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Czytaj książkę: «La piccola fonte: Dramma in quattro atti», strona 2

Czcionka:

SCENA III

DON FAUSTO, VALENTINO, TERESA
Teresa

(venendo dal fondo) Che c'è, che c'è, Valentino?

Valentino

(a Don Fausto) Questa è sua moglie. Fate il gentiluomo con lei. (A Teresa) Non c'è niente, signora Teresa. Niente di serio. C'è soltanto il signor Fausto Cantajello, qui presente, il quale avrebbe un conticino di mille e settecento lire da farsi saldare. Una cornice e due sedie.

Don Fausto

Due sedie a bracciuoli, Errico Quarto puro…

Valentino

(a Teresa) Devono essere quei due seggioloni con quella spalliera… (fa dei gesti descrittivi.)

Don Fausto

A servirvi. Su quei due seggioloni pare certo sia stato seduto Errico Quarto in persona.

Valentino

E diamine! (Gesto analogo) Se ne vede ancora l'impronta.

Don Fausto

La cornice, poi, ha contenuto il primo ritratto a olio di Napoleone I.

Valentino

Ho capito: è per questo che Stefano ci ha messo il ritratto suo.

Teresa

(che si trova alla destra di don Fausto) Sì, ma io non credo che per oggi mio marito abbia disponibile questa somma. Dovreste avere la bontà di pazientare.

Don Fausto

(che ha udito poco, – a Valentino) Dovrei avere la bontà… di che?

Valentino

A sinistra, a sinistra, signora Teresa.

Teresa

A sinistra!?..

Valentino

A destra è sordo. Parlategli a sinistra.

Teresa

(passando alla sinistra di don Fausto) Dicevo che dovreste avere la bontà di pazientare.

Don Fausto

Ah no, signora mia. Ho già spiegato al cugino in terzo grado di vostro marito le ragioni per cui non posso più pazientare.

Teresa

(deviando involontariamente) Valentino!

Valentino

(accostandosi con zelo) Comandate.

Teresa

(piano) Lo sapete che Stefano non vuole che vi si conosca come suo cugino…

Valentino

È vero, sì, ogni tanto me ne dimentico.

Teresa

(affettuosamente) Ha i suoi principii… Dobbiamo rispettarli…

Don Fausto

Dunque, signora, che si decide?

Teresa

Che volete che vi dica?.. Io non ho l'abitudine d'incomodare mio marito per simili faccende. E oggi, meno che mai. Tutt'al più, quando saprò che ha dei quattrini…

Don Fausto

Quando saprete che ha dei quattrini, cara signora, sarà troppo tardi. Per fortuna, (cavando una carta da una tasca) il conticino è firmato da vostro marito a mo' di obbligazione. Ecco qua. (Lo mostra) Il termine è trascorso da un pezzo; e quindi io ricorro ai ferri corti.

Valentino

Intimazione per atto d'usciere e pubblica denunzia nei giornali della città.

Teresa

(spaventata) Dio mio! Che dite mai!?

Don Fausto

D'altronde, io ragiono così, cara signora: chi possiede un villino a Posillipo, costruito, per giunta, a bella posta con parecchie decine di migliaia di lire, e va in carrozza invece d'andare in tram o a piedi come vado io…

Valentino

(interrompendolo) Poveretto! Con quella pancia!

Don Fausto

(inalberandosi) Con questa pancia vado a piedi, e ci vado a fronte alta. Ciò che mi stupisce è che il signor Stefano Baldi…

Valentino

… vada in carrozza a fronte bassa.

Don Fausto

A fronte bassa dovrebbe andarci, visto che non mantiene i suoi impegni!

Teresa

Ma, signore, voi vi permettete di dire delle enormità!

Don Fausto

A me non piace di offendere nessuno; ma se mi si tocca in quel poco che ho fatto coi miei sudori, non transigo.

Valentino

La cornice di Napoleone l'avete fatta con i vostri sudori?!

Don Fausto

(con energia) Precisamente!

Valentino

E allora è un altro paio di maniche!

