Cose Pericolose

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Z serii: Legami Di Sangue #3
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Cose Pericolose
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Cose Pericolose

Serie “Legami di Sangue” – Volume 3

Author: Amy Blankenship & RK Melton

Translated by Ilaria Fortuna

Copyright © 2012 Amy Blankenship

English Edition Published by Amy Blankenship

Italian Edition Published by TEKTIME

All rights reserved.

Capitolo 1

Nella sua camera da letto, Envy era indaffarata a sistemare alcune cose nella valigia di pelle nera. Si fermò e guardò il fratello quando si accorse che disfaceva la sua roba ogni volta che lei si girava per prendere altro. Le stava con il fiato sul collo da quando era arrivata a casa e stava iniziando a farla impazzire.

“Smettila.” scattò Envy mentre gli sottrasse alcuni abiti e li lanciò di nuovo nella valigia. Gettò i lunghi capelli rossi dietro le spalle e gli lanciò uno sguardo di avvertimento. “Vai via di casa, ma lo conosci da quanto...una settimana? Sei sicura che è quello che vuoi?” ripeteva Chad come un mantra. “La risposta è sempre la stessa Chad.” lo informò Envy con voce ferma, chiedendosi quante volte avrebbe dovuto dirlo prima che lui la ascoltasse davvero. Lo guardò dritto negli occhi e, trattandolo come un bambino stupido, pronunciò le parole molto lentamente “Voglio andare a vivere con Devon, ed è esattamente ciò che farò.” “Come puoi essere sicura che tra una settimana o un mese lui non troverà un’altra e ti getterà via?” chiese Chad disperatamente. “Non lo farà.” Lei continuava a fare la valigia, cercando di respingere la fastidiosa sensazione che stesse abbandonando suo fratello. Era un uomo abbastanza maturo per gridare, e un poliziotto oltretutto. “Tu non lo sai per certo. Voglio dire, lui balla mezzo nudo in quel club ogni sera e tu sarai bloccata dietro al bancone a servire da bere ai pervertiti.” esclamò Chad prono a strapparsi i capelli. Ciò che voleva fare in realtà era gridarle che si era fatta coinvolgere in qualcosa di pericoloso...con una persona così pericolosa.

Envy smise di fare la valigia e guardò il suo unico fratello che amava molto ma che stava per strozzare. “Uno, lo so per certo. Due, sarà anche mezzo nudo, ma così sta benissimo. Tre, ballerò con lui nella gabbia. E quattro..” Si avvicinò come se gli stesse rivelando un piccolo segreto scomodo “..ti ci vuole una scopata.”

Chad guardò sua sorella “Non ho bisogno di scopare.” brontolò quando lei alzò un sopracciglio.

“Sì, invece.” Lei aprì un cassetto e afferrò la sua lingerie succinta.

“Ho detto di no.” Chad chiuse di botto la valigia prima che lei potesse aggiungere altro a quella che lui pregava fosse solo un’enorme borsa per una sola notte.

“Sì, invece.” Envy gli agitò la biancheria in faccia come per fargliela notare.

“Ti dico di no.” gliela tolse dalla mano.

“Non lo farai, ridammela.” Lei strinse gli occhi con rabbia.

“Sì, invece.” Chad si fermò e alzò in aria il pugno con la biancheria. “Dannazione!”

Devon era nel salotto appoggiato al muro con i piedi incrociati e le mani nelle tasche dei jeans...cercando di non ridere. Il loro litigio gli ricordava tanto il suo rapporto con i suoi fratelli.

Poteva dire che Chad si preoccupava davvero per Envy, e per questo non si sarebbe messo tra loro. Chad stava facendo quello che gli riusciva meglio...era il fratello maggiore di una tigre dai capelli rossi. No, non li avrebbe fermati, ma avrebbe pagato oro per guardarli.

Devon rise forte, poi cercò di mascherarlo con una tosse finta. Qualcuno bussò alla porta e i suoi occhi azzurri di ghiaccio si limitarono a chiedersi chi diavolo facesse visita ai fratelli prima dell’alba.

