Confessione Di Una Piantagrane

Tekst
0
Recenzje
Przeczytaj fragment
Oznacz jako przeczytane
Confessione Di Una Piantagrane
Czcionka:Mniejsze АаWiększe Aa

Confessione di una piantagrane

Indice

Prologo

Capitolo Primo

Capitolo Secondo

Capitolo Terzo

Capitolo Quarto

Capitolo Quinto

Capitolo Sesto

Capitolo Settimo

Capitolo Ottavo

Capitolo Nono

Epilogo

Piccola Biografia Dell’autrice

ALTRI LIBRI DI DAWN BROWER

Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell'immaginazione dell'autore o vengono utilizzati in modo fittizio e immaginario. Qualsiasi riferimento a luoghi, organizzazioni o persone reali, vive o morte, è del tutto casuale.

Confessions of a Hellion 2020 Copyright © Dawn Brower

Cover Artist e modifiche Victoria Miller

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, tranne nel caso di brevi citazioni incorporate nelle recensioni.

published by Tektime

Prologo

Weston Manor, 1823

La sala da ballo era già gremita di gente prima ancora del loro arrivo. Anche se fossero rimaste a fare tappezzeria, non avrebbero potuto evitare tutti gli ospiti. Sembrava che l’intera nobiltà locale avesse accettato l’invito. Il duca e la duchessa di Weston non organizzavano spesso feste danzanti, e così la curiosità nei confronti di questo evento era elevata. Samantha non poteva dargli torto. Anche lei era piuttosto curiosa. E poi, adorava ballare e ballare. Era eccitata al pensiero di essere stata invitata ad uno degli eventi più esclusivi della città proprio a fine stagione! Cercò con gli occhi la Duchessa e la vide al lato opposto della pista da ballo. A Marian invece importava un’unica cosa: supportare la duchessa di Weston nei suoi studi e permetterle di diventare medico quanto prima. Anche lei si guardò intorno nella sala alla sua ricerca e, una volta che l’ebbe avvistata, si rivolse a Samantha e Kaitlin.

"Vogliate scusarmi, ma ho bisogno di parlare con la Duchessa.”

"Vi prego, non dimenticate di chiederle quella cosa, questa volta! – le sussurrò Samantha - Ecco Lord Darcy: ora vado verso di lui.”

In realtà non le interessava la compagnia di Lord Darcy, ma ci teneva a far vedere in giro che desiderava ballare con lui. Se tutti avessero prestato attenzione a lei e a Darcy, Gregory non avrebbe fatto caso all’uomo che le interessava sul serio.

“Quanto detesto che non si accorga nemmeno della mia presenza! Vi prego, Katie, venite con me e tenetemi compagnia.”."

"Per poi piantarmi in asso e allontanarvi con lui? – brontolò Kaitlin, sottovoce – Non potete farmi questo!”

"Non vi preoccupate, mia cara", rispose Samantha, trascinando Kaitlin con sé - Troverò un cavaliere per la serata anche per voi! Magari, Lord Ashtey, che sta parlando proprio con Lord Darcy! Che ne dite? "

Il cuore le batteva forte nel petto. Non le interessava Darcy, ma Lord Asthey. Era così bello! Entrambi erano biondi, avevano bellissimi occhi azzurri e un corpo estremamente virile. Ma l’aspetto fisico non era tutto. Solo uno dei due le faceva battere il cuore per l’eccitazione. Il problema era che lui la considerava unicamente come la sorellina mocciosetta del suo miglior amico!

Kaitlin sospirò e lasciò che Samantha la conducesse dai due Lord.

"Ballare non m’interessa!” protestò. Samantha scosse il capo. “Preferisco trovare un buon libro e rintanarmi da qualche parte a leggere!” continuò Kaitlin.

Samantha si fermò e fissò la sua migliore amica. "Non farete nulla del genere!" Com’era possibile che a Kaitlin non piacesse ballare?