Don Fausto

Breve breve, signora mia. I tempi sono tristi. Con l'abbondanza di antichità che c'è sulla piazza e con la moda dello stile libertino, io a stento mi tengo a galla. C'è qualcuno che gioca a farmi affogare? E io lo tiro giù con me, e ci si affoga insieme. Quando vostro marito, dopo otto mesi di preghiere, non si fa vivo, male parole, saette, uscieri, comunicati, scandali, senza misericordia!

Teresa

(tremando) No, per carità! Piuttosto… sentite… sentite, signore: cercherò di provvedere io.

Don Fausto

Un'ora di tempo avete.

Teresa

Valentino mio, soltanto voi potete aiutarmi.

Valentino

Per voi, qualunque cosa, signora Teresa; ma io non so veramente…

Teresa

Conoscete qualche agenzia di pegnorazione?

Valentino

(con prosopopea faceta) Vi prego di credere che io le conosco tutte!

Teresa

Forse, però, qui, a Posillipo, non ce ne sono.

Valentino

V'ingannate. In queste aure balsamiche esse fioriscono benissimo.

Teresa

E dite: dagli orecchini che porto quanto si potrebbe ricavare?

Valentino

Ma come! Voi vorreste…?!

Teresa

È la sola risorsa che ho.

Valentino

Ecco poi un altruismo che mi urta i nervi.

Don Fausto

(s'accorge che l'affare è in via di soluzione e si apparta per dar loro agio di confabulare liberamente.)

Valentino

(osservando gli orecchini) Si arriverebbe appena alle mille e cento, alle mille e duecento…

Teresa

Altre centodieci lire le ho di economie…

Valentino

E ne mancano ancora parecchie!

Teresa

(animandosi) Un'idea!.. Me le faccio prestare dalla zia Matilde. Sì, sì! E andrete proprio voi a chiedergliele da parte mia. Le siete molto simpatico e non si negherà.

Valentino

E voi credete che per le mie attrattive la zia Matilde vi aprirà la sua borsa?

Teresa

È stata sempre affettuosa con me. Mi ha fatto da mamma quando sono rimasta orfana.

Valentino

E ha sperperato quel poco che avevate di vostro.

Teresa

Per la mia educazione.

Valentino

Già, voi siete d'una buona fede meravigliosa…

Teresa

Insomma, Valentino, non divaghiamo adesso. La presenza di quell'uomo mi agghiaccia il sangue nelle vene. Sbrighiamoci. Prima di tutto, gli orecchini. (Se li toglie e glieli consegna.) Le cento e dieci lire sono queste. (Le prende da un portafogli che ha in petto.) Le avevo raggranellate per fare una bella sorpresina a Stefano; mah!.. pazienza! (Le unisce agli orecchini.)

Don Fausto

(guarda con la coda dell'occhio.)

Valentino

(intascando tutto) E per il resto, speriamo nel miracolo della zia.

Teresa

Madonna santa, con la vostra diffidenza mi scoraggiate!

Valentino

Perchè diffidenza? Ho detto: «speriamo». (A don Fausto, con un cenno della mano) A voi! Accidente d'un antiquario! Venite con me.

Don Fausto

(gli si accosta offrendo l'orecchio sinistro.)

Valentino

Vi pagheremo.

Don Fausto

Sono a voi. (A Teresa, cavandosi il cappello) Tanti complimenti.

Teresa

Buon giorno, signore.

Valentino

Per questa volta, farete riposare i giornali e l'usciere, caro il nostro Don Fausto.

Don Fausto

Non lo giurerei ancora.

Valentino

(sbadatamente, se lo prende a braccetto dal lato destro) Siete un animale! (Si avviano per il viale.)

Don Fausto

(che non ha udito) Sono… che cosa?

Valentino

(passando subito alla sinistra di lui e riprendendoselo a braccetto) Siete un animale!

Don Fausto

Mi pare che per dirmi questo potevate restare a destra.

Valentino

(allontanandosi con lui) No! a sinistra, mio diletto amico! A sinistra! (Spariscono.)

Teresa

(cercando di farsi sentire pur moderando la voce) Tornate presto, Valentino. Sono sulla corda.

La voce di Valentino

Il tempo materiale ci vuole.

Teresa

La zia è qui presso. E poi, un po' di sveltezza!

La voce di Valentino

(che s'allontana) A sinistra, caro il mio bestione!