“Devon, potresti aprire tu?” chiese Chad.

“Certo.” rispose Devon e si spinse via dal muro prima di andare verso l’ingresso. Aprendo la porta, non poté fare a meno di sorridere allo sguardo sorpreso sul volto di Trevor. “Ciao Trevor, da quanto tempo.”

Come promesso, Trevor era venuto a parlare con Chad di ciò che aveva visto in chiesa. L’ultima cosa che si aspettava era che Devon Santos aprisse la porta. Incapace di controllare la propria reazione, Trevor sollevò il pugno all’istante e colpì il giaguaro sul naso...molto forte.

Devon inciampò indietro di un paio di passi e si asciugò il sangue dal naso. Poi guardò Trevor, mostrandogli i denti. Prima che Trevor potesse muoversi, Devon lo assalì lanciandosi fuori dalla porta e nel cortile.

Gli abiti si strapparono e caddero mentre i due mutarono nelle loro forme animali. Devon accerchiò il Kodiak e attaccò con un forte grido da giaguaro. Trevor ruggì e si alzò sulle zampe posteriori mentre cercava di afferrare il giaguaro attaccato alla propria schiena.

Dentro, Chad ed Envy sentirono il ruggito di Devon e corsero per la casa fino alla porta d’ingresso. Si bloccarono quando videro Devon combattere con un enorme orso proprio nel loro cortile. Il poliziotto fu subito felice che non vivessero a poca distanza da qualsiasi vicino.

Chad fece scattare il proprio interruttore mentale, spegnendo tutte le proprie emozioni. Era un qualcosa che scattava in lui a renderlo sempre calmo e freddo...anche nel bel mezzo di una sparatoria. Raggiungendo la fondina sul fianco destro, Chad estrasse la pistola e sparò un colpo in aria cercando di ottenere la loro attenzione. Aggrottò la fronte quando la cosa non li turbò minimamente e ricevette un pugno sul braccio sinistro.

“Avvisa, quando stai per sparare con quella cosa!” esclamò Envy mentre si teneva una mano sull’orecchio destro e fece una smorfia per il rumore forte.

Zachary si allontanò dalla macchina con un sospiro profondo e fissò i due bambini che litigavano. Ancora una volta, doveva intervenire qualcuno con i nervi saldi. Sorrise tra sé alla sua battuta perché nessuno avrebbe mai usato le parole ‘nervi saldi’ per descriverlo. Alzando la mano davanti a sé, lanciò un’ondata di calore verso i due mutanti, facendoli balzare indietro quando una scia di fuoco attraversò il cortile che li separava.

“Se non volete bruciare la vostra pelliccia allora farete meglio a ritornare uomini e fingere di avere un po’ di buon senso.” li avvertì Zackary, mentre un’altra fiamma cominciò a crescere nella sua mano tesa. “Che vi comportiate da adulti o da bambini, perché non fa alcuna differenza per me?” Sorrise freddamente mentre la fiamma si alzava e si avvicinava al bersaglio.

Sapendo che Zackary lo avrebbe fatto, Trevor si trasformò e guardò le fiamme lambire il suo avversario. Guardare l’uomo che gli aveva portato via Envy aveva fatto alzare così tanto la sua pressione sanguigna che doveva concentrarsi anche solo per mantenere la forma umana.

Devon mutò di nuovo ma mantenne la sua posizione di combattimento, non fidandosi di Trevor per quanto potesse confonderlo. Fu momentaneamente distratto nel sentire l’audace “Dio Santo!” di Chad e guardò rapidamente verso i due fratelli. Vedendo Envy fissare Trevor...che adesso era nudo, Devon ringhiò profondamente volendo richiamare l’attenzione di lei al proprio posto...cioè su di sé.

Envy si strofinava la tempia ora che entrambi gli uomini erano nudi, fortunatamente solo con ferite lievi. Devon le aveva mostrato quanto velocemente guarissero i mannari, quindi capì che non si erano fatti nulla di grave. Il suo sguardo scrutò Trevor, ancora sconvolta di aver passato così tanto tempo con uno strano orso senza saperlo.