“Forse, non vi piace Lord Asthey?" chiese. Ma sapeva che non era così. In passato, lei stessa aveva fatto un pensierino su Lord Ashtey, ma poi le era passata. Lo adorava ancora, ma in pratica aveva rinunciato a lui. Era sicura che a Kaitlin lui piacesse. Non era così egoista da non desiderare la felicità della sua migliore amica. Anche se sentiva delle fitte in fondo al cuore, ogni volta che lui alzava gli occhi su Kaitlin… Si scrollò dal capo quel pensiero e si disegnò un sorriso sulla faccia.

"Lord Asthey è molto carino…- esclamò Kaitlin arrossendo - Ma non mi piace ballare lo stesso!" E arricciò il naso con disgusto.

"Sciocchezze! - disse Samantha, agitando la mano per aria – Evidentemente non avete ancora trovato il partner giusto!”

Aguzzò lo sguardo al di là delle spalle di Kaitlin. Era suo fratello quel tizio che la stava fissando, nell’angolo in fondo? Samantha fece un profondo respiro. Doveva stare molto attenta. Se Gregory, Lord Shelby, il suo fratellone iperprotettivo avesse sospettato del suo interessamento per il Conte di Darcy, avrebbe fatto qualche altra colossale stupidaggine! Nella sua testa bacata, nessun gentiluomo era abbastanza buono per lei! Soprattutto uno che faceva parte “ dei Conti dello scandalo” come amavano soprannominarsi. E, purtroppo, anche Lord Asthey era membro di quel club. Gregory adorava i suoi amici, tuttavia non avrebbe permesso a nessuno di loro di alzare gli occhi sulla sua preziosissima sorellina! Diede di nuovo un'occhiata a suo fratello. Che borbottasse pure! Samantha lo detestava. Il comportamento di Gregory era…assurdo! Mise da parte i suoi tentennamenti, fece un respiro profondo e provò a concentrarsi nuovamente su Kaitlin. Non poteva cambiare Gregory e la sua ridicola gelosia da fratello maggiore, ma forse poteva fare qualcosa per la sua amica e aiutarla a sciogliersi nei confronti degli altri.

Kaitlin posò una mano sul braccio di Samantha. "Davvero non mi va di ballare."

Cosa poteva fare? Kaitlin si sarebbe sentita molto più a suo agio nascosta in un angolo. Doveva trovare il modo di aiutare la sua amica a uscire dal guscio. Se avesse insistito con quel comportamento, non avrebbe mai trovato l'amore. Kaitlin meritava di trovare qualcuno che l'amasse, e Samantha voleva aiutarla. Se lei non poteva avere l'unico uomo che amava, forse Kaitlin ci sarebbe riuscita.

"Un ballo solo - promise Samantha - Dopo di che vi concederò di andare a nascondervi, se è quello che desiderate!”

Kaitlin si strinse nelle spalle. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.

"E va bene" – mormorò - Un ballo solo, ma datemi la vostra parola che poi mi lascerete in pace!”

Samantha le lanciò un'occhiataccia. "Ve lo prometto. Giuro." disse, con tono serio, e incrociò le dita sul petto. Quando faceva così, Kaitlin sentiva di volerle ancora più bene.

Samantha la prese per un braccio e la trascinò da Lord Darcy e Lord Asthey. I due sembravano impegnati in una conversazione animata, quando loro gli arrivarono alle spalle.

"Credo che anche quest’anno saremo i capitani per il torneo di cricket annuale - stava dicendo Lord Darcy – E abbiamo più possibilità di scelta, per i compagni di squadra. Avete idea di cosa chiedere in premio, quando vinceremo?”

"Un po’ arrogante da parte vostra, considerarvi vincitore senza nemmeno aver giocato una partita, non trovate?” Asthey sollevò un sopracciglio. “Shelby è dannatamente bravo a cricket. Dovreste saperlo."

Entrambi smisero di parlare all’arrivo delle signore.

