Czytaj tylko na LitRes

Książki nie można pobrać jako pliku, ale można ją czytać w naszej aplikacji lub online na stronie.

Czytaj książkę: «Egitto», strona 5

Czcionka:

CAPITOLO VI

DESCRIZIONE DEL NILO DALLE SUE SORGENTI ALLE SUE FOCI
Il Nilo
L'Egitto deve la sua vita al Nilo.

Si è detto e si ripete con ragione, che l'Egitto è il Nilo; senza il Nilo non esisterebbe l'Egitto. L'estensione della coltivazione è in modo assoluto dipendente dalla estensione della piena. Dove l'acqua si arresta, là comincia il deserto. Il limite è così nettamente determinato, che, in certi luoghi riesce facile avere un piede sul terreno coltivato e l'altro sulla sabbia improduttiva. Da un anno all'altro questo limite può spostarsi in modo notevole, coll'addivenire fertili, o col rimanere aride regioni intere, a seconda che il Nilo avrà concesso o rifiutato il beneficio delle sue acque. Le gioie o le disillusioni che le inondazioni da mille e mille anni serbavano all'Egitto dei Faraoni anche il vecchio Nilo le serba tuttora all'Egitto dei Khédive. Il Nilo è l'arbitro assoluto della ricchezza o della miseria. Per dimostrare quante svariate attrattive offra al viaggiatore questo fiume sovrano è noto il detto: Colui che beve una volta l'acqua del Nilo ritorna a berla.

E poichè la prosperità dell'Egitto è tutta dipendente dal suo gran fiume, credo conveniente il dedicarmi con qualche larghezza allo studio di questo importante corso d'acqua.

Il Nilo ha una lunghezza di 6500 chilometri3.

Dalle alte catene di montagne nevose, che a levante ed a mezzogiorno limitano l'altipiano dell'Africa centrale, si precipitano molti torrenti e fiumane che, riunendosi tosto, formano al fondo della valle una serie di bacini sovrapposti gli uni agli altri, da cui le acque, ormai confuse in uno stesso letto, scendono al Nord.

Abbandonando la regione dei grandi laghi, donde trae le sue sorgenti, il Nilo corre attraverso ad immense praterie interrotte da boschi e da paludi. Piega in seguito leggermente a levante come se si volesse gettare nel Mar Rosso; ma arrestato a mezzo cammino da un massiccio montagnoso, che gli impedisce di procedere oltre, si raddrizza verso Nord, e poco dopo di avere ricevute le acque dell'Abissinia urta contro l'altipiano del Sahara, che lo costringe a scavarsi un letto tortuoso. Da questo punto il corso del fiume è sovente ostruito, ed ora stretto fra catene di monti, ora spaziando per vasta pianura scende poi lentamente verso il Mediterraneo, senza più ricevere nessun altro affluente. Il territorio compreso fra l'ultima Cateratta del Nilo nella sua discesa al mare ed il mare stesso costituisce l'Egitto.

Il primo viaggiatore che abbia visitato l'Egitto, od almeno il primo che ci abbia lasciato il racconto del suo viaggio, è Erodoto di Alicarnasso, il quale ha riassunta la sua impressione su questa terra delle meraviglie in una sola frase più volte ripetuta: «L'Egitto è un dono del Nilo.»

Per formarsi un'idea di quel che diverrebbe questa regione, se privata dell'opera fecondatrice del suo fiume, basta il vederla un mese prima del solstizio d'estate, cioè nel periodo delle acque più basse.

Il Nilo in questo periodo scorre lentamente in uno stretto confine riducendosi alla metà della sua larghezza ordinaria; le sue acque sono torbide, quasi stagnanti e limacciose; estesi banchi di sabbia o massi scoscesi di nero fango cotto e ricotto dal sole ne formano le sponde. Al di là tutto è sabbia e sterilità tormentate dal vento caldo e polveroso detto il Khamsin, che aumenta la desolazione generale.

Il primo indizio del finire di questa terribile stagione è manifestato da un forte vento del Nord, che anima la natura tutta, calmando in parte gli ardori di un sole cocente.

Si produce allora un cambiamento nel fiume. Il nilometro del Cairo segna un leggero aumento delle acque, che prendono una tinta verdognola per l'agitazione che esse creano in quelle vaste distese di acque stagnanti, che prima attraversano.