Trevor sorrise compiaciuto che il ringhio di Devon fosse di pura gelosia...ben gli stava.

Chad sbatté le palpebre pensando a chi gli avesse fatto saltare i nervi. Solitamente calmo nelle situazioni difficili, inalò profondamente e poi si spinse via dalla porta rizzandosi in piedi. “Questa è casa mia, quindi si gioca con le mie regole. Envy resta qui con me, e tutti quelli che non sono umani se ne vanno.” Cercò di chiudere la porta ma Envy lo fermò.

“Non senza la mia compagna.” ringhiò Devon cercando di scacciare l’effetto eco che stava ottenendo. Dannazione, chi immaginava che Trevor fosse così forte? Quella consapevolezza non gli andava a genio.

“Vestitevi.” Envy si accigliò e poi rivolse occhi curiosi verso Zackary. Sembrava come se lui e Trevor fossero fratelli, il loro colorito era così simile. L’unica vera differenza era che Zackary aveva i capelli corti ed era un po’ più alto. “Okay, so cosa sono loro...ma tu cosa sei?”

Zackary fece un inchino “Puoi chiamarmi guardiano.” Sorrise mentre le fiamme apparvero. “Un guardiano degli umani e delle creature paranormali.” Si raddrizzò e guardò Trevor. “Non le hai detto niente?”

“No, non l’ha fatto.” Envy lanciò a Trevor uno sguardo furioso più che meritato e poi riportò la propria attenzione a Zackary. “Guardiano? Che vuol dire esattamente? E tu e Trevor siete fratelli?” Non poté fare a meno di chiederlo.

“Significa che proteggiamo entrambe le parti l’una dall’altra.” rispose Trevor poi aggiunse “E no. Per quanto riguarda la famiglia, non ho nessuno.”

“Oh, adesso sei in vena di informazioni.” borbottò Envy.

“Ho cercato di dirtelo.” le ricordò Trevor mentre prendeva i pantaloni di ricambio che Zachary gli aveva lanciato. “Non è colpa mia se tu non mi hai ascoltato.”

Le labbra di Envy si aprirono per dirgliene quattro ma si fermarono...ricordando colpevolmente l’ultima sera in cui aveva visto Trevor. Le aveva detto di avere a che fare con la CIA, ma lei non gli aveva creduto. Lo aveva addirittura colpito con il taser per aver pensato che fosse abbastanza stupida da credere ad una bugia così patetica. Ma d’altra parte, come poteva aspettarsi che lei gli credesse quando stava ballando in modo provocante con altre donne?

 

Il rovescio della medaglia era che...le aveva detto di essere sotto copertura. Envy si accigliò per il mal di testa che le stava venendo e dedusse che Trevor era più coglione di quanto pensasse all’inizio, per averle fatto pensare tutto questo.

Chad guardò il giaguaro prima di entrare in casa. Uscì pochi secondi dopo con un paio di jeans e li lanciò a Devon.

“Non abbiamo bisogno del tuo aiuto.” dichiarò Devon mentre si abbottonava i jeans e poi raggiunse Envy e strinse gelosamente un braccio intorno alla sua vita.

“Ah davvero? Ho salvato tua sorella mentre tu eri occupato a rubarmi la ragazza.” contrattaccò Trevor prima di volgere il suo sguardo infuocato ad Envy.

Envy alzò gli occhi e incrociò quelli color blu-argento di Trevor. Vedeva ancora il dolore in essi e questo le strinse il cuore con inquietudine. Non lo odiava affatto. In realtà, amava ancora Trevor...solo, non come amava Devon. Le labbra di lei si aprirono per cercare di spiegare, ma Devon la interruppe.

“Perché siete venuti qui? Ci avete seguiti?” chiese Devon; non gli piaceva il fatto che Trevor continuasse a mettere Envy in difficoltà. Lei aveva fatto la sua scelta e Trevor doveva farsene una ragione prima di farsi male.