"Spero di non aver interrotto nulla d’importante!” esclamò Samantha, sbattendo le ciglia con civetteria. Era ben consapevole della loro partita annuale di cricket. Ogni volta che poteva, sgattaiolava fuori per guardare alcune delle loro partite private. Non tutte si svolgevano durante una di quelle feste nelle tenute di campagna, però. Solo una cosa non cambiava mai: ogni anno tutti e quattro i Conti partecipavano al torneo, dividendosi equamente tra le squadre. In tal modo, non si creavano malumori tra loro. Kaitlin aveva un'espressione lontana sul suo viso. La sua amica probabilmente stava sognando ad occhi aperti qualcosa che si sarebbe tenuta gelosamente per sé. Samantha non era nemmeno sicura che Kaitlin avesse ascoltato una parola di quello che aveva detto. A volte, sembrava che vivesse in un mondo a parte. Anche a Samantha avrebbe fatto piacere, ogni tanto, poter vivere nel mondo dei sogni. Ma era troppo realista per lasciarsi trascinare dalle sue fantasie. Lanciò un'occhiata alla sua amica, e poi ai due Conti.

“Beh, avete intenzione di ballare, stasera?" chiese. Forse era stata un po’ troppo audace, ma ormai tutti sapevano com’era fatta. Di certo, non brillava per il suo comportamento timido e schivo! Suo fratello la chiamava spesso “ canaglia”. Ma lei non si sarebbe cambiata con nessun’altra donna al mondo, era troppo soddisfatta di sé!

 

"Io ..." balbettò Asthey .

"Perché no?," rispose invece Darcy, senza farsi problemi. Si inchinò. "Vi andrebbe di concedermi questo ballo, Samantha?"

Cavolo, perché non l’aveva invitata Asthey? In realtà, aveva iniziato a balbettare qualcosa, ma poi Darcy lo aveva interrotto. Se non fosse successo, l’avrebbe invitata a ballare? Probabilmente, no.

"Con grande piacere." rispose. Riuscì a mantenere un sorriso luminoso sul volto anche se non era felice per nulla. Gli tese la mano e lui la condusse sulla pista. Almeno non era un valzer. Non avrebbe gradito una danza così intima proprio con Lord Darcy.

Asthey si inchinò a Kaitlin e le disse qualcosa. Lei scosse la testa con forza. La sua amica aveva rifiutato di ballare con lui? Samantha si sentì ribollire dalla rabbia. Kaitlin poteva avere l'unica cosa che lei desiderava al mondo… e aveva detto di no! Questo era ... troppo! Si impose di guardare Darcy, mentre ballavano. Lui non parlava molto, e di questo gli era infinitamente grata. Asthey e Kaitlin fecero il giro della sala. Samantha era verde di gelosia, ma fece finta di nulla.

"Vi divertite?" chiese Lord Darcy.

"Certo! - rispose lei, mentendo alla grande – E voi?”

"Sì" – rispose lui - Abbastanza."

Quella era di certo la conversazione più banale che avesse mai avuto! Comunque, riuscì a mantenere il contegno. Nel frattempo, teneva d’occhio ogni movimento di Lord Asthey e Kaitlin. Sembrava che quei due stessero avendo una conversazione animata. Qualunque cosa stesse dicendo Lord Asthey, Kaitlin la trovava interessante. Avrebbe voluto sentire ciò che dicevano…. Diamine, Samantha avrebbe voluto essere al posto di Kaitlin e riuscire ad attirare con le sue grazie Lord Asthey! Cosa sarebbe successo se lo avesse fatto? L’avrebbe corteggiata? L’avrebbe invitata a ballare? L’avrebbe amata? Si sarebbe svegliata un giorno e avrebbe trovato la bella sorpresa di un articolo sul Times che annunciava il loro fidanzamento?

Il cuore le fece un balzo, al solo pensiero. Come avrebbe potuto continuare a vivere, in un mondo in cui una delle sue migliori amiche sarebbe stata la moglie dell’uomo che amava? Ma cosa diamine le frullava per il capo? Doveva strapparselo dalla mente e dal cuore. Era chiaro che lui non era innamorato. Rivolse la sua attenzione a Darcy: almeno, lui la guardava come se la trovasse attraente! Di sicuro non aveva alcuna intenzione di corteggiarla, comunque sembrava apprezzare la sua compagnia.