È una vera fortuna che questo periodo del Nilo verde abbia la sola durata di tre o quattro giorni; poichè in quello stato l'acqua riesce imbevibile, e quei disgraziati che sono costretti, loro malgrado, ad abbeverarsi al Nilo, sono colpiti da tremendi dolori intestinali. I previdenti fanno provviste di acqua da consumarsi durante i pochi giorni in cui il Nilo si fa verde.

Dopo questo periodo il fiume aumenta rapidamente di volume e diventa gradatamente torbido. Dopo dieci o dodici giorni di questo rapido aumento delle sue acque il Nilo assume una tinta rossa, color sangue, che conserva durante tutto il periodo dell'inondazione.

Le materie che il Nilo trascina e che lo rendono rosseggiante non sono nocive come quelle del breve periodo del Nilo verde; anzi l'acqua del fiume non è mai tanto sana, deliziosa e rinfrescante quanto nel periodo dell'inondazione.

Non havvi forse nel dominio della natura uno spettacolo più esilarante di quello che offra la piena del Nilo. Tutto si commuove e la natura esulta di gioia. Uomini, ragazzi, mandre di buoi selvaggi si tuffano nelle acque benefiche e rinfrescanti, ricche di pesci, mentre nubi di uccelli di diversa piuma svolazzano al disopra del fiume. E questa festa dalla natura non è solo ristretta agli ordini più elevati della creazione, poichè la sabbia, fattasi umida per l'avvicinarsi delle acque fecondataci, si anima ad un tratto quasi per incantesimo e brulica di milioni d'insetti.

Nell'Egitto l'anno può ripartirsi in tre distinte stagioni: quattro mesi di seminagione e di sviluppo che corrisponderebbero ai nostri mesi di novembre, dicembre, gennaio e febbraio; quattro mesi di raccolto da marzo a giugno; ed i rimanenti quattro mesi (luglio, agosto, settembre ed ottobre), in cui succede l'inondazione, completano il ciclo dell'anno egiziano.

Il Nilo non ha soltanto creato il suolo dell'Egitto, conquistando la maggior parte del Delta sul mare, ma ha imposta la configurazione generale del paese ed il genere delle sue produzioni. Tutto dunque in Egitto si regola sul Nilo: il suolo, i suoi prodotti, la specie degli animali e dei volatili che esso nutrica.

Gli antichi Egizi lo sentivano meglio di chicchessia e se ne mostravano riconoscenti. Del loro fiume avevano fatto un Dio che chiamavano Api, e non cessavano mai di celebrarne i benefizi.

Ecco l'inno antico, bellissima invocazione al Nilo tramandata ai posteri:

Salve, o Nilo! Salve a te, che ti sei manifestato su questa terra e che pacifico vieni a dar la vita all'Egitto! Dio nascosto, che conduci le tenebre alla luce in quel giorno che a te piace – Irrigatore dei frutteti creati dal sole per dar vita a tutti gli animali – Tu abbeveri la terra in ogni punto – Via del cielo che discende – Dio Seb, amico dei pani – Dio Nepra, porgitore dei grani – Dio Phtah, che illumini ogni dimora – Signore dei pesci. Quando tu rimonti sulle terre inondandole nessun uccello invade le seminagioni – Creatore del grano; produttore dell'orzo – Tu perpetui la durata dei Templi; il tuo lavoro è riposo alle dita dei numerosi infelici – Quando tu decresci cadono gli Dei, deperiscono i mortali – Tu fai squarciare dagli animali la terra intera; grandi e piccoli si riposano – Invocano te gli uomini e quando ti arresti diventi simile a Knoum (il Dio creatore). Se invece ti muovi, la terra si riempie di allegrezza; ogni ventre esulta; ogni essere organato riceve il suo nutrimento; mastica ogni dente – Tu offri le provvigioni più squisite, crei ogni buona cosa – Tu sei il Signore dei cibi più scelti e più graditi; se vi sono offerte è mercè tua – Fai spuntare l'erba per gli animali, prepari i sacrifizi per ciascuna divinità; l'incenso che viene da te sopra ogni altro sovrasta – Tu ti rendi padrone delle due contrade (alto e basso Egitto) per riempiere i depositi, per colmare i granai, e provvedere il necessario agli indigenti – Germogli per appagare tutti i voti, senza esaurirti mai e fai del tuo valore scudo agli infelici – Non sei inciso sulla pietra, nè sei scolpito sulle statue, che portano la doppia corona (emblema di sovranità sull'alto e basso Egitto) – Non ti si vede – Nessuna offerta giunge sino a Te – Non penetri nei misteri, nè si sa il luogo dove sei, nè lo si può rintracciare mediante lo studio delle sacre scritture – Nessuna dimora ti cape; nessuna guida può penetrare nel tuo cuore – Tu hai rallegrate le generazioni dei figli tuoi – Ti si rende omaggio al Sud – Immutabili sono i tuoi decreti, quando si manifestano ai servi del Nord – Tu bevi le lacrime di tutti gli occhi e prodighi l'abbondanza de' tuoi beni.

