Fiamme Oscure

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Z serii: Legami Di Sangue #6
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Fiamme Oscure
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Table of Contents

  Capitolo 1

  Capitolo 2

  Capitolo 3

  Capitolo 4

  Capitolo 5

  Capitolo 6

  Capitolo 7

  Capitolo 8

  Capitolo 9

  Capitolo 10

  Capitolo 11

  Capitolo 12

  Capitolo 13

  Capitolo 14

  Capitolo 15

  Capitolo 16

  Capitolo 17

  Capitolo 18

  Capitolo 19

  Capitolo 20

  Capitolo 21

“Fiamme Oscure”

Serie “Legami di Sangue” - Volume 6

Author: Amy Blankenship & RK Melton

Translated by Ilaria Fortuna

Copyright © 2012 Amy Blankenship

Seconda Edizione Pubblicata da TekTime

Italian Edition Published by TekTime

Tutti i diritti riservati.

Capitolo 1

Damon attraversò a grandi passi la porta del suo attico e mise Alicia in piedi. Era rimasto in silenzio da quando avevano lasciato il Night Light, non fidandosi molto della propria voce e delle proprie emozioni.

Il silenzio tra loro era assordante ma Alicia non aveva il coraggio di romperlo. Quando sentì la sua mano sulla schiena spingerla verso il soggiorno, ebbe la prova di quanto fosse arrabbiato. Girandosi velocemente per non perderlo di vista, lo guardò in silenzio mentre lui si tolse la giacca e la gettò dall’altra parte della stanza.

La giacca atterrò sulla spalliera del divano ma Damon se n’era già dimenticato, decidendo invece di braccare quel genio della fuga della sua compagna.

“Damon, aspetta.” Alicia sentì il bisogno di supplicarlo mentre indietreggiava.

“Aspettare cosa?” chiese Damon inclinando leggermente la testa. La seguiva lentamente con un’andatura tranquilla all’apparenza. “Aspettare di vederti sparire appena mi giro? Non hai idea di cosa si nasconde nel buio là fuori. Non è sicuro.”.

“Ho vissuto là fuori per tutta la vita. Non sono più indifesa... te ne sei accorto quando mi hai portato a stare dalla tua parte.”. Alicia lo guardava duramente ma continuava ad indietreggiare, la fiducia in se stessa perdeva colpi percependo la sua rabbia. “Non stavo scappando via da te.” Lei deglutì quando lui iniziò a sbottonarsi velocemente la camicia.

Gli occhi di Damon si socchiusero, osservandola mentre sgattaiolava dietro il divano... come se metterlo tra loro l’avrebbe fermato. “Dove ho già visto questa scena?” chiese lui curvando le labbra.

Alicia sbiancò per il sorriso spaventoso che le aveva rivolto. “Io ti avevo chiesto di portarmi da lui.” sottolineò lei.

“E io ricordo chiaramente di averti detto di no, era ancora presto.” I muscoli delle mascelle di Damon scattarono quando in un flashback ricordò di averla trovata abbracciata a Micah. Il modo in cui si erano scostati l’uno dall’altra era esattamente il motivo per cui non la voleva intorno al puma.

“Micah era preoccupato... mi vuole bene, Damon.” Alicia provò con un approccio tranquillo, visto che lui non aveva oltrepassato il divano... per ora. Rimase stupita quando lui le fu accanto all’improvviso... dietro il divano, toccandole dolcemente la guancia con il palmo.

“Pensi che questo sia il momento giusto per sbattermelo in faccia?” le chiese Damon con tono apparentemente calmo.

Le labbra di Alicia si aprirono per ribattere, ma lui sparì all’improvviso. Lei si girò quando sentì la porta del frigo chiudersi e vide Damon versare del sangue in un bicchiere. Lei si accigliò, sapendo che lui non era ferito... allora perché stava bevendo quel sangue?

Facendo dei passi incerti verso di lui, ma non abbastanza coraggiosi da entrare in cucina, gli chiese “Perché lo stai bevendo?”