Il ballo finì e Lord Darcy l’accompagnò al suo posto, oltre la pista Si inchinò e disse: "Grazie per avermi concesso questo ballo.”

"È stato un piacere, Lord Darcy." rispose lei. Ma…dov'erano Kaitlin e Asthey? Non li vedeva da nessuna parte!

"Perdonate, ma ho bisogno di trovare Lord Harrington. Ho qualcosa di cui discutere con lui. ”

Samantha non era una sprovveduta. Sapeva che quei due dovevano ancora mettersi d’accordo per il loro torneo di cricket. Più tardi, avrebbe cercato di carpire i dettagli. Come al solito, sarebbe andata di nascosto a guardare le loro partite…cioè, a sbavare su Ashtey. Come le piaceva stare lì a pascersi della sua vista! Comunque, per ora era molto più importante riuscire a sapere dove si erano cacciati lui e Kaitlin. Gli fece un’elegante riverenza.

"Al prossimo ballo, allora.”

Lui, stranamente, sorrise. “Non vedo l’ora.” rispose con galanteria. S’inchinò di nuovo e la lasciò, alla ricerca di Harringhton.

In quel momento, intravide Kaitlin con la coda dell'occhio. Era sola. Dov'era andato Asthey? Samantha scrutò febbrilmente la sala. Era scomparso. Ma così avrebbe perso la possibilità di strappargli un ballo. Le note di un valzer si levarono nell’aria. Si girò sui suoi passi, per abbandonare la sala prima che qualcuno notasse l'espressione affranta sul suo viso, e andò a sbattere contro un uomo. Aveva un torace muscoloso che la maggior parte delle donne sicuramente avrebbe apprezzato, e lei tra loro. Al tatto, non c’era nulla di quel bel maschio che non le piacesse!

Samantha alzò lo sguardo e incrociò quello di Lord Asthey. Si sarebbe volentieri persa nei suoi meravigliosi occhi azzurri, ma doveva mantenere il controllo e impedire che Ashtey si accorgesse della sua infatuazione! Non voleva dare a Gregory alcun motivo per tenere Asthey lontano da lei. Forse, non avrebbe potuto avere per sé l’uomo che amava, ma almeno qualche volta avrebbe potuto stargli vicino. Meglio che niente. Era l’unica cosa a cui potesse aspirare anche se, ogni volta che si sarebbero visti, sarebbe morta di tristezza.

"Perdonate! – esclamò – Avrei dovuto fare più attenzione!”

Dette uno sguardo dall’altra parte della sala. Harringhton stava venendo verso di loro. Di sicuro se lo sarebbe portato via, ma quella era l’unica occasione che aveva per strappargli quel famoso ballo! Solo questo voleva, danzare con lui. Era desiderare troppo?

"Vi perdono solo se mi concedete questo ballo.” disse lui, sorridendole dolcemente. Sembrava pregarla con gli occhi! “ Vi prego.” ripeté. L’orchestra aveva iniziato a suonare un valzer. Samantha desiderava disperatamente sentire le sue braccia intorno a lei. IN quei brevi istanti avrebbe potuto illudersi che lui l’amasse!

"Io ..." Deglutì a fatica. "Con piacere!” disse alla fine.

Lord Asthey le porse la mano e la condusse a centro sala. Non era una stupida. Samantha aveva sentito le voci su Lord Asthey, suo fratello e tutti i nobili del loro club. Erano tutti considerati immorali, scandalosi, furfanti. Anche se lei non aveva mai visto in loro tali vizi. Ma era merito di Gregory: lui non lo avrebbe mai permesso. Davanti a lei erano tutti dei perfetti gentiluomini. E Ashtey era il migliore fra loro. Sempre così gentile, premuroso, educato…