Il Nilo, guardandolo dalle sue foci, offre l'immagine di un albero gigantesco, le cui radici immergentisi nel Mediterraneo sono rappresentate dal Delta, ossia dall'Egitto propriamente detto, mentre i poderosi suoi rami si spingono sin nel cuore dell'Africa4.

Il Nilo, come già si è detto, ha una lunghezza di 6500 chilometri, e non riceve più affluenti attraverso la Nubia inferiore e l'Egitto. Dal lato orientale fra El-Damer e Bèrbera nell'alta Nubia riceve per primo affluente l'Atbara, notevole corso d'acqua, che si potrebbe considerare come una delle principali sorgenti del Nilo, se avesse acqua perenne.

Continuando a rimontare il Nilo, al 15º 30' di latitudine Nord si divide in due rami: quello che viene dall'Est è conosciuto sotto il nome di Nilo azzurro e di Nilo bianco quello che Viene dall'equatore, il quale è considerato quale ramo principale.

Le sorgenti del Nilo al tempo del Filicaia non erano conosciute; il che fa dire al poeta in un suo sonetto:

Sbocca il gran Nilo da sorgente occulta
Nilo bianco

Fra il 9º e 10º di latitudine Nord il Nilo bianco riceve numerosi affluenti, e da questo punto sino al 5º il suo bacino abbraccia una zona paludosa annualmente inondata e grandi laghi formanti in complesso una superficie di oltre 250 mila chilometri quadrati.

Nel corso della stagione delle pioggie il flusso delle acque equatoriali si sfoga parte nella direzione dell'Ovest verso l'Atlantico per mezzo del fiume Congo e parte verso il Nord attraverso le contrade non beneficate dalle pioggie (Nubia ed Egitto) raggiungendo il Mediterraneo per mezzo del Nilo.

Ed è appunto fra i laghi Tanganika e Victoria-Nyianza che si trova lo spartiacque dei due più gran corsi fluviali dell'Africa, il Congo ed il Nilo; ma questo spartiacque è in alcune sue parti così debolmente segnato, che il bacino del Congo e quello del Nilo, per mezzo di alcuni loro affluenti, frammischiano le loro acque. Questa considerazione non avvertita dallo Stanley lo ha indotto a credere, che il lago Tanganika fosse l'unica sorgente dei due grandi fiumi.

Oggi invece è indubbiamente provato, che il Congo ed il Nilo non sono gli emissari dello stesso lago, poichè il Nilo riceve le sue acque non dal lago Tanganika, ma da quello di Victoria-Nyanza.

La sola incertezza, che rimane tuttodì, sta nello stabilire quale sia la riviera madre che, gettandosi nel lago Victoria-Nyanza, determini il corso superiore del Nilo, vale a dire rappresenti la sua sorgente principale.

Su questo riguardo i pareri sono disparati; ma a mio giudizio sono due le interpretazioni più logiche e più accreditate.

Secondo le osservazioni e gli studi dello Stanley, del Pearson e di missionari francesi parrebbe che il Mwaron, detto anche Louwambè, sia il vero Nilo originario, ove si consideri la lunghezza del suo percorso: Questo fiume tiene la sua sorgente al 3° dell'emisfero australe; esso scende al Nord, poi si piega al Nord-Ovest prima di gettarsi nella parte meridionale del lago Victoria-Nyanza.

