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Czytaj książkę: «Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3», strona 13

Czcionka:

Reggio (Pietro), genovese, celebre musico della cappella della regina Cristina di Svezia. Dopo che costei rinunziò al governo, egli si rese in Inghilterra, e nel 1677 pubblicò a Oxford un'Istruzione per cantar bene, in 12º. Morì in Londra nel 1685.

Reicha (Ant.), nato a Praga nel 1770, fu istruito sin dalla prima età nella musica a Bonn da Giuseppe Reicha, suo zio celebre compositore e direttore del teatro dell'elettore di Colonia quivi morto nel 1795. Da costui ebbe egli i primi elementi dell'arte della composizione insieme con Beethoven: mostrò ben presto per essa un'irresistibile passione, e fece occultamente de' profondi studj sulle opere di Marpurg, di Kirnberger, e di Sulzer. In età di 17 anni compose alcune scene italiane, ed una sinfonia, che ebbero così gran successo nella corte di Colonia che non volle credersi essere state da lui composte. Nel 1794 si rese ad Amburgo, applicandosi per cinque anni a studiar continuamente e con maggiore profondità la sua arte. Lo studio dell'algebra, che passionatamente aveva amato da giovane, gli fu di grande ajuto per iscoprire i misteri dell'armonia: egli promette infatti di dare al pubblico un'opera col titolo di Secreti della composizione pratica. Nel 1799 scrisse in Parigi una sinfonia che ebbe un prodigioso successo, e poco dopo obbligato a partire per Vienna, si unì colà in istretta amicizia con Haydn, Albrechtsberger, Salieri e Beethoven. Tra le molte opere che ha composte e pubblicate in Vienna vi ha delle sinfonie, oratorj, un Requiem, ed un'opera intitolata: Trentasei fughe per il forte-piano, a cui precede un'ode dedicatoria in tedesco a Giuseppe Haydn. Quest'opera ebbe tale incontro, che in meno di un anno non se ne trovarono più esemplari. S. M. l'imperatrice dimandò a Reicha la musica di alcune scene di un'opera seria in due atti, l'Argene: ella restò così soddisfatta di quel saggio, che ordinò all'autore di mettere in musica l'intero dramma; e ne' suoi concerti particolari cantò ella medesima la parte di Argene. Gli avvenimenti politici dell'Austria obbligaron Reicha a lasciar Vienna, e dopo il 1808 si è stabilito in Parigi. Le sue opere in quasi tutti i generi di musica sono state impresse a Vienna, a Lipsia, a Parigi, ed a Londra. Egli è stato il primo a proporre una nuova teoria di misure composte, e ne ha dato degli esempj. Veggansi le sue fughe e i suoi esercizj e studj per il forte-piano, impressi da Imbault. Ecco un saggio sulla maniera con cui ha egli composte le 36 fughe dedicate a Haydn. Si sa che gli antichi compositori hanno ristretto i soggetti delle fughe ad una piccolissima quantità, e siccome la composizione in generale ha fatti de' passi immensi, era ben giusto che la fuga non restasse in dietro. Si trattava di trovare un mezzo di rendere un qualsivoglia motivo atto alla fuga ed al suo sviluppo. Bisognava sacrificare l'antica severità della scuola, appunto all'epoca in cui la fuga era ancora nella sua infanzia, ed in cui non conoscevasi ancora l'arte di modulare dei gran maestri de' nostri giorni. In questa collezione adunque si trovan delle fughe sopra temi veramente straordinarj, che sono stati proposti all'autore per fare prova del suo valore, e con intenzione di trovarlo in fallo. Per vedere con qual esito ne sia egli uscito crediamo miglior fatto il rimetterci all'opera stessa. In Germania, Ant. Reicha viene chiamato il Ristorator della fuga.

