.

“Vuoi provare se per caso lo trovi rilassante anche tu?”, fece lei. “E comunque, ti prego, tira fuori dall'acqua quell'amo, che non abbia ad impigliarsi alle mie gambe.”

Aldo all'inizio era rimasto immobile, quasi in trance. Ma poi il canto e le parole della ragazza l'avevano indotto a lasciare la canna, restare in costume e seguirla in mare. Non sentiva freddo, e gli sembrava di muoversi lentamente, quasi come in un sogno. Lei continuava a cantare, e si muoveva nell'acqua come se fosse il suo elemento naturale.

“Come ti chiami? E dove abiti?”, le chiese.

“Mi chiamo Serena. Sono di qui, ci sono nata e cresciuta, per questo nuoto così bene. Tu invece sei in vacanza, vero? Non mi sembra di averti mai visto prima.”

“Sì. Vivo in città. Ma non mi dispiacerebbe trasferirmi in una località di mare, se mi capitasse la possibilità. Il mare mi piace molto.”

“Adesso ti faccio vedere come dovrebbe essere la pesca secondo me.”

Serena si immerse in acqua lì dove si trovava e vi rimase a lungo, forse più di un minuto. In quell'intervallo Aldo vide prima la superficie del mare incresparsi, e poi ombre scure guizzare veloci sul fondale. Alla fine Serena riemerse in superficie, tenendo in ciascuna delle due mani un pesce, uno più piccolo, l'altro più grande.

“Visto?”, disse. E poi lasciò cadere di nuovo i pesci in acqua. “Abilità e coraggio. Ma è solo un gioco. Perché adesso loro devono andare a mangiare, ed io invece non ho fame.”

“Sei davvero brava!”, esclamò Aldo allibito.

“Così mi sembra una gara ad armi pari, equa e divertente. Tu ti divertiresti se dal mare uscisse una corda che ti trascinasse sott'acqua, solo perché qualche pesce vuole rilassarsi?”

Aldo non raccolse la provocazione, e Serena riprese a cantare.

Trascorsero così in acqua un po' di tempo. Un denso nuvolone aveva iniziato a frapporsi ai raggi lunari e a far calare il buio, ma non tanto da non consentire di distinguere in lontananza, puntuale come ogni sera, il passaggio della grossa nave traghetto diretta alle isole.

“Si è fatto tardi, devo rientrare a casa.”

“Dove abiti? Ti posso riaccompagnare? Ci rivediamo domani?”, le chiese Aldo.

“Forse. Dipende ... anche dalle nuvole …“ Serena non disse altro prima di ributtarsi in acqua. E lei era troppo veloce a nuotare sott'acqua, ed era troppo buio, perché Aldo riuscisse, come era sua intenzione, a seguirla con lo sguardo e a capire da che parte si dirigesse.

La sera seguente, allo stesso orario, Aldo si recò sul medesimo scoglio, sperando di incontrare nuovamente Serena. Portò con sé l'attrezzatura da pesca, ma non la usò. Guardava di qua e di là, sperando che lei arrivasse; e voleva anche capire da che parte venisse, per cercarla durante il giorno. Ma l’arrivo di lei lo colse nuovamente di sorpresa.

Alle sue spalle, ad un tratto, ecco il suo dolce canto, come se si fosse materializzata dal nulla.

“Peschi anche stasera?”, gli chiese Serena.

“No”, rispose lui. “E' solo per tenere occupato il nostro scoglio, e allontanare gli altri pescatori.”

Si sedettero a guardare la luna. Lui contemplava Serena, che era ancora più bella della luna, ed ascoltava il canto di lei, un po' malinconico ed in una lingua straniera e misteriosa.

“Che lingua è?”, le chiese.

“E' la lingua dei pesci”, rispose sorridendo. “Li avviso che ci sono dei pescatori. Dicono che questo canto tenga lontani i pesci … ma attiri i ragazzi!”

Era vero, pensò Aldo, che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso quanto la trovava bella.

Chissà quanto rimasero così. Finché, in lontananza, ecco passare la nave traghetto. Aldo immaginava cosa sarebbe successo, e le prese la mano. Ma lei:

”E' ora che vada. Ma se vuoi ci rivediamo.”

“Sì”, rispose lui.

Quando lei si alzò per andarsene, volle alzarsi anche lui; ma Serena glielo impedì, mettendogli le mani sulle spalle.

“Ti prego, non mi seguire. Non oggi. Neanche con lo sguardo, come hai fatto ieri. Me lo prometti?”

“Ma … ”

“Se vuoi uno di questi giorni ti porterò a casa mia. Ti andrebbe?”

Lui fece cenno di sì col capo.

“Allora ti ci porterò. Ma questo vuol dire che dovrai conoscere i miei genitori. Te la senti?”

Quanto corri, esagerata”, avrebbe sicuramente risposto Aldo in altre circostanze e ad un'altra ragazza. Ed invece rispose con naturalezza:

“Certamente. Perché non dovrei? Sappi che non ho paura di nulla e di nessuno.”

“Va bene, allora aspettami domani”. E così dicendo sparì alle sue spalle.

L'indomani sera Aldo tornò al suo solito scoglio. Si portò come sempre l’occorrente per pescare, ma non lo fece, aspettando l'arrivo di Serena.

Il tempo era brutto, piovigginoso, e fece anche un paio di rapidi sgrulloni. Il cielo ed il mare, a tratti irrequieti, erano di un grigio oscuro, e non si vedeva quasi nulla. Ma ad un certo punto, dopo molto tempo, Aldo riuscì a scorgere in lontananza il traghetto che passava. L'ora del rientro, pensò Aldo sconsolato; per quella sera lei non sarebbe venuta. Per non pensarci si sedette e, nonostante la pioggia, cominciò a pescare con la sua canna.

Ed invece fu proprio allora che Serena lo venne a prendere. Una strana onda anomala, forse causata dal passaggio del traghetto ma non giustificata dalle buone condizioni del mare, si abbattè proprio e solo in quella piccola zona di scogli dove il ragazzo si trovava a pescare, e se lo portò via. Un fatto meteorologico e naturale raro ed inconsueto, breve ed improvviso, durante il quale, dichiararono concordemente i pochi pescatori che assistettero a questo accadimento strano ed incredibile, il vento si mise a fischiare, anzi ad urlare, in un modo strano, come se recitasse una specie di canto misterioso.

 

E qualcuno, fra i testimoni, affermò anche che il ragazzo non fosse il solo ad essere stato trascinato via dal mare, ma che con lui ci fosse anche una ragazza, dai lunghi capelli chiari e lucenti.

Fin qui la leggenda. Poi ci sono i fatti, signor commissario, tutti riportati dettagliatamente in questo faldone. E i fatti sono che, in oltre quindici anni, questo è il quarto ragazzo inghiottito dal mare nella stessa zona di scogli, e all’incirca nello stesso modo, a quanto pare. Tutti, guarda caso, con i capelli rossi. E anche stavolta le ricerche del corpo nelle acque circostanti non hanno restituito assolutamente nulla.