Teresa

(tuttora pensosa per questo incidente, siede sul sedile di legno e sospira, preparandosi pazientemente ad agucchiare.)

SCENA IV

TERESA e STEFANO
Stefano

(facendo capolino dall'uscio che era chiuso) Teresa!

Teresa

(con un lieve sussulto) Stefano?

Stefano

Ho sentito un borbottìo… un vocìo…

Teresa

Ah sì… era Valentino che parlava animatamente con un uomo…

Stefano

Con chi parlava?

Teresa

… Con un suo amico, credo.

Stefano

Valentino potrebbe fare a meno di ricevere i suoi amici in casa mia. Sono quasi sempre degli straccioni. T'incarico di dirgli, senza mitigare, che io non voglio.

Teresa

Glie lo dirò.

Stefano

(s'avvicina a Teresa e con una certa vanità dissimulata le mette sotto il naso una busta aperta che ha tra mano.)

Teresa

Che profumo!

Stefano

È una lettera della principessa Heller.

Teresa

Chi è la principessa Heller?

Stefano

Tu non sai mai nulla di ciò che accade fuori del tuo guscio. La principessa Heller è una gran dama, che s'è stabilita a Napoli da qualche anno ed è già rinomatissima perchè ha il salone più fiorente, più elegante e più intellettuale.

Teresa

Che potevo saperne, io? (Intenta al lavoro) Se qualche volta tu mi avessi parlato di lei…

Stefano

Io, personalmente, non l'ho conosciuta che ieri, nello studio del pittore Ferrantino, che lei era andata a visitare.

Teresa

(semplice) Ieri l'hai conosciuta e oggi ricevi una sua lettera?

Stefano

Mi scrive per invitarmi a frequentare il suo salone.

Teresa

(sincerissima) Mi fa piacere. Questo potrà giovarti molto.

Stefano

(con una punta di risentimento) Ti prego di credere che gioverà molto a lei.

Teresa

(mortificata) Io dicevo che potrà giovarti perchè… ti divertirai un poco, ti distrarrai…

Stefano

(con buonumore) Non cercar di rimediare, sai, che è peggio. Hai fatta una gaffe e non parliamone altro. Tanto, ne fai per lo meno cinquanta al giorno: mi ci sono abituato.

Teresa

(con rammarico) Poi finirai con l'esserne stufo.

Stefano

Ma no, non temere. Come moglie, va bene. (Graziosamente) Mi sei sempre piaciuta così.

Teresa

Davvero?

Stefano

Davvero.

Teresa

(ha un'espressione d'ingenua fierezza.)

Stefano

(sedendole accanto con un'affettuosità lievemente sensuale) Dimmi un po', mogliettina: cosa lavori di bello?

Teresa

Dei grembiuli.

Stefano

Per la cameriera?

Teresa

Per me.

Stefano

Per te!?

Teresa

Sì, perchè quando si è in faccende per la casa…

Stefano

Ma questo è ciò che io non approvo. Abbiamo un segretario, una cameriera, un servo, un cocchiere, un cuoco…

Teresa

Quanti più sono, meno c'è da fidarsi. E, anzi, proprio quel cuoco si dà un'importanza insopportabile! Stamane – per raccontarne una – io sono andata in cucina a controllare il peso della frutta comperata per la colezione, e lui…

Stefano

(mettendole una mano sulla bocca) No, Teresa! Le gesta del cuoco poi no!

Teresa

Me l'hai nominato tu, altrimenti non te ne avrei detto nulla. Ti parlo mai di qualche cosa se non cominci a parlarne tu?

Stefano

(torturandole un po' il collo carezzosamente) Ma che sciocchina che sei!

Teresa

(ridendo con bonarietà) E che posso farci io?

Stefano

Non capisci nemmeno che in questo momento vorrei che tu smettessi di lavorare.

Teresa

Subito, amor mio! (Ripone immediatamente nel cestino la stoffa, l'ago, le forbici.) Tu, intanto, hai lavorato finora.

Stefano

Con qualche differenza, se non ti dispiace.

Teresa

Hai lavorato bene?

