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Czytaj książkę: «Racconti e novelle», strona 8

Czcionka:

XXXIV

Partì dunque, come abbiam detto, colla messaggeria internazionale alla volta d'Italia. Visitò Napoli, la Sicilia, poi venne a Roma, coll'intenzione di stabilirvi il proprio domicilio permanente. Quivi, dopo il breve soggiorno d'una settimana, ricevette un bullettino d'invito pel servizio di guardia nazionale. Protestò, mise innanzi delle scuse, si dichiarò malato di itterizia midollare, ma il Consiglio di Disciplina fu inesorabile. Giuda per evitare l'incomodo di andare la notte in pattuglia, rinunziò alla splendida vita della capitale e recossi a Bologna.

XXXV

I nostri lettori avranno già notato non senza meraviglia, come Giuda, fino a quell'epoca, fosse andato esente da quella fatale passione, cui tutti gli uomini ben organizzati vanno soggetti una o più volte nel corso della vita. – A Bologna, passeggiando sotto i portici, il nostro eroe vide finalmente una donna… una vergine… un cherubino!.. Il cuore inveterato, quasi ossificato del traditore di Cristo, si infiammò come un mazzo di zolfanelli al contatto di una stufa. La giovinetta chiamavasi Camilla ed era figlia di un salsamentario, che a Bologna passava pel più distinto fabbricatore di mortadelle. Giuda passò venticinque volte dinanzi alla bottega lanciando, attraverso i salami della vetrina, delle occhiate temerarie. La giovinetta ingenua sbirciava, dietro un giambone, il galante forastiero. I due cuori si intesero. Appena Giuda potè leggere nel volto della fanciulla il sentimento di un affetto ricambiato, entrò nella bottega col pretesto di comperare cinque once di salato misto. – La ragazza ebbe il gentile e delicato pensiero di involgere la merce in una lettera tutta piena di frasi appassionate e di errori di ortografia.

XXXVI

Le nozze si fecero presto. Ma essendo giunta fino a Bologna la notizia della orribile tragedia avvenuta a Gerusalemme, e il traditore di Cristo venendo designato dai fogli liberali alla esecrazione dell'universo, Giuda stimò bene di dissimulare la propria identità, e di assumere un nome di capriccio. Nel contratto di nozze, che ciascuno può esaminare quando gli piaccia nella grande biblioteca vescovile di Bologna, il nostro eroe si firmò Bartolomeo Majocchi, negoziante di baccalà all'ingrosso ed al minuto.

XXXVII

Negli uomini di buona tempra l'amore non elide la speculazione. L'idea di stabilire a Gerusalemme un negozio di salami era balenata alla mente imaginosa dell'ex-apostolo, all'indomani delle sue nozze.

Camilla, in mezzo ai trasporti ed all'estasi dei primi amplessi coniugali, aveva dichiarato allo sposo di conoscere perfettamente l'arte di insaccare ed assodare la carne di majale. Il salame, questo genere di commestibile ignoto agli abitanti della Giudea e vietato dalle leggi mosaiche a buona parte di quella colta popolazione, poteva riescire un solletico anche ai palati più scrupolosi. – Affare eccellente!.. Si faccia presto, e non si badi a pericolo!

XXXVIII

Si fissò il giorno della partenza. Il padre della sposa fu molto contento di pagare in salami piuttosto che in danaro contante la dote della figliuola – e i due conjugi presero la via di Gerusalemme, trasferendo in quella città una dozzina di casse ripiene di prosciutti, codegotti, mortadelle, bondiole, e parecchie forme di cacio parmigiano… per assortimento dei generi.

XXXIX

Prima di entrare in Gerusalemme, il sedicente Bartolomeo Majocchi entrò nella bottega di un parrucchiere, si fece radere la barba, si pose in capo una parrucca rossa, inforcò al naso un paio di occhiali verdi, si applicò due cerotti, l'uno alla pozzetta del mento, l'altro nel mezzo della guancia sinistra, e così trasformato salì di nuovo in carrozza per proseguire il viaggio.

– «Ho dovuto mascherarmi perchè nessuno mi conosca a Gerusalemme, disse Giuda alla moglie – tu sai il proverbio, nemo propheta in patria– sarei anzi tentato di prendere un nome francese… Basta!.. a suo tempo vedremo..?»

La Camilla, che era furba come una bolognese, non volle saperne d'altra spiegazione. I due conjugi, appena arrivati a Gerusalemme, presero in affitto una magnifica bottega sul corso Mardocheo, la decorarono con ottimo gusto, e in termine di una settimana, precisamente il giorno di S. Michele, ne fecero la solenne apertura.