Reichardt (Federico), maestro di cappella di Federico il Grande, e di Federico Guglielmo II, e III di lui successori, dell'Istituto imperiale di Parigi, e delle arti e scienze di Amsterdam, nacque a Konisberga nel 1752, nella di cui università studiò sotto la direzione del celebre filosofo Kant, e quindi in quella di Lipsia sino al 1772. Ne' suoi studj di musica ebbe per maestro Richter della scuola di Bach. In concorso con Naumann, fu egli preferito nel 1775 dal Gran Federico per succedere come maestro della corte in luogo di Graun: stabilì in Berlino un concerto per farvi eseguire i capi d'opera della musica italiana non conosciuti sino allora, come le composizioni di Leo, Majo, Jommelli, Sacchini, Piccini, Bertoni e altri. Distribuiva nel tempo stesso agli uditori un brieve saggio storico e critico sui compositori e sulle opere che vi si eseguivano. Nel 1782 fece il suo primo viaggio in Italia, e nel 1785 si portò in Londra, dove fu graditissimo alla corte ed a quel colto pubblico specialmente per la sua musica dell'oratorio della Passione di Metastasio. Federico Gugl. II, che amava moltissimo il teatro italiano, ne diè la direzione a Reichardt: la sua orchestra divenne immantinente la prima di tutte le corti dell'Europa. Allora fu che Reichardt compose la musica dell'Andromeda, di Protesilao, Brenno e Olimpiade in uno stile tutto nuovo, con cui cercava di riunire l'effetto della scena, e la verità della declamazione di Gluck, con le grazie, la ricchezza del canto italiano, e il gran travaglio tedesco pel suo strumentale. Nel 1790, egli intraprese un secondo viaggio in Italia, per passare la settimana santa in Roma, e cercar cantanti in Napoli e in tutta l'Italia. Le fatiche di questo viaggio fecero soccombere la sua costituzione robusta, ed una grave malattia al suo ritorno in Berlino non gli permise di terminare la sua Olimpiade, destinata per l'apertura del carnovale. Nel 1792 egli era a Parigi, il che diè sospetto alla corte di Berlino di essere uno degli amici della rivoluzione francese, e ne fu dimesso, ma sulla fine del 1794 fu richiamato dal suo re, e riconosciuto innocente. Nel 1797 alla morte di quel monarca fu incaricato dal suo nuovo re della direzione del suo teatro italiano, e il giorno della di lui coronazione diè l'opera tedesca l'Isola degli spiriti, e l'anno di appresso il dramma italiano Rosmonda, che ebbe tal successo, che il re diedegli in premio sei mila franchi. Dopo la pace di Tilsitt, per la quale il re di Prussia cedeva alcune Provincie al re di Westfalia, Reichardt dopo 33 anni di servizio sotto tre re di Prussia trovossi nella necessità di lasciar quella corte per consiglio eziandio del suo re, e di stabilirsi a Halle. Il re di Westfalia lo accolse con distinzione, e diegli il posto di direttore de' suoi teatri francese ed allemanno con nove mila franchi di onorario. Sino al 1811 egli occupavasi di comporre le Memorie della sua vita. Il numero delle sue composizioni musicali è innumerabile in tutti i generi, e la più parte trovasi impressa a Berlino, Riga, Amsterdam, Lipsia, Offenbach ec. Egli non è meno celebre come letterato e come autore. Ecco il catalogo delle sue opere pubblicate in tedesco: Lettere di un attento viaggiatore sulla musica, t. 2, 1776; Lettera sull'Opera Comica, e la Poesia musicaleSulla musica di BerlinoSu i doveri di un musico d'orchestra, t. 3, 1776; Vita del cel. musico Enrico Fiorino, 1779; Magazzino di musica, t. 3, 1782-1791; La giovinezza di Hendel, 1790; Gazzetta musicaleLa Settimana musicaleI mesi musicali, 1791-1793; L'Allemagna, giornale letterario, 1796; Il Liceo, giornale letterario; Lettere confidenziali, scritte in un viaggio nella Francia negli anni 1803 e 1804; Gazzetta musicale di Berlino, 3 tomi, 1803-1806; Lettere confidenziali sopra Vienna, 1810; Alcune piccole dissertazioni e critiche in molti giornali, e gazzette letterarie e musicali.

Reiman (Federico), nel 1710 pubblicò a Halle: Saggio di una introduzione alla storia letteraria dell'Allemagna, nel di cui terzo volume tratta egli della storia della musica. V. Gruber.