Stefano

Ahimè, no! Per ora, sono condannato a un lavoro di transazione che non mi piglia tutto. I bisogni quotidiani mi ci costringono per l'insufficienza del mio patrimonio assottigliato, e io ne soffro, ne soffro… Ma così non potrà durare a lungo. No, no! Io sento già che l'angusto involucro della vita pratica e gretta si sfascia sotto le pulsazioni violente della mia forza. E scriverò appunto il Poema della forza. Perdio! Sarà un'opera di battaglia contro gli esseri inferiori, contro i deboli, contro i vili, contro gl'inutili, contro gli sciocchi…

Teresa

Anche contro di me?!

Stefano

(interrompendo il suo volo lirico e sorridendo) Naturalmente!

Teresa

E che me ne importa che scrivi contro di me? Sempre mio marito sei.

Stefano

(celiando) E che vuol dire?

Teresa

Vuol dire che sei tutto mio.

Stefano

Domando scusa: tutto, no.

Teresa

Però, iersera, quando stavi per prendere sonno, con la testa appoggiata alla mia spalla, non dicevi così.

Stefano

Se stavo per prendere sonno, non sapevo quel che mi dicessi.

Teresa

Sì che lo sapevi.

Stefano

Mi pare che diventi pretensiosetta!

Teresa

Io?

Stefano

(facendosi abbastanza serio) E questo non mi garba.

Teresa

Ricordavo una tua espressione tanto cara!

Stefano

L'unico mezzo per farmene pentire.

Teresa

(dolorosamente colpita, con mitezza) Stefano!

Stefano

O i grembiuli della cameriera e le gesta del cuoco, o le solite melensaggini sentimentali!

Teresa

Ma Stefano!

Stefano

E non allungarmi il muso per giunta. Cos'hai? Ti ho fatto un avvertimento. Me ne vuoi per questo?

Teresa

No. Mai!

Stefano

E allora, su, su, Teresa!

Teresa

(si rianima, suggestionata dall'animazione di lui.)

Stefano

Oggi voglio una giornata tutta bella e benaugurante. L'ho desiderata sin da stanotte, dopo che un sogno di terrore mi ha bruscamente destato; e al mio desiderio già sono stati docili il sole e il mare. L'uno difatti mi largisce oggi tutti quanti i suoi raggi, e l'altro non minaccia, non rumoreggia e non mormora neppure la nenia dei suoi riposi malinconici. Tace in un sorriso di bellezza infinita e in questo sorriso la sua immensità non ha più insidie e mi chiama col dolce silenzio d'un'amante! (Festoso, vibrante, prendendola per una mano e conducendola verso il mare) Vieni, vieni, Teresa! Vieni a vedere, vieni a sentire com'è grande e com'è tranquillo! (Presso il parapetto) Di': lo ami tu il mare, Teresa?

Teresa

Molto lo amo! (Si affaccia. – Le sue parole hanno una soavità concentrata e infantile.) Vedi la tinta smeraldina che ha l'acqua in questa minuscola insenatura!.. E com'è limpida!.. Mi piacerebbe di tuffarmici e andare diritta in fondo, sino a toccare l'arena con la mano!

Stefano

(scultorio e altisonante) Io, invece, vorrei, con una vela prodigiosa, solcare in un attimo solo tutta questa superficie sin dove arriva lo sguardo!

SCENA V

TERESA, STEFANO, il VECCHIO MENDICANTE e la sua VECCHIA MOGLIE
La voce del Vecchio
 
Chiudi gli occhi – sopra il mare.
Apri gli occhi – sulla terra.
Sulla terra – non far guerra:
guarda attorno – notte e giorno.
 
Stefano

(a Teresa) Chi è che verseggia in così buffa maniera?

Teresa

È un vecchio mendicante che viene due o tre volte al mese. Dice dei versetti per meritarsi l'elemosina.

Stefano

Io non l'ho mai visto.

Teresa

Per evitarti la noia, Valentino ed io lo mettiamo sempre in fuga prima che tu sopraggiunga.

La voce del Vecchio

Fate la carità a un povero vecchio marinaio!

 
Senza barca – e senza rete
muore di fame – muore di sete.
 
Teresa

(andando verso il viale – al mendicante che non è ancora comparso) No, no, buon vecchio! Oggi, no!

Stefano

Perchè?.. Fammi fare la conoscenza di questo bel tipo.