XL

L'insegna del nuovo Stabilimento produsse grande effetto. In essa era scritto a cifre dorate: Alla Bolognesina, grande assortimento di salatispecialità: mortadelle di Bologna e codegotti di MorbegnoDejeuners a la fourchette, Un franc, compresa la tazza Chiavennafuoco, stuzzicadenti e seggioleCabinets particuliers pour le deux gratis séxesSophàs et fauteuils à discretion. —

Tutta Gerusalemme si accalcava nei primi giorni dinanzi alle vetrine. Il sedicente Majocchi ebbe la soddisfazione di vedere non pochi borsajuoli, sue vecchie conoscenze, far l'orologio e il foulard agli ammiratori più fanatici del suo negozio.

XLI

Camilla, abbigliata con molto sfarzo, sedeva al banco per iscambiare le monete. I lions, gli uffiziali di cavalleria e gli studenti dell'Università la fulminavano di occhiate attraverso i cristalli. Il marito non vedeva, e agitando una immensa sciabola, passava in rassegna le mortadelle. La curiosità dei Gerosolimi fece il suo sfogo in una settimana; ma il salsamentario non si chiamava molto soddisfatto del proprio commercio.

Qualche neofito della nuova setta cristiana, il proposto don Anna, cinque o sei canonici della cattedrale e la moglie del vice intendente Caifasso, erano i soli avventori della bottega. La contessa di Caifasso aveva altresì profittato dei gabinetti particolari in compagnia di un tenente degli usseri.

La grande maggioranza dei cittadini, costituita da Ebrei superstiziosi e testardi, vedeva di mal occhio quella scandalosa mostra di salami nel luogo più frequentato della città. Gli scribi e i farisei mormoravano – e tutte le sere, nel momento in cui Giuda saliva sullo sgabello per accendere il lampadario, qualche fanatico si arrischiava di lanciare delle pietre contro le invetriate.

XLII

L'Iscariota, filosofo profondo, incominciò a riflettere sui pericoli della propria situazione, e a cercare qualche provvedimento. – Questi ebrei, pensava egli, saranno la mia rovina. Ah! se avessi potuto prevedere… Ma… basta!.. ciò che è fatto è fatto! Quel Cristo era un grand'uomo… un gran legislatore… Egli permetteva la carne di majale… Decisamente ho avuto un gran torto a denunziarlo!..

L'Iscariota, dopo una lunga meditazione sulle diverse religioni considerate nei loro rapporti colla carne di majale e più specialmente col salame, finì per innamorarsi del Cristianesimo, come quello che poteva immensamente favorirlo ne' suoi interessi commerciali.

XLIII

Una mattina, essendo venuti a Gerusalemme gli Apostoli Pietro e Giovanni a predicare la nuova legge, Giuda si presentò ad essi per chiedere il battesimo, e fu battezzato in fatti sulla pubblica piazza insieme con altri convertiti.

In quel giorno il nostro avventuriere fece il suo colpo di stato. Compiuta la cerimonia, egli invitò gli apostoli e tutti i nuovo-battezzati a far colazione nel suo negozio. Pietro e Giovanni lodarono le mortadelle – trovarono eccellente la birra – e promisero di far ricapito al negozio ogni qualvolta si recassero a Gerusalemme per la predicazione. – D'allora in poi non fu celebrato un battesimo in Gerusalemme senza che gli apostoli e i nuovi cristiani non chiudessero la cerimonia con una colazione di salame Alla Bolognesina.

XLIV

Il Cristianesimo fece progressi – la predicazione degli apostoli si estese alla Grecia, alla Turchia, all'Italia, all'Inghilterra – i missionari presero coraggio per tentare nuove spedizioni in lontani paesi. – Bartolomeo Majocchi col suo zelo, col suo fervore religioso, coll'esempio frequente delle pratiche devote, seppe acquistarsi tanto credito presso gli apostoli, ch'essi lo crearono Provveditore Generale della Società de Propaganda Fide. Da quel momento la fortuna dell'Iscariota fu stabilita. Egli cominciò a negoziare all'ingrosso. Aperse delle botteghe a Corinto, a Costantinopoli, a Parigi, a Londra, a Pietroburgo. I principali banchieri di Europa si associarono come azionisti nella impresa; e i titoli della Rendita Salami furono per qualche tempo i più ricercati alla Borsa.