Stando invece alle asserzioni dello Speke e di Grant, il Kitangouleh, detto anche Tangoureh, se si considera la sua massa liquida, sarebbe l'affluente del gran lago, che avrebbe maggiore diritto di essere considerato quale corso sorgivo del bacino superiore del Nilo. Il Tangoureh è un imponente corso d'acqua, che nasce nei monti che stanno al Sud dell'equatore; il suo bacino accoglie una enorme quantità di acqua durante la stagione delle pioggie ed in questo periodo si estende per una larghezza di parecchi chilometri. Nella stagione secca, che ha la durata di soli tre mesi, da agosto ad ottobre, il Tangoureh si riduce bensì a soli 75 metri di larghezza, ma la sua media profondità non è mai inferiore ai 15 metri. Al suo sbocco nel lago di Victoria-Nyanza si allarga sino a 130 metri con una profondità da 30 a 40 metri.

L'autore del presente studio darebbe la preferenza al Tangoureh considerandolo come il vero corso d'acqua, dal quale prende origine il Nilo. Si può quindi con fondamento asserire, che il Nilo bianco, propriamente detto, non è altro che la grande fiumana che accoglie una gran parte delle acque equatoriali, le quali convergendo tutte si riuniscono nelle grandi paludi del 9º grado. Il Nilo bianco comincia a formare il grande fiume Nilo, in seguito al suo congiungimento col Nilo azzurro vicino ed a levante di Khartoum, dopo un percorso di 1050 chilometri, durante i quali allaccia numerosi isolotti. Il terreno adiacente alle sue sponde conserva quasi sempre in quel suo lungo percorso lo stesso aspetto; ben di rado l'opprimente monotonia di quei terreni è rotta dalla veduta, anche lontana, di una catena di monti o di una qualche altura isolata.

La riva destra del Nilo bianco ha per limite una successione di banchi di sabbia dell'altezza generalmente di 10 metri circa; sulla sponda sinistra invece i terreni percorsi sono bassi; per un'estensione variante da uno a sei chilometri sono di natura alluvionale, soggetti alle inondazioni periodiche e per conseguenza fertili.

La superficie approssimativa del terreno lungo la sponda sinistra bagnato dall'acqua delle piene è di circa quattromila chilometri quadrati, i quali per la maggior parte restano infruttiferi, perchè i selvaggi, abitanti lungo la sponda, si limitano a coltivarne piccole particelle, per quel tanto, cioè, che è di necessità assoluta per la loro esistenza, mentre da quel terreno fecondato dalle acque si potrebbe ampiamente trarre il nutrimento per una popolazione cento volte più densa. Vi sono qua e là sparsi ciuffi di mimose, di acacie e di giuggioli, ed il terreno essendo affatto piano sarebbe facilmente irrigabile, come lo è quello della valle del Nilo e le pianure del Delta.

Questa notevole differenza nella natura delle due sponde risulta, al dire dell'egregio geografo Schweinfurt, dalla direzione costante del Nilo verso il Nord sopra uno spazio di 30 gradi.

In questa condizione le molecole liquide, invece di spostarsi nel senso dell'asse del fiume, con moto permanente ed uniforme, essendo spinte alla corrosione per la rotazione più rapida delle latitudini meridionali naturalmente intaccano la sponda destra (elevata), lasciando il benefico loro limo sulla sponda sinistra tutta pianeggiante, come alcune spiaggie a mare.

Questo fenomeno si manifesta e si è constatato anche nel percorso di parecchi fiumi di Europa che si trovano in identiche condizioni del Nilo.

Da un centinaio circa di osservazioni e scandagli eseguiti in 12 anni dal 1876 al 1878 risulta, che la larghezza media del Nilo bianco è di 1700 metri. In alcuni punti e specialmente un po' al di sopra di Khartoum, ove la larghezza raggiunge i tre mila metri, stendendosi le acque, sovra le terre basse e piane della riva sinistra molto al di là del vero letto, ne risulta una larghezza assai più considerevole.

La profondità media è di circa m. 5,40 e aumenta di due metri, quando la piena raggiunge il suo maximum.

Nel mese di marzo succede nei due rami del Nilo la massima magra ed in settembre la maggior quota di elevazione.

