Marcello
Fabrizio
Livia
Anselmo, vecchio domestico di Marcello
Clemente, domestico di Fabrizio
Ah! finalmente! (lunga pausa) Che tempo ci mette! (suona due volte il campanello. Anselmo entra).
È la posta?
No, signore. È venuto Clemente.
A che ora arriva la posta?
Verso le tre.
È appena il tocco e mezzo. Va pure.
C'è Clemente che dice…
Chi è Clemente?
Il domestico del barone Fabrizio.
E che vuole?
Ha detto di avvertirla che è venuto.
Che è venuto chi?
Che è venuto lui Clemente.
A far che?
Non lo so.
Domandaglielo.
Sissignore. (via)
La mia lettera l'ha avuta ieri. Vediamo (guarda un orario delle strade ferrate)… ieri alle tre. Ha risposto subito di certo: impostando ieri sera, la risposta doveva arrivare stamane; mettiamo un corriere in ritardo… arriva oggi. (Anselmo torna) Che c'è?
Ho domandato a Clemente.
Ebbene?
Non ha altro da dire. Il barone lo manda e deve consegnarsi arrivando.
Fallo entrare.
Clemente. (Clemente entra).
Che ordini vi ha dato il vostro padrone?
Mi ha ordinato di venir qui e di non muovermi fino a nuovo avviso.
Qui?
Dal signor cavaliere di Lerici.
Vi ha dato il mio recapito?
No, signore, non occorreva. Noi altri in diplomazia conosciamo sempre il recapito dei signori che hanno relazione coi nostri padroni.
E non vi ha detto altro?
Altro. Il mio padrone però sembra persuaso che il Signor Cavaliere conosca la ragione della mia venuta.
Ne so quanto voi, cioè niente affatto.
Con licenza del Signor Cavaliere io credo di saperne qualche cosa.
Ebbene parlate.
In presenza di un domestico…
Guarda!
Siete molto circospetto!
Noi altri…
… in diplomazia, ho capito, avete imparato a diffidare delle persone di servizio; e a quanto posso giudicare non avete torto. (ad Anselmo) Va di là.
Sissignore. (via).
Dunque?
Prometto che parlo per induzioni mie.
Avanti.
Si tratta di una donna.
Di una donna! E come?
Le mie informazioni non vanno oltre.
Sono poche. E da che argomentate che si tratti di una donna?
Da che il mio padrone mi ha dato del tu invece che del voi.
Mio caro, l'abitudine diplomatica vi ha reso incomprensibile.
Il mio padrone mi chiama col voi per ordinarmi tutto ciò che riguarda le relazioni internazionali o l'esercizio delle mie funzioni, ma quando mi fa l'onore di iniziarmi ai suoi intimi piaceri, allora adopera il tu, come per fare appello al mio cuore, anzichè al sentimento del dovere.
È sperabile che il vostro padrone verrà a chiarirmi la cosa; per ora andate di là in anticamera e intavolate il meno che potete di relazioni internazionali col mio domestico. (campanello all'interno) Ah!
Il Signor Cavaliere non può dubitare della mia discrezione.
Il barone di Turbia.
Addio, Marcello. (a Clemente) Ah sei qui? Bene prega questo bravo ragazzo (indicando Anselmo) che ti impratichisca un po' della casa.
Impratichirlo…?
Andate, andate. È una cosa intesa…
Ma…
Dacchè te lo dice! (via Anselmo e Clemente).
La presenza del mio domestico ti ha messo al fatto di tutto.
Il tuo domestico parla in un modo tanto…
Solenne, non è vero? Ti dirò, è un bravissimo ragazzo, ma va così orgoglioso di servire un diplomatico che si tiene per poco meno di un ministro.
Ciò non mi spiega…
Ti spiego subito. È inteso per oggi.
Per oggi?
Sì, dalle tre alle sei, sei e mezza, mettiamo alle sette; anzi, tu hai un pendolo qui?
Eccolo.
Ebbene se non te ne fa nulla lo metto in ritardo (eseguisce), è un'idea che mi è venuta per strada; caso mai essa gettasse gli occhi sul quadrante, che non affrettasse la partenza col pretesto che è tardi. Tu vai al Club?
Io no.
Passeggi, fai delle visite?
No.
Bene, farai quel che ti piace, questo non mi riguarda. Ora do un'occhiata in giro per orientarmi. Dove hai messo i fiori?
Che fiori?
Non li hanno portati?
Senti. È uno scherzo o una scommessa che hai fatto di venir qui a prenderti gioco di me?
Io no.
Allora impazzisci.
Non credo.
O impazzisco io, perchè non intendo nulla nè di quello che dici, nè della venuta del tuo domestico, nè della tua, nè de' tuoi modi, ed è un'ora che mi tieni sulla gruccia.
Se ti ho detto che è fissato per oggi!
Che cosa?
Il giorno che mi fai padrone posticcio della tua casa, e tu sgomberi come hai promesso.
Io ho promesso!?
Ieri l'altro.
Ho promesso!?
Oh bada, non fai più in tempo a disdirti. C'è di mezzo una terza persona, una donna, la quale sarà qui alle tre e non deve trovarci nè te nè il tuo domestico.
Una donna in casa mia!