“In realtà, sono venuti per parlare con me.” disse Chad con la massima tranquillità. Tornando a sua sorella, le prese la mano e la tirò dolcemente guardando Devon dietro di lei. “Se non ti dispiace, vorrei parlarle da solo.”

Quando Devon la lasciò andare, Chad la tirò dentro e chiuse la porta. In realtà dovette resistere dal chiuderla a chiave. Che poi, dopo quello che aveva appena visto nel cortile, non è che chiuderla a chiave sarebbe servito a qualcosa.

“Sei sicura di non voler restare qui solo per un’altra notte? Per la mia integrità mentale?” ammise, anche se sapeva di aver perso il controllo della propria vita già un paio di svincoli prima.

Envy avvolse le braccia intorno a suo fratello e gli diede un abbraccio più che gradito, poi fece un passo indietro per guardarlo “Non posso. Hai visto quello che è successo in chiesa stasera. Sono scappati tutti, quindi Warren sta cercando di riunirli come prima cosa domani mattina.”

Lei guardò di nuovo la porta mentre un altro pensiero la colpì. “Inoltre, stare con loro è probabilmente il luogo più sicuro adesso. Anzi, ti chiamerò e ti dirò a che ora venire alla riunione, e se sarà al Moon Dance o al Night Light. Voglio che tu mi faccia un favore. Porta Trevor e la torcia umana alla riunione, perché se quello che ho sentito è vero...avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile.”

“Vampiri?” chiese Chad tornando alla modalità poliziotto anche se si strofinò la nuca dove i peli sottili avevano deciso di rizzarsi definitivamente.

Envy annuì, aggrottò la fronte, poi scosse la testa “I vampiri, sì, ma c’è un demone in libertà...”

Chad si sporse e la afferrò per le braccia “Un demone? Nessuno ha parlato di demoni!”

Envy inspirò poi annuì, sperando che ciò che stava per dirgli lo avrebbe fatto sentire meglio. “Sì, un demone. La buona notizia è che abbiamo due angeli dalla nostra parte.” Gli fece un debole sorriso sperando che non svenisse.

“Angeli?” Chad la lasciò andare e si appoggiò pesantemente al muro “Buon Dio.”

“Esattamente.” Envy annuì guardandolo passarsi le dita tra i capelli come se lottasse contro la voglia di strapparseli. “Adesso parla con Trevor. Puoi farlo per me? Porta lui e Zackary alla riunione domani.” Si morse il labbro inferiore non volendo fare un’altra scenata. “E in cambio, non prenderò la mia roba stasera...se ti farà sentire meglio.”

Chad annuì e le fece un lieve sorriso “D’accordo.”

Aprì la porta per uscire, ma entrambi si fermarono vedendo Zackary in piedi tra i due uomini con un palmo infuocato puntato verso ognuno.

“Tesoro, andiamo.” disse Envy e corse fuori dalla porta afferrando la mano di Devon mentre si dirigeva verso la sua auto.

Trevor fece per seguirli ma Zackary lo fermò “Fermo lì, spasimante. Dobbiamo prima parlare con il fratello.”

“Andiamo dentro e prendiamo un caffè.” disse Chad, tirando un sospiro di sollievo quando Trevor si girò arrabbiato ed entrò in casa come un uomo in missione. Annuì mentre Zackary seguiva Trevor, poi chiuse la porta chiedendosi in cosa diavolo si fosse immischiato.

Quando il caffè fu sul fuoco, Chad si voltò verso i due ospiti. Al momento aveva più domande che risposte, il che non lo aiutava per niente. “Allora cos’è questa storia che Envy dice a proposito di un demone in libertà? Ha anche detto che Warren vedrà tutti domani per una specie di riunione su quello che è successo stasera e lei vuole che noi tre ci uniamo a loro.”

