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Czytaj książkę: «Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 1», strona 5

Czcionka:

Queste furono le argomentazioni da una parte e dall'altra con eguale ingegno e calore nel Parlamento allegate in prò, o contro la tassa americana. E mentre pendeva tuttavia la questione, i mercatanti di Londra, i quali trafficavano coll'America, sollevati maravigliosamente dal timore di perdere, o almeno di non poter riavere ai giusti tempi i capitali, che avevano nelle mani degli Americani collocati, presentarono al tempo della seconda lettura della provvisione una petizione contro la medesima; imperciocchè preveggevano benissimo, che fra gli Americani alcuni per necessità, ed altri con questo colore, mancato non avrebbero di ritardare le rimesse. Ma all'incontro si allegò quell'uso della Camera de' Comuni di non udir petizioni indiritte contra le provvisioni delle tasse; e quella de' Londinesi fu posta dall'un de' lati.

Intanto esclamavano i ministri, particolarmente Carlo Townsend:

«Ed ora vorranno questi americani figliuoli stabiliti dalle cure nostre, nutriti ed allevati dalla nostra amorevolezza, protetti dalle nostre armi, finchè a questa forza ed a questa opulenza, che oggidì vediamo, fossero pervenuti, torcere il grifo, e rimbrottando ricusare di porre in mezzo un lor quattrino per sollevarci da quel grave peso, che ci mette in fondo?».

Il Colonnello Baré riprese le parole, e con un bellissimo porgere per soldato, disse:

«Stabiliti dalle vostre cure! No; l'oppression vostra gli fece in America stabilire. E' fuggivano la vostra tirannide, e cercarono asilo in una incolta ed inospital terra, dove esposero sè stessi a tutti quei disagi, ai quali può l'umana natura andar soggetta; e fra gli altri alla crudeltà di un nemico barbaro e selvaggio, il più astuto, e, sto per dire, il più terribil popolo che viva quaggiù; e di più spinti dai principj della vera libertà inglese quelli incontrarono e sopportarono con ilare e forte animo, pareggiandogli con quelli, i quali da parte di coloro, che avrebbero loro amici dovuti essere, ebbero nella patria terra a sopportare. Nutriti ed allevati dalla vostra amorevolezza! E' crebbero per la trascuraggin vostra. Tostochè avete fatto avviso di pigliare cura di loro, ciò avete eseguito con mandar là uomini per governargli in questa parte ed in quella, i quali forse erano i deputati dei deputati di alcuni membri di questa Camera, inviati colà per sopravvedere le libertà loro, per far le spie, per rapportar male le azioni loro, per mettergli in preda; uomini, la cui condotta ha fatto in molte occorrenze agghiacciar il sangue nelle vene a que' figliuoli della libertà; uomini promossi ai più alti seggi della giustizia, alcuni dei quali, e questo so, avrebbero creduto di aver la buona ventura, se, ad una lontana contrada fuggendo, evitato avessero di esser essi medesimi, nella propria, avanti la Corte di giustizia tradotti. Protetti dalle vostre armi! Hanno eglino nobilmente pigliate le armi in vostra difesa, ed in mezzo alla costante e laboriosa industria loro il valore loro mostrato per la difesa di una contrada, le cui frontiere erano intrise di sangue, mentrechè le parti interne sue a vostro prò i piccoli risparmj, i frutti della onesta masserizia loro versavano ed offerivano. E crediate a me, sovvengavi, che vel dissi questo dì, che quel medesimo amore di libertà, il quale dapprima spinse ed animò questo popolo, questo stesso lo accompagnerà ancora. Ma la prudenza mi vieta di dir più oltre. Dio il sa, e certo sono, che io non parlo ora col calore delle parti; quello che dico, sì, lo dico, perchè tali sono i sentimenti del mio cuore. Quantunque la generale scienza e la esperienza del rispettabil corpo di questa Camera avanzi d'assai la mia, tuttavia ciò contendo, ed affermo, avendo molte cose vedute, e lungamente conversato in quella contrada, di saperne più, intorno all'America, che voi non ne sapete. Quel popolo è invero altrettanto leale, quanto gli altri sudditi qualsivogliano, che il Re si abbia; ma egli è un popolo geloso delle sue libertà, e che le vendicherà, se elleno saranno un dì violate. Ma il soggetto è troppo tenero; non ne vuò dir più oltre».

Queste cose disse il Colonnello improvvisamente, e con tanta fermezza, che tutta la Camera ne restò maravigliata, e tutti intentamente lo guardavano senza proferire una parola.

Ma i ministri se l'erano recata a gara; ed il Parlamento non poteva udire più ingrato suono di quello, che alcuno negasse l'autorità sua d'impor tasse in America. Così in favore della provvisione si riunirono, in molti l'opinione della sua convenienza ed utilità; in altri i bocconi ministeriali; in molti, e forse ne' più, la gelosia della propria autorità recata in contesa, dimodochè, quando fu posto il partito, a' giorni sette del mese di febbrajo dell'anno 1765, i no non poterono arrivare oltre i cinquanta; ed i sì furono dugencinquanta; e perciò fu vinta la provvisione, la quale fu con grandissimo favore approvata dalla Camera Alta addì otto marzo susseguente, e dal Re addì 22 del medesimo2.