La piena comincia negli ultimi giorni di aprile e continua ad aumentare sino a settembre; poi il fiume comincia a decrescere gradatamente sino alla quota infima, che si avvera, come si disse, nel mese di marzo.

Se il Nilo bianco ricevesse tutta la eccedenza di acqua che entra nel lago Victoria-Nyanza, sarebbe un vero disastro per tutti i sottostanti terreni, perchè il volume d'acqua che vertiginoso scenderebbe dal lago porterebbe la distruzione dappertutto; ma è da notarsi che una gran parte della massa d'acqua che il lago Victoria raccoglie si evapora per la potenza di quel sole tropicale ed una parte si disperde per infiltrazione.

Si legge in alcuni autori, che le acque del Nilo azzurro discendendo da una regione di roccie, sono più limpide di quelle del Nilo bianco, limacciose e senza trasparenza.

Ma su questo argomento è necessario intendersi. È cosa indiscutibile che il limo trasportato dal Nilo bianco non può avere le proprietà di quello portato dal Nilo azzurro, il quale attraversa le terre vulcaniche dei monti abissini; ma non per questo si può negare, che le acque del Nilo bianco sieno pur esse fecondatrici, colla sola differenza, che le materie organiche contenute nel Nilo bianco sono per la più parte in istato di dissoluzione e non di limo e la loro missione, quando le acque dei due Nili si confondono per formare il gran Nilo, consiste appunto nel servire di spinta alle materie fecondatrici che, trasportate dalle riviere dell'Etiopia, si versano nel Nilo azzurro.

Le acque del Nilo bianco mutano tre volte di colore. Durante 20 o 25 giorni tra marzo ed aprile il primo flusso, che sbocca dalle paludi del 9º grado è alquanto saturo di materie vegetali; è questo il periodo delle acque verdi che si propagano per 5 o 6 giorni sino in Egitto. Esse sono nocive e gli abitanti evitano di berle in quello stato. In seguito sparisce il color verde e viene sostituito da una tinta rossiccia, cui tiene dietro, molto tempo prima della magra, una tinta glauca, ma quasi limpida, il che, senza dubbio, ha motivata la denominazione di Nilo bianco. Le terre che si possono coltivare nel bacino del Nilo bianco sono in generale fertili e di una notevole leggerezza. La loro tinta è chiara, calda e brillante più di quella delle terre egiziane; il che è probabilmente dovuto all'assenza di calcarea.

Nilo azzurro

L'altipiano, che abbraccia tutte le Alpi abissine, ha nella parte Sud la sua linea di depressione traversale segnata sul versante del mar rosso dalla baja di Tadjoura e nell'interno da una grande cavità, che probabilmente un giorno fu centro di attività vulcanica, che si trasformò in un bacino lacustre denominato il lago Tsana.

Al pari di tutti i grandi laghi dell'Equatore lo Tsana è alimentato dai vapori dell'oceano indiano, i quali formandosi sui culmini dei monti di Etiopia si condensano in pioggia o si trasformano in neve. Questo lago è situato verso il 37º grado di longitudine Est ed al 12º grado di latitudine Nord; la sua superficie è di 3 mila chilometri quadrati e la sua profondità varia dai 70 ai 200 metri. Il Nilo azzurro detto anche Bahr-Arrec o Bahr-Abai esce dalla parte meridionale dello Tsana da un'altitudine di 1776 metri. Quest'imponente corso d'acqua fu per molto tempo considerato come la principale sorgente del Nilo, mentre non è che il ramo più conosciuto. Sin dai tempi di Tolomeo il corso del Nilo azzurro fu descritto con molta esattezza, confermata dalle più recenti esplorazioni. Il Nilo azzurro si dirige prima verso il Sud e corre in seguito nella direzione del Nord-Ovest, formando un arco di 400 chilometri intorno alla base dei monti Talba-Waka; e quindi continua il suo percorso di circa 10º, e senza mutare la sua direzione Nord-Ovest, finchè raggiunge il Nilo bianco a Khartoum (parallelo 15º e 29º). Il totale sviluppo del suo corso è di 1350 chilometri, vale a dire un quinto circa di quello del Nilo bianco, che è di chilometri 6500 dalle sue sorgenti alle sue foci di Rosetta e Damietta nel Mediterraneo.