XLV

In tal modo l'allievo dei padri Ignorantelli, il Giuda ex-questurino, il cavaliere di industria processato e condannato alle assisie, la spia degli apostoli, il venditore di Cristo, ladro, falsario, paraninfo… della propria moglie – non solo era divenuto milionario, ma godeva nell'opinione pubblica il massimo credito, ed era citato come tipo di onesto negoziante, di eccellente marito, di buon padre di famiglia.

Tutte le mattine si alzava di buon'ora per assistere alla prima messa; frequentava i sacramenti – alla terza domenica di ogni mese intuonava l'alleluja in coro e portava il baldacchino – prestava tutte le coperte e i lenzuoli della famiglia per pavesare le contrade il giorno del Corpus Domini– alla domenica spiegava la dottrinetta ai ragazzi…

XLVI

Tale fu la condotta di Giuda Iscariota dopo il suo ritorno a Gerusalemme – e così visse fino all'età di anni novantaquattro e dieci mesi, ricco, beato, padre di bella e robusta prole, amato e rispettato da ogni ceto di cittadini. Morì della gotta per abuso di pollami – lasciando alla vedova ed ai figli un patrimonio di dieci milioni in denaro suonante, venticinque milioni in cartelle dello stato, ed altri ventidue milioni in lardo, baccalà, olio di Nizza, caviale, sardines di Nantes e salumerie di vario genere.

A nessuno, fra i tanti che avevano frequentata la sua bottega pel corso di quarantacinque anni, venne mai in sospetto che il sedicente Bartolomeo Majocchi, o De Majocchi, come si fece chiamare più tardi, fosse il famigerato Iscariota, oggetto di esecrazione, di abbominio a tutto il genere umano. Il solo Don Anna, che aveva naso da canonico, nutriva qualche dubbio in proposito, ma non osò mai manifestarlo neanche agl'intimi amici.

Il ghiotto prelato doveva al Majocchi più di duemila e seicento franchi per vari generi di commestibili presi nella bottega. – Egli amava troppo le lingue di Zurigo e i mascarponi di Codogno, per disgustare un creditore, il quale era pronto a notare per tempo indeterminato.

XLVII

I funerali di Bartolomeo De-Majocchi si celebrarono a Gerusalemme con pompa non più veduta, e nella epigrafe piramidale esposta sulla facciata del tempio, il di lui nome per la prima volta si vide accompagnato col titolo di conte.

Fatto è, che dopo la morte dell'istitutore, il negozio detto della Bolognesina restò chiuso parecchi giorni per riaprirsi sotto la nuova ditta Barabba e Compagni. La vedova De Majocchi si ritirò dal commercio cedendo la bottega e l'avviamento al suo primo garzone di macelleria. Maritò l'unica figliuola al figlio primogenito del governatore cavaliere Ponzio Pilato, indi lasciò Gerusalemme per chiudersi in una sua villa sul lago di Como, dove fino alla morte attese agli esercizi spirituali in compagnia di un frate gesuita.

La De-Pilato, unica ereditiera dell'immensa fortuna, menò brillantissima vita, continuando la tradizione paterna quanto a condotta politica e religiosa. Le sue sale erano convegno della più eletta aristocrazia e dei più alti dignitari ecclesiastici. E quando ella, per capriccio o per spirito di opposizione, rifiutava di concorrere a qualche opera pia, o negava il solito tributo alla Cassa di San Pietro, i preti non mancavano di ripeterle: vostro padre… quello sì ch'era un sant'uomo… e Dio gli ha dato del bene!..

XLVIII

Qui la nostra istoria finisce – e noi ci ritiriamo senza aggiungere commenti, lasciando che il lettore formoli spontaneamente il suo concetto morale per applicarlo alle difficili emergenze della vita pratica.

Abbiamo scritto con verità e con giustizia. – Se qualcuno credesse scorgere in questa biografia qualche errore di nomi o di date, o qualche madornale anacronismo, venga, per le spiegazioni e per le rettifiche, a fare una visita al nostro domicilio. Ovvero, senza prendersi questo incomodo, giri un'occhiata intorno a sè, cerchi, fra i suoi conoscenti ed amici gli uomini che, sôrti dal nulla si fecero potenti, che divenuti potenti ottennero fama di galantuomini, ed ebbero maggior agio di fare il birbone… Lettori, confessatelo – nella vita di Giuda che io vi ho narrata l'anacronismo non può sussistere – perocchè i Giuda sieno le figure predominanti di tutte le epoche – ed abbiano un tipo troppo marcato perchè la storia possa sfigurarlo od esagerarlo.

Il Renitente

I

Serafino Longhi, sensale di Borsa e sottotenente della Guardia Nazionale, amava con tutto il trasporto dei suoi venticinque anni la moglie di un onesto droghiere di Porta Nuova.