Reinard (Leonardo) davasi egli stesso il nome nelle sue opere di literatum humaniorum et musices cultor. Nel 1750, pubblicò ad Angsbourg un'opera in lingua tedesca col titolo d'Istruzione sul basso continuo, che contiene delle regole brevi e facili. Il maestro Hiller la loda moltissimo per la precisione e la chiarezza, con la quale è scritta.

Rellstab (Carlo-Feder.), stampatore e mercante di musica in Berlino, ove è nato nel 1760. Erasi dapprima consecrato alla musica, e studiò sotto Agricola compositore della corte, e dopo la di lui morte sotto il celebre compositore Fasch. Le circostanze di sua famiglia l'obbligarono a darsi quindi al commercio, ma non lasciò di far della musica una delle sue favorite occupazioni. Egli è in fatti autore di più opere: 1. Essai sur la réunion de la déclamation musicale et de la rhétorique, principalment à l'usage des musiciens et des compositeurs, avec des exemples, Berlin, 1786. 2. Essai sur les observations d'un voyageur sur la musique d'église, les concerts etc., 1789. 3. Instruction pour les amateurs du clavecin, sur l'usage des doigts à la manière de Bach, 1790. Rellstab è eziandio compositore pregiatissimo, nel 1787 e nel seguente pubblicò alcune sue composizioni per il canto e 'l piano-forte col titolo di Magasin de clavecin, à l'usage des connaisseurs et des amateurs, contenant mélodie et harmonie etc. L'oratorio di Ramler i Pastori alla grotta, posto da lui in musica è celebratissimo nella Germania.

Remigio, monaco di San Germano d'Auxerre nel nono secolo, riguardato come il più grand'uomo di que' tempi, insegnò a Parigi, secondo la testimonianza del Mabillon, la dialettica e la musica. Egli comentò il trattato di Marciano Capella, e trattò della musica conforme al sistema de' greci. Il manoscritto di quest'opera di Remigio, de musica, si trova nella imperial biblioteca di Parigi, d'onde l'aveva estratta l'ab. Gerbert e pubblicata nel 1º t. della sua collezione.

