Legami Di Sangue

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Z serii: Legami Di Sangue #5
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Legami Di Sangue
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“Legami di Sangue”

Serie “Legami di Sangue” - Volume 5

Author: Amy Blankenship & RK Melton

Translated by Ilaria Fortuna

Copyright © 2012 Amy Blankenship

English Edition Published by Amy Blankenship

Italian Edition Published by TEKTIME

All rights reserved.

Capitolo 1

La città di Los Angeles si estendeva intorno a lui in un caleidoscopio di luci e colori. I rumori distanti della vita urbana risuonavano nelle sue orecchie ma Syn non gli prestava attenzione, ascoltando invece il sussurro della brezza che lo circondava. Se ne stava lì in piedi, sul tetto di uno degli edifici più alti della città, il pinnacolo era l’unica cosa che i suoi piedi toccavano.

Syn teneva le mani nelle tasche dei pantaloni, mentre il suo soprabito svolazzava come un lungo mantello che sembrava scomparire e riapparire a caso, come se fosse una cosa animata. I suoi lunghi capelli scuri soffiavano lontano dal suo viso, rivelando una bellezza senza tempo che raramente si vedeva in questo mondo.

Aveva preso la precauzione di proteggere la propria aura da tutte le creature che avrebbero potuto sentirlo, ma lui poteva sentire quelle aure sotto di sé...che vivevano tra gli esseri umani quasi senza alcuna preoccupazione.

Guardando giù verso il balcone dell’attico proprio sotto di lui, sorrise quando sentì Damon dare ad Alicia l’eliotropio...nascondendolo poi dentro di lei in modo che fosse sempre protetta dalla pericolosa luce del sole che minacciava la sua nuova esistenza. Syn era orgoglioso di avere una tale nuora, qualcuno che avrebbe tenuto Damon al suo posto e lo avrebbe stimolato nei modi giusti.

Il suo sorriso si allargò quando le grida di dolore di lei furono presto seguite da urla di piacere, e lui annuì in segno di approvazione. Non poteva aspettare di incontrarla.

Syn concentrò ancora una volta il proprio sguardo ametista sulla città e vide le malvagie sfumature dell’oscurità anche nelle zone illuminate...cosa che gli altri non potevano vedere. Non capiva perché i suoi figli avessero deciso di combattere questa guerra contro i demoni. Nella sua mente, vedeva i demoni nello stesso modo in cui vedeva gli esseri umani...non gliene importava nulla né degli uni né degli altri. Eppure i suoi figli e la sua ribelle compagna avevano deciso di prendere una posizione...scegliendo di proteggere coloro che non potevano difendersi da una tale guerra.

Un lieve sorriso apparve sul suo volto mentre ricordava sua moglie...la sua anima gemella. Lei aveva sempre tifato per i perdenti, occupandosi di coloro che erano considerati deboli. Lui immaginò che lei non fosse cambiata molto rispetto alle sue vite precedenti... l’anima era la stessa, non importava quante volte sarebbe rinata. Un tempo lei lo vedeva come un nemico semplicemente perché il suo potere era di gran lunga superiore rispetto agli altri del loro mondo...ci erano voluti anni per farle cambiare idea.

Il sole faceva capolino all’orizzonte e Syn alzò il viso per accoglierlo, lasciando che i raggi di luce lo investissero...sentendo il grande flusso di energia riempire il suo corpo. Syn sapeva che i suoi figli avevano scelto di vivere una vita umana...una cosa che lui non aveva mai tentato prima d’ora. Un altro accenno di sorriso apparve sulle sue labbra perfette quando ebbe un’idea allettante.

Sì, potrebbe essere molto divertente unirsi a loro, visto che anche la sua anima gemella pensava di essere un semplice essere umano e viveva secondo le loro leggi. Si sarebbe unito a loro...le si sarebbe avvicinato e l’avrebbe convinta che non era nemico suo né di chiunque altro. Questa volta le avrebbe tenuto nascosto la maggior parte del suo potere cosicché non si sentisse minacciata da lui. Sarebbe diventato il suo alleato, il suo amico, e poi ancora una volta...il suo compagno.