Trevor non poté trattenere il leggero sorriso che apparve sulle proprie labbra. Quindi Envy voleva coinvolgerlo...voleva averlo vicino. Non poteva biasimarla. Dal modo in cui Devon la stava proteggendo, non doveva sentirsi molto al sicuro. Sapendo che lei aveva bisogno di lui, buona parte della sua persistente rabbia svanì.

“Avremmo comunque partecipato alla festa.” Guardò Zackary, che confermò la dichiarazione. Sorrise nuovamente rendendosi conto che avrebbe visto Envy tra un paio d’ore. “Credo sia arrivato il momento di dirti cosa sta succedendo.”

Si sentì rimpicciolire per il modo in cui stava usando la propria posizione per avvicinarsi di nuovo ad Envy. Era anche consapevole di come sarebbe sembrato a tutti gli altri. Devon avrebbe detto che stava usando di nuovo Envy, ma questa era la cosa più lontana dalla verità. D’altra parte, non si faceva problemi ad usare suo fratello per avvicinarsi a lei e svolgere il proprio lavoro allo stesso tempo. Devon doveva solo imparare che tutto era lecito in amore e in guerra...e che vinca il mutante migliore.

“Sono tutt’orecchie.” disse Chad, incrociando le braccia sul petto per richiamare l’attenzione di Trevor, ovunque essa fosse. Non aveva mai pensato di avere doti psichiche ma stava facendo un bel lavoro scrutando Trevor al momento.

“Non sappiamo molto del demone, solo che è stato intrappolato per secoli. La sua esistenza è antecedente a tutti i nostri file del PIT ma siamo ancora alla ricerca di indizi.” Zachary iniziò, e sperò che Trevor intervenisse.

“Quindi sapevate che un demone era imprigionato sotto il cimitero da chissà quanto tempo e non avete fatto niente?” chiese Chad.

Trevor alzò un sopracciglio “Cosa ti aspettavi che facessimo? Aiutarlo a liberarsi? Era intrappolato lì e non sappiamo neanche come diavolo sia possibile che un caduto e un vampiro siano stati in grado di rompere l’incantesimo che lo teneva imprigionato.”

“Caduto?” chiese Chad. “Vuoi dire uno degli angeli di cui mi ha parlato Envy?”

Zachary annuì “Sì, sapevamo di loro da moltissimo tempo. Sappiamo che ce ne sono altri, ma non riusciamo ad individuarli da nessuna parte, e a quanto pare i due caduti che vivono in città non sapevano nemmeno che un altro era intrappolato nella caverna finché uno di loro non ci è andato.”

“Abbiamo anche qualcuno che sa come affrontare i demoni.” disse Trevor. “Con un po’ di fortuna, lei lo capirà quando la chiameremo.”

“Non è troppo tardi per tirarti indietro.” disse Zachary a Chad. “Basta dirlo e cancelleremo i tuoi ricordi di tutto quello che è successo.”

Chad si accigliò e cominciò a versare il caffè per tutti e tre. Era un poliziotto perché voleva fare la differenza. Più di una volta, si era sentito come se non facesse abbastanza. C’era sempre un altro spacciatore, un altro assassino, un’altra violazione del traffico...a volte non sembrava neanche valerne la pena. Ma quello che facevano Trevor e Zachary faceva la differenza...il tipo di differenza che Chad aveva sempre voluto fare.

Bevendo un lungo sorso di caffè, posò la tazza e annuì. “Ci sto.”

*****

Angelica giunse alla conclusione che i telefoni erano peggio dei demoni quando il suo iniziò a squillare alle tre del mattino. Guardando l’ID del chiamante, strinse gli occhi e afferrò il ricevitore. Lo prese, spinse indietro i capelli scuri e lo appoggiò all’orecchio.

“A meno che il mondo non sia scomparso, i mari siano diventati rossi, le sette piaghe d’Egitto siano tornate, o stai per morire, sarà meglio che tu abbia una buona spiegazione per avermi svegliata.” ringhiò.

“Oh, andiamo Boo...è questo il modo di parlare al tuo orsetto Zachy?”