II

Il qual droghiere da qualche tempo avea perduta la simpatia della sua dolce metà per uno sviluppo straordinario di pancia ed altre imperfezioni fisiche molto compromettenti.

III

Nulla più facile che sedurre una moglie, quando essa detesti cordialmente il marito. Angiolina, la moglie del droghiere, fu presa dalle forme snelle ed aggraziate del giovane sottotenente, e un bel giorno accordò a Serafino Longhi un colloquio… nel giardino Balzaretti… I due innamorati furono visti passeggiare più di una mezz'ora, e intrattenersi in discorsi animatissimi presso il bosco… del ricino.

IV

– E non ti basta, o adultera donna, non ti basta il sagrifizio della tua onestà, l'oblio dei tuoi doveri più sacri, perchè tu voglia immolare il buon uomo che forse sta frullando il cioccolatte, mentre tu… perfida!..

V

Orrore!.. oh!.. l'infame, l'obbrobrioso complotto!

– Angiolina! mia bella Angiolina, aveva esclamato il sottotenente… Dunque non potremo unirci mai in qualche andito… segreto? trovarci assieme nel misterioso recesso di una camera più o meno mobigliata?.. Angiolina: havvi cosa più barbara… più irritante.. dell'amarsi… in un giardino pubblico?

VI

Angiolina chinò il capo con simulata verecondia, e lanciò con un sospiro il veleno della fatale rivelazione. – Nasconditi, o luna – fuggite o ranocchi dalle erbose rive… dileguatevi nel pantano! – Vedeste mai il tradimento consumarsi con più miti apparenze? – Angiolina ha finto di tremare – Angiolina ha finto di asciugarsi una lacrima – e frattanto, all'orecchio del focoso sottotenente giunsero le orribili parole: «se mio marito fosse almeno guardia nazionale!»

VII

– Che!.. tuo marito…?!!

– Gran Dio…!!! Ma bada…!

– Tuo marito, dicesti, non monta… la guardia…?

– Pur troppo… egli non monta…! Che… dico? Finora egli non ha pensato a farsi iscrivere.

– Angiolina!.. bisogna che tuo marito… monti la guardia! la patria reclama i suoi militi… E tuo marito non deve godere più a lungo di un privilegio.

– Serafino…!

– Addio!

– Tu dunque…?

– Fra tre giorni… tuo marito sarà chiamato… al servizio.

– Crudele!.. Ah! troppo io dissi… o tu intendesti troppo!

VIII

Giacomo Pizzalunga, il droghiere, il marito dell'Angiolina, è un buon cittadino, patriota fino alle midolle, vero tipo del popolano ottimista la cui parola d'ordine è: «comunque la vadi, i Tedeschi non tornano più!» Nel 1848 egli fu tra i primi a farsi la divisa del milite cittadino – forse fu il primo a montare la guardia armato di tutto punto. Egli avea conservato scrupolosamente le sue insegne militari durante il triste decennio… Nel 1859, prima ancora della battaglia di Magenta, egli aveva diseppellita l'antica tunica da una enorme cassa di candele steariche… Spazzolò ben bene il drappo – diede il lucido ai bottoni… ma nell'atto di riprovarsela indosso… conobbe tutta la enormità del proprio addome… Quella uniforme divenne per lui la pietra del paragone – egli si accorse di esser ridicolo. Angiolina, volgendo una occhiata alla pancia formidabile del marito… sentì che aveva cessato di amarlo!..

IX

Giacomo Pizzalunga svestì con dolore la nobile divisa… e all'indomani consegnolla al sartore perchè ne facesse un paio di brache al puttino… Da quel giorno il buon uomo parve mutato… Ogni qualvolta, andando a spasso coll'Angiolina, gli occorreva di incontrare un drappello di militi cittadini, egli volgeva il capo altrove… abbassava gli occhi, e cantaticchiava mestamente:

Era anch'io di quella schiera!

E allora Angiolina gli diceva: pretenderesti forse grosso popottamo, di metterti anche tu nella guardia? Eh! sarebbe un bel ridere di tutti i tuoi amici e conoscenti! – E il povero droghiere si toccava la pancia e sospirava…

X

Ma quella sera Angiolina tornava più lieta dell'usato al domicilio coniugale. – Guardati, Pizzalunga!.. le insolite carezze di una moglie fanno male al capo!.. – È già un pezzo che Angiolina non ti fa tanta festa! – Povero Pizzalunga! Il tuo gran giorno è venuto!