Entrambi sussultarono quando il bicchiere gli si frantumò in mano.

Damon chiuse gli occhi per un attimo e poi li riaprì di colpo. “Sono arrabbiato, come avrai notato, quindi speravo che questo mi desse la forza per calmarmi.” Alzò un sopracciglio quando Alicia ricorse alla velocità che lui le aveva donato per sgattaiolare davanti al frigo. Dopo pochi secondi mise un bicchiere pieno di sangue nel microonde.

Alicia sentì un brivido quando si voltò e Damon la bloccò contro il bancone. Non disse nulla... ... la teneva semplicemente bloccata lì mentre chinava la testa sul suo collo... senza toccarla.

“Che stai facendo?” sussurrò lei con voce roca.

“Mi metto alla prova.” rispose Damon mentre inspirava.

“E come?” Lei piegò la testa all’indietro per il calore che lui le stava provocando.

Damon si spinse indietro per guardarla e rispose “Sto vedendo se riesco a rimanere lucido con te che hai l’odore di un altro uomo.”

Lui afferrò rapidamente la mano di lei diretta al suo viso e la strinse. “Io non lo farei, se fossi in te.” la avvertì. Le lasciò il polso quando il microonde emise un segnale acustico.

Alicia si allontanò per fargli prendere il bicchiere. Borbottò “È mio fratello... non conta.”

“Potrebbe non contare se non gli avessi detto che non siete davvero fratelli.” Anche questo bicchiere si frantumò nella sua mano. “Dannazione, mi arrendo!” Damon ringhiò agitato, guardando il liquido rosso cremisi sul pavimento. Stringendo i pugni passò accanto a lei, diretto in soggiorno.

Alicia si strofinò una tempia realizzando il perché, almeno secondo la sua mente gelosa, lui credeva di avere il diritto ad essere furioso. Lei non sapeva che lui stesse ascoltando quando aveva detto a Micah che non erano fratelli. Stava cercando di far sentire meglio Micah... non di provocare il rancore di Damon per tutta la vita. Girandosi, lo vide in piedi davanti alle grandi finestre.

Damon la vide arrivare nel riflesso del vetro. Non poté trattenere il lieve sorriso che gli incurvò le labbra quando lei lo abbracciò da dietro. Era così piccola da essere completamente nascosta ai suoi occhi. Prendendola per un polso, la tirò finché non fu davanti a lui, con la schiena premuta contro il proprio petto.

“Quando hai saputo che non siete fratelli?” le chiese, incrociando il suo sguardo nel riflesso.

“Solo un paio d’ore prima che lo dicessi a Micah.” Lei si piegò all’indietro, nella sicurezza che le sue braccia le offrivano. “Stasera ne abbiamo parlato.” Sentì quelle braccia stringersi e aggiunse rapidamente “Noi tre siamo gli unici a saperlo... oltre alla signora Tully. Abbiamo deciso di non dirlo a nessuno.”.

“Scelta saggia.” dichiarò Damon.

Alicia si morse il labbro inferiore, domandandosi come parlare a Damon in modo che capisse. “Io gli voglio bene, lo sai. È mio fratello maggiore e siamo sempre stati vicini. Devi permettermi di vederlo.”.

“Adesso?” chiese Damon con curiosità.

Alicia scosse la testa, poi si girò tra le sue braccia per guardarlo. “Ascoltami.” e gli sorrise dolcemente. “Quando ero piccola, Micah si è guadagnato il primo posto nella mia lista degli eroi perché non era d’accordo con il resto della famiglia quando mi hanno tenuta nascosta dal mondo. Veniva sempre a scuola e mi portava via da quella prigione...a volte per settimane. Mi ha concesso la libertà che desideravo.”.

Damon non si fidava abbastanza di se stesso per dire qualcosa, ma il solo abbracciarla e il vedere l’amore che le brillava negli occhi ametista stavano placando la sua rabbia.