Requeno (Vincenzo), dotto exgesuita Spagnuolo, nato nel regno di Granata verso l'anno 1730, fece de' buoni studj ed unì alla cognizione delle scienze fisiche e matematiche uno squisito gusto nelle belle arti, alle quali egli si diè in Italia dopo l'espulsione del suo ordine. Nel 1766, egli erasi fatto conoscere in tutta l'Europa per una eccellente opera, pubblicata per le stampe in Siviglia col titolo di Ricerche su i monumenti romani nella Spagna, 2 vol. in 4º. Ma le opere dell'ab. Requeno, che suppongono più vaste cognizioni sono: 1. Saggi sul ristabilimento dell'antica arte de' Greci e de' Romani Pittori, Venezia 1784, in 4º, e 2. Saggi sul ristabilimento dell'Arte Armonica de' Greci e Romani Cantori, 2 vol. in 8vo, Parma 1798. Noi non parleremo che di quest'ultima, benchè se ne abbia alcuna cosa detto nel nostro Disc. preliminare p. XXXI. Egli stesso dice di avere impiegati sette anni nel leggere le opere armoniche greche, latine, italiane, spagnole e francesi, delle quali potè aver notizia (t. 2, p. 205), che ebbe la disgrazia di esserglisi bruciate le carte, ove più memorie intorno all'antica musica aveva raccolte, ne' suoi viaggi (ib. p. 386); che lo studio non interrotto per molti lustri de' greci armonici, e l'assidua meditazione su i medesimi gli rese facile la loro intelligenza e la loro spiegazione, ma che la vita d'un letterato spatriato, priva d'ogni agiatezza non essendo suscettibile delle spese necessarie a costruire molti strumenti antichi, e a stipendiare i maestri per provare, e combinare la greca con la recente armonia, sperava egli che conceduta agli exgesuiti spagnuoli la licenza di poter tornare in seno alle proprie famiglie, e perciò mosso egli pure dal desiderio di rivedere i patrii lari, ed obbligato a lasciare l'Italia, sperava di fare con tutto l'agio in Ispagna il rimanente delle prove di fatto, e degli esperimenti, e di aver cura di mandarne in Italia il risultato. “Felice me! (egli dice p. 246) se col tempo potessi, o in questo o in altro modo mostrare a questa gentile e colta nazione la dovuta gratitudine della cortese accoglienza fattami per trent'anni.” Ma per disavventura dell'Italia, e dell'arte, non ebbe egli il tempo di rivedere la sua patria e di adempire alle promesse, essendo morto in Venezia nel 1799. Per dare un'idea generale del merito di quest'opera basta indicarne il nome dell'Autore per tanti letterarj suoi meriti celebrato scrive l'editore al Mecenate dell'opera. Egli è uno di que' non pochi coltissimi ingegni, che le vicende fortunose d'un corpo notissimo per virtù e per isventure trapiantarono dalla Spagna in Italia; egli è l'ab. Requeno, che lascia, prima di abbandonarci e ritornare alla patria, questo laborioso ed utile lavoro, novello testimonio delle sue illustri fatiche, e del suo valore nell'antichità erudita. L'autore nel primo tomo premette un Saggio storico dell'antica musica: fa la Storia gran forza a tutti, egli dice, pel disinganno delle pregiate moderne usanze; dà in oltre gran lume a' dotti per continuare le loro ricerche, e per l'intelligenza de' greci canti. Oltrecchè nessuno finora si è preso il pensiero di ordinare in un corpo le memorie de' greci e de' romani cantori; niuno degli storici della musica ci ha interpretato a dovere le memorie di quest'arte non mai da essi cogli sperimenti provata. Nel secondo volume dà l'Aut. il Saggio Pratico sull'antica musica, in cui si protesta di nulla avanzare senza que' sperimenti, che sieno facili a ripetersi da' leggitori. Si tratta, egli dice, di ristabilire la più graziosa arte de' greci: si tratta di cercare qualche rimedio alla incoerente nostra scienza armonica: si tratta parimente di far vedere co' fatti l'inutilità di mille grossi autorizzati volumi, pieni di pregiudizj sopra la greca melodia, e tutto ciò co' fatti alla mano: non con lunghe dissertazioni piene di greco e di latino idioma, non con faticose serie di numeri e con astratti calcoli, ma con suoni sensibili all'orecchio, e da sottoporsi all'esame delle persone esercitate nell'armonia. “Italia! Italia! esclama l'illustre autore, madre e maestra de' cantanti e de' suonatori dell'universo! voi avete e dovete avere tutto il vanto d'aver resa con arte tollerabile una pratica stromentale mancante di principj, un'armonia priva di fondamento! Voi, a cui pur si deve la gloria di aver col vostro ingegno raddrizzata la musica, lasciatavi da' barbari nelle irruzioni: voi, nelle cui mani c'incantano i piani-forti, ci riempiono di stupore i violini ed i flauti, ci struggono i cuori i cantanti! Voi che con le vostre arie e co' vostri rondò vi conciliate il silenzio, fate ammutolire la romorosa moltitudine delle platee de' vostri grandiosi teatri! quai più mirabili effetti non cagionereste voi coll'armonia, se fosse questa a dovere da voi sistemata e resa perfetta? La vostra serie armonica, di cui al presente vi prevalete pel canto rimescolata di diatonico e di cromatico, è senza dubbio difettosissima. Se non credete ad uno straniero qual io mi sono, date fede a un Bottrigari, a un Zarlino, ad un Vincenzo Galilei, ad un Martini, i quali a bella posta raccolsero e notarono i vizj della presente vostra musicale costituzione, per incoraggirvi a ricercarne una nuova, o ad istudiare i Greci per emendarla. Commosso io da' loro clamori, e convinto dalle loro ragioni, nell'ameno soggiorno destinatomi dagli dei della terra fra le vostre mura, non contento di avervi messo in mano i greci pennelli, ed i telegrafi de' vostri maggiori obbliati, ho procurato eziandio di fare quanto le mie circostanze mi hanno permesso per raccogliere le memorie de' greci musici, e per ordinare le loro serie armoniche, affine di contribuire alla riforma desiderata da' vostri accreditati maestri. Io le assoggetto al vostro criterio e al vostro fino orecchio: provatele senza pregiudizj, e giudicate con imparzialità. Non dovrei meritarmi il disprezzo de' colti, parlando sempre co' testimonj de' greci armonici; nè dovrei essere creduto uno spagnuolo millantatore, presentandovi io sperimenti e fatti.” (t. 2, p. 70). Ed in altro luogo: “Il tempo, dice egli, e gli ulteriori sperimenti scuopriranno molte più cose, e l'Europa rimarrà stupita degl'infiniti pregiudizj finora avuti, e autorizzati da' maggiori nostri letterati sulla musica de' greci. Io non dispero, che ciò accada a' miei giorni, se lo spirito marziale, da cui osservo come invasata questa bella parte dell'orbe, darà luogo al tranquillo studio de' coltivatori delle arti amene e piacevoli.” (ib. p. 309). Abbiamo a bello studio riferiti cotesti passi dell'A. perchè i lettori vieppiù s'invoglino a ricorrere all'opera medesima, e perchè diano essi una riprova dell'ingegno, del cuore, della scienza armonica, della vasta erudizione, e della coraggiosa critica, che risplendono in tutta l'opera e fanno onore insieme con essa al dotto Spagnuolo, che ne ha arricchita l'Italia.