XI

– Sai tu, marito mio, che cosa ho udito da uno de' tuoi amici…?

– Quale…?

– Da uno dei tuoi amici… e non serve nominarlo…

– Ebbene?

– Ho udito dire che nel quartiere tutti si meravigliano di non saperti iscritto nella guardia nazionale… Dicono che nel 1848 eri un buono e valoroso cittadino, e che ora hai messo tanto di coda…

– Posson dire piuttosto che ho messo tanto di pancia, quei gaglioffi! non vedono a che mi hanno ridotto i Tedeschi con dieci anni di vita sedentaria…? Sono qui tutto infermo… e acciaccoso!..

– Eh! via! Giacomino! Io credo che tu esageri un pochetto… con questa tua pancia… e questi tuoi acciacchi! Ne ho veduti anche oggi dei militi della civica, più formati e più complessi di te… E come manovravano!.. come marciavano…!

– Tu di' il vero… Angiolina?

– S'io dico il vero!..

XII

Il colloquio non ebbe conseguenze per quella notte. Ma dopo tre giorni, un tamburino della guardia entrò nella bottega del droghiere per consegnargli l'invito di recarsi presso il Comando superiore della guardia nazionale. Il Pizzalunga lesse, e poi guardò il tamburino con un certo fare di sorpresa, da cui traspariva un leggero sentimento di orgoglio!

XIII

Quattro settimane sono trascorse… Verso le otto del mattino, un giovine dalle forme snelle, e una donna dalle prominenze un po' ardite, l'una dalla porta d'Oriente, l'altra da porta Settentrione, precipitano nel giardino Balzaretti. Le due innamorate creature percorrono i viali

Come colombe dal disio chiamate

per coincidere in un punto stabilito – presso l'isola delle zucche.

XIV

Voi conoscete senza dubbio l'isola delle zucche del giardino Balzaretti, così denominata per la copia e la buona qualità di questi interessanti legumi che essa produce. A poca distanza dall'isola, si incontrarono dunque il Serafino Longhi e l'Angiolina, moglie al più onesto dei droghieri.

XV

L'adultera coppia ristette senza proferire parola. – Anche l'adulterio ha i suoi presentimenti, i suoi terrori istintivi… Quel giorno era la vigilia di un domani desiderato e temuto, cui forse… doveva succedere una notte piena d'ineffabili gioie e d'ansie crudeli!..

XVI

– Ebbene?.. osa chiedere Serafino con voce tremante!..

– Domani egli monta!..

– Dicesti…?

– Egli monta… ma io…

– Che?..

XVII

– Angiolina! mia ottima Angiolina! Queste frasi tronche… il pallore del tuo volto… la tua agitazione… Esiteresti forse?.. Ora che la fortuna ci è seconda… che ogni ostacolo è tolto; dimmi, uno scrupolo puerile, una paura irragionevole ti arresterebbe…? Quali pericoli, Dio buono? – Tuo marito dovrà stare in fazione per ventiquattro ore… Tu vedi bene che non può esservi pericolo. La guardia cittadina è considerata come la più liberale delle istituzioni, perciò appunto che essa accorda ogni mese ventiquattro ore di libertà alle mogli ed ai mariti…

– Oh! la libertà!..

XVIII

Angiolina sospira l'ultima esclamazione coll'accento del più vivo cordoglio; ma la virtù ha lottato già troppo contro la passione tiranna…

Il giovine sottotenente volle stringere nella sua mano la mano di Angiolina; ma in luogo delle dita morbide e voluttuose, strinse un corpo solido e gelato – era la chiave del portello!

XIX

Angiolina è rientrata nel domicilio coniugale.

Vi ricordate la scena fra Marc'Antonio e Cleopatra nel famoso ballo di Rota? – L'iniqua donna vuol cingere le armi al consorte guerriero… Ma la spada cade a terra, mandando un lugubre cigolio;… e Marco Antonio, colpito da orribile presentimento, esita di cimentarsi alla pugna. – Angiolina e il droghiere trovansi nell'identica situazione di Cleopatra e di Marc'Antonio. – Volendo costringere la enorme pancia del marito nei confini un po' angusti della tunica militare, Angiolina ha fatto saltare in aria i cinque grossi bottoni… come altrettanti turaccioli di sciampagna.

La fronte del droghiere si è rannuvolata… Angiolina ha tremato di un orribile sospetto. – «Se questa notte egli perdesse i bottoni – se tornasse…!» Angiolina prevenne il pericolo, assicurando i bottoni all'orlo estremo della tunica con cento riprese di spago cerato.