Ma era logico che le apparissero delle ottime persone. Suo fratello gli aveva imposto di rispettarla e quindi loro la trattavano coi guanti. Forse era per questo che Ashtey l’aveva invitata a ballare, per un atto di cortesia nei riguardi del fratello, in modo che non si sentisse esclusa e abbandonata. Samantha non era tipo da utilizzare tale cortesia a suo vantaggio. Tuttavia non si sarebbe sentita in colpa per quel ballo: se lo sarebbe goduta, e basta. Per ora si sentiva come se stesse fluttuando tra le nuvole. Lord Ashtey era un ottimo ballerino e la guidava con maestria. Samantha si sentiva come se stesse fluttuando sulle nuvole. Pensò di stare sognando…come faceva tutte le notti, ormai. La differenza era che adesso era tutto vero…anche se non era proprio come se l’era immaginato. Nelle sue fantasie loro ballavano insieme dopo che Ashtey si era dichiarato e le aveva chiesto di sposarlo.

Ma nella vita non si poteva avere tutto, non è così? Avrebbe ricordato questi momenti per tutto il resto della sua esistenza. Probabilmente, quello sarebbe stato l’unico ballo che avrebbe fatto con lui. Comunque sia, si sarebbe tenuto stretto questo ricordo, e lo avrebbe rispolverato con affetto, nella sua vecchiaia solitaria. Se fosse stata abbastanza coraggiosa, gli avrebbe confessato i suoi sentimenti. Ma in fondo, nemmeno l’inferno confessa tutti i suoi segreti: ci sono alcune cose che è meglio non dire e tenersi per sé. Mai e poi mai avrebbe voluto spaventare Ashtey, con il suo amore! Probabilmente sarebbe fuggito e non vederlo più sarebbe stata per lei una punizione ancora peggiore della sua indifferenza.

Anche questo ballo finì e lui la riaccompagnò al suo posto. Per tutto quel tempo, non si erano detti nemmeno una parola. Ma lei aveva gradito il suo silenzio. Si era goduta appieno tutto il ballo…e il contatto con il corpo di lui. Gli sorrise, sperando che Ashtey riuscisse a intuire quanto era innamorata. Ma lui non dette segno di aver capito. Anzi, si inchinò e si accomiatò. Ecco, era tutto finito prima ancora di cominciare!.

Lord Asthey la lasciò sola e se ne andò dai suoi amici. Il sorriso di Samantha vacillò un po’. Doveva andarsene, prima che tutti si accorgessero di quanto soffriva. Senza dire niente a nessuno si voltò e uscì dalla sala da ballo. Kaitlin poteva benissimo cavarsela da sola. Marian era ancora lì, dopo tutto ... Samantha riuscì a malapena a evitare di scoppiare in un pianto dirotto prima di potersi rifugiare in camera sua. Una volta chiusa la porta si gettò sul letto, e si abbandonò ai singhiozzi.

Quando non ebbe più lacrime da versare, si sedette e si asciugò il viso. Ecco qua, quel che è fatto è fatto. Ora l’unica cosa da fare era rialzarsi e cercare un uomo che l’amasse veramente. Quello stupido di Ashtey non sapeva cosa si era perso!

Se solo fosse riuscita a fargli credere che ...

Capitolo Primo

Londra 1825

Jason Thompson, il Conte di Asthey, si appoggiò allo schienale della sua poltrona nello studio del Coventry Club e si accigliò guardando la lettera, l'ultima tra le tante, inviatagli dall'avvocato di suo nonno che chiedeva un abboccamento con lui. Non voleva averci a che fare. Suo nonno materno, il duca di Wilmington, era sempre stato buono con lui. Se non fosse stato per suo nonno, sarebbe stato sul lastrico già tanto tempo fa. Suo padre si era mangiato al gioco tutte le sue sostanze quando Jason era poco più di un adolescente. Qualche anno dopo era morto in circostanze oscure. Nessuno riuscì ad affermare con sicurezza che si fosse trattato di suicidio, ma ciò non frenò i pettegolezzi.