“Ed è un uomo molto intelligente. Mi ha detto che un giorno avrei trovato qualcuno che mi avrebbe mostrato il vero amore.”. Alicia allungò una mano e sfiorò la guancia di Damon. “Aveva ragione... non credi? Non mi terrai rinchiusa, vero?”

Damon la strinse più forte a sé, avvolgendola nelle catene d’acciaio delle proprie braccia. Guardò fuori dalla finestra, che si affacciava su quello che si stava trasformando rapidamente in un luogo pericoloso. Prima usava quell’attico per nascondersi da Michael... adesso lo stava usando per nascondere Alicia da tutto ciò che poteva farle del male.

 

La verità era che... dopo quanto era successo la notte scorsa, quel posto non era più sicuro per nascondere qualcosa di così prezioso. Avrebbe dovuto trovare un posto tutto per loro, per poterlo difendere dai demoni. E poi... non vedeva l’ora di combattere di nuovo con Michael.

“Quindi, per essere il tuo eroe, devo lasciarti libera in una città instabile e piena di demoni? Non è il caso.” disse Damon.

“Se non sarò costretta a sgattaiolare via, allora saprai sempre dove sono.” rispose Alicia, poi trattenne il respiro per un attimo prima di continuare “Non voglio odiare niente di te... io ti amo.”.

Damon sospirò piano “Anch’io ti amo... per questo ti darò la tua libertà, ma solo a determinate condizioni.”.

“E quali sarebbero?” chiese lei scettica.

Damon sorrise “Ti insegnerò come proteggerti quando non ci sarò io a farlo.”.

“Lezioni di combattimento?” Alicia non poté trattenere l’emozione. “Ci sto.”.

“E fai bene, perché sei proprio una schiappa nel combattimento.” Quando lei cercò di colpirlo, Damon le bloccò le braccia e le mise lo sgambetto. Abbassandola a terra, si sentì eccitato mentre si chinava su di lei.

“Questo è quanto.” disse lui fissandola negli occhi.

Alicia ringhiò, stringendo i denti in segno di sfida.

“E non ci saranno più segreti tra di noi.” concluse Damon con uno sguardo serio.

Il ringhio di Alicia si interruppe e lei gli rivolse un sorriso invitante, muovendosi sotto di lui. “Ti voglio.” La sua voce era pura seduzione. Aspettò che lui allentasse la presa ed iniziasse ad abbassare le labbra sulle sue. All’istante, Alicia rotolò, portandolo con sé. Piombò duramente sul suo basso ventre con un sorriso mentre lo guardava.

“Questo è quanto.” lo prese in giro e si mosse di nuovo sensualmente.

“Tu credi?” Damon si sollevò dal pavimento e la bloccò al muro prima che lei se ne rendesse conto. Portò una gamba tra le sue, sollevandola in modo da tenerla a cavalcioni sulla propria coscia. Avvicinandosi al suo orecchio, succhiò il suo delicato lobo tra le labbra e sussurrò “Questo è un gioco che si fa in due.”.

Alicia si sentì sciogliere e si dimenò contro la sua coscia, desiderando altro. “Mi piace il tuo metodo di insegnamento.”.

Damon ringhiò per l’inebriante sensualità di quelle parole ed affondò le labbra sulle sue in un improvviso impeto di desiderio. Le avrebbe dato quello di cui aveva bisogno... ma la libertà non era sulla lista. Dopo aver visto solo una parte di ciò che era uscito da quella crepa, avrebbe seguito ogni sua mossa, anche se lei non lo sapeva. Se prima lei pensava che fosse protettivo... adesso non ne aveva neanche idea.

Quello che Damon le teneva nascosto era la propria paura... la paura che se l’avesse persa di vista non l’avrebbe più trovata, viva o morta. Aveva provato il dolore di perdere una donna a lui cara, in passato, a causa della stupidità sua e di Michael. Ora la differenza era che per Damon Alicia era più che cara... lui la amava oltre la ragione.