*****

Misery era seduta su una roccia, dondolando le gambe avanti e indietro e facendo ondeggiare i suoi capelli biondi ad ogni movimento. Durante la settimana era stata molto impegnata a radunare demoni per il suo esercito in crescita. Anche ora, alcuni di essi erano nascosti nell’oscurità attorno a lei...e la fissavano curiosi.

La maggior parte dei demoni da lei radunati era debole e senza particolari poteri, ma è così che sono i soldati. Da solo, un soldato è debole. Ma se riuniti in un esercito, essi sono in grado di asfaltare il più potente dei nemici senza preoccuparsi delle proprie perdite.

Quella notte, Misery aveva percepito un’antica aura nella foresta che circondava un versante della città e l’aveva seguita fino ad una grotta profonda. L’energia maligna si era innalzata davanti a lei desiderando cacciarla via dalla propria tana, ma Misery fu divertita da quel tentativo...finché la forza non la spinse via fisicamente.

Quando si alzò per guardare il demone in faccia, vide soltanto un corvo su una roccia, con le ali increspate. Scrutando la sua anima nera, Misery si calmò quando capì che l’uccello era uno degli antichi maestri lasciati indietro quando i caduti avevano mandato gli altri nell’oltretomba.

Questo demone si era fuso con l’ambiente circostante e ne aveva fatto la sua dimora. I Nativi Americani di questa terra avevano visto il demone come un grande spirito da adorare e venerare e, da quella adorazione, il grande demone ne era uscito più forte.

Misery poteva sentire la rabbia che questo demone provava verso i pallidi esseri umani che si avventuravano liberamente nelle sue terre e cercavano di approfittarne. Lei aveva fatto un accordo con il demone, invece di combatterlo...una battaglia che ora sapeva che avrebbe perso. L’antico demone sembrava d’accordo con la sua idea di liberare la loro specie dalla prigione dimensionale e l’aveva istruita su come raccogliere sangue in sacrifico...uno degli strumenti di cui avrebbe avuto bisogno per aiutarla, prima di volare via nella foresta.

Quando Misery tornò alla grotta con due vampiri e un affascinante maschio semicosciente, lo spirito malvagio era in attesa. Gli acuti occhi rossi del corvo la fissarono prima che l’uccello prendesse il volo. Misery lo seguì nel cuore della foresta fino ai margini della riserva di caccia. Era entrata in una piccola radura e fu sorpresa di vedere un vecchio seduto accanto ad un grande falò.

“Mi chiamano Corvo Nero.” dichiarò il vecchio.

Misery annuì in segno di rispetto. Ricordava la sacre maniere con cui affrontare il potere di un demone superiore. “Io sono Misery.”

Corvo Nero sorrise “Cosa ne sai tu della vera miseria?”

Misery rimase in silenzio, mordendosi la lingua per evitare di essere fatta a pezzi. Lei aveva dei poteri e lui lo sapeva...era certa che potesse sentirla nello stesso modo in cui lei sentiva lui.

Corvo Nero si alzò e si avvicinò. Lei osservava il suo aspetto umano e non riusciva a capire perché uno così potente scegliesse un corpo così fragile. Appariva anziano, molto vecchio e rugoso, con lunghi capelli bianchi e con pantaloni di pelle di cervo conciata. La giacca era fatta della stessa pelle di cervo, ornata di perline e piume. Un piccolo sacchetto era appeso ad un fianco e altre piume erano intrecciate nei capelli dietro un orecchio.

Corvo Nero improvvisamente si alzò e sollevò la testa dell’uomo per i capelli, per guardarlo in faccia. “Questo andrà bene.” dichiarò, e tornò al falò.

“Cosa vuoi che faccia?” gli chiese Misery.

“Dobbiamo aspettare.” dichiarò Corvo Nero e aggiunse altra legna al falò.

