Sentiamo prima il tuo parere.
Grazie… Io, malgrado la sorte mi abbia destinato un marito… come lei… io non mi lagno… Vuoi che te ne dica il perchè?
Sentiamo.
I perchè sono molti. Prima, perchè mi piaccio; sono svelta, elegante, bella, buona, buona!.. e poi mi chiamo Berta, mentre potevo chiamarmi Carlotta… figurati… se mi chiamassi Carlotta! e poi sono marchesa… e ci tengo… e poi, tu hai un castello grandioso, ed io ho un quartierino simpatico in città… Se l'avessimo a Firenze il castello! che bella cosa… con tanta distesa di campagna dattorno!
Tu hai qualche cosa.
Perchè?
Perchè non hai sorriso bene. Dunque… A che ora parte il tuo duca?
Alle tre.
E non verrà più nessuno?
Credo di no… tanto più…
Tanto più?..
Tanto più che probabilmente devo partire ancor io.
Perchè?
Ho ricevuta una lettera… che mi chiama a Roma.
A far che?
Il ministro mi vuole.
Perchè ti vuole il ministro?
Per mandarmi in Baviera.
A far che in Baviera?
Ministro.
Che bisogno hanno di un ministro quelli là? E tu ci vai?
Non so.
Colle tue opinioni?
Che sai tu delle mie opinioni?
So che la tua opinione sono io. Ecco la tua politica…
Insomma, no, non ci andrò.
Ah!
Non andrò in Baviera, ma a Roma…
Dacchè ricusi…
Non importa… non posso scrivere un no, così asciutto asciutto.
Non si scrive asciutto.
Uh!.. Giudica tu stessa, ti darò la lettera del Terni. (Trae di saccoccia parecchie lettere).
Quanta roba avete sempre in saccoccia, voi altri uomini!
Dove sia?
Ed io a vedere tante carte… mi sento nascere una curiosità… Oh!
Perchè hai coperta subito quella soprascritta?
Io?!
Sì tu… Era una scrittura di donna.
Oh!.. che!
Sì sì sì… (Manfredo le mostra le soprascritte, tenendole in mano) Non quella, non quella… questa no… insomma c'era… l'ho veduta io… eccola qui…
Ebbene?
Ebbene, è scrittura di donna.
Ma no… è di un amico.
Dammela.
Dite da senno, marchesa?
O dammi la tua parola d'onore…
Nè l'uno, nè l'altro… finchè ho creduto che scherzaste… ho scherzato… ora basta…
Manfredo… è un capriccio, poni che sia un capriccio… ma non mi ricusare… sarebbe la prima volta… Dammi quella lettera…
È un capriccio pericoloso. Se non valsi a destarvi sufficiente confidenza, perchè il più leggero nonnulla non vi abbia ad ingelosire…
Oh! ingelosire… no.
Non lesino sulle parole… ad insospettire.
Senti, Manfredo, non ho sospetti, chi ti ha detto che io abbia sospetti? Ti domando che tu mi conceda questa piccola tirannia; lo sai che siamo tiranne noi; ci vuol tanto? Dammi quella lettera; quando vedrò che sei disposto a cedere, non abuserò della tua arrendevolezza… è un capriccio; ebbene, per noi sovente i capricci sono… me la dài…?
E se fosse una lettera di donna?
Non lo è… ne sono sicura che non lo è… e fosse anche…
È una lettera di donna…
Non importa… Se tu la serbi così gelosamente… potrò supporre, che so io… potrò supporre… Che se invece me la dài, mi basterà questa prova di sicurezza… per tranquillarmi… Non la leggerò.
Non la leggerai?
E che sono curiosa io? Sono impuntita… e null'altro… S'era tanto in pace… (Gli strappa rapidamente la lettera di mano) Ah!..
Berta… Berta… rendimi quello scritto… è indegno… rendetemi…
Quello scritto è qui… ed è scritto di donna; mi date la vostra fede che non c'è dentro nulla che mi possa toccare… ed io ve lo rendo…
Non ho ceduto mai ad una minaccia.
Prendete… Chi è quella donna che non ha il coraggio di avere un nome?
Non lo so.
È giusto… Raggiungetela…
Fu un'azione inqualificabile la vostra.
Non mi fate rimproveri… Io non so chi abbia create certe comode leggi di discrezione e di delicatezza, e non le discuto… sento nella mia rettezza che non ho nulla a rimproverarmi. Non ho mentito io. (S'incammina).
Berta… sentite…
Non mi fate arrossire. (Esce).
E così?
Sei tu? (Accennando la porta donde uscì Berta) Sa tutto.
Oh! come è stata?
Ha letta la lettera.
Partirai lo stesso?
Ho altro in testa che quella…
Che cosa disse tua moglie?
Nulla.
Credi grave la cosa?
La credo irrimediabile.
Non hai fatto di tentare spiegazioni?
Oh! sarebbe stato poco onesto ed inutile. Aveva proprio bisogno di scrivermi colei. Gli è che conosco Berta, e…
Vuoi tu bene a tua moglie?
L'ho sposata…
Perchè ne volesse a te.
O amore o non, è mia moglie e son sicuro che non me la perdonerà più. – E poi mi ha sorpreso che ricorrevo a sotterfugi con lei… capisci… ci ho fatta una bella figura. Il Marchese Terroni! Non rimpiango di aver perduto il suo amore; noi siamo troppo vecchi per tanta gioventù e tanta fede… mi pesava forse… Ma ho perduta la sua stima… e mi sta bene… (Dà un crollo di spalle) Oh!
Già… bisogna vedere di accomodare ogni cosa.
Impossibile.
No… Basta che tua moglie possa farsi convinta che le vuoi bene.
Oh! già…
Eh! Se ne superano di maggiori difficoltà. Ci sei già riuscito una volta a convincerla, e poi, una donna non domanda altro; in fondo in fondo sono migliori di noi… e una volta sicura dell'oggi vai tranquillo, che il ieri è suonato… Ma bisogna farla sicura dell'oggi.
È così facile teorizzare…! Mi basterà aprir bocca per esser creduto eh? Non c'è che dirsi: lo volli e schiavo.
Mio caro, c'è qualcheduno più astuto della volpe: colui che l'acchiappa. Non ti consiglio mica di dire a tua moglie: Dimenticate quello che è stato perchè vi assicuro che vi amo. No… quantunque, quando vogliono credere… ma si fa nascere un'occasione… Se tu diventassi geloso?
Ah! che ho voglia di scherzare io?
Diciamo così… se lei… ti facesse geloso? Si tratta di condurti ad un segno tale che ti abbia a credere innamorato di lei…
Berta sa… che troppo la rispetto per…
Non la rispettar tanto… l'avrà più caro.
E poi… è volgare… la gelosia…
Giove s'è vestito da uomo tante volte. Dài retta, io dirò alla marchesa, che t'ho visto agitatissimo, che sapevo di quella lettera, che non credo ad una tua gran passione per la signora… Guglielmo… Quelle attenuanti che tu non potevi, io potrò suggerire… e le dirò… come conclusione, che ti abbia a mettere alla prova. Ti va? E se ce n'è di bisogno io rimango.
Che m'abbia ad ingelosire di te?
Intendiamoci… a fingere…
Caro mio… me ne duole… e non vorrei che te ne avessi a male, ma capisco che non ci riescirò… mi sarà impossibile… anche fingere.