Angelica riattaccò e rimise la testa sul cuscino. Si era appena riaddormentata quando il telefono squillò di nuovo. Senza guardare il telefono, lo prese e parlò di nuovo.

“Verrò a prenderti, Zachary.” mormorò. “Tu e il tuo piccolo cane.”

“Oddio, il Mago di Oz è tornato.” Zachary ansimò e Angelica segretamente sorrise per la sua pagliacciata, felice che lui non la vedesse.

“Cosa vuoi?” Lei si mise a sedere, scostando i capelli dal viso.

“Ne abbiamo uno davvero cattivo per te, si chiama Misery.” la informò Zachary.

Angelica scese dal letto e accese la lampada. “Quanto è grande?”

“Non ne sono sicuro, ma credo sia un livello sette.” Lui sorrise nel telefono sapendo che avrebbe avuto la sua attenzione...e lui amava avere l’attenzione di Boo.

Angelica andò nel salotto e accese il suo computer portatile. Scrisse alcune cose e si accigliò.

“Livello sette? Sei sicuro?” chiese. Qualsiasi cosa oltre il livello cinque era molto pericolosa ed estremamente rara.

“È solo un’ipotesi.” rispose Zachary. “È riuscito ad intrappolare uno dei due caduti che stavamo seguendo e a quanto pare un altro era lì da molto tempo. Visto che loro sono considerati un livello sette, allora suppongo che qualsiasi cosa abbastanza potente da intrappolarne uno sia al loro pari.”

Angelica stava cercando nel suo database. Più della metà di esso era stato preso illegalmente dal caveau del Vaticano, ma nessuno poteva confutare i suoi risultati. Il fatto che un demone di livello sette potesse trovarsi a Los Angeles era più che un motivo per svegliare non soltanto lei, ma anche tutti gli altri membri del PIT.

Ogni demone era classificato in una categoria da uno a dieci, con il livello dieci equivalente a Satana in persona. Lei avrebbe odiato chiunque possedesse abbastanza magia da liberare un demone di livello sette...ci sarebbe voluto il tuono di Dio per tirarlo fuori.

“Non c’è nulla su un demone di nome Misery nella zona di Los Angeles.” disse dopo qualche minuto. “Fammi collegare il disco rigido esterno e darò un’occhiata a quei file.”

Sentì Zachary parlare con qualcuno e pensò che fosse Trevor finché non sentì un’altra voce unirsi alla conversazione.

“Con chi stai parlando?” gli chiese incuriosita.

“Il nuovo membro della nostra squadra, Chad.” rispose Zachary. “È un poliziotto del posto che sa troppe cose, quindi lo abbiamo arruolato per proteggere le persone, e per persone intendo gli altri idioti con cui lavora.”

Angelica sorrise “Probabilmente sono peggio là fuori.”

“Non credo.” disse Zachary.

“Okay.” disse Angelica. “Ce l’ho, fammi dare un’occhiata e vediamo cos’ho qui.”

“Quindi non lo sai?” chiese Zachary sorpreso.

Angelica sospirò “Tu sai come sono fatta. A volte mi dimenticherei la testa se non ce l’avessi attaccata. Sono riuscita ad esaminare solo una parte di questa roba.”

“Già, l’hai scaricata in fretta.” disse Zachary e sospirò. “Bei tempi.”

Angelica accedette al disco rigido, digitò una parola nel prompt di ricerca e premette il tasto ‘enter’.

“Immagino che tu non abbia fatto il bravo.” chiese Angelica appoggiandosi al divano mentre il computer continuava la sua ricerca.

“Cavolo, no.” Zachary rise. “Non puoi portarmi da nessuna parte, ricordi?”

Angelica trasalì, ricordando quando solo un paio di mesi prima erano andati a un gran gala mentre inseguivano un lupo mannaro di quattro anni, che si era perso e non era molto contento. Alla fine della serata, Zachary era rimasto senza pantaloni perché il lupo mannaro si era trasformato mentre faceva i capricci e glieli aveva strappati.