La parte più aspra ed ostacolata del Nilo azzurro è rappresentata dai primi suoi 400 chilometri di corso.

Ad 8 chilometri dal lago Tsana supera una prima Cateratta, quella di Wareb, e riceve poco dopo il Bechto, che è il principale affluente del suo corso superiore. In seguito il suo letto si allarga sino a 200 metri scorrendo attraverso a pianure boschive; poscia ritorna a serrarsi un po' prima della Cateratta di Alata, che è una vera Cateratta rappresentata da una caduta perpendicolare di 25 metri. Il corso del Nilo azzurro non è più in seguito che una successione di rapidi in fondo a gole profonde e talmente strette, che i Portoghesi unirono in più siti le due rive con ponti in mattoni, dei quali uno ha resistito all'intemperie e sussiste tuttora.

In quelle gole profonde sopra una pendenza di 780 metri l'inclinazione raggiunge m. 1,95 per chilometro.

Oltrepassate quelle profondità, benchè la pendenza diminuisca sensibilmente, tuttavia il corso del fiume non cessa dall'essere torrenziale. Correttamente parlando, questo ramo del gran Nilo non abbandona il nome di Abaï per assumere quello di azzurro che dopo di avere attraversato il Nord del paese dei Gallas e dopo di avere lasciato dietro di sè le aspre alture del Faroglou.

Nell'epoca della stagione secca, il Nilo azzurro è talmente basso da non contenere acque sufficienti per mantenere a galla le barche, che fanno il traffico tra Senaar e Khartoum. Ma quando le pioggie periodiche incominciano e il sole ardente di aprile fonde le nevi accumulate sugli altipiani abissini, le acque gonfie del lago Tsana si precipitano nell'Abaï, che noi abbiamo sempre continuato a chiamare Nilo azzurro. Queste acque animate da enorme celerità si vanno man mano aumentando pel concorso dei torrenti affluenti e travolgono nei loro limaciosi flutti le ricche alluvioni tolte ai terreni fertili delle montagne. Tutta la poderosa massa di acqua formata dalla riunione dei due Nili ed aumentata dalle acque dell'Albara costituisce il complesso delle alluvioni, cui l'Egitto deve la propria esistenza, Il Nilo azzurro è, durante le sue piene, navigabile sino alla Cascata di Rossérès 504 chilometri distante da Khartoum. In quel punto le rocche fanno barriera al fiume e formano per le barche di ogni specie un ostacolo insormontabile. La piena periodica del fiume azzurro è avvertita a Khartoum venti giorni prima di quella del Nilo bianco. Si effettua in giugno e luglio, e raggiunge il suo maximum in agosto e qualche volta in settembre. Il fiume si mantiene in piena sino al 15 od al 20 settembre, e quindi progressivamente decresce per giungere al limite minimo di sue acque, o magra nel mese di marzo. Quando la piena raggiunge il suo maximum, le acque percorrono i 1800 chilometri che separano Khartoum da Assouan in 13 giorni con una celerità di circa 150 chilometri ogni 24 ore.

Prima dell'insurrezione del Mahdy e quando Khartoum era nelle mani dell'Egitto, i movimenti del Nilo azzurro erano registrati al nilometro stabilito in prossimità del palazzo del Governatore a 4 chilometri a monte della confluenza dei due Nili. La segnalazione perveniva giornalmente al Cairo per mezzo del telegrafo.

L'elevazione dell'acqua non si faceva sentire in Egitto che quindici e perfino quaranta giorni dopo, secondo l'epoca; il che permetteva di andare al riparo, in una certa misura, alle conseguenze di una piena od eccessiva o troppo debole.

A Khartoum l'altezza media del Nilo in piena è di m. 6,50.

Le acque del Nilo azzurro cominciano ad arrossare all'inizio della piena e quindi prendono una tinta più scura di mano in mano che il livello si eleva. Ma esse, nel decrescere, assumono una trasparenza quasi compiuta, onde il riflesso d'un cielo senza nubi le fa parere azzurrate; il che ha dato origine al nome di fiume azzurro a questo gran ramo del Nilo.