La maggior parte delle persone che lo conoscevano pensò che si fosse ammazzato perché non riusciva a far fronte ai debiti. Fu quando arrivarono i creditori di suo padre a esigere il pagamento, che la sua vita cambiò improvvisamente e in modo terribile. Jason era ancora un ragazzo inesperto delle cose della vita, ma ne ricevette una lezione che non avrebbe mai dimenticato e che avrebbe forgiato la sua personalità. Quegli uomini indegni avevano cominciato a ricattare sua madre e a trattarla come una donna di malaffare, e non di rado erano riusciti anche ad umiliare il giovane Jason. A volte temeva che avrebbero ucciso anche lui. Ma resistette, per timore che, se lui fosse morto, sua madre avrebbe potuto fare una fine ancora peggiore: diamine, forse non avevano nemmeno bisogno di ammazzarlo, per abusare di lei!

Quegli uomini non erano veri creditori, ma gente del racket. Erano spietati assassini, e non riuscire a saldare il proprio debito equivaleva a una condanna a morte. Fu allora che Jason cominciò a chiedersi se la morte di suo padre non fosse stato invece un omicidio.

Alla fine, lui e sua madre erano riusciti a sopravvivere per miracolo, ma quell’ atroce esperienza aveva segnato Jason a vita. Il Duca suo nonno li aveva salvati da una brutta fine e aveva saldato i debiti. Jason si era rifiutato di lasciare la sua casa, ma sua madre era andata a vivere con il padre. Diceva di sentirsi più sicura nella sua vecchia casa. Jason invece aveva scelto una strada diversa. Aveva imparato a sparare ed era diventato un tiratore esperto. Poi aveva iniziato ad andare in giro armato. In seguito aveva preso anche lezioni di pugilato, per essere in grado di difendersi anche se malauguratamente si fosse trovato disarmato. In ogni caso, nessuno avrebbe più potuto offenderlo o alzare le mani su di lui.

Ormai, erano sei mesi che il Duca suo nonno era morto. Era strano, quindi, che Jason si fosse rifiutato di conoscere il nuovo Duca? Non gli piaceva suo zio, e si era rifiutato perfino di andare a stringergli la mano nel castello di Wilmington. E non vedeva alcun motivo per questo abboccamento con l’ avvocato del nonno. Tanto, la maggior parte del Ducato era stata pignorata, e quindi la sua eredità sarebbe stata sicuramente esigua. Jason era riuscito a mettere a frutto i pochi fondi che gli concedevano l’unico suo possedimento reale, la tenuta Ashtey. Tuttavia, anche questo stava per finire, perché le entrate non riuscivano a coprire le spese per mantenere una tenuta così grande.

 

Con quell’andazzo, avrebbe perso la proprietà nel giro di un anno, o al massimo due. La tenuta aveva bisogno di ristrutturazioni importanti, e la maggior parte dei suoi latifondisti cercava di provvedere da solo come poteva. Jason non sapeva cosa doveva fare al riguardo. Prendere per moglie una donna ricca poteva essere una valida opzione. Certo, avrebbe risolto tutti i suoi problemi finanziari, ma un matrimonio così gli avrebbe anche lasciato tanto amaro in bocca. Odiava l'idea di sposarsi solo per soldi. Onestamente, odiava completamente l'idea del matrimonio, alla luce di quello che era successo tra i suoi genitori. Avrebbe preferito rimanere libero, piuttosto che rendere infelice una povera donna.

"Che cosa fate qui, tutto solo, con quella faccia?"

Shelby avanzò verso di lui, a passi lenti. Jason alzò lo sguardo e si accigliò. I capelli scuri dell’amico erano arruffati, forse a causa del forte vento che soffiava fuori: dubitava che Shelby avesse ripreso con le sue vecchie abitudini di sedurre qualsiasi donna compiacente si trovasse sul cammino. Sapeva che Shelby amava sua moglie. E per il resto…beh, lui non aveva debiti o cose del genere, e non beveva neanche più. Quindi, con ogni probabilità era ormai una persona dabbene e un marito fedele. Indossava un elegante completo scuro, con panciotto verde smeraldo e camicia e cravatta bianche.