 

La parte più divertente fu che Zackary non disse niente, se li tolse e andò in giro in mutande, giacca da smoking e camicia. Angelica non sapeva se essere imbarazzata o ridere a crepapelle. Vedere le sue gambe con i calzini alti fino al ginocchio e le scarpe eleganti l’aveva quasi uccisa quando parecchie donne si affollarono intorno a lui desiderose di ballare.

Il suo computer portatile emise un segnale acustico e lei si sporse in avanti per vedere cosa avesse trovato la ricerca.

“Trovato qualcosa?” chiese Zachary.

Angelica aprì alcuni dei file che contenevano la parola Misery e iniziò a leggere. La sigaretta le scivolò dalle dita mentre leggeva e finì sul suo piede.

“Ahia, dannazione!” imprecò e rimosse in fretta la sigaretta, spegnendola subito.

“Tutto bene?” Zackary si accigliò preoccupato e fece cenno con la mano quando Trevor voleva sapere cosa stesse succedendo.

Angelica rilesse le informazioni per essere sicura. “Prendo il prossimo volo.” lo informò prima di allontanare il telefono dall’orecchio. Riagganciò a Zachary che faceva domande e guardò di nuovo lo schermo. Non era quello che aveva letto a renderla così sicura che fosse pericoloso...era il fatto che il capo del PIT avesse in qualche modo bloccato il file.

Se Storm aveva dei segreti...allora lei voleva sapere il perché.

Capitolo 2

Anthony camminava ininterrottamente sul pavimento di marmo del suo studio. Si passò una mano tra i capelli scuri per la frustrazione e la rabbia. Sapeva di aver perso le staffe quando aveva ucciso Arthur, e adesso aveva anche perso la scusa per legare Jewel a sé come sua compagna...ma questo non lo avrebbe fermato.

Avrebbe voluto che la situazione rimanesse tranquilla...ma quando Arthur aveva nominato il padre di Anthony, il lupo mannaro in lui prese il sopravvento. Adesso sarebbe stato costretto ad usare un altro tipo di coercizione sulla sua sposa in fuga. L’unico problema era che doveva prima trovarla.

Qualcuno bussò alla porta ed Anthony smise di camminare facendo placare i capelli e gli indumenti. Lui era l’alfa, e ciò richiedeva una certa dose di decoro.

“Avanti.” esclamò con voce fredda.

La porta si aprì e uno dei suoi lupi entrò, chiudendo la porta dietro di sé.

“Cos’hai trovato?” chiese Anthony.

Il membro del branco sembrava molto nervoso e si schiarì la voce. “Sono rimasto nascosto come hai ordinato, per vedere se il sacerdote tornasse in chiesa. Non ero lì da molto quando si è scatenato l’inferno nella chiesa e nel cimitero sul retro. Le persone correvano a destra e a sinistra, la maggior parte di esse sbucava dal nulla.” Fece una pausa e deglutì nervosamente prima di aggiungere “Allora ho notato che Jewel era con loro.”

“E allora dov’è?” chiese Anthony, accorciando la distanza tra loro con rapidi passi. “Perché non l’hai portata con te?”

Il lupo indietreggiò con il panico negli occhi, consapevole che dare cattive notizie al loro alfa non era mai piacevole. “Non ho potuto.” Lui tremava.

La mano di Anthony scattò bruscamente e afferrò il subordinato per la gola, sollevandolo in aria. “Sei un lupo mannaro. Perché non l’hai presa?”

“Era circondata da mannari...erano troppi.” spiegò il lupo, sollevando le mani per cercare di alleviare la pressione intorno alla gola.

La mano di Anthony si strinse e gli occhi divennero di un colore dorato spaventoso. Alla fine suo fratello era tornato dall’Italia, ne era sicuro. “Ti ho insegnato o no a combattere da solo con un altro branco? Mio fratello non sarebbe stato al tuo livello.” Era una bugia. Il lupo sarebbe finito da qualche parte in un fosso se avesse osato combattere con Andreas Valachi.

“Nn-non erano ll-lupi.” Il lupo balbettava mentre cercava di respirare.