Questo è stato quel famoso andirivieno trovato dai più sottili e più fini cervelli inglesi, del quale non saprei dire, se sia stata maggiore la sofisticheria, o l'intempestività. Certo è, che da questo ebbero origine in America tutti que' garbuglj e rimescolamenti, i quali proruppero prima in manifesta guerra civile, poscia n'arse l'Europa tutta di guerra, e finalmente ne nacque una totale disgiunzione di una parte nobilissima dell'Impero britannico dalla sua metropoli. Dal quale rivolgimento, se non furono diminuiti la gloria e lo splendore delle armi d'Inghilterra pel valore ed ardire mostrati in tutti gli accidenti della guerra da' suoi soldati, certo ne furono scemate la potenza e l'autorità sue presso tutte le nazioni del mondo.

La notte, che fu vinta la provvisione, il dottor Franklin, il quale si trovava allora in Londra, scrisse a messer Carlo Thompson, quegli, che fu poi segretario del Congresso: il sole della libertà essere tramontato; dover gli americani accendere i lumi dell'industria e della masserizia. Al quale, messer Carlo rispose: apprendere, che ben altri lumi, che quelli, avessero ad accendersi; e così ei predisse le turbazioni, che dovevano seguire.

FINE DEL LIBRO PRIMO

LIBRO SECONDO

1765

Giunte in America le novelle, che la provvisione della marca era stata vinta in Parlamento, non si può dire quanto si commovessero quei popoli; e quantunque il ministro Grenville, sapendo pure quanto dovesse riuscir esosa, e dubitando che potesse porgere occasione di sdegni, avesse cercato di mitigarla, con aver determinato di non mandar pubblicani per riscuoterla, che fossero nati al di qua dell'Oceano, tuttavia non potè ottenere ch'ella fosse con minor alterazione d'animi ricevuta. Le gazzette americane incominciarono ad esser piene di querele sulla perduta libertà; ed i principali per ogni dove andavano predicando, che questa era una violazione manifesta dei diritti loro, la quale non da un error passeggero del governo inglese procedeva, ma piuttosto da un disegno molto bene considerato di ridurre le colonie in servitù: esclamavano, esser questo un principio di una nuova e perfettissima tirannide. Gli oppositori a cotali disegni del governo, o per contrarre con un nome comune una cotale specie di lega fra di loro, ovvero per render sè medesimi più accetti al popolo, accennando a quanto il colonnello Baré aveva nel suo discorso avanti il Parlamento detto, s'intitolarono con lo specioso nome di Figliuoli della libertà. Si obbligarono tra le altre cose l'un l'altro di marciare a proprie spese in ogni luogo del continente, dove d'uopo fosse per mantenere la costituzione inglese in America, ed ogni sforzo usare per impedire, che la provvisione della marca non fosse posta ad effetto. Una commissione, che chiamarono di corrispondenza, ebbe il carico di scrivere ai principali personaggi della contrada, esortandogli a far quei pensieri, ed a pigliar quelle risoluzioni, ch'essi avevano e fatto e pigliato. La qual cosa fu un possente stimolo all'opposizione ed ai tumulti, che poco dopo seguirono. Il popolo era pronto a prorompere, quando si rizzasse in qualche luogo un segnale, o si desse l'occasione.

I Virginiani furono anche questa volta i primi a dar le mosse ed a levar, come si dice, questo dado. Addì 29 di maggio 1765, la Camera dei borghesi di Virginia, instando perciò massimamente Giorgio Johnston e Patrizio Enrico, venne a cotali risoluzioni: «Stantechè l'onoranda Camera de' Comuni d'Inghilterra ha ultimamente posto in questione, fin dove la generale assemblea di questa colonia abbia facoltà di far leggi per impor tasse o gabelle da pagarsi dal popolo di questa antichissima colonia di Sua Maestà, a fine di determinare e stabilire la medesima per ogni tempo avvenire, la Camera dei borghesi di questa presente generale assemblea ha fatto le seguenti risoluzioni.

«Che i primi avventurieri e fondatori di questa colonia di Sua Maestà, e dominio di Virginia portaron con loro, e trasmisero alla posterità loro ed a tutti gli altri sudditi di Sua Maestà, i quali dappoi vennero in questa sua colonia ad abitare, tutte le libertà, privilegi, franchigie ed immunità, le quali in ogni tempo qualsivoglia hanno avuto, gioito e posseduto i popoli della Gran-Brettagna. Che in virtù di due reali diplomi concessi dal re Jacopo primo, i suddetti coloni son dichiarati di tutte le libertà, privilegi ed immunità investiti, che spettano ai regnicoli e naturali sudditi, e ciò in ogni cosa e ad ogni fine, come s'eglino fossero, e nati e dimorati nel proprio regno d'Inghilterra.

«Che il ligio popolo di quest'antica colonia di Sua Maestà ha avuto il diritto di essere dalla sua propria assemblea governato sul capo delle tasse e della interna economia; ed il quale non ha mai dato luogo, onde andasse a confiscazione soggetto, od in qualsivoglia maniera ceduto, essendo per l'opposto stato costantemente dai Re e dai popoli della Gran-Brettagna riconosciuto.

«Che pertanto la generale assemblea di questa colonia in congiunzione con Sua Maestà o con chi la rappresenta, hanno nella rispettiva capacità loro, essi soli l'esclusivo diritto e facoltà di por tasse ed imposizioni sopra gli abitanti della colonia; e che ogni tentativo per investirne un'altra persona o persone qualsivogliano, fuori della mentovata generale assemblea, è illegale, ingiusto e contro gli ordini della costituzione, ed ha una manifesta tendenza a distruggere tanto l'inglese, quanto l'americana libertà. Che il ligio popolo di Sua Maestà, gli abitanti di questa colonia non sono obbligati a prestar obbedienza ad una legge o provvisione qualsivogliano, il cui fine sia d'imporre sopra i medesimi una tassa qualunque, salve solo quelle leggi o provvisioni, che da quella generale assemblea state siano risolute.