Terminando il bacio, sorrise e la fermò quando lei cercò di raggiungerlo. Lui si diresse con passo deciso verso la camera da letto, ma perse il ritmo quando i denti di Alicia gli circondarono il capezzolo destro, seguiti da un movimento della sua lingua calda. La sua delicata mano gli scorreva sulla pelle scoperta in una dolce carezza, tentandolo ad andare oltre.

Vedendo che era totalmente distratto, Alicia scivolò rapidamente dalle sue braccia, lasciando quattro superficiali segni di artigli sul suo petto. Non erano abbastanza da fargli male, ma erano di certo sufficienti a darle esattamente quello che voleva... se l’avesse presa.

Damon rimase stupito quando Alicia svanì all’improvviso dalla sua vista, e sentì la porta della camera da letto chiudersi con un rumore sordo. Alzò un sopracciglio e si guardò il petto, vedendo i piccoli segni di artiglio guarire e scomparire. Guardando la porta della camera da letto strinse gli occhi, augurandosi che lei avesse intenzione di usare quella tattica di combattimento sessuale soltanto con lui... non con il nemico.

Alicia aveva chiuso la porta a chiave e indietreggiò, in attesa che Damon vi si schiantasse.

“Ciao tesoro, ti sono mancato?” le sussurrò Damon all’orecchio.

Alicia gridò sorpresa e lo aggirò, allontanandosi di alcuni passi. Si fissarono a vicenda per un attimo prima che Alicia fuggisse verso il balcone. Damon sorrise e la raggiunse con facilità, avvolgendole le braccia intorno alla vita proprio quando la sua mano toccò la maniglia.

Lei lottava e si dimenava contro di lui nell’incerto tentativo di scappare, e Damon si sentì eccitato prima del previsto. Alla sua piccola streghetta piaceva essere inseguita e dominata con passione, e lui l’avrebbe accontentata. La tirò contro il proprio petto e sorrise per il suo sussulto quando la propria mano le afferrò uno dei suoi seni.

“È stato un bel modo di distrarmi.” affermò Damon mentre le strofinava il naso sul collo. Morse gentilmente il punto che aveva appena strofinato e le strinse piano il seno quando lei gli poggiò la testa sulla spalla e gemette. “Ma farai meglio ad usare quel trucchetto soltanto con me.”

Alicia non poté fare a meno di ridacchiare, con il fiato rotto. “Sono d’accordo. Non credo che i capezzoli di un demone abbiano un buon sapore come i tuoi.”.

Damon ringhiò e le afferrò l’orlo della maglietta, sfilandogliela da sopra la testa con un movimento fluido.

L’ironia di Alicia andò a farsi benedire quando le mani di Damon scivolarono sulla sua maglietta e la sfilarono da sopra la testa. Sussultò quando esse tornarono sui suoi seni, strofinando il pizzo sui suoi capezzoli già turgidi, e lei inarcò la schiena per rafforzare il contatto.

Volendo sentire le sue mani direttamente sulla pelle, fece per sganciare la chiusura anteriore del reggiseno. Damon le afferrò le mani per i polsi e se le avvolse attorno al collo.

“Non muovere le mani.” le ordinò con un severo sussurro.

Alicia sussultò di nuovo quando il calore delle sue mani tornò sul seno prima di scendere lentamente verso l’ombelico. Gemette quando lui le sollevò una gamba con una mano, mentre l’altra strofinava delicatamente contro il cavallo dei suoi jeans. La stava toccando appena, ma quella sensazione accennata fu abbastanza da farla arrivare all’istante. I fianchi di lei si muovevano al ritmo della sua mano, implorandolo fisicamente per avere maggiore pressione.

Damon le rilasciò bruscamente la gamba e aprì la chiusura anteriore del reggiseno, sfilandolo rapidamente e gettandolo dietro di sé. Le mani di Alicia si unirono alle sue nel togliere i jeans, che furono presto abbandonati da qualche parte sul pavimento. Non ci volle molto prima che nulla più li separasse e Alicia godette della sensazione della sua pelle sulla propria.