Anthony rivolse la propria attenzione all’uomo che stava strangolando e ritrasse la mano, visto che l’aveva quasi ucciso. “Chi erano?” chiese con una furia repressa a stento nella voce.

Il lupo era inginocchiato sul pavimento cercando di riprendere fiato. Si resse sulle mani e le ginocchia prima di poggiare la fronte sul freddo pavimento di marmo. Scoprì la propria nuca, mostrando sottomissione al suo superiore e augurandosi di scappare appena possibile.

“Felini... Ho sentito odore di felini.” disse dopo alcuni secondi. “Puma e giaguari... erano in tanti.” Alzò la testa e vide gli occhi di Anthony stringersi minacciosamente. Rapidamente aggiunse “C’era un puma che la seguiva ad ogni passo. Il luogo anche pieno di vampiri. Parte della chiesa è esplosa, poi è arrivata un’auto della polizia.”

Anthony se ne stava lì a cercare di dominare la propria rabbia crescente. Tuttavia, più se ne stava lì, più si incazzava. Il suo piano per recuperare la sua compagna fuggitiva era andato storto più volte per le sue azioni o per quelle dei suoi subordinati incapaci.

Fece segno alle sue guardie personali più vicine. “Portatelo giù nei sotterranei dove potrà meditare sul proprio fallimento.”

Il lupo si inginocchiò con un’espressione supplicante sul viso. Aveva sentito storie sui sotterranei e su cosa contenessero. Alcuni licantropi sopravvissuti alla tortura avevano ancora le cicatrici sul corpo per dimostrarlo. Mormorava pietosamente quando fu preso per le braccia dalle guardie e fu messo in piedi.

Le guardie non lo guardavano in faccia né dicevano niente di confortante o denigratorio. Se avessero fatto a modo loro, lo avrebbero lasciato scappare. Per loro, la signorina Jewel aveva tutte le ragioni per allontanarsi dal loro alfa. Era infelice e, nonostante i migliori tentativi di Anthony, non l’avrebbe mai amato. Vivere così, sfruttando la disgrazia altrui, non era nello stile di vita dei lupi...ma della mafia.

Un tempo, proteggevano l’umanità dal male che minacciava di impadronirsi del mondo. Adesso, ad eccezione di alcune tribù situate negli Stati Uniti e all’estero, loro erano i cattivi. Non c’era da meravigliarsi che gli umani realizzassero film in cui li raffiguravano come cani rabbiosi portatori di morte e distruzione.

Anthony seguì le sue guardie fino ai sotterranei e sorrise quando il giovane lupo mannaro piagnucolò a bassa voce. I sotterranei della villa erano stati trasformati in una grande camera di tortura che si estendeva per parecchi metri quadrati. Le catene pendevano dalla parete opposta con le manette attaccate all’estremità per tenere qualcuno in piedi contro la fredda parete di pietra.

A destra c’era un tavolo pieno di fruste e frustini di varie dimensioni. Da un calderone sul fuoco che bruciava fuoriuscivano alcuni ferri per marchiare a fuoco, che Anthony aveva usato raramente. Infine, sulla parete proprio di fronte a questa, c’erano una serie di celle con alcuni occupanti.

Alcuni licantropi si mossero tra le ombre, preparando altri strumenti per un ospite speciale che Anthony aveva avuto la fortuna di catturare un paio di settimane prima. Essi si fermarono e guardarono incuriositi quando il loro alfa entrò nella camera con le sue guardie e un nuovo lupo da punire.

Anthony rimase indietro mentre le sue guardie ammanettarono il lupo alla parete e poi furono subito allontanate quando ebbero finito.

“Cosa vuole che facciamo, signor Anthony?” chiese il licantropo più anziano.

“Voglio che tu sia sicuro di dargli una lezione, Boris.” rispose Anthony. “Non mi ha riportato la mia sposa e deve imparare che il fallimento non è tollerato.”

Boris guardò il ragazzo e sospirò dentro di sé. “È solo un ragazzo.”