«Che ogni qualsivoglia persona, la quale o in parole od in iscritto asserirà o manterrà, che alcuna persona o persone, altre che la generale assemblea di questa colonia, hanno qualche diritto o facoltà d'imporre o riscuotere qualche tassa su di questo popolo, sia nemica giudicata di questa colonia di Sua Maestà».

Queste risoluzioni furono vinte in quel dì con un grandissimo consenso d'animi. Ma nel giorno susseguente, essendo più frequente la Camera, perchè molti de' più vecchj e prudenti cittadini v'intervennero, fu di nuovo riconsiderata la materia, e questi tanto dissero e tanto fecero, che le due ultime furono messe in disparte. Il signor Farquier, luogotenente del governatore, avendo informazione avuto delle cose risolute nell'assemblea, l'accommiatò; abbenchè ciò partorisse poco frutto; perciocchè quand'ebbero luogo i nuovi squittinj, quei, che disgraziaron le risoluzioni, furon tutti esclusi, e di nuovo raffermi coloro, che favorite le avevano.

Intanto le risoluzioni andavano attorno privatamente non quali esse furono riconsiderate e ritocche, ma intiere; e quali erano state da principio proposte. Particolarmente i membri della lega, che s'erano intitolati Figliuoli della libertà, se le porgevano l'un l'altro con grandissima sollecitudine, dimodochè esse furono in poco tempo disperse per ogni dove, ed erano con eguale, e desiderio, e concitazione d'animi lette e rilette. Ma nella Nuova-Inghilterra, e soprattutto nella provincia di Massacciusset, i zelatori delle prerogative americane non istettero contenti a questo, e le fecero, per maggiormente propagarle in tutte le classi del popolo, stampar nelle gazzette, il che fu principal cagione dei tumulti, che di corto vi si manifestarono. La mattina del mercoledì del giorno quattordici d'agosto per tempissimo, e credesi per movimento di Giovanni Averino, Tommaso Crafts, Giovanni Smith, Enrico Velles, Tommaso Chace, Stefano Cleverlino, Enrico Basso e Beniamino Edesso, uomini tutti avversissimi alle pretensioni inglesi, e di nuove cose amantissimi, si trovarono appiccate ad un ramo di un antico olmo piantato presso l'entrata a ostro di Boston, due effigie, delle quali una rappresentava, siccome si leggeva nella cartella, che vi era stata affissa, un uffiziale della marca, e l'altra un grosso stivale, che cacciava fuori della bocca una testa cornuta, che pareva guardasse all'intorno. Trasse ognuno a vedere non solo dalla città, ma, correndo la fama della cosa, da tutta la contrada. La gente vi si affollava, e l'inusitato spettacolo accendeva ed infiammava quegli animi già pur troppo riscaldati; e quel dì senz'altro bando o decreto andò feriato. La sera toglievano le due figure dall'albero, e con gran cirimoniale postele in una bara le portarono a processione. Il popolo calcando seguitava, e da ogni canto si udivano le grida: libertà, proprietà per sempre, niuna marca. Passando avanti il palazzo di città ivano col mortorio per le vie Reale, e di Kilby, e giunti ad una casa dell'Oliver, la quale credevano, fosse destinata ad uso d'uffizio della carta marchiata, fatto alto, senz'altro aspettare, la demolirono sin dalle fondamenta. Quindi come in segno di trionfo portando seco loro le legna della casa disfatta procedevano, crescendo sempre lo schiamazzo e le grida, alla casa propria dell'Oliver, e là, mozzato il capo alla effigie di lui, ruppero a furia tutte le invetriate. Salivano in cima al Monteforte, portando sempre a processione le due figure, ed acceso un rogo, abbruciarono una di quelle in mezzo alle grida universali. E come se non avessero fatto abbastanza, ritornarono a casa Oliver con bastoni e mazzeri, e poser mano a guastare il giardino, le siepaje, ed ogni parte rustica dell'edifizio. L'Oliver s'era cansato per dar luogo al furor popolare, lasciando solo alcuni amici, acciò facessero il meglio che sapevano, per evitare maggior male. Ma avendo questi qualche mal motto detto, venne il popolo in maggior rabbia, di forza entrò nel pian terreno, ruppevi le imposte, e guastò ogni maniera di masserizie. La mezza notte si disbandarono. Il giorno che seguì, l'Oliver trovandosi in tal modo in voce di popolo, e dubitando di peggio, informava i principali della città, avere scritto in Inghilterra per chieder licenza dall'uffizio di distributore della carta marchiata. La sera di nuovo s'adunava la plebe, rizzava una piramide, e dava opera a far un altro falò; ma udita la novella della chiesta licenza, si rimase; e itasene presso la casa di lui, gridati prima alcuni evviva, se n'andò senza far altro danno. Si sparse intanto voce, Hutchinson avere scritto in Inghilterra in favore della marca, e incontanente la turba trasse alle sue case, e non fu, che se ne partissero, sinochè non fu loro affermato, aver anzi quel gentiluomo scritto contro la provvisione. Sopra il che gridaron gli evviva, fecer la baldoria, ed alle case loro se ne tornarono. Ma ben più gravi furono i disordini il giorno ventisei dello stesso mese. Alcuni fanciulli acceso avevano il falò in via Reale, e d'intorno vi si trastullavano. Ma quando venne la guardia del fuoco per ispegnerlo, una persona sconosciuta gli soffiò nell'orecchio lasciasse stare. La qual cosa ricusando egli di fare, gli si calò un manritto, e con altri tratti l'obbligarono ad andarsene. In quel mentre si udirono fischj all'intorno, e si sentì un gridar: serra, serra da ogni parte; ed ecco, che poco stante ne venne fuori una lunga tratta di persone mascherate ed armate con batocchj e mazzeri, le quali andaron ad investire le case di Paxon, maresciallo della Corte dell'Ammiragliato, e soprantendente del porto. Il guardiano, essendone partito Paxon, gl'invitava, gissero con lui alla taverna; si contentarono, e la casa fu preservata. Riscaldati gli animi dal bere e ribere, ivano ad assalir quella di Guglielmo Story registratore del Vice-ammiragliato posta dietro il palazzo di giustizia, facevan impeto nel pian terreno, dove eran le camere dell'uffizio; rompevan le imposte, portavan via ed abbruciavano i libri e le filze delle carte pubbliche appartenenti alla Corte, e poi guastavano le masserizie della casa. Nè qui fe' fine la plebe alla sua riotta; che anzi cresciuti di numero, e riscaldati vieppiù dall'acquarzente e dalle cose già fatte, correvano alle case di Benianimo Hallovello ricevitore delle dogane; ed in un attimo ne guastarono il mobile. Sbevazzavano di bel nuovo nelle volte; e ciò, che non potettero ingollare, sperdettero. Frugaron quindi in ogni angolo e portaron via trenta lire di sterlini di contanti. Nuova gentaglia si accozza. Briachi, e quasi impazzati traggon alle case del vice-governatore Hutchinson, essendo già circa le dieci della notte, e vi pongono l'assedio, sforzandosi ad ogni modo di entrarvi. Ei mandava prima in salvo i suoi figliuoli ancora in età fanciullesca constituiti; e poscia abbarrava le porte e le finestre, facendo vista di voler rimanere. Ma non potendo resistere alla furia di gente tanto sfrenata, fu obbligato dar luogo, e fuggì da una casa in un'altra, dove e' stette soffitto sino alle quattro della mattina. Intanto la sua propria, la più bella, la più fornita magione, che vi fosse nella colonia, fu posta a sacco ed a ruba. Portaron via le argenterie, i quadri, le fornimenta di ogni sorta, e per fino le vestimenta del governatore, ed oltre a ciò novecento lire di sterlini in contanti. Non contenti a questo, sperdettero o distrussero tutti i manoscritti, che il governatore aveva bastato ben trent'anni a raccogliere, ed una gran quantità di carte pubbliche, che là si custodivano; il che fu una perdita gravissima ed irreparabile. E pare, che l'Hutchinson fosse venuto in tanta disgrazia dell'universale, perchè s'eran dati a credere, ch'egli avesse esortato il governo a porre la tassa della marca. La qual cosa però gli fu falsamente apposta, sapendosi anzi, che l'aveva grandemente contraddetta. Dal che si vede, quanto siano erronee spesso le opinioni popolari; e che i maestrati debbono nel fare il debito loro altra più lodevol mira avere, che quella di piacere all'universale dei popoli; perciocchè questi più spesso piaggiano quelli, i quali lor nuocono, che lodino quelli, i quali lor giovano.