Rimase stupita quando le porte del balcone si aprirono all’improvviso e si ritrovò fuori, all’aria fresca della notte. “Damon, che fai?” gli chiese.

“Non volevi uscire?” le chiese piano, poi la sollevò, facendola sedere sulla spessa ringhiera di fronte a lui.

Alicia gli afferrò stretto un polso quando sentì la brezza sfiorarle i capezzoli con una carezza tentatrice. “E se ci vedono?” chiese lei, guardandosi intorno tra gli edifici e sentendosi allo scoperto.

“Allora avranno un binocolo molto costoso e quindi meritano di guardare.” rispose Damon con un sorriso e scrutò il suo corpo con lo sguardo. Aprendo la mano in modo da afferrare lui il suo polso, le prese l’altro così non avrebbe avuto paura di cadere. “Diamogli un bello spettacolo.”

Chinandosi, Damon le succhiò un capezzolo e la spinse indietro. Fu ricompensato quando lei gli avvolse le gambe attorno alla vita per non cadere. Anche se la sua mente razionale sapeva che lui non l’avrebbe mai fatta cadere, era naturale avere paura.

Damon baciava lentamente il suo corpo, posando l’attenzione sui suoi punti preferiti prima di scendere più in basso. Abbassò le spalle tra le sue gambe e fissò affamato il dono che gli si era presentato. Quando premette le labbra sulla sua calda umidità, fu ricompensato con un gemito di piacere.

Alicia piegò la testa all’indietro e gridò al primo tocco della sua lingua. Si inarcò all’indietro, senza preoccuparsi di essere sospesa sulle strade della città sottostante, e aprì di più le gambe per consentire a Damon un migliore accesso. Il suo ringhio di approvazione fu più che sufficiente a farla quasi arrivare.

Una forte raffica di vento li investì, facendole volare i capelli attorno alla testa e stimolando il suo cuoio capelluto. Era spaventoso, eccitante, e il pensiero di essere visti da qualcuno iniziava ad assumere una luce diversa... eccitandola oltre ogni situazione che avesse mai vissuto.

*****

Angelica e Zachary entrarono nel castello, totalmente esausti. Ren aveva detto loro di andare a casa e riposarsi. Il PIT avrebbe effettuato dei turni per eliminare i demoni sfuggiti, in modo che nessuno si sarebbe stancato troppo. Nessuno di loro voleva andarsene, ma sapevano che Ren aveva ragione... il loro non era il tipo di lavoro in cui battere la fiacca. Non si rischiava il posto... ma la vita.

“Casa dolce casa.” Angelica sbadigliò.

I membri del PIT che erano tornati con loro concordarono con Angelica e si diressero in aree diverse del castello per riposare o mangiare qualcosa. Angelica decise di tornare al laboratorio per controllare Jason, dato che lo aveva lasciato lì incosciente. Sorrise notando che qualcuno lo aveva sistemato sul divano.

“Probabilmente dormirà per un po’.” le disse Zachary.

Lei passò le dita tra i morbidi capelli biondi di Jason come si farebbe con un bambino. Salvare persone come lui era il motivo per cui aveva iniziato a combattere i demoni. Avrebbe solo voluto che lui fosse rimasto innocente, invece di scoprire che i mostri sotto il letto erano reali. Lei aveva scoperto che erano reali da bambina. A suo parere... scoprirlo era terribile.

Le sue labbra si curvarono in un sorriso compiaciuto, ricordando la morte del demone che aveva marchiato Jason a morte. Doveva ammettere che Syn si stava rivelando utile... peccato che fosse pazzo.

“Vai a dormire.” disse piano Zachary. “Ci aspetta un sacco di lavoro e dobbiamo essere tutti in forma.”

Angelica annuì e sgattaiolò nella sua camera da letto lungo il corridoio. Girandosi in direzione dell’enorme letto, e guardandosi, concluse che le serviva una doccia per togliersi di dosso la puzza di demoni.