Non sarà la prima.
Sarebbe la prima di certo se ci venisse, ma non ce la voglio a nessun costo. Ora mi rammento il tuo discorso dell'altro ieri; mi hai detto che poteva nascere occasione ti occorresse il mio quartiere, e io ti ho risposto un: no, grosso tanto.
In principio, ma poi…
Ma poi seccato, scusa, dai tuoi discorsi che non finivano più e dovendo uscire, ho conchiuso con un: basta vedremo. Parole testuali.
Ebbene è bell'e visto.
Ah no, mio caro. Io ho sempre rispettato la mia casa, come il mio luogo di studio, di raccoglimento, e non c'è treccia nè finta nè vera di cocotte che possa vantarsi di averla appestata di muschio.
Prima di tutto il muschio non usa più, in secondo luogo le cocotte non si profumano le treccie, ma la biancheria, e finalmente quella che aspetto non è una cocotte.
Sì, conosco le tue duchesse!
Non tutte le donne possono essere nell'almanacco di Gotha, ma se sei disposto a fare un'eccezione per le duchesse…
Pare impossibile che alla tua età…!
All'età mia, bisogna affrettarsi a godere. D'altronde la mia età par grave a te che sai i miei anni, ma per le donne sono un giovinetto. Porto la barba intera perchè le si possano attribuire e sembrare apparenti i guasti reali che devo alla imminente quarantina. E sai tu quanto mi costi questa barba che vedi? Il mio ministro, che è un pedante, non mi vuol proporre a segretario d'ambasciata perchè pretende che un diplomatico non deve portar peli sul viso. Vedi bene che se le donne fanno qualche cosa per me, non è senza grave mio sacrificio. E difatti, il giorno che una donna mi farà accorgere dell'età mia, non me lo dovrà dire una seconda volta; uscendo da lei andrò diritto dal barbiere; mi vedrai raso come una zucca; lascierò le bugie d'amore per quelle della politica e le ambascie per le ambasciate. Ridi? Sei vinto.
No no, non posso, ho da fare.
Sì dei versi.
Che ne sai tu?
Li ho visti l'altro giorno sul tuo scrittoio e ne ho anche letti, discorrendo. Aspetta, mi ricordavo il primo… come dice?..
Non sei discretissimo.
Oh dei versi non sono una lettera; nessuno mette i suoi secreti in rima. Erano versi d'amore; bella cosa! ne ho ordinati tanti a pagamento quando credevo che le donne si conquistassero con un sonetto.
Insomma sono fermamente deciso a non uscir di casa.
E allora come faccio io?
Aggiustati.
Non posso condurla ad un albergo! Una donna per bene!
Se accetta di venirti a trovare…
In casa mia.
Ah le hai detto…?
Che questa casa mi appartiene naturalmente.
E tu ne sballi di queste?
Colle donne soltanto. La bugia è il pane quotidiano dell'amore.
E se scoprisse?
Prima di venire è difficile che parli di me con nessuno, dopo non me ne importa.
Ma perchè avendo in città tanti amici gaudenti come te e padroni di case più acconcie che non la mia a questa sorta d'improvvisate, vieni precisamente a cercar me che un'avventura simile imbarazza e disgusta in modo che non puoi concepire?
Perchè quelli vivono in piazza e tu in un romitorio, perchè il più discreto di quelli strombazzerebbe ai quattro venti la cosa, mentre tu che ne arrossisci, la terrai celata come una vergogna, perchè la loro casa spande un tanfo di vizio che metterebbe sull'avviso la persona che aspetto e la armerebbe alla difesa, mentre la tua così seria ed austera le inspirerà confidenza, e perchè finalmente il loro recapito è troppo noto e non potrei darlo per mio, mentre di te scommetto che nemmeno la donna che ami sa dove stai di casa.
Infatti!
Ah c'è dunque una donna che tu ami?
Perchè no?
Una vera donna, viva, in carne ed ossa?
Perchè no?
Stranissimo. E di che parlate insieme?
Di tutto.
Fuorchè d'amore, ci scommetto.
Pur troppo!
L'avrei giurato. E il divertimento dura…?
Perchè mi interroghi?
Per sapere. Tu sei un fenomeno; non raro ma sempre curioso. D'altronde cogli uomini sono galantuomo e chissà che non ti possa dare un buon consiglio. Dunque il divertimento dura?
Da due anni.
È giovane? È bella?
L'amo.
Hai ragione; questo dice tutto. È mondana?
È elegante.
Ha marito?
È vedova.
E ti ama?
Non lo so.
Le vai per casa?
Quando sono sicuro di non trovar gente.
Come fai a saperlo?
Me lo dice.
Ah dunque le piace stare con te?
Lo credo, mi stima assai.
Le parli di poesia, di filosofia, dei tuoi studi, dei tuoi libri, delle tue raccolte artistiche…
No. Evito di parlare di me per paura di tradirmi.
Sarebbe un onesto tradimento che volterebbe in meglio le cose.
Credo di aver trovato la via di uscirne.
La più corta sarebbe quella di parlarle.
È la vostra sete di facili piaceri che ci fa timidi; se non ne aveste profanato il linguaggio, noi oseremmo parlare di quell'amore che voi avete fatto parere sempre bugiardo.