Misery esternò la propria irritazione. “Aspettare cosa, vecchio? Io non ho un’eternità...la mia guerra avrà luogo con o senza di te.”

Ignorandola, Corvo Nero aggiunse altra legna al falò e iniziò a cantare. Misery stava per andarsene quando si bloccò. Sentì il proprio potere venire risucchiato e la sua forma di bambina iniziò ad imputridirsi. Non erano gli effetti della trasformazione in cadavere...tutta la sua essenza stava venendo lentamente prosciugata dell’energia che lei aveva rubato agli esseri umani.

“Il tuo piano fallirà senza di me.” disse Corvo Nero con sdegno. “La tua esistenza è diventata mia quando hai stretto il tuo accordo. Tu sei debole e non hai alcun potere su di me perché non hai niente che io desideri.”

Misery fu rilasciata all’improvviso, ma lo guardò restando seduta sull’enorme roccia in attesa di chissà chi. Corvo Nero alimentava costantemente il fuoco e le fiamme erano salite ad un’altezza incredibile. Il vecchio si alzò e si diresse verso un’estremità della radura e verso una vecchia sequoia che Misery non aveva notato prima.

Corvo Nero si inginocchiò accanto alle radici massicce e prese un pugno di terra. Tornando al falò, il suo canto divenne molto forte e ritmico prima di gettare la terra nel fuoco. Il fuoco brillò e avvampò ancora di più quando la terra incontrò le ardenti fiamme. Il suo corpo iniziò a muoversi in una danza tribale mentre i suoi canti erano sempre più forti.

Le ombre che li circondavano si allungarono finché Corvo Nero non rimase in contatto con loro, danzando in un cerchio perfetto. Improvvisamente si fermò e si allungò verso le ombre ai propri piedi. La nera oscurità tirò la sua mano, cercando il tocco di calore che Corvo Nero aveva esumato prima di raccoglierla da terra. Anch’essa incontrò le fiamme con una scintilla che si trasformò rapidamente in un’esplosione, portando Misery a coprirsi gli occhi.

Un lamento disumano riempì la radura e Misery guardò mentre l’ombra sorgeva dalle fiamme, illuminata di rosso per il calore. Essa volò attraverso la radura fin dove Corvo Nero aveva preso la terra e svanì nel terreno. Pochi attimi dopo, la terra iniziò ad alzarsi come se respirasse e due magre braccia ossute spuntarono fuori.

 

Corvo Nero si diresse subito verso il sacrificio di sangue che i vampiri di Misery avevano catturato e lo sottrasse alla loro presa.

Il giovane uomo, uno studente presso l’università locale, si risvegliò dall’incantesimo del vampiro quando Corvo Nero lo afferrò. Ancora disorientato, non capiva cosa stesse succedendo finché non vide la lunga lama avvicinarsi alla propria gola. Da quel momento non poté fare niente, la lama lacerò la sua carne e il suo urlo rimase silenzioso.

Il sangue schizzò sulle fiamme libere, alimentando il falò con sibili e scintille. Le braccia che erano spuntate dal suolo ora spingevano fuori il resto del corpo nella notte oscura. Versi profondi e prolungati gli uscirono dalla gola, accompagnati da grugniti famelici mentre si trascinava verso l’uomo agonizzante.

Dita scheletriche si aggrapparono alla maglietta dell’uomo e la creatura abbassò la testa sulla ferita aperta, gustando il sangue e la carne. Mentre mangiava, muscoli e carne iniziarono a comparire sulle ossa sporgenti e Misery si sentiva eccitata dalla scena. Non riusciva a distogliere lo sguardo dall’opera d’arte che Corvo Nero aveva creato e applaudì con soddisfazione.

“Avrà bisogno di più per nutrirsi, prima di resuscitare completamente...ma questo basterà per ora.” disse Corvo Nero con un tocco di noia che accarezzava la sua voce grave.

“Possiamo crearne altri?” chiese Misery mentre osservava il sangue brillare nel fuoco.