Resinone, autore del IX secolo, che tratta di musica alla maniera di que' tempi: fu ricercata dal P. Martini la sua opera, per compire la collezione da lui intrapresa di tutti gli scrittori di musica, e come non ve n'era, che un manoscritto nell'imperiale biblioteca di Vienna, egli l'ottenne per un espresso ordine dell'imperatrice M. Teresa (V. la Valle Mem. ec., p. 118).

Reveroni (Giac. Ant.), nato in Lione nel 1769, d'una famiglia italiana stabilita in Francia sino da' tempi di Caterina de' Medici, che seco la portò da Firenze, in mezzo alle numerose funzioni militari, di cui è stato incaricato come colonello del genio, ha coltivate con successo le muse, e le scienze. Oltre a più drammi per musica da lui composti pel teatro comico francese, egli è autore d'una dotta opera col titolo di Essai sur le perfectionnement des beaux arts par les sciences exactes, 2 vol. in 8vo, 1810, dove tratta ancora a lungo della musica.

Reuter (Giorgio), maestro di cappella dell'imperatrice M. Teresa, e dell'imperial cappella di S. Stefano in Vienna sua patria, fu, secondo il Carpani, inventore di quegli ostinati andamenti di violini, co' quali copriva la meschinità de' cantanti, che morto Carlo VI gran conoscitore ed amatore della musica, s'erano introdotti in quella cappella (Lett. 4). Burney scrive di aver sentito nel 1772, un Te Deum composto da Reuter, la di cui musica parve essere a suo giudizio secca, confusa, e sprovveduta di gusto. Come in Germania non fu mai praticata quella detestabile operazione, che perpetuando nell'uomo la voce della donna, lo rende un ente neutro, che per lo più non ha nè le grazie dell'una, nè la forza fisica dell'altro, e facevansi perciò venir quivi dall'Italia tali soggetti, divennero col tempo gli eunuchi più difficili a trovarsi e troppo cari ad aversi. Suggerì allora il Reuter di stabilire nella cattedrale di S. Stefano una scuola di sei fanciulli stipendiati, i quali supplissero ai soprani artefatti: tutto ciò si è detto a provar falso l'aneddoto riferito da Mr. Breton nella sua Notice historique sur Joseph Haydn, che il Reuter concepì il barbaro pensiero di far divenire soprano il giovinetto Haydn cantante in Santo Stefano, col metodo italiano. Alle altre ragioni, che adduce il Carpani confutando una tal novelletta, aggiunge egli la riputazione e la fama di Reuter, che tuttora lo predica per uomo probo, religioso, costumato, quanto umano e prudente, onde incapace di un misfatto sì grave. “Una sì atroce calunnia, egli dice, con cui s'intacca l'onore di un uomo savio, dabbene, d'un artista riputato, deve essere combattuta senza riguardi e misura” (Lett. 16). Reuter morì in Vienna nel 1770.