Jason batté un dito sul bracciolo della sedia. "Cosa fate voi, qui? " rispose, sollevando un sopracciglio. "Questo club è interdetto agli uomini che hanno ceduto alle tristi lusinghe del matrimonio".

Shelby ridacchiò e si sedette accanto a lui. Mentre si accomodava sul divano, disse: “Harrington ha deciso di fare alcune eccezioni. Chiaramente, nell’interesse di alcuni gentiluomini del club che hanno bisogno di aiuto. Ha convinto me e Darcy per agire in sua vece, quando lui non c’è."

"Negli ultimi tempi è spesso fuori Londra." convenne Jason. Harrington avrebbe potuto chiedere a lui di fargli da vice. Gli avrebbe fatto piacere. "Da quando è diventato padre ha nuove responsabilità.”

"No, ha nuove priorità - precisò Shelby - Ma succede, quando ci si sposa. Marian comunque l’aveva cambiato, e in meglio. Diede un'occhiata al bar. "Ho bisogno di un drink. Ne volete uno anche voi?"

"Noto che invece a voi il matrimonio non vi ha cambiato affatto – lo stuzzicò Jason - "Non vi manca Kaitlin?" Lady Kaitlin gli era sempre piaciuta. Magari, era troppo timida, ma aveva un'intelligenza acuta. Shelby non avrebbe potuto scegliere una donna migliore di cui innamorarsi. Erano due anime gemelle e si completavano a vicenda. Kaitlin era riuscita a inculcare del senno, in quella testa sballata. Da quando si era sposato, Shelby era dichiaratamente più saggio e maturo. Jason non avrebbe mai immaginato che lui e Kaitlin potessero piacersi, tuttavia era felice per loro. Magari non credeva all’amore per se stesso, ma era felice se i suoi amici più cari riuscivano a trovarlo.

Shelby agitò la mano con fastidio. "Sta prendendo il the con Samantha e Marian." Versò del brandy in due bicchieri e poi li portò da Jason. Porgendo il suo all’amico disse: “Mi ha praticamente spinto fuori dalla porta. A loro non piace la compagnia maschile in giro quando si riuniscono per spettegolare ".

"Sì", rispose Jason distrattamente. "Per le donne non è facile parlare di cose private, con un uomo in giro.."

Avrebbe dovuto lasciare il club e fare una visita all'avvocato di suo nonno, e capire finalmente di cosa si trattava. Ma non gli andava. Preferiva starsene lì, al Coventry Club, a rilassarsi e forse anche a ubriacarsi un po’. Una volta brillo, si sarebbe trascinato per le scale che conducevano alla camera che il club gli metteva a disposizione e sarebbe crollato sul suo letto, per risvegliarsi solo il giorno dopo con i postumi di una brutta sbronza. Stava diventando davvero bravo nell’arte di ignorare i problemi!

"Quindi, capite perché sono al club, oggi." esclamò Shelby. Bevve un sorso di brandy. "Ora ditemi perché VOI siete qui. Non dovreste essere nelle terre selvagge del Surrey o qualcosa del genere? "

"Non c'è niente d’interessante per me, in quel posto." mormorò Jason. Dopo la morte del nonno, nemmeno la sua bella tenuta lo rendeva felice.

"Non c'è vostra madre lì?" Shelby lo guardò di sbieco..