La mattina seguente, essendo termine per le tornate della Corte superiore di giustizia, l'Hutchinson, il quale n'era il presidente, essendogli state dai riottosi tolte la roba e le divise del suo grado, vi comparì in abito da privato, mentre gli altri giudici, e quei che attendevano alla sbarra erano delle robe e divise loro vestiti ed ornati; il che fu un miserabile spettacolo agli occhi dei riguardanti. La Corte, per mostrare con quanta indegnazione ricevuto avesse l'affronto fattole nella persona del suo presidente, e quanto gravemente ella l'anarchia del dì precedente detestasse, volle da ogni atto astenersi, e si aggiornò addì 15 d'ottobre. Alcuni, i quali presi essendo ricusarono di svelare i capi dei disordini, furon posti in custodia. Ma uno, rotte le carceri, se ne fuggì; e gli altri dopo non molto tempo furono sprigionati; conciossiachè si vedeva chiaramente, che il popolo non era in tal tempra, che avesse pazientemente sopportato, si procedesse più oltre contro i delinquenti.

Intanto i principali cittadini, o che detestassero le mostruosità commesse dalla plebe, o che considerassero, quanto queste fossero per nuocere ad una causa, che essi credevano giusta, molto solleciti si mostrarono in voler far distinguere questo tumultuoso procedere da quella nobile, come essi la chiamavano, opposizione alla imposizione delle tasse interne per autorità del Parlamento. E procedendo anche più oltre, convennero in gran numero a Faneuilhall, luogo destinato alle pubbliche assemblee, a fine di solennemente testimoniare, quanto abborrissero gli straordinarj e violenti atti da persone sconosciute tenutisi la precedente notte; ed unitamente dichiararono: «che gli uomini eletti ed i maestrati della città fossero richiesti di fare ogni sforzo, il qual fosse alla legge conforme, per prevenire in futuro somiglianti disordini, e che i franchi tenitori, ed altri abitanti ponessero ogni studio per assistergli in tale bisogna». Il giorno dopo fu pubblicato un bando, col quale si prometteva una ricompensa di trecento lire a colui, che avesse svelato uno dei capi del tumulto, e cento per ogni altra persona, che in quello avesse avuto parte. La quiete ne fu ristorata nella città, e mantenute da' cittadini la notte scolte e pattuglie nei luoghi più opportuni.

