Fato erotico

Dannazione, chi vuole qualcosa da me in questo momento, mi è passato per la testa. Ero appena entrato in casa per bere qualcosa. Faceva caldo senza pietà, ero completamente sudato per aver spaccato la legna, il sudore mi colava addosso in veri ruscelli e così ho aperto a malincuore la porta d'ingresso. Vanessa era in piedi di fronte a me. All'inizio mi fissò con totale stupore, per poi scansionarmi da cima a fondo dopo un breve momento di shock. Mi sentivo terribilmente a disagio ad affrontarla in quel modo, ma a lei non sembrava dispiacermi affatto, sembrava il contrario, come per le ragazze della pubblicità della Coca-Cola.

Ci eravamo incontrati all'ultima festa del vino. Maria, mia moglie ed io eravamo già abbastanza in ritardo e la speranza di un posto libero era appena sopra lo zero. Dopo alcune ricerche ho scoperto due posti liberi e stavo per caderci sopra quando Maria mi ha trattenuto. «Non lì, non agli Schröder, allora preferisco stare in piedi. Quando ci sediamo lì, mi scrive tutta la sera come salva ogni giorno la compagnia dalla rovina».

Ma troppo tardi. Schröder ci aveva scoperto. Con una mano teneva il cellulare all'orecchio. Ha remato e ci ha salutato come un'elica con l'altro braccio libero. «È un bene che si tenga stretto il suo osso vistoso con una mano sola. Se volteggia così con entrambe le braccia, se ne va subito», scherzava Maria. Entrambi si conoscevano dalla società. Come project manager «importante», aveva spesso a che fare con Maria dell'ufficio del personale. Non conoscevo nessuno dei due Schröder. Era ben fatto, alto, aveva un taglio di capelli da lavoro, un sorriso aperto e disinibito e non era affatto indifferente. Era una bambola. Al massimo sessantun anni, alto al massimo sessantuno, di corporatura molto stretta, capelli scuri lunghi fino alle spalle e un viso discretamente truccato e calorosamente sorridente. Che cosa aveva Maria? Forse perché entrambe le donne sembravano quasi fratelli?