Come si disse precedentemente, la piena del Nilo azzurro si annuncia normalmente 20 giorni prima di quella del Nilo bianco. Tuttavia l'elevazione delle acque in questo primo periodo non essendo considerevole, non succede alcuna alterazione al punto di confluenza dei due Nili e per conseguenza ben si può dire che il vero flusso delle due acque avviene contemporaneamente. Ed appunto il congiungimento quasi simultaneo delle piene dei due Nili produce le inondazioni più favorevoli per l'irrigazione dell'Egitto. Nei primi giorni di giugno, se avviene che la piena del Nilo bianco sia, oltre al normale, in ritardo, la violenza della corrente nel ramo abissino, ossia nel Nilo azzurro, è tale, che le acque del Nilo bianco sono rigettate molto al disopra del punto di confluenza. Quando invece vi è concordanza, i due Nili non frammischiano intimamente le acque loro che notevolmente a valle del punto di loro confluenza.

L'acqua del fiume azzurro è eccellente in tutte le stagioni. Si sa che essa contiene elementi auriferi specialmente al disopra del Senaar.

Gli indigeni non hanno conoscenza di sorta per lavorare con metodo i terreni auriferi del Ghesiret-Senaar, del Dar-Bertat e della valle di Thomat. Durante il periodo delle pioggie (Kharif) essi impiegano un gran numero di schiavi alla lavatura delle alluvioni trasportate dal fiume.

La mano d'opera essendo poco costosa gl'indigeni riescono a trarre da quella lavatura un non dispregevole utile.

Dai confini dell'Abissinia sino a Khartoum le regioni attraversate dal Nilo azzurro e dai suoi affluenti sono più fertili e meglio coltivate delle terre del bacino del Nilo bianco: quelle regioni formate da alluvioni di origine vulcanica depositate durante gli straripamenti periodici sono assai ricche.

Esse costituiscono un granaio, dove vengono ad approvigionarsi le altre provincie del Soudan.

Non vi sono che due qualità di terreno, entrambe eccellenti benchè di composizione diversa.

L'uno è rossiccio, poroso, friabile ed incontrasi nel Fazoglou. Nel Senaar si manifesta meno rosso e tendente al colore grigio. È il vero terreno per grano e per tutti gli altri cereali in genere.

L'altro terreno è nericcio e ricco di materie organiche. Nonostante la sua forza produttrice, che è enorme, gl'indigeni poco lo coltivano, e lo utilizzano invece per la pastorizia.

La vera riunione dei due Nili (bianco ed azzurro), in cui effettivamente la mescolanza delle loro acque è compiuta, trovasi a 15 chilometri al disotto di Khartoum.

Da questo punto e per un percorso di 70 chilometri la larghezza del Nilo è costantemente variabile: corre in seguito con una velocità media di m. 2,75 per secondo incassato fra i monti Agaba, catene rocciose che lo stringono, elevandosi maestose e quasi verticalmente al di sopra del suo corso.

Quivi il letto del Nilo si riduce ad una larghezza di 200 metri; è cosparso di alti fondi formati da roccie di granito, e la sua valle si limita ad una semplice striscia di terreno invasa dalle piene.

Il corso del fiume a 18 chilometri dopo di avere varcati i monti Agaba incontra una rocca gigantesca, che si eleva a più di 200 metri al disopra delle più alte piene.

Quest'isola rocciosa è chiamata collo stesso nome del monte che si eleva sulla sponda destra, Raoyan.

Il monte Raoyan a destra ed il monte Adjour sulla sponda sinistra segnano il principio del Sabaloka, ossia della sesta Cateratta.

L'isola, il monte Raoyan ed il monte Adjour sembrano aver formato un tempo un solo massiccio, in mezzo al quale il Nilo fu costretto a crearsi di viva forza un passaggio per scendere al Nord.

Il Nilo fra Khartoum ed Assouan

Come abbiamo già accennato, la riunione del Nilo bianco col Nilo azzurro si forma al disotto di Khartoum e da questo punto si costituisce il vero Nilo. I Soudanesi danno al gran fiume il nome di El-Bahr, che significa mare, ed in Egitto per designare questo gran corso di acqua lo chiamano El-Bahr el-Nil, il mare-Nilo.