Ma i disordini non si contennero nei limiti della città di Boston, o della provincia di Massacciusset; che anzi si manifestarono in varj altri luoghi, e quasi nello stesso tempo, sicchè si possa credere, essere stati l'effetto di un accordo fra gli abitanti delle varie province. Martedì venzette agosto, alle nove circa della mattina, la plebe di Nuovo-Porto nella provincia dell'isola di Rodi, levando il romore, venne fuori a stormo con tre figure, che intendevano esser quelle di Martino Hovardo, Tommaso Moffatto ed Agostino Jonston dentro di una cassetta co' capestri al collo, e le condusse ad un giubbetto presso il palazzo della città al quale furono appiccate, e così stettero sino a sera; ed allora spiccatele, e fattone capannuccio le abbruciarono fra gli evviva e le acclamazioni della moltitudine.

Il giorno seguente, essendo forse già arrivate le novelle delle cose seguìte a Boston, di nuovo s'assembrarono, e si condussero a por l'assedio alle case di Martino Hovardo avvocato di rinomea, e scrittore diligente in favore del diritto del Parlamento. Portata via o distrutta ogni cosa, vi lasciaron le mura. S'incamminarono alle case di Tommaso Moffatto medico, il quale andava per le brigate mantenendo il medesimo diritto; e le diedero, in men che non si dice, la spogliazza. L'uno, e l'altro si cansarono, e si rifuggirono sopra una nave di guerra inglese, che stava in porto; anzi non credendo più di poter con sicurezza nella patria loro rimanere, dopo breve tempo, si condussero in Inghilterra. La plebaglia corse alle case di Jonston, pronta a commettervi i medesimi disordini. Ma essendo quivi incontrata, e parlata da un gentiluomo, si rimase.

A Provvidenza poi, città provinciale dell'isola di Rodi, venne pubblicata addì ventiquattro agosto una gazzetta straordinaria con queste parole stampate a lettere da speziale in sul frontispizio: Vox populi, vox dei; e al di sotto con quest'altre di San Paolo: Dov'è lo spirito del Signore, ivi è libertà. Gli autori della gazzetta scrivevano, congratulandosi delle gloriose novelle, che da ogni parte pervenivano sulle lodevoli commozioni del popolo per la causa della libertà, e dei legali mezzi, così chiamavano essi le incomportabili esorbitanze della plebe, usati per frastornare l'esecuzione della legge della marca; portavano a cielo il zelo dei Bostoniani, siccome quelli, che, non punto degeneri dai padri loro, avessero intieri conservati que' spiriti di libertà, pe' quali andarono già sì famosi al mondo. Ed anche qui le pasquinate, le farse, le scede e le giullerìe popolari non furono poche. Anche qui furon trascinate co' capestri al collo, impiccate e bruciate le immagini di coloro, che erano in voce di popolo.

Nel Connecticut, avendo Ingersoll, principal uffiziale della marca, eletto un suo delegato della Terra di Windam, gli scrisse dicendo, venisse a New-Haven per ricevervi la sua commissione; della qual cosa avendo i Windamesi avuto lingua, dissero al delegato: rimettesse loro la lettera dell'Ingersoll, ed al nuovo impiego rinunziasse, se non voleva esser messo per la mala via. Acconsentì egli per lo minor male. Nelle medesime strette si trovò a New-Haven Ingersoll medesimo, e perciò scrisse una lettera, che fu poi stampata, affermando che, quando avessero gli abitanti sì fatta avversione contro la carta marchiata, ei non gli avrebbe obbligati ad usarla. Solo gli pregava, volessero riceverla da lui, quando, ravveduti o veramente spinti dal bisogno, avessero voluto adoperarla. Fu la dichiarazione con segni d'allegrezza ricevuta. Ma per altro essendo di poi il popolo venuto in qualche sospetto, trasse a calca alle sue case, e lo interpellò, se volesse, o no rinunziare l'uffizio. Avendo risposto, ciò non essere in sua facoltà, gli cantarono, se arrivata che fosse la carta marchiata, ei l'avrebbe in lor potere data per farne un falò, oppure, se gli piacesse meglio aver guasta la casa. Allora ei disse loro, e fu ben forza, che l'avrebbe rimbarcata per essere in Inghilterra ricondotta, o tenute le porte della casa aperte, perchè il voler loro ne facessero.

E' vi furono anche nella Terra di Norwich somiglianti commozioni, ed in quella di Libanone parimente; ma in questa si fece di più una specie di processo derisorio, col quale vennero le effigie condannate secondo le forme ad essere impiccate ed abbruciate. L'indomani si rinnovarono le scede, eccettuato però il processo: e brevemente tanto dissero, e tanto fecero, che il deputato alla stampa, per lo men reo partito, rinunziò all'uffizio.