Andando in silenzio nel suo bagno privato, aprì l’acqua calda e si spogliò prima di guardarsi allo specchio per controllare le ferite. Non trovarne nessuna dopo tutti i combattimenti nelle ultime due ore fu un po’ sorprendente. Ancora una volta l’immagine dell’uomo che l’aveva seguita tutta la sera la assalì... Syn.

Ogni volta che un demone stava per sferrare un colpo... lui interveniva. Ciò che la turbava di più era che quando non lo vedeva... finiva per cercarlo.

Girandosi, entrò sotto il getto caldo e cercò di cancellare dalla mente l’uomo che aveva deciso di farle da scudo contro i demoni. Aveva imparato da parecchio tempo a contare solo su se stessa per non rimanere delusa. Non avrebbe cambiato idea adesso.

Si strofinò il corpo fin quando la pelle non fu rosa, poi passò ai capelli. Angelica non riuscì a trattenere un gemito mentre le unghie graffiavano delicatamente il cuoio capelluto, e chiuse gli occhi in estasi. Se avesse prestato attenzione, avrebbe notato l’ombra della figura scura che stava dall’altro lato della doccia appannata.

Syn era completamente immobile nel bagno pieno di vapore, guardando Angelica fare una cosa così semplice e provando piacere. Si ricordò dei tempi in cui lui le lavava i capelli e lei apprezzava il suo tocco.

Poggiò una mano sul vetro che li separava quando sentì crescere dentro di sé il desiderio di toccarla. Per un dio del sole, il concetto di tempo non aveva lo stesso significato che aveva per gli esseri umani; di solito erano pazienti... ma anche gli dei avevano le proprie debolezze. La sua era a distanza ravvicinata, e completamente nuda.

Angelica sentì un improvviso calore tra le gambe e chiuse gli occhi, apprezzando la familiare, seppur rara, sensazione. Insaponando di nuovo la spugna, se la passò di nuovo sul seno e lo sentì inturgidirsi sotto il proprio tocco.

 

Lasciando cadere la spugna nella doccia, si insaponò per bene le mani e se le passò sul seno. Lasciando scivolare le dita attorno ai capezzoli una alla volta per una sensazione più piacevole, le sue labbra si aprirono e il suo respiro accelerò.

Syn vide una delle sue mani scendere dal petto fino alle cosce per tentare di alleviare il calore che lui le aveva provocato. Il suo sguardo salì lentamente fin dove lei si stava mordendo il labbro inferiore per non gridare, ed inspirò profondamente. Syn mosse piano la mano sul vetro e sogghignò quando la mano che lei aveva tra le gambe imitò i movimenti della sua sul vetro.

Angelica si appoggiò al vetro della doccia quando le dita trovarono il suo punto preferito e si mossero con movimenti circolari. Non era la prima volta che lo faceva, ed era passato un po’, ma probabilmente non si era mai sentita meglio di così.

Fantasticò ancora una volta sul trovare qualcuno con cui farlo e l’immagine di Syn le balenò nella mente. La visione dei suoi occhi scuri e dei suoi lunghi capelli neri fece scattare la molla nel suo basso ventre, e lei aprì la bocca in un grido silenzioso quando raggiunse l’orgasmo. Le ci volle tutta la forza di volontà per restare in piedi quando sentì il liquido caldo scorrerle sulle dita, ed il suo corpo si contrasse sensualmente con tante scosse.

Dopo alcuni minuti, Angelica chiuse l’acqua e Syn svanì nel momento in cui lei aprì la porta della doccia. Afferrando l’asciugamano, lei vi si avvolse e poi si guardò allo specchio. Non fu il suo corpo ad attirare la sua attenzione, ma l’impronta sul vetro appannato dietro di lei.

Girandosi, si accigliò e allungò una mano per poggiarla sull’impronta. Si accigliò ancora di più vedendo quanto fosse grande rispetto alla sua mano. Questo posto era a prova di demoni... o almeno così aveva garantito Storm. Dunque il suo guardone stava dalla parte dei buoni?