Teresa

Ah, sì?.. (richiamando il vecchio anche col gesto) Puoi avvicinarti, sai! Puoi avvicinarti. Non aver paura!

Stefano

(raggiungendo Teresa) E quella vecchietta?

Teresa

È sua moglie. Non si distacca mai da lui!

(Arriva la coppia. Egli è nonagenario. Rugoso, curvo, lento, ma relativamente forte. Ha i piedi scalzi, grossi, piatti, nodosi. Indossa una giacca fatta di brandelli. Al collo nudo, porta un nastrino dal quale pende una borsetta votiva con l'immagine di Santa Lucia. In testa, porta un lungo berrettone di lana color tabacco, che, senza visiera, floscio, con la punta cascante sin quasi sulla spalla, ricorda l'origine marinaresca di lui. Agli orecchi porta gli orecchini, che sono due semplici cerchietti dorati. La Vecchia che lo accompagna è anche più rattrappita, più disseccata ed è molto meno vegeta. La veste logora covre un compassionevole rudero umano.)

Il Vecchio

Buongiorno a lor signori.

La Vecchia

(agitando le mascelle sdentate) Buon giorno all'eccellenze vostre.

Stefano

(sedendo sull'alto dei gradini) Vieni avanti, vieni avanti, gagliardo menestrello!.. Chi ti ha insegnato a comporre questi bei versi?

Il Vecchio

(con gaiezza) Eh eh!.. La fame. Sono chiacchiere che vendo per dar pane a me e alla mia vecchia.

Stefano

Sicchè, tu con la poesia te la cavi? Quanto ti frutta al giorno? Sentiamo.

Il Vecchio

Non mi lamento. Sapete come dico, io?

 
«A chi ha cento, io cerco tre…
Tutto a voi e… un poco a me».
 
Stefano

E prima d'essere poeta e mendicante, eri marinaio?

Il Vecchio

Il pescatore facevo.

Stefano

E perchè abbandonasti il mestiere? Forse per qualche mal'azione che ti commise il mare?

Il Vecchio

Nossignore. Fu la vecchiaia. (Indicando il mare) Quello lì male azioni non ne fa a nessuno.

 
Sopra il mare – non guardare:
chiudi gli occhi – e poi cammina.
C'è un'amica – a te vicina.
Chiudi gli occhi – e poi cammina.
 
Stefano

E chi sarebbe quest'amica che si trova a mare?

Il Vecchio

Sono chiacchiere, capite?

Stefano

L'amica, dunque, non c'è?

Il Vecchio

Come non c'è?!.. È la morte.

Stefano

E ti pare che sia un'amica?!

Il Vecchio

Sissignore. (Dolcemente) Perchè è Dio che ce la manda.

Teresa

Caro!

Stefano

(alzandosi) Va là! Sei ancora un codino? (Umoristicamente) Ciò non ostante, io compenserò la tua opera poetica. Vuoi del denaro?.. Molto denaro? (Mettendogli a un tratto nella mano una gran quantità di soldi) Prendi.

Il Vecchio

(meravigliato e giubilante) Benedetto!.. Benedetto!..

La Vecchia

(con espansione) Benedetto!

Teresa

Da me, solamente un soldo, perchè… non sono ricca come lui. (Lo cava da una tasca e lo dà al mendicante.)

Il Vecchio

(con commossa umiltà) Eh! ma questa è un'elemosina che non manca mai. (Rivolgendosi vivamente alla compagna) Forza alle mani, vecchia! (Sollevando poi i piedi con pesantezza senile, abbozza una specie di danza sulla cantilena che brontola:)

 
llà, llà llà,
llà, llà, llà…
 
La Vecchia

(movendo il capo e battendo le mani, gli dà il tempo.)

Stefano

Cos'è?

Teresa

Poveretti! È la solita ballatina di ringraziamento. (Ai due vecchi) Basta, basta, adesso!

Stefano

(scoppiando a ridere) No… no… Lasciali fare. Sono così ridicoli!..

Teresa

(senza dargli retta) Basta, vi dico!

(I due Vecchi obbediscono. Il balletto e la cantilena cessano, mentre arrivano le grida giocose di Valentino.)