Rey (Giov. Batt.), l'intimo amico del cel. Sacchini, e maestro di musica al servigio di Luigi XVI dal 1779 sino alla fatale rivoluzione, che gli fè perdere la pensione di due mila franchi assegnatigli dalla corte, fu per trentacinque anni il direttore dell'opera comica a Parigi, e contribuì molto a sostenerne l'onore e la gloria. Egli compose la musica di moltissimi drammi, e compì l'opera d'Arvire et Eveline di Sacchini, che gliene aveva affidata morendo la cura. I suoi talenti gli meritaron sempre la stima e l'affezione de' più rinomati compositori. Gluck, Sacchini, Salieri, Piccini, Gretry, Paisiello, Cherubini, Winter, Lesueur e più altri hanno assai volte contribuito alla di lui gloria, onorando della loro confidenza i suoi talenti, e manifestando questo sentimento di viva voce e per iscritto. Il suo merito fecelo onorare del titolo di capo dell'orchestra della cappella imperiale. Padre sensibile non potè giungere a calmare il dolore cagionatogli dalla perdita di una sua figlia, assai virtuosa sul piano-forte e nella composizione, morta nell'està del 1809; una lunga malattia il fè soccombere nel 1810. Egli è autore di un'opera, che ha per titolo: Système harmonique développé et traité d'après les principes du cél. Rameau, ou Grammaire de musique, sous le titre de Tablature se rapportant au dictionnaire de J. J. Rousseau, avec théorie pour trouver et exercer commodément toutes les harmonies et mélodies, Paris in fol. 1801. L'autore così spiega le sue intenzioni in un'epistola dedicatoria a' suoi amici Sonnerat e Bradi. “Cittadini amici: le lingue, per quanto puossi agevolmente osservare, hanno tutte la loro grammatica, od almeno sono generalmente capaci di averne una. La musica, cui gli antichi hanno detta la lingua degli dei, è ancora tuttavolta senza possederne una propria, comecchè la meriti benissimo: quindi la penosa difficoltà di studiarla. Moltissimi artisti presupposto avendo che questa intavolatura esser potrebbe effettivamente la grammatica necessaria, e che dessa manca alla continuazione del dizionario del sensibilissimo Giangiacomo Rousseau, io ho avventurata l'edizione della mia opera, ec.”.

Rey (J. B.), nato a Tarascona circa 1760, è stato maestro di musica delle cattedrali di Viviers e di Usez, e attualmente uno de' musici dell'imperiale accademia a Parigi. Apprese da se solo a sonare il forte-piano, il violino e il violoncello: oltre a più composizioni di musica, egli pubblicò altresì nel 1810 un Traité d'harmonie, in 8º, nel quale ha per iscopo “dietro il principio generalmente ricevuto, di far cessare le contradizioni, che inviluppano le regole dell'armonia, separando del tutto il genere cromatico dal diatonico. Per siffatta operazione, egli non riconosce che un basso fondamentale reale applicato al genere cromatico su i tre gradi fondamentali, senz'altro con quinta giusta. In quanto a quello che si è fatto derivare sino al presente dal genere diatonico, s'egli poteva esistere, nol può più adesso, secondo il suo sistema, o al più come basso-fondamentale numerico o aritmetico in ragione delle differenti progressioni, che stabilir si possono su gl'intervalli naturali della scala. L'autore ha trattato a fondo, ed in una nuova maniera tutto ciò che può comprendere il genere diatonico, e la parte delle cadenze, sulla quale essenzialmente si appoggia il genere cromatico, e l'arte della modulazione.” L'estratto di quest'opera è interamente di M. Fayolle, non essendo ella giunta ancora sino a noi.

Reyon de Silva (don Diego Ant.), secretario di stato di S. M. cattolica Carlo III, e membro dell'Accademia delle belle arti di Madrid, nato nel regno di Mursia, e morto in età di 48 anni nel 1798 a Madrid, pubblicò in sua lingua Dizionario delle belle arti, Segovia 1788 in 4.º, nel quale trovansi degli articoli sulla musica.