Allontanandosi dalla doccia, decise di preoccuparsene più tardi. Anche se si sentiva molto meglio, soltanto il sonno poteva ricaricare completamente le sue batterie.

Dopo aver asciugato e spazzolato i capelli, tornò in camera da letto e tirò fuori dall’armadio la sua maglietta nera larga, sorridendo per il nome del suo gruppo rock preferito sul davanti. Andare a quel concerto rock era stata una delle poche cose normali che aveva fatto da adolescente e adorava quel ricordo.

Se la infilò e si diresse lentamente verso il letto, sorridendo mentre tirava indietro le coperte, e spense la lampada. Accendendo il suo i-Pod, abbassò il volume, lasciando che la canzone ‘Evil Angel’ riempisse il silenzio. Accoccolandosi sul morbido materasso, chiuse gli occhi e si lasciò cullare.

Syn uscì dalle ombre della stanza e si avvicinò al letto quando sentì la canzone. Lei aveva capito che era lì e si fidava abbastanza da non fare nulla in proposito. Questo era un altro segno che la sua vera anima si stava risvegliando.

Aveva sentito la sua dichiarazione “Casa dolce casa.”... ricalcando quasi esattamente tutti i pensieri di Damon. A Damon serviva una casa per la sua nuova compagna, e Angelica avrebbe avuto bisogno della stessa cosa quando lui l’avrebbe finalmente reclamata. Kane e Tabatha... anche loro, stessa situazione... le donne dovevano essere protette e amate al di sopra di tutti.

‘Damon.’ Syn lo chiamò mentalmente mentre si allontanava dal letto e si avvicinò alla finestra. ‘È ora di trovare una nuova tenuta di famiglia... ci stiamo allargando.’ Sentì Damon rifletterci su attraverso il loro legame mentale, prima di sentirlo prendere una decisione.

‘Ho in mente il posto perfetto.’ rispose Damon, stringendo Alicia. ‘Ci farò un salto domani.’

Il corpo di Syn sembrò dissolversi alla tenue brezza che entrò dalla finestra, per poi riapparire sul tetto. Camminava lungo il parapetto che circondava il cortile interno del castello, fermandosi di tanto in tanto per guardare il cielo o l’oceano in lontananza.

Sentendo una vecchia e familiare presenza dietro di sé, Syn girò la testa per guardarsi indietro.

“Non ci vediamo da parecchio.” disse piano Storm. “Sono contento che tu abbia trovato la tua anima gemella.” Sapeva che Syn sarebbe venuto da lei, ecco perché l’aveva fatta proteggere da Zachary per tutto questo tempo.

L’angolo delle labbra di Syn si curvò leggermente verso l’alto. “Vedo che hai nuove reclute per il tuo esercito... piuttosto giovani, non trovi?”

Storm scrollò le spalle “Non più giovani dei tuoi figli quando donasti loro l’eternità.”

“Cosa vuoi, viaggiatore nel tempo?” Il suo tono era un avvertimento per il proprio umore.

“Tu c’eri. Hai visto cosa è uscito dalla crepa.” dichiarò Storm.

Syn lo guardò impassibile “Non mi interessano le tue guerre.”.

Storm conosceva la verità dietro quelle parole. Aveva sentito la verità proprio dalle labbra di Syn... anche se nella linea temporale del dio del sole non era ancora accaduto. Un giorno Syn gli avrebbe detto che l’ultima volta che era stato in guerra con qualcuno... aveva distrutto il suo stesso pianeta. L’unica ragione per cui Syn aveva condiviso questo segreto con lui era perché anche lui era un dio. Ma per ora... questo gli faceva comprendere meglio Syn.