Nel Nuovo-Hampshire, Messerve uffiziale della marca fu forzato dalla moltitudine ad obbligarsi a non esercitare il suo uffizio. E nella Marilandia, Hood principal distributore della carta marchiata fu minacciato nella roba, se non rinunziasse: ei si salvò prima alla Nuova-Jork, e poi nell'Isola Lunga. Ma la moltitudine sollevata, attraversato improvvisamente lo Stretto, gli venne sopra alla non pensata, ed obbligollo prima a rinunziare, e poi a confermare con giuramento avanti il magistrato la sua rinunziazione.

Nella città della Nuova-Jork fu la provvisione della marca in tanto disprezzo avuta, ch'essa fu stampata, e gridata per le contrade: la follìa dell'Inghilterra, e la rovina dell'America. Onde gl'impiegati della marca non si fecero pregare, e rinunziarono all'uffizio. Simili avvenimenti ebber luogo nell'altre parti delle province americane.

E perchè non si raffreddassero gli animi, o si allontanassero dall'incominciata opposizione, moltiplicavansi per opera de' capi del popolo i libelli e le pasquinate; i motti, le giullerìe ne' diarj pubblici erano incessanti. A Boston uno fra gli altri se ne stampò col seguente titolo: il corriero constituzionale contenente materie, che importano alla libertà, e per nulla ripugnano alla lealtà. Questo aveva in testa dipinto un serpente tagliato in otto pezzi, sul quale dalla parte del capo erano scritte le lettere iniziali della Nuova-Inghilterra, e da quella del corpo le iniziali delle altre colonie sino alla Carolina Meridionale. La divisa scritta a lettere grosse era questa: unirci o morire.

In molti luoghi gli avvocati, procuratori e notaj si adunarono. Fu posto il partito fra di essi, se, arrivata che fosse la carta marchiata, ed il giorno prefisso per l'uso della medesima, dovessero per le bisogne loro legali farne procaccio. Fu vinto il no con un consenso universale, protestando però con parole gravi contro i tumulti e disordini popolari, ed obbligandosi a far ogni sforzo per allontanargli; solo volendo, col non usare la carta marchiata ed altri mezzi quieti, la rivocazione dell'atto della marca procurare. I giudici di pace del distretto di Westmorelandia nella Virginia pubblicarono, che per causa dell'atto della marca avrebbero l'uffizio loro cessato, non volendo essi, aggiungevano, diventar gl'instrumenti della distruzione dei diritti più essenziali, e della libertà della patria loro. Così, mentre l'incomposta plebe correva senza freno ai più detestabili eccessi, gli uomini riputati, entrati anch'essi nella resistenza, abbracciavan consiglj più quieti sì, ma non meno di quelli, e forse più efficaci, per far le leggi abborrite rivocare, e l'americana libertà stabilire. Così questi umori libertini, nati prima in Virginia e nel Massacciusset, appoco appoco si propagarono anche nelle altre province, e dall'infima plebe al popolo, e da questo ai maggiorenti si appiccarono.

Intanto si avvicinava il tempo, in cui la carta marchiata per essere usata in America doveva dall'Inghilterra arrivare; e già s'approssimava il giorno prefisso dalla legge, in cui doveva la provvisione della marca avere il suo effetto, il quale era il dì delle calende di novembre. Questo chiamavano gli Americani giorno infaustissimo, e principio di futuri mali alla patria loro. Comparvero il dì 5 ottobre a veduta di Filadelfia presso Gloucester-Point i vascelli carichi della carta. Tosto tutte le navi che si trovavano in porto alzarono le bandiere loro a mezza stacca; con battuffoli s'avvilupparon le campane, e queste suonarono a scorruccio sino alla sera, ed ogni cosa pareva dinotare un tristissimo ed universale lutto. Alle quattro dopo mezzo dì parecchie migliaja di cittadini concorsero al palazzo per consultar tra di loro sul modo di prevenire l'esecuzione della marca. Determinarono, avendo per capo dell'impresa Guglielmo Allen, figlio del presidente della Corte di giustizia, di mandar dicendo a Giovanni Ugo, principal uffiziale della marca nella provincia, rinunziasse all'uffizio. Alla quale richiesta, egli, dopo molte lustre e tergiversazioni, malvolentieri, e contro suo stomaco acconsentì. Il tumulto durò molti giorni; ed in questo mentre attendeva l'Ugo ad affortificarsi in casa, e chiamava in ajuto gli amici, temendo, malgrado la rinunziazione, di essere ad ogni ora manomesso. In mezzo a tanta sommossa, i soli Quaccheri, i quali sono in gran numero nella città di Filadelfia, si astennero dal tumultuare, e pareva, fossero a prestare la obbedienza alla legge della marca inclinati; e così operò pure quella parte del clero anglicano, che là si trovava; ma questi erano pochi.