Rhode (J. G.) è autore di un dotto opuscolo in lingua tedesca, che ha per titolo: Teoria della propagazione del suono per gli Architetti, Berlino 1800. Mr. Chladni dice ch'egli lo preferisce a molti altri (Acoust. p. 302). Quest'autore osserva che la più parte de' teatri sono assai poco favorevoli al suono, perchè troppo si sono negligentate le leggi della propagazione del suono per mezzo di tubi, le di cui pareti sien parallele, e di trombe parlanti: osserva inoltre che l'ordinaria disposizione de' scenarj è contraria alla propagazione del suono, imperocchè assorbiscono tutto il suono, che si spande verso i lati.

Riccati (conte Giordano), nato in Treviso capitale della Marca Trivigiana, coltivò con successo le matematiche, e volle applicarle alla musica. “È pur lode grande del conte Giordano Riccati, dice l'ab. Andres, il meritare di essere nominato anche dopo il la Grange, ed altri celebrati geometri: il terzo suono osservato dal Tartini, il suono falso, ed alcuni altri nuovi punti sono stati da lui solo geometricamente trattati; e se egli non ha uguagliati gli illustri suoi antecessori nella finezza dell'analisi, e nella profondità de' calcoli, gli ha forse superati nelle novità d'alcune materie, nell'estensione delle ricerche, e nello studio di conformare alla pratica le sue teorie, ciò ch'è un pregio non molto comune in tali speculazioni.” (Origine ec. t. 4, acustica). Sono le sue opere riguardanti la musica: 1. Delle corde ovvero fibre elastiche, Bologna 1767. 2. Delle vibrazioni sonore dei cilindri, quest'opuscolo si trova nel t. 1 delle Memorie di matematica e fisica della Società italiana Verona 1781. Mr. Chladni dice che le sue ricerche sono molto esatte (p. 101), tuttavia confuta egli una sua supposizione alla p. 63. 3. Suono falso articolo del Prodromo della nuova Enciclopedia italiana. 4. Esame del sistema musico di M. Rameau: Dissertazione Acustico-matematica, 1779. Egli vi prova contro il Rameau che la risonanza dei corpi sonori non è il principio dell'armonia. 5. Saggio sopra le leggi del contrappunto, Castelfranco 1762; in quest'opera tratta a lungo del temperamento con un metodo, che a suo parere, tende immediatamente al fine, ed è dimostrativo: egli attacca altresì quello del Rameau. 6. Esame del sistema musico del Sig. Tartini: Dissertaz. Acustico-matematica, 1789. 7. Riflessioni sopra il primo libro della Scienza teorica e pratica della moderna musica del P. Vallotti, 1780. 8. Due lettere al P. Sacchi intorno al grado di eccellenza, al quale è giunta la musica sì nella teoria che nella pratica, nel t. 41 del Giornale letterario di Modena, 1789. In esse il Riccati attacca con pulitezza l'ab. Bettinelli per avere sostenuto, che sinora la musica non ha trovato il suo risorgimento per niun modo ed età nell'Italia; il che si oppone a quanto crede aver egli dimostrato nelle sullodate opere: pretende ancora di confutar il sentimento dell'ab. Eximeno nel voler escludere le proporzioni della musica: ma prescindendo di queste particolari opinioni del Riccati, si trova molto da apprendere in ambe le sue lettere, che il P. Sacchi a ragione chiama bellissime. 9. Saggio della facoltà, che ha la Musica d'imitare il senso delle parole e di risvegliare nell'animo i varj affetti, 1787. 10. Lettera al P. Sacchi, dove si dà giudizio sopra i duetti del Bononcini ed HendelSeconda lettera al medesimo, dove si paragona l'antica alla moderna musica nel t. 36 del Giornale di Modena 1787. “La posatezza, egli dice, è una delle differenze notabili, e forse anche la più generale tra le antiche e moderne cantilene. Confrontando le buone con le buone, a me sembra di vedere nelle cantilene moderne maggiore varietà ed ornamento; nelle antiche maggiore verità e schiettezza; nelle moderne un moto più celere, e più concitato, e nelle antiche un moto più tardo e comodo, e per conseguenza una certa idea di tranquillità, di compostezza e di riposo. Così le composizioni sacre di quasi tutti i migliori tra i moderni sentono il teatro, e le profane degli antichi in certo modo sentono la chiesa. La moderna musica pecca nell'essere soverchiamente sminuzzata; e nulladimeno ai valenti professori non può negarsi la lode di eseguire il difficile facilmente, e con somma puntualità, il che dà campo ai maestri di sfogare la loro fertile fantasia.” Il conte Riccati morì assai vecchio verso l'anno 1792.