“Angelica vuole proteggere gli umani perché è stata allevata come una di loro... tante volte, anche se non ricorda le sue vite passate. Anche i tuoi figli sono molto protettivi con gli innocenti... e so che lo sei anche tu.” disse Storm con calma. Il fatto che Syn non fosse svanito significava che aveva accettato di ascoltarlo.

Syn non smentì il viaggiatore del tempo né gli chiese come aveva ottenuto quelle informazioni. Un viaggiatore del tempo era capace di prevedere tutto, se voleva. Se Storm era preoccupato per il futuro, allora c’era un motivo. “Qual è la tua profezia?”

“Gli umani cercano sempre il Giardino dell’Eden, ma sono talmente vanitosi da non rendersi conto di esserci già dentro. È sempre toccato a noi, i guardiani, scacciare i serpenti. Gli umani non hanno la forza di proteggersi. Se non li aiutiamo, i demoni trasformeranno questo posto in una città di sangue.”.

“E non finirà qui.” concluse Syn con un tenue sussurro.

Storm si asciugò il sangue che ora gli stava colando dagli occhi come lacrime. L’unico motivo per cui la sua testa non era esplosa era perché stava parlando con un altro dio, che non avrebbe rivelato i suoi segreti.

“Alcuni demoni usciti da quella frattura tra le dimensioni quasi distrussero questo mondo durante i secoli bui... avevamo quasi perso.” Storm lasciò che il peso di tale affermazione aleggiasse tra di loro.

“Ricordo.” disse Syn.

“Allora ricordi anche quelli che sono scesi sottoterra di loro spontanea volontà, per proteggere la barriera ed impedire ai demoni di tornare.” gli ricordò Storm.

Syn annuì “I fratelli... come dimenticarli.”

“Adesso sono tornati in questo mondo, dando la caccia ai demoni in fuga. Ancora una volta i fratelli hanno fatto voto di aiutare a liberare questo mondo dalla minaccia dei demoni. Io e te siamo forse le uniche creature rimaste in questo mondo a poter dire onestamente che il nostro potere è quasi uguale al loro. Negheresti di aver messo da parte il tuo potere per ragioni egoistiche?”

“Potrei prendere la mia famiglia e lasciare questo posto alla tua guerra.” lo ammonì Syn.

“E io posso darti un motivo per restare.” ribatté Storm. “Hai tre figli con te... ma ne hai persi molti nella linea temporale. Io posso ritrovare i tuoi figli scomparsi.”.

Syn girò la testa per guardare il viaggiatore del tempo, ma vedendo il sangue provocatogli da questa conversazione, distolse lo sguardo. “Riprendi le tue forze... poi ritroveremo i miei figli.”

Storm sorrise mentre lui scomparve dal tetto.

*****

Ren entrò nel suo ufficio e si sedette di peso alla scrivania. Era stata una notte lunga e, solo perché il sole sarebbe sorto tra pochi minuti, non significava che fosse finita. Adesso c’era un altro tipo di oscurità.

Si era ripromesso di lavorare da solo... di non badare agli altri membri del PIT. Ma, nel guardare gli altri combattere proprio accanto a lui, era riuscito a percepire chi era stanco e chi aveva la forza di restare e combattere ancora.

Nessuno fece domande quando lui iniziò a rimandare alcuni di loro al castello... qualcuno gliene sembrò addirittura grato. Aveva mandato Hunter a riposare un po’ quando era stato ferito. L’indiano era testardo e non aveva detto a nessuno della sua ferita, ma Ren sentiva l’odore del sangue. Trevor era stanco morto. Gli spettri tendono a prosciugare la forza vitale per un po’.

Fortunatamente erano arrivati i rinforzi all’ultimo minuto e Ren si congedò, sentendo il bisogno di liberare la mente dalla furia della battaglia... poteva sentire le emozioni di tutti, compresa la sete di sangue dei demoni. Adesso che era tra le mura del castello, si concentrò sui poteri che lo circondavano e sorrise. Qualcuno di loro aveva il potere di bloccare le emozioni. Se fosse riuscito a capire chi era, gli avrebbe stretto la mano.