2.La provvisione, la quale s'intitolò, atto per imporre certe gabelle di marca, ed altre nelle colonie, e piantagioni d'America a fine di più bastare alle spese di difenderle, proteggerle ed assicurarle, e per emendare tali parti di parecchj atti del Parlamento relativi al commercio e redditi di dette colonie e piantagioni, come anche per determinare, ed esigere le multe e confiscazioni ivi menzionate, importò quanto segue:
  1 Che una gabella di marca di tre pensi sterlini (sei soldi tornesi) sia imposta sovra ogni pezzo di carta vitellina, o di carta pecora, o sovra ogni pezzo o foglio di carta, sui quali sia, o manoscritta o stampata qualche dichiarazione, citazione, risposta, replica, mora o altro atto qualsivoglia, ovvero copia de' medesimi in qualunque Corte di giustizia nelle colonie inglesi, e piantagioni d'America.
  2 Medesimamente una gabella di marca di due scellini sterlini (quarantotto soldi tornesi) sopra simili foglj di carta per ogni atto di cauzione speciale, e di comparizione in conseguenza del medesimo nelle suddette Corti.
  3 Ancora una gabella di marca di un scellino, e sei pensi sterlini sopra simili foglj contenenti alcuna richiesta, cedola, comparsa, richiamo, citazione, risposta, replica, mora ed altri atti in ogni Corte di cancelleria, o sia di discrezione, ed equità.
  4 Ancora tre pensi sterlini per ogni copia di detti atti in alcuna delle medesime Corti.
  5 Ancora uno scellino sterlino sopra ogni monitorio, richiamo, risposta, allegazione, inventario o rinunzia in materia ecclesiastica avanti ogni Corte dell'ordinario, o altra esercente una giurisdizione ecclesiastica.
  6 Ancora sei pensi sterlini sopra ogni copia di testamento, monitorio, richiamo, risposta, allegazione, inventario, o rinunzia in materia ecclesiastica avanti alcuna delle dette Corti.
  7 Ancora due lire di sterlini (quarantotto lire tornesi) sopra ogni foglio di dette carte contenente donazioni, presentazioni, collazioni o instituzioni di, od a qualche benefizio, o scritture, ed instromenti ad un tale oggetto, o registrazioni, o atti di admissioni, o testimoniali, od attestati di ogni grado conseguito in qualche Università, Accademia, Collegio o Seminario di studj.
  8 Ancora uno scellino sterlino sopra ogni monizione, cedola, richiamo, comparsa, allegazione, informazione, lettera di richiesta, esecuzione, rinunzia, inventario, o altr'atti vanti le Corti dell'Ammiragliato.
  9 Ancora dieci scellini sterlini sopra ogni foglio di copia di essi processi ed atti.
  10 Ancora dieci scellini sterlini sopra gli atti di appellazione dai semplici tribunali di pace.
  11 Ancora cinque scellini sterlini per iscritture di convenzione per levar multe, o di permissione di presa di possesso di qualche successione ordinaria, o di sommazione di comparizione, che sia emanata da qualcheduna di esse Corti, od a quella abbia a ritornare.
  12 Ancora quattro scellini sterlini per giudizj, decreti, o dimissioni, o altri memoriali nelle suddette Corti.
  13 Ancora uno scellino sterlino per atti di assicurazione, cauzione, comparizione, interrogatorj, deposizioni, o mandati di ogni Corte, o commissione, copie, sommazioni, citazioni compulsorie, e somiglianti, eccettuati però i casi criminali.
  14 Ancora dieci lire di sterlini per licenze, destinazioni, o admissioni di qualunque consigliere, avvocato o procuratore, a dir cause presso le dette Corti, o di qualunque notajo.
  15 Ancora quattro pensi sterlini per licenza di levar dai porti ogni sorta qualsivoglia di grasce, derrate, o merci, per licenze di dipartita, per attestati di aver soddisfatto alle dogane.
  16 Ancora venti scellini sterlini per lettere di marca, o commissioni per andare in corso.
  17 Ancora dieci scellini sterlini per commissioni di qualche uffizio, o impiego lucrativo per lo spazio di un anno, o per minor tempo, e di un provento maggiore di venti lire di sterlini all'anno, compresoci lo stipendio ordinario, gli emolumenti, e quel che fa la penna, eccettuate però le commissioni degli uffiziali di terra e di mare, dell'artiglieria o della milizia, e dei tribunali di pace.
  18 Ancora sei lire di sterlini per libertà, privilegi, franchigie concesse sotto il sigillo di qualcuna delle dette colonie, o piantagioni.
  19 Ancora venti scellini sterlini per licenze di vendere a minuto ogni sorta di liquori spiritosi.
  20 Ancora quattro lire di sterlini per licenze di vender vino a minuto concesse a quelle persone, che non abbiano ottenuta la licenza di vendere a minuto i liquori spiritosi.
  21 Ancora tre lire di sterlini per licenze di vendere a minuto l'uno e gli altri.
  22 Ancora cinque scellini sterlini per testamenti, lettere di amministrazione o di tutela di beni, eccedenti il valore di venti lire di sterlini.
  23......
  24 Ancora sei pensi sterlini per obbligazioni di pagamento di ogni somma di moneta, la quale non ecceda quella di dieci lire di sterlini.
  25 Ancora uno scellino sterlino per obbligazioni di pagamento di ogni somma di moneta maggiore di dieci lire di sterlini, e non maggiore di venti.
  26 Ancora uno scellino, e sei pensi sterlini per obbligazioni di pagamento di ogni somma di moneta maggiore di venti lire di sterlini, e non maggiore di quaranta.
  27 Ancora sei pensi sterlini per ordini o decreti per accatastare e partire ogni quantità di terra non maggiore di cento acri.
  28 Ancora uno scellino sterlino per somiglianti ordini o decreti per accatastare e partire ogni quantità di terra oltre le cento, e non oltre le dugento acri.