Ricci (Pasquale), nato a Como nel 1733, studiò la musica sotto Vignati maestro di cappella in Milano. La natura fornito aveva il discepolo di gusto e di grazia, mentrechè altro non conosceva il maestro che la profondità e i secreti dell'arte. L'ab. Ricci viaggiò per la Germania, la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda. Sino a' primi anni di questo secolo viveva ed occupava ancora il posto di maestro di cappella della cattedrale di Como. Vi sono di lui alcuni trio e quartetti, che hanno del merito. Un suo Dies Iræ vien riguardato come un capo d'opera: la prima volta ch'egli lo fece eseguire, ispirò un santo orrore agli ascoltanti. Al versetto Tuba mirum tutta l'orchestra restò in silenzio, e dall'alto della cupola si udì il suono di una tromba, che parve annunziare l'estremo giudizio. Un tal ritrovato però non ha, a mio avviso, altro pregio che la novità e la sorpresa: ella produce l'illusione del momento. La ripetizione e l'uso frequente di questi colpi, per così dire, di scena, fa svanire l'effetto, e nulla più produce sull'immaginazione degli astanti. Non so per conseguenza approvare quanto vien detto a questo proposito da Mr. Fayolle: per rendere immortale un compositore, egli dice, non vi vuole che un'idea simile a questa del Ricci; e solo niega egli a costui il merito dell'invenzione, perchè Calviere cel. organista avevala trovata prima di lui. Ecco una via molto facile ai compositori per giugnere all'immortalità.

Riccio (Angelo M.), dottore in teologia e professore di lingua greca in Firenze, ove nel 1747 diè al pubblico Dissertationes Homericæ in 4º. Trovansi in quest'opera le tre seguenti dissertazioni, che hanno per oggetto la musica: 1. Diss. de Achille citharâ canente, veterique græcorum musicâ, tom. 2, p. 31. 2. An musicâ curentur morbi, p. 51. 3. De musicâ virili et effeminatâ grecorum, nonnullisque aliis ad cognitionem musicæ pertinentibus, t. 3, p. 41.

Riccoboni (Franc.) nacque in Mantova su i principj dello scorso secolo, venne a stabilirsi in Francia come uno de' principali attori nel teatro italiano di Parigi, e compose molti drammi comici per musica in lingua francese, che ebbero del successo. Scrisse inoltre nella medesima lingua Histoire du Théâtre Italien, Paris 1738, con bellissimi rami, 2. vol. in 8º, e Réflexions historiques et critiques, Amsterdam 1740, in più luoghi di quest'opera egli parla del teatro italiano, della musica, e della poesia drammatica. Il cav. Planelli loda altresì un altro picciol libro del Riccoboni intitolato: Pensées sur la déclamation, 8º, Paris 1738. (Dell'opera ec. p. 172). Riccoboni morì in Parigi nel 1772.

Ridieri (Giov. Antonio) da Vicenza, dove apprese da Freschi i primi elementi della musica, e quindi continuò a Ferrara sotto la direzione di Giov. Batt. Bassani i suoi studj di musica vocale. Sul timore ch'ei non farebbe gran fortuna come professore di canto, applicossi alla composizione. La sensibilità, il fuoco e la grazia, che caratterizzano le sue opere, gli conciliarono tutti i suffragj. Fu per sei anni al servigio del principe Stanislao Rzeuscky in Polonia, dove molto scrisse per teatro, per camera e per chiesa. Tornato in Italia, stabilì in Bologna una scuola di musica in cui formaronsi più virtuosi distinti, tra' quali l'illustre P. Martini: egli fu ricevuto con voti unanimi in quella cel. Accademia. Poco tempo dopo ebbe ordine dal papa di comporre la musica de' Salmi per la cappella di S. Pietro in Roma. Egli finì in Bologna i suoi giorni nel 1746.