“Io posso.” disse semplicemente Corvo Nero e a Misery non sfuggì la sua implicazione...lui poteva farlo e lei no.

“Adesso, giovane demone...mostrami il tuo potere.” le ordinò Corvo Nero.

Misery sorrise e toccò il proprio ciondolo a forma di ragno appeso al collo. Il ragno si divise immediatamente in migliaia di piccoli ragni prima di ricomporsi. Corvo Nero vide due aracnidi scivolare lungo le gambe di lei e sul terreno dissestato. Le creature si fermarono a metà strada tra lui e Misery prima di scavare nella terra.

Corvo Nero rimase in silenzio mentre il terreno iniziava a muoversi e una sottile crepa color sangue squarciò la superficie, accompagnata da un lieve terremoto. Gli alberi frusciarono e si levarono le grida degli animali della foresta mentre il terreno brontolava infastidito. Cinque demoni ombra volarono fuori dalla crepa e nella radura. I loro lamenti, che risuonavano più come urla, riempirono la notte con il loro canto. Si diressero al falò e aleggiavano in cerchio attorno ad esso, avvicinandosi prima di allontanarsi all’ultimo secondo.

La cosa continuò finché i demoni non si stancarono del gioco e svanirono nell’oscurità della foresta...verso la città in cui percepivano la loro preda. Corvo Nero fissò la crepa nel terreno con un’espressione indecifrabile. Tuttavia, quando si avvicinò alla crepa la calpestò, chiudendola ed impedendo agli altri demoni di uscire.

“Un discreto tentativo.” dichiarò Corvo Nero. “Ma tu sei giovane e sciocca. Una crepa così sottile tra i mondi permetterà solo ai demoni ombra di tornare in questo regno...lasciando i nostri veri alleati ancora intrappolati dall’altra parte. Ti servirà molto più potere!” La sua voce si alzò, poi si calmò. “Mentre tu ottieni quel potere, io creerò il tuo esercito...ma in sostanza è a me che risponderanno.”

Misery non aveva altra scelta se non annuire con remissività e umiltà. Quando si girò, le sue labbra infantili si mossero in un sorriso malvagio. L’antico demone aveva ragione su una cosa, lei aveva bisogno di più potere...e sapeva esattamente come ottenerlo.

Lasciando espandere l’oscurità dentro di sé, lei tornò verso la città seguita dai suoi servitori. Un piano aveva iniziato a prendere forma e lei doveva individuare il demone bambino che poteva aiutarla. Avrebbe dovuto rinunciare a ciò che rimaneva della scorta di sangue di Kane, ma il fine giustificava i mezzi...il sacrificio ne sarebbe valsa la pena.

Volò sulla città verso la zona malfamata, dove aveva trovato una dimora temporanea. Andando di strada in strada alla ricerca dell’oscurità, cercò di cogliere l’odore del suo bersaglio. Il problema era che questo demone aveva la capacità di nascondere la propria aura demoniaca. Per qualsiasi essere che gli desse la caccia, lui sarebbe sembrato un essere umano e questa era la bugia più grande di tutte.

Non molto tempo dopo aver iniziato la sua ricerca, Misery sentì l’ibrido Skye seguirla. Lui non interveniva né si avvicinava, ma lei lo sentiva seguirla ad ogni sua mossa. Aveva nostalgia di quando era intrappolato nella grotta con lei? Gli avrebbe rinfrescato la memoria se avesse cercato di interferire con i suoi piani. Era abbastanza fastidioso che i due caduti seguissero ogni mossa dell’ibrido...sarebbero arrivati a lei se lui avesse continuato.

Era quasi l’alba quando finalmente trovò il piccolo demone che stava cercando. Lui uscì dalle ombre e corse in strada e poi in un altro vicolo. Pochi giorni prima Misery si era imbattuta in lui per puro caso e lo aveva scambiato per un umano...finché lui non decimò i vampiri che l’avevano attaccato.