A Khartoum il livello medio del fiume è a 370 metri circa sopra ai livello del mare; a Berber m. 350½; a Dóngola m. 236; ad Assouan m. 94¼.

La distanza che separa Khartoum da Assouan, seguendo il corso del Nilo, è di circa 1800 chilometri.

Fra questi due punti esistono sei Cascate principali comunemente, ma impropriamente chiamate Cateratte5.

Se per Cateratta deve intendersi la caduta repentina, per tutta la sua lunghezza, di un fiume che si precipita dall'alto per un immediato cambiamento di livello, nè la Cascata di Sabaloka, nè tutte quelle che si descriveranno in seguito, da Khartoum ad Assouan, possono chiamarsi Cateratte.

Le vere Cateratte si riscontrano a monte di Khartoum tanto sul fiume azzurro, quanto sul Nilo bianco, vale a dire, prima che i due fiumi, convolvendo le loro acque, formino il gran fiume.

Tuttavia io conserverò alle sei principali Cascate da Khartoum ad Assouan il nome di Cateratte consacrato dall'uso, e chiamerò le altre minori col nome di Cascate, intendendosi per queste, come dice il Fanfani, quei rami d'acqua, che scorrono rovinosamente per causa o di un grande pendìo o di ostacoli frapposti al loro corso.

Eccone la denominazione:


Oltre queste sei Cateratte o Cascate esistono numerose altre Cascate di minore importanza, che i piloti delle Cateratte conoscono sotto differenti nomi, ma noi non ci occuperemo che delle Cascate principali, il cui nome sopra indicato è invariabilmente noto tanto agli indigeni quanto ai viaggiatori.

6ª Cateratta di Sabaloka

Come si è già detto, fra Khartoum ed Assouan vi sono sei Cateratte o per meglio esprimermi sei Cascate costituite dal vero Nilo alimentato dalle acque del Nilo bianco e del Nilo azzurro, dopo la loro fusione a valle di Khartoum.

La prima che s'incontra, scendendo il fiume, è quella di Sabaloka (6ª Cateratta) la quale, come si è accennato, comincia a svilupparsi all'altezza del Monte Adjour situato sulla sinistra sponda del fiume. Per colui che ne salga la vetta si offre allo sguardo uno spettacolo indimenticabile. All'imboccatura della gola formata dal ravvicinamento dei monti Agaba, il fiume si precipita in una stretta di soli 75 metri di larghezza coprendo di alta schiuma le roccie, di cui è cosparsa la stretta. Ma l'adito che si è scavato il fiume fra quelle roccie non essendo sufficiente alla imponente massa delle sue acque esso è costretto a piegarsi all'Ovest e descrivendo una grande curva torna più in là a dirizzarsi al Nord, avvolgendo fra le sue acque una tal quantità di isole e di isolotti, che i piloti stessi non sanno distinguere e le chiamano in termine generico le 99 isole. In ciascuna di esse si scorgono rigogliosi massi d'acacie di tre qualità differenti fra loro, frammiste a giuggioli inghirlandati da varie specie di arrampicanti, e tutto questo complesso di fiori e di verdura dà a quelle isole un aspetto tanto più seducente in quanto che spiccatissimo è il contrasto loro colle roccie cupe della Cateratta e delle circonvicine colline, cui tengono dietro gli sconfinati deserti dell'Est e dell'Ovest.

3.I geografi non sono tutti di accordo nel fissare la lunghezza del corso del Nilo. Lo scrivente si è tenuto alla cifra di 6500 chilometri, perchè registrata tanto nell'opera del Chèlu, quanto nella geografia del Bernard, sì l'una come l'altra assai recenti.
  Stando a tale cifra, il Nilo risulterebbe avere il corso più lungo di tutti i fiumi del mondo non esclusi il Mississipi ed il fiume delle Amazzoni in America.
4.Per quanto riflette il corso del Nilo, le sue cateratte e le sue cascate mi sono di preferenza appoggiato al bellissimo studio del Chélu (Le Nil, le Soudan et l'Egypte) che, a mio giudizio, è un'opera di molta lena ed altamente commendevole.
5.Per seguire la descrizione particolareggiata di questa parte del Nilo occorre consultare una carta alla scala non inferiore dell'1/200000.