"Considerando che non lascia mai il castello, suppongo di sì.." Jason deglutì altro brandy. Bruciava mentre gli scendeva in gola. Ma a lui quel senso di calore gli piaceva... Gli dava delle sensazioni, a differenza dell’enorme senso di vuoto che si portava dentro. “Lei è a suo agio lì. Chi sono io per distoglierla dai suoi piaceri?” sussurrò, con stizza. Forse stava diventando troppo duro con lei. Aveva vissuto troppo con il nonno e poco con lui. Ma in fondo sapeva che sua madre lo aveva fatto per sentirsi sicura e protetta, dopo quello che aveva passato, e non poteva darle torto. Ma una parte di lui si sentiva come se lei lo avesse tradito. Non amava vederlo, e non riusciva a sopportare la sua presenza. Jason assomigliava troppo a suo padre: stessi capelli biondi e occhi blu, stessi zigomi cesellati e stesso fisico atletico. Stesso tutto. Era per questo che sua madre diventava triste, quando erano insieme. La sua presenza fisica le scatenava sentimenti repressi, come l’amore e la rabbia.... Non avrebbe mai voluto fare del male a sua madre, né emotivamente né fisicamente. Quindi, per il suo bene, preferiva rimanerne lontano. Oddio, che casino era la sua vita!

"Questo è tutto? E non dovreste recarvi al castello per conoscere le ultime volontà di vostro nonno? "

Jason fece roteare il brandy rimasto nel bicchiere. "Non ho bisogno di scapicollarmi nel Surrey per saperlo."

"E allora? Cosa avete intenzione di fare?” chiese ancora Shelby.

Jason prese la lettera che aveva in tasca e la gettò addosso a Shelby. Quindi inghiottì il brandy rimasto in un sorso solo. Si alzò e andò a riempirsi nuovamente il bicchiere, mentre Shelby leggeva la lettera dell'avvocato. Si sedette e attese. Non ci volle molto prima che Gregory alzasse lo sguardo per incontrare il suo.

"Perché avete deciso di ignorarlo?"

"Non lo so." Si passò una mano tra i capelli. “Forse perché sarebbe come accettare la morte di mio nonno, metterci davvero una croce sopra. Non mi sento ancora pronto a rassegnarmi alla sua scomparsa. E’ stato più di un padre, per me. "

"Temo che sia passato abbastanza tempo, ormai - disse Shelby, dolcemente. Allungò una mano e la posò sul braccio di Jason. “Andate a incontrare l'avvocato. Non potete rimandarlo oltre. "

Gli mancava troppo suo nonno. Shelby aveva ragione però. Doveva andare dal procuratore legale. Ignorarlo così a lungo era già stato abbastanza stupido.

"Capisco ciò che intendete, e non posso che concordare con voi. Ma non riesco a farlo…"

"Vi farebbe piacere se vi accompagnassi?- chiese Shelby – Pensate che vi aiuterebbe a trovare la forza necessaria per recarvi al castello?”

Andare con Shelby? Aveva davvero bisogno di qualcuno che gli tenesse la mano mentre onorava i suoi doveri e la smetteva di comportarsi come un moccioso spaventato? Forse sì. Magari ci sarebbe riuscito, questa volta. Sapeva che doveva farlo, non importava quanto gli sarebbe costato. Il dovere è dovere.

“Potrei aver bisogno di qualcuno che mi dia un calcio nel culo. Vi sentireste in grado di fare questo per me? " esclamò, con triste sarcasmo.

"Sarebbe un piacere! - scherzò Shelby - Ma prima ho una cosa da chiedervi."

Jason si accigliò. Aveva quasi paura di sapere di cosa si trattava. “Cosa?"

"Oh, una stupidaggine! Sono sicuro che non vi creerà alcun problema accontentarmi!” Tese la mano. "Datemi la vostra pistola."

Jason non andava da nessuna parte senza la sua pistola. Era una delle cose che lo faceva sempre sentire al sicuro. Non poteva neanche immaginare di lasciare il club disarmato! "Perché?" chiese con stizza e paura.

"Perché è ora che abbandoniate questo stupido modo di sentirvi protetto." Shelby sorrise. "E se proprio sarò costretto a prendervi a calci nel culo fino a casa vostra, voglio essere sicuro di non prendermi una pistolettata in faccia.”

Sapete che non potrei mai…" balbettò Jason.

"Oh sì, invece! - lo interruppe Shelby - Magari non per uccidermi ma di sicuro per essere lasciato in pace.”

To koniec darmowego fragmentu. Czy chcesz czytać dalej?