All’apparenza il demone non sembrava altro che un bambino di otto anni che viveva come un topo di fogna. I suoi lunghi capelli neri erano spettinati, con ciocche unte attorno al volto, che era pallido ma dolcemente angelico. Ciò permetteva al suo travestimento umano di colpire i cuori e le menti delle sue vittime quando voleva. I suoi vestiti erano rovinati ed era scalzo. Quando lui alzò la testa per guardare dietro di sé, i suoi occhi brillarono come diamanti neri.

Misery si mosse nel vicolo sopra di lui prima di comparire proprio davanti a lui, assumendo la forma della bambina bionda nel mentre. Atterrò accovacciata davanti a lui prima di mettersi in piedi e spolverare il suo frivolo vestitino.

“Ciao, Misery.” disse il ragazzino, facendo sorridere Misery per la sua vocina.

“Ciao, Cyrus.” rispose Misery.

“Sei stata tu a far uccidere tra loro tutte quelle persone sull’autobus, l’altra sera.” sussurrò il ragazzino.

Misery sorrise orgogliosa “Sì, sono stata io e ho bisogno di quello che fai tu.”

Cyrus inclinò la testa. “Cosa posso fare io che tu non sai già fare?”

Misery ridacchiò, si tolse la collana di ragni che conteneva i residui del sangue di Kane e la infilò sulla testa di lui.

“Sarai sorpreso, piccolo.” sussurrò lei.

“Potrò giocare?” chiese il ragazzino, facendo capire a Misery quanto fosse giovane il demone.

“Oh sì, sarai in grado di giocare con tutto quello che vuoi.” rispose Misery.

L’oscurità negli occhi del ragazzino dilagò, eliminando tutti i colori finché non sembrarono due profonde pozze vuote.

“A me piace giocare.” disse il ragazzino e fece un sorriso malizioso mentre le sue dita giocavano con il ragno appeso alla collana.

*****

Kriss era a letto, nell’attico di uno degli edifici più prestigiosi del centro di Los Angeles. Si era rifugiato lì per evitare Tabatha e i propri sentimenti sempre più forti per lei.

La sua mente tornò all’ultima volta che l’aveva vista. Aveva mantenuto la distanza da lei con fermezza per un paio di giorni, prima che la lontananza diventasse troppo dolorosa per lui. Il petto iniziava a dolergli perché non era vicino a lei e quando entrò nel loro appartamento, trovandola addormentata con le lacrime asciutte sulle guance...il suo unico pensiero era stato quello di abbracciarla e farla sentire meglio.

Era scivolato sotto le coperte con lei, senza accorgersi che fosse nuda finché non si strinse attorno a lei in un abbraccio protettivo. Fu allora che si bloccò, avvicinandosi e allontanandosi contemporaneamente. Lei si era girata verso di lui nel sonno, avvolgendo un braccio attorno a lui per abbracciarlo come faceva spesso con i cuscini. Quando i suoi seni gli premettero contro il petto, l’autocontrollo di cui era sempre stato orgoglioso cedette.

Per mesi aveva fantasticato sul fare delle cose con lei...cose che non potevano essere fatte, a prescindere da quanto la amasse e la desiderasse. Ma in quell’istante avrebbe voluto essere dentro di lei, abbastanza da rischiare di uccidere la donna che amava. Sentì la propria erezione gonfiarsi e strofinare contro la sua carne morbida.

Quando un’ombra furiosa si proiettò sul letto Kriss si bloccò, poi girò la testa lentamente e vide lo sguardo accusatorio di Dean. Capì di aver superato il confine tra amicizia e pericolo vedendo quell’espressione sul volto del suo amante.

Era andato via con Dean quella notte, determinato a non commettere gli stessi peccati di suo padre. Si sentì di nuovo eccitato al ricordo. Fino a che non avesse tenuto i sentimenti sotto controllo, si rese conto che Dean aveva ragione...doveva stare lontano da Tabatha.