  29 Ancora uno scellino, e sei pensi sterlini per simili ordini o decreti per accatastare e partire ogni quantità di terra oltre le dugento, e non oltre le trecentoventi acri; ed all'avvenante per simili ordini o decreti per accatastare e partire ogni altra quantità successiva di trecentoventi acri.
  30 Ancora uno scellino, e sei pensi sterlini per gli atti qualsivogliano di ogni originaria concessione, appigionamento, od assegnazione qualsivoglia di ogni quantità di terra, non oltre le cento acri, per un termine non eccedente gli ventun'anni.
  31 Ancora due scellini sterlini per simili atti per ogni quantità di terra oltre le cento, e non al di là delle dugento acri.
  32 Ancora due scellini, e sei pensi sterlini per simili atti per ogni quantità di terra oltre le dugento, e non al di là delle trecentoventi acri; ed all'avvenante per altri simili atti per ogni altra successiva quantità di terra di trecentoventi acri.
  33......
  34......
  35......
  36 Ancora quattro lire di sterlini per commissioni di qualche uffizio od impiego pubblico e lucrativo, non menzionato di sopra, e di un provento maggiore di venti lire di sterlini all'anno, compresovi lo stipendio ordinario, gli emolumenti, e quel che fa la penna, o per copie di esse, eccettuate le commissioni degli uffiziali di terra e di mare, dell'artiglieria o della milizia, o dei tribunali di pace.
  37......
  38 Ancora due scellini, e sei pensi sterlini per inventarj, appigionamenti, affittamenti, contratti, stipulazioni, scritture di vendita, partite, protestazioni, capitoli di noviziato o convenzioni (eccettuate quelle che concernono il salario de' servitori non apprendenti, ed anche tali altre materie di sopra mentovate per essere gabellate).
  39 Ancora cinque scellini sterlini per mandati o decreti per sindacare alcun conto pubblico, per ordini, concessioni, attestati non di sopra mentovati per essere gabellati, o per passaporti, o bullette, dimissione d'uffizj o polizze di assicurazione, eccettuati gli mandati o ordini pel servizio delle armate, degli eserciti, dell'artiglieria e della milizia, come pure le concessioni d'uffizj di minor provento di venti lire di sterlini all'anno, compresovi lo stipendio ordinario, gli emolumenti e quel che fa la penna.
  40 Ancora due scellini, e tre pensi sterlini per iscritture notariali, obbligazioni, atti, lettere di procuratore, procure, gaggi, quitanze, ed altri istrumenti obbligatorj non di sopra menzionati per essere gabellati.
  41 Ancora tre pensi sterlini per registrature di ogni atto, o altro istrumento qualsivoglia sopra mentovato per essere gabellato.
  42 Ancora due scellini sterlini per registrature di ogni atto, o altro istrumento qualsivoglia non di sopra mentovato per essere gabellato.
  43 Ancora una gabella di uno scellino sterlino su di ciascun mazzo di carte da giocare, che sia venduto o adoperato.
  44 Ancora una gabella di dieci scellini sterlini su ciascuna coppia di dadi, che sia venduta o adoperata.
  45 Ancora un mezzo penso sterlino su di ciascun libretto volgarmente chiamato Pamphlet, e su di ciascuna gazzetta non più larghi di un mezzo foglio, i quali siano nelle dette colonie, e piantagioni dispersi e pubblicati.
  46 Ancora un penso sterlino sopra ciascun tal libretto, o sia Pamphlet, e carta di gazzetta più larga di un mezzo foglio, e non eccedente uno intiero.
  47 Ancora due scellini sterlini sopra ciascun tale libretto, o carta di sei foglj in ottavo, di dodici in quarto e di venti in foglio.
  48 Ancora due scellini sterlini su di ciascun avviso stampato in ogni gazzetta qualsivoglia, o fogli, o libretti suddetti.
  49 Ancora due pensi sterlini sopra ciascun almanacco o calendario per un solo anno, o per minor tempo di un anno, scritto, o stampato sopra una faccia sola di ciascun foglio.
  50 Ancora quattro pensi sterlini sopra ogni almanacco, o calendario per un solo anno, scritto, o stampato sulle due faccie di ciascun foglio.
  51 Ancora che le suddette rispettive gabelle sugli almanacchi e calendarj tante volte s'abbiano a pagare per gli almanacchi o calendarj di più anni, quanti sono gli anni per i quali e' possono servire.
  52 Ancora che una gabella nella proporzione di sei pensi sterlini sia posta sopra ogni ventina di scellini di ogni somma non eccedente cinquanta lire di sterlini, le quali siano date, pagate, contrattate o convenute per ogni praticante o novizio o apprendente, il quale sia posto o collocato con qualche maestro o maestra, padrone o padrona a fine d'imparare qualche professione, traffico od impiego.
  53 Ancora che una gabella nella proporzione di uno scellino sterlino sia posta sopra ogni somma eccedente cinquanta lire di sterlini, le quali per simili cause siano date, pagate, contrattate o convenute.
  54 Ancora che ogni pezzo di carta vitellina o di carta pecora, od ogni foglio o pezzo di carta, sul quale siano scritti o stampati atti, istrumenti, processi, o altre materie o cose sovramenzionate in tutt'altra lingua, che nell'inglese, abbiano a pagare doppia gabella di quella, alla quale e' sono rispettivamente sottoposti.
  55 Finalmente che il provento di tutte le soprascritte gabelle abbia a pagarsi nella tesoreria di Sua Maestà, ed ivi tenuto in serbanza, per essere quindi usato di tempo in tempo dal Parlamento a fine di viemaggiormente far le spese necessarie alla difesa, protezione e sicuranza delle dette colonie e piantagioni.
Ograniczenie wiekowe:
12+
Data wydania na Litres:
30 czerwca 2017
Objętość:
320 str. 1 ilustracja
Właściciel praw:
Public Domain

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