Come ulteriore precauzione, aveva lasciato il suo lavoro al Silk Stalkings nel caso in cui lei andasse lì a cercarlo. Aveva fatto tutto quello che poteva per assicurarsi che Tabatha restasse il più lontano possibile da lui, ma la separazione lo feriva come non mai. Quando un caduto amava qualcuno...era ad un livello superiore a quello che un umano chiama ‘amore’, e la frequente follia degli umani quando non potevano avere la persona amata era dieci volte inferiore rispetto alla reazione di un caduto.

Kriss si dimenò di nuovo contro i legacci che gli bloccavano un polso...odiava Dean perché lo teneva bloccato. Tuttavia, Kriss comprendeva ciò che era quasi successo. Se avesse ceduto alla lussuria...il dolore di perdere Dean e uccidere Tabatha allo stesso tempo lo avrebbe distrutto.

Chiuse gli occhi quando una brezza fredda soffiò attraverso il balcone sul suo corpo nudo. Anche se i legacci gli permettevano di muoversi in tutto l’enorme appartamento, si era messo a letto ore prima senza riuscire a dormire, e il caotico ammasso di coperte sul pavimento ne era una testimonianza. Ora Kriss era disteso a pancia in giù con un ginocchio piegato sul materasso e l’altra gamba coperta con un lembo del lenzuolo.

Un altro alito di brezza soffiò nella stanza, portando con sé un odore familiare. Kriss aprì gli occhi, guardando le ombre delle tende trasparenti sulla parete di fronte a lui. Quando un’ombra alata si unì a loro, Kriss rimase in silenzio e in attesa.

Dean era stato sul tetto, dando la caccia ai suoi demoni e dando tregua per quella notte ad uno sfuggente caduto ibrido. Saltando dal tetto dell’edificio sulla terrazza sottostante, si fermò davanti al balcone aperto per guardare Kriss. Il lenzuolo bianco era scostato, esponendo il suo corpo nudo al chiarore della luna. Dean sentì che la solitudine Kriss attanagliava il suo cuore e capì che stare lontano da Tabatha per un bel po’ sarebbe stato l’unico rimedio per un tale dolore.

Il suo sguardo attraversò la barriera soprannaturale che impediva a Kriss di lasciare l’attico in sua assenza. Non voleva ferire Kriss, ma sentiva che il suo amore per Tabatha cresceva ogni giorno di più. Gli aveva ricordato che dormire con una donna di questo mondo sarebbe equivalso ad ucciderla, e non era una bugia...il seme di un caduto potrebbe germogliare anche in una donna sterile. Esso era in grado di guarire l’infertilità per generare una vita, se doveva...ma quella vita avrebbe ucciso la donna che la portava in grembo.

Dean aveva confessato a Kriss la verità dei propri peccati...l’unico modo efficace per impedire a Kriss di stare con Tabatha. Quando lui era stato mandato in questo mondo per la prima volta, era rimasto affascinato da una giovane di circa la stessa età di Tabatha. Aveva passato troppo tempo con lei e, da cosa nasce cosa...si era innamorato di un’umana.

Pensando che la maledizione non lo seguisse...pensando che amandola così tanto avrebbero avuto un figlio caduto, aveva ceduto alla lussuria. Lei lo aveva incoraggiato perché lo desiderava altrettanto. Fare l’amore con lei era stato paradisiaco, ma ci vollero solo poche ore perché il demone prendesse forma dentro di lei. Quando lei lo aveva svegliato durante la notte con le sue urla, lui aveva dovuto uccidere suo figlio quando iniziò a divorarla dall’interno.

Kriss aveva ingannato se stesso, pensando di riuscire a dormire con Tabatha ogni notte senza fare l’amore con lei, ma Dean sapeva che era una bugia...una pericolosa bugia. Kriss non avrebbe mai avuto pace se avesse firmato la condanna a morte di Tabatha con il seme del proprio amore.

 

I caduti bramavano l’amore, tuttavia erano stati mandati in un mondo in cui non potevano toccare le donne...tutto ciò che gli rimaneva erano loro stessi. La bellezza di Kriss aveva sempre attratto Dean, lo incantava addirittura, e lui sapeva perché...Kriss era membro di una famiglia reale della loro specie. Non avrebbero mai dovuto mandarlo in questo posto per combattere i demoni. Si chiese in silenzio quanto tempo avesse impiegato uno dei sovrani per rendersi conto che il loro principe era scomparso. Kriss doveva essere coccolato, amato e apprezzato.

Entrando nella stanza, Dean si mosse lentamente, assicurandosi che la propria ombra rimanesse proiettata sulla parete, cosicché Kriss potesse vedere chiaramente cosa stava facendo e avesse il tempo di fermarlo se avesse voluto.

“Stasera i demoni in città sono stanchi...li senti?” Dean mantenne la voce calma e non si aspettò una risposta. Le sue labbra si aprirono quando la voce malinconica di Kriss emanò una flebile eco attraverso la stanza.

“Lascia che vengano.”

Dean si tolse la giacca e la gettò su una sedia accanto al muro. Poi seguì la camicia...la sbottonò e la fece scivolare giù sul pavimento in un soffice ammasso di cotone. Si sbottonò i pantaloni e aprì lentamente la cerniera, quasi sorridendo quando il respiro di Kriss si fermò. Togliendosi le scarpe e i calzini, Dean fece cadere i jeans a terra e li scostò.

Muovendosi verso il letto, Dean si tenne per un attimo ad uno dei pali del baldacchino per guardare Kriss, prima di scivolare accanto a lui. Rotolando Kriss su un fianco, Dean si rannicchiò dietro di lui e lo avvicinò, cedendo alla gelosia che covava nel proprio cuore.

Sapeva che la tristezza di Kriss era provocata dal suo amore per Tabatha...aveva avuto una premonizione dell’imminente pericolo la notte in cui Tabatha e Kriss si erano incontrati. Ecco perché aveva attaccato Tabatha nel parcheggio del Silk Stalkings. Voleva metterla in guardia ma Kriss lo aveva fermato, usando il proprio corpo come scudo...usando l’ossessione di Dean contro di lui.

Kriss rotolò sulla schiena e girò la testa per guardare Dean. Si guardarono a vicenda per quella che sembrò essere un’eternità, dopodiché Dean accorciò rapidamente la distanza tra loro e strofinò sensualmente le labbra su quelle di Kriss.

Quando Kriss inspirò profondamente, Dean ne approfittò e approfondì il bacio...rendendolo più passionale. Era stanco di dormire accanto a Kriss ogni notte e vederlo piangere per una ragazza che non avrebbe mai potuto avere. Se avesse potuto, avrebbe assorbito il dolore di Kriss e lo avrebbe sostituito con l’amore impetuoso dei caduti.

Kriss sentì il fuoco iniziare a scorrergli nelle vene, ma il suo senso di colpa gli fece girare il viso, interrompendo il bacio. Si strinse nell’abbraccio di Dean, avvolgendo le braccia intorno a lui prima di intrecciare le gambe con le sue.

Dean guardò in silenzio i capelli di Kriss e sospirò mentalmente. Il fatto che Kriss lo stringesse così forte era l’unica cosa a calmarlo. Sentì la tristezza allentarsi un po’ prima di ricomparire. Aveva già deciso di liberare Kriss all’alba ma, davanti al suo rifiuto, gli occhi di Dean brillarono e i legacci svanirono.

Dopo un istante Kriss si voltò e strinse i polsi di Dean, sbattendoli giù sul materasso e tenendoli fermi.

Dean fissava con calma i suoi turbati occhi argentati, chiedendosi cos’avrebbe fatto Kriss adesso che era libero di tornare da Tabatha. Quando Kriss rimase semplicemente fermo lì, Dean alzò la testa dal materasso strofinando lentamente le labbra sulla clavicola di Kriss fino alla curva del suo collo. Fu ricompensato dal brusco sibilo di Kriss e dal suo rilascio.

Alcune ore dopo giacevano intrecciati quando arrivò l’alba. Dean sapeva, proprio come Kriss, che sarebbe stato qui quando Kriss si sarebbe svegliato la mattina...sarebbe sempre stato qui.

*****

Kane camminava per le strade della città cercando di cancellare dalla mente tutto quello che era accaduto nelle ultime settimane. Aveva anche sentito accenni della sua vecchia personalità affiorare in superficie diverse volte...soprattutto quando era vicino a Michael. Doveva ammettere che voleva bene a quel ragazzo.

Il freno saldo che aveva mantenuto negli ultimi dieci anni sulle proprie emozioni stava cedendo e gli mancava già la sicurezza che le mura immaginarie gli avevano dato. Era convinto che un costoso psichiatra da quattro soldi avrebbe detto che era una cosa positiva, ma era certo che avrebbe potuto anche cambiare idea a tempo di record.

Usava l’intorpidimento che aveva portato con sé fuori dalla tomba come uno scudo...lo rendeva per metà morto e le persone intorno a lui erano più al sicuro. Per come stavano le cose, ci voleva ogni briciolo di controllo che aveva per tenere dentro di sé i propri sentimenti per Tabatha e proteggerla da Misery allo stesso tempo.

Aveva ancora i brividi al pensiero che Michael avesse capito che era stata Tabatha a liberarlo dalla tomba. Se avesse pensato in maniera lucida, avrebbe trovato un modo per tenere Scrappy lontano da Tabatha per un po’ mentre cercava di capire come dirglielo...se mai glielo avesse detto.

Secondo lui, alcuni segreti dovevano rimanere tali. La verità era che non aveva mai pensato di dirlo a Tabatha.

Kane ringhiò infastidito quando i suoi pensieri furono interrotti. Sentiva occhi demoniaci su di sé mentre camminava...osservavano ogni sua mossa. Si chiese se fossero stati mandati da Misery. Non riusciva a sentirla tra loro, il che aveva molto senso. Perché mai la cagna lo avrebbe seguito, quando poteva farlo fare ai suoi servitori al posto suo? La città brulicava di suoi servitori...entità oscure che lui aveva contribuito a creare.

Accelerò il passo finché i fari delle auto in avvicinamento si allontanavano improvvisamente dietro di lui. Il bagliore rosso dei loro fanali posteriori illuminò la strada per alcuni secondi prima di svanire. Non era mai stato così veloce ma, con l’umore che aveva ultimamente, aveva ignorato l’accrescimento del proprio potere.

Al momento, tutto quello che voleva era stare da solo nella propria campana di vetro, invece di stare accanto a Michael e a chiunque fosse vicino al suo migliore amico / fratello. Non era così sicuro di riuscire ad indossare la sua maschera da ‘Adesso sto bene’...non stasera. Il suo vero io era vicino alla superficie ed era qualcosa che Michael non doveva vedere.

Infilando le mani in tasca, Kane proseguì nel tentativo di ignorare i bastardi spioni che lo seguivano. Adesso aveva raggiunto un’area più rispettabile della città e si diresse verso la zona in cui c’erano un gran numero di locali. Aveva bisogno di un buon drink e magari di fare un po’ a pugni, anche se ciò significava che doveva iniziare lui per primo. I club gli avrebbero fornito il liquido inebriante, e sarebbe stato abbastanza facile trovare un nido di vampiri per l’altro desiderio.

Svoltando un angolo verso una strada trafficata, Kane sentì un profumo dolce nel vento e si fermò, concentrandosi di nuovo sui luoghi e i rumori della città. La sentiva molto vicina e si guardò intorno cercando di determinare la sua posizione. Inalò profondamente, desiderandone ancora, poi si chiese se fosse un masochista per torturarsi così.

Sapeva che doveva stare lontano da lei, visto che sembrava essere una calamita per i demoni, ma l’altro lato di sé concluse all’istante che la sua anima gemella era in grado di trovare i guai da sola. Se lei era abbastanza folle da andare in giro in una zona piena di demoni, allora forse lui doveva ricordarle che era davvero una cattiva idea.